He Who Seeks Life

Ubejiste, La Città Invisibile.
Presidio Centrale, Endlos.

Sopra potrebbe essere giorno come notte, e qui non coglieresti la differenza, se non nelle aree più vicine ai pochi, mal sorvegliati accessi presenti verso l'Altatorre dei grandi palazzi di marmo, degli schiavi ingioiellati, e dei ricchi che mangiano altri ricchi. Quella in cui il sole sta effettivamente splendendo, mentre qui mi devo fare strada sotto la luce fioca dei lampioni, e di quella occasionale torcia dei ragazzini-guida. Riesco ancora a vedere decentemente attraverso la penombra, ma sono vecchio e i miei occhi non sono quelli di allora, e quindi cammino lentamente, con la testa bassa, aiutandomi con il rinario e le vibrisse, e tenendo le orecchie ben tese.
Ogni senso -o quasi- viene sfruttato mentre mi sposto.

Ubejiste, Il Rifugio, è un quartiere relativamente periferico, come lo sono molti di quelli dove i Rivoluzionari o i Vigilanti tendono ad essere più presenti. Fu fondato, se così si può dire, dal carismatico Igor Azhadov pochi anni fa, per offrire accoglienza agli emarginati fra gli emarginati, e a chiunque volesse sfuggire alle logiche dei quartieri monorazziali e delle loro frequenti faide, all'oppressione vera o presunta delle autorità presenti in maniera via via più capillare avvicinandosi verso il centro, o magari tutte queste cose insieme.

Ancora non mi è chiaro da che parte stia Azhadov, di preciso, ma non importa: non sono qui per lui. Sono piuttosto riuscito finalmente a rintracciare (o meglio, a trovare il tempo per rintracciare) colui da cui sono stato indirizzato dalla Portavoce Zegana, e che per avere la possibilità di incontrare sono arrivato a fare richiesta di associazione ad una gilda di scienziati, di tutte le cose possibili. Momir Vig, il Visionario, dovrebbe trovarsi in una delle tante catapecchie qui vicino, e se le mie fonti non si sono sbagliate, dovrebbe essere...

*toc toc toc*

...qui. Busso con un sasso trovato per terra poco distante, manovrato dalla mia telecinesi, e che poso subito dopo, prima di attirare troppa attenzione.
Come se poi fossi la creatura più bizzarra, qui ad Ubejiste.

Andatevene!
Accoglienza calorosa, vedo: forse mi conveniva davvero avvicinarlo quando eravamo entrambi a Nord, senza una porta a separarci. Anche se va detto che, in tutta la serata, non l'ho mai visto parlare con nessuno, rintanandosi invece in un angolo. Forse, non sarebbe cambiato poi così tanto.
Anche perché questa grossa tavola di legno marcito penso di poterla sfondare a spintoni, con qualche calcolo e un po' di pazienza.

La bottega è chiusa e non riaprirà!
Quindi, o è un'affermazione retorica o Momir Vig offriva una volta i suoi servigi al pubblico. Qualunque delle due sia, non mi cambia nulla. Potrei indagare sul perché di tanta reticenza, esagerata perfino per queste parti, ma temo che mi sia trovato semplicemente un ennesimo palo al culo d'un individuo. Che poi, essendo stata Zegana a raccomandarmelo, non che ci sia molta ragione di sorprendersi.

Mai più!
Ringhio imprecazioni fra me e me, guardandomi attorno: gesto dettato più dall'abitudine che da altro, visto che in questo momento posso fare anche a meno di parlare in toto. So dov'è, più o meno, e tanto mi basta per contattare quel vecchio caprone mentalmente, senza scomodare le orecchie degli Ubejistini.

È stata Zegana a dirmi di cercarti, Visionario! Se mi sono sorbito questa odiosa scarpinata nel buio attraverso questo buco dimenticato da Dio, non è stato certo per fare la spesa, né tantomeno venderti cianfrusaglie inutili!

Potevo beatamente starmene al Magisterium, iscrivermi a qualche corso di Alchimia e risolvere tutto firmando qualche liberatoria; ma no, il massimo esperto in materia deve essere un eremita in uno dei posti più fastidiosi di tutto il semipiano.

Si sente un rumore di legno che scorre, e dallo spioncino trapela finalmente l'odore del padrone di casa. Cerca di vedere chi c'è dall'altra parte della porta, ma da quella posizione non gli è possibile guardare più in basso dei suoi stessi occhi.
A questo punto, mi chiedo se non sarebbe convenuto più possedere qualche disgraziato di passaggio, accorciando forse di un poco la procedura, ma non c'è alcun dubbio in merito: sarebbe stata un'idea del cazzo, visto che rischiavo di possedere qualcuno che il Visionario potrebbe addirittura conoscere.
Saltare, ovviamente, è fuori discussione. Anche perché non arrivo più così in alto.

E' uno scherzo? Mostrati!
Non ho tempo da perdere con i cialtroni: Zegana dovrebbe saperlo!
Sbuffo dal naso, ma prima che riesca ad escogitare un'adeguata replica, Momir Vig decide semplicemente di aprire la stramaledetta porta, ed osservare qualche piede più in basso.
Con l'immancabile, immutabile reazione che ne segue.

Ah! La Portavoce Simic evidentemente non è scesa nei dettagli.« Evidentemente. »

C'è un misto di condiscendenza e stupore, nella voce di questo residuato respirante. A questo punto mi aspetto che si metta o a ridere per non piangere, o ad accettare con mesta rassegnazione la realtà, intrattenendo nel frattempo il pensiero di mandarla completamente invece a fare in culo, o che altro. Qualunque sia stata la sua scelta, posso dire per certo che non si tratta della prima. Piuttosto, pare aver optato per la seconda di relativo buon grado, tanto da invitarmi ad entrare senza altre domande.

Poco male: mi dimostrerai di persona quanto posso fidarmi di lei.
Oltre il tavolo c'è il reagentario di base. Accomodati. Per il resto ti sconsiglio vivamente di entrare in contatto con tutto ciò che non conosci: non ho ancora il potere di revocare l'incontrovertibile.

« A posto. Vediamo un po' qui... »
Balzo su una sedia e guardo i materiali a mia disposizione: bene o male li conosco, anche se li ho ribattezzati praticamente dal primo all'ultimo per ricordarmeli meglio, quindi meglio non nominarli ad alta voce.
Armeggio per un po' -non so nemmeno quanto- con alambicchi e distillatori, mescolando Johnny e Pepé, separando il Wilbur dal Frankie, e altre menate così, fino a che non ottengo due risultati finali separati: un liquido rossastro e melmoso, e una pietruzza, un piccolo cristallo in formazione quasi perfettamente trasparente.

« Allora: il liquido a destra dovrebbe esser un potente fertilizzante. Ottimo per l'orticello, dosi eccessive causano un depauperamento del terreno più rapido del normale. Da usare col contagocce. A sinistra, in via di raffreddamento, qualcosa che dovrebbe aiutare a dare un senso all'esistenza del suddetto orticello: una pietra in grado di accumulare energia che, se stimolata nel modo giusto, la converte in luce. Comoda, almeno nelle mie intenzioni, ma un po' inutile per chi non sa manipolarla, la propria energia. »

Non ricordo nemmeno se siano già state inventate, queste cose, o sono davvero mie creazioni originali; ma non me ne importa nemmeno nulla. Quasi sicuramente anche la pietra è roba già vista, magari un po' diversa, come torcia magica o roba così.
Questo, però, non è il mio stile alchemico usuale. E sono qui per imparare la biomanzia, non magingegneria agraria.

Momir Vig sembra poco convinto dalla mia dimostrazione. Pazienza, quella di cui ho appena fatto sfoggio sembra essere chimica, più che alchimia, anche se, perlomeno su questo semipiano, i confini fra le due discipline sono piuttosto labili, e pure nel mio mondo di provenienza la seconda doveva essere infatti l'antenata fatta male della prima.

Primo: motivazioni della tua scelta.In compenso, non pare intenzionato a sbottare come avevo inizialmente previsto. Almeno, non subito. Ciò che non capisco, però, è se voglia darmi un'ancora di salvezza o, più sadicamente, rimandare quello che potrebbe percepire come l'inevitabile.
Secondo: applicazioni alternative.Si avvicina al tavolo, esaminando il mio lavoro più da vicino. Si mette addirittura a fare qualcosa egli stesso, armeggiando con i reagenti rimasti -più almeno uno proprio- sfociando in una reazione che libera un bel po' di calore, il quale annerisce il legno su cui poggia la beuta sempre.
Terzo: implementazione delle procedure.
« Quest'area di Altatorre è estremamente povera: Ubejiste è messa un po' meglio, ma ciò non cambia che qui, avere una fonte di cibo garantita, per quanto piccola, è certamente parecchio utile. Se uno non vuole nutrirsi quasi esclusivamente di ratti, o essere costretti al furto, alternare con alimenti di origine vegetale può essere una buona idea; per crescere una pianta servono inoltre luce, calore e nutrienti: et voilà.
Se invece intendi la domanda da un punto di vista più generale: non essendo abituato allo stile di alchimia in cui mi sono appena cimentato, ho provato con la prima cosa utile che mi è venuta in mente. Di solito, tendo a ricombinare atomi e molecole alla fonte, tramite le mie abilità che alcuni definirebbero psichiche. »

Cioè, applicando in un modo leggermente diverso dal solito il Potere, la cui natura tuttavia non riuscirei mai a spiegare, fino a che non mi sarà chiaro il modo in cui l'ho ottenuto (o risvegliato, che ne so): ed essendo successo praticamente per caso una ventina d'anni fa a Jankburg, sarà una lunga, infruttuosa e fondamentalmente inutile ricerca.

« Quanto al secondo punto: il fertilizzante è un fertilizzante, pochi cazzi. Tossico forse per alcune creature animali, se uno vuole usarlo come veleno; ma ci sono alternative migliori pressoché ovunque. Quanto al cristallo, questo è utile soltanto quando si ha un controllo decente delle proprie energie -in qualunque modo uno le voglia chiamare-. Il vantaggio è che questa può essere accumulata all'interno della pietra stessa in una quantità dipendente dalla qualità dello stesso artefatto, nel quale può restare per giorni, mesi, o addirittura anni. Quando sarà pieno, diventerà opaco, e in quel caso basterà lo stimolo di una fiammella per attivarlo per circa dodici ore. Poi, si "spegnerà" senza aver per forza consumato tutta l'energia presente, e sarà possibile riattivarlo allo stesso modo. Questo ha un'autonomia di un mesetto, circa. »

Comodo, ma con ancora numerosi difetti, come quello di essere del tutto inutile in assenza di un manutentore, e di non essere particolarmente regolabile a seconda delle esigenze di luce della pianta in questione. Inoltre, la temperatura pure è fissa.

« Aggiungo che la temperatura percepita sarebbe di diciotto gradi. Avessi avuto più esperienza, più preparazione, che qui ho improvvisato non poco, tempo e un'attrezzatura più completa, sarei riuscito a tirar fuori qualcosa di più versatile e di migliore fattura.
Rimane, comunque, non il mio campo primario. »

Zegana mi aveva avvertito che si trattava di un tipo sospettoso, e così si è infatti presentato, ma quanto avrei gradito sapere in anticipo che avrei avuto a che fare anche con un simile, irritante caprone anche sotto ogni altro aspetto.

Sta mettendo a durissima prova la mia pazienza come credo mai nessuno sia riuscito fino ad ora. Venire toccato senza il mio consenso non si tratta che del morso di una pulce in confronto, e stare sotto il fuoco di una sparatoria nei quartieri più assetati di sangue di Chicago è un'esperienza infinitamente distensiva, rispetto al dover ascoltare i lamenti di questo individuo per più di cinque minuti consecutivi.

Se ripenso al fatto che ho impiegato tempo ed energie per riuscire a rintracciare questo odioso goblin incartapecorito, schiumo alle fauci. Ciò che è peggio, è che se ora decidessi di andarmene, distruggere questa catapecchia che si tiene in piedi a preghiere o far semplicemente fuori questo individuo, sarebbe in tutti e tre i casi una sconfitta morale in ogni campo.

Ci sarebbero in realtà altri modi con cui potrei levarmi il metaforico dente, ma quello a cui sto pensando in particolare richiederebbe un impiego di ulteriori energie sia mentali che fisiche, e devo ancora decidere se davvero Momir Vig vale altro del mio tempo e spazio nei miei pensieri; se il risultato finale basti a compensare tutto ciò che è venuto prima.

Adesso mi vuole dare un'ultima chance per impressionarlo. Questo che prima mi dice di fargli vedere cosa so fare indicandomi un set di reagenti e un'attrezzatura chimico-alchemica tradizionale, e dopo non essere stato soddisfatto dei risultati (che di base avrei considerato più che legittimo), fa un clamoroso retromarcia dicendomi che in realtà voleva vedere “le mie vere capacità” fin dall'inizio, cosa che di per sé non vuol dire assolutamente un cazzo, solo perché gli ho detto che uso uno stile poco ortodosso di alchimia.
Cretino pure io che ho aperto bocca; ma avrei preferito di gran lunga essere congedato già da prima anche con un “scusami ma sei ancora troppo stronzo perché io possa cagarti” e fine della storia. Invece no, l'ho dovuto incuriosire.

« Quegli artefatti puoi pure regalarli al primo che passa, per quanto mi riguarda. » replico senza nemmeno guardare Momir Vig in faccia, saggiando piuttosto il pavimento dell'abitazione. « Perché adesso non mi servono assolutamente a nulla. »

Ora che ho trovato un posto che mi aggrada, inizio a concentrarmi e a sfruttare i miei poteri sulla materia inorganica poco oltre il mio muso. Questa prende a surriscaldarsi sempre più fino a diventare incandescente. Adesso che è più malleabile, è giunto il momento di manipolare la materia prima, che emerge dal pavimento stesso e, guidata dalla mia mente, comincia ad assumere finalmente la sua forma. Il materiale fuso si innalza verso l'alto scorrendo in una colonna larga sottile circa un pollice e mezzo, divergendovi perpendicolarmente in due righe opposte poco prima della cima, come a formare una croce.

Faccio levitare l'oggetto a mezz'aria, aiutandolo a stabilizzarsi durante il raffreddamento telecineticamente indotto senza causare rotture, fino a che la sua natura non sarà perfettamente riconoscibile.

« Volevi qualcosa con un valore concreto e riconosciuto sul mercato di queste parti, no? A te, una spada. Completa di pomolo e guardia, impugnatura ad una mano, acciaio. »
Al modico prezzo di un foro nel pavimento.

Giro la spada affinché l'elsa sia puntata verso il Visionario, a cui cedo volentieri il controllo, visto che mi pare curioso di esaminarla più da vicino. Che faccia pure: certo non si tratterà un lavoro di alta forgiatura, ma per funzionare funziona.
Anche se mi è parso più interessato al processo, piuttosto che al risultato finale.

« Questa è una domanda un po' complicata. »
gli rispondo; oramai senza nemmeno più esercitare alcuna forma di controllo sull'arma.
« Questa è una capacità che ho sviluppato relativamente di recente e sì, richiede una conoscenza base della materia su cui andrei a lavorare. Ciò però spiegherebbe che, durante la trasmutazione, so banalmente cosa sto facendo. Come ci riesca è invece un mezzo mistero anche per me: si tratta di un'applicazione un po' diversa dal solito dei poteri che già possiedo. »
Sorvolerò ovviamente sulla natura dei poteri in questione, anche perché li ha già visti: di fatto, si tratta di un principio simile alla telecinesi di poco fa, applicato giusto ad un livello perfino meno che microscopico.
« Poteri con cui non credo di essere nato, ma che almeno all'inizio non ho sviluppato consciamente. Quanto alla volontà: ciò che sto facendo non si tratta forse di imporre la mia proprio sulla materia stessa? Così l'ho sempre interpretata, quanto meno. »
Ah, ma lui vuole i dettagli che non riuscirò mai a dargli a pieno. Beh, si accontenti di questo:
« Per farla breve, è una forma avanzata di telecinesi, applicata sul piano di atomi e molecole anziché quello macroscopico. Sovreccito per l'appunto atomi e molecole qualora mi serva per lavorarci su meglio, e li ricombino secondo quello che voglio fare. Oserei dire che, come la telecinesi "classica", si tratta nella sua essenza di una pratica di riposizionamento. »

Finezze non sovrapponibili, dici te. Guarda, tutto ciò che faccio penso sia in grado di riprodurlo pressoché qualsiasi mago specializzato negli elementi classici, solo con molte meno limitazioni legate all'ambiente circostante. Finché rimaniamo entrambi due pirla di alchimisti, però, riusciremo a parlare la stessa lingua e va benissimo così.
Che se mi era venuta voglia di ammazzarti già così, figuriamoci con ulteriori divergenze; come minimo andavo a tirare giù tutta la Simic Combine, minimo, pezzetto dopo pezzetto.

Che poi mi piace come Zegana si occupi di botanica e parli poi alle mie spalle di “idee confuse e improduttive” senza che ci fosse stato un modo di scendere nei dettagli; che poi, più che modo, era venuta a mancare anche la mia intenzione, visto appunto che la Portavoce non era il tipo di persona che cercavo.
Pazienza, ottimiscamente parlando prima finirò questo progetto e prima potrò evitare lei e i suoi coorti tutti.

« Confermo, non mi sono mai occupato prima d'ora di alchimia biologica. » Soprattutto perché non è che ottieni creature viventi solo con un po' di telecinesi, materie prime e un pizzico d'amore del cazzo. « Fra l'incontro con lei ed oggi, ho approfondito appunto un po' di anatomia e di biologia. Come avevo detto a Zegana, ciò che avrei intenzione di apprendere è come creare artificialmente una forma di vita animale del tutto organica. Giusto per essere chiari: vorrei riprodurre animali già esistenti il più fedelmente possibile, non dar vita a chimere e compagnia bella. »

Spero vivamente che sia questa la risposta che cercavi, altrimenti non saprei che altro diavolo risponderti se non me lo chiedi direttamente tu.
Che poi magari viene fuori che non si chiamano nemmeno homunculi, quelli che voglio io.