-
..
-
xiuxi.
User deleted
I cunicoli d'ingresso di Merovish.
L'intrico di gallerie si snodava fino alle viscere della "Tana", in un grandioso crescendo di penombra e segmenti di roccia segnata da migliaia di passaggi precedenti. Facile perdersi in un luogo del genere, più facile ancora rendersi conto che forse non ci si sarebbe mai dovuti avventurare in quei luoghi senza una guida.
L'aria attraversò i cunicoli, una corrente stranamente fredda. Una mano entrò nel cono di luce, afferrandosi alla roccia come a una preghiera. Le dita erano lunghe e ossute come le zampe di un aracnide, sporche di sabbia e sangue. Poco dopo fece capolino un volto terreo, si sarebbe potuto dire quello di un morto dal pallore e dalla colorazione livida delle labbra. A smentire questa frettolosa conclusione sarebbero forse bastati gli occhi violacei, appena velati da una precisa mistura di stanchezza e frustrazione.
Tirandosi su, verso il centro del tunnel e accettando la luce del sole sulla propria pelle come una ulteriore condanna al fallimento, Shaogal guadagnò l'entrata dei cunicoli. Di nuovo.
"..."
Non proferì parola, troppo occupato nel sincerarsi di avere effettivamente girato in tondo per la terza volta. Sollevò allora lo sguardo: il calore che aveva avvertito sul viso era stata l'avvisaglia a quella piccola tragedia personale.
"Non di nuovo!" si lamentò, la sua voce un rintocco lamentoso seguito da un mugugno insofferente che suonava come l'ennesima pallida elegia. Quella situazione iniziava a stancarlo. Se c'era un limite alla sua pazienza era stato abbondantemente superato.
Si passò la mano sulla fronte, asciugando le perle di sudore. Aveva ancora la febbre e quella calura insopportabile lo rendeva impaziente, avventato, fin troppo facile preda per la disperazione che, in agguato, aveva fiutato la preda debole e si preparava ad azzannarla alla gola.
Come se non bastasse, non gli riusciva di ricordare particolari ulteriori su quanto gli era accaduto. Che fosse finito su un nuovo piano dimensionale (o qualcosa di simile) gli era ormai bastevolmente chiaro; meno semplice era stabilire esattamente come fosse stato possibile e soprattutto perché.
Premette con forza pollice e indice sugli occhi, rinchiudendosi nell'oscurità in un espediente di concentrazione tanto misero quanto vano.
Pensiero e Memoria. Quelle parole, quei nomi, continuavano a ronzargli in testa. Le aveva udite durante la caduta nell'oblio che aveva preceduto il suo naufragio dimensionale, di questo era certo. Ma perché?
Doveva esserci una ragione se qualcuno, foss'anche lui stesso, aveva pronunciato proprio quelle parole.
Arreso di fronte alla pochezza delle proprie capacità deduttive in quel frangente, il Kruhynian sospirò.
"Avanti", si disse, con quel poco di buona volontà che aveva tenuto in serbo.
Fu solo sollevando lo sguardo che incontrò la figura di skekDor, reputandola d'istinto inquietante. Tuttavia, quel gallinaccio spennacchiato dall'aria truce era quanto di meglio la fortuna avesse da offrirgli per chiedere indicazioni.
Si avvicinò, dunque, con un sorriso esitante.
"Hahyvä" articolò, salutandolo impropriamente nella lingua dei Kruhynian.
"Sapete come arrivare a Merovish? Temo di essermi perso."
Edited by xiuxi - 16/11/2017, 10:30. -
..
-
xiuxi.
User deleted
Il pennuto si palesava ostile. La fortuna, chiaramente, era stata bendata fin troppo bene se si rifiutava di degnarlo di un solo sguardo. E lui, di quegli occhi benevoli puntati addosso, avrebbe avuto un disperato bisogno in quel momento.
Profugo in una dimensione sconosciuta, abbandonato a sé stesso, perduto fra i cunicoli di una città sotterranea e ora rimbrottato da un volatile antropomorfo con più piume sulla coda che in testa. Stanco di quell'andazzo deprimente, Shaogal si limitò a scuotere il capo con aria sconsolata.
"Shaogal delle Quattro Piume.", articolò con qualche difficoltà, tentando un inchino.
Il solo piegarsi in avanti gli provocò delle fitte lancinanti sulle tempie, la vista gli si annebbiò e la mano destra dovette artigliarsi a uno sperone di roccia fino a sanguinare, nel tentativo di puntellare un corpo che appariva prossimo al crollo.
Spedì mentalmente una maledizione al gallinaccio, augurandogli di finire girato allo spiedo in qualche sperduta località di Endlos.
"Non ho mancato la presentazione per villania, scusatemi. Temo di non sentirmi..."
Una mano corse alla bocca dello stomaco, quasi potesse fermare con la sua sola imposizione il conato che lo sconvolse per qualche istante.
Avvertendo i succhi gastrici bruciargli in gola, soffrendo in silenzio la raucedine che si stemperava sulle corde vocali, proseguì:
"...troppo bene.". -
..
-
.
Cunicoli e vie si districavano in quel mare di incroci non dissimili dal più intricato dei labirinti sotto i suoi occhi cerulei. Un sole torrido tipico di quelle terre solcava alto il celo spoglio, che a tratti si mostrava oltre le mura di quell’intricato labirinto.
Umbrella camminava disorientato ma con aria tranquilla mentre a ogni angolo e a ogni curva il dubbio di star girando solo in cerchio non tardava ad affollargli la mente. Svoltava quando l'istinto glielo suggeriva in cerca della via più rapida verso l'uscita e il passo si accelerava ogni volta che gli sembrò di procedere mentre un debole ma caldo vento carico di sabbia e polvere a tratti sventolava il lungo mantello mentre le bende dal leggero tessuto che gli avvolgevano il volto e le braccia lo proteggevano da quella sabbia e quel calore impervio. Il passo ritmato mentre l’inseparabile ombrello in metallo poggiato sulla spalla destra rifletteva sul suo nero intenso i torridi raggi di sole di quelle terre e costeggiando una parete non gli sembrò di aver già visto quella evidente crepa che lo solcava da parte a parte.
“Dannata Merovish…!”
Imprecò fra se e se senza fermare il passo quando una voce famigliare non attirò la sua attenzione; non riuscì a distinguere chiaramente le parole, ma quel tono quasi supponente e sicuro di se l’avrebbe riconosciuto fra mille ormai… purtroppo.
Come attirato da quella voce e al tempo stesso desideroso di una possibile guida che gli faccia risparmiare tempo prezioso svoltò l’angolo seguendo il suo udito e davanti si trovo proprio chi aveva temutamente immaginato
“Skekdor! Ancora tu? Ma è possibile che ti trovo sempre fra i piedi?”
Sorrise mentre con spavalderia e una certa sicurezza si dirigeva verso quest’ultimo e il ragazzo. “Mentre questo chi è? Un tuo nuovo “amico”?” avvicinatosi hai due gli scruto entrambi in attesa di una loro risposta.. -
xiuxi.
User deleted
Lasciò che lo sconosciuto lo toccasse e, insieme al contatto con la superficia rugosa di quegli artigli, avvertì una piacevole sensazione di calore sulle spalle che andò intensificandosi, fin quasi a bruciare. La sensazione di nausea che aveva provato all'avvicinarsi del pennuto, insieme al fastidio per i suoi afrori, lo stava abbandonando. Accolse la luce che lo avvolgeva con un moto di stupore, strabuzzando gli occhi e chiedendosi che razza di creatura fosse quella, mentre apprezzava appieno il potere lenitivo di quella magia (ma apprezzando un po' meno le movenze sconce dello skeksis).
Si rimise in piedi, ma prima ancora che potesse rispondere al suo "salvatore", un nuovo individuo si affacciò sulla scena, qualcuno che lo skeksis doveva conoscere molto bene, a giudicare con il tono colloquiale con cui gli si rivolgeva, chiamandolo addirittura per nome. Un nome che l'altro si era ben guardato dal pronunciare e che il Profanatore si curò di tenere a mente.
"Questi cunicoli sono piuttosto affollati", commentò, guardando di sotto in su il nuovo venuto. Ormai, da quelle parti, non sapeva più cosa aspettarsi. Evidentemente i cunicoli di Merovish erano pieni di sorprese al pari dell'intera Endlos, almeno per quel poco che aveva potuto sperimentare.
"Shaogal.", rispose, ad ogni modo, fosse anche solo per evitare una seconda accusa di villania.
Quindi si voltò, rivolgendosi direttamente al tacchino parlante.
"Grazie, skekDor. Sono davvero in debito con te."
E speriamo che non abbia a pentirmene.. -
..
-
.
“Piacere mio ragazzo. Umbrella” Porse una mano verso di lui invitandolo cosi a una stretta di mano.
Ciao. Ti vedo. Ti riconosco. Prendo atto della tua esistenza. Parliamo? Conosciamoci più a fondo. Tutto questo è ciò che viene detto con il semplice atto di una stretta di mano tra due persone. Non è poi cosi diverso da quando si cambia casa, città, paese o mondo. Si basa tutto su quella prima stretta di mano, e da li si va avanti, e ciò era quello che Umbrella voleva trasmettere alla sua nuova conoscenza in quelle terre impervie e imprevedibili. Non sapeva da quanto i due si parlassero, ma come Shaogal pronunciò le parole “Skekdor” e “debito” nella stessa frase poteva solo voler dire una cosa, ovvero che in quel lasso di tempo Skekdor era già riuscito a farsi fare un favore dal disorientato naufrago che ancora non sapeva che quel “favore” che lui da adesso gli deve non è un semplice favore, ma un patto, un marchio, una maledizione che sarà in grado di ripresentarsi anche dopo anni se necessario e lo perseguiterà fino a quando non avrà saldato il suo debito. Avrebbe voluto salvarlo, o almeno aiutarlo da quel destino ormai imminente, ma ormai il patto era stipulato e poco si poteva fare.
L’occhiata fulminante di Skekdor non scalfì minimamente la corazza fatta di sicurezza e spensieratezza di Umbrella in quel caldo pomeriggio, ormai aveva capito che almeno che lui non lo ritenesse estremamente necessario non avrebbe reagito a quelle sue frecciatine se non a parole, mostrando molto fumo, e poco di azioni concrete ma Umbrella non era stupido, e per quanto non avesse avuto ancora modo di constatare le effettive abilità di Skekdor, stuzzicare troppo un mezzo-Dio non era saggio, anche se il suo animo fremeva dalla curiosità di capirne di più su quelle fantomatiche abilità di cui tanto andava vantandosi.
“ Anche voi diretti a Merovish? Perché in tal caso, potremmo dirigerci la tutti insieme. Cosi ci racconti da dove vieni ragazzo, e poi, a te Skekdor piace chiacchierare giusto? Quindi un po' di compagnia non ti dispiacerà di sicuro, soprattutto contando che, se ho capito bene, questo ragazzo ti deve un favore, e non credo proprio che un tipo come te voglia lasciarlo “fuggire” proprio adesso… “.