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Dopo la perfetta riuscita della missione nel deserto e aver recuperato la preziosa pietra, ora non restava altro che raggiungere la città più vicina e aspettare che quelli della Divisione lo contattassero, cosi da permettergli di spedire la gemma e avere la conferma per avviare la procedura di cambio d’identità e dovendo aspettare tale occasione, decise di approfittarne per visitare la città più vicina ovvero la malfamata Merovish.
Da quando era arrivato su Endlos aveva sentito parlare davvero poco di questa città sotterranea composta solo da grandi cunicoli e più o meno piccole vie che come radici si disperdevano all’interno di quelle terre deserte. Sentendo parlare del “Bazar delle Talpe” in qualche piccolo locale della città dall’aria poco raccomandabile, decise di andare a visitarlo spinto anche dalla noia dell’attesa, e quel pomeriggio decise di verificare con i suoi stessi occhi se le dicerie di merci di ogni tipo e di ogni genere provenienti da tutta Endlos fossero vere, quindi comprata una mappa, iniziò ad aggirarsi per i vari cunicoli, ma ciò sembrò rivelarsi più complicato del previsto; si ritrovò in una grande piazza dai toni spenti e monotoni con un’aria quasi pesante data dalla scarsità di igiene che rendeva l’intera area ricoperta di polvere e di sabbia, probabilmente proveniente dalle rocce circostanti e i monotoni colori delle case e delle piccole bancherelle che la popolavano non aiutavano a rendere quell'ambiente più accogliente. Ciò che dava colore e vivacità a quel posto era il grande via vai di gente: strani individui da facce malridotte e abiti che variavano da stracci di infimo valori a persone probabilmente altolocate con grandi e lunghi abiti ricolmi di gemme e dipinti dai più svariati colori. La piazza si divideva principalmente in due grandi parti: da un lato grandi folle si accumulavano a semicerchio davanti a grandi carri dai fianchi spogli, all’estendo cosi come un piccolo teatro dove un uomo sbraitava con enfasi qualcosa alla folla accorsa davanti a lui ad ascoltarlo, mentre un’altra parte era piena di un via vai di gente che discuteva animatamente o da chi correva da una parte all’altra con apparente grande furia.
Continuando a guardarsi intorno, per poi ha intervalli quasi regolari riposare lo sguardo sulla mappa fra le sue mani si sentiva sempre più confuso e disorientato. Nulla sembrava corrispondere a nessuno dei luoghi presenti sulla mappa se non per una grossa scritta che copriva in parte qualche via con su inciso a mano e probabilmente distrattamente data la scarsa chiarezza della calligrafia: “Bazar delle Talpe”. Sperava di trovarsi nel posto giusto, ma forse avrebbe fatto meglio a non fidarsi di quell’inquietante vecchietto che gli aveva venduto la mappa, probabilmente l’aveva fregato.
Palesatesi questa ipotesi nella sua mente, abbandonò definitivamente l’idea di potersi affidare a quel pezzo di carta per trovare qualcosa di interessante nel mercato, e l’unica opzione che gli rimase fu quella di chiedere qualche informazione in giro, nella speranza di riuscire finalmente a capire dove si trovasse, e cosi fece. Iniziò a vagare in quell'ammasso di gente, nella speranza di trovare qualcheduno di affidabile a cui poter chiedere, senza che avesse dovuto scambiare qualche organo in cambio di qualche banale informazione.. -
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Il sangue e la criminalità facevano solo da contorno alla vita che rapida e imprevedibile come un fiume scorreva inesorabile fra quelle vie. Onore e rispetto, parole sconosciute per chi da una vita cercava di sopravvivere a Merovish, in quel piccolo mondo dove sembra valere un’unica regola: il più debole muore, e il più forte sopravvive. Umbrella si sentiva un po' spaesato, e un po' fuori luogo in quella città popolata dalla malavita, lui era un soldato, un cane dell’esercito che combatteva per liberare il suo mondo da tutto ciò che Merovish rappresentava, ma nonostante ciò, non si sarebbe lasciato spaventare e tantomeno coinvolgere in quella città tanto diversa da lui.
Come si avvicinava alla gente del luogo per chiedere qualche informazione, tutti sembravano scansarsi o ignorarlo nonostante lui cercasse d'insistere. Forse era quella sua aria da ragazzino che il serio viso e il lungo codino gli donavano, o forse più semplicemente non amavano gli stranieri privi di soldi e quindi futili anche a qualsivoglia tentativo di truffa, fatto sta che nessuno sembrava volergli rivolgere la parola.
Iniziava a stufarsi di quell’atteggiamento nei suoi confronti, e iniziò a pensare che se avesse dovuto utilizzare le maniere forti per ottenere informazioni, probabilmente l’avrebbe fatto!...
Cercò di cacciare via quel pensiero, quella città lo stava condizionando; non avrebbe avuto senso usare la forza per un motivo cosi futile, e se tutti avrebbero continuato ad ignorarlo, si sarebbe rivolto a una bancherella, e sicuramente in cambio di qualche spicciolo sarebbe sicuramente riuscito ad avere le informazioni che cercava.
Prefissatosi questo nuovo obiettivo, iniziò a dirigersi verso la bancherella che a colpo d’occhio gli sembrò la più vicina quando, un grido femminile in lontananza non attirò la sua attenzione: se voleva dimostrare agli altri e soprattutto a sé stesso di essere diverso da quelli natii di quella città, il minimo che poteva fare era aiutare una donna in difficoltà, salvandola casomai cosi da un destino crudele.
Pochi secondi per capire da quale direzione provenisse l’acuto urlo per poi portare in un rapido gesto la mano destra sull’ombrello riposto sulla schiena estraendolo, emettendo cosi un deciso sibilo per il metallo che rapido fendeva l’aria per poi con scatto felino dirigersi verso la disperata richiesta di aiuto. L’innumerevole folla che riempiva la piazza ridusse la sua velocità costringendolo a un continuo zig-zag, e quando finalmente riuscì a liberarsi dalla gente che intralciava la sua corsa e a raggiungere il presunto luogo della richiesta d’aiuto, tutto sembrava ormai finito e ogni possibile ragazza che sembrava aver bisogno d’iuto era come scomparsa; ciò che rimaneva erano solo gente comune che passeggiava, qualche bancherella e…
<<Skekdor?!...>>
Il raggrinzito pennuto che aveva conosciuto settimana fa nel deserto era difronte a lui intento a parlare con un mercante e rifocillarsi con una succosa mela offerta da quest’ultimo.
<<Anche tu a Merovish?>> disse rivolgendosi al semi-dio mentre si avvicinava a lui, riponendo l’arma nel fodero sulla sua schiena
<<Cosa spinge un dio come te, in una città infima come questa?>>. -
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Anime violente che trasudavano malvagità lo circondavano; mentre camminava e osservava la scena fra il mercante e lo Skekis, notò con la coda dell’occhio che minacciose facce gli osservavano, e per un attimo si chiese cosa potesse passare in quelle folli menti, forgiate da una vita di sangue e criminalità per quelle vie mentre gli guardavano.
Ma poco gli importava, ciò che gli dava fastidio era il sentirsi osservato, ma era una sensazione che sarebbe riuscito a ignorare con facilità.
<<skekdor?!... >>
Un altro paio di passi nella direzione del pennuto quando quasi contemporaneamente a un gesto di Skekdor si sente come risucchiato verso di lui, gli sembrò come se le forze lo abbandonassero per un’istante, sentendosi come se non fosse più in lui, come se… Gli stessero risucchiando la vita stessa dal suo corpo. Una sensazione orribile. Ebbe un attimo come di un mancamento, sbandando leggermente nella sua semplice camminata per poi riuscire a riprendersi, fermandosi un attimo. Uno strano fiatone lo colse all’improvviso, come se avesse corso in quell’istante una maratona di dieci kilometri. Grazie al severo allenamento, si riprese in una decina di secondi, ma per un attimo squadro con sguardo minaccioso la figura del semi-Dio, qualcosa non gli tornava, cose strane accadevano ogni volta che incontrava lo Skekis, ma in un attimo si riprese ignorando quel pensiero, probabilmente era solo una sua sensazione dovuta a un fato sfavorevole… che Skekdor gli portasse sfiga?...
Il vecchio amico sembrava non avere nemmeno lui un preciso motivo per il quale si trovasse in quell’infima e malfamata città, e probabilmente era lì solo in visita e sicuramente da lì a poco avrebbe lasciato la città e da quel momento non avrebbe sicuramente avuto più l’occasione di rincontrarlo…
"Venivi a vendere il cristallo che abbiamo trovato? Sì? E' per questo?"
Giusto! La copertura del “cercatore di tesori”… quasi se n’era scordato, e fù per questo motivo che avrette un attimo di esitazione nella sua risposta
<< Esatto, ho sentito che in questa città si trova un grande mercato dove si vende e si compra di tutto, solo che credo di essermi perso fra queste infinite vie e cunicoli… >> con un leggere imbarazzo si portò una mano dietro la nuca, sfoggiando un sorriso sforzato << te sai per caso dove potrei vendere una pietra preziosa come quella da queste parti? >>
Si avvicinò a lui, per poi invitarlo a camminare a suo fianco << che ne dici di fare due passi e scambiare due chiacchiere? Cosi finalmente mi spieghi cos’era quell’essere che hai chiamato nel deserto per farci da guida >>. -
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A stento riuscivano a camminare i due, e nonostante fosse Umbrella a guidare quel duo, nemmeno lui sapeva con precisione dove dirigersi. Lo sguardo si spostava rapido da destra verso sinistra mentre si faceva largo fra la folla a volte soffocante e a tratti meno accalcata mentre ascoltava la spiegazione di Skekdor.
In giro non vedeva nessun tipo di bancherella a lui interessante per poter mantenere la sua copertura da cercatore di tesori, ma più cercava di fingere in quella stupida messa in scena più si si rendeva conto che era inutile mentire; l’aiuto che voleva l’aveva ottenuto, la preziosa gemma era riuscito a prenderla quindi non aveva più motivo di fingere a quel modo:
<< interessante. Quindi oltre a nutrirti di anime, sei anche in grado di richiamarle dall’oltretomba e farle agire sotto il tuo volere… >>
Mentre parlando ripercorreva il discorso di Skekdor, un ricordo si fece vivo per una frazione di secondo nella sua mente; vide lui e i suoi genitori sorridenti, abbracciati come in una di quelle vecchie foto di famiglia che ritrovi polverose in soffitta e poi il salto fu più rapido portandolo avanti di circa 5 anni, quando all’età di 16 anni l’organizzazione non invase il suo villaggio strappandoli con la forza tutto ciò che aveva di più caro e costringerlo con il ricatto a unirsi alla loro organizzazione. Se Skekdor poteva richiamare i morti, forse c’era una possibilità che potesse anche… Riportarli in vita.
<< … e hai ragione, “ Qui pro quo” ma ho bisogno che tu prima risponda a un altro paio di mie domande, poi ti assicuro che ti offrirò ciò che uno come te potrebbe più desiderare in un mondo come questo fatto di Umani e mostri irrispettosi. Ho la possibilità di ridarti il rispetto che una divinità del tuo calibro merita, ridarti la gloria di un tempo, ma prima ho bisogno che rispondi ad alcune mi domande.
Che ne dici, ti potrebbe andare bene come scambio? >>
Mentre parlava, portò lui e lo Skekis alle porte di uno stretto vicoletto essendo così lontano dall’opprimente folla, e si ritrovò poco distante da una delle grosse “bancherelle” dove un tizio poco raccomandabile sbraitava per mettere in mostra la sua merce, la sua carne… Il suo schiavo.. -
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Le grida del mercante di schiavi si sovrastavano a tratti alla voce dello Skekis mentre quest’ultimo parlava. Gli spiegò la differenza fra anima e spirito, e più la sua spiegazione si susseguiva, più Umbrella ne risultava interessato e affascinato, quel nuovo concetto non solo poteva esserli utile nell’immediato per la transizione da un corpo all’altro, ma anche per il suo progetto. Quelle parole gli aprirono la mente, mostrandoli nuove vie; “forse non basta incanalare la fiamma per… e se le ceneri fossero in grado di rimpiazzare di ...?”
Lo sguardo si fece più serio e fisso sugli occhi del suo interlocutore mentre la mano destra si poggiò sul mento, come a voler rimarcare involontariamente il suo interesse per quella lezione di base.
<< Davvero interessante Skekis.
Sai, fin dal primo momento in cui ti ho visto, hai attirato subito la mia attenzione, ma non sapendo chi eri ho preferito mantenere nascosta la mia vera identità; come probabilmente avevi intuito, non sono un cercatore di tesori, Sono un agente sotto copertura dell’Umbrella Division, un’organizzazione segreta che ha come scopo quello di formare un Nuovo Mondo sovvertendo le leggi della natura valide per noi mortali a suo favore, e sfruttare tutto ciò per acquisire sotto di se un potere inimmaginabile. >>
Fece una pausa, doveva pensare a cosa per il momento gli conveniva rivelare, e quanto potesse effettivamente fidarsi di Skekdor.
<< Loro mi hanno mandato qui su Endlos per compiere delle ricerche, visto che ciò che gli serve per poter creare questo suo potere sembra trovarsi proprio qui su Endlos.
E questa è la mia vera identità, ma nonostante mi sia stato assegnato tale compito, la mia vera missione è un’altra: Colui che gestisce questa organizzazione vuole sfruttare questa potenza per creare un mondo secondo il suo volere, un mondo che deve sottostare alle sue leggi o perire sotto questa sua potenza. Il mio reale scopo è collaborare con loro sulla ricerca di questa potenza, per poi impadronirmene e riversarla contro l’organizzazione stessa, facendogli assaggiare la sua stessa moneta, e una volta debellata e distrutta questa organizzazione vorrei sfruttare questo potere a fin di bene, ed è per questo che ho bisogno del tuo aiuto >>
Mentre parlava sembrava diverso, il tono era deciso e serio al tempo stesso, in quelle sue parole si poteva percepire quasi un senso di autorevolezza che quasi non si addiceva a un ragazzino dall’aspetto come il suo
<< Skekdor, con le tue abilità e le tue conoscenze, saresti in grado di… >>*H… Hey! Voi due!*
Un strano tipo incappucciato si mostrò facendosi vivo dall’ombra del vicolo, e infilando una mano all’interno della sua mal ridotta vestaglia estrasse una pistola di grosso calibrò puntandola contro i due mentre con l’altra mano estrasse una delle due grosse mannaie riposte sulla sua schiena
*Datemi tutto quello che avete: soldi, gioielli, oggetti preziosi, TUTTO!* i Suoi occhi verdi sembravano quasi risplendere, bruciare sotto l’ombra del suo cappuccio, mentre un affilato sorriso si faceva largo sul suo viso *se non volete ritrovarvi con un foro di proiettile in mezzo alla fronte, Hehehee…*
<< Uccidilo.
Uccidilo, dimostrami qual è la vera potenza di un Dio, non sappiamo cosa ha sentito del nostro discorso e non posso permettere che tali informazioni si spargano per tutto il semipiano, almeno per il momento. Quindi, Uccidilo. >>
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Skekdor sembrò accogliere le sue parole, e fece come lui gli disse, uccise il ladro. Poche parole rivolte a colui che voleva ucciderli e il terreno cambio prendendo il colore dell’oblio sotto i loro piedi. Come quella volta a Laputa, le parole dello Skekis sembrarono tranquillizzarlo mentre lui e l’incauto ladro dolcemente sprofondava nel buio. Fino alle ginocchia erano andati, ma nonostante ciò non si sentiva preoccupato, si lasciava cullare da quel mare nero mentre sprofondava. La voce di Skekdor risuonava, come una musica in sottofondo nelle sue orecchie. Il bacino era andato. Chiuse gli occhi quasi rilassato quando in pochi secondi si ritrovò di nuovo in superficie, col terreno sotto i suoi piedi. Riprese i sensi.
"Ci sono molti modi per uccidere un mortale, ragazzo. Carni che bruciano, ossa che si spezzano. Ma se vuoi distruggere davvero qualcuno, allora devi annullare il suo spirito."
<<ma cosi non è meno divertente?>>
Cercò di riportare la normalità in quella situazione, ma solo un attimo dopo conclusa la fra si ricordò che con uno come Skekdor, era tutto inutile.
"NON OSARE MAI PIU' SUGGERIRMI QUEL CHE E' MEGLIO FARE, MOCCIOSO!"
<< Skekdor, ora sei nel mondo degli umani. Non so come funzionava nel tuo mondo, ma qui devi imparare anche ad ascoltare gli altri. Perfino per un immortale come te, questo mondo non è un posto sicuro. Io sono dalla tua parte, ma solo se te sei dalla mia. Quindi, sei disposto a collaborare? In cambio di un servo, di tutti gli schiavi che il tuo ego possa desiderare, di un esercito di devoti pronto a venerare il tuo nome e a portarti il rispetto che ti meriti? Se deciderai di unirti a me, potrai avere tutto questo e potrai rivivere il mondo che sei stato costretto ad abbandonare anche qui, in mezzo hai mortali.
Tutto ciò che ti chiedo in cambio è darmi la possibilità di usare i tuoi poteri per il mio scopo. Non dovrai stare sotto al volere di nessuno, e ogni volta che avrò bisogno delle tue abilità potrai decidere se rifiutare o meno.
Che ne dici? ti sembra uno scambio abbastanza ragionevole per una divinità come te? >>
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Era ovvio a entrambi come il pennuto cercasse di guadagnarci, cercando di portare la bilancia del “qui pro quo” che tendesse di più dalla sua parte, ma Umbrella non avrebbe ceduto tanto facilmente a quella contrattiva. Fin dall’inizio lui cercava in Skekdor un futuro compagno per la sua causa, e quella ricompensa doveva essere solo un incentivo per quel suo carattere restio. Umbrella non è mai stato un grande oratore e forse questo ha anche favorito quella piccola diatriba trasformatasi rapidamente in una contrattiva a tutti gli effetti.
Lo Skekis iniziò a girarli intorno, come quando in una battaglia fra leoni entrambi le parti studiano l’avversario nella speranza di coglierne ogni minimo movimento mentre con lo sguardo ognuno cerca il punto debole dell’altro. O come quando il predatore sicuro della sua superiorità aspetta il momento gusto per azzannare la sua ignara preda. Dipendeva dai punti di vista.
Gli occhi leggermente socchiusi trasmettevano quasi un’aria di sfida fra i due mentre le iridi rimanevano fisse su quelle dello Skekis mentre quest’ultimo gli girava intorno. Lui immobile, spalle large e testa alta fino a quando completato il suo giro, Skekdor non si fermò di fronte a lui, avvicinandosi al suo viso lasciando cosi che un fetido odore che avvolse appieno le narici del mortale costringendolo un attimo a retrocedere in quella sfida di sguardi con un paio di colpi di tosse, segni di un conato di vomito represso a fatica nella sua gola.
"Aaah... Mi piace il colore dei tuoi occhi: sono così... luminosi!"
<< Mentre i tuoi… >> fece un secondo di pausa. La gola ancora un po’ gli bruciava <<mentre i tuoi sembrano come spenti, freddi, bui… >> altra pausa << … chissà se è vero, che gli occhi sono lo specchio dell’anima… >>
Una sottile frecciatina quella da parte di Umbrella, ma ancora una volta, non sarebbe di certo bastato così poco a scalfire l’animo di Skekdor.
Ancora una volta, lo Skekis si trovò troppo vicino per i gusti di Umbrella. Gli artigli gli scivolavano rapidi sul braccio compiendo piccole curve. Era come se il predatore stesse ingenuamente assaggiando la sua preda, pregustandone il sapore e l’odore prima di affondare le sue fauci, senza sapere di essere lui la preda e che, a giocare col fuoco, alla fine ci si brucia. Skekdor lo afferrò per le braccia, scuotendolo con vigore mentre parlava per poi attirarlo a se, arrivando a contatto fra i due corpi, petto contro petto.
<< lasciami… Immediatamente! >>
Un passo indietro e uno strattone con la mano sinistra verso il basso per liberarsi dalla presa mentre Skekdor avrebbe potuto percepire uno schiocco di dita mischiarsi al brusio della folla provenire dallo stesso lato, e allo stesso modo la mano destra si liberò solo che quest’ultima in un rapido gesto cercò di afferrare allo stesso modo di come fece lui l’avambraccio di Skekdor alzandolo all’altezza del suo viso, allungandolo quasi per tutta la sua estensione e tirandoglielo verso l’alto data la differenza di altezza. La presa era forte e decisa mentre lo sguardo di sfida era fisso sugli occhi dello Skikis ma quella non sarebbe stata l’unica sensazione provata da Skekdor sul suo braccio; un intenso calore sarebbe andato gradualmente ad aumentare nel punto in cui Umbrella l’aveva afferrato, come poggiare il braccio su una padella appena messa sulla fiamma. Quella azione non aveva come obbiettivo quello di ferirlo, ma voleva fargli capire che nonostante lui fosse un dio, non cera da scherzare con umani come lui. Pochi secondi di tensione per poi mollarlo con uno strattone.
<< d’accordo. Però, in cambio dell’intero esercito che ti ho promesso non potrai eseguire un singolo compito per me, ricordi? Qui pro quo. Uno scambio equivalente che soddisfi entrambi. La mia proposta è troppo allettante per un singolo servigio da parte tua. Però, posso mostrarti un acconto come mi hai chiesto, mostrandoti il tipo di servo che ti ho promesso. In cambio però anche io devo potermi fidare di te. Le semplici parole non mi bastano. Ho bisogno che tu mi dia dimostrazione dei poteri da dio di cui ti vanti, siano effettivamente forti e vasti come dici. Il primo compito è trasferire l’anima e la mente da un corpo vivo a un corpo morto, trasferendo totalmente la personalità, la mente e i suoi ricordi nel nuovo corpo. Pensi di esserne in grado? >>
Edited by mugna97 - 19/6/2017, 17:58. -
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L’offensiva minima scaturita da un attimo di adrenalina non colpi Skekdor nell’orgoglio come si sarebbe aspettato, ma anzi, gli sembrò quasi come se gli fosse… piaciuto quel piccolo affronto alla sua autorità.
<< Ma te non sei un semplice mortale, o mi sbaglio? E poi, io rivolgo il mio rispetto solo a chi se ne dimostra degno e a chi me ne dimostra a sua volta >>
Un’altra frecciatina nei confronti del semi-Dio, come a voler sottolineare la sua mancanza di rispetto di poco fa.
Stava iniziando a prenderci gusto in quel dibattito, l’atmosfera fra i due durante la trattativa si era fatta elettrizzante, creando quel leggero tocco di adrenalina che lo stimolava, lo faceva sentire carico, deciso... Era parecchio che non si sentiva cosi.
Sorrise compiaciuto mostrando i bianchi denti in un sorriso affilato.
Un caldo rossore iniziava a colorare la piazza e quel piccolo vicolo nella città di Merovish, e quello fù il segno che ancora una volta il tempo non era a suo favore. Nonostante si sentiva elettrizzato, il tramonto iniziava a calare sopra le loro teste, e era risaputo che Merovish di notte si riempiva di molti occhi e orecchie più di quanto non fosse di già di giorno, e parlare con l’oscurità di qualcosa per lui così delicato non sarebbe stato saggio.
Ritrasse il sorriso, tornando a un’espressione seria e decisa, mentre i freddi occhi fissavano quelli dell’immortale mentre ascoltava le sue parole.
Rimase impassibile, come a voler cercare di non vacillare difronte al nemico, ma le parole di Skekdor lo sorpresero; non si sarebbe mai aspettato che una cosa tanto sovrannaturale come il poter trasferire l’anima da un corpo a un altro, risultasse tanto banale per le orecchie di Skekdor… Che stesse mentendo e quella sbruffonaggine non fosse altro che una maschera? Ci rifletté su un attimo. Probabilmente no, mentire per una cosa del genere non era dallo Skekis che aveva imparato a conoscere.
<< Allora abbiamo un accordo. Fra una settimana esatta a mezzanotte recati in questa piazza, da solo. a quel punto ti verranno date ulteriori indicazioni sul luogo in cui dovrai svolgere il tuo primo incarico.
Ho già perso fin troppo tempo a discutere con te. La trattativa si conclude qui. Non ho nient’altro da dirti Skekdor l’immortale >>
Fece per girarsi e compiere i primi passi quando Skekdor gli rivolse ancora una volta la parola.
"E in seguito va a farti lavare le vesti. O le tue concubine potrebbero pensar male. Ihihih!"
Si fermò a guardare il vestito, e una macchia stonava all’altezza del lembo sinistro. Grugni leggermente con una smorfia a quella vista, come a volersi trattenere mentre con una mano prendeva il lembo per esaminare più da vicino l’inconveniente.
Del vestito gli importava il giusto, quello che aumentò il suo astio fu quell’ulteriore affronto, quella mancanza di rispetto e quella continua boria crescente che percepiva indirettamente da Skekdor a dargli fastidio.
Non si girò mentre gli rispose.
<< Fatti trovare puntuale settimana prossima. Se non vuoi finire a pulirmi il vestito con la lingua. >>.