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Molti dei presenti sembravano come smossi dalle parole usate da Badger, il quale si sentì soddisfatto nel notare un simile atteggiamento.
Era quello di cui aveva bisogno, che la popolazione stessa si fosse impegnata per capire le motivazioni del gruppo, incoraggiando i propri vicini a muoversi. Sapeva di doverli colpire nei punti più deboli, alimentando paure sopite ma presenti. Buona parte della popolazione aveva una famiglia da proteggere; mogli e bambini che restando lì, si sarebbero trasformati in pedine di un esercito di morti viventi. Con le parole dette precedentemente, era sicuro d'essere riuscito a toccare un tasto del genere.
Persino il fabbro sembrava in procinto di tentennare, disposto a seguirlo.
Decise quindi di avvicinarsi alla bottega dell'uomo, concedendo qualche sguardo alla merce esposta.
«Un lavoro davvero lodevole. Un mastro come lei, come ho già detto, sarà sicuramente ben accolto a Valiinorê. C'è un forte bisogno di persone abili nel plasmare il metallo con la forgia. Con il suo aiuto salveremo molte vite.»
Sperava di riuscire a convincerlo con l'ultima stoccata, elogiando le abilità del fabbro e donandogli l'occasione di forgiare armi per i guerrieri pronti a combattere i sovrani non-morti.
Stava andando tutto bene, fino a quando il folle ciarlatano non riprese parola. Sapeva che la collaborazione -per lo meno iniziale- con un'associazione famosa per il commercio di anime, avrebbe prima o poi mostrato i suoi risvolti negativi. Quello era uno di quei momenti, unito dalle incomprensioni del suo collega con una guardia, gli stavano dando una bella gatta da pelare.
Non poteva certo negare una simile cooperazione, avrebbe rischiato di compromettere l'operazione, ma non tutto era perduto.
«Se così dici, sarebbe più facile lanciare qualche stregoneria per controllare la tua mente, evitando di farti dire simili cose. Eppure nessuno lo farà; è giusto che tu dica ciò che pensi, per quanto sia sbagliato e potenzialmente pericoloso. Non so come funzionano certi commerci di anime, neanche mi interessa saperlo, ma nessun'anima sarà toccata. E' una cosa che personalmente non condivido e non mi troverei qui, se il mio compito preveda di mandare degli innocenti al patibolo. Penso che il mio collega abbia già dimostrato come non abbia alcuna intenzione cattiva.»
Sembrava una persona priva di speranza. Non credeva che sarebbe riuscito a salvarlo, ma sperava almeno che nessuno gli desse retta. Era un evidente ciarlatano, un istigatore della massa.. -
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{ Etlerth, Burwark }
Azazel | Badger
Il fabbro smise d’impuntarsi e si liberò dalle catene, ma nel frattempo la situazione dall’altro lato della piazza si era fatta tesa. Un giovinetto ben poco addestrato stava sfoggiando tutta la sua inesperienza nel gestire situazioni inattese, brandendo il suo punteruolo al cospetto di un demone. Fortuna volle che quest’ultimo mantenne la calma, parlamentò e addirittura si offrì di consegnare le armi. Ciò gli permise di guadagnare tempo fino all’arrivo di un superiore del ragazzetto: si trattava di una donna nerboruta in armatura, la cui spada restò fissata alla cintola.
« Ci sono problemi, Finn? »
« Eh…? Ecco io, cioè lo straniero, è un demone! »
La donna non si scompose e, dopo aver squadrato in fretta Azazel, tornò a rivolgersi con tono perentorio allo sbarbatello in preda al panico.
« Torna in caserma, qui me la sbrigo io. »
« Signorsì, capitano! »
Il giovane alzò i tacchi e se la svignò in fretta, lasciando la situazione in mano a qualcuno con molta più esperienza di lui.
« Mi scuso per il comportamento del nostro cadetto. Potete continuare le vostre mansioni, mi occupo io del vecchio Sigurd. »
Il capitano delle guardie cittadine ristabilì l’ordine in piazza allontanando con fermezza lo stramboide, le cui istigazioni non avevano attecchito grazie alla capacità oratoria di Badger. Mentre veniva trascinato via, il folle strillò le sue ultime illazioni verso i forestieri.
« Non ce la farete, io ho appreso la Verità! T’imploro mio Re, scatena la tua ira e schiaccia la loro superbia! »
Quell’ultima invocazione non parve l’ennesima stramberia,
bensì risuonò come un’inquietante condanna che vi fece rabbrividire.
A parte ciò, i preparativi proseguirono senza ulteriori intoppi e nel giro di un’ora quasi tutti gli abitanti di Burwark furono pronti a partire. Illuminati dal pallido sole nordico - che si trovava già nella metà discendente della sua parabola celeste - gli Uthgardt si disposero in formazione per proteggere la lunga carovana degli esuli. Per ultimo giunse Revair in groppa al suo destriero, reduce da trattative conclusesi nel migliore dei modi – per quanto insolito potesse sembrare un accordo tra un capoclan barbaro e un rappresentante dell’Enclave di Najaza. Comunque fosse andata la faccenda, l’arrivo del caposquadra sancì l’inizio dell’esodo.
Lasciandosi alle spalle la cittadina ormai quasi deserta, la colonna proseguì attraverso la tundra, diretta verso il punto di ritrovo con le altre squadre. Quando il vento gelido portò con sé il fetore di sangue e corpi decomposti, i cavalli si fecero inquieti. Un’aura nefasta investì i presenti, raggelando le ossa fin nel midollo. Le ultime parole del folle Sigurd riecheggiarono nella memoria come una promessa di morte: l’unico Re di quelle terre avrebbe punito la vostra tracotanza sguinzagliando le peggiori abiezioni del suo arsenale. Gli abomini comparvero a decine, guidati da un colosso di carne, speroni e tentacoli tenuto insieme da suture suppurate e catenacci. La sua stazza pachidermica lo rendeva visibile a tutti i civili, che rimasero atterriti di fronte al prodotto delle più oscure arti necromantiche. Mentre i barbari impugnavano le armi e si preparavano alla carica contro quella schiera ripugnante che li stava circondando, l’agglomerato convulso di muscoli emise un ululato isterico, sollevando un macigno di parecchi quintali e scagliandolo con forza inaudita verso di voi. L’impatto con quel masso sarebbe stato sufficiente a maciullare i cavalli e i fantini sulla sua traiettoria.
{ Etlerth, Halbem Weg }
Marcus Smith | skekDor
Con la stessa disinvoltura di un incantatore di serpenti, lo Skeksis attirò gli abitanti fuori dalle rispettive baite. L’irradiamento della sua aura fu sufficiente per annullare qualsiasi diffidenza e perfino i volontari di Valiinorê si radunarono intorno a lui, come falene intorno al fuoco. Il successivo discorso alla folla fu intriso di potere ammaliante, che stregò letteralmente le semplici menti dei popolani. Al termine dell’orazione tutti i villici erano stati persuasi dalla sublime franchezza di quell’essere bizzarro. Dopo un breve brusio di approvazione, la calca si disperse per tornare alle proprie case e fare i bagagli. L’espressione turbata degli altri componenti della squadra - che fino a pochi minuti prima avevano implorato i conterranei con scarsi risultati - fu eloquente per sottolineare l’ammirazione mista a inquietudine che skekDor aveva attirato su di sé con quell’exploit.
Dopo mezz’ora tutti i preparativi furono ultimati: i locali avevano sellato una sparuta mandria di cavalli e avevano svuotato le dispense, facendo incetta di viveri. Chiusero meticolosamente le rispettive case, lasciandosi lambire dalla malinconia per un istante, per poi avviarsi verso la colonna in partenza da Halbem Weg. Una volta sganciati i freni dalle ruote del carro e spronati i Rhinox, nel primo pomeriggio l’esodo ebbe ufficialmente inizio. Taglialegna e cacciatori procedevano con le loro famiglie - omaggiando in silenzio la selva che li aveva visti crescere - mentre il gelo del sottobosco s’insinuava in ogni interstizio. Ogni suono della foresta pareva attutito, come se una coltre d’oblio fosse calata sul mondo. La coppia di Rhinox che guidava la schiera cominciò a muggire sommessamente, avanzando malvolentieri tra le conifere. L’istinto sussurrava loro che qualcosa si stava annidando nella penombra. Qualcosa di tanto abietto da inquietare dei rinocebuoi di parecchi quintali.
Bastò un battito di ciglia per sprofondare all’inferno, quando per primi giunsero dei suoni vischiosi dalle fronde. Seguì immediatamente un olezzo nauseabondo, come di cadaveri putrefatti nel catrame. La sola vicinanza di quella cosa fece accapponare la pelle di tutti i presenti. Quando riusciste a scorgerne le fattezze era già troppo tardi per fuggire. La massa informe e viscosa anticipò qualsiasi reazione, esalando una fitta nube grigiastra che avvizzì ogni traccia di vita al suo passaggio. I civili erano naturalmente inermi al cospetto di quell’abominio. Spettava agli eroi di Valiinorê dissipare quella nebbia mortifera, prima che l’intera spedizione fosse inghiottita e consumata da quell’incubo.
{ Etlerth, Honiv }
Umbrella | Merryman
Mostrando un discreto sprezzo del pericolo, Umbrella corse verso la riva e saltò dal pontile senza esitazione. Ad accoglierlo ci sarebbe stato un bagno gelido, ma l’intervento del suo potere arcano gli permise di raffreddare una striscia d’acqua fin sotto il punto di congelamento, ottenendo così una piattaforma agibile. Tuttavia quello strato di ghiaccio non avrebbe retto a lungo, perciò era cruciale affrettarsi a mettere in salvo i superstiti. Mentre il soccorritore correva a tentoni sulla patina scivolosa, l’anziano e il ragazzino ubbidirono alle indicazioni, gettandosi fuoribordo e cascando sgraziatamente sul ghiaccio. Col sostegno di Umbrella si diressero verso la banchina, ma giunti a metà strada la corrente del lago scosse la pedana congelata, facendo perdere l’equilibrio al fanciullo. Questi cadde in acqua e lo sbalzo di temperatura estremo gli mozzò il fiato.
Fu allora che una sagoma scura si tuffò di testa nel lago, dirigendosi in apnea fino al giovane che rischiava l’annegamento. Si trattava di uno degli agenti della squadra, che riuscì a trascinarlo a riva in tempo utile. Grazie al suo equipaggiamento impermeabile e isolato termicamente, l'ignoto figuro non aveva risentito della bassa temperatura.
Mentre i due reduci del naufragio si rifocillavano con delle coperte e della zuppa calda, gli abitanti di Honiv acclamarono gli eroi e si mostrarono bendisposti a seguire le indicazioni per l’evacuazione. Il caposquadra non indugiò molto in lodi sperticate, concentrandosi piuttosto sul tragitto di ritorno.
Non era passato molto tempo dalla partenza quando cominciarono le anomalie. Una sensazione ripugnante si diffuse nell’aria, come se l’ossigeno si fosse tramutato in piombo. Era difficile respirare, o addirittura ricordarsi come si respirava, perché qualcosa di turpe stava appestando l’atmosfera. Il mondo perse i suoi colori, riducendosi ad una pellicola sfocata e in negativo. I suoni roboanti delle motoslitte degradarono in echi lontani e distorti. In quella realtà inversa perfino i pensieri si smarrivano nell’oblio, lasciando spazio ad una sola consapevolezza: non avevate scampo.
Avventurarsi in quella spedizione era stato un suicidio. La collera di entità fuori dalla vostra portata vi avrebbe polverizzato e di voi non sarebbe rimasto nemmeno il ricordo. Eravate insetti insignificanti, illusi di poter fare la differenza e di sopravvivere per raccontarlo. Non ci sarebbe stato un domani, perché l’incubo vi sbarrava la strada e sapevate di non poterlo contrastare. La sua oppressione era tale da frantumare ogni spirito combattivo, faceva riaffiorare i traumi dal subconscio e paralizzava il raziocinio. Come vittime inermi di un potere sovrannaturale, non vi restava che arrendervi e farvi annientare.SPOILER (clicca per visualizzare)Azazel & Badger: Il masso in rotta di collisione con voi due conta come un’offensiva fisica di potenza critica, potete smezzarvi le difese come meglio credete. Il nemico più grosso che ve l’ha scagliato si trova a una quindicina di metri da voi e dai vostri cavalli.
Marcus Smith & skekDor: Il miasma avvizzente conta come un’offensiva energetica di potenza critica, potete disperderlo in parte o completamente con difese opportune. Lo slime nero che l’ha emanato è appollaiato su un albero a cinque metri d’altezza dal suolo.
Umbrella & Merryman: Venite investiti da una malia mentale di potenza critica che rievoca traumi e fa scemare l’istinto di sopravvivenza. La fonte dell’oppressione mentale si trova a una decina di metri dai destrieri che state cavalcando.
Per eventuali dubbi sapete dove trovarmi, visto che ci sono le vacanze di mezzo la scadenza è fissata a Lunedì 11 Settembre.. -
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Edited by Nightrun - 29/8/2017, 17:04. -
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“ La gente crede che il male sia una forza sovrannaturale e invisibile, e invoca la protezione degli Dei.
Ma il male può venire dalla mano che agisce in nome degli Dei: una mano infima, crudele e senza scrupoli.
È in quel momento che l’uomo soccombe contro l’immortale. “
Il ponte di ghiaccio riuscì a reggere tanto quanto bastava per mettere in salvo i marinai e farli raggiungere la riva, e questo gli bastò. Aveva portato a termine la sua piccola missione salvando quelle due vite, ora gli bastava riuscire a tornare pure lui in salvo così da poter portare a termine il suo incarico, ma il tempo era il più crudele dei tiranni e come il ghiaccio iniziò ad avere i primi cedimenti, le onde del fiume fecero perdere l’equilibro al giovane facendolo cadere nelle gelide acque di quelle terre. Un freddo crudele e pungente lo avvolse. Le sue forze sembravano come risucchiate e prosciugate da quell’ abbraccio gelido come la morte e a stento riuscì a restare a galla.
Forse si era sopravvalutato, forse aveva fatto male i suoi calcoli e nonostante ciò che ostentamente continuava a ripetersi, lui non poteva superare i suoi limiti, forse avrebbe fatto meglio a lasciar perdere e ignorare quella richiesta di aiuto, Forse… Tentò di nuotare ma il freddo lo faceva sentire troppo debole, ma non poteva arrendersi, doveva continuare a combattere se voleva veramente riuscire a superare i suoi limiti, a vincere le sue paure e affrontare ogni ostacolo che gli si presentava davanti. Strinse i denti, ma mentre la mente cercava di ribellarsi, il corpo sembrava non rispondergli; troppo indebolito da quelle acque gelide per ubbidire agli inconsci comandi della sua mente. Che fosse quella la sua fine? Che queste terre sarebbero diventate la sua tomba?...
Una possente mano lo prese per un braccio, avvolgendolo intorno al suo collo e trascinandolo a riva. Come i piedi toccarono la terra ferma le forze sembrarono tornargli, anche se in minima parte, ma tanto gli bastarono per ringraziare il suo salvatore e approfittarne per sedersi un attimo, accettando più che volentieri una coperta e un pasto caldo. Mentre recuperava le forze, notò la folla che nel mentre si era prodigata a raggiungere la riva per ammirare le sue prodezze da Eroe, e visto il suo sprezzo per il pericolo nei confronti della gente di quelle terre da parte sua e di tutto il resto della squadra accettarono volentieri di seguirli e abbondonare i loro alloggiamenti.
Recuperate le forze e raggruppata la popolazione, finalmente erano pronti a ripartire per Vallinorê.
Lui e il suo cavallo sfrecciavano rapidi antecedenti alle possenti slitte a motore quando improvvisamente l’incubo ebbe inizio: La fredda aria di quelle terre si fece in un attimo pesante, corposa, difficile persino da respirare lasciando a ogni respiro un retrogusto tedioso che rendeva faticosa ogni azione. Involontariamente il respiro di Umbrella si fece più lento e più lungo mentre il possente destriero continuava imperterrito la sua corsa mentre intorno a lui il mondo sembrava cambiare; un tono grigio e inesorabile come una tempesta di sabbia avvolse tutto ciò che lo circondava in un attimo, e prima ancora di potersene rendere conto, tutto era sprofondato in un oblio grigio e tetro privo di ogni sorta di forma e di colori. Il rumore delle slitte e del deciso soffiare del vento scomparvero rapidamente disperdendosi come suoni lontani, lasciando spazio a un’atmosfera tetra, cupa, spaventosa.
Quando iniziò a capire la situazione, il panico lo avvolse. Le pupille si dilatarono, il battito accelerò e il respiro divenne sforzatamente lento e lungo. Il trottare del cavallo sotto di lui gli sembrò scomparire mentre la mente più si lasciava coinvolgere in quella situazione e più perdeva il raziocinio, la lucidità
" Cos… cosa, cos’è?... cosa sta succedendo…
Cosa mi sta succedendo?... "
Gli occhi spalancati mentre si guardava il palmo delle mani anch’esse grigie, prive di colore come tutto ciò che ormai lo circondava. Più il terrore cresceva, più il raziocinio lo abbandonava lasciando spazio a una crescente paura; il corpo inizio ad agire per conto proprio, e le mani gelate che stava guardando iniziarono a irrigidire i muscoli delle dita, portandogli cosi a formare dei rigidi artigli che non riuscivano a chiudersi in un pugno dalla forte contrazione dei muscoli. Portò entrambe le mani sul viso in un gesto di disperazione occultandosi cosi la vista per qualche secondo; le unghie graffiavano superficialmente la fronte mentre le dita spingevano involontariamente con forza contro di essa. Con le pupille ancora spaventate e il corpo e la mente in preda al terrore, le mani si staccarono lentamente dal viso e lo sguardo incredulo incominciò a guardarsi intorno nella speranza di trovare qualcosa che lo riconducesse alla realtà, che lo tirasse fuori da quell’incubo fin troppo reale.
Lui non era così forte come credeva, non era in grado di fronteggiare la morte tornata sulla terra sotto forma di quelle creature immonde. Tutta quella spedizione non era altro che il viaggio verso una morte inevitabile. L’uomo non può in nessun modo fronteggiare la morte, tutto ciò che gli è concesso è Sopravvivere fino a quando Lei non deciderà che è arrivato il momento, e a quel punto il misero umano non può far altro che arrendersi e accettare il suo destino. Loro non avevano fatto altro che andare incontro alla disfatta, con la cecità guidata dalla presunzione dell’uomo di poter sopraffare qualsiasi cosa, perfino la morte, ma l’uomo non capiva che cose come il dono della vita e della morte sono potenze fuori dalla sua comprensione, più profonde di ogni immaginazione e più potenti di qualsiasi magia. Era solamente un suicidio, una pazzia il voler affrontare un esercito venuto dagli inferi…
" no… NO! Sono arrivati… la morte, è venuta a prenderci… "
Non avrebbe mai dovuto accettare quell’incarico. Era chiaro che ormai non potevano più scappare," …ormai, non avevamo più scampo. ". -
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Provò soddisfazione nel notare come nessuno prestò attenzione a quel becero e pazzo creatore di calunnie. Non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea, ma positivamente quell'uomo non avrebbe trascinato verso un'inevitabile morte, gli abitanti del villaggio. Non si stupì che persino il fabbro, avesse cambiato totalmente posizioni liberandosi da quelle catene autoimposte, mettendosi così in partenza per la città stella del Nord. In un modo o nell'altro, Badger riusciva sempre nelle sue imprese; ne aveva assoluta certezza.
Persino le parole dell'uomo, abbandonato al destino che si era scelto, risuonarono come una flebile minaccia. Il bardo non temeva i Lich, un veterano quale lui avrebbe affrontato qualsiasi nefanda creatura come si confaceva a un eroe della sua risma.
Partirono non appena ultimarono tutti i preparativi. Dal piccolo delle sue capacità, per quanto riguarda l'uso della forza bruta, lo gnomo cercò di dare una mano, preoccupandosi per lo più di tenere alto il morale delle persone. Raccontava aneddoti o storie, spesso divertenti e buffe, provando a dare altro a cui pensare. Non abituato a una vita sedentaria, non capiva a pieno il malessere degli abitanti nell'abbandonare il proprio villaggio, ma non per questo avrebbe smesso di compiere la sua vocazione d'intrattenitore.
Dovevano raggiungere il punto di ritrovo stabilito con le altre due squadre. Anche gli altri erano riusciti a compiere la missione?
Perché dopotutto lo gnomo credeva d'aver portato a compimento la sua, sbagliandosi in un eccesso di presunzione.
Era chiaro, quasi scontato che il padrone di quelle terre, non nutrisse alcuna intenzione nel lasciare fuggire i suoi sudditi, le sue materie prime per usare l'amorale paragone con cui sicuramente Nargil, considerava gli abitanti di Burwark.
Seppur animati da sortilegi di necromanzia, il corpo dei non-morti possedeva quel tanfo di decomposizione, di una pelle marcia e prossima al decadimento. Un tanfo che rivoltava le budella, costringendoti a chiedere uno sforzo al proprio corpo per non vomitare.
Ovviamente neanche un bel vedere erano.
Le grottesche figure comparvero come tante pedine sul bianco suolo. Non si trattava di semplici non-morti, non questa volta poiché come aveva scoperto, a Nargil piaceva dare vita a nuove aberrazioni.
Riuscì facile individuale la bestia a comando di quel macabro esercito. Era il mostro più alto, un innesto di carni vivente. Tra zanne, artigli e tentacoli, era possibile intravedere come tutta quella pelle fosse tenut in piedi da punti di sutura e catene... non intendeva scoprire con quali procedimenti fosse possibile creare una cosa del genere.
I morti sembravano volerli accerchiare, chiudere ogni possibilità di fuga alla carovana; non potevano permetterlo.
«Dobbiamo aprirci una via e in fretta. Non possiamo permettere che si avvicinino ai cittadini.»
Disse rapidamente Badger, cercando in qualche modo d'organizzare una contro offensiva tenendo però al sicuro le carovane. I barbari spesso avevano l'abitudine di caricare qualsiasi cosa a testa bassa, ma visto il loro capo si aspettava un atteggiamento più consono.
Avrebbe preferito che i nemici dessero loro il tempo di organizzare una strategia, il privilegio di colpire per primi, ma sapeva che non funzionava così.
Il gigante sollevando un enorme masso, lo lanciò contro la carovana. Divenne una priorità assoluta e senza perdere tempo, agendo istintivamente e in maniera tempestiva, lo gnomo emise un urlo... ma non perché impaurito.
Nelle mani -o corde vocali- di un bardo esperto, il suono diveniva potere, alterato dalla conoscenza della magia.
Per tale motivo dal grido di Badger, si generò un globo composto da suono e magia; una sfera in cui era racchiuso tutto il suo grido e che venne scagliata contro il masso prima di poter devastare qualsiasi cosa si trovasse sul suo cammino. Confidava nelle sue capacità e in un pizzico d'aiuto per nullificare la minaccia.
Non contento, voleva rendere pan per focaccia ai loro nemici. Gesticolando con le mani, componendo formule apparentemente prive di uno schema logico, lo gnomo chiamò aiuto dagli astri.
Dal cielo, una pioggia di meteore cominciò a cadere verso i suoi nemici, con l'intenzione di fermale la loro avanzata; creare una via di fuga.
Sperava che Nergil nutrisse un certo affetto per quelle aberrazioni, poiché era suo preciso interesse distruggerle tutte. Ovviamente vide bene d'usare l'incantesimo prima della carica dei barbari, non essendo sua intenzione ferire i propri alleati.
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Marcus Smith
Il Re Leone.
Durante l'evacuazione, il Re Leone si limita a coordinare gli sforzi delle guardie, assicurandosi che tutti i civili si mettano in marcia e che siano ben protetti. Non commenta i metodi arcani del violaceo pollo, ma dedica alle sue magie ben più di uno sguardo, sia sul piano materiale che su quello astrale - come se stesse saggiando la trama del suo incanto persuasivo. Ma ben si guarda dall'interferire in alcuna maniera, o dal fare commenti: non è questo il luogo né la situazione.
Il suo silenzio procede anche quando il gruppo si mette in marcia, ma è un silenzio di ben altro tipo - il silenzio teso e nervoso di chi si aspetta che la situazione degeneri da un momento all'altro. Il mondo non tarda a dargli ragione: l'attacco della bestia è improvviso e velenoso, e il Re si trova a tossire disgustato dalla nebbia nauseante. Prima che abbia modo di reagire, però, ci pensa SkeKdor ad allontanare il miasma con i suoi incantesimi.
"Fatti indietro, o, se proprio ci tieni a partecipare, almeno cerca di non essermi d'intralcio!"
« Chiudi quel cazzo di becco. » sibila amaro, e la cattiveria che rivolge al pollo in quelle poche parole è quasi superiore allo sguardo assatanato che rivolge alla bestia.
Un battito di mani e catene luminescenti fuoriescono dal terreno, pronte a bloccare il nemico con uncini fatti di Mana. Subito dopo, tre lame di luminose compaiono nell'aere intorno al nemico, schegge di luce pronte ad impalarlo da parte a parte.
« Correte! »
Sprona il suo cavallo, frapponendosi tra il mostro e la carovana e incitando guardie e civili a muoversi in fretta.CITAZIONEMarcus Smith utilizza una tecnica di livello Alto per immobilizzare la creatura, e un'altra di livello sempre Alto per infliggerle danno magico.. -
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{ Etlerth, Dintorni di Burwark }
Azazel | Badger
Revair rimirò la schiera di abomini dalla sella del suo cavallo mentre i suoi uomini aspettavano un segnale. Avrebbero subito delle perdite, era pressoché inevitabile. L’acciaio lavorato dai fabbri incantatori avrebbe consumato la carne morta, ma quest’ultima si sarebbe inevitabilmente portata con sé qualcuno dei vivi. Compagni d’arme e amici fidati, non si sentiva ancora pronto a sacrificare nessuno… e forse mai lo sarebbe stato. Vedendo però la prontezza con cui i suoi avevano impugnato le armi e la fierezza del loro sguardo di fronte a quell’incubo senza fine, fu consapevole del suo dovere di leader nei loro confronti.
« Uthgardt! »
Un nome, un grido, un vanto.
Sguainò la spada verso il cielo per sancire
la loro inamovibilità di fronte al destino.
« All’attacco! »
Un coro guerresco rispose e i cavalli furono spronati. I discendenti di Sleipnir galopparono sulla neve, facendo calare la furia dei barbari sulle immonde aberrazioni di Nargil. Asce e spade tranciarono la carne rancida, abbattendo i redivivi in un tripudio di amputazioni e fiotti di fluidi putridi. I civili non avvezzi alla violenza si costrinsero a non guardare, coprendo gli occhi ai bambini. Qualcuno vomitò per il fetore sollevatosi. Altri imbracciarono vecchi archi per fornire un blando ma simbolico supporto al Clan. Tutt’intorno alla carovana il paesaggio nevoso era ormai mutato nell’inferno di un campo di battaglia.
Il capoclan notò la roccia scagliata dall’abominio più imponente e valutò le sue opzioni nei pochi istanti di volo che la separavano dalla collisione. Un’onda d’urto sonora generata da Badger lo precedette ma non fu sufficiente a fermare il masso, perciò intervenne personalmente. Si mosse tanto in fretta da sparire alla vista, lasciando vuota la sella del suo stallone. Schizzando come un proiettile vivente intercettò il macigno e attinse al potere del suo totem per frantumarlo, sopravvivendo ad un impatto devastante. Quando riemerse dalla polvere il suo braccio sinistro era mutato in un costrutto argenteo di forma curva, su cui incoccò uno sperone anch’esso generato dall’appendice innaturale. Approfittò del diversivo di Badger - una meteora rovente che aveva investito il colosso - per prendere la mira mentre il nemico si dimenava scompostamente, nel tentativo di estinguere le fiamme.
Scoccò la freccia argentea, che saettò come un bolide sfondando il muro del suono con un boato. Perforò l’abominio con tanta forza da tranciargli il busto a metà, poi continuò il suo volo supersonico fino a schiantarsi su di una parete rocciosa in lontananza. Nonostante il danno ingente, il nemico riuscì a sollevarsi faticosamente dalla pozza del suo sangue marcio. Gli anatemi imposti sulla sua carne forzarono una ricrescita di tentacoli per sostituire gli arti perduti. Mentre le piaghe delle ustioni suppuravano e l’amalgama di carne si rimescolava per trovare un nuovo equilibrio, delle fauci si aprirono sulla sua pelle e rigettarono un raggio di pura energia sacrilega che sciolse la neve al suo passaggio.
{ Etlerth, Dintorni di Halbem Weg }
Marcus Smith | skekDor
L’ingente impiego di risorse da parte di skekDor riuscì a dissipare l’esalazione tossica, salvando i presenti da un’orribile morte per avvizzimento. Il successivo globo fiammeggiante inviato contro il blob nerastro incenerì la vegetazione al suo passaggio, scavando una galleria ascendente fino alle fronde e illuminando il sottobosco col suggestivo ardore della magia. La creatura non parve afflitta dalle bruciature, che si riassorbirono nell’amalgama vischiosa che la componeva. Prima che potesse ripartire all’attacco fu tuttavia immobilizzata dalle catene luminose evocate da Marcus Smith, raggiunte immediatamente dopo da spade di luce che trapassarono la massa scura. A giudicare dai versi contrariati dell’abominio, stavolta doveva aver accusato danni degni di nota.
Mentre i popolani terrorizzati si allontanavano dal luogo dello scontro risalendo il sentiero che li avrebbe condotti fuori dalla foresta, la creatura sfruttò la sua natura semifluida per divincolarsi dalle catene e accumulare sufficiente massa per aggredirvi nuovamente. Immerse le sue appendici vischiose nel terreno, facendo quindi emergere sotto di voi delle stalagmiti nere per infilzarvi.
{ Etlerth, Dintorni di Honiv }
Umbrella | Merryman
Completamente in balia del terrore distillato dall’abominio, l’intera squadra deragliò dal percorso prestabilito, fermandosi nel mezzo del nulla per fronteggiare un nemico intangibile. A niente valsero gli spari con cui gli agenti crivellarono la creatura deforme, dato che i proiettili parevano attraversarla senza impensierirla minimamente.
La svolta giunse quando il caposquadra sollevò bene in vista un congegno sofisticato, che attivandosi alleggerì considerevolmente il peso che gravava sulla psiche dei presenti, agendo sulle onde cerebrali per ristabilizzarle. Il suo cinghiale grugnì sonoramente per dichiarare guerra all’entità invisibile che gli aveva provocato un acuto dolore in mezzo agli occhi.
« È una proiezione illusoria, non lasciatevi trascinare nelle sue visioni! »
Illusioni ed incubi erano il dominio della Lich Eleodora, la signora del reame irreale. Non era un nemico fronteggiabile in campo aperto, perciò i presenti avrebbero dovuto stringere i denti e seminare la sua aura nefasta. Purtroppo la sua influenza mentale tornò ad erodere le coscienze molto in fretta, proiettando nuove suggestioni orripilanti per far desistere la spedizione. Come petali di un fiore appassito, diverse parti del corpo avrebbero cominciato a staccarsi per disperdersi nella neve: prima unghie e denti, poi dita, orecchie e lingua, finché perfino gli intestini colarono sul terreno nevoso per imbrattarlo. Inutile cercare di convincersi che i fiotti di sangue fossero soltanto una finzione, perché il dolore pulsava con realismo sconvolgente. Molti civili persero il controllo delle redini, incapaci di stringerle con mani che parevano ridotte a moncherini.
In quei momenti di agonia Umbrella riuscì a scorgere un dettaglio grazie alla sua vista sovraumana:
una civetta delle nevi stava sorvolando il gruppo ad una quindicina di metri di altezza.
Possibile che fosse il tramite con cui Eleodora stava imponendo su di voi il suo potere?SPOILER (clicca per visualizzare)Azazel & Badger: Mentre i barbari si occupano del grosso della schiera di redivi, Revair attacca il gigante con l’equivalente di un doppio critico. Nonostante i danni che si sommano alle bruciature provocate da Badger, la bestia sembra ancora in grado di combattere e spara un raggio energetico di potenza alta.
Marcus Smith & skekDor: Il blob nero pare capace d’incassare bene le ferite e risponde con degli spuntoni fisici di potenza alta per entrambi.
Umbrella & Merryman: L’illusione di dismembramento è di entità alta.
Per eventuali dubbi sapete dove trovarmi, la scadenza è fissata a Venerdì 29 Settembre.. -
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Quell’incubo grigio e ricolmo di follia lo fece desistere dal procedere. Quella paura lo paralizzò facendogli ricredere e dubitare delle sue capacità, e se fosse continuata cosi probabilmente si sarebbe arreso condannando non solo lui ma tutti quei civili che con loro cercavano di fuggire da quelle creature immonde. Un errore imperdonabile, una leggerezza inscusabile se quelle innocenti vite fossero state catturate e rese schiave per un esercito di abomini.
Tutto gli sembrò perduto, ma quando Il caposquadra estrasse un curioso congegno ogni cosa iniziò a riprendere colore, la sua determinazione e la lucidità mentale in una manciata di secondi furono ristabilite e ciò gli permise di guardarsi intorno, capire la situazione e valutare la prossima mossa
« È una proiezione illusoria, non lasciatevi trascinare nelle sue visioni! »
l’intero gruppo si era fermato fra chi disperatamente e inutilmente cercava di contrattaccare il lich alle loro spalle mentre combatteva con le sue illusioni. Scese da cavallo mentre con sguardo cruce fissava la bestia immonda, Il sangue gli ribolliva nelle vene mentre con aria di sfida guardava il suo avversario anche se consapevole di non poterlo ferire in alcun modo; come i colpi dei compagni andarono a vuoto, anche qualunque suo tipo di offensiva diretta avrebbe probabilmente avuto lo stesso risultato. Le soluzioni per uscire vittoriosi da quella situazione sembrarono nulle, e forse per quello scontro date anche il numero consistente di civili al loro seguito era la soluzione migliore, ma come poter fuggire? Il non morto non gli avrebbe mai lasciati scappare tranquillamente. Si guardò intorno in modo da analizzare la situazione e quindi poter cosi elaborare una soluzione: difronte a loro si stagliava un nemico immune a qualunque tipo di colpo fisico, loro era raggruppati in una formazione approssimativa ma pronti a fronteggiare la prossima offensiva e nelle retrovie sostavano i civili intimoriti da quella figura sfuggita alla morte. Nulla sembrava suggerire una possibile soluzione, niente nemmeno che potessero sfruttare a loro vantaggio fra la vegetazione circostante. Troppo tempo a pensare, ed ecco che l’avversario rifece la sua mossa. Questa volta l’illusione non sembrò essere improntata direttamente a indebolirle il loro animo e la loro mente ma intenta a stremarli fisicamente: le unghie iniziarono a staccarsi mentre la gamba sinistra si squarciava mostrano prima i muscoli, poi le ossa mentre gli indumenti sempre più velocemente si imbrattavano di sangue. Cadde a terra in ginocchio mentre cercava di far ricorso a tutte le sue forze per imporsi a quel dolore impuntando l’ombrello nel freddo terreno "è solo un’illusione. È solo un’illusione. Questo… dolore non è reale, è solo frutto della mia mente. È solo una maledetta illusione!"
più i secondi passavano e più il fasullo dolore si faceva maggiormente vivido e acuto. La mano destra tremava mentre cercava di sorreggere il peso del suo corpo sull’elsa dell’ombrello scivolando lentamente. Stringeva i denti e le pupille si restringevano mentre gli sembrava di non sentire più la mano sinistra e come se l’osso della gamba dolorante fosse ormai uscito, sfregando involontariamente sulla ferita già aperta e il terreno sotto di lui. Non aveva più tempo! Doveva fare qualcosa e in fretta, riuscire a controllarsi, a convincere la sua mente e il suo corpo che tutto ciò non era reale. L’adrenalina in corpo attutì per poco tempo il finto dolore, e ciò gli permise di pensare mezzo secondo, di tornare quasi lucido e fù in quel momento che lo vide: una civetta sorvolava inspiegabilmente il gruppo in un moto circolare, come a osservarli, troppo strano, le civette non si comportavano cosi solitamente, o almeno fu l’unica motivazione logica che riuscì a dare in quel momento. Fatto sta che quella civetta fosse collegata o meno al Lich poco importava quel dubbio fievole e privo di fondamento era l’unica opzione che gli rimaneva. Doveva sbarazzarsene.
Ma il tempo di quel leggero sollievo fini preso: un dolore lancinante come di una spada conficcata nel pieno stomaco lo avvolse e involontariamente sputò sangue. Portò la mano sinistra a fatica sul ventre e quando guardò quest’ultima ricoperta di sangue il terrore aumentò vertiginosamente inducendolo a lasciare la presa e a farlo cadere sul gelido terreno. A fatica riuscì a girarsi verso l’alto. Poteva sentire una goccia di sangue solcarli il viso e il sapore del sangue si fece più vivo mentre la mano sinistra poggiava sullo stomaco squarciato. Guardò in alto, vide la sagoma scura della civetta girare in cerchio sotto i raggi del sole. Alzò la mano tremante per puntarla verso l’animale per poi fare a fatica uno schiocco con le dita, e se tutto fosse andato come sperava, quella civetta sarebbe stata investita da un potente fuoco, che l’avrebbe carbonizzata. Ora poteva solo sperare che quel banale piano funzionasse, o nel soccorso dei suoi compagni, perché continuando così non avrebbe resistito ancora a lungo e sarebbe finito per farsi uccidere dalla sua stessa mente.
"è solo un’illusione… tutto questo… è… solo… un’illusione…"
Nonostante continuasse a ripetersi che tutto ciò era solo frutto della sua mente, un vile trucco di quelle creature, il dolore che provava, e il sangue che vedeva erano fin troppo reali. Tutto questo andava oltre lui, i Lich erano qualcosa che ancora non era in grado di fronteggiare, non era pronto ad affrontare tutto questa malvagità, e contro illusioni di tale portata lui era impotente costretto a subirne l’angoscia e le pene senza poter in alcun modo reagire. Lasciò cadere pesantemente il braccio destro a terra, mentre cercava di affievolire il dolore diminuendo il ritmo del respiro.. -
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Come aveva già immaginato, la creatura non sarebbe stata abbattuta con facilità. Un corpo morto, non conosceva il dolore e questo, concedeva a quel putrido essere di carne animata tramite magica, la possibilità di continuare a combattere anche con la più fatale e dolorosa delle ferite. Non esistevano veri e proprio punti vitali da colpire e il fatto che nonostante il possente colpo di Revair, fosse riuscito a rigenerarsi, non rallegrava affatto l'umore del bardo, già teso per la situazione. Normalmente avrebbe reagito con la sua solita boria e sfrontata sicurezza, ma il trasporto di normali cittadini, lo poneva in una situazione ben diversa dalle sue normali avventure. Nelle sue mani erano riposte le vite di persone che tra le altre cose, aveva convinto lui ad abbandonare la "sicurezza" del proprio villaggio. Urgeva quindi creare una breccia per permettere loro di sottrarsi dallo scontro.
L'orrore non-morto, mostrò di non possedere solo una forza fisica sovrumana, capace di fargli scagliare enormi massi, con la stessa facilità con cui Badger poteva lanciare un foglio di carta accartocciato. Dalle fauci venne emesso un raggio probabilmente pregno d'energia negativa -tipica della necromanzia- il quale ovviamente puntava anche verso il basso gnomo. Non era sua intenzione farsi colpire... non voleva di certo rovinarsi uno dei suoi migliori abiti; oltre ovviamente a quel piccolo dettaglio del dolore che avrebbe sentito se investito da un simile colpo.
Ragion per cui facendo appello alle proprie capacità d'incantatore, investì il suo corpo di una barriera magica, abbastanza forte da deflettere il raggio annullandone del tutto l'offesa.
Era logico che non si sarebbe limitato a giocare sulla difensiva, preparando subito il contrattacco.
«Non dobbiamo dargli tregua o probabilmente continuerà a rigenerarsi. Cerchiamo di spezzare catene e sigilli... sono sicuramente loro a tenere legato quell'ammasso di carne.»
Senza attendere alcuna risposta, prese la propria arma, prendendo bene la mira per fare fuoco contro la mostruosa e titanica creatura. Un colpo del genere avrebbe causato un bel botto, di quelli che al bardo piacevano e inoltre sperava di riuscire a smembrare qualche arto pregando che non sarebbe ricresciuto subito dopo. Le energie stavano cominciando a esaurirsi, difatti avvertiva una stanchezza non indifferente, ma non per questo intendeva gettare la spugna. Era sempre stato un incosciente, per questo decise di rendere il favore al mostro emettendo un urlo contro di lui, scagliandogli contro un globo di suono della stessa potenza adoperata per contrastare il masso.
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{ Etlerth, Dintorni di Burwark }
Azazel | Badger
Il raggio dell’abominio investì i due combattenti, fluendo su di loro senza arrecare danno. Le difese innalzate da entrambi si rivelarono sufficienti per neutralizzare la sua empia energia, pertanto il contrattacco non si fece attendere.
« Concordo. »
Revair rispose a Badger osservandone le mosse, in attesa di un’apertura che gli permettesse di finire il nemico. Un’occasione si presentò subito dopo, quando la torta esplosiva si sommò all’onda sonica e sbilanciò il colosso, lasciandolo stordito e inerme per pochi istanti – ma quel breve lasso di tempo era tutto ciò di cui il capoclan aveva bisogno. In un attimo sparì alla vista, lasciandosi alle spalle la terra fratturata per l’impeto. Fu subito sotto al gigante marcescente e su di lui fece calare un fulmine argenteo che precipitò dal firmamento, travolgendo entrambi nel suo bagliore elettrico. La neve circostante evaporò insieme alla roccia e dell’immonda creatura non restarono che rimasugli carbonizzati. Il capoclan era visibilmente stremato per quel suo ultimo exploit da parafulmine, tanto da non poter reagire in tempo all’inaspettata esplosione della carcassa: un’ultima insidia voluta da Nargil per mietere più vite possibile, facendo schizzare in ogni direzione le spine di cui l’obbrobrio era rivestito.
Molti degli Uthgardt intenti a respingere l’armata dei redivivi furono feriti di striscio, ma alcuni non furono altrettanto fortunati. Cavalli e guerrieri furono trafitti a tradimento dai rostri. Anche Azazel - rimasto immobile dinnanzi alla brutalità della battaglia - fu raggiunto da uno spuntone che gli attraversò il petto da parte a parte, facendolo accasciare sul suo destriero.
L’attacco fu infine sventato, ma le perdite non furono esigue: una dozzina di civili erano caduti insieme a cinque valorosi barbari. I feriti gravi erano almeno il doppio – Revair incluso, martoriato com’era dall’esplosione a bruciapelo. Nonostante i rivoli di sangue e le acute vertigini, il leader della spedizione non disattese al suo dovere: ordinò a chi ne fosse in grado di accatastare una pira funebre su cui bruciare i corpi, a cui dovevano tributare a malincuore delle esequie frettolose per paura che il potere del Lich potesse ridestarne i cadaveri.
Tra i pianti disperati delle famiglie lacerate, il fumo del rogo s’innalzò
come un pilastro nero nel mezzo della desolazione bianca.
{ Etlerth, Dintorni di Halbem Weg }
Marcus Smith | skekDor
L’impalamento provocato dalla creatura colpì in pieno lo Skeksis, mentre Marcus Smith riuscì a scansarlo in buona parte, scorticandosi solo il fianco sinistro mentre saltava dalla sella e il suo destriero veniva trucidato senza scampo. Il successivo attacco illusorio che incapsulò la volontà del blob interferì a sufficienza coi suoi movimenti da permettere al Re Leone di convogliare su di lui tutta l’energia rimastagli. Un monolito abbagliante si formò sopra alla massa catramosa, assumendo la forma di un’immensa spada di Damocle sospesa nel vuoto. Con uno sforzo considerevole la fece conficcare a terra, inchiodando il nemico e purificandone la vischiosità fino a fargli perdere compattezza. Con un ultimo lamento immondo la creatura si vaporizzò nell’aria, diffondendo un miasma corrosivo che sciolse le cortecce circostanti.
« Così è questo il pedaggio… per attraversare i territori di Johan l’Anziano. »
Il fiatone inframezzò le sue parole mentre la pelle si piagava per le ustioni da acido e il sangue gocciolava a terra. L’arma senziente del più antico dei Re Lich era stata debellata, ma le ferite riportate richiedevano un trattamento urgente. Il capo della spedizione fu caricato sul carro dei Rhinox e la colonna uscì finalmente dal bosco di Halbem Weg, diretta verso il punto di ritrovo.
{ Etlerth, Dintorni di Honiv }
Umbrella | Merryman
Umbrella era riverso al suolo in preda all’agonia per ferite che lo stavano straziando solo nei suoi recettori del dolore. La tortura illusoria di Eleodora era particolarmente atroce perché impediva al cervello di rifugiarsi nell’oblio con una perdita di sensi per lo shock: le vittime erano mantenute coscienti fino al collasso del sistema nervoso. Seppur sofferente Marck riuscì a reagire, scommettendo la sua sopravvivenza sull’uccisione di un rapace apparentemente ignaro del pandemonio illusorio che stava sorvolando. Con uno schiocco di dita innalzò una colonna fiammeggiante che investì in pieno la civetta, incenerendola all’istante.
Dopo un’ultima fitta acuta di nausea, l’invisibile pressa mentale che stava schiacciando l’intera spedizione si allentò di colpo. La scommessa di Umbrella si era rivelata salvifica, ma - nonostante la dispersione della cappa illusoria - per molti era già troppo tardi. Diversi civili in preda a spasmi involontari avevano già raggiunto la morte cerebrale, altri erano rimasti soffocati dal vomito bloccato in gola. Nel conteggio delle vittime si annoverava anche Merryman, la cui maschera era imbrattata di bile e sangue.
« Ben fatto, ragazzo. »
Il caposquadra appoggiò stancamente la mano sulla spalla del novellino. In seguito ordinò ai suoi uomini d’infilare i cadaveri in appositi sacchi isolanti che avrebbero impedito al Lich di ridestarli. Mancavano poche ore al tramonto e il luogo di rendez-vous era ancora distante, perciò non potevano perdere tempo.
I sopravvissuti ripartirono con lo sguardo perso nel vuoto, muovendosi per inerzia.
Il trauma di quel giorno li avrebbe probabilmente perseguitati per l’eternità.SPOILER (clicca per visualizzare)Azazel & Badger: L’esplosione di spine conta come un medio di natura fisica. Azazel risulta ferito gravemente.
Marcus Smith & skekDor: La diffusione di vapori corrosivi conta come un medio di natura fisica.
Umbrella & Merryman: La fitta di nausea conta come un medio di natura mentale. Merryman è deceduto e viene estromesso dalla quest come indicato nel bando iniziale.
Per eventuali dubbi sapete dove trovarmi, la scadenza è fissata a Lunedì 16 Ottobre.. -
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Alfine l'orda venne sgominata. Uno scontro cruento, il quale provò non solo lo gnomo nel fisico e nell'animo; ma l'intera carovana.
L'aberrazione di carne, non resse la nuova offensiva, ma prima di tornare all'abbraccio della morte, la vera morte, decise di portarsi con se i nemici del suo signore e creatore.
La carcassa vivente esplose, rilasciando una scarica d'artigli contro il gruppo e Badger, si trovava tra questi. La stanchezza dello scontro aveva allentato i suoi sensi e inoltre, aveva dato sfogo a buona parte della magia arcana presente in lui. Motivo per cui non riuscì a controbattere in fretta, ritrovandosi con aculeo che si conficcò nella spalla mentre la recitazione dell'incantesimo era ancora a metà strada dall'essere compiuta. Provò una forte fitta, dovuta alla pelle lacerata e l'oggetto estraneo che penetrava nel suo corpo, evitando per fortuna di colpire qualche punto vitale o un osso. Urlò per il dolore, ma considerando la situazione generale poteva ritenersi ampliamene fortunato. Tra civili e guerrieri, quasi una ventina di perdite e considerando i feriti e il viaggio da compiere, probabilmente il numero sarebbe divenuto maggiore. Sperava almeno che tra tutte quelle persone, vi fosse un curatore capace d'alleviare le sofferenze e tentare di salvare la maggior parte di loro.
Persino il capo dei barbari non ne uscì bene dallo scontro. Lanciatosi in prima linea, Badger notò il suo corpo afflitto dal dispendio d'energie e le ferite inferte dall'ultimo subdolo attacco... però era vivo e questo lo fece sentire meglio. In qualche maniera, provava un'insolita simpatia per quell'insolito guerriero circondato da bruti.
Partecipò al breve rito funebre in memoria dei caduti. Non era mai stato un tipo strettamente legato alla fede, nonostante abbia vissuto gran parte della sua vita circondato da Chierici e Paladini; ma trovava oneroso rispettarli in quel modo. Non fu facile accendere un fuoco tra i freddi venti del Nord, ma i morti in quelle terre andavano bruciati onde evitare che si destassero dal loro sonno al servizio dei Lich.
Osservando l'orizzonte notò come non mancasse molto al tramonto. Nonostante il dolore per le perdite subite, dovevano riprendersi in fretta e partire poiché ancora non erano al sicuro.
Lo gnomo lo sapeva.
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Quando si trattava di dover portare a termine un obbiettivo Umbrella spesso risultava essere un abile calcolatore, quasi freddo e particolarmente minuzioso sotto certi aspetti, ma era impossibile prevedere ogni singolo avvenimento del proprio imminente futuro. L’imperfezione era parte dell’uomo e dal momento della nascita fino alla morte, l’uomo o costretto a sopravvivere con questa maledizione, quindi spesso l’unica possibilità di salvezza è che il fato sia benevolo nei loro confronti e che con un po' di volontà di non morire e un po' di fortuna riescano a uscire anche dalle situazioni più improbabile e imprevedibili, e cosi fù per Umbrella.
La scintilla volò rapida in cielo, dritta verso il suo obbiettivo per poi esplodere in un abbraccio incandescente avvolgendo completamente la piccola vittima e bruciandola viva. Distrutto il tramite con cui la creatura riversava su di loro quelle sadiche e atroci illusioni, in pochi secondi il dolore si affievolì lasciando spazio a una forte nausea, forse conseguenza dello sforzo fisico e mentale, o forse il residuo della potente illusione, fatto sta che lo stomaco sembro rivoltarsi e a stento trattenne due forti conati di vomito, che lo costrinsero a girarsi di scatto costrinsero per prima a mettersi seduto, per poi sostare a gattoni mentre una mano posava sulla bocca come a voler aiutarlo a rigurgitare quello schifo di acidi. Passato il dolore, si alzò in piedi afferrando l’ombrello poco distante per poi servirsi di quest’ultimo per rialzarsi utilizzandolo come bastone per poi tirare dei lungi sospiri a pieni polmoni. Un rapido gesto quasi da giocoliere nel quale fece roteare rapido l’ombrello di ferro con la mano destra per poi concludere l’azione riponendo l’arma nel morbido fodero riposto sulla schiena. Dopo aver provato una sensazione terribile come quella, e aver compreso che finalmente era finita, rimase una decina di secondi a osservare il nulla fra le bianche nuvole che lo sovrastavano, godendosi quel momento e rimanendo cosi ad assaporare la pungente brezza e il freddo della neve chiudendo gli occhi.
Guardò in primis se stesso, accertandosi che per quanto potesse essere certo che fosse tutto un’illusione, non avesse riportato veramente gravi ferite nonostante non sentiva dolore in quel momento, e ne approfittò per scrollarsi via un po' di neve dalla divisa e a col tempo tastarsi per accertarsi che non ci fossero ferite o ossa rotte. Poi volse lo sguardo al resto del gruppo: molti civili non erano riusciti a sopportare una tale oppressione mentale e son finiti per rimanere uccisi dalla loro stessa mente. Il cuore gli piangeva difronte a quelle morti innocenti mentre la mente gli portava alla memoria il suo passato e la sua città, assediata e intrappolata dalle fiamme da esseri ignobili che fecero stragi andando di casa in casa a sterminare famiglie lasciandosi solo una scia di morte alle loro spalle. Nonostante quella tristezza che trasmetteva quell’accaduto, fuori cercò di rimanere più impassibile possibile, anche se mentre guardava quei cadaveri gli occhi lo tradivano rivelando una certa nota di tristezza e compassione per quelle vittime di una guerra ancora nemmeno iniziata.
« Ben fatto, ragazzo. »
Le parole del caposquadra lo rincuorarono, e lui ricambiò a quel gesto con un rapido sguardo verso di lui e poche semplici parole
“ Grazie capitano. Ora pensiamo a portare in salvo tutti i sopravvissuti, prima che quell'immonda creatura ritorni. “
Il gruppo rapido si rimise in marcia, accusando ancora le ferite subite, ma cercando di mantenere un ritmo costante, spronati anche dalla voglia di non dover riaffrontare una seconda volta una situazione come quella. I cittadini di quelle terre e Umbrella non avrebbero sicuramente dimenticato facilmente quel giorno in cui avevano visto la morte in faccia.. -
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{ Presidio Nord, Etlerth }
Tutti
Il sole era ormai prossimo al tramonto. Nel gelo della notte nuovi orrori sarebbero emersi dalla penombra per infestare la tundra. I Re Lich avrebbero sicuramente approfittato delle tenebre per sterminare le spedizioni che avevano osato invadere i loro territori. I picchi del Koldran si stagliavano in lontananza come un miraggio di salvezza irraggiungibile. Valiinorê distava ancora troppe miglia dal punto di ritrovo designato e una crescente inquietudine stava angosciando chiunque conoscesse a grandi linee la geografia nordica.
Giunti da tre direzioni differenti, i gruppi si radunarono nei pressi di una modesta collinetta innevata. I cavalli grigi degli Uthgardt procedevano a rilento, sfiancati dalla traversata e dalla battaglia. Le motoslitte si accostarono in maniera vagamente incerta, come se i piloti faticassero a concentrarsi sulle manovre di posteggio. Perfino i massicci Rhinox che trainavano il carro parevano turbati e sfibrati dagli avvenimenti di quella giornata. Ovunque si volgesse lo sguardo si potevano scorgere feriti straziati dal dolore, civili traumatizzati e con gli occhi spenti, oppure ancora vedove e orfani devastati dal pianto. Di fronte a tanta miseria era inevitabile chiedersi se quell’evacuazione di massa fosse stata realmente necessaria.
Di colpo un tremito percorse l’area di rendez-vous. Proveniva dal cumulo di neve utilizzato come punto di riferimento nel mezzo della piana ghiacciata. Il rumore si fece più intenso, rombando meccanicamente mentre sotto il rilievo qualcosa si stava attivando. Delle luci filtrarono dal manto nevoso mentre la mole metallica lì celata si scuoteva di dosso la copertura. Quando il nevischio sollevato dagli scossoni tornò a posarsi, tutti i presenti poterono ammirare l’arca d’acciaio che li avrebbe condotti in salvo.
I capigruppo furono gli unici a non stupirsi, essendo tra i pochi a conoscenza dell’ubicazione del gigantesco veicolo cargo – un’informazione che necessitava il massimo riserbo per non compromettere la sicurezza dell’area di estrazione.
Dopo che il portellone fu abbassato, i civili - nonostante l’iniziale timore per quella tecnologia a cui non erano avvezzi - salirono a bordo ordinatamente, prendendo posto ai piani superiori su indicazione degli operatori del mezzo. Mentre per gli osservatori più attenti non sarebbe stato arduo ipotizzare chi avesse potuto fornire un cargo tanto sofisticato al fronte di Valiinorê, la maggior parte dei popolani si limitò ad apprezzarlo come un miracoloso riparo dalle intemperie.
Dopo i rifugiati furono condotte all’interno le cavalcature e le motoslitte, stipate al livello inferiore. Quando infine fu il turno dei combattenti che - come ultima mansione - avevano presidiato l’imbarco, le ultime luci del crepuscolo stavano valicando a stento la linea dell’orizzonte.
« Il primo brindisi allo “Shivering Skeleton” lo offrirò io, signor Badger. »
Il Re Leone riuscì a stemperare la tensione nonostante le ferite lancinanti
che aveva riportato nella foresta di Halbem Weg.
« E al secondo giro ci penso io! Adesso però muoviamo il culo. »
Il misterioso caposquadra in groppa al suo cinghiale rincarò la dose e la bestia
rivolse ad Umbrella un grugnito amichevole mentre trottava verso il portellone.
« Non mi lasciate alternative dunque, il terzo sarà… »
Il malridotto Revair abbozzò un’ulteriore promessa, ma fu interrotto dalla spossatezza accumulata. Incespicò sulla neve e finì a terra, trovandosi praticamente ai piedi di skekDor. Per quanto fosse in grado di risollevarsi faticosamente, forse una mano amica sarebbe stata apprezzata.
Terminato l’imbarco, il mezzo cingolato si sarebbe messo in viaggio. Protetti dalle pareti blindate e rifocillati da razioni di cibo, gli occupanti avrebbero terminato l’esodo giungendo a Valiinorê nel cuore della notte. Il fronte di liberazione aveva combattuto e respinto le primizie degli arsenali dei Re Lich, sottraendo innumerevoli anime innocenti al dominio dei non-morti. Pur con molti sacrifici, la battaglia era stata vinta… ma la guerra non era ancora finita. Un quartetto di orbite vuote fissava il baluardo della speranza del Nord, gelando il sangue nelle vene di chiunque indugiasse nel pensiero più terrificante in assoluto.
Prima o poi i quattro signori della Morte si sarebbero
presentati di persona per reclamare le vite loro spettanti.SPOILER (clicca per visualizzare)Turno conclusivo, l’ultima scadenza è fissata a Lunedì 23 Ottobre..