[MxM] Un nuovo inizio - Pt.2

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    Non camminarono molto: i capannoni dove lavorava non erano distanti. Quel giorno non girava molta gente. Colpa del tempo. In pochi si avventuravano per mare senza vento e con la bonaccia sarebbero sbarcate poche navi, forse nessuna. Erano rare le giornate tranquille come quella. Più strane che rare, in effetti.
    Dopo pochi minuti arrivarono nella zona dei magazzini e depositi. Costrutti in tutto e per tutto simili alle case dove la popolazione di Undarm abitava, ma più tetri, sporchi e ammassati gli uni sugli altri nelle vicinanze del porto.

    Si guardò indietro, per essere sicuro di essere ancora seguito da quella sconosciuta, Jester. Sicuramente avrebbero attirato qualche occhio indiscreto su di loro, ma lì se ne sarebbero resi conto. C’era troppo silenzio per passare del tutto inosservati. E questo valeva anche per loro.
    Volse gli occhi tutto intorno a dove si era fermato, accanto alla porta di uno dei magazzini dove lavorava. Ovviamente, era chiuso.

    «Vieni, di qua.» disse a bassa voce verso la ragazza.
    Con passi rapidi e silenziosi, si portò sul lato in ombra del casolare, oscurato dall’ombra del magazzino a fianco. Due piccoli balzi sui cassoni abbandonati tra i muri del vicolo e si avvicinò alla finestra. Non era mai bloccata dato che dentro non c’era nulla che valesse la pena rubare.
    Si lasciò scivolare all’interno dell’edificio, atterrando nella penombra schiarita solo dai raggi che penetravano dalle aperture sul lato al sole del magazzino e attese la ragazza.
     
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    Jester seguì il ragazzo senza pensare troppo alle conseguenze; forse un'altra fanciulla non si sarebbe inoltrata in un luogo sconosciuto con qualcuno di cui non sapeva nulla, ma lei non aveva ricevuto un'educazione tale da sviluppare un simile buonsenso. Inoltre l'aver paura di qualcosa non era qualcosa di fattibile o che lei avrebbe mai ammesso. Così si ritrovarono ben presto in un posto a una prima occhiata deserto pieno zeppo di capannoni e magazzini, probabilmente si trattava delle officine e dei depositi dove si tenevano le merci. A quel punto il giovane la chiamò per poi accostarsi al lato d'un casolare e forzare una finestra, o almeno così pensò il Giullare prima che questa s'aprisse senza problemi. Quando il giovane uomo sparì nella casa Jester s'apprestò a imitarlo, con fare aggraziato posizionò le mani sul cornicione per poi fare leva sulle braccia e, con disumana agilità, essere inghiottita dalle mura dell'edificio.
    La fanciulla atterrò con le braccia rivolte al soffitto e i piedi uniti come una ginnasta come tante volte aveva visto fare alla sua amica-maestra. Anche lei, come l'altra, sembrava si aspettasse un applauso e una giuria pronta a darle un voto, tutto ciò che ottenne fu invece sibilio da parte delle sue serpi.

    -Oh, sì sì, certo giusto // Scusate il trambusto -

    Cinguettò la fanciulla facendo scivolare dal suo corpo le due. Michelle iniziò a strisciare sul pavimento come oro fuso, mentre la sorella si immergeva nelle tenebre cercando la protezione delle pareti.

    -Caro, a Lilith sta attento // Ma la oro è un godimento-

    Avvertì la circense portando le iridi d'onice sul giovane.

    -Ora dimmi perché qui siamo // E come d'ora in poi ti chiamo-

    Il tono si fece abbastanza serio mentre il suo En entrava in azione così da esaminare cosa la circondava per un raggio trenta metri.

     
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    Lasciò lo sguardo vagare per il capannone. Non era particolarmente ingombro, proprio come se lo ricordava. Gli scatoloni erano ammassati sulla parete in fondo, opposta ai portoni chiusi a chiave. La polvere non era ancora abbastanza spessa da rendere visibile il passaggio di qualcuno. Mentalmente si segnò che avrebbe dovuto pulire quel posto a breve.
    La ragazza atterrò dietro di lui e lasciò libere i due serpenti che l’accompagnavano. Non si era ancora particolarmente abituato alla vista di una persona che indossava delle serpi vive. O che li trattasse come animali domestici. Non era forse una prova piuttosto evidente che doveva diffidare di…Jester?

    «Mh?» le rispose. «Ah, loro…»
    Riprese sovrappensiero. I suoi sensi erano completamente all’erta, ma questa volta rimase vigile a sé stesso e non estrasse la lama dal braccio.
    Ancora una volta si permise di indagare quella strana ragazza.

    «Daligar.»
    Disse guardandosi intorno, alla ricerca del serpente scomparso nell’ombra. Non era facile da individuare.
    «E siamo qui perché, grazie a te, ora dovrò guardarmi le spalle e, probabilmente, sparire.» Si voltò ancora una volta verso la serpe nel buio. «…proprio come lei…»
    Aggiunse, infine, indicando col pollice il corpo nero che strisciava nell’ombra.

    «Quindi perché prima non mi dici a cosa ti serve una nave?»
    Era una domanda? Non proprio.
    Si sedette su uno scatolone mezzo in ombra, lasciando che solo la parte destra del proprio corpo fosse inondata dalla luce del sole che filtrava dalle finestre.
     
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    Un sorrisetto compiaciuto nacque sulle belle labbra pittate di scarlatto; Jester era divertita dal nervosismo che Daligar mostrava e, pur sapendo che quella reazione non era corretta, non poteva negare a sé stessa che la faceva sentire bene. Era molto più facile manipolare e prendere il controllo della situazione con le persone fragili.

    -Voglio aprire una tratta commerciale // Dall'ovest al sud, niente d'illegale-

    Disse la fanciulla dando distrattamente un'occhiata in giro, come se il suo auspex non avesse già rivelato tutto ciò che la circondava.

    -Comunque ti faccio notare // Che sei tu quello a sbroccare
    Si tratta solo di una lama // Nessuno assassino ti chiama!-

    Lo rimproverò indicando il braccio. Tuttavia una bella idea si trovò a gironzolare nella sua mente... perché non approfittare della sua paura?

    -Ma se hai ansia lavora con noi ? // Mal che ti vada vai via poi
    Abiti praticamente al mare // Qualcosa saprai fare. -

    Chiocciò la fanciulla con un sorriso mentre la testolina di Michelle cozzava con la sua caviglia nel chiaro intento di attirare l'attenzione della “mamma”.

    -Non fare la gelosa // Gattina golosa!-
    Cinguettò la fanciulla chinandosi ad accarezzare la grossa serpe dorata per poi alzare lo sguardo d'onice verso il suo interlocutore e attendere una risposta.

     
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    «Sei strana.»
    Esordì il ragazzo dopo un attimo di silenzio. Non gli era mai capitata una così sotto gli occhi. E ne aveva vista di gente stralunata da quando si trovava in quel posto.

    Quanto tempo era? Almeno un mese del tempo della sua vecchia patria. Ma non poteva dire quanto tempo fosse passato secondo il calendario locale: non lo conosceva così bene. Aveva solo capito qualcosa orecchiando i discorsi qua e là. Ma non importava così tanto. Sembrava un’infinità.

    Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, alzandosi.
    «Non ho ancora deciso se fidarmi di te. Figuriamoci seguirti…»
    Alzò lo sguardo dai serpenti alla sua ospite.

    «Ma siamo qui perché ti serve una nave, qualcosa di speciale. Sbaglio?»
    Si bagnò le labbra con la lingua, assaporando quello che stava per dire.
    «Ci sono delle storie che girano tra questi porti. Storie di fantasmi e navi che scompaiono nel nulla al sorgere del sole.» Abbassò la voce quel tanto che bastava da gettare un alone di mistero su quella storia, sporgendosi maggiormente nell’ombra. «Graogramàn, il veliero maledetto. Così lo chiamano i vecchi da queste parti. Quelli che ci credono, ovviamente.»

    Era una delle prime storie che aveva sentito da quelle parti: il veliero maledetto che compare al tramonto e scompare all’alba.
    «Ma dimmi, cosa pensi di farci? Altro che tratta commerciale. Con quello, potresti governare i mari.»
     
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    Le iridi d'onice iniziarono a brillare d'una luce folle mentre le labbra cremisi si mossero più volte a formare la parola "Graograman" pur non proferendo parola. Dopodiché una risatina inquietante aleggiò nell'aria e la ragazza iniziò a roteare su sé stessa con le braccia stese all'infuori e i palmi all'insù. A quei movimenti le serpi iniziarono ad agitarsi e uscirono dall'ombra sibilando e raggiungendola, al che la fanciulla s'accovacciò e iniziò a carezzarle.

    -Non importa ciò che dici // Col tempo saremo amici -

    Annunciò la fanciulla convinta della veridicità della cosa.

    -Governar i mari non mi basta // Sarò la regina d'ogni casta
    Ma per ora partiam dal basso // Alla cima dopo ogni passo!-

    La giovane disse l'ultima frase alzandosi con le mani verso il cielo, o meglio il soffitto, e un sorriso sulle labbra. Intanto le serpi le scalpitavano attorno e in particolar modo Michelle le si legava alla caviglia.

    -Comunque ormai sei dei nostri // Non ti lascerem in balia dei mostri!-

    Detto questa frase enigmatica la fanciulla si guardò attorno. Era lì che il suo nuovo compare abitava?

    -Tra due settimane salperò // Chi sarà con me non lo so
    Domani salirò di nuovo a Laputa // La promessa sarà mantenuta!-

    Certo, non poteva disertare dai LAM, avrebbe dato le sue dimissioni e salutato gli unici amici a cui teneva; il suo amato Khatep e il suo JT Teddy.

    -Andremo alla ricerca del veliero // Seguiremo il nostro sentiero.
    Ma dimmi chi solca il mare // Chi ci potrà accompagnare?-

    Chiese la fanciulla in cerca d'informazioni utili.

     
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    La squadrò un’ultima volta. Non si fidava di lei, ma la sua parlantina la faceva somigliare più a una bambina che a una minaccia vera e propria. Chissà che traumi doveva aver passato per girare con due serpenti e parlare in quel modo strano.

    «Vuoi puntare alla cima? Bene, sarà divertente.»
    Nel dirlo, il giovane estrasse una sigaretta dalla tasca e se la infilò in bocca. Lasciò scivolare la mano sotto al tessuto alla ricerca dell’accendino e, intanto, osservò le serpi. Chissà come aveva fatto ad addestrarle?
    Su una cosa, il vecchio aveva ragione: quello era davvero un posto strano.

    «Due settimane, eh?» bofonchiò.
    Fece scattare la fiamma dalla bocchetta del gas del piccolo oggettino e la guardò divampare.
    «Mi basteranno. Ci penso io a trovare le giuste dritte. Tu pensa a tornare intera.»
    Avvicinò la sigaretta alla fiamma e inspirò mentre il tabacco rilasciava quel sapore amaro nella bocca. Aspettò qualche secondo che il fumo gli raggiungesse i polmoni e lo espulse lentamente nella stanza. Nessuno si sarebbe accorto di nulla: erano soliti rintanarsi lì dentro nelle pause per fumare.

    «Ci vediamo, tipa stramba.»
    Non sapeva dire di preciso perché avesse accettato. Probabilmente si stava solo annoiando. E sì, era l’ora di salpare.
    Superò la ragazza strizzando l’occhio verso le serpi e, sigaretta in bocca e mani in tasca, puntò alla finestra. La raggiunse con due rapidi salti. Ormai era abituato a entrare e uscire da lì dentro a quel modo.
    Si calò per strada e imboccò la via principale, guardandosi intorno.
    Chissà quando aveva cominciato a fumare…
     
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    SI-PUO'-FARE!!!

    La mezza Selvatica saltellò di gioia alle parole del giovanotto, c'era speranza, potevano farcela. Però qualcosa ancora non le stava bene...

    -Io non sono stramba // sei un vero... TRAMBA!!!-
    Urlò dietro a Daligar che era appena uscito dalla stanza lasciando dietro di sé solo fumo e felicità. Niente da dire, proprio un tipo antipatico! La giovane fece la linguaccia e poi si sedette nella semioscurità ad accarezzare le sue bambine. Tutto quello che ora le rimaneva da fare era riunire parte del vecchio ordinamento della MxM, dare le dimissioni dai Lam e -il cuore le si strinse in petto- salutare Khaty. Calde lacrime iniziarono a scivolare giù per le sue guance, non voleva trasferirsi. Non voleva lasciare chi aveva amato più di ogni altra cosa!

    -Non vale // Fa male!-

    Singhiozzò alle due serpi che sibilavano e si intrecciavano sotto i suoi tocchi gentili. Un singulto scosse il corpo del Giullare che scoppiò a ridere piangendo... non era giusto!

     
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