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Jiag Sutura.
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Jiag Sutura era un uomo di 27 anni da capelli bruni e dalla carnagione chiara, tendente quasi al blu a volte: l'impronta genetica delle due specie, umana da parte del padre ed elfica da quello della madre, era ben definita in lui. Il suo aspetto le ricordava entrambe se uno vi prestava attenzione: carnagione chiara, orecchie a punta (anche se arrotondate), corporatura robusta (anche se longilinea), agilità nei movimenti (anche se comunque più lenti rispetto agli elfi di razza pura) e capelli scuri, mossi e lunghi. Insomma un bel miscuglio.
Jiag Sutura: "Allora, com'è che si faceva? Le mani in questo modo e poi accompagnare questo movimento, sì e poi, rilasciare l'energia."
Il suo sguarda era spesso perso tra i vari libri di magia che, ormai da più di un decennio, occupavano la maggior parte del suo tempo: così studioso e chino sui suoi libri, molto spesso si estraniava completamente dal mondo, ignorando tutto e tutti e finendo spesso nei guai per questo. Per lui, la magia era tutto e lo studio ne rappresentava una parte importantissima, cui dedicava corpo e mente. D'altronde, diventare mago non era cosa da tutti.
Jiag Sutura: "Adesso, se mimo il sigillo verso il basso e imprimo la giusta "forza magica" dovrei essere in grado di ottenre il giusto risultato."
Era ormai un po' che stava armeggiando nel caldo pomeriggio d'autunno, con formule e movimenti vari, mimandoli ormai da ore: si stava preparando a qualcosa. Sì, ma a cosa? Non era dato saperlo, non per il momento, almeno. Intanto la città bassa, tutt'attorno era viva e pulsante, attraversata di continuo da guarnigioni di ogni tipo, sotto controllo grazie ai vari artefatti magici sparsi in giro per la città e protetta dalla barriera magica che avvolgeva un po' tutta "l'isola nel cielo". Poi accadde quel che non doveva accadere, ma che troppo spesso a Jiag capitava.
Jiag Sutura: "Rilascio."
Adesso, immaginate un fuoco d'artificio salire in cielo, ma calibrato male, poiché non ci si aspettava quella forza o non si è calcolata bene la quantità di polvere da sparo. Bene: l'apprendista mago aveva fatto più o meno lo stesso e, dopo una partenza col botto, verso l'alto, adesso stava facendo la sua parabola in cielo, andando a perdersi chissà dove per i meandri della città.
Jiag Sutura: "Non un'ultra voltaaaaaaaa."
Il grido lontano e inutile del maghetto, si perdeva orami tra la case, mentre vi sfrecciava attraverso: essendo un mago elementale, stava cercando di sfruttare al meglio uno dei suoi elementi al meglio (l'aria), al fine di levitare o qualcosa del genere, ma non riuscendo a dosarne ancora la forza, stavolta aveva esagerato... e parecchio. Sì, poi, quando qualcosa sale, prima o poi dovrà anche scendere.
Jiag Sutura: "Cadooooo"
E a quanto pare, stava per andare a sbattere proprio contro uno strano essere appena entrato in città che sembrava tutto fuoché pacifico: il tipo si sarebbe accorto dell'oggetto voltante non identificato o si sarebbe schiantato contro la sua barriera?. -
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Jiag Sutura.
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Jiag Sutura: "Ma che diavolo...?!"
Il suo pensiero non potè che esser quello per qualche istante, mentre si trovava a mezz'aria dal suolo, ancora incapace di capire cosa stesse succedendo: tutto girava attorno a lui. Oppure erano i suoi sensi a fargli dei brutti scherzi, senza fargli ritrovare l'equilibrio! Poi, una voce ruppe quel "delirio" di sensi in completo caos, facendogli ritrovare "una sorta di appoglio".
???: "Il vento è un alleato prezioso, mortale, ma anche piuttosto capriccioso..."
Quella voce era molto nitida, tanto da dover esser molto vicina allo stesso mezzelfo sospeso in aria: un'aroma al sapor di "vaniglia" si sprigionò dalla bocca dell'essere che aveva appena pronunciato quelle parole e che produsse nel malcaptato diversi conati di vomito, mentre questi proseguiva a parlare. Le sue mani, cercarono di andare come poterono a tappare il naso e la bocca come poterono. E intanto, l'essere continuava.
???: "Possiede la forza di un'intera mandria di cavalli da traino, e la leggiadria di un purosangue. Tuttavia, bisogna saperlo montare, o si dimostrerà solo un ronzino renitente, pronto a disarcionare il suo incauto cavalcatore."
Jiag Sutura: "Un po' come il tuo alito direi..."
Disse quasi sussurrando il mezzuomo: non sapeva cosa stesse succedendo di preciso, ma adesso che le cose si erano "fermate" il quadro cominciava a essere un po' più chiaro: una grossa testa di qualcosa lo stava osservando negli occhi, ma data la prospettiva non riusciva a capire cosa. Più o meno, doveva trovarsi sospeso dal suolo in qualche modo, anche se non capiva come: il tipo doveva c'entrare qualcosa.
Jiag Sutura: "Bell'affare, Jiag. Come al solito ti sei ficcato nei guai! Hai voglia a studiare: la pratica è sempre un'altra cosa. Dannazione e adesso che dovrei fare?"
Pensò, metre la sua testa cominciava a diventare di un colore violaceo per il sangue che vi si accumulava: visto il connubio di sangue umano/elfico, quello doveva essere più o meno il colore della specie mista. In ogni caso, con tutta la folla che stava rallentando per osservare meglio la scena, doveva sbrigarsi a sbrogliare quella situazione: non voleva che suo padre o sua madre ne venissero a sapere qualcosa, o peggio, il suo maestro. Al solito gli avrebbero dato una bella tirata d'orecchi.
Jiag Sutura: "Sì, salve. Mi scuso per il trambusto! Stavo provando una nuova tecnica magica e... Eccomi qua!
Disse sorridendo il più possibile a quella cosa che, in poche parole, lo aveva in pugno. Tirò fuori il sorriso più affabile e poi, cercò di allungare il braccio sinistro per dare la mano e presentarsi.
Jiag Sutura: "Mi chiamo Jiag Sutura, apprendista stregone elementale. Anche lei un mago? Potrebbe farmi il piacere di farmi... emh... scendere?". -
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Jiag Sutura.
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Jiag Sutura: "Ma che vuole questo?!"
Più lo sentiva e più la cosa gli appariva assurda: è vero che aveva fatto "un torto" a quell'essere, ma alla fine non era successo niente. Aveva per caso ferito qualcuno? No! Aveva fatto male i calcoli? Forse, e allora? Era pur sempre un mago alle prime armi! Studiava ogni giorno formule magiche, rune antiche e passaggi teorici! E che diavolo, non aveva diritto anche lui a esercitarsi un po'?
Jiag Sutura: "Senza tanti fronzoli, poi, anche lui ha capito di trovarsi davanti a un ragazzi alle prime armi, cosa voleva, le sue scuse per caso? Soldi? Oppure cosa? Un osso?"
Intanto, il suo sorriso da "Ehi tutto bene?" aveva prodotto alcune info: lo strano "mostro" doveva essere un forestiero e diceva di chiamarsi "skekDor" uno dei Signori del Grande Cristallo. Perché quel nome non gli suonava nuovo? Forse lo aveva visto su qualche bacheca di ricercati? O forse appuntato in qualche libro? Nono, si stava sbagliando sicuramente. Comunque, non sembrava intenzionato a fermare la levitazione del maghetto; anzi, si era messo pure a rigirarlo.
skekDor "Io non so chi sei, mortale Jiag. E il fatto che tu sia piombato proprio addosso a me, con tutta la gente che c'è in giro, non gioca a tuo favore. Potresti essere una spia, o un ladro abbastanza pazzo da credere di potermi derubare..."
Jiag Sutura: "Ma chi ti conosce..."
Non riusciva a parlare bene, soprattutto perché non era abituato a tutto quello svolazzare a mezz'aria comepareva, invece esserlo quel grosso essere che, a quanto pare, se la sviaggiava parecchio in quella materia: sotto alla larga tunica i suoi piedi erano a qualche centimetro dal pavimento (anche se questo Jiag non riuscì a vederlo chiaramente). Comunque, forse preoccupato dalle legioni di guardia onnipresenti, si decise a muoversi in una via laterale, portandosi il maghetto dietro come si porta a spasso un cagnolino, per poi riprendere a interrogarlo.
skekDor: "Allora, fantolino... Potresti essere il raggio di sole in questa giornata uggiosa, o un potenziale spuntino. Scegli saggiamente quale destino scegliere, pensa a qualche parola rispettosa prima di dar fiato alla bocca e... raccontami."
Tzè, più facile a dirsi che a farsi, visto che i conati di vomito, intanto, continuavano sempre più forti: alla fine era uno studioso, lui, non un uomo d'avventure! E la pratica lo metteva sempre in grosse difficoltà, anche se il suo potenziale era enorme, viste le capacità ereditate dalle due razze natie: che fare quindi? Cosa rispondere? Che cosa dire per poter uscire indenne da quella situaizone?
Jiag Sutura: "Senta, signor skeDor, mi dispiace per quanto accaduto, ma vede, io sono un apprendista mago: sono anni che studio la magia, all'età di 13 anni ho finito l'accademia obbligatoria e poi sono passato allo studio della magia pura al Magisterium! Oh, per Aciriyar (Dio della Magia e della Notte) mi sto sentendo male..."
Un grosso fiotto di vomito uscì dalla bocca del giovane mago, mentre riversava il tutto sul pavimento, evitando per sue fortuna l'essere che aveva un che di animalesco, anche se non sembrò evitare che parte dei suoi vestiti (un minima parte della tunica) si sporcasse. Dopo essersi asciugato la bocca con la manica, riprese a parlare, con l'alito che, stavolta, poteva far concorrenza con quello dell'essere.
Jiag Sutura: "Senta, sono quasi 15 anni che si parla solo di teoria, studio delle rune, movimenti ripetitivi della braccia, e tanta teoria, ma tanta tanta. Ognuno nel Magisterium ha già praticato la magia, mentre io? Niente! Niente di niente! E sa perché? Ho un maestro riottoso a farmelo fare! E oggi mi ero finalmente deciso a fare un po' di pratica per conto mio! E poi... Eheheh pardon."
Un vero fiume in piena di parole, informazioni utili e non, ma soprattutto cose che forse era meglio tenersi per sé, ma d'altronde, uno che aveva sempre vissuto in un luogo protetto, come potrebbe mai fiutare il pericolo? Ma soprattutto, uno che non è abituato ad averci a che fare, come potrebbe mai reagire correttamente? Infatti, per il mezz'elfo il punto era tutto lì: un'anima buona e sincera, ma che ha fatto quello che non doveva fare al momento sbagliato.
Jiag Sutura: "La prego. Io ho solo bisogno di un maestro migliore! Se continuo così, mi ritroverò vecchio quanto quel vecchio bacucco."
Un po' scurrile e irriconoscente, ma che volete: era un po' sotto stress, oltre che sottosopra. Non avrebbe potuto fare altro che sperare nella clemenza dello strano essere.
OFF: perdonami il ritardo.. -
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Jiag Sutura.
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Jiag Sutura: "Che?"
Non poteva credere alle sue orecchie. Un essere, simil-animalesco, apparso dal nulla, che non aveva fatto altro che ridicolizzarlo, oltre che "rapirlo, adesso si metteva a proporgli un "appredistato"? La faccia del mezzuomo, ormai sul bluastro andante visti gli sconquassamenti di stomaco, era quanto mai stupetta (o forse teneva la bocca aperta per prepararsi a una secondo rigitto?). Per quanto potè, cercò conferma negli occhi del "rapace".
Jiag Sutura: "Un apprendistato? Seriamente? Cioè, così, su due piedi? Che cosa dovrei fare? Accettare? Rifiutare? Non so nemmeno chi è costui, cioè ok, si chiama skekDor e se non sbaglio è signore di qualcosa, un castello di cristallo o simili, ma non so chi sia realmente! Non sono sicuro nemmeno sia un mago! Certo... non rimango sospeso così in aria per miracolo o perché mi son spuntate adesso le ali, però... che garanzie mi dà?"
Stava seriamente considerando la proposta? E come avrebbe fatto con i suoi doveri? Il suo futuro nel tenere alto l'onore della sua famiglia? DI tutti quei dictat sempre appresi, il percorso già segnato e tutto il resto? Come avrebbe mai potuto dire a suo padre, Jotob il sommo, (gran maestro dell'ordine costituito dei maghi della cittadella alta), al suo maestro o a sua madre, Harlambe signora del gran casato degli elfi del presidio Nord (di famiglia Elfica nobile ben in vista nel consiglio della città). Certo, l'offerta l'allettava parecchio: visto l'abilità dimostrata del forestiero, ma poi? Che certezze aveva su di lui?
Jiag Sutura: "E se volesse, invece, rapirmi? Trarmi in inganno, per farmi uscire dalle mura ben protette del presidio errante e poi chiedere un riscatto alla mia famiglia? Cioè, alla fine sono ricco è vero, ma questo non è mai stato importante per me, ed è anche il motivo che potrei definirmi più squattrinato, che altro. Tutto il giorno a studiare, libri su libri e poi non ho messo niente da parte..."
Ormai il giovane, divagava, ragionava, meditava, vomit (no dai basta). Insomma, quel tale sembrava anche gentile, offrendogli quel fazzoletto di pregevole fattura, che poi lui aveva impunemente accettato per poi rendersi conto solo poi che si trattava di qualcosa si pregiato (dopo che si era asciugato il vomito rimasto sulla bocca): si vergognava parecchio di quello, e avrebbe ricambiato il favore quanto prima.
Jiag Sutura: "Ma se fosse tutta una tattica? E poi, cosa vorrebbe in cambio? Soldi, fama, un favore a riscuotere nel lungo periodo? Non so proprio come potrebbe andare sta storia, ma alla fine c'è da considerare questo: se rimanessi ancora qui senza nessuna guida veramente esperta sull'uso della magia, diventerò presto un vecchio decrepito come il mio maestro Wazert.... Brrr, solo a pensarci mi vengono i brividi."
E alla fine si decise, ma non avrebbe accettato a scatola chiusa, prima voleva vederci chiaro e capire chi si sarebbe trovato di fronte, quale sarebbe stato il prezzo e che cosa "a grandi linee, sarebbe stato l'apprendistato. Così, si concentrò, cercando di ritrovare la sua dignità un po' perduta, per quanto accaduto poco prima, e provando a guardarlo nell'occhio che lo stava fissando per poi dire:
Jiag Sutura: "Potrei essere interessato, ma prima vorrei sapere di più su di voi, cosa vorreste in cambio e cosa avete in mente a grandi linee "misterioso skehDor". Sembrate padroneggiare bene uno degli elementi a me cari. Io studio come meastro delle arti elementali, ma non disdegno l'impiego di portali e sono un grande osservatore delle arti mistiche e del regno degli spiriti. Sono per voi un libro aperto, quindi. Apritevi anche voi con me e fate le richieste che volete.
Avrebbe detto, cercando di apparire il più serio possibile, mentre ancora pezzettini di vomito cadevano dalla spalla, mentre stringeva il fazzoletto ricamato con la destra. Avrebbe quindi atteso le parole del misterioso mago, apparso come dal nulla a sconvolgergli l'esistenza.. -
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Jiag Sutura.
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Quella storia cominciava a puzzare troppo per i suoi gusti: un'iniziale esercitazione era diventata ben presto una scelta che lo aveva portato a barattare la sua anima per un po' di poteri in più. Non sapeva che pensare di quel tipo che aveva di fronte, ma di sicuro non poteva venirne niente di buono un accordo con lui. In più, il prezzo era davvero troppo alto: la sua anima! Ma stiamo scherzando?! Lui sapeva benissimo che cosa avrebbe presentato una scelta del genere: nello scenario peggiore, lui sarebbe diventato un suo burattino nel caso di una sua scelta errata.
Jiga: "Forse l'uccellaccio non sa con chi ha a che fare! Non sono uno sprovveduto qualunque! Ho l'intellingenza dalla mia, oltre che un'incredibile memoria idetita. Ho letto tonnellate di queste cose sui libri: Bellatrix maga nordica, vendette la propria anima per il potere del ghiaccio, potere che poi la consumò e l'accordo che stipulò precedentemente imprigionò la sua anima per sempre.
Si dice che vaghi ancora per le lande ghiiacciate in cerca di un po' di pace. E ancora Hertger, bandito del deserto, potente guerriero che dopo aver stipulato un contratto simile, ottenne l'abilità di richiamare un esercito di mostri alle proprie dipendenze in qualsiasi punto lui volesse. Morì in battaglia, ma la sua anima rimase alle dipendenze del suo carceriere, E poi..."
Insomma, la sua mente viaggiava veloce tra le nozioni che aveva impresse nella memoria. Quell'accordo proprio non poteva accettarlo; ma lo strano tipo poteva accettare un suo rifiuto? Sudava freddo solo a pensare a cosa avrebbe potuto subire se lo avesse infastidito ulteriormente. Doveva trovare un modo per liberarsi da quella situazione: non voleva che ritornasse a essere "aerea"; doveva trovare una soluzione in qualche modo.
Jiga: "Pensa mezzo-elfo, pensa!!!"
La sua mente era vuota e come il suo stomaco, visto che lo aveva svuotato tutto poco prima, quando ancora stava fluttuando in aria, in preda alla nausea. E poi un pensiero lo colpì forte come una folata di vento improvvisa: se non poteva rischiare di contraddirlo, avrebbe fatto in modo che la situazione cambiasse e fosse lui a doversi allontanare. E così avrebbe tentato il tutto per tutto. Si concentrò, per quello che poteva, sulle formule che sapeva riguardo al controllo dell'aria che aveva appreso e praticato fino a poco prima (con scarsi risultati) e cercando di farfugliare qualcosa verso il mago per distrarlo, avrebbe provato a produrre i giusti movimenti di mani per far partire l'incantesimo.
Jiga: "O la va o la spacca. L'unico modo per uscire da questo contesto è far intervenire le guardie."
E quale modo migliore se non quello di far un bel po' di trambusto? Il caso vuole che quella stradina laterale fosse piena di cianfrusaglie accatastate alla bella e meglio: bastava anche una piccola spinta per far cadere una di quelle montagne per farle cadere tutte un po' come un domino. Figurarsi una folata d'aria molto più forte. Quindi, poco prima che lanciasse l'incantesimo cercò di girare lo sguardo come poteva verso il mago e disse.
Jiga: "Grazie per l'offerta ma niente scorciatoie. Quindi, ci si vede."
Così, avrebbe lanciato con la mano il colpo d'aria verso le cianfrusaglie metalliche e attirato l'attenzione di tutte le persone nella strada adiacente: viste le ronde continue, sicuo una guarnigione sarebbe arrivata a constatare il casino. Visto poi la sua posizione sociale, non sarebbe stato facile per lo skekDor giustificare la presa in custodia di uno dei rampolli delle famiglie pià in vista di tutto il presidio errante.
OFF: perdonami il ritardo, ma non riesco proprio a tener il ritmo. Preferisco non farti più perdere tempo e ruolare per i fatti miei quando avrò più tempo. Vedrò di riprendere quando posso. Grazie ancora per l'aiuto.
Edited by Jiag Sutura - 21/11/2018, 14:55. -
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