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.Sotto ai tetti di ValiinorêRynnelthalasNarrato - «Parlato»
Camminò silenziosamente al suo fianco. Avanzava con leggiadria lungo il sentiero che le indicava, passo dopo passo. E osservava tutto con attenzione, memorizzando il percorso e ciò che la circondava. Il villaggio, dunque, era come una locanda. Alcuni clienti erano abituali, altri arrivavano, sostavano per un po' per poi ripartire verso altri lidi. I discorsi dello skektis le aprirono la mente su un sistema di gestione collettivo, dove una peculiare nobiltà di spirito permetteva agli abitanti della valle di sopravvivere a un ambiente ostile. Le piacque vedere i virgulti crescere nel clima improbabile del Nord. Quei campi erano sinonimo di vita, là dove non avrebbe dovuto crescere nulla. Era come se quella vita avesse contagiato anche skekDor, trasmettendogli una gioia che solo lì pareva dare un senso alla sua esistenza. Rynne lo scrutava attentamente, cercando di valutare il suo comportamento e inquadrarlo in uno stereotipo, ma più notava il cambiamento e più comprendeva quanto quella creatura fosse anomala. Non commentò: era troppo presto per esprimere un giudizio. Per il momento si accontentò di osservare, e lasciare le dovute considerazioni a un tempo a venire. Lasciarono infine i campi per avventurarsi lungo il costone roccioso della montagna, lungo un sentiero difficilmente agibile. Rynne percorse quella strada con grazia, evitando rocce appuntite o punti dall'equilibrio incerto. SkekDor non sembrava aver bisogno di aiuto, anche se in alcuni momenti le parve quasi che stesse per cadere di sotto. Ogni volta che pareva perdere l'equilibrio, Rynne sospirava, chiedendosi se sarebbe sopravvissuto alla caduta. Le rassicurazione del suo interlocutore non cambiarono il suo stato d'animo già perennemente sereno. Solo, non faceva che aumentare la sua curiosità, e la domanda che cresceva dentro di lei. Dove la stava conducendo?Info Pg
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Le venne in mente una domanda piuttosto semplice: «Ti rifugiavi qui? Da cosa ti rifugiavi, se posso chiedere?»
I suoi occhi risplendettero d'oro liquido, andando a cercare il profilo dello skektis. A differenza sua non aveva una vestaglia in cui infilare le mani, ma un mantello dentro il quale rifugiava il proprio corpo.
«Immagino che tu ci sia abituato, ma questo clima non mi è familiare. Non sono abituata al freddo. Il mio sangue è caldo, il mio respiro è incandescente. La mia pelle umana percepisce questi piacevoli tremiti con maggiore entità qui sopra.»
Sorrise, riflessiva.
«Il tuo vecchio mondo era freddo come qui? O c'era caldo? Presumo di no, dato che quel gelo ti è rimasto addosso. Lo sento dal tocco con le tue mani. Ti porti dietro qualcosa che ancora non so come definire.»
Parlava con piacevole lentezza, continuando a osservare il paesaggio come se niente fosse. Per lei quei discorsi erano... quello che erano. Semplici annotazioni e considerazioni, frutto di alcune sue idee. Come al solito non si poneva problemi a domandare le questioni più personali al suo interlocutore dal becco da rapace.
«Questo simbolo cosa rappresenta, invece? Mi piace la sua geometrica perfezione e l'incastro di così tante figure diverse. Voglio sapere chi l'ha fatto e perché si trova qui.»
La mano iniziò ad accarezzare la superficie di pietra, il dito che scorreva lungo le intersezioni.Info Pg
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«Ti rifugiavi dalla paura che gli altri provano nei tuoi confronti?»
Rynnelthalas sorrise e i suoi occhi tornarono su di lui.
«Il tuo odore non ti caratterizza. La tua divinità, sì. Il resto non ha importanza. Sei quello che sei, e la gente ti vedrà sempre nel modo che più preferisce. Quindi fai come me e nascondi il tuo aspetto, o convivi con l'opinione dei mortali.»
Ci mise poco a liquidare la questione, e ancora una volta tornò sul simbolo. Chissà cosa poteva pensare skekDor di fronte alla semplicità con cui l'altra dea analizzava le questioni. Ingenuità divina o senso pragmatico? Forse era un misto di entrambe. C'era saggezza nelle parole del drago, o superficialità? Certo, non era facile dirlo.
«Però ho compreso che allora, al tuo arrivo, ti sei mostrato con la stessa faccia che mi hai mostrato quando ci siamo conosciuti. E poi sei cambiato. Cosa ti ha fatto cambiare? Perché sei cambiato? I mortali hanno corrotto il tuo carattere? O hai scelto di cambiare per sopravvivere? E perché quando sei lontano da Valiinorê sfoderi le zanne e quell'altra tua natura?»
Ryn tornò all'attacco con numerose domande. Non si arrendeva facilmente. Attese delle risposte e poi stette in silenzio per alcuni minuti, prima di parlare nuovamente. Come al solito fu schietta e decisa, tranquilla e placida nel suo modo di parlare, anche se le sue parole potevano sembrare dure o incuranti.
«Il fatto che tu sia come un non morto mi disgusta ma non te ne farò una colpa. L'importante è che tu non influisca sul ciclo naturale della vita, o che non trasmetta la tua condizione ad altre creature, come fanno i re lich. Quando riavrò i miei poteri ti aiuterò a ritrovare la vitalità perduta.»
E mentre marciavano si guardava distrattamente in giro, incuriosita dal paesaggio, ma concentrata sul rapace divino. Aveva preso quella decisione non per altruismo quanto per senso del dovere. Era la sua natura a parlare per lei, suggerendole cosa dire e cosa fare. Ripristinare l'equilibrio di skekDor era parte del suo compito e motivo per cui il destino li aveva fatti incontrare.
«Se i nostri nemici del Nord fossero accondiscendenti come te potrei guarire anche loro. Ma da quello che ho capito, la loro non morte è stata una scelta voluta e ricercata, mentre nel tuo caso un capriccio del fato. Non ami essere freddo e cadaverico, vero?»Info Pg
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«Il mio aspetto umano non è una menzogna. Questo è un dono che i miei creatori mi diedero perché potessi mischiarmi ai mortali assomigliando a loro. È una gentilezza nei loro riguardi.» Sospirò, portandosi l'indice sinistro alle labbra e accarezzandole in un piccolo e intenso moto circolare. «Tu sei diverso. È normale che tu trovi la mia vera forma attraente.» Ma non specificò per quale motivo lo credeva possibile. E poi insistette: «Porrò un rimedio al tuo problema. Vedrai.»
Arrivarono alla dimora di skekDor e lì si fermarono per un attimo, così che la draghessa potesse osservarne l'esterno con i suoi occhi indagatori. Non sembrava una dimora lussuosa. «Non è la dimora adatta a un dio.» Poi sorrise. «In effetti, almeno tu hai una casa.»
Quando furono all'interno, Rynne iniziò a muoversi come una bambina, zampettando da una curiosità all'altra per saggiarne con le mani e con gli occhi ogni concretezza e peculiarità. Il suo viso si illuminò per una manciata di minuti mentre frugava fra i cesti di vimini cercando qualcosa che non c'era. Quando ritrovò il controllo assunse nuovamente la sua placida aria di sempre.
«Sembra un posto tranquillo, adatto alla meditazione. Ti trovi a tuo agio, qui, circondato dai doni dei tuoi sudditi e compaesani?» La parola "sudditi" era un po' una provocazione, perché persino la dea aveva capito che non era quello il rapporto vigente fra gli abitanti di Valiinorê e lo skektis, ma volle vederne la reazione. Stava ancora parlando, che si avvicinò al letto e si sedette su di esso. Tastò la consistenza del materasso e poi si sdraiò come se fosse il suo. I suoi globi dorati andarono verso il soffitto e il lucernario, un'espressione di pacata serenità a incorniciare quel viso che non sembrava mai preoccupato di nulla.Info Pg
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«Non importa» rispose il drago senza troppo pensare, rispetto al fraintendimento di skekDor. Non era importante per lei, ad ogni modo. La sua espressione, ad ogni modo, non cambiò, rendendo le sue parole ancora più vere. «Con il tuo contribuito Valiinorê diventerà un centro sempre più grande e prospero. Coloro che vivono nel Nord ne sentiranno parlare e verranno qui per cercare rifugio e protezione.»
Alla risposta dello skektis sorride, continuando a fissare il soffitto. «Difficilmente sono lontana dal vero. So riconoscere ciò che vedo.»
Fu interrotta dai gemiti della creatura, la quale si giustificò citando i dolori della vecchiaia. Rynne aveva già promesso il suo aiuto in tal senso, perciò non sentì necessario ribadire ancora una volta la sua intenzione. Ma si mise a sedere, terminando così il suo brevissimo riposo. Puntò gli occhi sulla figura del dio, osservandolo con attenzione.
«Sei come me allora. Ma con un rifugio in più. Io non dormo mai con un tetto sopra la testa, dai giorni in cui sono giunta a Endlos.»Info Pg
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Si alzò in piedi con un movimento leggiadro, e portò le mani all'addome, nascondendone una dentro l'altra. «Hai bene inteso, skekDor. Vivo su questo mondo da un paio di mesi appena. E ho già visto molte più cose qui che in tutti i secoli che ho trascorso nella mia Valle. Il mio mondo era vasto, ma non lo percorrevo, lasciando che fossero i mortali a farlo per me. Vegliavo sulla mia terra e loro venivano da me e io chiedevo loro di raccontarmi storie, e in cambio li benedivo.»
Le cose erano decisamente cambiate. Ora che era libera dai suoi doveri, sentiva di poter viaggiare liberamente. Allo stesso tempo, il suo viaggio ricercava un nuovo dovere da accollarsi, qualcosa che desse scopo alla sua esistenza.
«Per ora non desidero un luogo dove rifugiarmi, ma un destino da assecondare. Non sento la morsa del sonno o della fame, non come i mortali, ma la pressione del fato, quella sì, pesa su di me come un pesante mantello. Sono stata creata per uno scopo, e ora che sono venuta meno a quel compito devo capire se la mia presenza su Endlos è un esilio o una nuova possibilità per redimermi.»
Parlò con calma e pacatezza, nonostante il peso delle sue parole, ma dopotutto quello era il suo tono di voce tipico, e la sua espressione raramente mostrava grandi emozioni. Invitata dallo skektis a scendere al villaggio, Rynne accettò di buon grado, sfoggiando un insolito sorriso.
«Bene, allora. Torniamo fra i mortali. Saranno lieti di vederti. Oramai ti considerano una presenza importante, e a quanto pare anche loro lo sono per te. Quindi non aspettiamo oltre.»
E dicendo queste parole abbandonò definitivamente il giaciglio alle sue spalle e si incamminò verso l'uscita, provando pietà per i rumori provocati dalle articolazioni del rapace ma senza poter fare niente per aiutarlo, almeno per il momento.Info Pg
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Rynne seguì il divino interlocutore fuori dalle quattro mura del vecchio edificio, sospirando e pensando a quanto dovesse essere stata dura per uno della sua natura accontentarsi di vivere una vita del genere. Il vecchio beccuto sembrava davvero un'altra persona rispetto a quello con cui aveva parlato la prima volta, e semmai quel carattere fosse riaffiorato, non sarebbe stato pericoloso per il villaggio? Ma tenne queste considerazioni per sé, anticipando lo skektis per il sentiero che dolcemente scendeva verso il villaggio. Lo stava "seguendo", ma in realtà gli camminava davanti, dandogli le spalle con sicurezza e fiducia, non aspettandosi nulla di negativo dal mistico. E nel frattempo stringeva i suoi occhi dorati e luminosi per scrutare il paesaggio sottostante, fatto di casine, vicoli e piazzali.
La domanda non giunse del tutto inaspettata, era solo questione di tempo prima che uno dei due iniziasse l'argomento. Il drago si fermò, nascose una mano sotto l'altra sul grembo, e fece un lungo sospiro.
«Perché temi di chiedermi troppo? Forse pensi che non ti risponderò solo perché tu non hai voluto parlarmi del tuo segreto? Io sono al di sopra di queste concezioni, più tipiche degli umani, se vogliamo.»
Il suo tono era calmo, pacato, ma suonava forse come un rimprovero, nonostante il suo tipico ed effimero sorriso dipingesse quel volto serafico.
«Il mio mondo è stato creato da una razza di architetti divini, viaggiatori che solcano l'universo per mettere ordine nel caos primigeno. un tempo v'era confusione. Gli antichi dei avevano corrotto il pianeta, generando abomini e incertezza. Gli elementali dei quattro elementi combattevano fra di loro, guidati dai loro signori immortali, causando distruzione ovunque andassero. Ma i miei creatori sconfissero sia quelli che gli altri, relegandoli nelle profondità della terra e riformando tutta la terra di superficie, creando le nuove razze che l'avrebbero abitata. Per impedire ai mortali di sbagliare la strada verso il proprio futuro, noi Aspetti della Creazione fummo creati. Un aspetto per ogni elemento della natura. E io fui scelta come Aspetto della Vita. Il mio compito era quello di vegliare sul ciclo della vita e della morte. Ma con il passare del tempo divenni sempre più attratta da un singolo territorio, la mia Valle, e mi stanziai lì, prediligendolo al resto del mio pianeta.»
Non raccontò solo della sua creazione, ma di tutta la genesi del suo mondo. E poi, riprendendo a scendere il sentiero, chiosò: «Non scherzare. La mente di un dio non invecchia. Si fa solo più saggia.»Info Pg
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La verità non ebbe il tempo di trovare strada oltre il becco di skekDor, perché la loro discussione venne interrotta. Rynne sospirò: era finito tutto sul più bello, ma a quanto pareva la sua curiosità avrebbe dovuto attendere ancora a lungo. Rynne sorrise al bambino, dal nome di Hans. Sembrava che lo skektis lo amasse in particolar modo, dai metodi usati per andargli contro, e quel sentimento sembrava ricambiato dal giovane.
«Salute a voi» rispose il drago all'esclamazione dell'uomo, sorridendo anche a lui. Cercava di mostrarsi simpatica e benevola, anche se si sentiva ancora un'estranea agli occhi di quelle persone. «Tindaro è il tuo nome? Piacere di conoscerti. Io sono Rynnelthalas. Puoi chiamarmi Ryn, se il mio nome ti sembra troppo difficile da pronunciare.»
Affiancò il suo interlocutore dal becco affilato e si inchinò leggermente verso il bambino, accarezzandogli la testa con un buffetto leggero. E una serie di piccole luci color rubino iniziarono a scaturire dalle sue dite.
«Questo è molto interessante» commentò l'elfa divina, aguzzando gli occhi sul fenomeno.Info Pg
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