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Altatorre, poco tempo prima.
Pentauron, Endlos.Charles Nolte rallentò il passo quando si accorse che qualcosa aveva cominciato a premere contro il suo polpaccio, quasi lo stesse esaminando con cautela. Fu solo qualche metro più avanti, tuttavia, che egli decise di girarsi, quando quel sondare aveva oramai preso a diventare insistente.
Aveva creduto, in tutta onestà, di essere stato seguito da un cane o un gatto randagio.
Fu gettato a terra ancora prima che potesse provare ad allontanarsi. Provò a chiamare aiuto, ma nessuno, al di fuori del vicolo, parve sentire la sua voce. Vi fu infine un urlo, e anch'esso andò inaudito. Quando riaprì gli occhi, tutto era finito, ma quando Charles portò il suo sguardo alla gamba, faticò a non distoglierlo subito.
Nonostante la ferita, riuscì con fatica a trascinarsi fino alla strada principale e a domandare di venire portato da un medico. Fu un suo collega di passaggio a comunicare al loro capo che, quel giorno, Charles non sarebbe potuto venire al lavoro.
Altatorre, oggi.
Pentauron, Endlos.
Chi frequentava Altatorre da un po' avrebbe potuto già sentire parlare del Deep Blue. In un ambiente tanto irrequieto quanto socialmente chiuso come quello del Distretto, dove ogni giorno pesce grosso mangiava pesce piccolo, e attività di ogni tipo aprivano e chiudevano con una rapidità quasi allarmante, questo autoproclamato host club era riuscito fino ad ora a prosperare.
Vi era stato dato appuntamento proprio nel locale, il quale si trovava in una delle strade della zona commerciale del luogo. Eravate venuti a conoscenza di quel lavoro forse leggendo qualche annuncio, forse ascoltando le voci di corridoio, oppure in qualche altro modo; non aveva alcuna importanza.
« Buongiorno a tutti. »
Evangeline Raillier-Lanty, proprietaria e manager del locale, vi accolse all'ingresso con un sorriso educato. Solo un secondo prima, tuttavia, i più attenti di voi avrebbero potuto notare una nota di viva sorpresa e smarrimento nell'osservare chi aveva risposto alla sua chiamata.
Dopo aver cercato di celare la propria perplessità alla vista di un bizzarro avvoltoio antropomorfo viola, e di un guerriero a dir poco minuscolo, spostò una ciocca di capelli blu dietro l'orecchio, ed invitò il gruppo ad accomodarsi ad un tavolo vuoto.
« Benvenuti, signori miei. » disse, una volta seduta. « Sono Evangeline Raillier-Lanty, e sono colei che gestisce questo posto. Vi ho ingaggiati perché ho un problema: qualcosa, o qualcuno, sta attaccando la gente del posto ultimamente. Quando ho scoperto che l'ultima vittima è stata un mio dipendente, ho deciso di correre ai ripari prima che l'accaduto possa ripetersi, visto che tengo molto al benessere dei miei collaboratori. Spero perciò che possiate aiutarmi. »
Mentre parlava, il suo tono si era fatto sempre più grave, e così la sua espressione. Solo alla fine cercò di apparire più distesa.
« Piuttosto, volete bere qualcosa? Immagino abbiate fatto una lunga strada e... Offre la casa, sia chiaro. »
Guardandosi attorno, i tre avventurieri si accorgeranno che non c'era anima viva in giro, oltre alla loro, quella della ragazza che avevano davanti e un giovane barista al banco. Questo era dovuto al fatto che non era ancora veramente orario di apertura: ciò significava che avrebbero potuto parlare liberamente senza timore di allarmare nessuno.
Edited by Kuma. - 7/4/2017, 15:45. -
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Mani conosciute scavano nella sua carne. Ringhia e sbava quando gli elettrodi gli trafiggono il petto. La polvere, la dannata polvere è ovunque, sparsa sul suo corpo, sparsa sull'altare, la sente nel naso, sulla lingua, persino tra i pensieri. Il fetore della polvere copre ogni cosa, non copre il dolore al petto mentre l'elettricità lo attraversa. Stringe i denti, la testa trema, sente il mondo accartocciarsi e stritolarlo, sente gli elettrodi nella carne bruciare fino a ustionarlo, la realtà contorcersi e abbandonarlo. Osserva i Sacerdoti attorno al tavolo, tra le lacrime, e gli sembrano così lontani. Desidera, per un istante, un solo lunghissimo istante, di essere lì, con loro, e non disteso a lasciarsi sezionale, a lasciare che abbattano le pareti che stringono il suo cervello. A lasciare che gli donino un nuovo mondo. Se potesse, tornerebbe indietro, ne è sicuro. Ma tutto quel che otterrebbe sarebbe di rifare tutto nello stesso modo. Prova ad urlare, quasi fino alla fine, poi il cavo d'acciaio raggiunge finalmente il suo cuore, e Raksaka ruggisce, mentre il mondo scompare e il Maelstrom lo strappa alla realtà.
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Affonda le zanne nel trancio di carne, poggiato sul petto del Gigante. In bocca sente il sapore di carne cotta e di sangue, lo stesso che invade l'aria della stanza. Gli fanno male le nocche.
Buon cibo, gustoso, si lecca le labbra, nella testa ancora il battito del suo cuore, martellante, soffocante. Gli riempie i pensieri, lo sente tra le tempie, nello scorrere del sangue, ed è giusto così. Lottare per il cibo, rotolarsi nella polvere, lontani dal sole... qualcosa che conosce abbastanza. Qualcosa che ha ritrovato in mezzo a quel cumulo di sporco e stracci che chiamano invisibili. Ma come tutte le cose, l'ha già annoiato.
Giganti incapaci.
Non era quello che si aspettava, è questo il problema. A quanto ne sapeva lui, le terre di quei bestioni erano terre feroci quanto le Lande, altrettanto prive di pietà, e invece quei cosi sembravano più organizzati di quanto si sarebbe aspettato. Certo, si erano scannati con lui per il cibo di quella fogna, ma niente di incomprensibile, la conosce la fame, sa quanto può renderti matto.
La Prima Caccia prevede una Belva come preda. Qui ci sono solo incapaci e poveracci.
Getta via il pezzo d'osso e si rialza dal torace del gigante. Poveretto, immagina gli farebbero male le ossa fratturate, buon per lui sia svenuto quasi subito.
Ehi.
Il meno malconcio dei tre straccioni quasi scatta quando si sente chiamare. Non lo sorprende. Essere presi a calci da un affare alto un decimo di te fa passare parecchia arroganza.
Dove lo trovo un buco meno schifoso di questo?
Scopre le zanne, in un ghigno, il colorito del gigante sempre più pallido.
Forse sarebbe stato divertente viaggiare in quelle terre, tutto sommato.
La cosa più difficile era stato capire cosa fosse il denaro. Idiozia da giganti, niente che riesca a comprendere davvero, ma almeno ora ne ha un'idea generale. E' roba importante, per quegli Animali, il denaro, in mezzo a loro ti fa avere da mangiare, da dormire, ti aiuta a stare bene.
E lui ha bisogno di un posto tranquillo e di carne calda tra i denti, non poteva limitarsi ad ammazzare il primo gigante che trovava e sbranarlo.
Scoprire come procurarsi quel denaro è stato facile invece.
Chi ha il denaro lo dà a chi non ne ha, se quello fa qualcosa per lui, di cui ha bisogno.
Bestie incivili. Senza nessun senso di rispetto verso la propria tribù, verso i propri Fratelli, se erano disposti ad aiutarsi solo in cambio di qualcosa. Ma non può negare gli faccia comodo: dubita che qualcuno di loro possa considerarlo un fratello in ogni caso.
La sopra, nei quartieri alti, qualcuno ha attaccato i dipendenti di un locale. Gente ricca, pagano bene per essere tenuti al sicuro.
Bestie incivili e incapaci. Neanche in grado di difendersi da sole, qualunque cosa fosse un Dipendente non poteva che trattarsi di un guerriero di basso rango, se aveva addirittura bisogno di essere protetto. Quella del Locale doveva essere una tribù scellerata.
Le voci che giravano tra i poveracci non avevano saputo dirgli di più, ma per Raksaka era sufficiente. Un lavoro del genere era perfetto, si sarebbe guadagnato i favori e il denaro della tribù del Locale, e forse avrebbe persino trovato una Preda degna.
Deep Blue si chiamava il posto dove andare, la sede della tribù di Giganti che cercava.
Non nel sottosuolo dove si era ritrovato fino ad ora, ma in superficie, nella... città, l'avevano chiamata. Un dannato pianeta verticale. Non aveva mai visto edifici così alti, mai, persino le Bestie più grandi che avesse mai incontrati sfiguravano rispetto a quelle strade e a quelle strutture. Incredibile, che potesse esistere qualcosa di così spaventosamente grande.
Per questo cammina per le strade, strisciando in mezzo alle gambe dei giganti, lo sguardo basso, per non guardarle.
Non perché lo facciano sentire piccolo. Mai. Gli danno la nausea, tutto qui.
Fottuti giganti.
Si sente il loro sguardo addosso. Quegli esseri, hanno quasi tutti le stesse sembianze, la stessa pelle chiara e gli stessi capelli, spiccherebbe in mezzo a loro anche non fosse alto a malapena un quarto delle loro gambe. Snervato, risponde soffiando e ringhiando a ognuno di loro, le zanne snudate alla minima provocazione, la mano sempre intenta a solleticare il manico dello spadone sopra la spalla. Ha caldo in mezzo a quella folla, sta sudando, si passa il dorso della mancina sulla fronte e l'asciuga sulla maglia, incurante della macchia scura sulla stoffa bianca.
Troppe persone. Troppo strette.
E' stato in battaglia, tribù contro tribù, stretto ai fianchi dei suoi, a scontrarsi zanne contro zanne con i clan rivali. È stato a caccia di branchi, pressato tra le zampe di bestie talmente alte da non riuscire a vederne il viso. Ma in entrambi i casi, era pronto, era preparato, sapeva chi uccidere e chi no. Qui c'è semplicemente troppa gente, troppo indifferente a lui, o troppo attenta, e non è in grado di capire chi lo sia e in che misura.
Avrebbe voglia di sguainare la spada e farsi largo nella folla di gambe a fendenti.
Sta ancora sorridendo all'idea quando finalmente raggiunge quel Deep Blue.
Siano lodati i Martiri.
Apre la porta quasi a spallate, ansioso di levarsi dalla strada.
Il primo gigante che vede è diverso dagli altri. Abiti lunghi, una strana lama al posto della bocca, sotto a occhi grandi circondati da rughe. Una specie diversa? Da quel poco che sapeva e aveva ascoltato dagli Anziani, quelli che aveva visto fino ad ora si chiamavano Umano. Questo qui non lo sembrava per niente.
Interessante.
Fa solo qualche passo dentro quella struttura, gli occhi verdi piantati sulla strana creatura, quando qualcun altro entra appena dopo di lui.
Umana.
Una femmina quasi sicuramente, le Gigantesse e le Cacciatrici si assomigliano parecchio di più rispetto ai maschi delle loro specie, distinguerli era abbastanza facile. Capelli blu, occhi rossi nei propri occhi verdi. Le basta iniziare a parlare per svelargli di essere la Capotribù di quel posto.
Quando fa cenno di seguirla, il Cacciatore non si fa attendere, gli bastano pochi respiri per raggiungere il tavolo e scalarlo. Soddisfatto, si lascia cadere seduto davanti alla sedia vuota, abbastanza in alto da osservare gli altri giganti in viso.
Raksaka
Mormora, a malapena un sussurro, quando li sente pronunciare i propri nomi, con voce roca, innaturalmente profonda e udibile per una creatura così piccola. Con una lieve sfumatura meccanica. Un riflesso automatico, la sua testa è già altrove. Le braccia abbandonate sulle ginocchia, sollevate fino al petto, gli occhi verdi persi nel vuoto. Ascolta, in silenzio.
Perché se ne accorge quando si parla di Caccia, e non intende lasciarsi sfuggire nessuna informazione.
Qualcuno o qualcosa.
Nessun dettaglio su cosa fosse stato, probabile non lo sapessero nemmeno.
Attaccato. Ultima vittima.
Questo è importante, attaccato o ucciso? Una vittima viva parla, rivela informazioni, aiuta a conoscere la Preda. Come anche una vittima morta.
Bere...
... bere? Davvero? Finalmente reagisce, osservando la Femmina con occhi spalancati. Quasi sospettosi. Non capisce come si possa parlare di bere con tanta facilità. L'idea di non trovarsi più in un deserto non aveva ancora attecchito, lo fa in questo momento, quando gli offrono con lo stesso trasporto di una pacca sulla spalla qualcosa che non assapora da giorni.
Dell'acqua.
Le risponde ancora sorpreso, mentre ascolta la strana creatura viola. skekDor, se lo sarebbe ricordato. Un uomo competente, aveva fatto una buona osservazione. Le informazioni erano il loro problema.
Hai detto "attaccando". Questa cosa ammazza o no? Se una delle vittime o il tuo... dipendente, si? dipendente, sapessero di che si tratta, ci aiuterebbe. E anche se ammazza, i loro resti possono comunque dire tanto, se ce ne sono.
Ustioni o graffi. Carne mancante o strappata. Ossa rotte. Dimensioni, profondità, forma delle ferite.
E se ci sono segni di morsi, quello è importante. Perché gli Umani non si mangiano a vicenda, quello se lo ricorda.
Se è qualcosa che mangia i giganti, è una Bestia. E se è una Bestia, lui non vede l'ora.
Non trattiene l'accenno di un sorriso, la lingua che scorre tra le labbra.
Pregusta la Caccia.
Dimmi solo qualcosa di più.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Fisico Perfetto
Stato Psicologico Abbastanza eccitato. Spera in una Caccia interessante.
Energia 100%
Equipaggiamento
Nadi - [Immagine]
La sopravvivenza dei Vihadah è affidata interamente a ciò che sono capaci di ricavare dalle macerie che li circondano, siano oggetti inanimati o bestie che camminano. Quasi tutto ciò che i Cacciatori usano proviene infatti dalle carcasse delle loro prede, mostri senza coscienza che si aggirano per le lande selvagge, sbranandosi a vicenda. Ma esse non sono vere creature di carne e sangue: nate dalle armi degli antichi, potremmo definirle sofisticati robot, metallo e olio posseduti da un denso mare di emozioni ed istinti, tali da aver permesso alla pietra e al ferro di muoversi e ruggire. Per questo, tutte le armi e gli strumenti che i Cacciatori hanno con se hanno l'apparenza di complessi e sofisticati manufatti meccanici, ma non sono in realtà altro che pezzi e brandelli del corpo delle bestie, e lo stesso è il Nadi.
Nel dialetto Vihadah, Nadi significa vena o canale, in generale qualunque cosa trasporti sangue e vita in un corpo vivente, e questo era il Nadi: una componente interna di un mostro di metallo, strappata dal suo corpo e lavorata fino a renderla un'arma. Allo sguardo, si presenta come una gigantesca spada meccanica a due mani, lunga oltre venti centimetri, abbastanza da essere utilizzata persino da un Titano come coltello, se riuscisse a brandirla senza manico. Questo, lungo quasi 5 cm, è un tubo di ferro rosso, montato su una spessa guardia rettangolare, da cui fuoriesce la lama, pesante, affilata e divisa in due segmenti a metà della sua lunghezza.
La spada viene portata da Raksaka sul dorso, sorretta da un fitto intreccio di cinghie e sempre a contatto diretto con la sua schiena; il manico sporge sopra la spalla destra, facilmente a portata di estrazione, e il Cacciatore sembra divertirsi spesso a giocherellarci, rigirandoselo tra le dita o minacciando di avvalersi di Nadi con chi lo infastidisca.
[Coltello di circa 25 cm, utilizzato come Spadone]
Abilità Passive
Ammazzadraghi
La violenza con cui Raksaka combatte è semplicemente insensata. Chiunque si aspetterebbe di vederlo muoversi costantemente per tutta la zona dello scontro, bersagliando l'avversario di attacchi a distanza, o nascondersi e attaccare di sorpresa, mirando ai punti ciechi. Non è così, non è neanche lontanamente così. Il Cacciatore stringe la lama, inspira, la punta contro il nemico, e attacca. Diretto, frontale, quasi sempre senza alcuna strategia che non sia quella di aprire la pancia del gigante e nuotare tra le sue interiora. La sua spada può essere vista mentre amputa braccia, sfonda scudi, devia fendenti e si fa largo attraverso la carne delle creature corazzate, semplicemente perché la forza con cui viene brandita è assurda. Sembra essere completamente slegata dalle dimensioni di Raksaka, e probabilmente lo è, perché gli permetterà senza sforzo di sollevare masse enormi, di rivaleggiare con i giganti in uno scontro di pura forza bruta e spesso batterli. E di godere dell'umiliazione dei suoi avversari, costretti alla resa dai cazzotti di un creatura grande appena due mani. Sembra che l'origine di questa inaspettata caratteristica, comune a tutti i Vihadah, risieda nel costante accumulo di energia su cui si basa il loro organismo robotico, che la riconverte in enormi bordate di energia cinetica, anche se i Sacerdoti parlano piuttosto della "Prima Benedizione dei Martiri", che pare abbiano creato i corpi dei Cacciatori a partire da Furia e Istinto Omicida, rendendo mortale ogni loro gesto. Si tratta della capacità più sfruttata di Raksaka, che si divertirà un mondo a battere i giganti a cazzotti, e anche nel caso di un degno avversario, ad apostrofarlo con "Guarda quanto serve essere grosso a Te, per poter essere forte quanto Me".
[Passiva Taglia Piccola; Power Up alla Forza del 50%]
Tecniche Attive Utilizate
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Note perdonate il post a dir poco PENOSO, la necessità di racchiudere un minimo accenno all'arrivo di Raks su endlos e il resto della vicenda in un unico post ha dato vita a questo aborto. Farò in modo di riprendermi con i prossimi. -
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« Offre la casa, sia chiaro. »
Quelle erano davvero delle parole magiche in grado di aprire ogni porta!!! ♥
« Allora un bicchiere grande di quellollì!! »
Rispose con entusiasmo, alzando le braccia al cielo in segno di esultanza, di fatto sbattendo malamente contro il becco dello Skeksis al suo fianco, seppure senza neanche rendersene conto. Aveva appena indicato una bottiglia di ottimo scotch, che aveva imparato ad apprezzare da tempo, anche se non aveva ancora memorizzato bene il suo nome (in tutto il mondo degli spiriti era famosa per la sua memoria scadente).
La verità era una sola: era felice e voleva festeggiare. Quel giorno la Lepre di Inaba aveva realizzato quanto fosse vero il proverbio secondo cui la sua razza era fra le predilette degli dei della fortuna e della buona sorte. Solo pochi giorni da quando aveva lasciato il palazzo della Luna alla ricerca di una sposa adeguata per l'immortale Imperatore dei Millenni (gran parte dei quali trascorsi a spendere tutto quello che aveva in una bisca in fondo alla strada), ed eccoci di fronte alla meta ultima del suo viaggio, coronata da una meritatissima (?) ricompensa alcolica di liquido magico che brucia in gola e poi fa star felici per un sacco di tempo. Certo un po' le dispiaceva dover concludere di già l'impresa, però doveva anteporre la felice riuscita dell'importantissima missione, anche perché nessuno vuole scatenare su di se l'ira di una divinità immortale ed imperitura capace di decapitare a cuor leggero tutta la riveritissima nobiltà della sua razza se la si fa aspettare troppo.
In quel momento stava fissando con gli occhioni rossi sognanti e luccicanti la bellezza esotica che aveva di fronte, proprietaria di quel meraviglioso locale dove, così pareva, si servivano cose buonissime gratis in cambio di piccoli favori come catturare persone cattive che hanno fatto qualcosa di male a qualcun altro. Il che rientrava anche nei suoi gusti: dopotutto far brillare la giustizia lì dove regna il male è un compito primario di uno spirito protettore, e la Lepre di Inaba lo percepiva come un grande onore ed un privilegio! Se poi ci guadagnava pure, tanto meglio!
La verità era che non ci aveva capito granché, ma tanto al suo fianco aveva un guerriero con tutta l'aria di essere un individuo estremamente poderoso! Certo era più piccolo di un folletto, ma tant'è: aveva una spada e aveva l'aria cattivissima, di sicuro poteva sbaragliare tutta la guardia reale del palazzo della luna da solo, forte solo della sua arma, del suo coraggio e di un'occhiataccia truce! E poi quello che chiaramente era un nobile esponente della stirpe reale dei tacchini, animali nobilissimi e poderosissimi in battaglia, da cui però doveva guardarsi bene di non farsi riconoscere perché una volta l'Imperatore dei tacchini l'aveva condannata ad una morte orribile per cinquecento beccate. Tutto quello che doveva fare era seguire la saggia guida del grande tacchino, lasciare la pugna al temibile guerriero alto venticinque centimetri, restare in disparte dispensando saggi consigli ed offrendo supporto morale, poi tornare sul posto per prima dipingendosi come fautrice dell'impresa! A quel punto avrebbe impressionato a sufficienza la nobile Evangeline Raillier-Lanty e avrebbe potuto condurre l'affondo finale, proponendole l'indubbio onore di diventare la seicentotrentaeppassa sposa dell'Imperatore dei Millenni. Facile! Facilissimo!! Praticamente tutto già fatto!!! Oh, che giorno lieto! Negli anni a venire sulla luna i coniglietti che la abitano avrebbero cantato canzoni in suo onore per la ricorrenza di un giorno tanto fausto e lieto!
Prima però si doveva bere il suo bicchiere di sakè magico degli umani per festeggiare, al momento quella era la cosa più importante.... -
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Dell'acqua.
« Allora un bicchiere grande di quellollì!! »
Evangeline annuì e, dopo un gesto di scuse, si alzò dal tavolo e si diresse verso il bancone. Scambiò un paio di parole con il barista, il quale per tutto il tempo aveva fissato gli avventurieri con aria dubbiosa, e quindi ritornò da loro. Poco dopo, il giovane dai capelli bruni giunse con un vassoio in mano, sul quale erano posate le bevande richieste: acqua per Raksaka, servita per l'occasione in un cicchetto, un bicchiere colmo di Scotch per la Lepre e uno di tè freddo alla menta per la padrona di casa.
« È il più piccolo che abbiamo, spero vada bene. »
Disse al guerriero, prima di allontanarsi dal gruppo.
"Dal modo in cui avete parlato del vostro problema, arguisco che non sappiate ancora con cosa avremo a che fare. Mmm..."
Corrugò le sopracciglia, i gomiti appoggiati sul tavolo e le dita intrecciate. Ci rifletté per qualche secondo, gli occhi che guardavano alla loro sinistra senza concentrarsi su nulla in particolare, per poi sfiorarsi le tempie e scuotere il capo.
« Io, no. » disse. « Ma credo che Charles, il mio collaboratore in questione, possa darvi più informazioni di me, appunto perché è un testimone oculare. Si è reso disponibile per fornirvi informazioni, nonostante sia in convalescenza. Dovrebbe arrivare fra non molto. Io stessa non l'ho ancora visto da allora. »
Vi era una nota di preoccupazione nella sua voce, e ogni tanto gli occhi si posavano sulla porta d'ingresso del locale.
Hai detto "attaccando". Questa cosa ammazza o no? Se una delle vittime o il tuo... dipendente, si? dipendente, sapessero di che si tratta, ci aiuterebbe. E anche se ammazza, i loro resti possono comunque dire tanto, se ce ne sono.
Chiese Raksaka, e stavolta la risposta di Evangeline fu più immediata e sicura.
« Sì, questo qualcosa o questo qualcuno uccide, o almeno cerca di farlo. Sono stati registrati cinque assalti fino ad ora, e tre di essi sono effettivamente risultati nella morte della vittima, da quel che ne so. So che i cadaveri trovati erano stati... fatti a pezzi, ma i resti sono stati presi dalle autorità per le loro indagini e io, con esse, purtroppo non posso aiutarvi. »
Sorseggia il proprio tè, sempre tenendo d'occhio l'uscio. All'improvviso, però, inarcò le sopracciglia.
« Ora che ci penso, ci sono state anche delle persone scomparse recentemente, e spesso sulle presunte scene del crimine si trovavano segni di lotta. Sangue, addirittura, ed... Oh, eccolo! Salve, Charles! »
Una mano fu agitata in direzione dell'individuo appena entrato. Charles Nolte ricambiò il saluto con un sorriso educato, e con un po' di fatica che si poteva leggere sul suo volto, raggiunse il gruppo al tavolo, aiutandosi con un paio di stampelle.
Egli era un uomo di stazza considerevole, alto e parecchio muscoloso. Indossava un paio di pantaloni bianchi, retti da una semplice cintura di pelle marrone, e una camicia pure bianca; una scelta di abbigliamento molto semplice, senza essere tuttavia troppo sciatta. Era calvo, con un paio di folti baffi biondi, e doveva avere intorno ai trentacinque o quarant'anni.
La sua gamba sinistra era ingessata dal ginocchio in giù.
« Signori, buongiorno. Mi auguro vogliate scusare il mio ritardo. »
Disse, rivolto agli avventurieri, di fronte alle sembianze dei quali non sembrava avere battuto ciglio. Evangeline si alzò e gli preparò una sedia, sulla quale egli si accomodò dopo un cenno di ringraziamento al datore di lavoro.
« Charles, loro sono i mercenari che abbiamo assoldato io e il mio socio. Signori, Charles. » annunciò la ragazza, accennando ad un socio che, in realtà, non avete mai visto, né del quale avete mai sentito nominare, come non aveva fatto, del resto, nessun altro nell'intero Pentauron, per quanto dicevano le voci. « Prima del tuo arrivo, mi erano state domandate delle informazioni sull'aggressore... »
Charles annuì, e si voltò verso skekDor, Raksaka e la Lepre di Inaba. Nonostante il suo viso presentasse dei lineamenti duri, spigolosi, la sua espressione non poteva essere descritta in altro modo che gentile.
« Si tratta di una creatura. » iniziò. « Un rettile di grosse dimensioni, probabilmente in cerca di cibo. Ho sentito in giro che ha già colpito molte volte nei bassifondi, prima che si spostasse qui. Laggiù lo chiamano "il Gran Dragone delle Sere di Festa", perché a quanto pare esce quando c'è... rumore di festa, appunto, e nessuno lo nota fino a che non è troppo tardi. Quanto a me, sono riuscito a sfuggirgli in qualche modo, ma non prima che riuscisse a portarmi via un pezzo di gamba. »
Non c'era nessun astio apparente nei confronti della creatura da parte sua; Charles aveva mantenuto un tono pacatissimo per tutta la spiegazione.
« Per ciò che riguarda il dove, fui attaccato in un vicolo vicino, mentre mi dirigevo qui, verso il tardo pomeriggio. Se vi serve, naturalmente, non esitate un attimo a chiedermi altro. »
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Accoglie il giovane gigante con un ringhio, breve, gutturale. Un piccolo segno di fastidio per il bicchiere più piccolo che hanno, e per avergliele parlato addirittura come a fargli una cortesia. Avrebbe preteso un barile fosse stato meno compiaciuto, ma dell'acqua non è qualcosa che si vede tutti i giorni, quindi il ringhio fa presto a sfumare in una risata divertita e un cenno di ringraziamento al gigante.
Si sente quasi ridicolo mentre sorseggia, vagamente consapevole di quanto possa apparire strano. Ma i giganti sono giganti, non capiscono, non conoscono. Vivono nelle comodità, per questo sono così mollicci e facili da spezzare.
Bastardi fortunati.
Sorride, il volto percorso da accondiscendenza, mentre ascolta. La femmina continua a parlare, ma non sono tanto le sue parole ad interessargli, quanto quelle dell'ultimo arrivato. Un altro gigante, uno parecchio grosso stavolta, il corpo adatto ad un guerriero, una ferita nascosta dai medicamenti e un tono fastidiosamente tranquillo. Come non gli importasse della ferita, come non gli importasse che vendicarla sarebbe toccato a qualcun altro, impedendogli di vendicare il suo onore. Solo il corpo di un guerriero, nessuno spirito.
Ma i Giganti non sono forse tutti così?
Quel che dice però è interessante. Ha bisogno di alcuni secondi per comprendere tutte le parole, parlare la stessa lingua è di ben poco aiuto quando sono i concetti e i termini a mancare. Però ha vagamente presente cosa sia un rettile, anche se immagina non assomigli per niente alle creature che abitano la sua terra. Niente metallo senziente, solo carne morbida e ossa, facili da tagliare. Ma un Rettile vuol dire anche tante altre cose... zanne e artigli, sicuramente una coda, strumenti offensivi. Presumibilmente scaglie e creste a protezione. Difficile da tagliare, ben equipaggiato per lo scontro fisico.
La mente del Cacciatore scorre tra tutto ciò che gli è stato insegnato, cercando di lavorare con quel poco che ha, e con le creature a lui note più simili ai rettili come base di confronto. Osserva attentamente la gamba del nuovo gigante da sopra il bicchiere.
Grosse dimensioni, ma la ferita è alla gamba, per di più nella parte inferiore. Forse non è così grande come potremmo pensare. Perché attaccare una gamba? Perché non il volto? La spina dorsale?
Quasi si perde il resto della spiegazione, perso nei suoi pensieri, ma non può permetterselo, perché questo è ancora più importante. Ma più ascolta, più i dubbi emergono nella sua coscienza, l'istinto del Cacciatore incapace di trovare ragioni a quel senso di sbagliato, eppure la sensazione non scompare. Solo istinto, ma per Raksaka è sufficiente.
Dicerie.
Accenna con tono contrariato, lo sguardo perso nella sua stessa immagine riflessa nel bicchiere.
Utili quanto inutili. Spesso stupidaggini. Ma sarebbe comodo se fossero vere, molto comodo.
Sarebbe quasi facile. Troppo facile.
Un po di rumore e della carne per attirarlo in un posto adatto, da cui non potrebbe scappare. Da cui ucciderlo senza faticare.
Davvero può essere così facile?
Se c'è qui un posto del genere. Le vostre terre non le conosco ancora.
Ma anche non esistesse, attirare qualcosa è sempre meglio che andare fin nella sua tana, ovunque sia. Uno stupido vantaggio da concedere alla preda, un errore da principianti.
O un modo per spremere alla Caccia più divertimento possibile.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Fisico Perfetto
Stato Psicologico Pensieroso. Dubbioso
Energia 100%
Equipaggiamento
Nadi - [Immagine]
[Coltello di circa 25 cm, utilizzato come Spadone]
Abilità Passive
Ammazzadraghi
[Passiva Taglia Piccola; Power Up alla Forza del 50%]
Tecniche Attive Utilizate
//. -
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« Sì, questo qualcosa o questo qualcuno uccide, o almeno cerca di farlo. Sono stati registrati cinque assalti fino ad ora, e tre di essi sono effettivamente risultati nella morte della vittima, da quel che ne so. So che i cadaveri trovati erano stati... fatti a pezzi, ma i resti sono stati presi dalle autorità per le loro indagini e io, con esse, purtroppo non posso aiutarvi. »
"Oh, qualche bestia feroce..."
Rifletté allegramente la Lepre mentre si concedeva una generosa sorsata del suo scotch di alta qualità, rabbrividendo di piacere mentre l'alcool le scorreva lungo la gola, salvo poi ributtare su una tremenda sensazione di calore che sul momento la stordiva. Era buonissimo!!! Cosa vuoi che fosse una bestiaccia dentuta che stacca gambe alla gente, quando hai fra le mani una cosa così buona??? In un certo senso, chissenefrega anche dell'Imperatore dei Millenni e di tutto il resto! Almeno, questo finché lo scotch non finisce, intesi...
« Ora che ci penso, ci sono state anche delle persone scomparse recentemente, e spesso sulle presunte scene del crimine si trovavano segni di lotta. Sangue, addirittura, ed... Oh, eccolo! Salve, Charles! »
« Macciao signor Charles!!! »
Rispose con entusiasmo decisamente eccessivo la Lepre Bianca di Inaba, mentre madamigella Evangeline introduceva l'ultima vittima. Nel farlo spalancò le braccia come a voler abbracciare tutti i presenti, praticamente saltando sulla sedia come se fosse una cosa normalissima da fare nel dare il benvenuto ad un perfetto sconosciuto, fra l'altro diventato zoppo di recente. Una generosa goccia di scotch volò verso l'alto per poi ricadere a pioggia dritta sulla testolina di un ferocissimo guerriero di venticinque centimetri, cosa di cui però lo spirito protettore dell'isola di Inaba non si curò particolarmente, attratta com'era dal nuovo giunto, che ora mostrava il risultato dell'aggressione di cui era stato vittima.
« Si tratta di una creatura. Un rettile di grosse dimensioni, probabilmente in cerca di cibo. »
La Lepre di Inaba stava giusto per buttare giù quel che rimaneva della sua bicchierata di scotch, quando le sue orecchie sensibili recepirono quel dettaglio.
Lo scotch le andò di traverso.
Iniziò a tossire in modo convulso, annaspando e supplicando per avere dell'acqua, mentre decisamente iniziava a perdere gran parte del suo iniziale ottimismo, nonché del buonumore dovuto al magico sakè degli umani. Un rettile!!! Ommioddio, era sicuramente un coccodrillo. E i coccodrilli ce l'hanno a morte con le Lepri Bianche di Inaba, ed in special modo con LA Lepre Bianca di Inaba, perché di Lepri Bianche di Inaba ce n'è una sola, era già stata sgranocchiata dalle fauci di un coccodrillo in passato e non intendeva assolutamente ripetere l'esperienza!
Oh, fato miserabile! Oh, mondo crudele! Oh, mannaggiaattutteledivinitàdellafortunainfila, perché doveva essere proprio un coccodrillo! Era chiaramente un complotto, una prova da superare! E lei l'avrebbe affrontata come al solito, ovvero con scaltrezza, determinazione e fuggendo da una delle finestre del bagno qua a fianco! D'altronde si era guadagnata un bicchiere di alcool gratis, si poteva dire che la giornata era andata alla grande!
"Anche se..." Rifletté gettando uno sguardo obliquo il signore supremo dei tacchini che aveva a fianco. "Beh, anche se..." Continuò a rimuginare abbassando lo sguardo sul prode guerriero che aveva alla sua destra.
Insomma! Qualcuno da mandare avanti ce l'aveva anche. I coccodrilli sono abbastanza stupidi, li aveva già presi in giro una volta e poteva farlo di nuovo. Magari senza farsi scuoiare viva, stavolta.
« Dovremmo organizzare una festa. »
Disse convinta di quello che diceva.
« Una grande festa con tanto cibo e tanto sakè magico gratis. Ah, e un sacco di musiche e colori. Poi... bisogna scegliere l'ora più fredda. Quando fa freddo sono più lenti. Poi... uno di noi dovrà fare da esca! Sarà sufficiente farlo passeggiare per i vicoli in abiti discinti... »
Iniziò a studiare la corporatura di Lord Tacchino.
« Mi servirà del mascara, rossetto, uno yukata a motivi floreali della misura giusta, poi due cuscini grandi più o meno... »
Piazzò entrambe le mani sul petto dello Skekdor, prendendo le misure per una quinta di seno abbondante. Poi mostrò il risultato a Evangeline, i palmi aperti per farle capire di che dimensioni dovevano essere i cuscini.
« ... più o meno così! Fidatevi di me, piomberà sulla preda in un attimo! »
C'era da darle retta. Sì, insomma: quando si trattava di provocare disastri lei era un'esperta di prima categoria!. -
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"Oh, povero ragazzo... Vi duole ancora la ferita, non è vero?"
« Solo se mi strapazzo più di quanto non possa permettermi. » rispose Charles, sempre sorridendo. Se sentiva dolore, non lo stava dando a vedere; si poteva vedere piuttosto qualche goccia di sudore scorrere sul suo viso, dovuta quasi certamente alla fatica di essersi dovuto spostare fino al Deep Blue sorreggendosi su un paio di stampelle, facendo la massima attenzione a non porre ad alcuno stress la gamba che gli era stata quasi portata via, per l'appunto. « Ma la scienza medica e la magia fanno miracoli. »
Nel frattempo, il barista si era affrettato a portare alla lepre un bicchiere d'acqua, sotto gli occhi sorpresi di Evangeline, la quale tuttavia cercò poco dopo di aiutare la povera fanciulla tossente con qualche incerta pacca sulla schiena; un inizio promettente, insomma. Che la Lepre di Inaba, nella sua inesperienza nel mondo dei mortali, fosse stata colta alla sprovvista dalla gradazione alcolica della sua bevanda?
"Avete parlato di "rumore di festa". Non potreste essere più preciso? Poiché una festa come si deve prevede un bel mucchio di partecipanti, eppure la creatura da che ho capito attacca sempre individui isolati dal gruppo."
Charles distolse lo sguardo dalla Lepre, verso la quale si era voltato poco fa, per assicurarsene del benessere.
« Guardi: secondo me, è per la musica. Quell'essere deve aver in qualche modo imparato ad associare certi tipi di suoni alla presenza di potenziali prede. Se ne sta nei paraggi, dove nessuno lo può vedere, e infine tende agguati a chi rimane isolato per qualsiasi motivo. Ahimè, io stesso sono stato attaccato proprio vicino al Deep Blue, e la musica già c'era. Potrei sbagliarmi, naturalmente. »
Si trattava, a conti fatti, di semplici congetture, pensieri elaborati da quelle che Raksaka aveva definito dicerie; lo stesso impiegato si era definito incerto. Stava ai tre mercenari stabilire quanto ritenere attendibile e quanto no, decidere un piano d'azione di conseguenza, o cercare ancora informazioni in giro, magari più attendibili.
Un po di rumore e della carne per attirarlo in un posto adatto, da cui non potrebbe scappare. Da cui ucciderlo senza faticare. Se c'è qui un posto del genere. Le vostre terre non le conosco ancora.
La padrona di casa scosse il capo, e incrociò le braccia sul petto.
« Ci sono diversi vicoli più o meno ciechi qui in zona ma, da Argenstellese, nemmeno io li conosco tutti. Ad ogni modo, vorrei mettere in chiaro il prima possibile che non metterò a repentaglio la vita dei miei collaboratori e della mia clientela, e per esteso del mio business, per qualunque trappola vogliate tendergli. »
Il suo tono di voce era posato, eppure deciso; tuttavia, sciolse presto quella sua posizione, e rimase in silenzio per qualche secondo, cercando di trovare a propria volta un'idea che potesse andare incontro sia alle esigenze dei propri mercenari, sia alle proprie. Ma qualcuno la distolse presto dal suo rimuginare.
« Dovremmo organizzare una festa. »
Intervenne con decisione la Lepre.
« Una grande festa con tanto cibo e tanto sakè magico gratis. Ah, e un sacco di musiche e colori. Poi... bisogna scegliere l'ora più fredda. Quando fa freddo sono più lenti. Poi... uno di noi dovrà fare da esca! Sarà sufficiente farlo passeggiare per i vicoli in abiti discinti... »
Evangeline seguì il discorso con il pollice e il medio della destra poggiati sulla tempia. Voleva già risponderle, ma l'educazione le impedì di interromperla...
« Mi servirà del mascara, rossetto, uno yukata a motivi floreali della misura giusta, poi due cuscini grandi più o meno... più o meno così! Fidatevi di me, piomberà sulla preda in un attimo! »
...ma forse sarebbe stato meglio sembrare un po' più rude, in questo caso. A "rossetto", la giovane donna aveva cominciato ad essere piuttosto confusa, ma quando la Lepre prese le misure di skekDor, i suoi occhi rossi erano quasi sbarrati.
Prese quindi un respiro profondo.
« Sono abbastanza certa che la creatura non faccia troppo caso all'abbigliamento delle sue vittime. » disse, il più diplomaticamente possibile, forse anche domandandosi nel mentre se davvero volesse ingaggiare quella che, ai suoi occhi come a quelli di Charles, doveva essere una completa svampita. « E, ripeto, vorrei evitare di attirare quella cosa qui. »
Senza contare il fatto che organizzare qualcosa di simile aveva dei costi non indifferenti. In primis il saké e il cibo da distribuire in maniera del tutto gratuita ai partecipanti i quali, davanti ad una simile occasione, sarebbero accorsi a frotte! Per non parlare poi dello spazio da utilizzare, con i relativi permessi da ottenere, e la musica. Tutte spese che si aggiungevano poi alla ricompensa finale da dare ai "disinfestatori".
Contro ogni aspettativa, Evangeline sorrise divertita qualche altro momento di riflessione più tardi.
« Qui, appunto. » disse. « Potreste trovare un rave party in cui infiltrarvi da qualche parte, ma in tal caso non saprei indirizzarvi verso una direzione precisa: non ne frequento. »
Chi conosceva almeno in parte certi ambienti del Pentauron aveva probabilmente già sentito parlare dei Raillier-Lanty. Essi erano una benestante famiglia di mercanti di tessuti, nonché una piccola fetta della cosiddetta Argenstella Bene. Sarebbe stato quindi sorprendente il contrario, ovvero che una dei loro eredi si lasciasse andare a certi comportamenti compromettenti.
Naturalmente, sempre che avesse detto la verità.
« Altrimenti, tutto sommato l'idea della festa non mi dispiace. A patto che venga organizzata a debita distanza da qui, e che il mio nome non sia attaccato ad essa. Vi sarà fornito un piccolo budget: a voi starci dentro, a voi l'organizzazione, e ogni spesa ulteriore sarà a carico vostro~ Avrete a disposizione una settimana. »
Guardò per un attimo skekDor, e cercò di immaginarselo in ghingheri, come proposto dalla Lepre.
« Se è davvero intenzionato a seguire l'idea della sua collega, posso provare a reperire il necessario, anche se non sono sicurissima di avere uno yukata della sua taglia. »
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La Femmina lo fraintende. Solo riflessioni ad alta voce le sue, i suoi collaboratori o i suoi locali non gli servono. In realtà, molte poche cose gli sono indispensabili in questo momento. Non la biasima però, solo un pazzo usa il proprio Villaggio per una trappola, neanche lui lo farebbe e non c'è niente di male nel suo desiderio di preservare quel posto. Ora però ci sono cose più importanti a cui pensare.
Posso ammazzarla. qualunque creatura sia.
Di questo ne è certo, non esistono dubbi nella testa di Raks, ma un altro pensero non la smette di colpirlo tra le tempie.
Non sprecare il vantaggio.
Gli sta venendo servita una trappola su un piatto d'argento, quella creatura sembra fatta apposta per essere attirata alla sua mortefaciletroppofacilenonconvincequindi perché non approfittarne? Può abbatterla a spadate, se serve, ma perché non...
L'altra gigantessa interrompe il flusso dei suoi pensieri. Ovvio, una festa è l'esca ideale, se a quanto pare la creatura è così attirata dai rumori e dalla carne. A lui sarebbe andato bene anche aspettarla ad un qualunque festeggiamento, ma gli altri due sembrano preferire organizzarne una di persona. Ancora meglio, probabilmente. Probabilmente...
Sfrutta il vantaggio.
Il bicchiere d'acqua viene svuotato con un sorso, mentre si rialza in piedi, sciogliendo i muscoli addormentati dalla lunga seduta. Il Gigante col Becco gli sta offrendo il vantaggio perfetto.
Io posso ammazzarla
Non sorride, nè sembra esserci particolare emozione nella sua voce. Una vanteria, certo, ma principalmente un dato di fatto.
Ma se davvero possiamo attirarla dove vogliamo, SE possiamofaciletroppofacilenonconvinceAllora voglio approfittarne. Posso occuparmi io di ucciderla in qualunque caso, ma voglio tutti i vantaggi
Il territorio è un vantaggio. Il più grande di tutti.
Scende dal tavolo con un balzo, aspetta ancora, guardandoli dal basso, ma sembra ansioso di uscire di lì. E lo è.
Mentre organizzate quel che volete, io voglio fare un giro per questo vostro Villaggio. Io la ammazzo, io scelgo dove attirarla. Devo prima cercare di persona.
Ci pensa ancora un attimo, come indeciso se continuare a parlare o uscire. Fare un piano, condivider un piano... Martiri se non era abituato a questa roba. Ma è l'unico professionista nei paraggi, a quanto pare. Qualcuno deve dare una direzione.
Strutture pericolanti, ad esempio. Qualcosa di vuoto dentro cui attirarlo e da fargli crollare addosso se con la spada non ho fortuna. Ne basta una vicina, poi nel peggiore dei casi mi ci faccio seguire dentro dopo averlo tagliuzzato un po.
Davvero lasceresti il divertimento a qualcun altro? Ne saresti capace, Raks?
Se c'è un posto del genere, ditemelo, altrimenti me lo cerco da solo. Quello, come qualunque altro luogo adattoSPOILER (clicca per visualizzare)Stato Fisico Perfetto
Stato Psicologico Impaziente
Energia 100%
Equipaggiamento
Nadi
[Coltello di circa 25 cm, utilizzato come Spadone]
Abilità Passive
Ammazzadraghi
[Passiva Taglia Piccola; Power Up alla Forza del 50%]
Tecniche Attive Utilizate
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Note: non ho scusanti, lo so. O meglio, le ho, è stato un periodo infernale, ma sono comunque mortificato di aver avuto di così tanto tempo per formulare una risposta anche estremamente mediocre. Non capiterà nuovamente. -
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Il sakè magico degli umani iniziava a fare effetto, infatti alla Lepre Bianca di Inaba scappò una risatina divertita quando la nuova futura promessa sposa dell'Imperatore dei Millenni ebbe da ridire sul suo piano di inscenare una carnevalata in pieno stile con tanto di tacchino gigante travestito ed imbellettato da geisha d'altro tempi. In altre circostanze non avrebbe trovato quel contesto particolarmente ilare, non a caso sulle sue spalle pesava tutto il destino del Reame Lunare, ma in quel momento la risata si materializzò da sola sulle sue labbra sottili e pallide.
« Allora è deciso! ♥ »
Disse tutta contenta sventolando il bicchiere vuoto, di fatto non capendo quasi niente di quanto succedeva attorno a lei.
« Andiamo, che stiamo aspettando?!! »
Era chiaramente ubriaca, un ottimo inizio per i suio nuovi compagni di lavoro!. -
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"Certo, c-certo. Non ho problemi ad agghindarmi a dovere per attirarlo... Mi chiedo solo se cadrà nella trappola. Non sono più nel fiore degli anni da... Ehm... tanto tempo".
Evangeline fissò skekDor in silenzio per diversi secondi, la sua espressione tanto immobile da parere congelata in un sorriso che riusciva in qualche modo ad essere sornione ed incredulo allo stesso tempo. Forse perché non si aspettava veramente che quella strana e antica creatura accogliesse così di buon grado una simile proposta.
Charles le lanciò un'occhiata imbarazzata.
« Ho paura di no. » rispose infine la giovane, per amor di sincerità e di decenza. « Sono una donna di città, quindi, vi prego, prendete le mie parole con le proverbiali pinze, ma temo che un predatore non guardi molto a ciò che indossa la propria preda. »
Ciò non toglieva che la curiosità era un bel po', con buona pace della morale e della sensibilità degli altrui globi oculari.
« In compenso, e qui vi chiedo di ascoltarmi proprio perché sono di città, sento che potrebbe attirare non pochi curiosi a qualunque festa organizzerete! Ricordatevi solo delle giuste misure di sicurezza~ »
"Forse non ci sarà bisogno di spendere grandi cifre, dopotutto. Ho già assistito ad alcune festività, su Endlos. Potrei emularne una... a costo zero."
Prima ancora che l'avvoltoio viola potesse finire di pronunciare "zero", le orecchie di Charles e, soprattutto, di Evangeline furono come rizzate. La giovane lo guardò con le sopracciglia inarcate e occhi bene aperti di che lo esortavano silenziosamente a continuare. Il suo dipendente, invece, reclinò il capo di lato, in segno di curiosità.
"Quel che intendo dire è... che posso generare l'illusione di una festa. Sarà qualcosa di reale per chiunque vi si trovi in mezzo. C'è solo bisogno che qualcuno si occupi della musica e della gazzarra generale. Sarò esca e palcoscenico... Probabilmente non sarei utile in altro modo."
« Capisco, quindi ti servirebbe solo il suono. Avrete a disposizione dei musicisti. »
Io posso ammazzarla
Intervenne Raksaka con lo stoicismo di sempre.
Ma se davvero possiamo attirarla dove vogliamo, SE possiamo - Allora voglio approfittarne. Posso occuparmi io di ucciderla in qualunque caso, ma voglio tutti i vantaggi
Evangeline lo guardò, seria, sebbene non si fosse ancora abituata del tutto all'idea che un guerriero tanto minuscolo potesse racchiudere davvero la forza che tuttavia trasudava. Egli saltò quindi giù dal tavolo, oramai impaziente di allestire i preparativi per la caccia.
Mentre organizzate quel che volete, io voglio fare un giro per questo vostro Villaggio. Io la ammazzo, io scelgo dove attirarla. Devo prima cercare di persona.
La giovane imprenditrice aggrottò le sopracciglia.
Strutture pericolanti, ad esempio. Qualcosa di vuoto dentro cui attirarlo e da fargli crollare addosso se con la spada non ho fortuna. Ne basta una vicina, poi nel peggiore dei casi mi ci faccio seguire dentro dopo averlo tagliuzzato un po.
« Un momento- » disse infine. « Siamo in una città, non c'è nulla di simile nel raggio di chilometri. Anche facendo cadere quella bestia in un tombino, probabilmente le dareste una via di fuga attraverso le fogne, e farle crollare addosso un intero edificio finirebbe per creare più problemi di quanti ne risolvereste.
Pertanto, ti chiedo di limitarti a provare ad imbottigliarla in un vicolo cieco. Di quelli ne troverai in abbondanza. »
« Allora è deciso! ♥ »
Concluse la Lepre Bianca di Inaba, tanto entusiasta quanto inebriata dallo scotch.
« Andiamo, che stiamo aspettando?!! »
Ma, forse, l'alcool non avrebbe fatto comunque molta differenza.
I tre cacciatori, di cui due completamente nuovi al ruolo, discussero gli ultimi dettagli con la loro datrice di lavoro, che si sarebbe occupata di trovare nei giorni successivi un posto adatto alle esigenze del piano, avvalendosi a questo scopo del consulto di Raksaka, affinché la festa si tenesse il più vicino possibile a luoghi dove avrebbero potuto mettere la creatura in una posizione senza vie di uscita.
skekDor, invece, ebbe tutto il tempo di preparare tutto l'occorrente per quella che sarebbe stata una delle più spettacolari illusioni su larga scala apparse su Altatorre negli ultimi tempi, e che con ogni probabilità sarebbe rimasta tale almeno nel prossimo futuro. Alle componenti illusorie del Mistico, Evangeline decise di aggiungere tre tavolini reali, sulle quali erano presenti cibi e bevande per i mercenari e per la band ingaggiata per la serata: Aryana Largo & The Holograms, tutta al femminile -e le cui componenti avrebbero rifiutato qualsiasi proposta di matrimonio da parte della Lepre-.
Non fu chiaro, invece, quale fu il ruolo ricoperto dalla Lepre in questione; di certo non le fu permesso di toccare altri superalcolici.
Quattro giorni dopo (i quali avrebbero visto le spese per vitto e alloggio pagate da Evangeline), arrivò finalmente la fatidica sera di festa.
Fu scelta, come location, un magazzino abbandonato -ma non pericolante- ai margini della metropoli. Grande fu l'affluenza: si poterono contare quasi centocinquanta persone, di cui circa centoquarantotto erano illusorie (furono esclusi dal conteggio i mercenari e le musiciste); gli altri due erano invece due giovani sui vent'anni i quali, attirati dalle a dir poco atroci cover di "Karma Occidentalis", "Rapidito" e "La Canzone del Timoniere" come api sul miele, si erano immediatamente adattati all'alcool illusorio, con il quale si erano in qualche modo ubriacati per davvero. Uno dei due, addirittura, era riuscito perfino a trovare dell'ottima compagnia: gettando l'occhio verso la porta di quelli che credevano fossero bagni, infatti, si poteva osservare il più basso e magrolino dei due, i capelli acconciati in e limitati a un'imbarazzante cresta tinta di viola, impegnato in un amplesso con una ragazza che, no, non esisteva.
Della bestia, però, ancora nessuna traccia, non finché sareste stati al coperto, circondati dalla folla, vera o fittizia che fosse. Così, decideste di uscire, almeno per monitorare la situazione attuale, ma neppure fuori riusciste a scorgere alcunché. Evidentemente, la creatura doveva aver deciso di restare nel proprio antro, quella sera; o almeno quella era l'impressione che vi sareste fatti.
Ma non Raksaka. Non visto, o forse non considerato, fu oltrepassato da un enorme animale. Alla fioca luce dei lampioni, poté distinguere la sagoma di un essere squamoso -un rettile, forse- che si muoveva su quattro zampe corte e tozze; era basso, ma la sua lunghezza, complessiva della sua lunga coda, doveva sfiorare i sette metri.
Nonostante i suoi spostamenti parevano tanto goffi, non stava producendo il benché minimo rumore, tant'era che né skekDor né la Lepre avrebbero potuto sentirlo. La sua preda? La Lepre.
Scadenza: 19/06/2017 - 23.59
Edited by Kuma. - 12/6/2017, 11:58. -
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Trucchetto divertente, bravo pennuto.
Porta il bicchiere d'acqua alle labbra, ridendo. Cammina tra le ombre invisibili, il peso dell'arma sulle spalle, acqua fresca tra le zanne, e l'impazienza a dominare i pensieri. Non vede la festa tra cui cammina, e questo è normale e va benissimo, le distrazioni sono l'ultima cosa a servirgli, ma Martiri non vede nemmeno la dannata preda, e ogni istante lo rende più impaziente. Il bicchiere gli si crepa tra le dita prima che si accorga di averlo stretto troppo forte.
Calma Raks, calma... fottuti Martiri, sono GIORNI che sto calmo!
Il sangue ribolle mentre il fiato striscia attraverso le zanne serrate, sibilo da rettile. Troppi giorni passati ad aspettare, troppe delle sue indicazioni per il piano ignorate, ma va bene così, giusto? Non vuole troppi vantaggi, se tutto andasse come dovrebbe allora sarebbe fin troppo facile e già non gli sembra vero poter attirare la preda dove vuole lui. Ma ora, proprio Ora che finalmente la sua frustrazione può sfogarsi, la dannata preda non si presenta?
Raksaka ringhia, il bicchiere che finalmente gli esplode tra le dita mentre lascia la sala di spettri per prendere aria. Cielo nero su di lui, le luci della città ad illuminare la notte. Giganti, una razza strana a voler illuminare il buio. Non che si aspettasse niente di diverso da dei pessimi cacciatori...
Piantala, calmo, calmo ma anche concentrato. Non ti vorrai perdere il momento centrale della serata?
E quasi se lo perde. Quasi non vede l'ombra che lo sfiora appena, tanto grande da oscurare persino le luci artificiali di quella città. Quasi non la sente... no, falso, non sente nulla, mentre lo vede muoversi, tanto da chiedersi se non avesse intravisto parte dell'illusione. Ma è lì, è davanti a lui, finalmente. Preda. Intravede scaglie e zanne, un rettile come avevano previsto.
Preda.
Inspira. Il sangue che pompa nelle vene è quasi doloroso adesso, il cuore che batte per frantumargli le costole. La notte ora ha l'odore di carne, di umido, di Caccia.
Espira. Si accorge di aver sguainato la spada quando già la stringe tra le dita, si accorge di sorridere mostrando le zanne quando già le guance iniziano a far male. Si accorge di aver gridato quando già svuota i polmoni con un ruggito.
EHI
PREDA.
Non gli serve la sorpresa, peggio, Non Vuole la sorpresa. Nella Caccia non esiste solo il sangue, esiste la gloria. Ora il sangue è alla testa, i muscoli si tendono mentre carica il colpo, lo spadone falcia l'aria e l'onda d'urto divora la distanza tra il Cacciatore e laPREDA, una mezzaluna obliqua diretta verso le zampe anteriori della bestia, un ruggito a preannunciarla. Perché il rettile sappia, perché il rettile lo riconosca, perché il rettile gli dia il giusto divertimento prima di essere fatto a pezzi per la sua gloria.SPOILER (clicca per visualizzare)Stato Fisico Perfetto
Stato Psicologico Eccitato, impaziente, carico.
Energia 90%
Equipaggiamento
Nadi
[Coltello di circa 25 cm, utilizzato come Spadone]
Abilità Passive
Ammazzadraghi
[Passiva Taglia Piccola; Power Up alla Forza del 50%]
Tecniche Attive Utilizate
Gigantomachia
Uccisore di giganti, Raksaka è un combattente senza tecnica, senza strategia né la freddezza di idearne una. Il Cacciatore non pianifica, ma si affida al suo istinto e nella lotta ha sempre fiducia in se e nella sua forza. D'altra parte, a che serve un piano quando sei forte quanto lui? I muscoli di Raksaka sono più che armi, sono miracoli, meraviglie donate dai Martiri per godere della devastazione che il loro figlio prediletto avrebbe scatenato. E abituato a non contare su altro fin dalla nascita, il Cacciatore ha piena consapevolezza della propria potenza e di ciò che può provocare: è sufficiente tendere i muscoli, stringere i pugni e colpire. Il resto viene da se, i giganti davanti a lui saranno ridotti a carcasse scomposte prima ancora di accorgersene, o prima ancora di avvicinarsi, avendo bisogno di nient'altro che un fendente per rilasciare devastanti onde d'urto. L'aria stessa diventa un'arma con cui sparare vere e proprie cannonate contro i giganti, facendoli a pezzi senza neanche il bisogno di toccarli. E che provino pure a ricambiare il favore, a stringerlo tra le mani e a colpirlo, illudendosi di frantumare facilmente una gracile piccola creatura. Raks non schiva, non devia con lo scudo, non danza attorno all'arma del nemico, si limite a stringere i denti, gonfiare i muscoli e resistere. Non serve pelle corazzata né armatura quando si è talmente forti da spostare una montagna e quella stessa forza irrobustirà il fisico fino a renderlo un muro di cemento. Ma non sarà la vista del suo corpo illeso a farvi paura, quanto la consapevolezza della facilità con cui quelle mani d'acciaio potranno, in qualunque momento, abbattersi su di voi e strapparvi le ossa pezzo pezzo fino a portarvi alla sua altezza. In fondo si è sempre sbagliato, tutte le volte che vi ha preso in giro: neanche grande come sono, i giganti sono anche lontanamente forti quanto lui.
[Variabile di Onde d'Urto da fendenti, Fisica - Consumo Medio]
Riassunto: una volta individuato il rettile, Raksaka richiama la sua attenzione gridando (e facendosi sentire immagino anche dalla Lepre),
facendolo però unicamente per il gusto personale di affrontare un avversario consapevole e soprattutto concentrato su di lui, che non per salvare lei,
che effettivamente non ha nemmeno visto. Dopodiché, utilizza Gigantomachia nella sua forma di Variabile Offensiva Fisica che colpisce a distanza con onde d'urto generate dalla spada, e scaglia quindi una mezzaluna d'aria a consumo Medio verso la creatura, mirando indicativamente alle zampe posteriori/coda.