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Nell'algido buongiorno che richiamava le genti di Valiinorê alle fatiche della veglia, qualcuno stava varcando la soglia della comunità inosservato agli occhi dei piú.
Non che gli abitanti avessero il tempo, nella frenetiche attività del mattino, di porre attenzione a tutti i forestieri, che trascinavano le membra stanche, in cerca di asilo nel loro villaggio. In piú l'uomo, giunto dal nord, aveva l'abbigliamento tipico dei popoli dell'Uthgardt: era rivestito in un'ingombrante bianca pelliccia inumidita dalla neve che lo avvolgeva dalle spalle ai piedi, strascicando sul suolo alle sue spalle come fosse un grottesco mantello.
Ovviamente, ad un occhio attento, lo straniero non poteva essere scambiato per un barbaro: la pelliccia che indossava era sgraziatamente lavorata, e dava l'impressione di una catasta di piccole pelli intrecciate tra loro. Anche dalla distanza si percepiva qualcosa di completamente alieno in quell'uomo che camminava determinato verso la piazza del paese, in cerca di qualcosa.
Quando fu sufficientemente vicino da essere illuminato dai fuochi della piazza, lo straniero si fermó come se avesse raggiunto l'obbiettivo della sua cerca.
Davanti a lui aveva luogo una cerimonia di stranezza inusitata: molti cuccioli di uomo si erano radunati intorno ad un esotico cerimoniere, che divideva con loro cibo e bevande. Sulla faccia pallida del nuovo arrivato si abbozzó timidamente un orribile sorriso di denti giallastri. Osservandolo mentre sembrava, goffamente, chiedere con la gestualità il permesso di avvicinarsi, si potevano notare con certezza almeno due cose:
nonostante gli stopposi perlacei capelli e il viso spigoloso e segnato, era probabimente molto giovane;
nonostante il senso del gusto sia estremamente personale, era davvero brutto.... -
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La risposta del cerimoniere non si fece attendere e fu carica di infausti presagi. Egli poteva volare e cosí fece raggiungendo Hura e librandosi sopra di lui. Per un'istante, nel vedere che un essere vivente cosí opposto a lui per potenzialità e fattezze, avesse intelligenza e addirittura facoltà di parlare, si riempí di incertezza e timore. La sua faccia cosí difficilmente adattata a quell'espressione di cordialità, generalmente usata dagli abitanti di superficie, tornó di riflesso alla naturale espressione neutra, da animale selvatico, che era in fondo la sua normalità. Hura fece due passi indietro e spalancó gli occhi su quello strano interlocutore come a cercare di sondarne le forme. skekDor poteva osservare su quello sfondo biancastro riflettersi perfettamente la sua immagine svolazzante. Hura aveva perso il senso delle parole di skekDor in quell'attimo di stupore e concitazione, ma aveva probabilmente intuito il senso del messaggio dal tono con cui era stato declamato.
Molto lentamente aprí le braccia per mostrare l'interno della pelliccia: anche se non potevano ritenersi ferite vere e proprie, il corpo nudo sotto la pelliccia rivelava diverse ustioni da freddo.
Con una voce morbida e pacata Hura rispose a skekDor e apparentemente anche ai cuccioli d'uomo lí radunati.
"Domando il vostro perdono, forse i miei gesti sono stati fraintesi"
Detto questo all'immagine di skekDor, girando lo sguardo, si sostituí il rossore delle fiamme del faló.
"Avete fatto dei bei fuochi qui, e mi chiedevo se potessi anch'io stringermi al loro tepore...
con il vostro permesso ovviamente"
Edited by Dedder - 22/6/2018, 03:21. -
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L'invito dei suoi ospiti ad accomodarsi colse Hura di sorpresa: normalmente in quel tipo di situazione essere scacciati via, era per lui, ormai ordinaria amministrazione. Il suo sguardo vagó indeciso tra l'uomo robusto e lo Skeksis. Il primo era da considerarsi il proprietario del cibo in questione, ma il secondo dimostrava una certa autorità sul primo, cosí Hura decise di concentrarsi momentaneamente su di lui.
Rispondendo con un cenno di ringraziamento della testa, seguí skeDor verso la tavola.
Appena si furono accomodati Hura inizió a consumare il suo pasto.
La maniera scomposta e frenetica con cui addentava le carne e macinava indiscriminatamente ossa e verdure, piú che avidità e maleducazione richiamava un immagine di fame antica mai placata.
Quando skeDor inizió a parlargli Hura si fermó all'improvviso e allontanó la testa dal piatto.
Placidamente fissando lo Skeksis
si apprestava ad una risposta.
"Mi sposto alla cieca da tutta la vita, mio buon signore...
in questo caso peró devo concordare con lei..."
Hura si soffermó ancora una volta squadrando il suo ospite e, apparentemente, annusandolo da lontano come un cane farebbe con un estraneo. Poi continuó:
"Molti viandanti mi hanno parlato di questo villaggio...
cerco un posto dove stabilirmi da molto tempo..."
Detto questo Hura si osservó intorno cercando una reazione alle sue parole, sia dallo Skesis che dagli uomini lí riuniti, per poi affondare nuovamente la faccia nel piatto, nel tentativo di finire il suo pasto prima che qualcuno potesse rispondere.
Edited by Dedder - 22/6/2018, 14:12. -
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Mentre finiva di consumare il suo pasto, Hura realizzó che non sarebbe stato libero di rilassarsi davvero finché non avesse risolto le perplessità dei suoi ospiti. Soprattutto la figura di skeDor continuava a turbarlo e a riempirlo di interrogativi. Cosí, mentre lo Skensis e l'uomo chiamato Tindaro con le loro domande ed argomentazioni, giocavano a "guardia buona/guardia cattiva", Hura li osservava rapito, cercando di comprendere il piú possibile dei due.
Infine si accorse che era arrivato il momento di rispondere ad entrambi e, rinfrancato dal pasto, si sentiva decisamente pronto:
"Gentili ospiti, non c'é bisogno di giustificarsi, ho sempre posto la stessa richiesta in molti villaggi del Koldran, sentendomi rispondere anche molto peggio di cosí..."
Hura stava rivolgendo lo sguardo a Tindaro mentre affermava queste parole ma tornó ad osservare tutti i presenti continuando:
" Risponderó volentieri a due delle vostre domande poiché, in verità, la terza non mi é chiara... "
Adesso era chiaro che la sua attenzione fosse tutta rivolta a skeDor, e gli altri rimasero, per lui, un pubblico piuttosto distante.
"Il mio nome é Hura e sono nativo di una terra non molto distante...
Inoltre, se questo mi stavate chiedendo, io non lavoro, almeno non nel senso inteso dagli abitanti dei villaggi del Koldran..."
Hura sapeva di aver detto qualcosa di estremamente impopolare per quella gente e infatti si affrettó ad aggiungere:
"Sono peró avvezzo alla caccia, e sarei felice di condividere le mie prede con i magnanimi abitanti del villaggio, se a essi puó interessare..."
A queste parole lo sguardo di Hura si intensificó nell'osservare lo Skensis, sino a che l'immagine della sagoma di skeDor, riflessa negli occhi bianchi e vuoti di Hura, non svaní completamente.
Al suo posto si sostituí un lucore spettrale, che tuttavia non era osservabile da nessuno se non skeDor stesso.
Chiunque fosse stato in grado di percepirlo, avrebbe a quel punto notato che un piccola bolla di pura energia psichica stava galleggiando nell'aria tra Hura e lo Skensis, e quando raggiunse lo scranno di skeDor esplose.
In quel momento i pensieri di Hura furono udibili da skeDor come se fossero parole sussurrate nell'orecchio.
In questa forma la voce di Hura perdeva quella flemma che l'aveva fino a quel momento contraddistinta, divenendo piacevole e cristallina.
(telepaticamente)
(A Hura, invece, interessa di piú la ragione per cui uno della tua razza ha tanto a cuore questi uomini... queste donne... questi bambini...). -
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Osservare la defezione di Tindaro era doloroso per Hura: sapeva che ci sarebbe voluto benaltro che affettata cortesia per attirarsi le simpatie degli abitanti del villaggio, ma non si aspettava una reazione cosí indifferente. C'era da dire che osservando tutti quei cuccioli, le preoccupazioni dell'uomo non potevano essere considerate irragionevoli.
Cosí tornó a concentrarsi su skekDor che sembrava perlomeno mostrare una minima reazione alla sua presenza, e ai bambini che si mostravano divertiti da quella performance mattutina. Ascoltare le sue provocazioni non lo infastidiva anzi: cosí abituato a umani e creature che lo prendevano di punta, la raffinata ostilità dello Skeksis stuzzicava piacevolmente la sua intelligenza.
La reazione di skekDor al suo messaggio telepatico non fu peró altrettanto piacevole: Hura non era un'ingenuo e ormai aveva imparato che la sua mente non era la piú potente in quelle terre, fu peró la tranquillità con cui il suo interlocutore accettava la cosa a renderlo sospettoso.
Quando, poi, skeDor manifestó il desiderio di appartarsi con lui, senza aver chiarito le sue intenzioni, l'evidente impossibilità di Hura di cogliere il senso dello sguardo di chicchesia, non gli fu d'impedimento nel capire che c'era qualcosa che non gli tornava, in quell'improvviso interesse.
Cosí altre bolle di energia psichica lasciarono Hura alla volta dello Skeksis.
(telepaticamente)
(Credo non ci sia la necessità, per nessuno di noi, di rinunciare al dolce, per poter parlare in discrezione...)
Mentre la sua mente si prodigava in questo pensiero Hura fissava skekDor con un sorriso accennato:
"Perdona il mio ardire mio buon signore...
Nonostante non abbia obiezioni nel cedere la mia parte ai bambini, mi sembrerebbe di mancare di rispetto a madama Gualtiera nel rifiutarmi di assaggiare il risultato del suo, sicuramente lodevole, operato."
Detto questo la faccia sorridente di Hura si voltó a cercare lo sguardo della donna, stavolta evitando accuratamente di mettere in mostra i denti.. -
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Hura tornó ad osservare skekDor e sembrava non aver neanche notato l'avvicinarsi del suo artiglio. Quando fu molto vicino al suo volto, la testa si inclinó in sua direzione: ben prima che il contatto avvenisse, la pelle di Hura inizió a vibrare impercettibilmente. Gli fu molto difficile resistere al naturale istinto e costringersi immobile, ma come spesso avveniva la mente ebbe il sopravvento sul corpo. Hura sapeva che se skekDor avesse voluto fargli del male, l'artiglio avrebbe guizzato in modo molto piú rapido. Nonostante questo il suo braccio destro accennó la ricerca della sua spada dietro le spalle, al momento non pervenuta.
Non riusciva a comprendere il senso di quel gesto e infatti quando svanita la, di lui, tensione si accomodarono per completare la colazione, continava a fissare lo Skeksis senza ormai piú traccia di sorriso.
Apprese cosí il nome e la provenienza del suo ospite che si intratteneva con cucchiaiate di confettura mentre continuava con i suoi interrogativi.
Hura aveva molte piú domande che risposte da offrire e una di esse giunse da sola in quel momento.
Il sentire i pensieri di qualcun'altro nella sua testa era insieme gradevole, confidenziale, ed anche decisamente esplicativo.
Cosí mentre skekDor si era distratto con un piccolo ammenicolo, che utilizzava apparentemente per correggere delle imperfezioni sul suo collo, Hura continuó dove lo Skeksis aveva interrotto.
"skekDor, mio signore, la luce di cui parla io non l'ho mai posseduta...
almeno fino a dove la memoria puó arrivare...
potrei quindi dire che non so che aspetto abbia."
Hura si interruppe per tornare con lo sguardo ai gesti del Signore del Cristallo.
"Ma da dove vengo, questo non é mai stato considerato un problema..."
Hura non aveva piacere nel richiamare alla mente il suo passato e la sua espressione si rabbuiava sempre di piú.
"Mi perdoni, adesso, se cambio argomento...
Mi chiedevo, da quando sono arrivato, cosa rendesse questo villaggio cosí particolare da giustificare la presenza di qualcuno come lei..."
Di nuovo sorrise in maniera piú compiaciuta di prima.
"A meno che, non voglia farmi intendere, che il suo impegno qui, si limiti a far da precettore a questi giovani, ovviamente..."
Edited by Dedder - 23/6/2018, 15:18. -
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Dopo aver superato la sua inquietudine iniziale, ascoltare la varietà di suoni prodotti da skekDor mentre conversava, stava diventando piacevole per Hura.
A differenza della piattezza espressiva degli umani, che lo costringeva spesso ad impegnarsi, per cogliere il senso del contesto, era come se skekDor incarnasse quel principio di trasparenza a cui Hura era piú abituato.
Questo era almeno quello che pensava, mentre tirando le gambe sullo scranno, assumeva una posa piú contemplativa.
Cosí la mente del Signore del Cristallo era cosí potente da sostenere quella comunicazione cosí lunga senza il minimo sforzo...
lasciando intendere, seppur in maniera sottile, di potersi fare carico anche dei pensieri del suo interlocutore.
Strabiliante!
Eppure quella piccola porzione dei suoi pensieri continuava a sussurrare anche "pericoloso... molto pericoloso..."
skekDor desiderava saper di piú e giunti a quel punto perché non accontentarlo, infondo probabilmente colui che avrebbe deciso se doveva andarsene o restare non sembrava essere Tindaro, il contadino.
"In rispetto alla vostra accoglienza è giusto che sia sincero con voi..."
Hura si fermó confuso come fosse per lui difficile iniziare il discorso.
"In verità sono trascorse solo poche settimane da quando ho lasciato, per sempre, la mia terra natia...
Comprendo possa essere difficile da credere: la mia mente ha viaggiato in lungo e in largo imparando a conoscere il vostro stile di vita. Ma il mio corpo... si potrebbe dire che..."
Hura guardava inespressivo verso tutti quei cuccioli.
" beh, non sia dissimile dal loro."
A queste parole emerse un sorriso, forse indirizzato proprio ai bambini lí riuniti.
"Per quanto riguarda la mia provenienza...
non é cosí semplice...
so che in queste terre é conosciuta con il nome di Amnos..."
A quelle parole i pensieri di Hura esplosero in un caos di emozioni e ricordi:
adrenalinica tensione,
immobile silenzio,
dolore del corpo e dell'anima,
insondabile terrore...
e sopra tutto questo aleggiava una sensazione, meno violenta, ma che permeava il resto:
solitudine...
Perso in quel limbo mentale Hura si riscosse giusto in tempo per ascoltare l'ultima richiesta di skekDor.
Non vedendo la ragione di tale richiesta fu la sua curiosità a spingerlo. Il suo braccio si avvicinó allo Skeksis e lí rimase steso in attesa di ció che sarebbe successo...
Edited by Dedder - 25/6/2018, 13:28. -
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