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C A P I T A L E
Fearghus – Drago - Naufrago
Ribelle.
Nemica della Fazione.
Nemica dell’Imperatore e dell’Impero.
Un parassita della splendente capitale che non meritava nient’altro che la morte. E lui, un fallimento, uno dei deboli che avevano provato e avevano fallire a scalare le file della Fazione, non meritava niente di diverso. Perché aveva osato tenerla nascosta.
“Per favore”
Si ritrovò a pensare il drago. Erano entrati nel suo squallido appartamento. Quelli che aveva chiamato compagni e che ora lo stavano tenendo fermo a terra, con le braccia torte dietro la schiena così che non di potesse ribellare. Uno degli ufficiali della fazione stava leggendo da una lettera con il sigillo nero e rosso quelli che erano i suoi crimini. La ragazzina stava piangendo in un angolo, tenuta lontana da lui da una donna con i capelli biondi e con una cicatrice che le sfregiava il volto, tagliandole il labbro.
“Per favore. Non lei”
Non aveva mai pregato, in tutta la sua vita, eppure si ritrovava adesso in quella silenziosa supplica, mentre osservava l’unica cosa decente che gli fosse capitata nella sua vita che gli veniva portata via.
“Vuoi prenderti la tua vendetta? Fallo”
Già lo aveva spogliato dei suoi poteri di mago. Aveva lasciato che le sue fiamme divorassero le sue Creature e con esse il legame sovrannaturale che aveva formato con loro. Cos’altro voleva prendergli, quella fenice dannata, per punirlo del suo aver osato evocarla al suo cospetto?
Si divincolò dalla stretta, sentì il braccio sinistro uscire dall’articolazione nel gesto, con un lampo abbagliante di dolore che lo costrinse a stringere i denti. Non importava. Non ora.
Forse c’era qualcosa che poteva fare. Proteggere almeno lei.
“Prenditi quello che vuoi. Prenditi il nome del Fuoco, prenditi un braccio. Strappami il cuore. Quello che vuoi. Non lei!”
Le dita sfiorarono quelle della ragazzina, di quella stracciona che lo aveva seguito nella capitale e che alla fine, in parte per pietà in parte perché incuriosito dalla sfacciataggine con cui si era approcciato a lui, aveva adottato.
“Per favore”
Liebe. La sua cara Liebe. Quello scricciolo così delicato che il mondo avrebbe potuto schiacciare in qualsiasi momento. Una creatura indifesa che non meritava di soffrire ancora per un suo errore.
Un lampo, un guizzo di fiamma, senza che Fearghus avesse pronunciato quel nome carico del potere di evocare il fuoco al suo cospetto. Una scintilla si accese fra le dita del drago e della bambina.
E dopo… dopo il nero inghiottì ogni cosa.D R E A M A T O R I U M
Canto - Voce - Silenzio
Esci dal portale con il cuore pesante, lasciandoti alle spalle il manto di fiamme di cui ti eri coperto, respirando di nuovo l’aria di quel luogo che chiami Sogno. Spalanchi gli occhi, contempli l’immensità del Bianco che ora la tua stessa volontà ha deciso di corrompere con il nero.
Il silenzio, prima principio di creazione, adesso si fa portatore di morte.
Ti volti, guardi il portale che gettava sui Regni del Caos chiudersi, questa volta per sempre. Attorno a te, sfere, idee cristallizzate per sempre in quel non-spazio che racchiude la parte più intima della tua mente, cominciano a crollare. I sottili fili d’argento che le collegavano nella rete della Storia si spezzano, si infrangono. Ti domandi se è quello che stai osservando è lo stesso destino a cui hai condannato il Reame Beato. Forse. Difficile dirlo; in fondo quello che sta accadendo di fronte ai tuoi occhi sta accadendo su un tale livello di esistenza che per qualcuno al di fuori di te, sarebbe perfino difficile affermare che esiste. Eppure per te è reale.
È quello che conta, no? Se è solo nella tua mente, non vuol dire che sia meno reale.
Che l’abbandonare un aspetto come quello del Drago sia meno doloroso.
Scruti il portale, adesso poco più di un arco attorno al quale hai deciso di seminare distruzione. L’Effige a forma di testa di drago è spaccata. Schegge di pietra stanno cadendo a terra. Lupo e Cavaliere e Ombra ancora resistono, ma non fai a meno di domandarti quando abbandonerai anche loro, come cose vecchie e prive di valore.
Il Nero avanza, alimentandosi dei tuoi dubbi e delle tue esitazioni.
No.
La Storia deve proseguire.
Sollevi una mano, richiami uno dei frammenti di quelle sfere di esistenza che si stanno schiantando al suolo del Sogno. Richiami ancora una volta il loro potere di creazione.
E di nuovo il Sogno si tinge di Bianco.
Plasmi una nuova chiave, la possibilità di entrare in un nuovo mondo, la usi per spalancare di nuovo il Portale che si trova di fronte a te. Ma questa volta sarà diverso. Muovi un passo verso quel nuovo mondo che hai appena trovato, e mentre avvicini la mano a quel varco che ti permetterà ancora una volta di essere qualcosa di più di quello che sei normalmente, di nuovo il manto di fiamme torna ad avvolgerti.
Un Fuoco di Fenice questa volta. Dorato e puro.
La Storia va avanti; per la tua creazione non è ancora il momento di cedere a quel freddo abbraccio e all’oblio.
I Reami Eterni di attendono.E T L E R T H
Fearghus – Drago - Naufrago
Il freddo che punge la pelle è la prima cosa che sento quando riprendo conoscenza. Mille aghi affilati che si piantano dolorosamente e fastidiosamente in ogni centimetro di pelle che i vestiti leggeri lasciano scoperti. Sono immerso in una pozza di acqua mista a quella che sembra cenere fredda e bianca. Provo a muovermi, a rialzarmi, e di colpo il mio corpo decide di ricordarmi di ogni singolo colpo che ho incassato nelle ultime ventiquattr'ore. La spalla sinistra come provo a muovere il braccio per puntellarmi e togliermi da quella massa di cenere bianca, manda scariche di dolore che mi costringono a stringere i denti. Le gambe tremano, ignorano ogni mio ordine di sollevarsi, il petto è in fiamme, i polmoni ad ogni respiro gridano di dolore, il braccio destro continua a pulsare, come se lo avessi immerso nella lava e non ho idea del perché. Il marchio impresso a fuoco nella carne e il suo sordo pulsare è la ciliegina sulla torta di dolore, e tutto sommato non è nemmeno la parte peggiore. Sconnessamente, provo a rialzarmi, e cado in avanti. Di nuovo il viso affonda in mezzo alla pozza di acqua. La maglia nera che indossa sopra ai pantaloni mimetici è zuppa, adesso anche i capelli si bagnano e così la barba. Mi verrebbe da imprecare in ogni lingua che conosco, se solo non fossi così stanco.
«Fearghus... »
Una voce, sottile e piccola, mi sta chiamando. A malapena riesco a sentirla. Tengo gli occhi chiusi, mentre rimango a terra, domandandomi perché non posso addormentarmi. Il freddo punge la pelle, certo, ma posso ignorarlo.
Così stanco...
«Fearghus per favore-»
Spalanco gli occhi quando mi rendo conto che quella che sto sentendo è la voce di Liebe. Una serie di domande comincia a bombardarmi la mente. Dove siamo? Come - Chi mi ci ha portato? L'ultima cosa che ricordo è che ero nel mio appartamento nella Capitale. E dopo... dopo il nero.
Mi sforzo per mettermi quantomeno in ginocchio, soffocando gemiti di dolore quando le ossa della spalla sfregano fra loro. Mi ritrovo a sperare che non sia rotto, ma è tutto sommato un pensiero passeggero.
Ho ben altro di cui dovermi preoccupare in quel momento.
Cerco con lo sguardo Liebe, e il suo volto ormai così familiare entra nel mio campo visivo. Sta piangendo, i corti capelli castani sono pieni di quei fiocchi bianchi e freddi. È in ginocchio anche lei, accanto a me, e sta tremando come una foglia. Arranco ancora inginocchiato a terra così da avvicinarmi a lei e con il braccio ancora buono la stringo in un abbraccio. Quello scricciolo tremante affonda il viso contro il mio petto, afferra con i suoi piccoli pugni i miei vestiti. E dei, se è bello riuscire a farlo. Anche se ogni singolo muscolo del mio corpo sta gridando di dolore, anche se non ho la più pallida idea di dove sia finito, sapere che quantomeno lei non è finita in una delle celle della Capitale è un sollievo che riempie il petto di speranza.
Per quelli che pare un'infinità, rimango abbracciato a mia figlia. Solo dopo mi azzardo a guardarmi attorno, cerco di capire in quale parte del continente siamo capitati: non siamo da nessuna parte attorno alla capitale. Dannazione, non dovrebbe fare così freddo da nessuna parte del continente dove sono nato. E nemmeno le terre dei Ribelli sono così fredde.
«Hei!»
Grido, alla prima figura che riesco a vedere. La voce trema. Il freddo si sta facendo largo nelle ossa, e non sono del tutto sicuro di avere abbastanza forze da richiamare il fuoco al mio cospetto ancora una volta.
«Hei! Dove- dove siamo? »
Senza pensarci l'ho domandato nella lingua dell'Impero. Mi maledico, per ripetere la stessa domanda prima nella lingua comune e per ultimo nel mio stentato alto imperiale.SPOILER (clicca per visualizzare)Ho il timore che fra la stanchezza e le troppe idee in mente ci sia un po' di casino. Ma comunque...
Dreamatorium può essere bellamente saltato. Non è niente, non agisce a livello di gioco ma è solo una rappresentazione di come (immagino) funziona la mia mente. E un mezzo motivo per avere una transizione mentre di fatto Fearghus passa da un gioco ad un altro (Endlos appunto). Lo stile di narrazione cambia proprio per evidenziare questo cambiamento (tendevo a scrivere in terza persona prima ma ora volevo provare in prima persona)
Se non fosse chiaro, compare assieme ad una ragazzina di tipo dieci dodici anni in quella che sembra una pira che si consuma rapidamente. E venendo da un paese prevalentemente desertico è letteralmente in maniche corte e non ha mai visto la neve in vita sua.
Edited by Chantale - 18/4/2018, 18:10. -
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Edited by Nightrun - 19/4/2018, 16:37. -
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E T L E R T H
Fearghus – Drago - Naufrago
Attorno a me, attorno a Liebe, il bianco. Un bianco innaturale, alieno. Sono stato alcune volte nel Deserto di Cenere, ho attraversato il Mare di Cristallo che pure con la sua luce sembra andare contro ogni logica, ma quello che mi si para di fronte è… qualcosa di diverso, qualcosa di ignoto. Qualcosa che non riesco a comprendere immediatamente e il cui peso dell’ignoranza si mescola assieme al timore che non ho la più pallida idea di dove mi trovo. Quando la figura a cui mi sono rivolto si volta, quando si avvicina, il primo pensiero è domandarsi cosa diamine sia. Ci sono elementi vagamente umanoidi in essa e altri che sembrano chiaramente provenire da quelli di un rapace. Non una delle creature che ho mai visto all’interno dell’Impero. Si avvicina, comincia a parlare, e quando la ragazzina si volta per vedere chi è arrivato, con un grido tremante, si stringe di nuovo a meno.
L’istinto prende il sopravvento per un istante. Quando Liebe si stringe di nuovo a me, quell’eredità primordiale che arde nel petto torna a galla. Il sangue brucia, la figura muta. Anche se sto stringendo la ragazzina in un abbraccio, di fronte a quell’individuo che si è avvicinato a me, le dita cominciano ad allungarsi. La pelle pare lacerarsi, le ossa della mano, con un secco rumore, si schiantano ad accomodare la loro nuova forma. Non attacco.
Non ancora almeno.
Anche perché ho il sospetto che qualsiasi cosa possa provare a fare, con un braccio ustionato e uno dislocato e senza nessun’arma con me, riuscirei a fare ben poco. Ma il gesto rimane, in un certo senso quasi a deterrente: non ho ben capito come abbia fatto a ritrovarmi… ovunque ora mi trovi. Ma se sono riuscito a salvare Liebe dalle celle dell’Impero, non la lascerò nelle mani di quella… cosa.
Mi domanda se stiamo bene. E quello per un istante mi blocca, anche perché per un istante mi pare di intravedere all’interno delle sue parole, quella che è la base della lingua comune dell’Impero. E per un istante, mi domando se sono ancora lì, entro i suoi confini.
Ma è impossibile questo: ho viaggiato, sia per terra che in aeronave per quasi la sua totalità. Ho la certezza di non trovarmi più lì. Eppure in qualche modo comprendo le sue parole.
«No- io- »
In quegli istanti di confusione ho quasi abbassato la guardia. Quando la coda del rettiloide (che però non è un draconiano come me) spazza la neve, quando un fuoco color smeraldo viene mandato nella mia direzione, torno a stringere Liebe a me, in un patetico tentativo sia di scaldarla e di proteggerla dall’ignoto. Le fiamme però rimangono ferme, non attaccano. E un piacevole torpore comincia a spandersi dal braccio teso dell’uccello-rettile-qualsiasi cosa fosse.
«Certo che so chi sono»
Allento la stretta sulla ragazzina, anche se lei rimane ferma a stritolami i vestiti. E domando di nuovo, con la voce che ancora trema per il freddo
«Dove- dove siamo? »
Edited by Chantale - 21/4/2018, 17:43. -
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E T L E R T H
Fearghus – Drago - Naufrago
Sono ancora inginocchiato in mezzo a quella che ormai è davvero una pozza d’acqua fredda e che sta entrando nei miei stivali e che inzuppa i pantaloni mimetici. Ma il freddo comincia a passare, adesso che le fiammelle divampano fra me e quella… creatura. Non ho altro modo per definirla al momento. Mi rilasso, o almeno ci provo, e gli artigli cominciano ad accorciarsi, le scaglie, rosso cupo, vengono di nuovo coperte da una pelle che ha un aspetto più umano. C’è uno scricchiolio sinistro quando le ossa tornano alla loro grandezza naturale e di nuovo quelle del braccio sinistro sfregano fra di loro, uscite dall’articolazione. Non piacevole. E adesso che l’adrenalina che aveva forzato il corpo a mutare di fronte a quello che pensavo potesse rivelarsi un pericolo sta scemando, torna anche il sordo pulsare del marchio alla spalla e quello nuovo, sconosciuto, al braccio. Si confonde con il generico dolore che pervade ogni angolo del mio corpo, si mescola assieme al freddo che fa tremare me e Liebe.
«Endlos»
Ripeto a voce bassa, mentre comincio a rimettere assieme frammenti di quello che è appena successo e provo a colmare i buchi che collegano il mio sparire dalla Capitale e risvegliarmi in mezzo a quella distesa bianca e con una creatura che assomiglia ad un uccello o una lucertola di fronte.
«Non-»
Non so bene cosa voglio domandare. Non so cosa sia un naufrago dimensionale, ma a quanto pare sono uno di loro. A logica avrebbe senso… anche se c’è una cosa che non mi sta tornando.
Endlos. Il nome non mi dice niente. E non ha parlato di luoghi, di isole o di continenti. Ma di mondi. Il pensiero di aver cambiato completamente piano di esistenza, come gli uomini-insetto hanno fatto secoli e secoli prima comincia a farsi largo nella mia mente per quanto provi a dirmi che è impossibile. Ma le montagne che ha citato non le conosco, in nessun luogo attorno alla capitale e in nessuno dei continenti in cui ho viaggiato.
Volevo andarmene dalla Capitale.
A quanto pare l’ho ottenuto, anche se non proprio nella maniera più consona.Be careful what you wish for-
Gli occhi della creatura si fermano su Liebe. Impercettibilmente la stringo di nuovo a me, e lei prova a fare capolino, voltandosi oltre la sua spalla. Un fiocco di neve le si ferma fra i capelli e per toglierselo prova a divincolarsi dalla mia stretta. La assecondo.
«Dov’è Etlerth?»
Mi domanda Liebe in un sussurro. A volte mi domando se la vita passata per le strade della Capitale, prima di entrare nella mia vita, le abbia in qualche modo strappato la voce: non l’ho mai sentita urlare, e la sua voce è sempre così flebile…
Prima di rispondere alla domanda della creatura, appoggio la fronte contro quella di Liebe, le sorrido debolmente, cercando il suo sguardo.
«Non lo so. Ma lo scopriremo presto»
È il massimo che le posso promettere per ora. Sposto la mia attenzione per la prima volta da quando sono sparito dal mio appartamento dunque sul braccio destro, e una smorfia disgustata si dipinge sul volto. La pelle è bruciata, lunghe linee dove la pelle lascia posto alla carne viva paiono avvolgersi a spirale fino all’avambraccio. Ruoto piano l’arto, così da vederlo da ogni angolo. Il palmo è bruciato ed è forse la parte che fa più male, considerando che quando provo a chiudere le dita per vedere se ho qualcosa di rotto, la pelle viva sfrega con se stessa. Dal polso, quelle linee si allungano e si allargano sul braccio, lasciando l’impressione che abbia afferrato delle corde bollenti.
Solo che so che non l’ho fatto.
«Non più dell’altro. Non- »
Una pausa. Non so bene come spiegare quello che mi è successo.
«Non so come sono arrivato qui. Ma non deve essere stato un viaggio piacevole.»
Liebe sta meglio di me, per fortuna. Pare più spaventata che altro, anche se ora, con lo sguardo sollevato al cielo e verso le montagne, le lacrime hanno smesso di rigarle il viso.
Sposto l’attenzione dal mio braccio alla creatura, e solo ora mi rendo conto che non so cosa o chi è.
«E… lei co- chi è? »
Mi fermo dal chiedere cosa all’ultimo. Forse non è la più cortese delle domande da fare a chi ti sta aiutando senza nemmeno conoscerti.. -
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E T L E R T H
Fearghus – Drago - Naufrago
Liebe prova a spostarsi e a questo punto, seppure a malincuore, la lascio libera dalla stretta di quell’abbraccio. La guardo alzarsi, passarsi il dorso delle mani sul viso così da cancellare i segni del pianto. Non le riesce particolarmente bene; gli occhi sono ancora arrossati, le ciglia appiccicate fra loro. Continui fiocchi candidi continuano a posarsi sui suoi capelli, e per un istante sembra che siamo tornati alla Capitale, quando durante una delle eruzioni dei molti vulcani sulle montagne che la circondano. Un’immagine che allo stesso tempo mi spaventa da quanto è familiare e mi rasserena un minimo. Prova a prendere uno dei fiocchi freddi fra le mani di bambina, e si sorprende tutte le volte che quelli le si sciolgono fra le dita.
«È come il sigillo del Vento»
Mi sussurra a voce bassa. C’è un tono vagamente interrogativo mentre tenta ti prenderne un altro roteando piano su se stessa. Continua a tenersi lontana dalla creatura, a gettarle occhiate guardinghe. Adesso che non sono più abbracciato a lei, invece, io provo a sedermi in mezzo a quella che adesso è una piccola radura in mezzo al candore. Stringo i denti, tutte le volte che un movimento troppo brusco fa sì che le ossa del braccio sfreghino fra loro. Non è facile da sopportare il dolore, ma faccio il possibile per non mostrare la mia sofferenza. Anche perché c’è Liebe accanto a me e ci troviamo non solo in una terra sconosciuto, ma proprio in un altro mondo. Il desiderio di proteggerla non si è mai spento e mai lo farà.
«ske-ek Dor? skekDor sia comunque»
Mi metto a sedere. Non proprio a gambe incrociate, la posizione non è certo delle più aggraziate, ma quantomeno non ho più le ginocchia affondate nel terreno molle.
«Fearghus»
Dico in maniera distratta, quasi a ripagarlo del suo avermi detto il suo. C’è potere nei nomi, in fondo, per quanto dubito che la conoscenza di quello che mi hanno dato i miei genitori possa essere utilizzato contro di me o Liebe. La Strega c’è riuscita anni fa, ma lei era diversa. Sto ancora contemplando se provare a far rientrare l’osso nell’articolazione da solo. Non è la prima volta che mi ritrovo in una situazione del genere, ma l’ultima volta avevo un medico a rimettermi a posto.
In ogni caso, ha poca importanza. Accompagnato da una serie di scricchiolii sinistri e da un tanfo di carne putrida a malapena coperto da quello delle spezie, skekDor si avvicina a me e prova a dirmi di stare tranquillo. Il primo pensiero è quello di indietreggiare, e per farlo istintivamente appoggio le braccia dietro di me.
Pessima idea.
Stritolo i denti in una morsa, e la creatura ha il tempo di pronunciare il suo incantesimo e di rimettermi a posto. Non fa male. Ma è sicuramente strano sentire le ossa muoversi fuori dal mio controllo all’interno del braccio. E il pulsante dolore se ne va, come se non fosse mai esistito. Rimango fermo, guardando skekDor sopra di me con un’espressione interrogativa.
«Grazie? »
Muovo cauto la spalla e l’articolazione, cercando di saggiare i limiti di quanto possa muovere in quel momento tutto il braccio. A quanto pare tutto è tornato alla normalità e immediatamente mi viene da domandarmi se ha fatto qualcosa al marchio dell’aquila decapitata che ora ho sull’altra spalla. Sul braccio destro ancora rimangono le cicatrici delle ustioni che sono comparse all’arrivo su Endlos, quindi ho i miei dubbi.
«Come mai tutta quest-»
Sto per concludere la frase, quando la creatura si avvicina a Liebe. E di nuovo mi fermo, teso e guardingo. Non sembra volerla ferire, però la bambina non riesce a non indietreggiare, interrompendo il suo leggero piroettare in aria. Guarda le caramelle che ha sulla mano, prova a sollevare la sua per prenderle e poi mi guarda, come ad aspettare la mia approvazione.
Esito a risponderle. Non ho idea di quello che sta cercando quel viandante che ho di fronte… ma è anche vero che se voleva uccidermi o ferirmi, ha avuto talmente tante occasioni per farlo che la diffidenza comincia ad avere poco senso. Impercettibilmente annuisco, e Liebe prende una delle caramelle. Non la mangia subito, si limita a rigirarsela fra le mani e poi domandare con quel candore tipico dei bambini
«Perché puzzi? »
Per poi rendersi conto di quello che ha appena detto, abbassare rapida lo sguardo e avvampare di vergogna balbettando scuse.
«Perché ci stai aiutando? »
Mi intrometto nella loro conversazione, alzandomi da terra finalmente.. -
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