[LAM] Le conseguenze della Superbia

Quest di Presidio

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    « Mi chiamo Bond, James Bond,
    Gran Marchese di 'Ntecchio nelle lontane terre di Pimpumpam del Presidio ϓςѠϬ »

    Sadwrn fece per chiedergli di ripetere l'ultima parola, che non era sicuro di aver colto. U... Usuk? Usok? Qualcosa del genere, ma non si trattava comunque di un suono che il Worren riusciva ad associare con uno dei sei regni del loro mondo.
    « In ogni caso, accetto graziosamente i vostri ringraziamenti, e... se permettete... »
    James Bond estrae uno di quei marchingegni portatili per misurare il tempo dal taschino, e gli lancia un'occhiata frettolosa.
    « ...sta per iniziare un'altra parte della Profezia, perciò io me ne andrei. »

    Come Zakar, James Bond non avere intenzione di esporsi troppo; e ciò era accettabile per Sadwrn. Quest'ultimo si dispiacque solo del fatto che il Gran Marchese era già scomparso fra le macerie prima che gli potesse chiedere dell'altra parte della Profezia. Il sorriso amichevole del Worren si era infatti spento del tutto, lasciando spazio ad un volto pieno di preoccupazione, pallido e sul quale scivolarono delle gocce di sudore freddo.
    Così in fretta?

    ---

    Sadwrn seguì Nobunaga e gli altri al di fuori delle mura, la zappa in spalla e il gioiello sottratto poco prima affidato alle cure del ronin. Senza mai perdere davvero di vista la colonna di fumo che proveniva da Undarm, cosa non difficile, si presentò al nuovo arrivato e ringraziò anche lui dell'aiuto datogli nella sala del trono, che chissà che fine avrebbe fatto se non si fosse tolto di mezzo in tempo.

    -Sono proprio loro.
    Disse all'improvviso il samurai, tirando un sospiro che il Worren decise essere di sollievo.
    -Io... non vi sarò mai abbastanza grato per tutto ciò che avete fatto, per me e per l'Ovest- Continuò. Sadwrn gli sorrise. -Questa follia, questi orrori... non dovrebbero essere vissuti da nessuno.

    « No, » Si limitò a commentare con una serenità che strideva con la pesantezza dell'argomento trattato. « non dovrebbero. »
    Si portò una mano all'occhio sinistro, sfiorando distrattamente la cicatrice tutt'attorno.

    -Non siamo altro che poveri mortali alla deriva di un mondo folle, ma quello che vedete non è una vittoria e nemmeno una disfatta: ho intenzione di usare queste reliquie per ottenere abbastanza autorevolezza da sedare i dissidi interni della mia gente, riunire il Nishikaigan e poi... voglio attraversare i confini, riunire gli intenti anche degli altri feudi. Non posso più sopportare un Ovest diviso. Non posso più tollerare di assistere inerme alle continue offese che gli son fatte.
    Di fronte alla fiamma che ardeva negli occhi di Nobunaga, Sadwrn stette in silenzio, fissando il samurai.
    -Ho intenzioni serie verso queste terre, e vorrei non essere solo: sareste disposti a continuare questa battaglia? Sareste disposti a seguirmi come gerarchi?
    Si girò verso Mugen e poi verso l'umano che l'aveva salvato, e infine verso Ego, sul quale il guerriero aveva appena appoggiato una mano sulla spalla con fare solenne.
    -Ego, saresti disposto a proseguire questa Missione come mio pari e a prendere il mio posto, qualora cadessi in battaglia?

    Sadwrn alzò gli occhi al cielo, e prese un respiro profondo. Se qualsiasi altra persona in una simile circostanza si sarebbe chiesta “perché io?”, il Worren si era domandato invece “perché ora?” Prima di prendere una decisione simile, avrebbe voluto almeno consultarsi con il capo-villaggio!
    Sospirò. Non aveva nulla di cui preoccuparsi troppo da quel punto di vista. Zio Mawrth aveva già chiarito a Shiju che approvava della missione di Nobunaga e di Ego, e gli aveva già dato il suo permesso di agire secondo la propria coscienza.
    « Accetto. Se vuoi unire i popoli di questo presidio, sarò felice di aiutarti in tal senso. » Disse Sadwrn. « Voglio mettere però in chiaro fin da subito, però, che sarà solo per il tempo necessario a riportare la pace; dopodiché tornerò al mio villaggio. Cioè, non credo me la sentirò di essere coinvolto anche nelle faccende che verranno dopo. Spero non me ne vorrai- » Guardò gli altri e si corresse. « -vorrete, scusatemi, a male. »

    SadwrnStato fisico: Buono
    Stato mentale: Inquieto
    Energia: 80/100
    Passive: Auspex Psion, Auspex Illusorio, Conoscenza della Flora del Presidio Occidentale
    Equipaggiamento: Zappa (Arma Bianca)
     
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    Ma sul serio?
    Ha veramente posto una domanda a quel magico essere che spazza via isole con una mano e sembra uscito dal peggiore bar di Caracas?
    Il Bonzo decide di soprassedere a gesti poco monastici e si dirige a gran velocità il più lontano possibile da quel luogo di morte. Per fortuna i nemici si allontanano, ma il problema principale sono quei presai di morte, prefetici, che continuano ad intrecciarsi.
    Dal canto suo il monaco è abituato a profezie ed inquietanti verità nascoste, ma nulla di questo genere. Ovviamente la situazione è molto più grande di quello che si era immaginato. Quando ha colloquiato con la Divinità Unica e Sola, si devono esser detti qualcosa di importante, forse, ma non riesce veramente a rammentare nulla di tutto questo. Ha conosciuto altre emanazioni che lo aiuteranno nel suo cammino. Cammino che credeva di aver già portato quasi a compimento. Si è reso conto che queste terre non vivono il divino, i Kami devono tornare a regnare per ristaibilire il giusto equilibrio.
    Ma questo è veramente bastevole?
    Si è veramente illuso che due preghiere, qualche orazione ed offerte potessero risolvere il problema di un intero Presidio?
    Questo pensiero gli lacera la mente e disturba il pensiero come una noisa mosca ronzante mentre superano le mura della città infestata dai nefandi miasmi. Rendersi conto di essere infinitamente piccolo, non è una bella situazione e questo può scoraggiare anche gli animi più infervorati e furenti.
    Il gruppetto si ferma ed il Bonzo che approfitta per sedersi su un sasso, poggiando così il bastone al suolo. Non è un guerriero, non è un mago capace di far esplodere intere isole, in realtà non è proprio nulla. E' un Teologo, ed in questo era abbastanza bravo.
    Osserva il Samurai studiare con cura le reliquie che sono state recuperate, chissà se posseggono poteri speciali in grado di aiutare il gruppo.
    Nessuno dovrebbe e nessuno deve vivere queste follie, Nobunaga.
    Ma finalmente, negli sconvolgimenti folli, sembra che siamo riusciti a riparare ad un danno, no?

    Cerca il lato positivo, ignorando le conseguenza dell'esplosione del vulcano, almeno per ora. La fortuna di essere ignoranti in geografia extraplanare. Il discorso che poi segue, è qualcosa di diverso. Sicuramente ispirato, forte, deciso, ma che va oltre e forse addirittura supera quelli che erano i piani precedenti. Se il Samurai è così certo e sicuro dei risultati, dopo questa effemira vittoria, il Bonzo invece resta dubbioso e pensieroso in merito. Proprio ora che hanno avuto la dimostrazione della loro piccolezza e debolezza, possono puntare così in alto?
    Rfilette lungamente osservandosi i piedi coperti dai calzini palmati, i sandali sono praticamente distrutti dall'usura, delle corse e dai vari tetti crollati su di loro. Si guarda i piedi, ma va oltre, riflette profondamente sulle parole del Samurai, suo salvatore, sua guida in questo nuovo mondo, in questo suo cammino di rinascita.
    Ha fatto una promessa, non può dimenticarlo. Alzo il viso stanco, graffiato e sporco, lo sguardo gentile ed illuminato. Lo sguardo di chi è preoccupato per il cammino che deve intraprendere, perchè consapevole dei rischi, perchè conscio delle difficoltà, ma speranzoso che tutto andrà bene.
    Ti devo la mia vita. Hai guidato la mia rinascita in questo luogo. Mi hai regalato uno scopo che illumina la vita ogni giorno.
    Se le tue intenzioni sono serie ed il tuo cuore è colmo di passione ed onore, non posso che essere felice di accompagnarti in questo cammino.
    Sarò la tua spalla, il tuo sostegno, il tuo consigliere, amico mio.
    Riusciremo a rendere nuovamente queste terre degne dei Kami. Riporteremo la pace ed elargiremo felicità alla popolazione che è stata fiaccata da sin troppo dolore e barbarie.

    Una breve pausa, le mani che si poggiano sulle ginocchia dolorante e sanguinanti. Si alza e si avvicina al Samurai e lo guarda serio.
    Non ci sarà bisogno di prendere il tuo posto, onorevole amico. Combatteremo fianco a fianco per rialzare queste terre dalla loro disperazione. Non saremo io, te o loro, sarà il nostro ideale, il nostro Spirito a guidare la Rinascita di questo Presidio.
    E così china il busto in avanti, in quello che è il "saikeirei", il più alto delle forme di inchino presenti. Il busto flesso a 45° per oltre venti secondi. Solitamente riservato per grandi personalità, religiose e non, viene anche utilizzato come la più alta forma di ringraziamento. Catartico, profondo e rispettoso; come i principi che guideranno la rinascita dell'Ovest.


    Equipaggiamento: Bastone
    Mana: 45%

    Status Fisico: Perfetto
    Status Mentale: Perfetto

    Passive
    Illuminazione Divina: Aumento riserva del Mana
    Laurea in Teologia: Conoscenza enciclopedica del “divino”

    Attive


    Scheda: Qui

    Riassunto

     
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    Tirai un profondo sospiro di sollievo quando vidi il misterioso figuro limitarsi a rispondere alla domanda rivoltagli da Sadwrn. Parole abbastanza incomprensibili, fra l'altro... ma poco importava: fui felice di vederlo voltarsi nuovamente per allontanarsi. Diventare i suoi prossimi bersagli sarebbe stato decisamente un problema.

    -Sono proprio loro.

    Una nota lieta giunse finalmente dalla bocca di Nobunaga, che confermò l'autenticità delle reliquie appena recuperate. Non ero al corrente della loro importanza, ma dalle parole degli alleati sembrava si trattasse di oggetti chiave; fui ben più che felice pertanto di averli aiutati a recuperarle.

    -Io... non vi sarò mai abbastanza grato per tutto ciò che avete fatto, per me e per l'Ovest.
    Questa follia, questi orrori... non dovrebbero essere vissuti da nessuno.


    Le parole del Samurai trovarono comprensione e condivisione immediata: i ricordi e le ferite del Circo erano ancora presenti, sul mio corpo così come nella mia mente. Qualcosa che difficilmente ci saremmo mai potuti lasciare alle spalle...
    Ma avremmo avuto un compito: impedire che accadesse ancora una volta.

    -Non siamo altro che poveri mortali alla deriva di un mondo folle, ma quello che vedete non è una vittoria e nemmeno una disfatta: ho intenzione di usare queste reliquie per ottenere abbastanza autorevolezza da sedare i dissidi interni della mia gente, riunire il Nishikaigan e poi... voglio attraversare i confini, riunire gli intenti anche degli altri feudi. Non posso più sopportare un Ovest diviso. Non posso più tollerare di assistere inerme alle continue offese che gli son fatte.

    Quel che è certo è che quella vicenda aveva segnato profondamente non solo il Presidio, ma anche le persone che vi avevano vissuto. Nobunaga, in particolar modo, sembrò andare incontro ad una crescita che mi fu in qualche modo familiare: Drusilia. La guerra e la sofferenza che aveva dovuto sopportare per Laputa, la responsabilità ed il dolore presi di peso sulle proprie spalle.
    L'avevo visto per poco tempo, ma il Samurai che avevo dinnanzi agli occhi era molto diverso da quello che avevo conosciuto all'inizio della missione.

    -Ho intenzioni serie verso queste terre, e vorrei non essere solo: sareste disposti a continuare questa battaglia? Sareste disposti a seguirmi come gerarchi?
    « Accetto. Se vuoi unire i popoli di questo presidio, sarò felice di aiutarti in tal senso. »
    Ego, saresti disposto a proseguire questa Missione come mio pari e a prendere il mio posto, qualora cadessi in battaglia?

    Se le tue intenzioni sono serie ed il tuo cuore è colmo di passione ed onore, non posso che essere felice di accompagnarti in questo cammino.

    No, non solo il Samurai: l'intero gruppo era cambiato. E fui ben felice di veder nascere nuovi legami, nuova forza e nuove convinzioni. Quel Presidio ne aveva bisogno...

    « Nobunaga, io non appartengo a queste terre, ma non posso restare indifferente alle vostre sofferenze. Non sono l'Alfiere Errante, e pertanto non posso parlarti come tale ma... la conosco abbastanza bene da poterti dire che puoi contare su di noi. Chiedi il suo aiuto, sono certo che lei risponderà.
    Io lo farò: come Uomo, Soldato ed Aviatore. »


    Lasciai a loro, come era giusto che fosse, la gestione e la distribuzione delle cariche politiche all'interno del nuovo Presidio. Era una faccenda che non mi riguardava in prima persona, ma non avrei mai chiuso gli occhi di fronte ad una richiesta di aiuto.
    Anche se...

    « ...mi dispiace dovervi abbandonare così presto, ma ora devo andare. Ho una missione da portare a termine, un mio compagno è disperso fra queste terre, devo trovarlo. Approfitterò della fuga dei demoni per tornare al Picco della Pena e- »

    Proprio il quel momento il Frammento di I.A. iniziò d'improvviso a brillare, segno che era pronto a trasmettere una chiamata. Strinsi l'oggetto nella mia mano, accogliendo la voce che giunse direttamente nella mia mente.
    Ed allora sorrisi.

    « Come non detto: è tornato, è a Laputa. »

    Forse gli eventi iniziavano ad assumere finalmente una piega a noi favorevole.

    Mana: 55%

    Passive:
    • Maestro d'arme: capacità di usare con maestria qualsiasi arma.
    • Filo incantato: legame magico che gli permette di richiamare a se le sue armi.
    • Volontà del Guerriero: power-up del 50% alla destrezza (NB: con le armi indosso gli consente semplicemente di avere un'agilità normale nonostante il peso, se disarmato rappresenta a tutti gli effetti un +50%)
    • Percezione: auspex di tipo radar
    • Volontà Eroica: mindfuck-alert + trick detector

    Equipaggiamento: (immagine)
    • Arco Lungo + frecce
    • Lancia Lunga
    • Spada ad una mano
    • Ascia Monopenne
    • Morningstar
    • Pugnale [x2]
    • Armatura Completa
    • Scudo piccolo
     
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    James Bond.
    Non ci fu tempo di porgli altre domande che una volta accettati i ringraziamenti del Worren e dopo averli esortati ad andarsene si dileguò dietro un vicino cumulo di macerie. A detta sua una nuova parte della Profezia stava per cominciare ed era meglio lasciare quel luogo il prima possibile. Stando a quanto accaduto non potevano che raccogliere il suggerimento ed abbandonare Sequerus prima che si scatenasse nuovamente l’Inferno.

    Il gruppo si diede quindi alla fuga e solo dopo aver superato le mura cittadine si regalarono un momento di pausa per fare il punto della situazione. Tra il rapimento di Sadwrn, l’apparizione di quel figuro misterioso e la scomparsa della sedicente Imperatrice era successo davvero di tutto. E in quel marasma di eventi di cui erano stati testimoni non avevano avuto tempo di pensare a quella che era la loro missione originale.

    -Sono proprio loro.

    Disse ad un certo punto Nobunaga dopo aver esaminato i tesori trafugati dai Demoni ed ora in loro possesso.

    -Io... non vi sarò mai abbastanza grato per tutto ciò che avete fatto, per me e per l’Ovest. Questa follia, questi orrori... non dovrebbero essere vissuti da nessuno.

    Mugen non poteva che restare in silenzio. Da naufrago in quella terra straniera non era stato che testimone di guerra, massacri e sofferenza. Si era illuso come molti altri che alla caduta del regime dittatoriale l’Ovest si affacciasse su una nuova epoca di speranza e pace. Ma non era passato molto tempo prima dell’invasione demoniaca… e solo il destino poteva sapere quale altra sciagura si preparasse a colpire senza pietà il già ferito e sofferente presidio occidentale.

    -Non siamo altro che poveri mortali alla deriva di un mondo folle, ma quello che vedete non è una vittoria e nemmeno una disfatta: ho intenzione di usare queste reliquie per ottenere abbastanza autorevolezza da sedare i dissidi interni della mia gente, riunire il Nishikaigan e poi... voglio attraversare i confini, riunire gli intenti anche degli altri feudi. Non posso più sopportare un Ovest diviso. Non posso più tollerare di assistere inerme alle continue offese che gli son fatte.

    Il samurai spostò allora gli occhi su di loro.

    -Ho intenzioni serie verso queste terre, e vorrei non essere solo: sareste disposti a continuare questa battaglia? Sareste disposti a seguirmi come gerarchi?


    Mugen continuò a rimanere in silenzio mentre uno dopo l’altro i suoi compagni di avventura prendevano la parola. In quei lunghi istanti la sua mente non poteva che ripercorrere ancora ed ancora tutti gli eventi di cui era stato testimone da quando, per la prima volta, aveva messo piede nelle terre dell’Ovest. Aveva già messo a repentaglio la sua vita per gli abitanti di quel Presidio. Aveva già visto cadere innumerevoli vite per la difesa di quelle stesse genti. Era giunto il momento di fare qualcosa di più.

    “Le genti dell’Ovest hanno sofferto abbastanza. Ora basta. Non posso più restare in disparte in attesa della prossima minaccia.”

    Il suo sguardo carico di determinazione passò allora in rassegna i compagni per poi fissarsi infine sul vecchio samurai.

    “Ti seguirò in tutto quello che verrà.”





    CITAZIONE
    Condizioni fisiche: ottime
    Energie: 70%
    Riassunto: //
    Tecniche utilizzate: //
    Passive:

    ~Retaggio di una volpe Rossa:
    Bonus alla Forza
    Auspex Olfattivo
    Auspex Uditivo
    Visione Notturna
    Che cos'è esattamente un demone volpe? Nessuno lo sa con esattezza, ne esistono varie razze, varie tribù e una moltitudine di sottospecie... sebbene siano molto difficili da incontrare, creature furbe e sfuggenti. La varietà a cui appartiene Mugen ha molti tratti in comune con la comune volpe rossa selvatica, una descrizione spicciola porta infatti a definirlo come una grossa volpe dalla postura eretta, col pollice opponibile e in grado di parlare. Inoltre un demone volpe ha un ciclo vitale molto molto lungo, infatti Mugen, con qualche centinaio di anni, è da considerarsi nel pieno della giovinezza. Non è chiaro cosa accada ad un demone volpe una volta invecchiando... si sa solo che il suo manto diventa completamente bianco e abbandona il branco dei più giovani per andare chissà dove. O almeno è questo che si crede, uno strano meccanismo si innesca nelle giovani volpi nei confronti dei membri anziani, o per lo meno nei confronti dei membri anziani che hanno superato la Soglia. Non riescono più a ricordarsi di loro, o meglio non riescono a focalizzare l'attenzione su coloro che hanno superato la Soglia. Per questo si parla di Soglia, una sorta di soglia dell'esistenza. Certo ci si ricorda della vita trascorsa insieme e delle imprese compiute da un membro scomparso, ma ad un certo punto questi scompare nell'oblio ed è anche difficile da individuare il momento esatto in cui avviene l'attraversamento della Soglia. Si tramanda inoltre di incontri con volpi bianche nel corso dei secoli e in momenti particolari della storia, ma i racconti sono tutti un po' vaghi e si perdono nel ricco folklore delle volpi rosse.
    Come detto un demone volpe è una creatura fuori dall'ordinario, i loro sensi sono superiori a quelli di un qualsiasi umano. Sono in grado di fiutare ed identificare una qualsiasi creatura in un raggio d'azione estremamente ampio e seguire una traccia per loro è estremamente facile.
    Se non bastasse sono creature forti e veloci, in grado di affrontare qualsiasi avversità. Le loro capacità uditive si estendono oltre l'immaginabile, un demone volpe riesce facilmente a distinguere il battito di un cuore e un sussurro appena sospirato in un raggio d'azione di decine forse centinaia di metri...Inoltre dispongono di micidiali armi naturali: artigli in grado di lacerare la carne e zanne in grado di spappolare le ossa. Non bisogna lasciarsi ingannare se spesso si mostrano come esseri bonari e pacifici. Una volta fiutata la preda, difficilmente la lasciano andare...
    [Bonus forza +50% (5 punti), Olfatto iper sviluppato raggio d'azione: 30 metri in duello (5 punti), udito iper sviluppato (5 punti), zanne e artigli (2 punti), Vista notturna (5 punti).]

    ~Reliquie di una volpe Bianca:
    Passiva di volo
    Mugen è uno dei pochi che può vantare di aver incontrato una Volpe Bianca nella sua vita. Forse perché i più se ne dimenticano. In realtà anche lui dubita di quanto avvenuto e dei vaghi ricordi che ha dell'incontro, se non fosse che quell'incontro gli ha lasciato una prova tangibile. Infatti l'unica certezza della Volpe Rossa è il dono ricevuto dalla misteriosa Volpe Bianca: il velo. Un nome sibillino per una reliquia altrettanto enigmatica. Il velo ha l'aspetto di un haori bianco, che al tatto sembra fatto di seta. Nessuno potrebbe mai sospettare l'origine indefinita di un tale manufatto né tanto meno indovinare il suo potere latente. Oltre ad essere baluardo e prova di un'esperienza vissuta l'haori dona a chi lo indossa straordinarie capacità. Mugen ha infatti scoperto che indossando l'haori può facilmente fluttuare in aria, come se fosse privo di peso, come se fosse uno fantasma...
    [Abilità passiva di volo (1+5 punti), altre particolarità per ora sconosciute]

    ~Ombra del Drago
    Malia di riverenza quando impugna Anguirel
    Ogniqualvolta Mugen si ritrova ad impugnare Anguirel contro un nemico, questi si ritrova a fare i conti non solo con la ferocia del Demone Volpe ma anche con l'antico retaggio della spada. Infatti Anguirel riversa ai danni dei nemici di Mugen un'aura di sottomissione. (Malia di riverenza)


    Equip:

    ~Anguirel
    Anguirel è stata forgiata per volere dello stesso Mugen Fudo con elementi da lui raccolti nel corso delle sue avventure su Endlos.
    Sebbene sia una spada di recente fattura nei suoi costituenti si nasconde una storia molto antica. É stata forgiata utilizzando alcune scaglie della corazza di Khellendros, il gigantesco drago Divora-Mondo, e il leggendario bokken di Fanedell, artefatto donato dalla foresta alla Volpe Rossa in segno di gratitudine per aver combattuto contro un nemico che ne minacciava il secolare equilibrio.

    Con queste premesse non è difficile immaginare come Anguirel sia una spada straordinaria e unica nel suo genere. Dal punto di vista puramente strutturale la lama è stata forgiata colando e temprando più volte attorno all'anima lignea una lega di acciaio e scaglie di Khellendros.
    La lama raggiunge con facilità il metro e venti di lunghezza, perfetta e bilanciata con uno spessore di circa due centimetri nella nella sezione centrale, che assottigliandosi sempre più verso i bordi crea un doppio filo estremamente tagliente ed una terribile punta acuminata.

    Esteticamente la sezione centrale centrale è di color chiaro, rivelando appunto l'anima dell'artefatto ricavata utilizzando il legno di Fanedell, che in questa parte della lama è abbracciata da un sottile strato di metallo che la rende comunque visibile. Spostandosi verso i bordi la densità della lega aumenta virando la colorazione verso un nero scuro e opaco ai bordi, ma passando attraverso varie increspature di grigio lungo la superficie.

    La guardia, di fattura apparentemente più rozza, deriva da un intaglio grezzo delle scaglie e riporta dei glifi in basso rilievo. Mentre l'impugnatura è tutt'uno col corpo centrale dell'oggetto in legno di Fanedell, coperto in questa sezione da una fettuccia si seta e pelle atta a rendere l'impugnatura più comoda e salda.

    Per quanto riguarda il peso non supera i tre chilogrammi.
    Normalmente è riposta nel suo fodero grigio senza particolari ornamenti, che la Volpe tiene al fianco sinistro.

    Come legittimo discendente del bokken di Fanedell anche Anguirel è in grado di attingere alle energie di Mugen Fudo, ma forse per una memoria ancestrale custodita al suo interno la lama chiederà un doppio pegno. Mugen avvertirà le sue energie fluire nell'arma in maniera violenta e a volte dolorosa, come se la stessa Anguirel gli stesse mordendo il braccio e la mano in cambio del suo supporto in battaglia.
     
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    Deserto dello Yuzrab
    Poco Tempo dopo...

    Molto lontano dal disastro, in pieno deserto ed in una piccola oasi -in verità, nemmeno in grado di riuscire ad ospitare delle reali carovane- un giovane dai capelli scuri, tagliati di netto in un singolare caschetto alle spalle, sedeva disteso su di un tappeto a prendere il sole. Che i raggi dello Yuzrab non fossero "sani", era cosa riconosciuta da tutti, e se il deserto era "di vetro" il motivo poteva essere facilmente intuibile. Eppure lui, bianco come era, aveva deciso di compiere quell'atto estremo comunque, fischiettando con aria noncurante, probabilmente inconsapevole delle orribili ustioni che -nei mesi a venire- non lo avrebbero fatto dormire la notte. Come se non gli importasse affatto.
    O non ne subisse gli effetti.

    In piedi accanto alla tua testolina dal taglio squadrato, l'uomo in bianco lo guardò dall'alto della sua ragguardevole altezza, reclinando un poco il capo sormontato dal cilindro da una parte e contemplandolo con uno strano sorriso sulle labbra pallide, da cui i canini appuntiti affioravano in maniera -a dirla tutta- un pochino sinistra: dal momento che aveva avuto la premura di non mettersi sulla traiettoria del sole, così da evitare di proiettare la propria lunga e larga ombra sull'ignaro turista, era evidentemente dedito ad escogitare un altro modo di rivelare la propria presenza...

    jpg...o a vedere fino a che punto quell'inutile (anzi, deleterio) debosciato potesse rimanersene bel bello a prender spensieratamente la tintarella, ignorando o addirittura rallegrandosi della gravità delle conseguenze che le sue azioni avevano provocato. Naturalmente, ogni tipo di confronto in merito sarebbe stato vano, e nessuno dovrebbe essere tanto stupido da sprecar Tempo e fiato per spiegare qualcosa a qualcuno che non può capirlo.

    In verità, non valeva neppure la pena volergliene, non più di quanto si potrebbe incolpare un pesce perché nuota, un cane perché abbaia, o un qualsiasi animale perché defeca: puoi tenerlo nel più bello dei salotti, circondato da lusso e sfarzo, ma non puoi togliergli la sua natura... e combinare pasticci del genere era semplicemente proprio di quella creatura; era la sua indole, la sua raison d'etre.

    Ciò non di meno, quella deiezione era stata troppo grossa.
    E -questo il vero problema- sconfinava nel suo salotto.
    E se la spiegazione sarebbe stata inutile, una punizione era doverosa.
    Così calciò un po' di sabbia sulla faccia del giovinastro: la pacchia era finita.

    « ...ma buongiorno! ★ »
    cinguettò con voce così affabile e sorniona da risultare minacciosa
    « Stiamo comodi? »

    -Oh... CARISSIMO!-
    avrebbe risposto Zakar, sputacchiando e cercando di dissimulare
    -Non... non credevo di incontrarti qui! Sai... l'abbronzatura... Non credevo piacesse..

    « É così: l'abbronzatura è da contadini. »
    assentì asciutto, scrutandosi la punta delle dita con grande interesse
    « ...ma visto che mi trovavo da queste parti, mi sono detto:
    “perché non andare a trovare quel caro ragazzo di Zakar?” »

    recitò con enfasi colloquiale, scrutandolo dall'alto come un avvoltoio
    « “Chissà che non sappia dirmi come mai un artefatto cronomantico è sparito da un tempio di sua pertinenza finendo nelle mani di una nanetta turbolenta, superba e incompetente...” »

    -oh, ma davvero??? Si tratta di una violazione inaccettabile!
    Zakar mimò sorpresa, mista ad incredulità
    -Se Sua Altezza me lo concede, posso occuparmi di risolvere il caso... ♥

    « É già tutto sistemato, carissimo: sta pure rilassato. Anzi... lascia che ti aiuti. »

    Nello scarto dell'istante necessario perché il figuro schioccasse le dita, il giovanotto passò dallo star pacificamente sdraiato al livello del terreno a dover guardare al suo interlocutore da una posizione ancora più scomoda a causa del fatto di essere ora sepolto in verticale nella sabbia dal collo in giù; in più, sulla testa gli era stato calcato un cappello ridicolo.

    C L I C K

    Torreggiando ancor più prepotentemente su di lui, l'uomo col cilindro aveva recuperato dalla tasca del gilet ciò che qualunque persona al passo coi Tempi avrebbe riconosciuto come una collezione di pupazzetti, perline e altri porta-fortuna... con attaccato un telefono cellulare, e -con aria annoiata- il suo proprietario l'aveva utilizzato per immortalare qualche scatto. Che poi esibì alla sua musa con un sorriso malvagio.

    « Credo di aver catturato la tua essenza, sai?
    Penso la invierò a quella ragazza che ti piace -quella rossa... carina...- per un parere...! ♪ »

    cinguettò gioviale, armeggiando con la foto e gli effetti, e mostrandosi meditabondo
    « Com'è che si chiamava? Marlene? Melinda? ValVenosta? Era qualcosa sulle mele... »

    Nonostante fino a pochi istanti prima stesse assaporando la calura asfissiante del deserto senza la più piccola preoccupazione, ci volle poco perché la calma molleggiata con cui Zakar stava gestendo l'intera situazione si sciogliesse come neve al sole; naturalmente, qualunque stato d'animo l'illazione gli stesse ora provocando, nulla poté per cancellargli dalla faccia imberbe quel suo indeformabile sorriso, ma... a giudicare da come prese a dimenare il collo -unica parte rimasta libera dalla morsa della sabbia- nel probabile tentativo di liberarsi, e da come il rispettoso titolo di “Maestà”venne sostituito da qualcosa di meno ossequioso, sarebbe apparso evidente il suo disagio. E il suo fastidio.

    Ehi, nonnetto! Lei non c'entra nulla con questa cosa!

    « Buffo, neppure io c'entravo nulla con le sciocche beghe tra te e quella mocciosa:
    eppure, eccomi qui. »


    Preso dalla necessità di puntualizzare il concetto con una certa teatralità, lo spilungone si piegò sulle ginocchia, sventolando “distrattamente” il telefono sotto il naso del prigioniero e battendo l'indice “per sbaglio” sul pulsante 'Send'... salvo poi portarsi una mano alla guancia con aria sbadata, spalancando la bocca e gli occhi un'espressione sorpresa e finto-dispiaciuta.

    « ...oooops! Credo che la foto sia in consegna: che maldestro! »

    Quello fu l'esatto momento in cui l'uomo dal pizzetto caprino pose fine alla propria pantomima: lasciando cadere la maschera di cortesia, arricciò le labbra in un sorriso mefistofelico e tornò ad armeggiare con il suo apparecchio per qualche istante, esibendo poi lo schermo all'attenzione di Zakar, dandogli il tempo di ammirare sé stesso intento ad amoreggiare in maniera piuttosto spudorata con una colonna di marmo, e di recepire il messaggio sotteso in quel compromettente audiovideo...

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    « Non tirarmi MAI PIÙ in mezzo alle tue insulse scaramucce, altrimenti...
    mi premurerò personalmente che la tua bella veda questo. »


    ...perché quello era il momento di mettere le cose in chiaro, e se era vero che -in caso di scontro- l'uno non avrebbe potuto infliggere più danni di quanti non avrebbe potuti procurargliene l'altro, quell'avvertimento aveva il valore di una gentilezza: gli stava dicendo che sapeva cosa gli stava a cuore (in senso lato, dato il soggetto), che sapeva dove colpirlo, e che se quel combina-guai pensava di non aver più nulla da perdere, la verità era che il peggio doveva ancora venire.

    « ...ci siamo capiti, ragazzino? »

     
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