Oro e Sangue

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    Impeto e tempesta

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    ORO E SANGUE

    ohy5Xvh

    "L’uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli."

    (Confucio).


    tNBRqhx

    Villaggio di Màoyì, Qídằo.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Situato all'estremo oriente del Presidio Occidentale, a sud della regione del Qídằo, esattamente al centro di un importante crocevia di rotte commerciali fra Undarm, Sud e Pentauron, il villaggio di Màoyì consisteva in null'altro che locande e casette in legno colorato agglomerate fra loro, molte delle quali si ergevano su due piani ed erano provviste di un qualche negozio a gestione familiare.

    In effetti, Màoyì sembrava vantare molti più servizi rispetto all'effettiva popolazione di abitanti, segno che fosse molto frequentato dagli stranieri: ristoranti, mercerie d'ogni tipo e perfino rivenditori di oggetti sacri affollavano le stradine lastricate in pietra e ben tenute. Fra le bancarelle o le semplicissime vetrine esposte era possibile trovare ogni ninnolo o stoffa proveniente dai tre presidi comunicanti e la gentilezza e disponibilità degli abitanti lasciava in molti passanti il dubbio su quanto sentito altrove riguardo la chiusura mentale degli abitanti dell'Ovest; se infatti non si fosse trovato in quella precisa regione e non avesse orgogliosamente mostrato i caratteristici tetti dalle strutture tipicamente occidentali e le finestre in carta di riso, sarebbe parso fin troppo affine al lontano Presidio Orientale. Perfino l'intolleranza verso creature non propriamente umane era quasi inesistente, forse perché abituati a dover commerciare con ogni tipo di essere proveniente da altri posti.

    Altro dettaglio che sembrava distinguerlo molto dal resto dell'Occidente era il modo in cui gli abitanti riuscivano a trovare ogni tipo di pretesto per festeggiare: fra ricorrenze di eventi dalla dubbia importanza e sagre di ogni tipo di alimento, si tenevano banchetti almeno una volta alla settimana.
    Uno dei tanti era quello in cui i protagonisti della storia si erano ritrovati coinvolti -la sagra del raviolo. Per un invito molto insistente da parte di un commerciante o (magari) dopo la scoperta di non dover pagare tutte le pietanze succulente offerte, numerosi tavoli si erano già riempiti di nativi e stranieri dal pomeriggio, tutti sparsi per la piazza del villaggio.

    Il fumo delle braci si sarebbe levato al calar del sole, e subito un invitante profumo di ravioli avrebbe riempito le narici dei presenti, estasiati ed in ardente attesa del buon pasto. I bambini giocavano felici e da un tavolo era già possibile ascoltare i canti stonati e da taverna di alcuni buontemponi che avevano esagerato con gli alcolici. Il canto dei grilli era un dolce sottofondo e, nonostante il baccano di tutta quella gente, l'aria che si respirava era stranamente... felice.
    Come se, dopo tutto il dolore, le umiliazioni e le perdite del periodo appena passato che -in un modo o nell'altro- accomunavano quasi tutti i presenti, fosse giunto finalmente il momento di fermarsi e sorridere.

    Il vino scorreva a fiumi, i ravioli profumavano di buono e la compagnia trasmetteva allegria.
    Quindi... perché no?

    Turno 1


    Benvenuti a tutti al villaggio di Màoyì, nel Qídằo. Si tratta di un piccolo centro abitato solitamente attraversato da commercianti o viaggiatori che preferiscono inoltrarsi su strade già battute e vie tutto sommato sicure: è tranquillo, insolitamente aperto nei confronti di ogni tipo di creatura e particolarmente gioioso. Forse perché (chi vive già ad ovest può notarlo facilmente) può ritenersi uno dei villaggi più fortunati e che meglio hanno reagito alla guerra e all'invasione degli Youkai: molti, infatti, son caduti in disgrazia, razziati dai demoni o fatti a pezzi dalla miseria.

    Potete dire di averlo raggiunto per un motivo qualunque: siete in viaggio e vi siete fermati per fare scorte, dovete comprare qualcosa che si vende lì, accompagnate un amico ecc. L'unica cosa che dovrete rispettare è che siete in qualche modo stati convinti a partecipare al banchetto della "sagra del raviolo".
    In particolare, tutti i pg dei giocatori partecipanti si son trovati seduti al medesimo tavolo: potete giocarvi l'arrivo del cibo, interagire fra di voi, fare amicizia o quel che desiderate. In sostanza, è un turno squisitamente interpretativo. Ovviamente non potete muovere png dell'ambientazione senza il mio permesso.

    Per ciò che riguarda le tempistiche, il primo turno ve lo concedo più largo, così da completare le schede non terminate. Chi gioca png è pregato di inviarmi in qualche modo un set di passive del png stesso (non troppe) che intende usare durante questa mini-avventura. Avere una scheda buona è preferibile ma non necessario al completamento di "Oro e Sangue".

    Per qualunque dubbio o richiesta, contattatemi pure in bacheca. Idem per i ritardi: se qualcuno non posta e non mi avvisa in tempo in bacheca, non lo aspetto e vado avanti. Se mi chiede la proroga, invece, è molto probabile che lo aspetto.

    Scadenza: 25 Marzo, ore 23:59.
    Buon divertimento!

     
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    MOMIR
    MOMIR VIG ¤ SIMIC VISIONARY
    SIMIC¤ ¤ ¤100%
    Infine si è deciso a partire. Non che Momir Vig sia un gran viaggiatore, ma quello spostamento si è reso suo malgrado necessario. Non che abbia chissà quale comodità cui non voglia separarsi o che -ancora- gli sia da ostacolo al solo pensiero di abbandonarla, eppure l'avviarsi verso Ovest non è stato concepito con leggerezza nè tantomeno ha visto piena determinazione da parte del biomante in esame. Ogni singolo dettaglio, per quanto possibile, è stato preso in considerazione ed analizzato, messo in dubbio e contrastato, in un incessante processo di critica e valutazione tanto caro alla sua persona quanto patologico nel rispettivo amministrarsi ossessivo ed improrogabile.
    Ma Momir Vig, neanche a dirlo, è fatto così: sospettoso, diffidente, scettico o guardingo che dir si voglia. I suoi trascorsi infelici -o almeno, quelli che egli considera propri (ignorando la loro natura fasulla, frutto di una radicata macchinazione a cui fanno capo altri ch'egli non conosce)- lo hanno plasmato in una personalità fragile non meno del corpo, chiusa verso l'altrui persona e parimenti complicata a dirsi in breve: il visionario -così com'è conosciuto dal suo recente ingresso nell'Alleanza Simic- vanta però un talento unico e saldo pur nella sua singolarità, frutto di competenze estremamente avanzate e puntuali ma -nondimeno- di uno spiccato acume e di una lungimiranza che il pelato verdognolo manca invece di dispensare in ogn'altro aspetto non riguardi esattamente il suo lavoro.
    Insomma: non siamo molto lontani dallo stereotipo del genio socialmente negato, dall'eremita rivoluzionario che si disinteressa al mondo, da chi -fucina d'idee con potenzialità immense- rischia di non condividere l'utilità delle proprie scoperte per il timore gli vadano sottratte e snaturate. Da cui, ovviamente, ne consegue uno slancio ancor più marcato al romitaggio verso i luoghi più isolati ed inaccessibili che gli possano venire in mente. L'Ovest, appunto.

    A riguardo dell'Ovest endlosiano ci sarebbero peraltro interi capitoli da scrivere. Non soltanto per la sua travagliata storia -tanto simile quanto effettivamente coincidente con quella del visionario- ma pure circa la frammentazione del suo territorio compiutasi immantinente a guerra conclusa: nel mentre che la perduta capitale riversava i suoi malefici miasmi nei dintorni (verità tuttora in atto e a cui nessuno è stato in grado d'opporsi, ad essere brutalmente onesti), i superstiti allo straziante conflitto non hanno invece perso tempo nel litigarsi possedimenti e regioni utili, scatenando per contro l'ira di kami e simili spiriti ancestrali, nutrendo allora con ancor maggiore negatività le entità distorte di queste terre. Esse hanno dunque preso piede permeando molti degli spazi prima popolati da semplici villaggi, seminando distruzione e morte in ogni dove, prostrando ancor più le popolazioni svilite dall'aver perso tutto o quasi e perciò -in un susseguirsi pressochè inevitabile- relegando i feudi neoformati ad un isolamento politico e ad un ascetismo mistico di cui non avrebbero davvero bisogno: l'unico mare del semipiano bagna infatti un presidio a suo modo maledetto, vittima nel tempo di ideologie corrotte ed incredibilmente incapace di sollevarsi (nemmeno ora che il peggio dovrebbe essere passato).

    Perciò, se questo è il contesto che andrà ad affrontare, perchè mai Momir Vig si è diretto ad Ovest? Qualcuno potrebbe obiettare che, invero, si tratta niente meno del suo personalissimo viaggio in Occidente, un'avventura alla ricerca del chiarimento e dell'illuminazione o, ancora, un viaggio interiore verso un livello di educazione più elevato. E non avrebbe torto -nessunissimo!- perchè effettivamente di questo si tratta, in larga parte: Momir Vig non desidera altro che ritrovare se stesso. Il vero sè. Quello ch'era prima di cadere vittima delle frange xenofobe e delle torture indicibili somministrategli dal regime al governo di Sequerus.
    A chiedere al biomante stesso, però, si riceverebbe una risposta ben diversa, decisamente più pragmatica per quanto -se filtrata con gli occhi e la cultura imperante qui nell'Ovest- assolutamente gretta: l'occidente è stata la sua casa, la sua condanna e -forse- per un pessimo scherzo del caso potrebbe essere la sua salvezza. Le informazioni che ha raccolto in merito ad un tritone (oppure un naga?) con abilità molto simili alle sue lo conducano infatti verso una remota regione del presidio e là egli è intenzionato a recarsi. Ancor meglio, poi, alla luce del fatto ch'è uno sputo di costa, dimenticato dal resto del mondo e vagamente malfamato per i paraggi: il luogo perfetto per evitare scocciatori come quel botolo che la sua superiore gli ha inviato a tradimento nonostante si fosse ritirato negli anfratti più miseri di Ubejiste.

    Ma di questo non è il caso di preoccuparsi ora: ogni cosa a suo tempo, recita un vecchio adagio -incredibilmente diffuso anche tra le palafitte e le capanne che punteggiano le regioni più floride di quest'occidente prostrato- e perciò del futuro di Momir Vig si tornerà a trattare in altre occasioni.
    Il presente, infatti, chiama il vedalken al ristoro e ad un bivacco -a termine di una lunga giornata di cammino, invero sfiancate considerate le limitatissime capacità fisiche del biomante, egli necessità di riposare membra e spirito con il sonno dei giusti, nonchè di rifocillarsi per ripristinare le energie spese. Il villaggio presso cui è giunto, peraltro, dovrebbe servire a quest'esatto scopo: le strade battute che il visionario ha percorso lo hanno condotto a Màoyì, ridente comunità in cui i viaggiatori possono rasserenarsi ed assaggiare il clima d'occidente nelle sue accezioni più liete, ben lontane dalla miseria che invece attanaglia i villaggi meno turistici che aspettano il pellegrino nel suo inoltrarsi sempre più verso il tramontar dell'astro diurno.
    La stanchezza e la fatica sono poi delle ottime alleate nello smorzare -almeno temporaneamente- l'acido rapportarsi che Momir Vig sfoggia al solito con forestieri e persone di dubbia stima, lasciandolo suo malgrado inerme alle malvagità ed ai complotti dei quali tipicamente teme si stiano organizzando ai suoi danni: come se l'allarmismo e le paure ingiustificate si fossero spente al sorgere della spossatezza -o gli fossero scivolate di dosso, non meno di un abito in eccesso tolto prima di coricarsi- lo scienziato ha accolto senza mugugnare e senza fughe l'invito di un locale a partecipare alla celeberrima (?) sagra del raviolo, ove l'alcool, le risa e l'invitante profumo del cibo han infine abbattuto ogn'altra, irta difesa sociale dietro la quale quel genio borbottone generalmente si barrica con pieno e malfidente scrupolo.

    Ci si potrebbe vivere di queste piccole, squisite pepite!

    L'apprezzamento per i ravioli si spande allora sulla tavolata, rivolto a tutti e nessuno in particolare ma con l'audace (e sconsiderato) intento di attaccare bottone: i ravioli sono a tutti gli effetti un cibo di conforto, tanto caro e tanto ristoratore, ma a completare il tutto (nonchè a sciolgere la lingua al biomante) è sicuramente il candido liquore che vi si accompagna e che, nel suo scaldare il palato di chiunque lo sorseggi, sa regalare ancor più gioia e brio all'improbabile verdognolo festante.
    PASSIVE SKILLS
    BIOMANTIC MASTERYCOMPETENZE BIOLOGICHE
    EQUIPMENT
    CLOUDSTONE CURIOARMATURA PARZIALE (ARTEFATTO)
    BIOPLASMCOMPONENTI (ATTREZZATURA)
    ◼◼SIMIC GROWTH CHAMBERINESAURIBILITA'◼◼
    RIOT GEARINDISTRUTTIBILITA'
    SHIELDING PLAXMINDFUCK-ALERT (AUSPEX)
    PITHING NEEDLEFERRI CHIRURGICI (ATTREZZATURA)
    SIMIC KEYRUNEPUGNALE (ARTEFATTO)
     
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  3. Clan Shan Yan
     
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    Ai confini del Mondo.
    I quattro fratelli Shan Yan avevano abbandonato la sicurezza, invero venuta a mancare dopo le recenti aggressioni, delle loro vette isolate per esplorare il mondo al di là dei territori a loro noti. Rohkeus, il fiero guerriero Shùgàn guidava il piccolo gruppo, ma era a dire il vero Henki, suo fratello, a fare strada. Da Yèzi era il solo ad essersi allontanato dal villaggio in passato, avendo accompagnato dei membri più anziani della sua casta in importanti spedizioni commerciali. Di tanto in tanto i Ciclopi della Montagna avevano avuto bisogno di scambiare con i popoli vicini beni utili al sostentamento della comunità Shan Yan.

    In quei tempi ormai così lontani, lo Shùgàn non aveva ancora finito il suo addestramento e pertanto non aveva avuto modo di fare da scorta a nessuna spedizione. Per quanto riguarda gli altri due, Tuhka e Lampi, anche loro non avevano mai lasciato i territori adiacenti al villaggio e forse non ne avevano neanche l’interesse. La prima aveva seguito la decisione di Rohkeus senza fiatare, anche se le volte che aveva proferito parola in passato si contavano sulle dita di una mano, mentre il secondo, ancora scosso dalle aggressioni, avrebbe preferito rifugiarsi in qualche grotta in una vetta ancora più inaccessibile nutrendosi di acqua, e di quelle poche varietà di muschi e funghi commestibili che era possibile trovare in quelle zone impervie.

    Ahimè la conoscenze geografiche dello Yèzi non erano poi così ampie e dopo appena una settimana di cammino erano davvero giunti in un territorio inesplorato e avevano semplicemente deciso di seguire il sentiero che avevano trovato procedendo verso Oriente. Il sentiero si ricongiunse ad una strada più ampia e via via che il loro cammino procedeva verso Est avevano cominciato ad incontrare sempre più viaggiatori, quasi tutti umani.

    Alcuni si erano rivelati diffidenti, altri un po’ meno, ma nessuno apertamente ostile. Forse il fatto che assomigliassero più a dei bambini che ad un gruppo di demoni doveva giocare a loro favore. Che poi in fondo era una mezza verità. Rohkeus aveva si finito l’addestramento Shùgàn e conquistato il titolo di leader, ma per gli standard Shan Yan erano considerati poco più che ragazzini che avevano appena raggiunto l’età adulta.

    Man mano che il loro viaggio proseguiva scoprirono di essere in procinto di raggiungere un villaggio. I quattro erano davvero curiosi di conoscere il regno degli umani, ma l’idea suscitava ancora reazioni miste. In ogni caso dovevano fare scorte se volevano continuare il loro vagabondare, e quindi il villaggio Màoyì era per il momento una meta obbligata per tre dei quattro Ciclopi della Montagna.

    Lampi, non ancora pronto ad un passo del genere, aveva deciso di rimanere indietro e ritirarsi in meditazione nel fitto della foresta. Aveva trovato una caverna che dava l’impressione di essere un posto sicuro e dopo aver rassicurato Rohkeus che si sarebbe tenuto nascosto si era dato alla meditazione profonda. I tre promisero di tornare a prenderlo in un paio di giorni dopo aver fatto le scorte dovute.

    Dopo un altro giorno di cammino ecco quindi i tre fare il loro grande ingresso nel villaggio al crocevia. I tre grandi occhi spalancati non nascosero il loro stupore nell’osservare i grandi edifici -per la loro statura- e quel grande via vai di creature. Forse perché assomigliavano tanto a bambini i tre si ritrovarono circondati da mercanti amichevoli, uno dei quali li invitò persino ad un banchetto. Rohkeus stava quasi per rifiutare. L’idea era accattivante, ma non avevano molto con loro ed era il caso di non scialacquare quanto gli restava. Nel loro villaggio non aveva dovuto tenere in conto di certe cose, ma quello era il mondo degli umani e tutto aveva un prezzo. Le cose cambiarono quando venne a sapere che il banchetto era gratuito e potevano consumare tutto quello che volevano senza preoccuparsi di pagare.

    Quindi come lasciarsi sfuggire un’occasione del genere! Quell’invito alla festa del raviolo non poteva certo essere rifiutato!

    Ecco quindi che i tre presero posto ad un grande tavolo insieme ad altri commensali. I Ciclopi assaggiarono le pietanze prelibate che erano state messe dinnanzi a loro, felici di poter assaggiare cibi così gustosi. Peccato che Lampi non fosse lì con loro a godersi quel clima così gioioso. Chissà, magari anche lui avrebbe dissipato le sue paure nei confronti degli umani dopo un trattamento così cordiale e gentile.

    Ci si potrebbe vivere di queste piccole, squisite pepite!
    “Sissignore!”

    Esclamò Henki ficcandosi in bocca un ennesimo raviolo. Tuhka guardò il fratello di traverso, non gli piacevano gli sconosciuti e non amava attirare attenzione. Dal canto suo Rohkeus, che aveva incontrato nella sua breve vita poche creature che non appartenevano al clan, era più che desideroso di fare conoscenza con quel curioso sconosciuto dall’aspetto non umano.

    “Io sono Rohkeus e questi sono Henki e Tuhka.”

    Con una mano -quella che non impugnava le bacchette- indicò il ciclope verdazzurro che sedeva al suo fianco sinistro e poi la sorella che sedeva al fianco destro e che fissava lo sconosciuto con il suo grande occhio rosso fuoco.

    "Siete di queste parti, signore? O siete un viaggiatore come noi?”



    CITAZIONE
    Condizioni fisiche: ottime
    Energie: 100%

    Famigli:
    Henki (Supporter)
    Henki è uno Yèzi. È quello che di più ha assorbito gli insegnamenti degli Amhunnasses. Di natura estremamente pacifica cerca di evitare la violenza ad ogni costo. Suo malgrado è disposto a scendere in battaglia, o più che altro a dare il suo contributo, solo ed esclusivamente su ordine di Rohkeus. Ha una spiccata sensibilità, è un instancabile ottimista e cerca di guardare il lato positivo di ogni cosa. È alto all’incirca un metro e quaranta, ha la pelle dalle tonalità verdazzurrine ed è solito indossare abiti di foggia orientale. Come Rohkeus ha un grande occhio dorato al centro del viso, ma a differenza sua ha un solo corno al centro della fronte. È uno dei tre fratelli di sangue di Rohkeus e lo segue fin da bambino. Lui e gli altri tre sono cresciuti insieme e sono legati da una profonda amicizia.
    Tuhka (Supporter)
    Tuhka è una Yadon. Introversa e silenziosa non discute mai gli ordini e i comandi di Rohkeus, ma non nasconde il suo disappunto in caso di scelte estremamente stupide o illogiche. Animata da una mente pragmatica e fortemente analitica si è spesso dimostrata in grado di ragionare in modo freddo e distaccato anche in situazioni molto difficili. È tecnicamente in grado di parlare, ma è solita comunicare esclusivamente con i propri fratelli di sangue utilizzando il canale telepatico che condividono. 
Non è chiara la sua reazione di fronte alla scelta di abbandonare le aspre vette in cui lei e gli altri hanno dimorato per tutta la vita. È di qualche anno più grande dei suoi fratelli di sangue e come Henki non supera il metro e quaranta. Fisicamente non somiglia molto agli altri membri del piccolo gruppo Shan Yan. Non ha corna, ma ha la pelle grigia e liscissima ed un insolito -e stupendo- occhio rosso fuoco al centro del viso. È solita vestire gli abiti tradizionali della casta Yadon in varie tonalità di grigio.

    Abilità Passive:
    Fratelli Di Sangue ~ Legame inscindibile
    I fratelli di sangue sono una rappresentazione in piccola scala della società Shan Yan. In un periodo in cui il popolo ha raggiunto dei numeri così esigui sono anche un’occorrenza assai rara, ma questo legame che unisce il quartetto di ciclopi va ben oltre le convezioni sociali o le semplici tradizioni. Tra i quattro si forma un legame molto profondo che conferisce loro delle doti particolari. A seguito di questo legame Rohkeus -come leader del nucleo- ha acquisito l'abilità di comunicare telepaticamente con i suoi fratelli.

    (Passiva di telepatia: 5 punti)
     
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    Aveva lasciato le montagne natie qualche giorno fa, su esplicita richiesta del consiglio degli anziani, che avevano tuttavia concesso che fosse ultimamente la Notte a portargli consiglio, lasciandogli l'ultima parola in merito all'accettazione di quell'incarico che pur onorevole, era gravoso e delicato.
    Aveva salutato i suoi familiari e i suoi amici più stretti all'alba, incamminandosi dall'accampamento con poche provviste e un cambio d'abiti impacchettati in un panno di tela allacciato fermamente all'estremità della sua arma.

    Avanzando verso meridione, si era premunito di celare almeno in parte le sue sembianze, ricoprendosi di un mantello il cui cappuccio copriva le orecchie, mentre aveva avvolto la lunga coda maculata attorno alla vita, affinché ricordasse una cintura ad un'occhio inattento. Fino a poco tempo fa, questa era una misura d'obbligo per viaggiare all'interno delle terre di ponente, oggi rimaneva almeno una valida cautela in più da mantenere almeno fino a Kijani Fahari, dove si sarebbe ricongiunto con le tribù della foresta.

    Màoyì, villaggio situato in una posizione privilegiata, era una tappa già prevista sul cammino del viandante, in quanto punto di collegamento con l'Undarm, sua meta finale. Quando era arrivato, verso il tardo pomeriggio, l'uomo non aveva potuto fare a meno di notare di non essere l'unica creatura non umana che percorreva le vie di quel piccolo, eppur fervente, centro abitato. Nessuna, per quanto era riuscito a vedere, vedeva mancarsi di rispetto, a dispetto di quello che era successo e tendeva tutt'ora a succedere per tutto il Presidio.
    Ancora più lieta fu la scoperta di essere giunto in concomitanza con una sagra locale, la cosiddetta Festa del Raviolo, dove gli era stato detto da un arzillo signore del luogo che nessuno avrebbe dovuto pagare alcunché per rifocillarsi nei modi e nelle quantità che più ritenevano opportune.

    Nessuno rifiutava del buon cibo offerto perfino a titolo gratuito, nessuno. Infatti, il viaggiatore aveva presto preso posto al banchetto, posando pacatamente la zappa sotto i suoi piedi, e calando finalmente il cappuccio, sotto il quale fu rivelato il volto di un giovane dai capelli biondi la pelle chiara, sul cui lato sinistro una grossa cicatrice scendeva dalla fronte per passare poi sullo zigomo e la guancia, estendendosi quasi fino al mento nella sua parte più prominente. Entrambi i suoi occhi, di un castano chiaro, parevano tuttavia funzionare.
    Aveva orecchie a malapena celate dai capelli, le cui estremità erano appuntite, come quelle di un elfo, ma ricoperte di un pelo folto e morbido.

    « Non mangiavo così bene da sempre, tipo. »
    commentò a voce alta, sorridendo un sorriso che ne rivelava i canini lievemente acuminati. Trangugiò quindi un altro raviolo, quasi senza masticarlo, incurante degli sguardi che avrebbe potuto ricevere in reazione. Sperò solo che i piccoletti che aveva accanto non avessero avuto fame quanto lui.

    ???Stato fisico: Perfetto.
    Stato mentale: Perfetto.
    Energia: 100/100
    Passive: Auspex Psion, Auspex Illusorio, Conoscenza della Flora del Presidio Occidentale
    Equipaggiamento: Zappa (Arma Bianca)
     
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    (Confucio).


    tNBRqhx

    Villaggio di Màoyì, Qídằo.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Ad ascoltare il chiacchiericcio dei commensali vi era un uomo dall'età matura, almeno per gli standard occidentali, in cui la durata media della vita non superava -ahimé- i cinquant'anni. I capelli erano tuttavia ancora folti e neri, portati sciolti sulle spalle. Indossava abiti tipici del luogo, e dalle armi che si portava dietro era abbastanza facile intuire che si trattasse di un ronin o un mercenario... o entrambe le cose. Gli occhi a mandorla erano vigili ed attenti, eppure lieti di quell'inaspettato colpo di fortuna. Fra le labbra screpolate masticava un raviolo dopo l'altro, portandoseli alla bocca con le mani mascoline e callose.
    Non fece molto altro per tutto il tempo -era abbastanza plausibile che fosse un uomo dalle poche parole- a parte lanciare qualche occhiata sospettosa verso gli Youkai dalla bassa statura.

    Così il banchetto sarebbe durato per più di un'ora... prima che, forse per il troppo cibo, iniziò a farsi sentire la stanchezza.
    Probabilmente era tempo di levarsi dalle sedie e cercare un riparo per la notte... eppure le gambe non avrebbero risposto e, sebbene quell'avvenimento fosse di per sé preoccupante, nessuno sarebbe stato travolto dal panico o dal desiderio di reagire. Intrappolati dai loro stessi corpi, avrebbero preferito sistemarsi sui loro scranni scomodi, chiudendo gli occhi per un pochino. Finché anche i sensi non li abbandonarono del tutto.

    tNBRqhx

    ???
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Il risveglio dal lungo torpore fu abbastanza traumatico: fra i meno sensibili, dei sintomi di nausea e mal di pancia avrebbero fatto da padroni, compreso un portentoso dolore alla testa particolarmente destabilizzante.
    Tuttavia, il mondo è "bello" perché "vario"; per questo motivo i malesseri si sarebbero aggravati con l'appartenenza razziale o la sensibilità a qualunque cosa avessero involontariamente assunto per addormentarsi come neonati, e questo sarebbe stato evidente dal vomito del ronin dalle poche parole -inginocchiato vicino agli ex-commensali e, in quel caso, con la bocca tristemente occupata- o dalle reazioni stesse dei presenti. Quando poi i sensi tornarono del tutto e la vista fu meno appannata, abituati ormai al buio dell'enorme stanzone in cui si trovavano, gli sventurati dormiglioni si sarebbero riscoperti in compagnia di molti altri come loro, tutti raggruppati e sofferenti in enormi gabbie da circo: fra i volti dietro le sbarre avrebbero potuto riconoscere un gruppetto di uomini ubriachi o una famigliola al completo che -ahimè- aveva appena perso il membro più anziano (il nonno) che non era riuscito a risvegliarsi da quel torpore innaturale.

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    -Certo che di tempo per dormire ve ne siete presi proprio parecchio!
    Ruotando tutti gli occhi e la testa in direzione di quella voce sconosciuta, i prigionieri della gabbia notarono sorprendentemente la presenza di un altro uomo -umano in apparenza- nella loro stessa situazione, seduto ad un angolo in penombra ed avvolto da un mantello nero a mimare una coperta. Aveva anche un lungo bastone di legno posato sul fianco, alla cui cima faceva capolino una graziosa sfera rubiconda.
    -A quanto pare, ci sono andati pesante con il sonnifero- continuò, rinfrancandoli in qualche modo con della sana chiacchiera, anche se il ronin vomitante dava più l'idea di essere infastidito che altro -Temo che la salute di chi chiudono in gabbia non sia fra le loro priorità...

    Allegria e serenità fuori luogo a parte, la sua parlantina sciolta era un chiaro segno che -a differenza loro- si fosse già ripreso, o che magari era lì da prima della loro prigionia. Forse il ronin lo aveva già intuito, e fu per quello che -ripresosi dalla prima crisi e ripulitosi la bocca con il braccio- si sollevò in piedi, raggiungendolo e cercando di parlargli... ma il nobile ed ammirevole sforzo fu ben presto frenato da un nuovo malessere, ragion per cui si gettò di nuovo in ginocchio e con la testa vicino alle sbarre per vomitare fuori, il tutto sotto lo sguardo particolarmente disgustato dello sconosciuto.

    -Ah, comunque mi chiamo Zakar! Piacere di conoscervi!

    Turno 2


    Avete tempo di terminare la chiacchierata: dopo ciò, cadete in un sonno profondo ed inspiegabile.

    AnimeHunter, al tuo risveglio puoi intuire che siete stati avvelenati da qualche strana sostanza e, grazie alle competenze biologiche che hai in scheda, di permetto di intuire che si tratta di qualcosa che non hai mai studiato su Endlos, dunque di probabile origine aliena.
    In ogni caso, nessuno è esente dai brutti effetti collaterali del veleno che avete assunto e che vi ha fatto male, tuttavia lascio a voi decidere quanto vi fa male o cosa vi causa, in modo assolutamente interpretativo.

    Al risveglio vi ritrovate in una grossa gabbia, in una sala buia con ancora altre gabbie ed altre persone semi-dormienti o doloranti (o morte) all'interno. Nella vostra (tuttavia) ci sta un personaggio in più rispetto a quelli nel vostro tavolo: questo ha la parvenza di essere già sveglio da un pochino.
    Decidete che fare o come comportarvi.

    Scadenza: 6 Aprile, ore 23:59.
    Buon divertimento!

     
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    MOMIR
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    Perchè, hai forse bevuto di meglio?

    Ah, l'alcool! Sventura delle masse e gaudio degli inetti! Per non parlare degli eccessi, questi sgradevoli compagni!

    Mi chiedo che ne ho fatto della mia vita prima d'ora: a che è servito patire l'inferno dell'occidente quando potevo starmene qui, a gozzovigliare lontano da tutto il resto?

    Neanche a dirlo, ovviamente, quei buffi bimbi-ciclopi che stanno bofonchiando qualcosa di confuso nei suoi confronti verranno dimenticati (e senza battere ciglio) al raviolo successivo, mentre -per qualche strano scherzo del caso (o forse per una sorta d'empatia inconscia, vibrante anche nell'oblio dato dagli alcolici)- l'ampia cicatrice di un altro convitato si fissa ben chiara nello sguardo annebbiato e vacillante di chi nuovamente sorseggia un goccio del galeotto elisir.

    Aaaah! Tutte storie! Ho tanto di quel lavoro da portare a termine... adesso mi alzo e me ne vado...

    Sulle prime, quando ancora Momir Vig si sente padrone del proprio corpo (benchè rallentato, come appesantito) l'invettiva che seppur a fatica prende forma nella sua mente è interamente destinata a quel liquore dolce e falsamente amico, quel nettare d'accompagnamento ai ravioli che già da un po' il verde scienziato sta tracannando senza troppa cura. E tant'è, sotto quella pellaccia pallida e bistrattata -oltre lo schermo d'un carattere ostico quanto eremitico- il visionario Simic cela vizi e debolezze comuni a larga parte dei viventi: che sia stato per un colpo di disattenzione, per un'errore di valutazione, per la stanchezza accumulata o -perchè no- per il bisogno di lasciarsi andare (quella necessità che, talvolta, prende nell'intimo e ci guida verso pensieri ed azioni che mai, a mente lucida, oseremmo compiere) alla fine il glabro tecnocrate capitola alle minacce del mondo ostile, finendo vittima degli inganni di chi non ha pietà per la sua ben misera condizione.

    Signori... bevete ancora alla mia!

    Perchè poi, tra uno sbadiglio involontario ed un boccheggiamento premonitore, il mondo cominci anzi a sfumare inavvertitamente, scivolando gentile verso i recessi di una buona dormita, falsificando in toto quanto il vedalken ha giust'appunto profferito. Non c'è allarme nella sua mente ottenebrata, nessun dettaglio stonato che lotta per mantenerlo vigile: il senso critico che per natura ne plasma il genio -nonchè la diffidenza che solitamente ne corrompe l'estro- sono suo malgrado completamente fuori uso... e quando ciò avviene, immancabilmente, le conseguenze non possono che essere disastrose.


    Il risveglio è pessimo. Davvero intollerabile.
    Volendo anche ignorare per un singolo istante le impietose condizioni in cui versa Momir Vig, la situazione non migliorerebbe affatto: gorgogli capaci di suscitare ondate inarrestabili di disgusto si mischiano agli effluvi acidi e rivoltanti che impestano le narici, mentre il ricordo dell'aria fresca (e la smania di ritrovarne per sè) sobillano un'urgenza disperata che non può nulla se non peggiorare il malessere diffuso e pregnante di cui si da prova.
    Se a tutto ciò si aggiunge che il visionario in prima persona lotta senza successo per trattenere i conati -e poi, capitolando alle necessità fisiologiche, rimette tutto quanto aveva ampiamente elogiato prima d'addormentarsi- sarà ben chiaro che il cerchio alla testa (dovuto sicuramente all'alcool), l'impellenza di una latrina (conseguenza forse dell'abbondanza di ripieno e di condimenti speziati) nonchè l'intorpidimento generale (per la posizione scomoda in cui ha dormito? Sempre che abbia effettivamente dormito, s'intende, e che non si sia dedito a follie indicibili!) saranno crucci prioritari su ogni altro e perciò l'oscurità che tutto ammanta quasi sembra un velo pietoso steso per buonagrazia sui rimanenti sensi che altrimenti urlerebbero per la troppa luce e per la dignità perduta.

    Eppure, volente o nolente, l'affiliato Simic dovrà poco alla volta fare i conti con la consapevolezza di dove si trova (dove si trova?), di quel ch'è successo (cos'è successo?) ma soprattutto di come uscirne (come se ne esce?): voci di pensieri raminghi gli affollano il cranio che sembra voglia esplodere, martoriandolo di biasimo e critiche, avvilendolo per non aver dato retta al dettame del sospetto nonchè rinfacciandogli che il dolore e la sofferenza sono la giusta paga per non aver amministrato con preventiva prudenza l'arte della sfiducia.
    Ciò che guadagna sempre maggior credito, tuttavia, è la sicurezza d'esser stato drogato con qualche grezza sostanza colma di effetti collaterali -un veleno strano, quasi certamente al di sopra delle sue conoscenze, poichè nulla di quanto gli è noto produce tali effetti senza lasciare evidente traccia della propria presenza (almeno al fiuto, pur se annacquato, del biomante sospettoso). La successiva domanda giunge perciò ovvia, corroborata dall'abituarsi alle tenebre dei piccoli occhietti neri di cui Momir Vig dispone: il motivo di un'azione tanto meschina -e del gratuito invito alla sagra da cui tutto è originato- dev'essere collegato alle gabbie entro cui gli avventori sono ammassati, vedalken compreso, ma questo incredibilmente non risponde al fine ultimo ed al contesto generale in cui anche Cicatrice e ciclopi si ritrovano costretti.

    Perchè?

    E' tutto quanto egli riesce a biascicare inginocchiato nella sua posizione, tra un rigurgito e l'altro. I destinatari di quella domanda, poi, non sono nemmeno precisi: alle orecchie appuntite del biomante giungono frammenti di una conversazione propria, come sostenuta da qualcuno che si senta in piene forze e non debba contrastare gli effetti dell'emetico cui invece i più sono vittime.
    Lui, peraltro, deve fare i conti con la fragilità del proprio corpo, con una fisiologia di già devastata dal suo tremendo passato e nondimeno con l'impossibilità di rimediare al tutto per via citoplastica -perchè, ovviamente, ha dato la precedenza ad altro tipo di ricerche, convinto di non subire avvelenamenti ma piuttosto spaventato dalla frequenza delle aggressioni mentali. Tutti gli sforzi del ricercatore sono perciò protesi a calmarsi e a riprendersi per come possibile, con la mano destra che cerca tremante il polso mancino, in un tentativo blandamente ascientifico che tuttavia propone effetti riconosciuti e che -si spera- saprà migliorare le attuali condizioni: il sesto punto di pressione vanta infatti miracolosi effetti anti-nausea, per cui il grosso degli spiacevoli sintomi dovrebbe rapidamente svanire. In caso contrario... sia chiaro che il panico sordo non è mai un buon amico. Specie per chi in gabbia c'è già stato a lungo e -diciamo così- non ne è uscito granchè bene.
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    Con gli occhi che si facevano strada fra i mille volti di quella fiera, il viaggiatore si soffermò su quello vigile di un umano di mezza età, dai lunghi capelli neri lasciati cadere morbidamente sulle spalle, che recava con sé abbastanza armi affinché l'altro lo riconoscesse come un guerriero, ma non uno al servizio di qualche signore locale. Lo aveva notato per le occhiatacce lanciate al gruppo di Shan Yan poco distanti (che ci facevano, poi, fuori dalle montagne?).
    Poco distante vi era invece un non-umano irriconoscibile, non certo nativo di quelle terre, e dall'aspetto sicuramente più sospetto, almeno dal suo punto di vista, con quella bizzarra macchina installata sul pettorale dell'armatura.

    Origliò alcune delle sue parole, storcendo il naso quando lo sentì farsi beffe degli eventi che avevano piagato l'Occidente solo pochi anni prima. Cattivo gusto che non avrebbe degnato di una reazione; avendo un compito di gran lunga più importante da portare a termine, non valeva la pena creare disturbo e attirare a sé ostilità di cui non sentiva minimamente il bisogno.

    Continuò piuttosto a mangiare e bere a volontà, scambiando talvolta qualche parola con un vicino di posto. Forse aveva esagerato, però, perché ad un certo punto si sentì più stanco di quanto non gli succedesse normalmente; ma non era importante: aveva avuto a priori intenzione di pernottare nel villaggio, per poi ripartire il giorno successivo, fresco come una rosa.
    Poco male, dunque, se si fosse addormentato all'improvviso, con la faccia affondata beatamente nel piatto...

    ---

    ???, ???
    ???, ???

    Fu un risveglio tutt'altro che dolce. Aperti con fatica gli occhi, il viandante ebbe a malapena modo di capacitarsi di dove si trovava, che un forte tanfo investì le sue narici pressoché immediatamente, ed era un acre odore di vomito e di umidità.
    Alzandosi in piedi, scoprì senza alcuna gioia di non essere a propria volta nella migliore delle condizioni: si dovette infatti tenere fra le mani la testa assalita da dolori lancinanti, mentre il suo stomaco gridava nello stesso momento ribellione.
    Senza fermarsi nemmeno a guardare le persone con lui, e decidendo di sorvolare per un istante sul fatto di trovarsi per qualche ragione in una gabbia, l'uomo raggiunse con fatica un angolino più buio degli altri che riconobbe come isolato.
    Si mise quindi un paio di dita nella gola e...

    -Certo che di tempo per dormire ve ne siete presi proprio parecchio!
    « BLEEERGH! »
    Fu un gesto di rara acrobazia. Tappandosi la bocca all'ultimissimo momento, il viandante scattò lesto verso un lato, afferrando poi le sbarre della gabbia e riversando tutto il riversabile fuori da questa, anche se qualche goccia doveva essere finita anche dentro, forse pure sulla mantellina di quel tipo che non aveva visto (una mantellina nera, nell'angolo più in penombra di una stanza buia? Seriamente?), ma decise di non controllare.
    -A quanto pare, ci sono andati pesante con il sonnifero- continuò questo, mentre il malato, che dopo aver rigettato i ravioli della sera prima aveva cominciato a sentirsi già molto meglio, cominciò a fare meglio caso ai suoi compagni di prigionia, dentro e fuori dalla sua gabbia. -Temo che la salute di chi chiudono in gabbia non sia fra le loro priorità...

    Scosse la testa, cercando di prestare attenzione alle parole di quel (quasi) sfortunato individuo. A differenza loro, questo sembrava particolarmente pimpante, tanto da non parere accusare nessuno dei sintomi di quel... sonnifero di cui blaterava, addirittura mantenendo una certa parlantina.
    -Ah, comunque mi chiamo Zakar! Piacere di conoscervi!

    « Scusami per prima. Sadwrn, comunque. »
    Rispose distrattamente lui con una mano alzata.
    Si trovava nella stessa gabbia degli Shan Yan, il vecchio di poco fa e il guerriero, che nel frattempo era ancora impegnato a rigettare il veleno assimilato. Abituatosi al buio, Sadwrn poté vedere altre gabbie identiche alla loro, nelle quali altre persone erano rinchiuse come animali da circo.
    Fra tutte, notò in particolare quella che pareva essere una famiglia, raccolta attorno al corpo disteso dell'uomo più anziano che aveva visto fino a quel momento.
    Disgraziatamente, non era riuscito a reggere il colpo.

    « Che diamine... »
    Sussultò all'improvviso, gli occhi sbarrati per la realizzazione. Sadwrn cominciò a girare irrequieto per la gabbia, cercando freneticamente la sua zappa, invano. Come volevasi dimostrare, invero: nessuno sarebbe così stupido da rinchiudere qualcuno con la propria arma.
    ...o no?
    Si voltò di nuovo verso Zakar, osservandone la figura inspiegabilmente serena, ma più di ogni altra cosa, Sadwrn notò il bastone di legno posato al suo fianco, sulla quale cima era incastrata una sfera rossa, forse una gemma.
    Come aveva appena chiesto il vecchio: perché?

    « Come dicevo: scusami ancora per prima, non ti avevo proprio visto all'inizio. » disse. « Visto che ti sei svegliato molto prima di noi, hai per caso qualche idea di che sta succedendo? »

    SadwrnStato fisico: Come un dopo-sbornia.
    Stato mentale: Disorientato.
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  8. Clan Shan Yan
     
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    Lo straniero parve ignorare le domande del guerriero shùgàn concentrato com’era sul cibo e sulle bevande, ma come dargli torto al cospetto di quelle deliziose prelibatezze! Così, raviolo dopo raviolo e bicchiere dopo bicchiere, la festa proseguì allegra per i piccoli Shan Yan, che a dispetto delle occhiatacce di quel vecchio umano continuavano a far baldoria. Avevano attraversato tempi molto oscuri e quel momento spensierato e gioioso era davvero un toccasana per i giovani ciclopi.

    Dopo un’oretta circa cominciarono però ad accusare la stanchezza. Rohkeus non potè fare a meno di notare che Tuhka continuava a sbattere la palpebra sempre più lentamente e tenere il suo occhio chiuso sempre più a lungo.

    Forse è il caso di andare…

    Sussurrò mentalmente lo shùgàn alla sorella che gli sedeva accanto. Anche parlare sembrava faticoso. Qualsiasi cosa sembrava troppo faticoso. Meglio restare lì ancora per qualche minuto, forse di più, giusto il tempo di riposare un attimo…



    Non avrebbe saputo dire per quanto era rimasto privo di sensi, ma quando cominciò a riprendere conoscenza il prode Rohkeus stava male. Il placido tepore che lo aveva colto e dolcemente cullato in quel sonno innaturale fu contrapposto ad un risveglio dannatamente sgradevole, e non solo perché si ritrovava con la faccia spiaccicata al suolo. La testa gli faceva male, la pancia gli faceva male e gli mancava l’aria. Quelle zaffate d’aria che provò ad ingurgitare mentre riapriva l’occhio in quell’ambiente buio non fecero altro che aumentare il senso di nausea.

    Voleva morire.

    Peccato solo che insieme al malessere tornò il ricordo di chi era, dei suoi doveri e del perché non poteva morire, non ancora almeno. Con uno sforzo immenso si mise a sedere combattendo la nausea e il cerchio alla testa che si fece più acuto in quella nuova posizione. Mentre l’occhio si abituava all’oscurità il guerriero shùgàn cominciò a prendere conoscenza dell’ambiente in cui si trovava e a cercare i suoi fratelli. Fortunatamente giacevano distesi poco distanti e dal sonno agitato che preannunciava anche il loro orribile risveglio si rasserenò del fatto che quanto meno erano ancora vivi e tutti insieme.

    Si ma dove erano finiti, e perché?
    Erano in gabbia e in quella che condividevano gli sembrò di riconoscere i commensali con cui aveva banchettato e anche loro stavano facendo i conti con i postumi del risveglio, fatta eccezione per un umano che sembrava stare molto meglio degli altri.

    Il guerriero si mise allora in piedi ed imitando gli altri prigionieri cercò di raggiungere le sbarre in un angolo e liberare la stomaco. Un paio di conati e finalmente la situazione parve migliorare e la nausea diminuire di intensità. Peccato solo che risolto un problema un’altra necessità si fece più impellente, con la pancia che sembrava sul punto di esplodere. Così, calatosi le braghe, il ciclope diede sfogo ad altri bisogni.

    Dopo quelli che sembrarono interminabili e dolorosi minuti il guerriero fu finalmente in grado di ritrovare un contegno ed avvicinarsi ai suoi fratelli.

    Henki?

    Tuhka?


    Un sussurro mentale che voleva essere dolce e che invece fu come un’esplosione per le menti già tormentante dei piccoli ciclopi.

    “Aaah smettila!”

    A seguito di quell’involontario brusco richiamo anche Henki e Tuhka diedero il via allo sgradevole risveglio. Ed anche se un po’ più lentamente e con un po’ di ritardo dovettero anche loro due fare i conti con gli stessi problemi affrontati dal fratello. Così, mentre i due andavano incontro ai bisogni fisiologici di rito, Rohkeus si avvicinò agli altri che sembravano in condizioni migliori, curioso di sapere cosa l’uomo col bastone -Zakar forse- aveva da raccontare.

    “Io sono Rohkeus e i miei compagni sono Henki e Tuhka.”

    Presentò anche i fratelli, ma questa volta evitò di indicarli mentre cercavano di riprendersi.

    “Sai da quanto tempo siamo qui dentro?”

    Il pensiero non poteva che andare oltre che alla loro difficile situazione -che già Sadwrn, il tipo con la cicatrice, stava investigando - al fratello che avevano lasciato ad un giorno di cammino dal villaggio.



    CITAZIONE
    Condizioni fisiche: Mal di testa e spossatezza
    Energie: 100%

    Famigli:
    Henki (Supporter)
    Henki è uno Yèzi. È quello che di più ha assorbito gli insegnamenti degli Amhunnasses. Di natura estremamente pacifica cerca di evitare la violenza ad ogni costo. Suo malgrado è disposto a scendere in battaglia, o più che altro a dare il suo contributo, solo ed esclusivamente su ordine di Rohkeus. Ha una spiccata sensibilità, è un instancabile ottimista e cerca di guardare il lato positivo di ogni cosa. È alto all’incirca un metro e quaranta, ha la pelle dalle tonalità verdazzurrine ed è solito indossare abiti di foggia orientale. Come Rohkeus ha un grande occhio dorato al centro del viso, ma a differenza sua ha un solo corno al centro della fronte. È uno dei tre fratelli di sangue di Rohkeus e lo segue fin da bambino. Lui e gli altri tre sono cresciuti insieme e sono legati da una profonda amicizia.
    Tuhka (Supporter)
    Tuhka è una Yadon. Introversa e silenziosa non discute mai gli ordini e i comandi di Rohkeus, ma non nasconde il suo disappunto in caso di scelte estremamente stupide o illogiche. Animata da una mente pragmatica e fortemente analitica si è spesso dimostrata in grado di ragionare in modo freddo e distaccato anche in situazioni molto difficili. È tecnicamente in grado di parlare, ma è solita comunicare esclusivamente con i propri fratelli di sangue utilizzando il canale telepatico che condividono. 
Non è chiara la sua reazione di fronte alla scelta di abbandonare le aspre vette in cui lei e gli altri hanno dimorato per tutta la vita. È di qualche anno più grande dei suoi fratelli di sangue e come Henki non supera il metro e quaranta. Fisicamente non somiglia molto agli altri membri del piccolo gruppo Shan Yan. Non ha corna, ma ha la pelle grigia e liscissima ed un insolito -e stupendo- occhio rosso fuoco al centro del viso. È solita vestire gli abiti tradizionali della casta Yadon in varie tonalità di grigio.

    Abilità Passive:
    Fratelli Di Sangue ~ Legame inscindibile
    I fratelli di sangue sono una rappresentazione in piccola scala della società Shan Yan. In un periodo in cui il popolo ha raggiunto dei numeri così esigui sono anche un’occorrenza assai rara, ma questo legame che unisce il quartetto di ciclopi va ben oltre le convezioni sociali o le semplici tradizioni. Tra i quattro si forma un legame molto profondo che conferisce loro delle doti particolari. A seguito di questo legame Rohkeus -come leader del nucleo- ha acquisito l'abilità di comunicare telepaticamente con i suoi fratelli.

    (Passiva di telepatia: 5 punti)
     
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    ORO E SANGUE

    ohy5Xvh

    "L’uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli."

    (Confucio).


    tNBRqhx

    ???
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Alcuni di loro si presentarono, compreso il Ronin silenzioso e vomitante: disse di chiamarsi Nobunaga, ma non aggiunse altro. Rimase piuttosto guardingo e con la guardia alzata, sebbene non portasse più le armi addosso. Il giovane non se ne turbò affatto: sembrò perfino compiacersi della risposta non banale dei presenti. Ignorò invece la domanda pronunciata dall'unico individuo ancora senza nome, forse perché pronunciata in modo vago -parlava da solo?- o magari per un qualche strano dispetto.

    « Come dicevo: scusami ancora per prima, non ti avevo proprio visto all'inizio. Visto che ti sei svegliato molto prima di noi, hai per caso qualche idea di che sta succedendo? »
    “Sai da quanto tempo siamo qui dentro?”

    jCBUsNF

    -Oh, mi spiace per l'equivoco ma...- iniziò Zakar imbarazzato, ma sempre sorridente e giocoso -... tecnicamente, non mi sono mai addormentato. Sicuramente non qui, ecco.
    Attese qualche attimo -e ne approfittò per grattarsi la testa- prima di continuare.
    -Mi hanno arrestato un giorno fa perché mi hanno trovato nella camera da letto del Capovillaggio- arrossì un poco -Ho provato a spiegar loro che non mi ero nemmeno accorto della moglie, in quel momento. Magra com'è, con quel cappello strano l'ho scambiata per una piantana! Però non mi hanno proprio creduto!

    Fece spallucce, ed anche se quella spiegazione al limite dell'idiozia desse l'idea di una bugia di livelli mostruosi, la sua espressione dava tutta l'idea che fosse reale... o ne fosse convinto. Da lì a immaginarlo urlare "MENTITE! NON E' UNA DONNA, MA UNA LAMPADA" mentre lo trascinavano via, il passo era fin troppo breve.

    -La storia del sonnifero, invece, l'ho sentita mentre vi buttavano in questa cella, qualche ora fa. Parlavano di un baratto con un'Imperatrice... e credo vi abbiano chiamati "cibo".

    A quel punto, incrociò le braccia con aria insoddisfatta, muovendo testa e folto casco corvino in cenno di dissenso, prima di focalizzarsi sul povero Nobunaga che -intanto- si era ricomposto ed ascoltava in educato silenzio.

    -Certo che voi dell'Ovest vantate degli insulti molto strani! Cosa avete fatto di così grave?

    Turno 3


    Turno semplice di dialogo.
    Nel caso abbiate auspex passivi per le bugie, non rilevate stranezze e sembra tutto vero.

    Scadenza: 14 Aprile, ore 23:59.
    Buon divertimento!



    Edited by Drusilia Galanodel - 7/4/2018, 23:15
     
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    -Oh, mi spiace per l'equivoco ma... tecnicamente, non mi sono mai addormentato. Sicuramente non qui, ecco.
    Sadwrn ascoltò con sospetto, scoccando qualche occhiata agli altri individui rinchiusi con loro. Come sarebbe stato lecito aspettarsi, i loro rapitori avevano disarmato anche l'umano che si era presentato come Nobunaga, fino all'ultimo stuzzicadenti.
    -Mi hanno arrestato un giorno fa perché mi hanno trovato nella camera da letto del Capovillaggio- continuò Zakar. -Ho provato a spiegar loro che non mi ero nemmeno accorto della moglie, in quel momento. Magra com'è, con quel cappello strano l'ho scambiata per una piantana! Però non mi hanno proprio creduto!

    Quell'uomo era straniero, dunque. Se era entrato nella casa del Capovillaggio di nascosto, e non era interessato alla moglie di questo, ciò significava che era forse un comune ladro? Se davvero proveniva da altre terre, però, perché caspita avviare una carriera proprio nel non certo ricchissimo ponente? Probabilmente semplice idiozia, rifletté Sadwrn. Eppure...

    Questo, chiaramente, se quella storia era vera. Perché quel bastone che in qualche modo si era portato fin nella cella non sembrava qualcosa che avrebbe utilizzato un ladro (a meno che non avesse avuto poteri parecchio particolari), e quella storia, per quanto raccontata con una convinzione disarmante, suonava seriamente troppo surreale per essere plausibile.

    -La storia del sonnifero, invece, l'ho sentita mentre vi buttavano in questa cella, qualche ora fa. Parlavano di un baratto con un'Imperatrice... e credo vi abbiano chiamati "cibo".

    Un... baratto con un'imperatrice? Quale imperatrice, in nome della Madre Terra? Ciò che gli premeva di più, però, era più l'oggetto e lo scopo di quel baratto e meno l'identità di una delle due parti contraenti. Anzi, uno degli oggetti: l'altro, a quanto pare, erano proprio i presenti, e...

    -Certo che voi dell'Ovest vantate degli insulti molto strani! Cosa avete fatto di così grave?

    « Non è un insulto. »
    rispose Sadwrn con tono grave.
    « Ora, cosa ci fai qui veramente? » indicò con un cenno del capo il bastone con la gemma incastonata, mentre con le mani si teneva ancora appoggiato alle sbarre. Se non altro, si stava riprendendo. « Sei l'unico qui dentro a cui non hanno sequestrato gli effetti personali. Eppure, se sei un semplice prigioniero e adesso sei qui con noi, ciò non significa forse che anche tu sarai parte di questo baratto? Correggimi se sbaglio, amico. »

    SadwrnStato fisico: Sta un po' meglio.
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    MOMIR
    MOMIR VIG ¤ SIMIC VISIONARY
    SIMIC¤ ¤ ¤100%
    Era stato ignorato. Il che gli dovrebbe urtare non poco. Invece, abituato come pochi alla solitudine ed al non dare notizia -laddove, invece, a prima vista dovrebbe passare al centro dell'attenzione- Momir Vig non si scompone minimamente. Anzi: si ricompone, finalmente graziato (almeno in parte) da quel malessere totalizzante col quale si è risvegliato. La sensazione di nausea si è attenuata non poco, il cerchio alla testa c'è tuttora ma sopportabile, il lezzo rivoltante che appestava la gabbia... purtroppo ammorba ancora l'aria e non svanirà per incanto, però ci si può abituare. Nella situazione attuale anche il disgusto dovrà farsi da parte, perchè mano a mano che il Visionario presta attenzione alle chiacchiere che i commensali scambiano con il misterioso figuro -in quel botta e risposta arzillo quanto stonato- nugoli di dettagli affollano la mente del verdastro e la richiamano alla piena attività.

    Tieniti le menzogne per un'altra occasione e spiegaci il perchè di tutto questo.

    Bofonchia allora il vedalken, involontariamente aspettando il proprio turno poichè -in ritardo nella ripresa- l'incappucciato dai canini sporgenti ha già esposto la sua versione dei fatti.
    Parimenti, senza nemmeno far leva su capacità di analisi che attualmente non possiede, Momir Vig dispensa come sua consuetudine la cauta diffidenza che l'ha reso un eremita scorbutico ed inacidito -quella stessa che, non smetterà di maledirsi per questo, avrebbe dovuto amministrare appena un giorno addietro, a prescidenre dalla stanchezza o dalla fortuita coincidenza di un lauto banchetto.

    Perchè -tra tutti quelli dell'Ovest- ti sei recato nel villaggio di Màoyì? Perchè eri nelle stanze private del capovillaggio e perchè hai raccontato una balla così poco credibile? Perchè saresti l'unico prigioniero a noi precedente, se gli abitanti di qui han deciso di sequestrarci in massa? Perchè non ti hanno privato del tuo prezioso bastone o almeno della sua lucente gemma? Perchè te ne rimani tranquillo a sorriderci con la prospettiva d'essere cibo e nondimeno perchè questo presidio deve sempre cadere vittima di barbarie ai danni degli indifesi?

    Una sfilza di domande a dir poco ingombranti, elencate con pedanteria in un crescendo di frustrazione e sfiducia chiaramente evidenti. Su tutte, la più misteriosa sembra proprio quella che già l'altro ha indagato -il come mai siano tutti privi dei loro effetti (ehi, aspetta! Il pugnale rituale? I ferri chirurgici? Lo scienziato si tasta le vesti alla ricerca degli unici beni che può dire di possedere, fatta eccezione per l'armatura salvavita che deve necessariamente avere ancora con sè). Tal Zakar sfoggia infatti il tipico bastone da mago -quel legno lavorato nonchè impreziosito all'apice da un catalizzatore del mana- e ciononostante non dà prova di averlo usato per sottrarsi alla prigionia ora in atto (e per di più, considerata la serenità con la quale colloquia, probabilmente non ha nemmeno opposto resistenza all'arresto presunto). Che siano reali le frottole che ha cercato di propinare loro? Ma anche in questo caso -fosse quello un qualsivoglia orpello di legno- la scarsa cura riservata ai presenti (si veda il povero vecchio assassinato col sonnifero) non fornisce motivazione alcuna circa forme di pietà o di disattenzione nei confronti di chi finisce oltre le sbarre.
    No, qualcosa di strano effettivamente c'è, al di là di ogni credibilità: costui non è quanto afferma di essere, in un modo o nell'altro. E perciò, se replicherà alle questioni che Momir Vig ha posto (così come a quelle degli altri sventurati nelle sue medesime condizioni) sarà ben interessante saggiare quali altre panzane inventerà e riserverà loro.
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    PITHING NEEDLEFERRI CHIRURGICI (ATTREZZATURA)
    SIMIC KEYRUNEPUGNALE (ARTEFATTO)
     
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  12. Clan Shan Yan
     
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    Rohkeus se ne stava a braccia incrociate ascoltando le risposte dell’umano con attenzione e cercando di trattenere la nausea che di tanto in tanto minacciava di tornare. Il suo occhio dorato passò dall’uomo al vecchio -che rivelò di chiamarsi Nobunaga- senza mancare di soffermarsi sul Worren che per primo pose nuovi interrogativi al prigioniero assente al banchetto. Il ciclope rimase quasi sorpreso nel constatare come anche Sadwrn fosse ancora provato dai ravioli avvelenati, con tutte le droghe di cui la sua gente doveva fare uso uno poteva pensare che ormai fossero immuni a certe schifezze.

    Zakar dal canto suo sembrava davvero troppo poco turbato da quella situazione. In quella gabbia, immersi tra oscurità, lamenti e cattivi odori, lui se ne stava lì sorridente e gioioso a conversare in allegria di sonniferi e baratti. Spiegò ai prigionieri come non facesse realmente parte del gruppo e fosse stato imprigionato il giorno prima per altri motivi. Una storia curiosa, ecco forse un po’ troppo surreale. Ma che ne sapeva uno Shan Yan cresciuto sulle montagne degli usi e costumi degli umani? Lo Shùgàn aveva si visto degli umani, ma quelli che poteva dire di aver conosciuto si contavano sulle dita di una mano.

    “Noi non abbiamo fatto niente.”

    Si limitò a rispondere mettendosi in disparte, rispondendo all’accusa implicita che fosse in qualche modo colpa loro se erano finiti lì dentro.

    Con un tono decisamente più duro l’altro non umano si mise ad interrogare il povero Zakar sui tanti perché intorno alla sua figura. Forse poteva sembrare rude, ma in fondo c’erano troppi misteri intorno a quell’uomo che sorridente era rimasto in possesso dei suoi averi e non era stato portato lì dopo aver mangiato dei ravioli avvelenati. Eppure finora quell’uomo era anche stata la loro unica e sola fonte di informazioni. Bastava questo per fidarsi di lui?

    Certo che no!
    Allo stesso tempo non poteva neanche fidarsi degli altri. Forse poteva dare un po’ di credito a quel Sadwrn, in fondo con gli Worren non avevano mai avuto problemi. Invece l’altro non umano sembrava rude, ma non armato di cattive intenzioni… ma degli altri cosa poteva dire? Gli Umani non erano mai stati troppo gentili con la sua tribù. Alcuni Shan Yan -i più anziani- dopo la disfatta del villaggio avevano scelto una vita di eremitaggio nelle montagne piuttosto che addentrarsi nel regno degli umani. Quella generazione aveva visto -e vissuto- gli orrori del passato e come dargli torto se il ricordo era ancora forte e doloroso. La tolleranza pacifica degli Amunhasses non era bastata a cancellare del tutto diffidenza e pregiudizio. Altri Shan Yan sarebbero stati quindi più pronti a puntare il dito, ma in quelle gabbie non c’erano solo youkai e questo gli dava da pensare.

    Invece di porre ulteriori domande a Zakar -già tampinato dagli altri due- il ciclope si avvicinò alle sbarre.

    “Ehi voi! Siete tutti dei viaggiatori invitati al banchetto o c’è qualcuno del villaggio?”

    Loro tre, Sadwrn e il non umano non erano chiaramente del posto. Ed anche Zakar aveva ammesso di non essere di quelle parti. Non sapendo se avrebbe ricevuto qualche risposta dalle gabbie, il veleno doveva ancora fare il suo corso nei fratelli che vomitavano poco distanti, per non trascurare nulla si rivolse invece al ronin con cui condividevano la prigionia.

    “Vale anche per te Vecchio. Se sai qualcosa di questo villaggio, sputa il rospo.”



    CITAZIONE
    Condizioni fisiche: Mal di testa e spossatezza
    Energie: 100%

    Famigli:
    Henki (Supporter)
    Henki è uno Yèzi. È quello che di più ha assorbito gli insegnamenti degli Amhunnasses. Di natura estremamente pacifica cerca di evitare la violenza ad ogni costo. Suo malgrado è disposto a scendere in battaglia, o più che altro a dare il suo contributo, solo ed esclusivamente su ordine di Rohkeus. Ha una spiccata sensibilità, è un instancabile ottimista e cerca di guardare il lato positivo di ogni cosa. È alto all’incirca un metro e quaranta, ha la pelle dalle tonalità verdazzurrine ed è solito indossare abiti di foggia orientale. Come Rohkeus ha un grande occhio dorato al centro del viso, ma a differenza sua ha un solo corno al centro della fronte. È uno dei tre fratelli di sangue di Rohkeus e lo segue fin da bambino. Lui e gli altri tre sono cresciuti insieme e sono legati da una profonda amicizia.
    Tuhka (Supporter)
    Tuhka è una Yadon. Introversa e silenziosa non discute mai gli ordini e i comandi di Rohkeus, ma non nasconde il suo disappunto in caso di scelte estremamente stupide o illogiche. Animata da una mente pragmatica e fortemente analitica si è spesso dimostrata in grado di ragionare in modo freddo e distaccato anche in situazioni molto difficili. È tecnicamente in grado di parlare, ma è solita comunicare esclusivamente con i propri fratelli di sangue utilizzando il canale telepatico che condividono. 
Non è chiara la sua reazione di fronte alla scelta di abbandonare le aspre vette in cui lei e gli altri hanno dimorato per tutta la vita. È di qualche anno più grande dei suoi fratelli di sangue e come Henki non supera il metro e quaranta. Fisicamente non somiglia molto agli altri membri del piccolo gruppo Shan Yan. Non ha corna, ma ha la pelle grigia e liscissima ed un insolito -e stupendo- occhio rosso fuoco al centro del viso. È solita vestire gli abiti tradizionali della casta Yadon in varie tonalità di grigio.

    Abilità Passive:
    Fratelli Di Sangue ~ Legame inscindibile
    I fratelli di sangue sono una rappresentazione in piccola scala della società Shan Yan. In un periodo in cui il popolo ha raggiunto dei numeri così esigui sono anche un’occorrenza assai rara, ma questo legame che unisce il quartetto di ciclopi va ben oltre le convezioni sociali o le semplici tradizioni. Tra i quattro si forma un legame molto profondo che conferisce loro delle doti particolari. A seguito di questo legame Rohkeus -come leader del nucleo- ha acquisito l'abilità di comunicare telepaticamente con i suoi fratelli.

    (Passiva di telepatia: 5 punti)
     
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    Impeto e tempesta

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    ORO E SANGUE

    ohy5Xvh

    "L’uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli."

    (Confucio).


    tNBRqhx

    ???
    Presidio Occidentale, Endlos.

    « Non è un insulto. Ora, cosa ci fai qui veramente?» iniziò il primo, inquisitorio « Sei l'unico qui dentro a cui non hanno sequestrato gli effetti personali. Eppure, se sei un semplice prigioniero e adesso sei qui con noi, ciò non significa forse che anche tu sarai parte di questo baratto? Correggimi se sbaglio, amico. »

    -Potrei, si.

    A quell'agghiacciante appunto, lo sconosciuto si limitò ad annuire con un'alzata di spalle, del tutto indifferente a quella che doveva essere la sua fine, o al fatto che nessuno gli credesse.

    Tieniti le menzogne per un'altra occasione e spiegaci il perchè di tutto questo. continuò l'altro, che ancora non si era presentato Perchè -tra tutti quelli dell'Ovest- ti sei recato nel villaggio di Màoyì? Perchè eri nelle stanze private del capovillaggio e perchè hai raccontato una balla così poco credibile? Perchè saresti l'unico prigioniero a noi precedente, se gli abitanti di qui han deciso di sequestrarci in massa? Perchè non ti hanno privato del tuo prezioso bastone o almeno della sua lucente gemma? Perchè te ne rimani tranquillo a sorriderci con la prospettiva d'essere cibo e nondimeno perchè questo presidio deve sempre cadere vittima di barbarie ai danni degli indifesi?

    -Mpf...- il monaco sorridente cercò di rimanere serio a quell'esplosione di avventatezza e frustrazione, ma alla fine cedette in un riso appena trattenuto. Non ghignava, questo no... ma sembrava estremamente divertito dalla reazione -...e che ne so, io? Comunque, anche se lo sapessi, non sarei tenuto a dirtelo, se non voglio, esattamente come tu hai scelto di non rivelare il tuo nome.
    Concluse con un'espressione vittoriosa, traducibile in un più che esplicativo "pappappero".

    -Quanto a te...-Si rivolse quindi al precedente interlocutore, scegliendo di rispondere a lui, piuttosto -Son l'unico a cui non è stata portata via l'arma perché son solito tenerla invisibile, quando entro in casa altrui di soppiatto. E poi, ero sveglio... ti pare che questa gente possa non finire almeno ingannata da un qualunque mago nel pieno delle sue facoltà? Andiamo! Non vi avrebbero mai presi tutti, se non avessero usato il sonnifero...

    Poco più distante, uno dei due ciclopi si avvicinava alle sbarre, tormentato da domande un pochino diverse dagli altri.

    “Ehi voi! Siete tutti dei viaggiatori invitati al banchetto o c’è qualcuno del villaggio?”

    Le persone lì presenti si voltarono con aria impaurita, e non fu chiaro se fossero solo traumatizzati da quella brutta esperienza o in parte condizionati dall'evidente aspetto da Youkai di quel tale. In ogni caso, dopo un tempo troppo lungo per non innervosire nessuno, fu una bambina in lacrime a rompere quella cappa di silenzio.
    -Non siamo di qui... voglio tornare a casa...
    Scoppiò a piangere, mentre la mamma si protendeva verso di lei e la abbracciava con affetto, tentando come poteva di incoraggiarla. Nei suoi occhi -però- la fiamma della speranza era già spenta.

    “Vale anche per te Vecchio. Se sai qualcosa di questo villaggio, sputa il rospo.”

    JEwBvOn

    -Mi spiace, ragazzo. Ero qui solo per rifornimenti e per cercare alleati... e comunque- terse il sudore della fronte, prima di voltarsi in direzione di quel misterioso Zakar -Credo di conoscere il nome dell'Imperatrice di cui parli. Palden Wang-Mu: è la donna contro cui combatto. L'assassina del Nobile Akihiko Vuist e delle famiglie superstiti all'ultima guerra.

    A quel punto tacque, ma -nonostante il portamento marziale- la rabbia che lo pervase al solo ricordo di ciò che aveva visto assunse connotati insolitamente concreti, rendendo l'aria terribilmente pesante.

    Turno 4

    Turno tranquillo.

    Scadenza: 20 Aprile, ore 23:59.
    Buon divertimento!

     
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    -Potrei, si.

    Sadwrn guardò Zakar liquidare la questione con un'alzata di spalle, come se non fosse qualcosa di cui valesse davvero la pena preoccuparsi. A ulteriore indizio che quel tizio era molto meno inquadrabile di quanto il viaggiatore credesse; anche per un perfetto sconosciuto.

    Più aggressivo -forse pure troppo- fu l'approccio dell'anziana creatura (uno youkai?), con quella serie di domande che intendevano incalzare il giovane, ma che partivano dal presupposto di un'apertamente ostile diffidenza rispetto ad un più “posato” scetticismo. Che poi Sadwrn avesse usato a sua volta un tono pure più assertivo di quanto non avesse inteso era un discorso a parte.

    -Mpf...- ridacchiò appena Zakar. -...e che ne so, io? Comunque, anche se lo sapessi, non sarei tenuto a dirtelo, se non voglio, esattamente come tu hai scelto di non rivelare il tuo nome.

    Infatti, come temeva. Fosse stato Sadwrn ad essere interrogato, anche nella migliore delle sue disposizioni egli gli avrebbe chiesto di rallentare un attimo e di porgli una caspita di domanda per volta!

    -Quanto a te...- continuò, rivolgendosi nuovamente al Worren. -Son l'unico a cui non è stata portata via l'arma perché son solito tenerla invisibile, quando entro in casa altrui di soppiatto. E poi, ero sveglio... ti pare che questa gente possa non finire almeno ingannata da un qualunque mago nel pieno delle sue facoltà? Andiamo! Non vi avrebbero mai presi tutti, se non avessero usato il sonnifero...

    Sadwrn annuì. Non era la risposta che si aspettava, ma cionondimeno aveva appena sentito qualcosa di parecchio interessante. Anzitutto, quella era un'arma, per cominciare, e ciò si trattava della migliore notizia che aveva udito da quando si era risvegliato in quella gabbia. Che aveva aperto gli occhi meno di cinque minuti fa, ma quello era un dettaglio che non avrebbe rovinato il suo umore.

    Mentre il Worren rifletteva, lo Shan Yan si avvicinò alle sbarre, facendo ciò che gli altri presenti avevano fatto solo molto superficialmente: guardarsi attorno.

    “Ehi voi! Siete tutti dei viaggiatori invitati al banchetto o c’è qualcuno del villaggio?”

    Ci fu un lungo silenzio. Alcuni umani si voltarono con il terrore negli occhi, ma neppure loro dissero alcunché. Perfino a Màoyì, rifletté Sadwrn, doveva essere rimasta gente che ancora temeva i non-umani. Anche se erano tranquilli e grandi la metà di loro. Sarà per caso stato l'occhio solo?

    -Non siamo di qui... voglio tornare a casa...
    Disse una bambina, rompendo il silenzio fra le lacrime. Sua madre si chinò per abbracciarla e consolarla il più possibile, ma era evidente che pure la donna era scivolata nella disperazione.
    Sadwrn aprì la bocca, facendo per dirle che andrà tutto bene, che egli stesso si assicurerà che ciò accadesse, ma le parole gli morirono in gola. Non era giusto, pensò, non era giusto darle quelle che potevano benissimo essere false speranze.

    “Vale anche per te Vecchio. Se sai qualcosa di questo villaggio, sputa il rospo.”
    -Mi spiace, ragazzo. Ero qui solo per rifornimenti e per cercare alleati... e comunque- continuò Nobunaga, asciugandosi del sudore dalla fronte. -Credo di conoscere il nome dell'Imperatrice di cui parli. Palden Wang-Mu: è la donna contro cui combatto. L'assassina del Nobile Akihiko Vuist e delle famiglie superstiti all'ultima guerra.

    Quindi era tutta una farsa per attirare forestieri. Sacrifici, e in un numero cospicuo, affinché nessuno del villaggio ci andasse di mezzo.

    « In tal caso, Nobunaga-san, vorrei chiederle più dettagli in merito a ciò che è successo. Vivendo talvolta in villaggi piuttosto isolati, non siamo sempre al corrente di tutto quello che accade da queste parti. »
    Disse Sadwrn. Continuò, poi, abbassando di non poco la voce.
    « Quanto a te, Zakar, vorrei chiederti se fossi disposto a darci una mano ad uscire. Ogni quanto passano le guardie, tanto per cominciare? »

    Gli servivano tutte le informazioni possibili, perché nella sua testa stava già cominciando a formarsi un piano, e solo quando avrebbe avuto una conferma della sua attuabilità che il Worren avrebbe potuto davvero sorridere a quella bambina di poco fa e dirle: “andrà tutto bene.”
    Quando avrebbe potuto darle una speranza concreta.
    Sarebbe stato davvero possibile, però, riuscire a liberare non solo loro stessi, ma anche tutta quella gente?

    SadwrnStato fisico: Sta un po' meglio.
    Stato mentale: Sospettoso.
    Energia: 100/100
    Passive: Auspex Psion, Auspex Illusorio, Conoscenza della Flora del Presidio Occidentale
    Equipaggiamento: Zappa (Arma Bianca)
     
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    MOMIR
    MOMIR VIG ¤ SIMIC VISIONARY
    SIMIC¤ ¤ ¤100%
    Non ci credo. Cioè, Momir Vig non ci crede. La situazione ha tanto dell'assurdo quanto quell'irritate caschetto moro non sembra davvero appartenervi. La sua calma è già da sola più che sufficiente a dare sui nervi, per non parlare delle risposte vane e prive di ogni sostanza che quello appone al nugolo di domande rivoltegli.
    Certo, forse il modo in cui il vedalken ha cominciato l'interrogatorio non è dei più educati -ma quand'è che su Endlos l'educazione ha mai pagato qualcuno?- nè ha ricordato di presentarsi -o meglio, evita accuratamente di farlo visti i suoi trascorsi- eppure un tal astio da parte di Zakar dev'essere più connaturato che altro, visto e considerato che quello si pone grossomodo evasivo anche con gli altri (spendendosi appena in qualche minima informazione imprecisa circa le sue abilità arcane).

    Allora sei disutile quanto noi.

    Il cosiddetto visionario liquida la presunta vittoria dialettica dell'altro con un unico commento acido, preferendo anzi concentrarsi sulle proprie condizioni in via di miglioramento e su quelle delle sbarre -purtroppo apparentemente solide. Egli si sposta infatti dalla posizione di partenza fin sul limitare della gabbia, afferrando le aste metalliche in un vano tentativo di svellerle -lui, ch'è fragile e pressochè senza muscolatura!- replicando quindi l'azione sistematicamente nell'intento di saggiare ogni singola spranga.
    La domanda sorge allora spontanea: come ha anche solo potuto pensare d'imbarcarsi in un'avventura in territori remoti -e, evidentemente, pericolosi quanto politicamente instabili- prima d'aver completato le peculiarità basilari del suo composto? Come può essere stato tanto sciocco da abbandonare l'ambiente controllato del laboratorio privo di strumenti valevoli per un'autonoma sopravvivenza? Più ci rimugina e più comincia a sospettare d'aver subito qualche influenza del quale non è a conoscenza -una di quelle che van tanto di moda tra i manipolatori d'energie psichiche.

    Un mago che se ne sta con le mani in mano! Bah!

    Già. Non propriamente un ottimo biglietto da visita. Per quanto concerne leggende e miti, infatti, il mago è la tipica chiave di volta -quel deus-ex-machina capace di ribaltare ogni situazione critica ricorrendo ad uno dei suoi mirabolanti trucchi. Se il presente Zakar non si sovrappone al canone tramandato nei secoli una ragione ci sarà (e, banalmente, l'unica seria alternativa al è un totale incapace sembra essere conosce ragioni per cui non ha nulla da temere).
    Ora, sbaglia forse il verde scienziato a dubitare di qualcuno che, presentandosi come l'unica anomalia e come l'unica possibile risorsa, decide scientemente di negare agli sventurati compagni (sempre che siano effettivamente tali, eh!) un briciolo della sua presunta conoscenza?

    Anzi, peggio: un principino che in condizioni avverse s'indigna per la mancanza di buone maniere!

    Quantomeno i colleghi prigionieri mostrano un temperamento meno caustico e più collaborativo di quello del vedalken: a turno essi interagiscono con popolani, mago e ramingo, alternando frammenti di consapevolezze fruttuose al dispiacere della tetra posizione che li accomuna tutti.
    E Momir Vig? Lui niente. Imperterrito prosegue nella sua lenta quanto probabilmente superflua ricerca di un punto debole nella gabbia contenitiva. La prigionia del passato -com'è noto- ha lasciato un'impronta buia e sgradevole nel suo carattere, plasmandolo nel diffidente cacac-... ecco di cui s'è già data prova. Come detto, poi, tornare allo stato di recluso proprio nei territori dell'Ovest è come voler decorare con una ciliegina avariata una torta abbondantemente glassata di scarti.

    Ma dico, non ti pare pretenzioso fingere vada tutto bene? Credi forse che questa gente che spadroneggia con le nostre vite avrà cura di non sciuparti il mantello?

    Ho già detto delle tendenze isteriche? Dell'ossessività che prende piede nel visionario quand'egli è vittima di pesante stress? Degli spettri delle torture subite a Sequerus, sotto il regime tirannico avverso ai non-umani, che tuttora popolano i suoi sonni inquieti?
    Momir Vig non ci tiene minimamente a ripetere quell'esperienza. La rivive già, ogniqualvolta chiude gli occhi e le voci tornano a fargli visita -quelle voci che lo chiamano alla costa e sussurrano un nome proibito: Zygoin.
    PASSIVE SKILLS
    BIOMANTIC MASTERYCOMPETENZE BIOLOGICHE
    EQUIPMENT
    CLOUDSTONE CURIOARMATURA PARZIALE (ARTEFATTO)
    BIOPLASMCOMPONENTI (ATTREZZATURA)
    ◼◼SIMIC GROWTH CHAMBERINESAURIBILITA'◼◼
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36 replies since 15/3/2018, 00:30   834 views
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