Prayer of the Refugee

Algor Mortis ~ Fase II

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    Molti dei presenti sembravano come smossi dalle parole usate da Badger, il quale si sentì soddisfatto nel notare un simile atteggiamento.
    Era quello di cui aveva bisogno, che la popolazione stessa si fosse impegnata per capire le motivazioni del gruppo, incoraggiando i propri vicini a muoversi. Sapeva di doverli colpire nei punti più deboli, alimentando paure sopite ma presenti. Buona parte della popolazione aveva una famiglia da proteggere; mogli e bambini che restando lì, si sarebbero trasformati in pedine di un esercito di morti viventi. Con le parole dette precedentemente, era sicuro d'essere riuscito a toccare un tasto del genere.
    Persino il fabbro sembrava in procinto di tentennare, disposto a seguirlo.
    Decise quindi di avvicinarsi alla bottega dell'uomo, concedendo qualche sguardo alla merce esposta.


    «Un lavoro davvero lodevole. Un mastro come lei, come ho già detto, sarà sicuramente ben accolto a Valiinorê. C'è un forte bisogno di persone abili nel plasmare il metallo con la forgia. Con il suo aiuto salveremo molte vite.»

    Sperava di riuscire a convincerlo con l'ultima stoccata, elogiando le abilità del fabbro e donandogli l'occasione di forgiare armi per i guerrieri pronti a combattere i sovrani non-morti.
    Stava andando tutto bene, fino a quando il folle ciarlatano non riprese parola. Sapeva che la collaborazione -per lo meno iniziale- con un'associazione famosa per il commercio di anime, avrebbe prima o poi mostrato i suoi risvolti negativi. Quello era uno di quei momenti, unito dalle incomprensioni del suo collega con una guardia, gli stavano dando una bella gatta da pelare.
    Non poteva certo negare una simile cooperazione, avrebbe rischiato di compromettere l'operazione, ma non tutto era perduto.

    «Se così dici, sarebbe più facile lanciare qualche stregoneria per controllare la tua mente, evitando di farti dire simili cose. Eppure nessuno lo farà; è giusto che tu dica ciò che pensi, per quanto sia sbagliato e potenzialmente pericoloso. Non so come funzionano certi commerci di anime, neanche mi interessa saperlo, ma nessun'anima sarà toccata. E' una cosa che personalmente non condivido e non mi troverei qui, se il mio compito preveda di mandare degli innocenti al patibolo. Penso che il mio collega abbia già dimostrato come non abbia alcuna intenzione cattiva.»

    Sembrava una persona priva di speranza. Non credeva che sarebbe riuscito a salvarlo, ma sperava almeno che nessuno gli desse retta. Era un evidente ciarlatano, un istigatore della massa.
     
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    Pretender

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    { Etlerth, Burwark }
    Azazel | Badger

    Il fabbro smise d’impuntarsi e si liberò dalle catene, ma nel frattempo la situazione dall’altro lato della piazza si era fatta tesa. Un giovinetto ben poco addestrato stava sfoggiando tutta la sua inesperienza nel gestire situazioni inattese, brandendo il suo punteruolo al cospetto di un demone. Fortuna volle che quest’ultimo mantenne la calma, parlamentò e addirittura si offrì di consegnare le armi. Ciò gli permise di guadagnare tempo fino all’arrivo di un superiore del ragazzetto: si trattava di una donna nerboruta in armatura, la cui spada restò fissata alla cintola.

    « Ci sono problemi, Finn? »

    « Eh…? Ecco io, cioè lo straniero, è un demone! »

    La donna non si scompose e, dopo aver squadrato in fretta Azazel, tornò a rivolgersi con tono perentorio allo sbarbatello in preda al panico.

    « Torna in caserma, qui me la sbrigo io. »

    « Signorsì, capitano! »

    Il giovane alzò i tacchi e se la svignò in fretta, lasciando la situazione in mano a qualcuno con molta più esperienza di lui.

    « Mi scuso per il comportamento del nostro cadetto. Potete continuare le vostre mansioni, mi occupo io del vecchio Sigurd. »

    Il capitano delle guardie cittadine ristabilì l’ordine in piazza allontanando con fermezza lo stramboide, le cui istigazioni non avevano attecchito grazie alla capacità oratoria di Badger. Mentre veniva trascinato via, il folle strillò le sue ultime illazioni verso i forestieri.

    « Non ce la farete, io ho appreso la Verità! T’imploro mio Re, scatena la tua ira e schiaccia la loro superbia! »

    Quell’ultima invocazione non parve l’ennesima stramberia,
    bensì risuonò come un’inquietante condanna che vi fece rabbrividire.

    A parte ciò, i preparativi proseguirono senza ulteriori intoppi e nel giro di un’ora quasi tutti gli abitanti di Burwark furono pronti a partire. Illuminati dal pallido sole nordico - che si trovava già nella metà discendente della sua parabola celeste - gli Uthgardt si disposero in formazione per proteggere la lunga carovana degli esuli. Per ultimo giunse Revair in groppa al suo destriero, reduce da trattative conclusesi nel migliore dei modi – per quanto insolito potesse sembrare un accordo tra un capoclan barbaro e un rappresentante dell’Enclave di Najaza. Comunque fosse andata la faccenda, l’arrivo del caposquadra sancì l’inizio dell’esodo.

    Lasciandosi alle spalle la cittadina ormai quasi deserta, la colonna proseguì attraverso la tundra, diretta verso il punto di ritrovo con le altre squadre. Quando il vento gelido portò con sé il fetore di sangue e corpi decomposti, i cavalli si fecero inquieti. Un’aura nefasta investì i presenti, raggelando le ossa fin nel midollo. Le ultime parole del folle Sigurd riecheggiarono nella memoria come una promessa di morte: l’unico Re di quelle terre avrebbe punito la vostra tracotanza sguinzagliando le peggiori abiezioni del suo arsenale. Gli abomini comparvero a decine, guidati da un colosso di carne, speroni e tentacoli tenuto insieme da suture suppurate e catenacci. La sua stazza pachidermica lo rendeva visibile a tutti i civili, che rimasero atterriti di fronte al prodotto delle più oscure arti necromantiche. Mentre i barbari impugnavano le armi e si preparavano alla carica contro quella schiera ripugnante che li stava circondando, l’agglomerato convulso di muscoli emise un ululato isterico, sollevando un macigno di parecchi quintali e scagliandolo con forza inaudita verso di voi. L’impatto con quel masso sarebbe stato sufficiente a maciullare i cavalli e i fantini sulla sua traiettoria.



    { Etlerth, Halbem Weg }
    Marcus Smith | skekDor

    Con la stessa disinvoltura di un incantatore di serpenti, lo Skeksis attirò gli abitanti fuori dalle rispettive baite. L’irradiamento della sua aura fu sufficiente per annullare qualsiasi diffidenza e perfino i volontari di Valiinorê si radunarono intorno a lui, come falene intorno al fuoco. Il successivo discorso alla folla fu intriso di potere ammaliante, che stregò letteralmente le semplici menti dei popolani. Al termine dell’orazione tutti i villici erano stati persuasi dalla sublime franchezza di quell’essere bizzarro. Dopo un breve brusio di approvazione, la calca si disperse per tornare alle proprie case e fare i bagagli. L’espressione turbata degli altri componenti della squadra - che fino a pochi minuti prima avevano implorato i conterranei con scarsi risultati - fu eloquente per sottolineare l’ammirazione mista a inquietudine che skekDor aveva attirato su di sé con quell’exploit.

    Dopo mezz’ora tutti i preparativi furono ultimati: i locali avevano sellato una sparuta mandria di cavalli e avevano svuotato le dispense, facendo incetta di viveri. Chiusero meticolosamente le rispettive case, lasciandosi lambire dalla malinconia per un istante, per poi avviarsi verso la colonna in partenza da Halbem Weg. Una volta sganciati i freni dalle ruote del carro e spronati i Rhinox, nel primo pomeriggio l’esodo ebbe ufficialmente inizio. Taglialegna e cacciatori procedevano con le loro famiglie - omaggiando in silenzio la selva che li aveva visti crescere - mentre il gelo del sottobosco s’insinuava in ogni interstizio. Ogni suono della foresta pareva attutito, come se una coltre d’oblio fosse calata sul mondo. La coppia di Rhinox che guidava la schiera cominciò a muggire sommessamente, avanzando malvolentieri tra le conifere. L’istinto sussurrava loro che qualcosa si stava annidando nella penombra. Qualcosa di tanto abietto da inquietare dei rinocebuoi di parecchi quintali.

    Bastò un battito di ciglia per sprofondare all’inferno, quando per primi giunsero dei suoni vischiosi dalle fronde. Seguì immediatamente un olezzo nauseabondo, come di cadaveri putrefatti nel catrame. La sola vicinanza di quella cosa fece accapponare la pelle di tutti i presenti. Quando riusciste a scorgerne le fattezze era già troppo tardi per fuggire. La massa informe e viscosa anticipò qualsiasi reazione, esalando una fitta nube grigiastra che avvizzì ogni traccia di vita al suo passaggio. I civili erano naturalmente inermi al cospetto di quell’abominio. Spettava agli eroi di Valiinorê dissipare quella nebbia mortifera, prima che l’intera spedizione fosse inghiottita e consumata da quell’incubo.



    { Etlerth, Honiv }
    Umbrella | Merryman

    Mostrando un discreto sprezzo del pericolo, Umbrella corse verso la riva e saltò dal pontile senza esitazione. Ad accoglierlo ci sarebbe stato un bagno gelido, ma l’intervento del suo potere arcano gli permise di raffreddare una striscia d’acqua fin sotto il punto di congelamento, ottenendo così una piattaforma agibile. Tuttavia quello strato di ghiaccio non avrebbe retto a lungo, perciò era cruciale affrettarsi a mettere in salvo i superstiti. Mentre il soccorritore correva a tentoni sulla patina scivolosa, l’anziano e il ragazzino ubbidirono alle indicazioni, gettandosi fuoribordo e cascando sgraziatamente sul ghiaccio. Col sostegno di Umbrella si diressero verso la banchina, ma giunti a metà strada la corrente del lago scosse la pedana congelata, facendo perdere l’equilibrio al fanciullo. Questi cadde in acqua e lo sbalzo di temperatura estremo gli mozzò il fiato.

    Fu allora che una sagoma scura si tuffò di testa nel lago, dirigendosi in apnea fino al giovane che rischiava l’annegamento. Si trattava di uno degli agenti della squadra, che riuscì a trascinarlo a riva in tempo utile. Grazie al suo equipaggiamento impermeabile e isolato termicamente, l'ignoto figuro non aveva risentito della bassa temperatura.

    Mentre i due reduci del naufragio si rifocillavano con delle coperte e della zuppa calda, gli abitanti di Honiv acclamarono gli eroi e si mostrarono bendisposti a seguire le indicazioni per l’evacuazione. Il caposquadra non indugiò molto in lodi sperticate, concentrandosi piuttosto sul tragitto di ritorno.

    Non era passato molto tempo dalla partenza quando cominciarono le anomalie. Una sensazione ripugnante si diffuse nell’aria, come se l’ossigeno si fosse tramutato in piombo. Era difficile respirare, o addirittura ricordarsi come si respirava, perché qualcosa di turpe stava appestando l’atmosfera. Il mondo perse i suoi colori, riducendosi ad una pellicola sfocata e in negativo. I suoni roboanti delle motoslitte degradarono in echi lontani e distorti. In quella realtà inversa perfino i pensieri si smarrivano nell’oblio, lasciando spazio ad una sola consapevolezza: non avevate scampo.

    Avventurarsi in quella spedizione era stato un suicidio. La collera di entità fuori dalla vostra portata vi avrebbe polverizzato e di voi non sarebbe rimasto nemmeno il ricordo. Eravate insetti insignificanti, illusi di poter fare la differenza e di sopravvivere per raccontarlo. Non ci sarebbe stato un domani, perché l’incubo vi sbarrava la strada e sapevate di non poterlo contrastare. La sua oppressione era tale da frantumare ogni spirito combattivo, faceva riaffiorare i traumi dal subconscio e paralizzava il raziocinio. Come vittime inermi di un potere sovrannaturale, non vi restava che arrendervi e farvi annientare.


    Azazel & Badger: Il masso in rotta di collisione con voi due conta come un’offensiva fisica di potenza critica, potete smezzarvi le difese come meglio credete. Il nemico più grosso che ve l’ha scagliato si trova a una quindicina di metri da voi e dai vostri cavalli.

    Marcus Smith & skekDor: Il miasma avvizzente conta come un’offensiva energetica di potenza critica, potete disperderlo in parte o completamente con difese opportune. Lo slime nero che l’ha emanato è appollaiato su un albero a cinque metri d’altezza dal suolo.

    Umbrella & Merryman: Venite investiti da una malia mentale di potenza critica che rievoca traumi e fa scemare l’istinto di sopravvivenza. La fonte dell’oppressione mentale si trova a una decina di metri dai destrieri che state cavalcando.

    Per eventuali dubbi sapete dove trovarmi, visto che ci sono le vacanze di mezzo la scadenza è fissata a Lunedì 11 Settembre.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    ~skekDor "il mezzo-Mistico"~

    2euoc53


    skekDor mirò in silenzio la calca che si disperdeva verso le proprie case a fare i bagagli e salutare i focolari ancora caldi. Poi, con tutta la lentezza possibile, spostò lo sguardo ai guerrieri che fino a quel momento non l'avevano degnato della sufficiente attenzione.
    Le mani cinte a fatica dietro la schiena e il becco sollevato quanto bastava per ostentare superiorità, osservava con distacco i volti degli astanti in cerca di un baluginio diverso nei loro occhi. Ora sapevano di cosa era capace e, con suo sommo orgoglio, sapeva di aver mostrato finora solo le briciole delle reali capacità di un dio.

    Ci volle mezz'ora perché la carovana fosse di nuovo pronta a partire. Un lasso di tempo che skekDor spese a rimirare apparentemente la linea dell'orizzonte, senza muoversi di un solo centimetro. Come una grottesca statua di cera, il mezzo-Mistico si ergeva su un lato del carro, non degnando alcun mortale della sua attenzione. Rifletteva sul da farsi, e su ciò che gli avrebbe riservato il futuro.
    Gli esseri inferiori s'interrogavano spesso su ciò che li avrebbe attesi nel domani. Speravano magari di poter disporre del potere di far chiarezza riguardo alle loro esistenze. skekDor, al contrario, pur avendo questa possibilità, se ne privava più che volentieri. Perché conoscere il futuro significava piombare nell'apatia, cedere alla noia e abbandonarsi a un'esistenza piatta, priva di sorprese.

    Non appena i rhynox si rimisero in marcia, però, mutò giudizio. Batté le palpebre un paio di volte e, muovendo il capo a destra e a manca, individuò e si fece vicino al Re leone.
    Il sorrisetto che gli corrugava il viso la diceva lunga sul suo umore. S'aspettava qualche commento di sorta dall'umano, o magari una reazione involontaria del suo corpo. Del resto, non capitava tutti i giorni d'assistere ai prodigi di una divinità.
    "Ah, com'è piacevole viaggiare quando c'è ancora luce, nevvero?" Cominciò, scrutandosi i lunghi artigli di una zampa come se fossero molto interessanti.
    "Sarebbe stato un guaio se quei villici avessero costretto la carovana a ripartire al tenue chiarore lunare... Già, già, ma per fortuna si sono convinti in fretta a seguirci..."
    Non si faceva problemi a vantare del proprio operato, e in quelle poche parole che aveva detto dopo il tacito silenzio di mezz'ora esprimeva tutta la volontà di venir lodato.

    Il destino, però, aveva in mente altri piani. skekDor aveva smesso di sondare il territorio già da un po', così ebbro di sé da non considerare più eventuali minacce insite nel territorio. Così, quando gli animali per primi si resero conto che qualcosa non andava, lui venne colto in fallo dal precipitarsi degli eventi.
    In breve, un miasma tossico ricoprì la zona circostante. Il tanfo di morte era tanto forte da disturbare persino le narici di skekDor, il quale abitualmente non profumava certo come un cesto di rose.
    Ciò nonostante, bisognava porvi rimedio.
    Inizialmente, skekDor considerò la possibilità di difendere solo se stesso, risparmiando così le energie per lo scontro imminente. Subito dopo, tuttavia, si rese conto che a poco sarebbe servito: bisognava annientare l'intero miasma per esser sicuri di non subirne gli effetti.
    La coltre permeava l'aria ormai da qualche secondo, e a breve skekDor stesso ne avrebbe patito gli effetti.
    Schioccando con estrema frustrazione la lingua sul palato, il mezzo-Mistico cominciò ad agitare le mani per evocare difese adatte allo scopo. Mai fino a quel momento gli era capitato di dover consumare così tante anime tutte in una volta!
    L'area interessata dal veleno era estremamente vasta, e così in breve, umani, cervi, rhynox e altre creature note agli endlossiani cominciarono a fuoriuscire dalle sue membra, sottoforma di animelle verdi brillanti. E lì dove esse incontravano il veleno, lo annichilivano al prezzo del loro annientamento.
    La danza di skekDor si protrasse per quasi un minuto, prima che l'intera area oggetto dell'incanto venisse epurata dal miasma.
    Al termine, tutto ciò che rimaneva nell'aria erano tenui granelli smeraldini, appartenuti un tempo a essenze ormai distrutte per sempre.
    Pur non risentendo della fatica come i comuni mortali, skekDor aveva ricevuto un duro colpo. Sentiva che le sue energie erano prossime a esaurirsi, e dannò se stesso per non aver fatto incetta di essenze fresche durante il tragitto. Un altro di energia, in quel frangente, gli sarebbe stata estremamente comoda.

    Comunque, col dissiparsi della nebbia venefica, il misterioso intruso comparve alla vista di tutti: "Lassù!" Sbraitò quasi lo Skeksis, incollerito per l'immane spreco appena compiuto.
    La creatura sembrava appartenere alla cerchia dei non-morti, almeno all'apparenza. Per esserne certo, lo Skeksis avrebbe dovuto provare a individuarne l'anima, ma a quel punto le forze gli servivano tutte.

    Fissò arciglio Marcus Smith, e prima di fare la sua mossa si concesse qualche secondo per dirgli: "Fatti indietro, o, se proprio ci tieni a partecipare, almeno cerca di non essermi d'intralcio!"
    Subito dopo, un globo purpureo si originò nel palmo aperto della divinità. skekDor mosse il gonfio addome nella maniera più sinuosa che gli consentiva la sciatica, bofonchiando al contempo parole in un linguaggio sconosciuto ai più.
    Il globo crebbe ancora e iniziò a crepitare, tramutandosi all'effettivo in una palla di fuoco violacea.
    Dimentico della zona boschiva circostante, skekDor scagliò con vigore l'incanto verso l'essere sconosciuto, fra gli alberi.
    La palla di fuoco assunse in breve tempo le dimensioni di una sfera dal diametro di quattro metri, e distrusse tutto ciò che le si parò di fronte lungo il tragitto.
    skekDor attese i risultati della sua offensiva, mentre una gelida goccia di sudore gli scendeva giù dalla tempia. Brutto affare, davvero un brutto affare.
    Che figura c'avrebbe fatto, se fosse stramazzato subito al suolo?

    Salute: 100%
    Energia: 30%
    Classe: PRIMARIE: Elementalista - Avatar - Trickster

    Armamentario:

    - Frammento del Grande Cristallo:
    Si tratta di una minuta porzione, della grandezza d’una mela, del Grande Cristallo originale. Il colore ricorda quello dell’ametista, anche se le tonalità variano considerevolmente a seconda dell’ora del giorno e dello stato mentale di skekDor. Normalmente si trova all’interno del corpo dello Skeksis, il quale lo vomita fuori solo nel caso in cui dovesse bagnarsi nei suoi raggi curativi. E’ un oggetto che può venire utilizzato solo dalle divinità: nelle mani di un qualunque mortale apparirebbe come una semplice pietra preziosa.
    La scheggia del Grande Cristallo erige inoltre naturalmente un velo invisibile tutto attorno al corpo dello Skeksis, la cui robustezza è equiparabile a quella di una corazza pesante. Ogni colpo portato a questa protezione evanescente produce sprazzi d’energia violacea. Qualora la barriera dovesse cedere, le zone di frattura diverranno visibili a occhio nudo e, fino a completa rigenerazione del potere, non sarà possibile innalzarne un’altra

    - Caesti eterei:
    Qualora la situazione lo richieda, skekDor attinge al potere del Grande Cristallo per ricoprire mani e avambracci di vispe zaffate di mana fluorescenti nel verde, che ricordano nella forma dei guanti da combattimento avvolti dalle fiamme. Queste insolite armi hanno la resistenza dell'acciaio e, a ogni colpo portato, lasciano dietro di loro una scia eterea che scompare dopo pochi secondi (La scia è scenica e non ha consistenza). La gittata dei colpi è di circa un metro da ciascun avambraccio di skekDor

    - Specchio della vicinanza:
    Questo piccolo e finemente decorato oggetto delle dimensioni di una palla da tennis sembrerebbe solo un comune specchietto da trucco rinascimentale a un occhio inesperto. In realtà, focalizzando l'attenzione su una creatura in particolare, sarà possibile vederne l'immagine riflessa e comunicare con essa in tempo reale, ovunque si trovi su Endlos. Lo specchio consente un dialogo basato sia sulle parole che sui pensieri, purché entrambe le parti acconsentano a creare il tramite che rende possibile l'incanto

    Passive:

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

    - Signore del Cristallo:
    Il frammento del Grande Cristallo consente allo Skeksis di accedere a una fonte pressoché inesauribile di potere e di evocare i suoi incanti in maniera istantanea.. Inoltre, skekDor ha la capacità di accorgersi di essere oggetto di eventuali intrusioni mentali. Infine, la barriera naturalmente prodotta dalla gemma difende il suo padrone anche dalle emozioni indotte dagli avversari più meschini [Abilità Passiva - Aumento della riserva di mana del 10% + Instant Casting + Mindfuck-Alert + Difesa dalle malie]

    - Potere Passivo di Classe Elementalista:
    L'acqua non intacca il corpo di skekDor in alcun modo. Il mezzo-Mistico potrebbe ad esempio rimanere in un torrente per giorni interi senza risentire di alcuna conseguenza relativa al lungo periodo di tempo trascorso in ammollo. Inoltre, (non respirando affatto già di suo) può restare in apnea quanto desidera [Abilità Passiva – Immunità scenica all'acqua]

    Tecniche utilizzate:

    - Manto dello sciamano:
    Pur di proteggersi dai colpi, skekDor è disposto a tutto. Anche a sacrificare l’energia accumulata dall’assorbimento dell’anima degli esseri di cui si nutre. In tal caso, si genererà un’animella di colore verde brillante tanto grande da difenderlo dall’offensiva avversaria [Abilità Attiva – Difesa da Attacchi Fisici ed Energetici; Consumo: Variabile (In questo caso Critico)]

    - Sfera infuocata:
    skekDor condensa le proprie energie in un globo di fuoco viola brillante che si origina di fronte a sé, sparandola poi in direzione dell'avversario. Il diametro del globo è dipendente dal consumo e va, in condizioni normali, da un minimo di 2 metri (Consumo Basso) a un massimo di 8 (Consumo Critico). Il colpo, in ogni caso, si annichilisce dopo aver raggiunto la distanza massima di 15 metri dal punto d'origine. [Abilità Attiva – Attacco Magico; Consumo: Variabile (In questo caso Medio)]




    Edited by Nightrun - 29/8/2017, 17:04
     
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    “ La gente crede che il male sia una forza sovrannaturale e invisibile, e invoca la protezione degli Dei.
    Ma il male può venire dalla mano che agisce in nome degli Dei: una mano infima, crudele e senza scrupoli.
    È in quel momento che l’uomo soccombe contro l’immortale. “


    Il ponte di ghiaccio riuscì a reggere tanto quanto bastava per mettere in salvo i marinai e farli raggiungere la riva, e questo gli bastò. Aveva portato a termine la sua piccola missione salvando quelle due vite, ora gli bastava riuscire a tornare pure lui in salvo così da poter portare a termine il suo incarico, ma il tempo era il più crudele dei tiranni e come il ghiaccio iniziò ad avere i primi cedimenti, le onde del fiume fecero perdere l’equilibro al giovane facendolo cadere nelle gelide acque di quelle terre. Un freddo crudele e pungente lo avvolse. Le sue forze sembravano come risucchiate e prosciugate da quell’ abbraccio gelido come la morte e a stento riuscì a restare a galla.
    Forse si era sopravvalutato, forse aveva fatto male i suoi calcoli e nonostante ciò che ostentamente continuava a ripetersi, lui non poteva superare i suoi limiti, forse avrebbe fatto meglio a lasciar perdere e ignorare quella richiesta di aiuto, Forse… Tentò di nuotare ma il freddo lo faceva sentire troppo debole, ma non poteva arrendersi, doveva continuare a combattere se voleva veramente riuscire a superare i suoi limiti, a vincere le sue paure e affrontare ogni ostacolo che gli si presentava davanti. Strinse i denti, ma mentre la mente cercava di ribellarsi, il corpo sembrava non rispondergli; troppo indebolito da quelle acque gelide per ubbidire agli inconsci comandi della sua mente. Che fosse quella la sua fine? Che queste terre sarebbero diventate la sua tomba?...
    Una possente mano lo prese per un braccio, avvolgendolo intorno al suo collo e trascinandolo a riva. Come i piedi toccarono la terra ferma le forze sembrarono tornargli, anche se in minima parte, ma tanto gli bastarono per ringraziare il suo salvatore e approfittarne per sedersi un attimo, accettando più che volentieri una coperta e un pasto caldo. Mentre recuperava le forze, notò la folla che nel mentre si era prodigata a raggiungere la riva per ammirare le sue prodezze da Eroe, e visto il suo sprezzo per il pericolo nei confronti della gente di quelle terre da parte sua e di tutto il resto della squadra accettarono volentieri di seguirli e abbondonare i loro alloggiamenti.
    Recuperate le forze e raggruppata la popolazione, finalmente erano pronti a ripartire per Vallinorê.
    Lui e il suo cavallo sfrecciavano rapidi antecedenti alle possenti slitte a motore quando improvvisamente l’incubo ebbe inizio: La fredda aria di quelle terre si fece in un attimo pesante, corposa, difficile persino da respirare lasciando a ogni respiro un retrogusto tedioso che rendeva faticosa ogni azione. Involontariamente il respiro di Umbrella si fece più lento e più lungo mentre il possente destriero continuava imperterrito la sua corsa mentre intorno a lui il mondo sembrava cambiare; un tono grigio e inesorabile come una tempesta di sabbia avvolse tutto ciò che lo circondava in un attimo, e prima ancora di potersene rendere conto, tutto era sprofondato in un oblio grigio e tetro privo di ogni sorta di forma e di colori. Il rumore delle slitte e del deciso soffiare del vento scomparvero rapidamente disperdendosi come suoni lontani, lasciando spazio a un’atmosfera tetra, cupa, spaventosa.
    Quando iniziò a capire la situazione, il panico lo avvolse. Le pupille si dilatarono, il battito accelerò e il respiro divenne sforzatamente lento e lungo. Il trottare del cavallo sotto di lui gli sembrò scomparire mentre la mente più si lasciava coinvolgere in quella situazione e più perdeva il raziocinio, la lucidità
    " Cos… cosa, cos’è?... cosa sta succedendo…
    Cosa mi sta succedendo?... "

    Gli occhi spalancati mentre si guardava il palmo delle mani anch’esse grigie, prive di colore come tutto ciò che ormai lo circondava. Più il terrore cresceva, più il raziocinio lo abbandonava lasciando spazio a una crescente paura; il corpo inizio ad agire per conto proprio, e le mani gelate che stava guardando iniziarono a irrigidire i muscoli delle dita, portandogli cosi a formare dei rigidi artigli che non riuscivano a chiudersi in un pugno dalla forte contrazione dei muscoli. Portò entrambe le mani sul viso in un gesto di disperazione occultandosi cosi la vista per qualche secondo; le unghie graffiavano superficialmente la fronte mentre le dita spingevano involontariamente con forza contro di essa. Con le pupille ancora spaventate e il corpo e la mente in preda al terrore, le mani si staccarono lentamente dal viso e lo sguardo incredulo incominciò a guardarsi intorno nella speranza di trovare qualcosa che lo riconducesse alla realtà, che lo tirasse fuori da quell’incubo fin troppo reale.
    Lui non era così forte come credeva, non era in grado di fronteggiare la morte tornata sulla terra sotto forma di quelle creature immonde. Tutta quella spedizione non era altro che il viaggio verso una morte inevitabile. L’uomo non può in nessun modo fronteggiare la morte, tutto ciò che gli è concesso è Sopravvivere fino a quando Lei non deciderà che è arrivato il momento, e a quel punto il misero umano non può far altro che arrendersi e accettare il suo destino. Loro non avevano fatto altro che andare incontro alla disfatta, con la cecità guidata dalla presunzione dell’uomo di poter sopraffare qualsiasi cosa, perfino la morte, ma l’uomo non capiva che cose come il dono della vita e della morte sono potenze fuori dalla sua comprensione, più profonde di ogni immaginazione e più potenti di qualsiasi magia. Era solamente un suicidio, una pazzia il voler affrontare un esercito venuto dagli inferi…
    " no… NO! Sono arrivati… la morte, è venuta a prenderci… "
    Non avrebbe mai dovuto accettare quell’incarico. Era chiaro che ormai non potevano più scappare," …ormai, non avevamo più scampo. "

    Umbrella Energia: 100%
    Salute: 100%
    Stato fisico: infreddolito, irrigidito dalla paura
    Stato mentale: terrorizzato, rassegnato
    Passive: Instant casting, +10% energia max, raggio visivo e sonoro ampliato
    Equipaggiamento: Ombrello – X768
    Note riassuntive: Dopo la caduta nelle acque gelide, cerca di non affogare per quanto le forze glielo permettano fino a quando non viene salvato e riportato a riva. Raggiunta la terra ferma ringrazia il suo salvatore e cerca di recuperare le forze. Successivamente insieme alla popolazione e al gruppo si rimette in viaggio fino a quando non subisce pienamente la malia critica che lo porta in uno stato mentale poco lucido nel quale rimane quasi paralizzato dalla paura perdendo provvisoriamente la cognizione del luogo e del tempo.
     
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    Provò soddisfazione nel notare come nessuno prestò attenzione a quel becero e pazzo creatore di calunnie. Non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea, ma positivamente quell'uomo non avrebbe trascinato verso un'inevitabile morte, gli abitanti del villaggio. Non si stupì che persino il fabbro, avesse cambiato totalmente posizioni liberandosi da quelle catene autoimposte, mettendosi così in partenza per la città stella del Nord. In un modo o nell'altro, Badger riusciva sempre nelle sue imprese; ne aveva assoluta certezza.
    Persino le parole dell'uomo, abbandonato al destino che si era scelto, risuonarono come una flebile minaccia. Il bardo non temeva i Lich, un veterano quale lui avrebbe affrontato qualsiasi nefanda creatura come si confaceva a un eroe della sua risma.

    Partirono non appena ultimarono tutti i preparativi. Dal piccolo delle sue capacità, per quanto riguarda l'uso della forza bruta, lo gnomo cercò di dare una mano, preoccupandosi per lo più di tenere alto il morale delle persone. Raccontava aneddoti o storie, spesso divertenti e buffe, provando a dare altro a cui pensare. Non abituato a una vita sedentaria, non capiva a pieno il malessere degli abitanti nell'abbandonare il proprio villaggio, ma non per questo avrebbe smesso di compiere la sua vocazione d'intrattenitore.

    Dovevano raggiungere il punto di ritrovo stabilito con le altre due squadre. Anche gli altri erano riusciti a compiere la missione?
    Perché dopotutto lo gnomo credeva d'aver portato a compimento la sua, sbagliandosi in un eccesso di presunzione.
    Era chiaro, quasi scontato che il padrone di quelle terre, non nutrisse alcuna intenzione nel lasciare fuggire i suoi sudditi, le sue materie prime per usare l'amorale paragone con cui sicuramente Nargil, considerava gli abitanti di Burwark.

    Seppur animati da sortilegi di necromanzia, il corpo dei non-morti possedeva quel tanfo di decomposizione, di una pelle marcia e prossima al decadimento. Un tanfo che rivoltava le budella, costringendoti a chiedere uno sforzo al proprio corpo per non vomitare.
    Ovviamente neanche un bel vedere erano.
    Le grottesche figure comparvero come tante pedine sul bianco suolo. Non si trattava di semplici non-morti, non questa volta poiché come aveva scoperto, a Nargil piaceva dare vita a nuove aberrazioni.
    Riuscì facile individuale la bestia a comando di quel macabro esercito. Era il mostro più alto, un innesto di carni vivente. Tra zanne, artigli e tentacoli, era possibile intravedere come tutta quella pelle fosse tenut in piedi da punti di sutura e catene... non intendeva scoprire con quali procedimenti fosse possibile creare una cosa del genere.

    I morti sembravano volerli accerchiare, chiudere ogni possibilità di fuga alla carovana; non potevano permetterlo.

    «Dobbiamo aprirci una via e in fretta. Non possiamo permettere che si avvicinino ai cittadini.»

    Disse rapidamente Badger, cercando in qualche modo d'organizzare una contro offensiva tenendo però al sicuro le carovane. I barbari spesso avevano l'abitudine di caricare qualsiasi cosa a testa bassa, ma visto il loro capo si aspettava un atteggiamento più consono.
    Avrebbe preferito che i nemici dessero loro il tempo di organizzare una strategia, il privilegio di colpire per primi, ma sapeva che non funzionava così.
    Il gigante sollevando un enorme masso, lo lanciò contro la carovana. Divenne una priorità assoluta e senza perdere tempo, agendo istintivamente e in maniera tempestiva, lo gnomo emise un urlo... ma non perché impaurito.
    Nelle mani -o corde vocali- di un bardo esperto, il suono diveniva potere, alterato dalla conoscenza della magia.
    Per tale motivo dal grido di Badger, si generò un globo composto da suono e magia; una sfera in cui era racchiuso tutto il suo grido e che venne scagliata contro il masso prima di poter devastare qualsiasi cosa si trovasse sul suo cammino. Confidava nelle sue capacità e in un pizzico d'aiuto per nullificare la minaccia.

    Non contento, voleva rendere pan per focaccia ai loro nemici. Gesticolando con le mani, componendo formule apparentemente prive di uno schema logico, lo gnomo chiamò aiuto dagli astri.
    Dal cielo, una pioggia di meteore cominciò a cadere verso i suoi nemici, con l'intenzione di fermale la loro avanzata; creare una via di fuga.
    Sperava che Nergil nutrisse un certo affetto per quelle aberrazioni, poiché era suo preciso interesse distruggerle tutte. Ovviamente vide bene d'usare l'incantesimo prima della carica dei barbari, non essendo sua intenzione ferire i propri alleati.



    Riquadro Tecnico. - Badger il Bardo.
    Energia: 60%

    Passive:
    Conoscenze Bardiche. - Passiva di Conoscenza
    Maestro del suono. - Passiva Alterazione Voce.
    Cantastorie. - Anti-Auspex Sparaballe.
    Ego Smisurato. - Auspex Mindfuck-Alert.

    Tecniche Usate:<b>
    1) Globo di Suono. ♪
    Anche il suono può ferire, bisogna solo sapere come usarlo. Elaborata dai bardi più dediti a usare le proprie esibizioni come arte di offesa, nelle forme più dirette e brute il suo focus è apparentemente molto semplice e primitivo, nonostante vi sia il bisogno di forti capacità magiche per piegare il suono al proprio volere.
    Alla vista dei pochi esperti, l'esibizione sarà generata da un urlo lanciato dall'incantatore, il quale grazie all'ausilio delle sue capacità magiche, darà vita a un vero e proprio globo fisico, il quale si scaglierà con forza contro il malcapitato bersaglio. Ovviamente maggiore sarà l'intensità dell'urlo e del potere arcano adoperato e maggiore sarà la forza dell'esibizione.
    [Tecnica Consumo Variabile - Tipologia di Danni: Elementali - A target singolo - Durata: Istantanea]


    2) Canzone del Fuoco Cosmico. ♪
    Prerogativa degli Accordi Subili, ovvero quei bardi i cui studi della magia e della musica, li hanno portati a scoprirne i segreti più reconditi, incarna forse l'apice del potere di un bardo. Tendenzialmente potrebbe essere confusa con incantesimi già esistenti come ad esempio la nota "Palla di Fuoco", ma l'origine di tale incantesimo la rende diversa, forse anche più letale e temibile. Nascendo dalla composizione di un bardo, maggiore sarà la sua abilità e l'energia da lui impiegata e più grande sarà l'effetto dell'incantesimo dal grande impatto scenico. L'esecuzione prevede infatti la caduta dal cielo di una sfera luminescente, simile a una stella cadente la quale impatterà con violenza contro una determinata area, ferendo chiunque si trovi in zona bruciandone le carni.
    [Tecnica Consumo Variabile - Tipologia di Danni: Elementali - Danno ad Area - Durata: Istantanea]


    <b>Note:

    Usa la prima tecnica per difendersi -tentare di demolire- il masso, mentre la seconda per scopo offensivo verso l'abominio. Entrambe di consumo Alto.
     
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    I had to stay the same.


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    Marcus Smith
    Il Re Leone.

    Durante l'evacuazione, il Re Leone si limita a coordinare gli sforzi delle guardie, assicurandosi che tutti i civili si mettano in marcia e che siano ben protetti. Non commenta i metodi arcani del violaceo pollo, ma dedica alle sue magie ben più di uno sguardo, sia sul piano materiale che su quello astrale - come se stesse saggiando la trama del suo incanto persuasivo. Ma ben si guarda dall'interferire in alcuna maniera, o dal fare commenti: non è questo il luogo né la situazione.

    Il suo silenzio procede anche quando il gruppo si mette in marcia, ma è un silenzio di ben altro tipo - il silenzio teso e nervoso di chi si aspetta che la situazione degeneri da un momento all'altro. Il mondo non tarda a dargli ragione: l'attacco della bestia è improvviso e velenoso, e il Re si trova a tossire disgustato dalla nebbia nauseante. Prima che abbia modo di reagire, però, ci pensa SkeKdor ad allontanare il miasma con i suoi incantesimi.

    "Fatti indietro, o, se proprio ci tieni a partecipare, almeno cerca di non essermi d'intralcio!"

    « Chiudi quel cazzo di becco. » sibila amaro, e la cattiveria che rivolge al pollo in quelle poche parole è quasi superiore allo sguardo assatanato che rivolge alla bestia.
    Un battito di mani e catene luminescenti fuoriescono dal terreno, pronte a bloccare il nemico con uncini fatti di Mana. Subito dopo, tre lame di luminose compaiono nell'aere intorno al nemico, schegge di luce pronte ad impalarlo da parte a parte.
    « Correte! »
    Sprona il suo cavallo, frapponendosi tra il mostro e la carovana e incitando guardie e civili a muoversi in fretta.

    CITAZIONE
    Marcus Smith utilizza una tecnica di livello Alto per immobilizzare la creatura, e un'altra di livello sempre Alto per infliggerle danno magico.
     
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    Pretender

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    { Etlerth, Dintorni di Burwark }
    Azazel | Badger

    Revair rimirò la schiera di abomini dalla sella del suo cavallo mentre i suoi uomini aspettavano un segnale. Avrebbero subito delle perdite, era pressoché inevitabile. L’acciaio lavorato dai fabbri incantatori avrebbe consumato la carne morta, ma quest’ultima si sarebbe inevitabilmente portata con sé qualcuno dei vivi. Compagni d’arme e amici fidati, non si sentiva ancora pronto a sacrificare nessuno… e forse mai lo sarebbe stato. Vedendo però la prontezza con cui i suoi avevano impugnato le armi e la fierezza del loro sguardo di fronte a quell’incubo senza fine, fu consapevole del suo dovere di leader nei loro confronti.

    « Uthgardt! »

    Un nome, un grido, un vanto.
    Sguainò la spada verso il cielo per sancire
    la loro inamovibilità di fronte al destino.

    « All’attacco! »

    Un coro guerresco rispose e i cavalli furono spronati. I discendenti di Sleipnir galopparono sulla neve, facendo calare la furia dei barbari sulle immonde aberrazioni di Nargil. Asce e spade tranciarono la carne rancida, abbattendo i redivivi in un tripudio di amputazioni e fiotti di fluidi putridi. I civili non avvezzi alla violenza si costrinsero a non guardare, coprendo gli occhi ai bambini. Qualcuno vomitò per il fetore sollevatosi. Altri imbracciarono vecchi archi per fornire un blando ma simbolico supporto al Clan. Tutt’intorno alla carovana il paesaggio nevoso era ormai mutato nell’inferno di un campo di battaglia.

    Il capoclan notò la roccia scagliata dall’abominio più imponente e valutò le sue opzioni nei pochi istanti di volo che la separavano dalla collisione. Un’onda d’urto sonora generata da Badger lo precedette ma non fu sufficiente a fermare il masso, perciò intervenne personalmente. Si mosse tanto in fretta da sparire alla vista, lasciando vuota la sella del suo stallone. Schizzando come un proiettile vivente intercettò il macigno e attinse al potere del suo totem per frantumarlo, sopravvivendo ad un impatto devastante. Quando riemerse dalla polvere il suo braccio sinistro era mutato in un costrutto argenteo di forma curva, su cui incoccò uno sperone anch’esso generato dall’appendice innaturale. Approfittò del diversivo di Badger - una meteora rovente che aveva investito il colosso - per prendere la mira mentre il nemico si dimenava scompostamente, nel tentativo di estinguere le fiamme.



    Scoccò la freccia argentea, che saettò come un bolide sfondando il muro del suono con un boato. Perforò l’abominio con tanta forza da tranciargli il busto a metà, poi continuò il suo volo supersonico fino a schiantarsi su di una parete rocciosa in lontananza. Nonostante il danno ingente, il nemico riuscì a sollevarsi faticosamente dalla pozza del suo sangue marcio. Gli anatemi imposti sulla sua carne forzarono una ricrescita di tentacoli per sostituire gli arti perduti. Mentre le piaghe delle ustioni suppuravano e l’amalgama di carne si rimescolava per trovare un nuovo equilibrio, delle fauci si aprirono sulla sua pelle e rigettarono un raggio di pura energia sacrilega che sciolse la neve al suo passaggio.



    { Etlerth, Dintorni di Halbem Weg }
    Marcus Smith | skekDor

    L’ingente impiego di risorse da parte di skekDor riuscì a dissipare l’esalazione tossica, salvando i presenti da un’orribile morte per avvizzimento. Il successivo globo fiammeggiante inviato contro il blob nerastro incenerì la vegetazione al suo passaggio, scavando una galleria ascendente fino alle fronde e illuminando il sottobosco col suggestivo ardore della magia. La creatura non parve afflitta dalle bruciature, che si riassorbirono nell’amalgama vischiosa che la componeva. Prima che potesse ripartire all’attacco fu tuttavia immobilizzata dalle catene luminose evocate da Marcus Smith, raggiunte immediatamente dopo da spade di luce che trapassarono la massa scura. A giudicare dai versi contrariati dell’abominio, stavolta doveva aver accusato danni degni di nota.



    Mentre i popolani terrorizzati si allontanavano dal luogo dello scontro risalendo il sentiero che li avrebbe condotti fuori dalla foresta, la creatura sfruttò la sua natura semifluida per divincolarsi dalle catene e accumulare sufficiente massa per aggredirvi nuovamente. Immerse le sue appendici vischiose nel terreno, facendo quindi emergere sotto di voi delle stalagmiti nere per infilzarvi.



    { Etlerth, Dintorni di Honiv }
    Umbrella | Merryman

    Completamente in balia del terrore distillato dall’abominio, l’intera squadra deragliò dal percorso prestabilito, fermandosi nel mezzo del nulla per fronteggiare un nemico intangibile. A niente valsero gli spari con cui gli agenti crivellarono la creatura deforme, dato che i proiettili parevano attraversarla senza impensierirla minimamente.

    La svolta giunse quando il caposquadra sollevò bene in vista un congegno sofisticato, che attivandosi alleggerì considerevolmente il peso che gravava sulla psiche dei presenti, agendo sulle onde cerebrali per ristabilizzarle. Il suo cinghiale grugnì sonoramente per dichiarare guerra all’entità invisibile che gli aveva provocato un acuto dolore in mezzo agli occhi.

    « È una proiezione illusoria, non lasciatevi trascinare nelle sue visioni! »

    Illusioni ed incubi erano il dominio della Lich Eleodora, la signora del reame irreale. Non era un nemico fronteggiabile in campo aperto, perciò i presenti avrebbero dovuto stringere i denti e seminare la sua aura nefasta. Purtroppo la sua influenza mentale tornò ad erodere le coscienze molto in fretta, proiettando nuove suggestioni orripilanti per far desistere la spedizione. Come petali di un fiore appassito, diverse parti del corpo avrebbero cominciato a staccarsi per disperdersi nella neve: prima unghie e denti, poi dita, orecchie e lingua, finché perfino gli intestini colarono sul terreno nevoso per imbrattarlo. Inutile cercare di convincersi che i fiotti di sangue fossero soltanto una finzione, perché il dolore pulsava con realismo sconvolgente. Molti civili persero il controllo delle redini, incapaci di stringerle con mani che parevano ridotte a moncherini.



    In quei momenti di agonia Umbrella riuscì a scorgere un dettaglio grazie alla sua vista sovraumana:
    una civetta delle nevi stava sorvolando il gruppo ad una quindicina di metri di altezza.
    Possibile che fosse il tramite con cui Eleodora stava imponendo su di voi il suo potere?


    Azazel & Badger: Mentre i barbari si occupano del grosso della schiera di redivi, Revair attacca il gigante con l’equivalente di un doppio critico. Nonostante i danni che si sommano alle bruciature provocate da Badger, la bestia sembra ancora in grado di combattere e spara un raggio energetico di potenza alta.

    Marcus Smith & skekDor: Il blob nero pare capace d’incassare bene le ferite e risponde con degli spuntoni fisici di potenza alta per entrambi.

    Umbrella & Merryman: L’illusione di dismembramento è di entità alta.

    Per eventuali dubbi sapete dove trovarmi, la scadenza è fissata a Venerdì 29 Settembre.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    ~skekDor "il mezzo-Mistico"~

    2euoc53


    Pur concentrato a incanalare il mana nel suo colpo infuocato, skekDor ebbe la possibilità di rivolgere un'occhiata sorniona a Marcus, cinguettando quasi: "Orsù, che linguaggio sboccato. Ti sembra il modo di rivolgerti a un dio, questo?"
    Ad ogni modo, finalmente lo Skeksis poté vedere una parte dei poteri che il Re leone celava in sè. E ne rimase piacevolmente sorpreso.
    Giacché Marcus aveva poi deciso di rimanere a proteggere la carovana, anche il mezzo-Mistico decise sorprendentemente di ergersi a difesa dei più deboli.
    In realtà, trovava l'intera faccenda molto divertente. Non gl'importava nulla degli innocenti che sarebbero potuti crepare male, però lo deliziava l'idea di poter assimilare ulteriori informazioni riguardo a quell'umano dall'aura tanto enigmatica.
    Balzò sgraziatamente giù dal carro, mentre questo fuggiva via. In conseguenza di ciò, fece un capitombolo non indifferente, che si concluse con un'ondata di dolore in pieno petto, proprio sulla linea dello sterno destro.
    La creatura s'era infatti liberata e, subitamente, aveva fatto spuntare fuori dal terreno diverse stalagmiti della sua stessa materia. Impossibile evitare un colpo del genere anche per una creatura dotata di un'innata agilità ferale. Figurarsi un vecchietto come skekDor.
    Ad ogni modo, per quanto la ferita non sanguinasse per nulla (A parte la solita poltiglia marcescente che un tempo costituiva la linfa e il suo sangue), il dolore che lo Skeksis provò fu atroce. Il colpo doveva per altro aver lesionato i legamenti della spalla, poiché lo Skeksis sentì di non poter più sollevare il braccio destro, e anche il solo muovere le dita della mano gli produceva spasmi involontari e tremendi dell'arto offeso.
    Tuttavia, le lacrime che gli rigarono gli occhi in quel mentre andarono a contrapporsi con un ghigno di felicità malsana e perversa. Era così eccitato all'idea di dar battaglia a una creatura che, nel pieno delle sue forze, avrebbe potuto polverizzare anche da solo!

    A tal proposito, che fare? La sua palla di fuoco era stata praticamente annichilita, mentre i dardi di luce scagliati da Marcus erano stati gli unici, apparentemente, a costituire un problema per quell'essere.
    La soluzione migliore, dunque, era lasciare campo libero al Re leone, e occuparsi unicamente di immobilizzare in qualche modo il nemico. Peccato non ci fosse poi tutto questo gran tempo per scegliere una tattica convincente, e d'altro canto le ferite riportate avevano reso lo Skeksis ancor meno riflessivo di quanto già non fosse.
    "Ah... Ahhh..." Gemette sollevando la mancina, eppure dall'espressione assunta dal suo muso sembrava non fosse un dolore così spiacevole.
    In pochi istanti, l'essere si sarebbe trovato catapultato in una realtà differente. Un luogo distante chilometri dall'Etlerth, in un Presidio così insolito da non trovarsi sulla terra, bensì per aria. Lì, in quel di Laputa, in una delle sali più grandi del Mastio, l'oscuro mostro si sarebbe trovato circondato dalla luce abbagliante di una giornata estiva.
    La sala era enorme, formata da pareti in marmo candido, con bassorilievi e intarsi di giada e acquamarina. Anche la prospettiva avrebbe schiacciato lo sventurato visitatore, facendolo sentire piccolo e attonito di fronte alla maestosità di quelle mura.
    La luce diurna filtrava da ampie vetrate contraddistinte da mille colori e fantasie, e posizionate proprio sul soffitto. Alla fine di un interminabile colonnato, proprio sulla sommità di una breve scalinata, prendeva posto il trono pomposo, sormontato da tre stelle completamente d'oro, di colei che governava sulla città delle nuvole.

    Difficile comprendere i processi mentali che avevano portato skekDor a invocare proprio l'illusione della stanza del trono in cui aveva fatto la conoscenza di Drusilia, appena qualche stagione prima. Una cosa era certa, però, sembrava rispettare l'idea di base: era un luogo completamente investito dalla luce, privo di ripari di qualsiasi natura. Roccia sotto e ai lati, e sopra solo un velo di cristallo a riparare il posto dall'immensa volta del cielo.
    Anche se la creatura non si fosse poi dimostrata per qualche motivo intollerante alla luce, di certo il trovarsi sballottata in una realtà per lei incomprensibile forse avrebbe dato tempo a Marcus di portare l'attacco decisivo.
    A tal proposito, solo e unicamente l'essere avrebbe visto ciò che in realtà non esisteva.

    Fatto questo, skekDor pensò bene di ingegnarsi per scendere dal "trabiccolo". Evocò dunque uno dei suoi due caesti spirituali. L'avambraccio sinistro si avvolse in sfavillanti fiamme smeraldine, e in poco tempo il mana si ripiegò a formare le stringhe e le borchie di un pugno corazzato.
    Il mezzo-Mistico avrebbe quindi cominciato a picchiare ferocemente alla base della stalagmite, proprio al di sotto del punto in cui era stato perforato, con l'intenzione di mandarla in frantumi e poter finalmente riguadagnare il suolo.
    Ogni colpo portato faceva gocciolare materia dal buco, e per qualche strana ragione gli faceva vibrare piacevolmente il basso ventre

    Salute: 75% Torace destro perforato da parte a parte
    Energia: 20%
    Classe: PRIMARIE: Elementalista - Avatar - Trickster

    Armamentario:

    - Frammento del Grande Cristallo:
    Si tratta di una minuta porzione, della grandezza d’una mela, del Grande Cristallo originale. Il colore ricorda quello dell’ametista, anche se le tonalità variano considerevolmente a seconda dell’ora del giorno e dello stato mentale di skekDor. Normalmente si trova all’interno del corpo dello Skeksis, il quale lo vomita fuori solo nel caso in cui dovesse bagnarsi nei suoi raggi curativi. E’ un oggetto che può venire utilizzato solo dalle divinità: nelle mani di un qualunque mortale apparirebbe come una semplice pietra preziosa.
    La scheggia del Grande Cristallo erige inoltre naturalmente un velo invisibile tutto attorno al corpo dello Skeksis, la cui robustezza è equiparabile a quella di una corazza pesante. Ogni colpo portato a questa protezione evanescente produce sprazzi d’energia violacea. Qualora la barriera dovesse cedere, le zone di frattura diverranno visibili a occhio nudo e, fino a completa rigenerazione del potere, non sarà possibile innalzarne un’altra

    - Caesti eterei:
    Qualora la situazione lo richieda, skekDor attinge al potere del Grande Cristallo per ricoprire mani e avambracci di vispe zaffate di mana fluorescenti nel verde, che ricordano nella forma dei guanti da combattimento avvolti dalle fiamme. Queste insolite armi hanno la resistenza dell'acciaio e, a ogni colpo portato, lasciano dietro di loro una scia eterea che scompare dopo pochi secondi (La scia è scenica e non ha consistenza). La gittata dei colpi è di circa un metro da ciascun avambraccio di skekDor

    - Specchio della vicinanza:
    Questo piccolo e finemente decorato oggetto delle dimensioni di una palla da tennis sembrerebbe solo un comune specchietto da trucco rinascimentale a un occhio inesperto. In realtà, focalizzando l'attenzione su una creatura in particolare, sarà possibile vederne l'immagine riflessa e comunicare con essa in tempo reale, ovunque si trovi su Endlos. Lo specchio consente un dialogo basato sia sulle parole che sui pensieri, purché entrambe le parti acconsentano a creare il tramite che rende possibile l'incanto

    Passive:

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

    - Signore del Cristallo:
    Il frammento del Grande Cristallo consente allo Skeksis di accedere a una fonte pressoché inesauribile di potere e di evocare i suoi incanti in maniera istantanea.. Inoltre, skekDor ha la capacità di accorgersi di essere oggetto di eventuali intrusioni mentali. Infine, la barriera naturalmente prodotta dalla gemma difende il suo padrone anche dalle emozioni indotte dagli avversari più meschini [Abilità Passiva - Aumento della riserva di mana del 10% + Instant Casting + Mindfuck-Alert + Difesa dalle malie]

    - Potere Passivo di Classe Elementalista:
    L'acqua non intacca il corpo di skekDor in alcun modo. Il mezzo-Mistico potrebbe ad esempio rimanere in un torrente per giorni interi senza risentire di alcuna conseguenza relativa al lungo periodo di tempo trascorso in ammollo. Inoltre, (non respirando affatto già di suo) può restare in apnea quanto desidera [Abilità Passiva – Immunità scenica all'acqua]

    Tecniche utilizzate:

    - Finestra sul mondo:
    skekDor usa le sue arti illusorie per ricreare perfettamente una porzione di spazio di una zona da lui visitata in precedenza. L'illusione è realistica a livello di ogni senso, comprese le manifestazioni tattili (temperatura, umidità, consistenza di oggetti e viventi mostrati) e può esser percepita da chiunque si trovi nell'area d'effetto della tecnica, ovvero 7 metri [Abilità Attiva – Supporto; Consumo: Medio]


     
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    Art Full of Meat

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    Quell’incubo grigio e ricolmo di follia lo fece desistere dal procedere. Quella paura lo paralizzò facendogli ricredere e dubitare delle sue capacità, e se fosse continuata cosi probabilmente si sarebbe arreso condannando non solo lui ma tutti quei civili che con loro cercavano di fuggire da quelle creature immonde. Un errore imperdonabile, una leggerezza inscusabile se quelle innocenti vite fossero state catturate e rese schiave per un esercito di abomini.
    Tutto gli sembrò perduto, ma quando Il caposquadra estrasse un curioso congegno ogni cosa iniziò a riprendere colore, la sua determinazione e la lucidità mentale in una manciata di secondi furono ristabilite e ciò gli permise di guardarsi intorno, capire la situazione e valutare la prossima mossa
    « È una proiezione illusoria, non lasciatevi trascinare nelle sue visioni! »
    l’intero gruppo si era fermato fra chi disperatamente e inutilmente cercava di contrattaccare il lich alle loro spalle mentre combatteva con le sue illusioni. Scese da cavallo mentre con sguardo cruce fissava la bestia immonda, Il sangue gli ribolliva nelle vene mentre con aria di sfida guardava il suo avversario anche se consapevole di non poterlo ferire in alcun modo; come i colpi dei compagni andarono a vuoto, anche qualunque suo tipo di offensiva diretta avrebbe probabilmente avuto lo stesso risultato. Le soluzioni per uscire vittoriosi da quella situazione sembrarono nulle, e forse per quello scontro date anche il numero consistente di civili al loro seguito era la soluzione migliore, ma come poter fuggire? Il non morto non gli avrebbe mai lasciati scappare tranquillamente. Si guardò intorno in modo da analizzare la situazione e quindi poter cosi elaborare una soluzione: difronte a loro si stagliava un nemico immune a qualunque tipo di colpo fisico, loro era raggruppati in una formazione approssimativa ma pronti a fronteggiare la prossima offensiva e nelle retrovie sostavano i civili intimoriti da quella figura sfuggita alla morte. Nulla sembrava suggerire una possibile soluzione, niente nemmeno che potessero sfruttare a loro vantaggio fra la vegetazione circostante. Troppo tempo a pensare, ed ecco che l’avversario rifece la sua mossa. Questa volta l’illusione non sembrò essere improntata direttamente a indebolirle il loro animo e la loro mente ma intenta a stremarli fisicamente: le unghie iniziarono a staccarsi mentre la gamba sinistra si squarciava mostrano prima i muscoli, poi le ossa mentre gli indumenti sempre più velocemente si imbrattavano di sangue. Cadde a terra in ginocchio mentre cercava di far ricorso a tutte le sue forze per imporsi a quel dolore impuntando l’ombrello nel freddo terreno "è solo un’illusione. È solo un’illusione. Questo… dolore non è reale, è solo frutto della mia mente. È solo una maledetta illusione!"
    più i secondi passavano e più il fasullo dolore si faceva maggiormente vivido e acuto. La mano destra tremava mentre cercava di sorreggere il peso del suo corpo sull’elsa dell’ombrello scivolando lentamente. Stringeva i denti e le pupille si restringevano mentre gli sembrava di non sentire più la mano sinistra e come se l’osso della gamba dolorante fosse ormai uscito, sfregando involontariamente sulla ferita già aperta e il terreno sotto di lui. Non aveva più tempo! Doveva fare qualcosa e in fretta, riuscire a controllarsi, a convincere la sua mente e il suo corpo che tutto ciò non era reale. L’adrenalina in corpo attutì per poco tempo il finto dolore, e ciò gli permise di pensare mezzo secondo, di tornare quasi lucido e fù in quel momento che lo vide: una civetta sorvolava inspiegabilmente il gruppo in un moto circolare, come a osservarli, troppo strano, le civette non si comportavano cosi solitamente, o almeno fu l’unica motivazione logica che riuscì a dare in quel momento. Fatto sta che quella civetta fosse collegata o meno al Lich poco importava quel dubbio fievole e privo di fondamento era l’unica opzione che gli rimaneva. Doveva sbarazzarsene.
    Ma il tempo di quel leggero sollievo fini preso: un dolore lancinante come di una spada conficcata nel pieno stomaco lo avvolse e involontariamente sputò sangue. Portò la mano sinistra a fatica sul ventre e quando guardò quest’ultima ricoperta di sangue il terrore aumentò vertiginosamente inducendolo a lasciare la presa e a farlo cadere sul gelido terreno. A fatica riuscì a girarsi verso l’alto. Poteva sentire una goccia di sangue solcarli il viso e il sapore del sangue si fece più vivo mentre la mano sinistra poggiava sullo stomaco squarciato. Guardò in alto, vide la sagoma scura della civetta girare in cerchio sotto i raggi del sole. Alzò la mano tremante per puntarla verso l’animale per poi fare a fatica uno schiocco con le dita, e se tutto fosse andato come sperava, quella civetta sarebbe stata investita da un potente fuoco, che l’avrebbe carbonizzata. Ora poteva solo sperare che quel banale piano funzionasse, o nel soccorso dei suoi compagni, perché continuando così non avrebbe resistito ancora a lungo e sarebbe finito per farsi uccidere dalla sua stessa mente.
    "è solo un’illusione… tutto questo… è… solo… un’illusione…"

    Nonostante continuasse a ripetersi che tutto ciò era solo frutto della sua mente, un vile trucco di quelle creature, il dolore che provava, e il sangue che vedeva erano fin troppo reali. Tutto questo andava oltre lui, i Lich erano qualcosa che ancora non era in grado di fronteggiare, non era pronto ad affrontare tutto questa malvagità, e contro illusioni di tale portata lui era impotente costretto a subirne l’angoscia e le pene senza poter in alcun modo reagire. Lasciò cadere pesantemente il braccio destro a terra, mentre cercava di affievolire il dolore diminuendo il ritmo del respiro.



    Umbrella Energia: 60%
    Salute: 100%
    Stato fisico: stomaco, braccio sinistro, e gamba sinistra apparentemente con ferite gravi
    Stato mentale: imparito
    Passive: Instant casting, +10% energia max, raggio visivo e sonoro ampliato
    Equipaggiamento: Ombrello – X768
    Tecniche utilizzate:_Schiocco infuocato: con un semplice schiocco delle dita, Umbrella è in grado di creare una piccola scintilla che dirigendosi rapida in direzione di un obbiettivo, al momento del contatto modificherà la quantità d'ossigeno circostante creando una vampata infuocata che può variare di intensità e potenza in base al suo consumo. Basso: Crea una piccola fiammata in grado di bruciare capelli, indumenti, o materiali facilmente infiammabili. Medio: la vampata infuoca inizia ad avere alte temperature e a contatto con la pelle è in grado di creare ustioni o di appiccare veri e propri incendi. Alto: una grossa vampata infuocata investe l'obbiettivo avvolgendo interi arti nelle fiamme e data l'elevata temperatura oggetti di materiali semplici come ferro, plastica, legno iniziano a fondersi. Critico: La vampata avvolge completamente l'obbiettivo bruciandolo vivo letteralmente, Ferro e Acciaio iniziano a fondersi, e nel caso di materiali compositi il calore si trasmette sulla lega andando a ustionare la pelle a contatto con essi lasciando anche segni permanenti.
    [Consumo: variabile critico/15m]
    Note riassuntive: subisce a pieno l'illusione di smembramento a consumo Alto, e utilizza una tecnica a consumo critico alto contro la civetta che sovrastava il gruppo
     
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    Come aveva già immaginato, la creatura non sarebbe stata abbattuta con facilità. Un corpo morto, non conosceva il dolore e questo, concedeva a quel putrido essere di carne animata tramite magica, la possibilità di continuare a combattere anche con la più fatale e dolorosa delle ferite. Non esistevano veri e proprio punti vitali da colpire e il fatto che nonostante il possente colpo di Revair, fosse riuscito a rigenerarsi, non rallegrava affatto l'umore del bardo, già teso per la situazione. Normalmente avrebbe reagito con la sua solita boria e sfrontata sicurezza, ma il trasporto di normali cittadini, lo poneva in una situazione ben diversa dalle sue normali avventure. Nelle sue mani erano riposte le vite di persone che tra le altre cose, aveva convinto lui ad abbandonare la "sicurezza" del proprio villaggio. Urgeva quindi creare una breccia per permettere loro di sottrarsi dallo scontro.

    L'orrore non-morto, mostrò di non possedere solo una forza fisica sovrumana, capace di fargli scagliare enormi massi, con la stessa facilità con cui Badger poteva lanciare un foglio di carta accartocciato. Dalle fauci venne emesso un raggio probabilmente pregno d'energia negativa -tipica della necromanzia- il quale ovviamente puntava anche verso il basso gnomo. Non era sua intenzione farsi colpire... non voleva di certo rovinarsi uno dei suoi migliori abiti; oltre ovviamente a quel piccolo dettaglio del dolore che avrebbe sentito se investito da un simile colpo.
    Ragion per cui facendo appello alle proprie capacità d'incantatore, investì il suo corpo di una barriera magica, abbastanza forte da deflettere il raggio annullandone del tutto l'offesa.
    Era logico che non si sarebbe limitato a giocare sulla difensiva, preparando subito il contrattacco.

    «Non dobbiamo dargli tregua o probabilmente continuerà a rigenerarsi. Cerchiamo di spezzare catene e sigilli... sono sicuramente loro a tenere legato quell'ammasso di carne.»

    Senza attendere alcuna risposta, prese la propria arma, prendendo bene la mira per fare fuoco contro la mostruosa e titanica creatura. Un colpo del genere avrebbe causato un bel botto, di quelli che al bardo piacevano e inoltre sperava di riuscire a smembrare qualche arto pregando che non sarebbe ricresciuto subito dopo. Le energie stavano cominciando a esaurirsi, difatti avvertiva una stanchezza non indifferente, ma non per questo intendeva gettare la spugna. Era sempre stato un incosciente, per questo decise di rendere il favore al mostro emettendo un urlo contro di lui, scagliandogli contro un globo di suono della stessa potenza adoperata per contrastare il masso.

    Riquadro Tecnico. - Badger il Bardo.
    Energia: 20%

    Passive:
    Conoscenze Bardiche. - Passiva di Conoscenza
    Maestro del suono. - Passiva Alterazione Voce.
    Cantastorie. - Anti-Auspex Sparaballe.
    Ego Smisurato. - Auspex Mindfuck-Alert.

    <b>Tecniche Usate:<b>
    1) Pelle di Pietra. ♪ [Alto]
    In un mondo pieno di ostacoli, minacce e mostri divoratori di uomini, un viaggiatore saggio mai si ritroverebbe a percorrere sentieri incerti senza prima aver possibilità di proteggersi. A tale scopo, un menestrello abile nella magia, il cui desiderio era di viaggiare di corte in corte, si esercitò giorno e notte, nel tentativo di creare un incantesimo capace di rendere la sua pelle dura come la roccia. Gli esiti furono così positivi, da far sì che lo sventurato si tramutò in statua. L'idea però venne ritenuta buona e altri artisti con maggior senno, lavorarono ad affinare tale abilità, creando così un'esibizione di natura difensiva, chiamata "Pelle di Pietra" in onore dell'uomo che ispirò loro.
    Concettualmente si tratta di un semplice meccanismo. Facendo appello alle proprie abilità magiche, il soggetto verrà avvolto da un invisibile essenza di pura magia arcana, la quale lo proteggerà da qualsiasi tipo di offesa deleteria al suo fisico, dando l'idea per l'appunto, che la sua pelle sia dura e resistente come la pietra.
    [Tecnica Consumo Variabile - Difesa Fisica/ Energetica - Durata: Istantanea]

    2) Globo di Suono. ♪ [Alto]
    Anche il suono può ferire, bisogna solo sapere come usarlo. Elaborata dai bardi più dediti a usare le proprie esibizioni come arte di offesa, nelle forme più dirette e brute il suo focus è apparentemente molto semplice e primitivo, nonostante vi sia il bisogno di forti capacità magiche per piegare il suono al proprio volere.
    Alla vista dei pochi esperti, l'esibizione sarà generata da un urlo lanciato dall'incantatore, il quale grazie all'ausilio delle sue capacità magiche, darà vita a un vero e proprio globo fisico, il quale si scaglierà con forza contro il malcapitato bersaglio. Ovviamente maggiore sarà l'intensità dell'urlo e del potere arcano adoperato e maggiore sarà la forza dell'esibizione.
    [Tecnica Consumo Variabile - Tipologia di Danni: Elementali - A target singolo - Durata: Istantanea]


    Azione: Spara un colpo con il Lanciatorte.
    "Pratica e anche per bambini... O quasi."
    Tremenda arma di "distruzione di massa" del bardo, la famigerata Lancia torte, appare come una complessa e assai particolare balestra più simile a una catapulta in formato ridotto e portabile. La peculiarità di quest'arma con marchio di fabbrica -e quindi copyright- di Badger, è quella di poter scagliare torte in faccia ai proprio nemici. Ovviamente non avendo possibilità di portarsi dietro all'occorrenza dolciumi composti da panna o simili squisitezze, tali torte appaiono per lo più come crostate o tortini... Del resto cercate di capirlo, non è mai stato un ottimo cuoco. L'efficacia di questa arma, nella maggior parte dei casi è puramente a scopo di meri scherzi ai danni di terzi, data l'indole burlona del bardo. Ma occasionalmente, al piccolo quanto "simpatico" gnomo, piace molto far uso di polveri da sparo nelle proprie ricette, così da donare un gusto esplosivo alle sue prelibatezze. Del resto il gusto di usare proiettili truccati sta nel fatto che oltre ad apparire semplici torte, vi ha nascosto all'interno dell'esplosivo no?
    [Arma da "fuoco"] [3 Munizioni] [1 Colpo per turno] [N° caricatori: 1]

     
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    { Etlerth, Dintorni di Burwark }
    Azazel | Badger

    Il raggio dell’abominio investì i due combattenti, fluendo su di loro senza arrecare danno. Le difese innalzate da entrambi si rivelarono sufficienti per neutralizzare la sua empia energia, pertanto il contrattacco non si fece attendere.

    « Concordo. »

    Revair rispose a Badger osservandone le mosse, in attesa di un’apertura che gli permettesse di finire il nemico. Un’occasione si presentò subito dopo, quando la torta esplosiva si sommò all’onda sonica e sbilanciò il colosso, lasciandolo stordito e inerme per pochi istanti – ma quel breve lasso di tempo era tutto ciò di cui il capoclan aveva bisogno. In un attimo sparì alla vista, lasciandosi alle spalle la terra fratturata per l’impeto. Fu subito sotto al gigante marcescente e su di lui fece calare un fulmine argenteo che precipitò dal firmamento, travolgendo entrambi nel suo bagliore elettrico. La neve circostante evaporò insieme alla roccia e dell’immonda creatura non restarono che rimasugli carbonizzati. Il capoclan era visibilmente stremato per quel suo ultimo exploit da parafulmine, tanto da non poter reagire in tempo all’inaspettata esplosione della carcassa: un’ultima insidia voluta da Nargil per mietere più vite possibile, facendo schizzare in ogni direzione le spine di cui l’obbrobrio era rivestito.

    Molti degli Uthgardt intenti a respingere l’armata dei redivivi furono feriti di striscio, ma alcuni non furono altrettanto fortunati. Cavalli e guerrieri furono trafitti a tradimento dai rostri. Anche Azazel - rimasto immobile dinnanzi alla brutalità della battaglia - fu raggiunto da uno spuntone che gli attraversò il petto da parte a parte, facendolo accasciare sul suo destriero.

    L’attacco fu infine sventato, ma le perdite non furono esigue: una dozzina di civili erano caduti insieme a cinque valorosi barbari. I feriti gravi erano almeno il doppio – Revair incluso, martoriato com’era dall’esplosione a bruciapelo. Nonostante i rivoli di sangue e le acute vertigini, il leader della spedizione non disattese al suo dovere: ordinò a chi ne fosse in grado di accatastare una pira funebre su cui bruciare i corpi, a cui dovevano tributare a malincuore delle esequie frettolose per paura che il potere del Lich potesse ridestarne i cadaveri.

    Tra i pianti disperati delle famiglie lacerate, il fumo del rogo s’innalzò
    come un pilastro nero nel mezzo della desolazione bianca.



    { Etlerth, Dintorni di Halbem Weg }
    Marcus Smith | skekDor

    L’impalamento provocato dalla creatura colpì in pieno lo Skeksis, mentre Marcus Smith riuscì a scansarlo in buona parte, scorticandosi solo il fianco sinistro mentre saltava dalla sella e il suo destriero veniva trucidato senza scampo. Il successivo attacco illusorio che incapsulò la volontà del blob interferì a sufficienza coi suoi movimenti da permettere al Re Leone di convogliare su di lui tutta l’energia rimastagli. Un monolito abbagliante si formò sopra alla massa catramosa, assumendo la forma di un’immensa spada di Damocle sospesa nel vuoto. Con uno sforzo considerevole la fece conficcare a terra, inchiodando il nemico e purificandone la vischiosità fino a fargli perdere compattezza. Con un ultimo lamento immondo la creatura si vaporizzò nell’aria, diffondendo un miasma corrosivo che sciolse le cortecce circostanti.

    « Così è questo il pedaggio… per attraversare i territori di Johan l’Anziano. »

    Il fiatone inframezzò le sue parole mentre la pelle si piagava per le ustioni da acido e il sangue gocciolava a terra. L’arma senziente del più antico dei Re Lich era stata debellata, ma le ferite riportate richiedevano un trattamento urgente. Il capo della spedizione fu caricato sul carro dei Rhinox e la colonna uscì finalmente dal bosco di Halbem Weg, diretta verso il punto di ritrovo.



    { Etlerth, Dintorni di Honiv }
    Umbrella | Merryman

    Umbrella era riverso al suolo in preda all’agonia per ferite che lo stavano straziando solo nei suoi recettori del dolore. La tortura illusoria di Eleodora era particolarmente atroce perché impediva al cervello di rifugiarsi nell’oblio con una perdita di sensi per lo shock: le vittime erano mantenute coscienti fino al collasso del sistema nervoso. Seppur sofferente Marck riuscì a reagire, scommettendo la sua sopravvivenza sull’uccisione di un rapace apparentemente ignaro del pandemonio illusorio che stava sorvolando. Con uno schiocco di dita innalzò una colonna fiammeggiante che investì in pieno la civetta, incenerendola all’istante.

    Dopo un’ultima fitta acuta di nausea, l’invisibile pressa mentale che stava schiacciando l’intera spedizione si allentò di colpo. La scommessa di Umbrella si era rivelata salvifica, ma - nonostante la dispersione della cappa illusoria - per molti era già troppo tardi. Diversi civili in preda a spasmi involontari avevano già raggiunto la morte cerebrale, altri erano rimasti soffocati dal vomito bloccato in gola. Nel conteggio delle vittime si annoverava anche Merryman, la cui maschera era imbrattata di bile e sangue.

    « Ben fatto, ragazzo. »

    Il caposquadra appoggiò stancamente la mano sulla spalla del novellino. In seguito ordinò ai suoi uomini d’infilare i cadaveri in appositi sacchi isolanti che avrebbero impedito al Lich di ridestarli. Mancavano poche ore al tramonto e il luogo di rendez-vous era ancora distante, perciò non potevano perdere tempo.

    I sopravvissuti ripartirono con lo sguardo perso nel vuoto, muovendosi per inerzia.
    Il trauma di quel giorno li avrebbe probabilmente perseguitati per l’eternità.


    Azazel & Badger: L’esplosione di spine conta come un medio di natura fisica. Azazel risulta ferito gravemente.

    Marcus Smith & skekDor: La diffusione di vapori corrosivi conta come un medio di natura fisica.

    Umbrella & Merryman: La fitta di nausea conta come un medio di natura mentale. Merryman è deceduto e viene estromesso dalla quest come indicato nel bando iniziale.

    Per eventuali dubbi sapete dove trovarmi, la scadenza è fissata a Lunedì 16 Ottobre.
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    ~skekDor "il mezzo-Mistico"~

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    "RrrrAAAAARGH!!!" Emettendo un ruggito animalesco, skekDor riuscì infine a mandare in frantumi con un pugno ben piazzato la stalagmite. La gravità fece il resto, anche se l'impatto col suolo non fu dei migliori. Ricadde infatti proprio sul braccio lesionato, rompendoselo del tutto.
    Una nuova scarica di sensazioni gli investì il corpo, e la sua folle euforia le rese meno moleste di quanto in realtà fossero. In altri termini, sul suo volto si sarebbe potuta leggere un'espressione a metà strada tra il tormento e l'estremo piacere.
    La creatura era stata annientata, pur tuttavia aveva lasciato un ultimo "regalo" di addio alla compagnia. Lo Skeksis era troppo stanco per annullare quell'incanto prima che facesse troppi danni, ma nel suo interesse fece lo stesso qualcosa.
    Alzò di nuovo la zampa, e subitamente dal suo corpo fuoriuscirono diverse animelle luccicanti, piccole come fiammelle di candela. Ognuna di esse si diffuse per l'ambiente circostante, annichilendosi via via che andava ad annientare il miasma tossico. Api, ecco di che si trattava.
    skekDor ricordava quel giorno come se fosse ieri. Aveva debellato un intero alverare, e così facendo si era assicurato una buona scorta di miele.
    Aveva ancora parte del favo nella sua dimensione personale. Magari, più tardi ne avrebbe mangiato un altro pezzo.
    Ad ogni modo, risolto l'inghippo, non gli restò che alzarsi in piedi. Peccato che avesse un blocco di stalagmite ancora conficcato nel petto. E un braccio piegato innaturalmente all'indietro.
    Quindi, si trovava riverso su un fianco, incapace di alzarsi da solo.
    "E' molto poetico il fatto che aiutiate il vostro capo, ma ricordatevi di chi altro ha salvato baracche e burattini! Razza di barattoli di carne dal cervello di moscerino!" Sbraitò all'indirizzo dei soldati, agitando goffamente le zampe posteriori e, al contempo, tirando con la mancina la gonna in giù per coprire le sue grazie. Anche se difficilmente qualcuno di quegli umani avrebbe avuto lo stomaco per sbirciargli al di sotto del verdugale.

    Ad ogni modo, in qualche maniera la marcia sarebbe ripresa. Lo Skeksis aveva consumato buona parte delle energie quotidiane per salvare quel manipolo di mortali. Ne veniva da sé che non avrebbe potuto ricorrere ai suoi poteri almeno per tutto il resto della giornata, pena l'annichilimento, seppur parziale, del suo involucro di carne.
    E questo, in parte, costituiva un problema. Già, dal buco generato dalla stalagmite -Che ovviamente s'era fatto sfilare- continuava a fuoriuscire denso e puzzolente liquame verdognolo.
    Ora che era lontano dalla battaglia, il dolore era tornato a farsi sentire forte. Seduto sul carretto, con lo sguardo perso nel vuoto, cercò di trattenere l'impulso a piagnucolare, anche se aveva già gli occhi lucidi.
    I soldati riservavano le buone cure per il Re leone, e la cosa gli doleva ben più delle fratture riportate in battaglia

    Salute: 70% Torace destro perforato da parte a parte, Braccio destro rotto
    Energia: 10%
    Classe: PRIMARIE: Elementalista - Avatar - Trickster

    Armamentario:

    - Frammento del Grande Cristallo:
    Si tratta di una minuta porzione, della grandezza d’una mela, del Grande Cristallo originale. Il colore ricorda quello dell’ametista, anche se le tonalità variano considerevolmente a seconda dell’ora del giorno e dello stato mentale di skekDor. Normalmente si trova all’interno del corpo dello Skeksis, il quale lo vomita fuori solo nel caso in cui dovesse bagnarsi nei suoi raggi curativi. E’ un oggetto che può venire utilizzato solo dalle divinità: nelle mani di un qualunque mortale apparirebbe come una semplice pietra preziosa.
    La scheggia del Grande Cristallo erige inoltre naturalmente un velo invisibile tutto attorno al corpo dello Skeksis, la cui robustezza è equiparabile a quella di una corazza pesante. Ogni colpo portato a questa protezione evanescente produce sprazzi d’energia violacea. Qualora la barriera dovesse cedere, le zone di frattura diverranno visibili a occhio nudo e, fino a completa rigenerazione del potere, non sarà possibile innalzarne un’altra

    - Caesti eterei:
    Qualora la situazione lo richieda, skekDor attinge al potere del Grande Cristallo per ricoprire mani e avambracci di vispe zaffate di mana fluorescenti nel verde, che ricordano nella forma dei guanti da combattimento avvolti dalle fiamme. Queste insolite armi hanno la resistenza dell'acciaio e, a ogni colpo portato, lasciano dietro di loro una scia eterea che scompare dopo pochi secondi (La scia è scenica e non ha consistenza). La gittata dei colpi è di circa un metro da ciascun avambraccio di skekDor

    - Specchio della vicinanza:
    Questo piccolo e finemente decorato oggetto delle dimensioni di una palla da tennis sembrerebbe solo un comune specchietto da trucco rinascimentale a un occhio inesperto. In realtà, focalizzando l'attenzione su una creatura in particolare, sarà possibile vederne l'immagine riflessa e comunicare con essa in tempo reale, ovunque si trovi su Endlos. Lo specchio consente un dialogo basato sia sulle parole che sui pensieri, purché entrambe le parti acconsentano a creare il tramite che rende possibile l'incanto

    Passive:

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

    - Signore del Cristallo:
    Il frammento del Grande Cristallo consente allo Skeksis di accedere a una fonte pressoché inesauribile di potere e di evocare i suoi incanti in maniera istantanea.. Inoltre, skekDor ha la capacità di accorgersi di essere oggetto di eventuali intrusioni mentali. Infine, la barriera naturalmente prodotta dalla gemma difende il suo padrone anche dalle emozioni indotte dagli avversari più meschini [Abilità Passiva - Aumento della riserva di mana del 10% + Instant Casting + Mindfuck-Alert + Difesa dalle malie]

    - Potere Passivo di Classe Elementalista:
    L'acqua non intacca il corpo di skekDor in alcun modo. Il mezzo-Mistico potrebbe ad esempio rimanere in un torrente per giorni interi senza risentire di alcuna conseguenza relativa al lungo periodo di tempo trascorso in ammollo. Inoltre, (non respirando affatto già di suo) può restare in apnea quanto desidera [Abilità Passiva – Immunità scenica all'acqua]

    Tecniche utilizzate:

    - Manto dello sciamano:
    Pur di proteggersi dai colpi, skekDor è disposto a tutto. Anche a sacrificare l’energia accumulata dall’assorbimento dell’anima degli esseri di cui si nutre. In tal caso, si genererà un’animella di colore verde brillante tanto grande da difenderlo dall’offensiva avversaria [Abilità Attiva – Difesa da Attacchi Fisici ed Energetici; Consumo: Variabile (In questo caso Medio)]


     
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    Alfine l'orda venne sgominata. Uno scontro cruento, il quale provò non solo lo gnomo nel fisico e nell'animo; ma l'intera carovana.
    L'aberrazione di carne, non resse la nuova offensiva, ma prima di tornare all'abbraccio della morte, la vera morte, decise di portarsi con se i nemici del suo signore e creatore.
    La carcassa vivente esplose, rilasciando una scarica d'artigli contro il gruppo e Badger, si trovava tra questi. La stanchezza dello scontro aveva allentato i suoi sensi e inoltre, aveva dato sfogo a buona parte della magia arcana presente in lui. Motivo per cui non riuscì a controbattere in fretta, ritrovandosi con aculeo che si conficcò nella spalla mentre la recitazione dell'incantesimo era ancora a metà strada dall'essere compiuta. Provò una forte fitta, dovuta alla pelle lacerata e l'oggetto estraneo che penetrava nel suo corpo, evitando per fortuna di colpire qualche punto vitale o un osso. Urlò per il dolore, ma considerando la situazione generale poteva ritenersi ampliamene fortunato. Tra civili e guerrieri, quasi una ventina di perdite e considerando i feriti e il viaggio da compiere, probabilmente il numero sarebbe divenuto maggiore. Sperava almeno che tra tutte quelle persone, vi fosse un curatore capace d'alleviare le sofferenze e tentare di salvare la maggior parte di loro.

    Persino il capo dei barbari non ne uscì bene dallo scontro. Lanciatosi in prima linea, Badger notò il suo corpo afflitto dal dispendio d'energie e le ferite inferte dall'ultimo subdolo attacco... però era vivo e questo lo fece sentire meglio. In qualche maniera, provava un'insolita simpatia per quell'insolito guerriero circondato da bruti.

    Partecipò al breve rito funebre in memoria dei caduti. Non era mai stato un tipo strettamente legato alla fede, nonostante abbia vissuto gran parte della sua vita circondato da Chierici e Paladini; ma trovava oneroso rispettarli in quel modo. Non fu facile accendere un fuoco tra i freddi venti del Nord, ma i morti in quelle terre andavano bruciati onde evitare che si destassero dal loro sonno al servizio dei Lich.

    Osservando l'orizzonte notò come non mancasse molto al tramonto. Nonostante il dolore per le perdite subite, dovevano riprendersi in fretta e partire poiché ancora non erano al sicuro.
    Lo gnomo lo sapeva.

    Riquadro Tecnico. - Badger il Bardo.
    Energia: 20%
    Salute: Perforazione all'altezza della spalla sinistra.

    Passive:
    Conoscenze Bardiche. - Passiva di Conoscenza
    Maestro del suono. - Passiva Alterazione Voce.
    Cantastorie. - Anti-Auspex Sparaballe.
    Ego Smisurato. - Auspex Mindfuck-Alert.


     
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    Quando si trattava di dover portare a termine un obbiettivo Umbrella spesso risultava essere un abile calcolatore, quasi freddo e particolarmente minuzioso sotto certi aspetti, ma era impossibile prevedere ogni singolo avvenimento del proprio imminente futuro. L’imperfezione era parte dell’uomo e dal momento della nascita fino alla morte, l’uomo o costretto a sopravvivere con questa maledizione, quindi spesso l’unica possibilità di salvezza è che il fato sia benevolo nei loro confronti e che con un po' di volontà di non morire e un po' di fortuna riescano a uscire anche dalle situazioni più improbabile e imprevedibili, e cosi fù per Umbrella.
    La scintilla volò rapida in cielo, dritta verso il suo obbiettivo per poi esplodere in un abbraccio incandescente avvolgendo completamente la piccola vittima e bruciandola viva. Distrutto il tramite con cui la creatura riversava su di loro quelle sadiche e atroci illusioni, in pochi secondi il dolore si affievolì lasciando spazio a una forte nausea, forse conseguenza dello sforzo fisico e mentale, o forse il residuo della potente illusione, fatto sta che lo stomaco sembro rivoltarsi e a stento trattenne due forti conati di vomito, che lo costrinsero a girarsi di scatto costrinsero per prima a mettersi seduto, per poi sostare a gattoni mentre una mano posava sulla bocca come a voler aiutarlo a rigurgitare quello schifo di acidi. Passato il dolore, si alzò in piedi afferrando l’ombrello poco distante per poi servirsi di quest’ultimo per rialzarsi utilizzandolo come bastone per poi tirare dei lungi sospiri a pieni polmoni. Un rapido gesto quasi da giocoliere nel quale fece roteare rapido l’ombrello di ferro con la mano destra per poi concludere l’azione riponendo l’arma nel morbido fodero riposto sulla schiena. Dopo aver provato una sensazione terribile come quella, e aver compreso che finalmente era finita, rimase una decina di secondi a osservare il nulla fra le bianche nuvole che lo sovrastavano, godendosi quel momento e rimanendo cosi ad assaporare la pungente brezza e il freddo della neve chiudendo gli occhi.
    Guardò in primis se stesso, accertandosi che per quanto potesse essere certo che fosse tutto un’illusione, non avesse riportato veramente gravi ferite nonostante non sentiva dolore in quel momento, e ne approfittò per scrollarsi via un po' di neve dalla divisa e a col tempo tastarsi per accertarsi che non ci fossero ferite o ossa rotte. Poi volse lo sguardo al resto del gruppo: molti civili non erano riusciti a sopportare una tale oppressione mentale e son finiti per rimanere uccisi dalla loro stessa mente. Il cuore gli piangeva difronte a quelle morti innocenti mentre la mente gli portava alla memoria il suo passato e la sua città, assediata e intrappolata dalle fiamme da esseri ignobili che fecero stragi andando di casa in casa a sterminare famiglie lasciandosi solo una scia di morte alle loro spalle. Nonostante quella tristezza che trasmetteva quell’accaduto, fuori cercò di rimanere più impassibile possibile, anche se mentre guardava quei cadaveri gli occhi lo tradivano rivelando una certa nota di tristezza e compassione per quelle vittime di una guerra ancora nemmeno iniziata.
    « Ben fatto, ragazzo. »
    Le parole del caposquadra lo rincuorarono, e lui ricambiò a quel gesto con un rapido sguardo verso di lui e poche semplici parole
    “ Grazie capitano. Ora pensiamo a portare in salvo tutti i sopravvissuti, prima che quell'immonda creatura ritorni. “

    Il gruppo rapido si rimise in marcia, accusando ancora le ferite subite, ma cercando di mantenere un ritmo costante, spronati anche dalla voglia di non dover riaffrontare una seconda volta una situazione come quella. I cittadini di quelle terre e Umbrella non avrebbero sicuramente dimenticato facilmente quel giorno in cui avevano visto la morte in faccia.


    Umbrella Energia: 60%
    Stato fisico: stomaco leggermente dolorante
    Stato mentale: ottimo, leggermente turbato
    Passive: Instant casting, +10% energia max, raggio visivo e sonoro ampliato
    Equipaggiamento: Ombrello – X768
    Tecniche utilizzate:///
    Note riassuntive: subisce a pieno l'illusione di nausea a consumo medio per poi rialzarsi e mettersi in viaggio col resto del gruppo.
     
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    Il sole era ormai prossimo al tramonto. Nel gelo della notte nuovi orrori sarebbero emersi dalla penombra per infestare la tundra. I Re Lich avrebbero sicuramente approfittato delle tenebre per sterminare le spedizioni che avevano osato invadere i loro territori. I picchi del Koldran si stagliavano in lontananza come un miraggio di salvezza irraggiungibile. Valiinorê distava ancora troppe miglia dal punto di ritrovo designato e una crescente inquietudine stava angosciando chiunque conoscesse a grandi linee la geografia nordica.

    Giunti da tre direzioni differenti, i gruppi si radunarono nei pressi di una modesta collinetta innevata. I cavalli grigi degli Uthgardt procedevano a rilento, sfiancati dalla traversata e dalla battaglia. Le motoslitte si accostarono in maniera vagamente incerta, come se i piloti faticassero a concentrarsi sulle manovre di posteggio. Perfino i massicci Rhinox che trainavano il carro parevano turbati e sfibrati dagli avvenimenti di quella giornata. Ovunque si volgesse lo sguardo si potevano scorgere feriti straziati dal dolore, civili traumatizzati e con gli occhi spenti, oppure ancora vedove e orfani devastati dal pianto. Di fronte a tanta miseria era inevitabile chiedersi se quell’evacuazione di massa fosse stata realmente necessaria.

    Di colpo un tremito percorse l’area di rendez-vous. Proveniva dal cumulo di neve utilizzato come punto di riferimento nel mezzo della piana ghiacciata. Il rumore si fece più intenso, rombando meccanicamente mentre sotto il rilievo qualcosa si stava attivando. Delle luci filtrarono dal manto nevoso mentre la mole metallica lì celata si scuoteva di dosso la copertura. Quando il nevischio sollevato dagli scossoni tornò a posarsi, tutti i presenti poterono ammirare l’arca d’acciaio che li avrebbe condotti in salvo.



    I capigruppo furono gli unici a non stupirsi, essendo tra i pochi a conoscenza dell’ubicazione del gigantesco veicolo cargo – un’informazione che necessitava il massimo riserbo per non compromettere la sicurezza dell’area di estrazione.

    Dopo che il portellone fu abbassato, i civili - nonostante l’iniziale timore per quella tecnologia a cui non erano avvezzi - salirono a bordo ordinatamente, prendendo posto ai piani superiori su indicazione degli operatori del mezzo. Mentre per gli osservatori più attenti non sarebbe stato arduo ipotizzare chi avesse potuto fornire un cargo tanto sofisticato al fronte di Valiinorê, la maggior parte dei popolani si limitò ad apprezzarlo come un miracoloso riparo dalle intemperie.

    Dopo i rifugiati furono condotte all’interno le cavalcature e le motoslitte, stipate al livello inferiore. Quando infine fu il turno dei combattenti che - come ultima mansione - avevano presidiato l’imbarco, le ultime luci del crepuscolo stavano valicando a stento la linea dell’orizzonte.

    « Il primo brindisi allo “Shivering Skeleton” lo offrirò io, signor Badger. »

    Il Re Leone riuscì a stemperare la tensione nonostante le ferite lancinanti
    che aveva riportato nella foresta di Halbem Weg.

    « E al secondo giro ci penso io! Adesso però muoviamo il culo. »

    Il misterioso caposquadra in groppa al suo cinghiale rincarò la dose e la bestia
    rivolse ad Umbrella un grugnito amichevole mentre trottava verso il portellone.

    « Non mi lasciate alternative dunque, il terzo sarà… »

    Il malridotto Revair abbozzò un’ulteriore promessa, ma fu interrotto dalla spossatezza accumulata. Incespicò sulla neve e finì a terra, trovandosi praticamente ai piedi di skekDor. Per quanto fosse in grado di risollevarsi faticosamente, forse una mano amica sarebbe stata apprezzata.

    Terminato l’imbarco, il mezzo cingolato si sarebbe messo in viaggio. Protetti dalle pareti blindate e rifocillati da razioni di cibo, gli occupanti avrebbero terminato l’esodo giungendo a Valiinorê nel cuore della notte. Il fronte di liberazione aveva combattuto e respinto le primizie degli arsenali dei Re Lich, sottraendo innumerevoli anime innocenti al dominio dei non-morti. Pur con molti sacrifici, la battaglia era stata vinta… ma la guerra non era ancora finita. Un quartetto di orbite vuote fissava il baluardo della speranza del Nord, gelando il sangue nelle vene di chiunque indugiasse nel pensiero più terrificante in assoluto.

    Prima o poi i quattro signori della Morte si sarebbero
    presentati di persona per reclamare le vite loro spettanti.


    Turno conclusivo, l’ultima scadenza è fissata a Lunedì 23 Ottobre.
     
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