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{ Presidio Nord, Valiinorê }
pov – Revair
Le lezioni di scherma impartite da Revair erano sfiancanti, ma solo in pochi finora vi avevano rinunciato: con una crociata tanto disperata da combattere, ogni individuo in grado d’impugnare un’arma era motivato a migliorare le proprie possibilità di sopravvivenza in un confronto fisico. Dato che gradualmente i guerrieri di Valiinorê stavano ricevendo in dotazione armi in grado di uccidere i non-morti, era indispensabile istruire anche i civili su come impiegarle con efficacia.
« Gomiti larghi e gambe sciolte. Ora provi entrambi gli sgualembri. »
La presenza di quell’insegnante in particolare era un’ulteriore motivazione per tanta affluenza. L’affascinante ed enigmatico capoclan Uthgardt si muoveva con tanta disinvoltura nella sua danza di spada da suscitare profonda ammirazione negli astanti.
« Molto bene, per oggi abbiamo finito. »
Dopo aver sancito la conclusione di quella sessione d’allenamento, Revair si voltò in direzione del grosso volatile che stava strepitando in mezzo ai praticanti, causando imbarazzo e deconcentrando chi era intento ad affinare le proprie doti.
« Mi cercava, messere? »
Dato che messer Dhaval - probabilmente l’unica altra persona che corrispondeva all’appello dello Skeksis - non era solito frequentare il campo di addestramento, il capoclan intuì che fosse proprio lui il destinatario della chiamata. Si avvicinò a skekDor con un’espressione cordiale, mentre altri barbari della sua tribù stavano squadrando da lontano la creatura che in passato si era guadagnata il loro astio.. -
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{ Presidio Nord, Valiinorê }
pov – Revair
L’espressione di Revair rimase distesa nonostante l’intimazione delle Skeksis. Alla sua richiesta di un colloquio privato rispose con altrettanta pacatezza, facendo cenno ai suoi uomini di proseguire senza di lui nelle faccende che avevano in programma per la giornata.
« Se le aggrada può farmi compagnia durante la preghiera. »
Fece strada incamminandosi verso la periferia della cittadina, mentre skekDor scrutava la sua anima in cerca di risposte. La scansione rivelò uno spirito senz’altro umano, privo di anomalie degne di note… fatta eccezione per un’increspatura indistinta sulla sua superficie, ardua da decifrare o da ricondurre a qualcosa di noto.
« Ora nessuno ci disturberà, messere. Di cosa voleva discorrere? »
Lo aveva condotto ad un falò isolato - evidentemente il posto in cui avrebbe celebrato i suoi riti personali - che Revair accese dopo essersi tolto l’ingombrante mantello. Mentre curava che il fuoco attecchisse sulla legna accatastata, avrebbe prestato ascolto a quanto il suo interlocutore aveva da dire.. -
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{ Presidio Nord, Valiinorê }
pov – Revair
Sedendo dall’altro lato del falò, Revair ascoltò le domande polemiche dell’altro. Pur non essendo tenuto a rispondergli - dopotutto si trattava pur sempre di un individuo che lo aveva oltraggiato pubblicamente poco tempo prima - decise comunque di concedergli quanto desiderava.
« Non credo sia un mistero che il nostro clan sia protetto da Sleipnir, il cavallo di Óðinn. Messer Badger lo aveva rimarcato proprio in occasione del nostro arrivo, ricorda? »
O forse era troppo impegnato a ricordarsi come si fa a respirare?
Probabilmente nel suo sguardo sibillino un malpensante come lo Skeksis avrebbe potuto scorgere una simile insinuazione.
« In quanto berserkir che incarna il potere del Cavallo d’Argento, sono stato nominato capoclan Uthgardt. »
Nulla di nuovo o sconvolgente, si trattava di conoscenze accessibili ad un qualunque abitante del Settentrione. L’animosità del suo interlocutore non lo distrasse comunque dal suo piccolo rito, che consisteva nell’impugnare una statuetta di legno intagliato di forma equestre per poi avvicinarla alle fiamme. Socchiudendo gli occhi l'uomo si focalizzò sulla preghiera interiore. L’avambraccio scoperto di Revair s’immerse nel fuoco insieme al cavallino, senza mostrare esitazione o evidenti smorfie di dolore. Il modesto feticcio iniziò a bruciare nella sua mano, mentre la carne circostante restò miracolosamente intatta.. -
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{ Presidio Nord, Valiinorê }
pov – Revair
L’interferenza di skekDor nel suo rituale di preghiera non lo infastidì né giunse del tutto inattesa: pur conoscendolo da poco aveva intuito che quella creatura necessitava costantemente di catalizzare su di sé l’attenzione generale, perciò c’era da aspettarsi che non potesse sopportare nemmeno pochi secondi di raccoglimento da parte del suo interlocutore. L’arricchimento del falò tramite fiamme arcane poteva perfino essere interpretato come un contributo al rito sacrificale, dato che lo Skeksis aveva immolato un piccolo obolo di energia congiuntamente al feticcio di Revair.
« Annunciandomi come capoclan del Cavallo d’Argento ho dato per scontato che le genti nordiche potessero associarmi anche al potere del nostro protettore, dato che tradizionalmente Sleipnir consente di attingere alla sua forza solo alla guida che ritiene degna per il suo popolo. »
Spiegò con compostezza il motivo per cui sarebbe stato ridondante rimarcare la sua connessione col totem patrono. Lasciò cadere i resti inceneriti della statuetta sulle braci ardenti, sfilando dal fuoco il braccio illeso per poi pulirsi il palmo annerito con un foulard inumidito nella neve.
« Sono desolato se in qualche modo l’abbiamo indotta a disattendere i termini del suo giuramento, ma d’ora in avanti potrà contare anche sul supporto del mio Clan per onorarlo. »
Mentre l’altro si avvicinava con indole facinorosa,
Revair cercò di rassicurare il suo orgoglio ferito.
« Non ho l’ardire di considerarmi un portavoce di Sleipnir, ma le assicuro che desidera debellare l’egemonia dei Lich. »
Si voltò per incrociare lo sguardo assatanato dell'altro e nuovamente si poté scorgere nelle sue pupille uno scampolo di potere divino. Si trattava di un’aura che permeava il substrato della realtà, in grado di compiere l’impossibile attraverso un opportuno intermediario. Colui che poteva cavalcare attraverso i Nove Mondi sorretti dall’albero Yggdrasil, nonché uno degli ultimi spiriti protettori del popolo Uthgardt. La sua energia era un focolare che si sarebbe opposto all’avanzata della notte eterna dei non-morti.. -
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{ Presidio Nord, Valiinorê }
pov – Revair
Si era fatto un quadro sufficientemente accurato dello Skeksis: era una creatura da assecondare e occasionalmente da compiacere, un (millantato) nume decaduto che pretendeva lo stesso rispetto che gli era stato tributato in un passato ormai distante. Normalmente avrebbe ignorato tali pretese e cotanta superbia, ma le circostanze gli imponevano di fare buon viso a cattivo gioco. Se sarebbe bastato fingere di avere un debito nei suoi confronti per assicurarsi un alleato non ostile agli Uthgardt, allora avrebbe recitato la sua parte.
« È libero di non credermi, ma il mio fine è prettamente umanitario. Non possiedo le conoscenze o l’abilità per maneggiare l’anima di un Lich, né tantomeno Sleipnir necessita della loro immonda essenza. »
Parole sincere e spontanee, dettate dalla sua ignoranza in materia sciamanica.
« Se dilagherà senza freni, la Piaga dei Non-Morti renderà inabitabili le terre in cui il mio Clan risiede da generazioni. In quanto capoclan ho l'obbligo di unire le mie forze con chiunque vi si opponga, perché il mio dovere morale si estende anche a tutti i conterranei che abitano a Nord. »
Non c’era traccia di esitazione sul suo volto. Credeva fermamente di dover ottemperare alle responsabilità che le istituzioni preposte stavano ignorando da tempo immemore. Se l’esercito regolare si rifiutava di affrontare le armate dei redivivi, era disposto a guidare personalmente un’armata irregolare per respingerle. Se l’aristocrazia di Najaza trascurava le sofferenze a cui il popolo era sottoposto, si sarebbe interessato per conto proprio alle loro tragedie.
Se l’antico Presidio Nord non era più in grado di reagire all’avanzata della notte eterna,
avrebbe contribuito a costruirne uno nuovo in grado di sopravvivere fino ad una nuova alba.. -
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{ Presidio Nord, Valiinorê }
pov – Revair
Era già a conoscenza dell’appetito per le anime dei Lich che lo Skeksis aveva a più riprese manifestato. Intuendo il suo tentativo di circuirlo per garantirsi un pasto prelibato in futuro, Revair mise immediatamente le mani avanti.
« Non sta a me decidere la sorte di quelle anime, perciò non posso prometterle nulla. »
Le questioni prettamente esoteriche non erano di sua competenza, lui si limitava a fornire supporto bellico alla causa di Valiinorê. Tuttavia, dato che skekDor tendeva a tornare ciclicamente e con insistenza sull’argomento, stavolta decise di non assecondarlo.
« Per caso lei crede che la tracotanza sia una prerogativa esclusiva dei mortali? Quanto è sicuro che le sue conoscenze siano sufficienti, messere? Sarebbe alquanto disdicevole concludere una faticosa crociata soltanto per ritrovarsi l’ennesima incarnazione di un Lich che ha preso possesso di qualcuno che ha imprudentemente creduto di saperne gestire l’essenza, non crede? »
Incrociando le mani sotto al mento, lanciò un’evidente provocazione
mantenendo un tono distaccato.. -
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{ Presidio Nord, Valiinorê }
pov – Revair
Osservò impassibile la risata dello Skeksis, lasciandolo poi sciorinare la quantità di spiriti che aveva ingurgitato. Personalmente non credeva che le tonnellate di bestie da lui assorbite potessero equivalere un solo Lich, parlando strettamente di pericolosità intrinseca: i quattro filatteri - che ancora dovevano rintracciare - potevano essere intrisi di strati secolari d’incantesimi protettivi, imposti per evitare che sciacalli di anime della sua risma potessero trafugarne il potere indisturbati.
« Probabilmente ignora la nomea del mio totem guardiano: Sleipnir è colui che cavalca per i Nove Mondi, per sua intercessione ho visitato innumerevoli realtà recondite. »
Si limitò ad informarlo che il suo “bambino” era più navigato di quanto potesse immaginare,
tanto da potersi permettere di lasciargli un rompicapo di commiato.
« »
Revair si espresse in una lingua inintelligibile, completamente diversa dall’idioma dei barbari o dal dialetto nordico. Sibili e raschiamenti del palato suggerivano una sfumatura arcaica, molto distante dai suoni che delle corde vocali umane potevano normalmente emettere.
« Con permesso, la mia presenza è richiesta altrove. Le auguro di recuperare al più presto la vita cui anela, messere. »
Si alzò prima che l’altro potesse toccarlo o chiedergli delle spiegazioni, congedandosi con un cenno del capo. In futuro avrebbero calcato nuovamente gli stessi campi di battaglia e per allora, probabilmente, il segreto che ancora taceva alle genti di Valiinorê sarebbe emerso come la morena di un ghiacciaio squagliatosi al sole.. -
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