Down with the sickness

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    oosUbYJ
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    E uno crede che fuori Merovish, la vita sia migliore. Uno pensa che in altri presidi gli uomini vivano come uomini, e non come topi.
    E invece.

    Perlomeno Ubejiste puzza meno della Tana, lo deve ammettere. È... Vagamente pulita E nessuno ha cercato di accoltellarlo, fin'ora!
    È tutto quasi troppo bello per essere vero. L'assenza di pericolo visibile lo mette a disagio—perché i pericoli peggiori, di solito, sono quelli che rimangono nascosti.
    Tipo lui.

    Cammina a passi svelti, ma non troppo. Correre significherebbe attirare l'attenzione. Tiene la testa bassa, striscia accanto ai muri e cerca di non farsi notare, sgusciando tra le viuzze della città sotterranea. Non ha con sé una torcia (non ne ha bisogno), e ciò lo aiuta a celare la sua presenza ai più.
    Qualche vicolo e qualche domanda sussurrata dopo, raggiunge la location da lui cercata: una catapecchia come le altre, assi di legno tenute su a suon di preghiere e sputi.
    La casa del signor Momir, in teoria. Spera davvero che l'uomo sia davvero un medico abile e non un cerusico da due soldi: ha passato fin troppo tempo a compilare scartoffie per ottenere quella visita al Pentauron. Se avesse realizzato prima che diventare Generale avrebbe limitato così tanto la sua libertà, forse non avrebbe accettato l'offerta di Bid.
    O forse sì. Dopotutto, che senso ha fare il turista se ovunque è la stessa merda?


    «Signor Momir? È in casa?» domanda, bussando contro la porta della catapecchia. Chissà se l'uomo può vederlo da qualche spioncino nascosto? Beh, quel che vede non dovrebbe essere nulla di preoccupante: solo un abbronzato ragazzino merovisho in pantaloni e maglietta. Capelli spettinati, abiti stropicciati, faccino innocente. Un mendicante? Un venditore ambulante?

    «Mi manda Lazav.»
    Qualcosa di più.

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    [Passive - scurovisione, istant-casting, camminare ovunque, + 50% resistenza fisica]

    Damned Soul
    [Passive - maschera dell'Anima, auspex spiritico, manipolazione gdr-only delle ombre, + 10% energia]

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    [Passive - Cast da altre tecniche/evocazioni, Mindfuck-Alert, percezione pericoli, spara-balle, conoscenza assoluta di demonologia&sciamanesimo, sopportazione del dolore]

     
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    MOMIR
    MOMIR VIG ¤ SIMIC VISIONARY
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    Nella Città Invisibile sotto la scintillante Altatorre la gente non è granchè affabile. Ognuno ha i suoi problemi -sommo su tutti quello di procacciarsi di che vivere fino all'indomani- e la segregazione lontani dal lecito e dalla luce del sole non aiuta a distendere gli animi o a collaborare in nome del giusto e dell'altruista: anzi, se si potesse covare rancore ed alimentarsi di quello ecco che il sottosuolo della Punta d'Oro raggiungerebbe l'indipendenza totale ma... ovviamente non è così, tutt'altro. Sarebbe bello, però.

    Ad Altatorre Bassa, invece, ci vivono i poveri. I dimenticati. Gli emarginati in ogni forma e motivazione, che piegati dalla medesima distorta logica della superficie si osteggiano tra loro pur di essere i meno peggio. Portando allora ad un degrado e ad una disumanità senza precedenti.
    Non è proprio la feccia merovisha. Qui sotto i domini della Matrona non pullula di criminali organizzati con il benestare surrettizio di chi governa ufficialmente. Ciononostante -là dove la Tana accoglie tutti e permette di prosperare a chi sia sufficientemente scaltro da non cacciarsi nei guai- la presente non perdona sgarri al suo rigido incasellamento razziale, aizzando un gruppo etnico contro l'altro salvo che per un singolo quartiere ove la fame, la miseria e la disperazione sono così accentuate d'aver permesso di accantonare la dottrina discriminatoria per concentrarsi invece nella sussistenza ai limiti dell'estremo.

    Ne Le Ombre, allora, ci si può riparare entro un quartiere dove nessuno verrà a fare storie per il colore della pelle, per il numero di corna, per l'assenza di bulbi oculari o per ogni altra caratteristica fisica che denoti l'appartenenza ad un gruppo altro -ed è effettivamente per questo motivo che Momir Vig s'è ritirato entro questo rifugio, Ubejiste nel dialetto locale. Egli abbisognava di un luogo isolato, disperso, lontano dalle storpiature ideologiche dell'Ovest e quanto più dissimile possibile dall'elitarismo e dalla supremazia imperante per opera della precedente reggenza occidentale. Un frammento di semipiano che i più non conoscessero nemmeno -uno scarto di città che la stessa Altatorre (de facto il suo governo legittimo) preferisce fingere non esistere.

    E' il buio a farla da padrone, per i vicoli accidentati di questo regno sotterraneo. Buio che -però- non spaventa l'odierno sorcio e le sue seccanti necessità: un colpo alla porta è tutto quel che serve per innervosire Momir Vig e fargli trattenere un insulto al mondo intero, un colpo perchè il padrone di casa smetta le sue attività e si alzi alquanto contrariato per andare ad aprire l'uscio.

    Quindi alla fine sei tornat-...

    Ma s'arresta, sbigottito oltre misura da ciò che scruta oltre lo spioncino rudimentale costituito essenzialmente da un tassello di legno (ora rimosso) a tappare una fessura grande quanto un mattone.
    Egli s'aspettava infatti un botolo saccente dell'altezza di non più di qualche decina di centimetri -un alchimista inesperto giunto in precedenza per alcune lezioni circa la scienza della vita su consiglio d'una sgradita figura d'autorità. Un cane inviato da una tritone, in effetti. Ed è quanto di più lontano si potrebbe immaginare da una barzelletta. Una chiavica, invero.

    Chi lo vuole sapere?

    Risponde allora di rimando, impossibilitato a fingere di non essere presente e perciò costretto ad attestarsi sulla difensiva: la sua esatta ubicazione ad Ubejiste non dovrebbe essere una notizia poi così diffusa -perchè questo è il motivo della sua scelta eremitica, diamine!- ma se tanto gli da tanto è stato sicuramente quel randagio pulcioso ad aver abbaiato oltre misura e ad avergli affibiato un'ennesima sgraditissima scoglionatura. E sì, non importa cosa voglia davvero questo teppistello abbronzato: sarà sicuramente una rottura di palle. Immane.

    Ah, Lazav! Quand'è così... prego, entra pure!

    Lo spioncino si richiude e dopo un istante d'attesa (un istante di troppo in cui alcuni rumori di vetro giungono dall'interno quasi a testimoniare ch'egli s'è allontanato e non ti chiamerà davvero ad entrare) il figuro macilento di un vecchio vedalken verdastro -alto e magro, quasi consunto, sorretto per miracolo da un'attrezzatura tecnica che non si sa come non lo schiaccia al suolo con il proprio peso- ti fa cenno di guadagnare il monolocale spoglio alle sue spalle per accomodarti... in piedi: sul fondo dello stanzino vi è un tavolo sbrigato alla meglio (le cui sedie sono sparpagliate alla rinfusa contro la parete), ma certo non ti verrà da raggiungerlo considerato che l'invito profferto suona falso oltre ogni decenza (pur senza sensazioni di pericolo) e che, qualora oltrepassassi la soglia, il tuo sgraziato ospite s'affretterà a sbarrare la porta con ogni chiavistello a sua disposizione -inutilmente, forse, se sapesse di cosa sei capace.

    Dunque, come se la passa il nostro vecchio amico comune? E che racconta?

    Oh, my! Quant'è evidente che non ha la benchè minima idea di chi (o cosa) sta parlando!
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    Edited by AnimeHunter - 29/9/2018, 11:20
     
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    oosUbYJ
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    Dietro la porta, un individuo che gli fa venire i brividi.
    Tra gli orrori da lui incontrati fin'ora, non è certo il peggiore. Ma quel corpo disseccato, sostenuto da apparecchi artificiali, gli ricorda fin troppo il suo precedente guscio di ossa.
    Sarebbe finito così, se non avesse deciso di cambiare corpo? Se la Tenebra l'avesse consumato fino al midollo?

    Entra nell'abitazione e nella sua mente conta fino a tre.
    Nessuna trappola.
    L'uomo sbarra la porta alle sue spalle, ma la cosa non lo preoccupa: la baracca è così malmessa che per ucirne gli basterebbe prendere un muro a pugni. Il signor Momir pare essere sospettoso, il che gli piace, ma non attivamente aggressivo nei suoi confronti (almeno per ora). Good.

    «Sta bene. Le manda i suoi saluti.»
    Non ha idea di chi sia questo Lazav, in realtà: ha chiesto a Bid di indicargli qualcuno che se ne intendesse di medicina, e il suo ex maestro gli ha indicato un nome. Ancora fatica a rendersi conto delle risorse che ora ha a disposizione — dei fili invisibili che legano la Legione a Merovish e dintorni.
    Una rete di influenze e burattini. Sarebbe interessante da analizzare, se non fosse già così preso da altro.

    «Mi ha indicato il suo nome perché sto cercando qualcuno che sia più di un semplice dottore. Avrei un paio di faccende di cui parlare con lei — una questione relativa a trapianti di spirito, e un... problema di salute. Personale.»
    Storce la bocca.
    Non è un problema di cui ha parlato con Bid. È un problema che fatica persino ad ammettere a se stesso.

    «Ma prima mi dica come posso ripagare i suoi servigi.» riprende. Schiena dritta, voce sicura e professionale, sguardo fisso su quello del dottore.
    Il suo non è il portamento di un ragazzino di strada.

    «Accetta denaro, o c'è qualcos'altro di cui può aver bisogno?»
    Il suo lavoro, dopotutto, è realizzare i desideri.

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    MOMIR
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    Il ragazzo entra. Si accomoda all'interno e più nulla. Trasuda un misto di disgusto, orrore e compassione per il proprietario di casa. A cui quest'ultimo è fin troppo abituato. Con tutta probabilità ne farà un'arma, un giorno. Ma per allora, purtroppo, avrà imparato a conviverci e ad ignorarlo.

    Il ragazzo staziona in piedi. Si mostra educato. Sa che non gli è stata offerta una seggiola e non se la prende. Momir Vig dal canto suo fa lo stesso. E' sufficientemente alto e fragile da svettare sopra l'ospite ma non potergli nuocere. Varrà a poco, ma tanto vale sfruttare i propri difetti per qualcosa. Il contatto, però, non avviene: meglio per entrambi evitare affetti inopportuni ed usanze che in quella sede rischiano di degenerare.

    Mi fa piacere! E' così tanto tempo che non ci vediamo che... come dire? Mi vergogno ad ammettere che non lo riconoscerei più!

    Il macilento vedalken continua a fingere senza esserne in grado, forzando un balla che s'accartoccia su se stessa nell'esatto momento in cui viene profferita. Nulla di evidente, invero, ma ci vuol poco a cadere preda dell'imbarazzo che quelle poche parole infliggono quasi fosse una pestilenza sgradita.

    Ma senza dubbio lui si ricorda ancora di me e ti ha fatto il mio nome: miracoloso!

    Già, miracoloso è proprio quello che si dipinge nella smorfia sul volto rugoso del biomante. Miracoloso che non gli venga un coccolone. Difficile leggere con esattezza se si tratti più di stizza, panico o chissà quale altra ossessione. Tutte, comunque, concorrono a dipingere alla perfezione un disperato angoscioso ai ferri corti con la propria maniacalità. Ed è chiaro -lampante- il perchè di una catapecchia ad Ubejiste.
    Punto a favore, pare comunque abbastanza a modo da cercare di nascondere queste sue turbe e tentare di non metterti a parte dei suoi tormenti.

    E tu hai fatto benissimo a dargli retta: tu vuoi più di un dottore. Vuoi un cerusico!

    Che vuol dire chirurgo. Più o meno. Alla maniera di Endlos, insomma. Assicurazione sanitaria non prevista.
    Davvero: quale immane prova di volontà è richiesta per sorreggere la mole di disagio che l'intera situazione vomita senza requie? E quanta altra per il decoro di continuare a fingere così da nascondere il succitato, metaforico rigetto sotto al tappeto?

    Non c'è nessuno di più indicato per ogni problematica di salute, te lo posso assicurare! Operazioni pratiche e senza complicazioni, interventi risolutivi garantiti!

    Fosse un venditore sarebbe un morto di fame. O forse lo è, effettivamente, dal momento che la fame è la priorità di quel tugurio e del quartiere in genere. Non stupisce dunque che l'unico responso ad un'offerta tanto sgangherata sia un immediato rifiuto. Non tanto per minaccia -quella descrizione calza a pennello con un lavoretto di sola andata per il camposanto, è vero, ma gli extra-sensi non s'allarmano più di tanto- quanto per la follia malcelata che si agita in quegli occhietti piccoli malvagi -forieri di molteplici livelli di lettura, uno meno celato dell'altro.

    Per il mio compenso accetto qualsiasi genere di valuta... materiale: l'oro è di dominio della superficie.

    Scartata la questione magagne spirituali con un'indifferenza che punta incredibilmente al proverbiale elefante nella stanza, il visionario affronta per contro l'oggetto remunerazione: per sopravvivere nel sottosuolo cartamoneta e metalli preziosi hanno un'utilità assai limitata, così come eventuali monete estere che non troverebbero spesa tra i pezzenti. Ben più interessanti si pongono invece i beni di prima necessità, le suppellettili e gli strumenti ma... se il dirimpettaio traffica in reagenti chimici (sul tavolone in fondo la stanza), medicina ed affini (motivo della presente udienza) ed è stato capace di costruirsi l'armatura parziale che indossa (chiaramente opera d'ingegno e di tecnica), probabilmente offirgli qualcosa di banale o di facilmente riproducibile non basterà a saldare l'eventuale parcella che gli sarà di diritto tributo.

    A meno che tu non sia capace di meraviglie degne di Lazav.

    Ah, già, la stoccata finale: have a nice try!
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    Interagire con questo Momir gli fa una strana impressione, e non solo perché il medico sembra per metà pazzo e al 100% poco rassicurante.
    (Ha fatto male lui per caso a nominare Lazav? Sta insinuando che non avrebbe dovuto conoscerlo? Uuugh. Troppi pochi dati per formulare un'ipotesi sensata.)
    È come trovarsi a che fare con un fantasma. È così che si sentivano le persone quando il vecchio Laz, quello secco come un bastone e alto due metri, li squadrava dall'alto in basso?
    Una punta d'invidia; un arricciare il naso. Si pente sempre più d'essersi scelto questo involucro così bassetto, così poco imponente, così fragile. Nell'aver scelto di fingersi innocuo, di non attirare l'attenzione.
    Si sente stretto in questa prigione di carne.

    «Io non faccio meraviglie: faccio miracoli.»
    Sostiene lo sguardo del cerusico, e nel mentre estrae dalla tasca un biglietto da visita da porgergli. Sul rettangolo bianco smaltato capeggia la scritta SEELE CORPORATION, le lettere rosse come sangue appena versato.
    «La società per cui lavoro si occupa di patti demoniaci, faccende spirituali e necromanzia. Se è di materiali e strumenti medici che ha bisogno, possiamo fornirglieli facilmente: si tratta di un campo attiguo al nostro. Se invece è in cerca di qualcosa di più esotico...»

    Fa un passo indietro e squadra il medico, portandosi una mano al mento.
    Potrebbe offrirgli il suo vecchio corpo. Perché no? Potrebbero essere cugini, dopotutto. Sionn l'ha analizzato in passato, ma dovrebbe esserne avanzato qualche pezzo.
    In teoria.

    (Oppure potresti avere il mio corpo.
    Mi piacerebbe farmi vivisezionare.
    )


    «Abbiamo nei nostri magazzini degli... Esemplari che potrebbe trovare interessanti. Prima di fornirle informazioni più precise, però, dovrei assicurarmi che lei sia una persona meritevole di fiducia. E dato che nessuno, di base, lo è...»

    (Potresti legarmi a un tavolo operatorio e farmi scivolare i bisturi sulla pelle e aprirmi la cassa toracica mentre io strattono inutilmente i lacci che mi stringono i polsi)



    Apre le mani. Filamenti luminosi si dipanano dalla punta delle sue dita, come fili di ragnatele. Linee luminose che danzano tra le sue falangi, disegnando sigilli arcani nell'aere.

    (Potresti rimestarmi gli intestini con le dita e leccarmi il cuore e spremermi i polmoni.
    E se davvero sei un bravo medico, poi potresti ricucirmi e rompermi ancora
    )



    «Proporrei un sigillo magico del silenzio, in modo da assicurarci che nessuno dei due spifferi privatamente i nostri affari. La lascio libero di pensarci.»
    Le mani si chiudono, e la capanna torna a piombare nella semi-oscurità.
    È estremamente grato di quell'oscurità, al momento, perché immagina di avere lo sguardo un po' vacuo.
    «Prima di stabilire il compenso, dopotutto, devo giudicare quanto lei è in grado di aiutarmi. Mi dica, quanto se ne intende d'anime?»
    Un respiro profondo.
    Caaalma.

    (Sì, so di essere disgustoso.
    No, la cosa non mi aiuterà a smettere di pensarci.
    )



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    MOMIR
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    Il ragazzo si atteggia, promette miracoli e sembra offrire ricompense degne di tal nome. Soprattutto, egli non si mostra minimanente in imbarazzo dal trattare argomenti ben oltre l'etica comune. No, nemmeno con quello che è a tutti gli effetti uno sconosciuto: che Momir Vig non gli incuta alcun timore -o che, al contrario, il ragazzo reputi di poterlo gestire no matter what- c'è piena tranquillità negli occhi dell'ospite. Occhi che il vedalken ha già scrutato con attenzione, senza trovarli in realtà affatto strani. Perchè, forse la sua stessa persona può dirsi normale? Affatto. Avesse Lucius visto cos'era il Visionario prima d'essere ridotto nelle forme odierne non avrebbe necessità alcuna di cullarsi nel gentile abbraccio dell'oscurità.
    Ma tant'è, il duo agli inizi si trova ad un primo impasse tutt'altro che semplice da risolvere: se il forestiero giunto da Sud propone un vincolo del silenzio con una naturalezza disarmante e che trasuda massicce dosi d'esperienza al riguardo -e ciò non sfugge al verdognolo, ben attento a cogliere dove stia la fregatura- dall'altro l'affiliato Simic reitera le parole del dirimpettaio per sottolineare come l'offerta di circoscrivere i dettagli sia invero alquanto sgradita -ad essere onesti, sospetta e pericolosa.

    Oh, non se ne parla nemmeno!

    Un passo all'indietro, un guadagnare distanze. E' evidente che il padrone di casa non abbia preso bene quel rapido gioco di luci e di imposizioni. La parola vincolo, in particolare, sembra averlo spaventato più del necessario.

    Concordo sul fatto che nessuno -nemmeno tu- sia meritevole di fiducia.
    Miracoli o non miracoli -premi, ricompense e patti demoniaci di sorta- non sei al di sopra degli stessi sospetti che evochi.

    Senza mascherare minimamente quale sia il punto cruciale della questione, Momir Vig rifiuta quindi la sottoscrizione di un sigillo sul quale egli non avrebbe alcun controllo, nessuna garanzia effettiva e men che meno alcun potere. D'accordo che dà tutta l'impressione d'essere un folle ammattito, ma da qui a compiere pessimi affari -di qui a rovinarsi da solo- ne passa parecchia di acqua sotto ai ponti.

    Perciò sia chiaro: sei tu che cerchi il mio aiuto, non il contrario. Le condizioni le detto io.

    Vi fosse la possibilità di aggiungere una colonna sonora pesante ed a tratti tamarra -per volere del fato partisse in quel momento un primo piano sulll'irremovibile decisione dello scienziato- ecco che la scena acquisterebbe ancor più il gusto del ridicolo. Dov'è che quello spilungone macilento vorrebbe andare a parare? Sulle minacce? Sull'imporsi per una qualche inesistente autorità? Sul mostrarsi choosy a sufficienza da poter rifiutare un'occasione di lavoro proficua?
    Più o meno sì. O meglio: più che altro il vedalken esterna la propria repulsione per ogni tipo di costrizione e così, invero, a Lucius converrà trovare altri metodi di sicurezza. Per certo, infatti, il sopravvissuto alle torture dell'Ovest non si lascerà ingabbiare nuovamente a nessun livello (spoiler: invece sì, ma in un'altra scena e suo malgrado. Ps: era una quest, colpa del master!).

    E la prima è molto banale: se hai voglia di fidarti, lo farai. Non accetterò alcun vincolo alla mia libertà -e ciò è quanto di più non negoziabile vi sia, in effetti.

    Lo sguardo cerca di reggere il confronto e -laddove avvenisse- lo sosterrà in piena regola: su di un singolo aspetto Momir Vig non viene meno ed esso è la volontà. Potrà avere un fisico cadente, un passato da dimenticare, una vita misera e delle prospettive utopiche, ciononostante la sua determinazione non conosce tentennamenti esattamente come la scienza che perpetra con i pochi mezzi che al momento ha a disposizione.

    Ma forse non ve ne sarà bisogno: ho già ribadito d'essere un cerusico, non uno spiritista. Mi par di capire che questa dovrebbe essere la specialità del gruppo che rappresenti. Se perciò cerchi un esperto in materia, faresti meglio a rivolgerti a chi ti comanda, non a chi -come me- si occupa di corpi e materia.

    Già, forse le indicazioni in possesso di quel pellegrino non l'hanno indirizzato alla perfezione. O, forse, è proprio perchè Momir Vig è così all'oscuro circa la pratica dell'alterazione d'essenze ch'egli s'è rivolto a lui: se fosse qualcuno che cerca di tenere segreta una mole di bugie e di trascorsi decisamente scomodi?
    [Nota a margine: ricordarsi d'investigare su chi sia detto Lazav, ora che il biglietto da visita recita "Seele Corporation" come prima pista da affrontare.]
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