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.Sotto ai tetti di ValiinorêRynnelthalasNarrato - «Parlato»
C'era freddo, un freddo intenso, al quale non era abituata. Per evitare le forti correnti superiori, Rynnelthalas aveva deciso di scendere a terra, schiudendo le ali e trasformandosi nella sua forma umana. Munita di un pesante mantello rosso, raccolto in uno dei suoi precedenti viaggi, arrancava fra i campi ancora ammantati di neve, chiazzati di verde e di marrone nei punti in cui si era sciolto per via della più caldi correnti meridionali. Percepiva l'odore di una primavera in arrivo, ma anche altro, un lezzo soprannaturale che proveniva dal Nord, qualcosa su cui avrebbe volentieri indagato se non fosse stata vittima di un oscuro pensiero, che aveva coperto la sua curiosità con un tiepido velo di dissenso. Era combattuta, la draghessa, fra lo scoprire il mistero e lasciar perdere fino a che non avesse recuperato i propri poteri divini.
La vista di un villaggio attirò la sua attenzione. L'idea di visitarlo fu immediata. Là avrebbe raccolto informazioni utili dai suoi abitanti. Passo dopo passo raggiunse i muri di cinta. Pochi minuti dopo era arrivata in prossimità di una piazza gremita di cuccioli di uomo, bimbi e bimbe vivaci, in procinto di mangiare. E una sua vecchia conoscenza, impegnata a narrare una storia. Rynnelthalas attribuì quell'incontro al destino che avviluppava le azioni degli dei. Si avvicinò con passo moderato a quelle persone lì radunate e con voce melodiosa e suadente palesò il suo arrivo.
«Anche io voglio sentire questa storia.»
Sorrise, un'espressione indecifrabile comparve sul suo viso, mentre tutti si girarono verso di lei, notando la sua vicinanza. Le corna rilucevano dei colori del fuoco, e così i suoi numerosi ninnoli e pendagli dorati. I suoi occhi emettevano una tenue luce ambrata. I suoi capelli sembravano mossi da una brezza invisibile. Una mano guantata afferrò un lembo del mantello ed esso venne aperto, rivelando un corpo atletico e armonioso, coperto da vestiti di pelle rossa e gialla, che non nascondeva le sue grazie immortali. La reazione dei presenti fu di sorpresa, perché chiunque ella fosse, nessuno l'aveva vista arrivare, a parte le poche vedette che l'avevano accolta all'ingresso del centro abitato.Info Pg
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Ricambiava gli sguardi degli abitanti del paese con quel suo sorriso disinteressato, ambiguo, superiore a tutto ciò che la circondava. Non nascondeva in nessun modo la sua estraneità a quel luogo, eppure, allo stesso tempo, aveva un qualcosa di fascinoso, che la inseriva perfettamente nel contesto. E quando skekDor la accolse con il suo saluto, tutto divenne improvvisamente più semplice.
«Adoro le storie» rispose la donna, avvicinandosi al suo interlocutore. E rivolta agli adulti che le avevano rivolto la parola, sorrise amabilmente. «Salute e benedizione a voi, abitanti di questo villaggio.» Con le mani in avanti, accogliendo le sue, Rynne accettò l'invito della creatura a sedersi. «Grazie, skekDor. Sono lusingata della tua premura.» Lo era invero. La sua nobiltà era tale da riconoscere persino nel più umile gesto il dono che le veniva offerto. Non era stanca, non lo era mai, ma si sedette fra loro, per rendersi più simile a quelle persone, per integrarsi fra di esse, un'ascoltatrice come gli altri.
«Grazie» sospirò, ricevendo la ciotola fra le mani. Sorrise a Tresa e annusò la porzione di cibo, lasciando che piccoli rivoli di vapore accarezzassero le sue narici. L'odore di quella zuppa raccontava di terra e di primavera, era piacevole. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare verso i campi non molto distanti, dove il cibo era stato raccolto con dedizione dal piccolo popolo che combatteva contro le gelate del Nord. Ma qualcosa disturbava la draghessa, o per meglio dire, la incuriosiva al punto da non riuscire a focalizzare la sua attenzione su quei dettagli. Era proprio lo Skeksis, il cui atteggiamento era molto diverso. Rynne non giudicava un atteggiamento, mai, perché ogni creatura, mortale o divina, aveva un suo ruolo nel mondo. Ma la colpivano le caoticità del mondo, e ciò che cambiava drasticamente da un giorno all'altro non faceva eccezione. Non era la gentilezza del rapace a colpirla quando la diversità con cui si rapportava a lei e agli abitanti del paese. Sembrava più umile, più gentile, persino affettuoso. Ricambiò il suo sorriso con il proprio, gentile ma confuso.
Appoggiò la ciotola sulle cosce, il cucchiaio stretto nella mandestra, lo sguardo bramoso catturato dal racconto. Iniziò a intuire che quella sensazione di soprannaturale disagio che aveva sentito non appena varcata la frontiera settentrionale non poteva che essere l'influenza delle creature che contrastavano la vita, non morti soggiogati ai lich del Nord. Se c'era qualcosa che Rynnelthalas non avrebbe mai accettato, oltre alle incongruenze e mutamenti del caos, erano le contraddizioni della vita, quei fenomeni che alteravano l'andamento naturale del ciclo. Sbuffò, irrigidendosi al sentir nominare quei mortali nemici della terra, ma si distese pian piano che la storia avanzava verso una descrizione di speranza e di vittoria. Osservò con fare appena interessato i giochi di luce, adatti ad affascinare i bimbi, più che una divinità della vita, molto più interessata alle parole dello Skektis e della conoscenza che in esse era custodita. Quando il dio si volto verso di lei, assunse un'espressione bramosa: «Mio caro, ti prego, vai avanti...»Info Pg
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Le parole si rincorsero componendo una trama ben definita. Era la storia di bracci forti che si opponeva al gelo della morte e della natura per promuovere la vita e la crescita. La draghessa provava una forte emozione nel petto, sentendosi rappresentata in quella storia, per lei la vita era tutto. Sgranò gli occhi quando comprese di trovarsi nel mezzo di un miraggio, e si passò la lingua fra le labbra, assaporando ogni momento di quel mistico potere. SkekDor l'aveva sorpresa, dopotutto di lui non sapeva nient'altro rispetto a ciò che le aveva raccontato l'ultima volta, e quindi accolse con garbo le novità. La storia proseguì e così l'illusione. Si lasciò trasportare da quelle immagini, vivendo l'avventura del raccolto in prima persona, lasciando che la pioggerella, il sole e il fertilizzante la coinvolgessero appieno. La creatura aveva il dono della narrazione, e sfruttava le sue magie per rendere il tutto ancora più vivido, e la dea ne fu compiaciuta.
SkekDor finì la sua recita, e i bimbi richiesero il premio promesso, finanche una manna cominciò a discendere dal cielo. Un fiocco si posò sulla mano di Rynnelthalas e lei lo portò alle narici, annusandolo. Sapeva della Valle, dei suoi fiumi, della terra fresca, del vento di primavera. Chiuse gli occhi e per qualche secondo lasciò che quei profumi le ricordassero casa. I suoi piedi accarezzavano la terra inumidita di rugiada mentre passeggiava per valli e boschi. I campi erano fertili, la gente aveva di che sfamarsi. Un tempo viveva felice, non c'erano invidia e gelosia e desiderio di potere. Un tempo era amata.
Quando riaprì gli occhi erano ormai soli, e quella palla di soffice consistenza ancora giaceva sul palmo aperto della sua mano.
«Skekdor, come mai percepisco che vuoi dirmi qualcosa?» Lo guardò con un'espressione serafica e affabile, com'era sua abitudine. «Quello mi sembra il sorriso di chi è soddisfatto di qualcosa. Non vuoi condividere con me i tuoi pensieri, ora che siamo soli?»
Allungò l'altra mano verso di lui, le dita indirizzate verso l'esterno, un invito ad afferrare la sua mano.Info Pg
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Il voler condividere con lei ben più che i pensieri, fu espresso in modo malizioso. Ma a seguire ci fu una frase di aggiustamento, che lasciò la draghessa sconcertata. Finse momentaneamente di non essersi accorta di nulla.
«Nuovi orizzonti? In effetti potrei trattenermi qui ancora per qualche giorno. Mi sento più vitale da quando ho intrapreso questo viaggio, più energica. Può essere un segno che i miei poteri divini stanno facendo ritorno.»
Sorrise, incoraggiante, mentre la mano dello Skektis scivolava via.
«Il Koldran fa parte di Endlos, e dunque mi affascina, come tutto questo mondo. È mio dovere conoscere gli abitanti del mondo che mi accingo a governare, ammesso che esso abbia bisogno di me.»
Dimostrò con quelle parole di aver avuto una qualche illuminazione dall'ultima volta che si erano visti.
«Valiinore è un paese piccolo, ma pieno di vita. Sì, potrei trattenermi, conoscere gli abitanti, sentire altre storie. E venendo qui ho sentito il lezzo soprannaturale che proviene dal Nord. Non immaginavo che il tanfo dei non morti aleggiasse su queste terre, ma l'ho definitivamente sentito. La non morte è mia nemica, dopotutto, come tutto ciò che inganna il ciclo della vita.»
Rynnelthalas mostrò l'espressione più seria che skekDor le avesse mai visto. Infine si alzò dalla sedia di vimini e compì qualche passo intorno al suo interlocutore, osservandolo con curiosità, abbandonando il discorso sui lich. Si sfregò le mani e si inumidì le labbra, i suoi occhi dorati si posarono sulla sua figura, finché non assertì: «Sei diverso, oggi.»
Rynne faceva fatica a trattenere il suo desiderio di conoscenza, che era come una fame che la prendeva all'improvviso, quando qualcosa catturava il suo interesse. Voleva sapere, tutto. E il beccuto interlocutore sapeva qualcosa che non voleva dirle, di questo era sicura.
«Non temere, non userei mai i tuoi segreti per farti del male. Confidati con me. Cosa ti affligge?»
La sua voce risultò persino più suadente del solito, anche se i suoi occhi sembravano quelli di un predatore.
«Se mi permetti di aiutarti, potrei farlo. In onore della nostra affine natura. Tieni così tanto a queste persone da essere completamente diverso rispetto a quando ci siamo conosciuti?»Info Pg
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«I mortali hanno pur bisogno di una guida» continuò Rynne, non per nulla convinta. «Da soli non capiscono il quadro più grande. Sono troppo giovani e fragili. Spetta agli dei governare il mondo.»
Sospirò, sentendo quel cambio radicale nelle prospettive di skekDor. L'ultima volta gli sembrava più propenso al comando, anche se più crudele. Lasciò cadere l'argomento perché il beccuto riprese a parlare del suo villaggio, e la draghessa trovò piacevole vedere il modo in cui egli vi era legato. C'era qualcosa di caldo nelle sue parole, un amore quasi viscerale che la contagiava. Non commentò, continuando a osservarlo con attenzione, finché egli non confermò che qualcosa non era al posto giusto.
«Al concludersi della guerra, dici. Ma io voglio sapere tutto, adesso, subito.»
I suoi occhi si accesero di una luce ancora più nitida, come piccoli soli. Ma questo fu tutto ciò che accadde. Nonostante l'imperiosità delle sue parole, il drago non fece nulla per costringere il suo pari a rivelare il suo segreto. Semplicemente si fermò, incrociò le braccia ed esalò un caldissimo respiro.
«Perché parli come se dovessi sparire da un momento all'altro? Io certamente potrei prendermi cura di questo villaggio fra un viaggio e l'altro, ma finché i miei poteri non torneranno, sarai più utile tu di quanto non lo sia io. Tuttavia non ti sto dicendo di no. Il mio compito è proteggere i mortali che ne hanno necessità, dopotutto. Fa parte della mia missione sacra.»
Ritrovò il sorriso, e si dimenticò di tutto il resto.
«Nel mio mondo benedicevo le famiglie, i capi di bestiame e le piante. I campi erano fertili, tutti potevano mangiare in sazietà. Questi giovani non sembrano ancora affetti da invidia, gelosia e desiderio di potere. Li hai educati bene. Forse hai ragione. La cosa migliore è aiutare in segreto, così che nessuno possa incolparti di qualcosa se le cose non dovessero più piacergli.»
Rise, per la prima volta da quando si conoscevano. Una risata limpida e cristallina, anche se corrotta da un velo di malinconia. I suoi ricordi aleggiavano nell'aria come una nebbia di disappunto, influenzando i suoi discorsi. Era evidente che ancora non aveva dimenticato il passato. Che avesse perdonato o meno i suoi vecchi sudditi per averla tradita, questo non si capiva. E forse lo skektis nemmeno sapeva di ciò che le era successo.
«Ma non sarebbe la stessa cosa senza di te. Gli abitanti del villaggio ti amano, skekDor. Io non sarei una valida sostituta. Non ancora. Dovrebbero conoscermi meglio, e io dovrei conoscere meglio loro. Potrei fermarmi qui per qualche tempo, o tornare, ogni tanto. Ho molte storie da raccontare, dopotutto.»Info Pg
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«Scrutare il futuro è pericoloso persino per gli dei, mio caro skekDor.»
Fu un commento pesante, tagliente, un dissenso che sapeva di rimprovero, anche se pronunciato con la voce più dolce e melodica che la dea possedesse.
«Fato e sorte non si escludono a vicenda. E poi c'è il libero arbitrio. Ciò che hai visto è solo uno dei possibili risvolti. Conoscere il futuro ci rende più fragili. E se quel futuro si avverasse proprio perché scorgendolo farai di tutto per scongiurarlo, compiendo le scelte sbagliate?»
Chiuse gli occhi, portò una mano sul petto e sospirò, anch'essa incerta sulle giuste parole da dire. Non era una personalità accondiscendente, e fondamentalmente diceva tutto ciò che le passava per la testa, senza pensare alle ripercussioni delle sue parole. Lei era per la verità, sempre, a meno che non ci fosse un preciso motivo per ricorrere alla menzogna. Ma aveva una certa considerazione dello skektis per mentirgli. Si fidava abbastanza di lui da saperlo resistente alla verità.
«Inoltre nel tuo futuro non c'era traccia di me. Questo è un pensiero positivo. Il mio intervento cambierà le cose, perciò è ancora tutto molto incerto e nebuloso.»
I discorso del suo interlocutore non si arrestarono, e la travolsero come un'onda. Rynnelthalas resistette con pazienza a tutte quelle informazioni, rivelando a sua volta che la propria natura non le era mai stata rivelata.
«Devi sapere che forse nemmeno io sono eterna. Ma di più non posso dirti, perché non ho mai avuto esperienza della morte. Conosco il ciclo della vita, lo amministro nel suo complesso, ma allo stesso tempo non ne faccio parte. Endloss è un mondo in cui gli dei non sono forti come lo sarebbero nei propri mondi. Non sono ancora stata messa alla prova. Ma non sei solo, se questo ti può consolare. E nemmeno questo villaggio lo è.»
Sorrise, gentile e placida. Lasciò che il dio si prostrasse ai suoi piedi, ma senza che questo gesto accendesse in lei alcuna traccia di superbia. Ormai lo aveva capito. SkekDor era molto più simile a un mortale in questo momento. La prima volta che lo aveva incontrato, il pennuto le aveva dato l'idea di essere una divinità distruttrice, autoritaria e potente; vederlo adesso, in tutta la sua umanità, le rivelò che una parte della sua natura era differente. La stava sperimentando sulla sua persona.
«Devi essere disperato se ti fidi così tanto di me da rivelarmi i tuoi segreti dopo solamente due incontri. Ma la cosa mi piace. Io amo chi si confida con me. Amo conoscere. E penso che potrò darti una mano. Qui, nel presidio settentrionale, ho trovato il mio più acerrimo nemico. Coloro che manipolano la vita e la morte a proprio piacimento sono un cancro per ogni mondo. Non posso tollerare che i mortali siano costretti ad affrontare la non morte da soli. Devo continuare il mio viaggio... alla ricerca dei miei poteri e della conoscenza di questo mondo. Ma posso garantirti che tornerò qui ogni volta che potrò, per assicurarmi che Valiinorê sia al sicuro dai re lich.»Info Pg
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«Bene. Allora fammi strada.»
Rynne fece un cenno con il capo, elargendo uno dei suoi sorrisi placidi e gentili al suo anziano interlocutore. Nella sua mente iniziò a progettare: doveva rivedere i suoi piani per il futuro, in modo da poter tornare a Valiinorê di tanto in tanto per valutarne la crescita e i bisogni. La parola fra dei era legge, questo era vero, ma anche senza aver dato la propria parola, il drago avrebbe comunque deciso di tornare. Quel villaggio era una perla nel marcio fetore del Nord. Era importante che qualcuno ne salvaguardasse la vita e la prosperità.
«Quante persone abitano qui?» chiese distrattamente mentre camminavano. «Chi è il capo ufficiale di Valiinorê? So che sei tu a dirigere tutto dall'anonimato, ma a chi fanno riferimento gli abitanti per le faccende minori? Ho bisogno di farmi conoscere anch'io, così che le mie venute future passino più leggere che mai. Non voglio interferire direttamente con la politica di queste persone, ma limitarmi a benedire le loro vite e i capi di bestiame. Sento che il mio spirito si sta rafforzando, a breve sarò in grado di elargire il mio dono a coloro che reputerò bisognosi.»
Un dono di vita e salute, un potere strettamente legato alla vita e al suo ciclo. Un regalo prezioso per i mortali, estraneo alla loro natura decadente ed effimera, era il dono di Rynnelthalas per loro.
«Quando la mia anima sarà forte come un tempo, potrò nuovamente imprimere la mia forza nel ciclo della vita e della morte, e guidarlo a mio piacimento. Con discrezione, ovviamente. Insieme, veglieremo su queste persone e scongiureremo la guerra.»
Ignara di ciò che lo skektis dava per certo e convinta di poter navigare le acque impetuose del destino, Rynne mostrava il proprio difetto maggiore, la completa sicurezza in sé stessa. Mai una volta era stata turbata da qualcosa. Nemmeno il ritrovarsi in un altro mondo e privata dei suoi poteri. Lei era una serva cieca e fedele del fato, e non avrebbe mai avuto paura del futuro, qualsiasi sorte le fosse spettata.Info Pg
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