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Dedder.
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Hura
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Era la seconda volta che Hura assaporava la sensazione di essere toccati da qualcuno:
la prima volta, pochi istanti in precedenza, ad opera dello stesso artiglio.
La sua pelle che ancora risuonava, in segno di pericolo al contatto, inizió ad abituarsi ed infine si quietó.
Lo Skeksis aveva cercato di mostrargli l'uso di quel utensile e i suoi pensieri si erano dimostrati eloquenti nello svelare il trucco che c'era dietro...
Hura aveva in qualche modo compreso e si sforzó di incanalare i suoi pensieri in quello stretto percorso.
Come era ormai già evidente skekDor dimostrava un bagaglio, in termini di saggezza ed esperienza, molto superiore al suo e l'assennatezza dei pensieri che ora gli stava trasmettendo ne era prova tangibile.
Dal nulla poi giunse quell'insinuazione...
skekDor ostentava potere e inattesa benevolenza.
Hura rimase stordito, incapace di proiettare nel futuro una visione di quel tipo.
Fu la sua mente, di nuovo, a richiamarlo all'ordine.
(tramite lo specchio)
(Molto suggestivo... una proposta del genere é sicuramente allettante per un non vedente.)
I suoi pensieri erano volutamente espressi con ironia; con una nota quasi acida.
Hura cercó di trasmettere piú in profondità i suoi pensieri nello specchio: voleva che il Signore del Cristallo percepisse una fugace visione di ció che per lui era la normalità. Un frammento di ció che il suo radar psionico percepiva.
Quell'immagine rivelava la sagoma ben delineata dello Skeksis, anche se ovviamente priva delle sfumature di colore e dei minuziosi dettagli che lo contraddistinguevano.
(tramite lo specchio)
(Ho imparato, in queste settimane, che la vista é un dono, ma puó facilmente distrarre chi la possiede da ció che é realmente importante...)
Hura era ancora là, vicino a quei faló, quasi mano nella mano con il suo interlocutore.
Sollevó lo sguardo dallo specchio verso il volto di skekDor.
"skekDor, mio buon,
buon signore...
i vostri pensieri sono come acqua fresca per le labbra di un assetato.
Credo, peró, mi abbia frainteso, forse dall'inizio nel nostro incontro...
Non gradisco essere sottovalutato...
Neanche da qualcuno come lei."
Edited by Dedder - 28/6/2018, 06:41. -
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Lo sguardo tra i due perduró decisamente piú a lungo del dovuto. I due consorti di Valiinorê ebbero tutto il tempo di sparecchiare prima che Hura rompesse l'atmosfera.
Mimó una leggera flessione della testa in segno di ringraziamento e si alzó in piedi osservando di nuovo tutti quanti.
"Sono onorato di entrare a far parte della vostra comunità...
tuttavia il consiglio di skekDor non mi ha lasciato indifferente."
Hura fissava tutto il focolare cercando di correggersi, alla bisogna, se avesse detto qualcosa di sconveniente.
"Comprendo che la mia presenza stabile qui a Valiinorê creerebbe soltanto problemi,
perció sarei felice se la mia appartenenza a questo villaggio fosse considerata...
meramente rappresentativa..."
Sorrise alla volta di Tindaro e Gualtiera.
"Sono comunque in debito con voi, miei signori. Perció mi rimetteró alla vostra decisione di come ripagarlo..."
Hura cercó di trattenersi il piú possibile vicino al fuoco, non tanto per scaldarsi, ma per conservarne piú vivido il ricordo.
Da quella posizione tornó ad osservare skekDor e ricordandosi di come aveva fatto prima, proiettó altri pensieri nello specchio.
(tramite lo specchio)
(Non dimentico, ovviamente, il debito che ho nei tuoi confronti. Mi risulta stranamente piacevole comunicare con te. Prima che continui per la mia strada, rinnovo questa impegno sopratutto verso di te.
Sei stato d'aiuto anche se forse non nel modo che avevi sperato. Se me lo consentirai proveró a restituirti il favore). -
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Un mezzo sorriso.
I pensieri del Signore del Cristallo non necessitavano di una risposta. Hura non capiva la sua riluttanza né la sua premura, ma aveva compreso che un essere di quella potenza, di quell'esperienza, non lo reputava abbastanza preparato da attingere al suo aiuto.
Non aveva tutti i torti...
Cosí, nonostante gli strepiti dei cuccioli risvegliatosi dopo il pasto, Hura si avvicinó a Tindaro il contadino e gli sussuró:
"Cosí sia, mio signore, vado a caccia per lei e la sua famiglia... Non so cosa caccerò lungo la mia strada, ma le mie prede saranno le vostre."
Era sicuro che il miracolo della pioggia di caramelle, qualunque cosa fossero, skekDor l'avrebbe fatto avverare. Non aveva bisogno di assistervi per comprendere che lo Skensis avrebbe ceduto alle richieste di quei cuccioli, anche se cosí diversi dalla sua razza.
Si apprestò a lasciare la piazza e poco prima di imboccare la strada percorsa all'andata si fermò a respirare l'aria fredda del nord mescolata al gradevole odore di legna arsa nei faló.
Senza girarsi si impresse nella memoria quello strano incontro...
(tramite lo specchio)
(Quando tornerò magari mi racconterai del lontano Thra e chissà, forse anche io avrò qualcosa di nuovo da raccontarti...). -
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