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ænˈsɛstrəl
[calling to the night]
~ hear the beating of wings as the pendulum swings
and we can’t believe it’s ever gonna end.
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Palanthas, alcuni giorni prima
— No.
La voce, leggermente arrochita, venne fuori accompagnata dal fruscio delle pagine.
Apparteneva ad un giovane biondo che - mano sulla guancia a puntellare il capo cascante con il gomito ben poggiato sull'ampio scriptorium - svogliatamente sfogliava un tomo alquanto ponderoso.
— No?, gli fece eco una seconda voce argentina.
— Un 'no' secco? Devi migliorare le tue capacità diplomatiche, ragazzo mio.
Il biondo sbuffò, per nulla divertito dall'ironia dell'altro. Con l'indice ed il medio tratteneva sollevata a metà la pagina che stava girando quando era stato interrotto - di nuovo - dalle insistenze del suo interlocutore.
— No, Nero. Non sarò il tuo cagnolino da riporto.
— Cagnolino...?, ripeté Nerocriso, per poi ridere di gusto.
— A dire il vero pensavo più ad un cane da cerca, un segugio, ma... - si interruppe, occhieggiando compiaciuto al volto del biondo,
ora contratto in una smorfia rabbiosa - ...transeat. Non posso certo costringerti a... Ehi, aspetta! Errata corrige: io posso costringerti, ora che mi ci fai pensare.
Sollevando gli occhi al cielo e tamburellando con le dita pochi millimetri sotto il labbro inferiore con un'espressione pensosa quanto falsa, Nerocriso piegò le labbra in un sorriso meditabondo che l'altro interpretò come l'ennesima umiliazione.
— Ovviamente potresti, ma allora dovrei seriamente dubitare della nostra amicizia e-- - rispose il biondo, interrompendosi di colpo, gli occhi color rubino incantati sulle pagine polverose del libro.
— Oh, oh... questa è bella davvero., riprese, ridendo di gusto.
— Cosa?
— No, davvero... - cercò di articolare, mentre teneva a bada un parossismo di risate che pareva ormai prossimo - Tu vorresti costringermi e poi...
— Cosa., chiese di nuovo Nerocriso,
anche se stavolta la sua voce aveva perduto ogni flessibile curiosità. Era fredda e dura, come una minaccia sospesa.
Gli occhi rossi dardeggiarono sopra le pagine del libro, mentre quest'ultimo veniva volta a beneficio del Visconte.
— Undicesimo rigo, amico. La sua voce era come il sibilo di un animale ferito.
— ...per quanto concerne gli archetipi - recitò a memoria, mentre l'indice picchettava ritmicamente sulla pagina - l'attraversamento del maelstrom porta sempre ad una scomposizione della loro essenza primaria, dissolvendone la fibra in una sarabanda di frammenti tutti parimenti imbibiti della primordiale potenza.
Lo sguardo stizzito di Nerocriso si spostò dal tomo al biondo, poi ancora al tomo. Digrignò i denti, e i suoi occhi scuri vennero attraversati da un lampo di divina ferocia. La risata del biondo si strozzò in gola, mentre l'altro lo ammoniva:
— Non ti conviene prenderti gioco di me, Henkeen. Ricorda cosa è accaduto, l'ultima volta.
Henkeen ricordò, rabbrividendo. Anche se internamente gioiva delle difficoltà dell'avatar, decise quanto fosse più saggio - solo per il suo bene - non darlo a vedere. A volte dimenticava - colpevolmente - quanto orrore si celasse dietro quel volto pallido e scavato,
e quanto facilmente potessero incutere terrore quegli occhi.
Avrebbe fatto meglio a ricordarselo.
Daleli, tempo presente
Le rovine hanno sempre il macabro fascino di ciò che era e non è più. Il decadimento colpisce uomini e cose - anche se con tempi e modalità differenti - ma quando la fine arriva improvvisa, questo scuote la fantasia di chi non era presente. Da sempre, gli uomi subiscono l'attrazione della devastazione come di una cosa cui sarebbero portati a tendere per natura ma che, per le regole del patto sociale, è negletta.
Non è raro che intorno a questi luoghi sorgano oscure leggende, è solo il manifestarsi più prosaico di quella sinistra seduzione - e Daleli non fa eccezione.
Non tutti gli insediamenti distrutti hanno un nome, da quelle parti, o almeno non più.
Nessuno ricorda i nomi che non vengono più pronunciati, eppure quei luoghi continuano ad esistere. Privi di forme di vita, forse, aridi come l'ambiente che li ospita e del tutto inadatti al vivere civile. Luoghi in cui sarebbe meglio non addestrarsi, se non bene armati e consci della possibilità di non uscirne vivi - non del tutto. Luoghi come quella costruzione diroccata che un tempo molto lontano era stata una casa, ed in cui ora albergava un'ombra senza nome che non poteva dirsi viva e che tuttavia non era nemmeno morta,
forse semplicemente un agglomerato di energie negative poste in una stasi perenne, un eccezionale banchetto metamagico per chiunque si fosse rivelato in grado di sfidare l'oscurità di Daleli per incontrarlo.
L'ora era tarda ed il sole si attardava sull'orizzonte, indeciso se piegarsi ancora una volta al giogo della notte incombente. Sembrava quasi lo facesse con risentimento, tanto erano fosche le tinte violacee con cui dipingeva il cielo sporco di nuvole contorte.
Era il crepuscolo di un giorno qualsiasi davvero poco qualsiasi e
le rovine non erano più così disabitate se si riusciva
a sentire l'eco di passi in lontananza.SPOILER (clicca per visualizzare)Signori, signorine ed esseri completi, bentrovati. In questo primo turno possiamo sfogarci con le presentazioni di rito: perché siete al sud, perché proprio a Daleli, perché vi trovate nei pressi di quelle rovine. Vi dico subito che il luogo specifico in cui si ambienta la scena non ha un nome, o almeno non uno che venga ricordato da qualcuno o riportato in qualche cronaca: è solo uno dei tanti insediamenti abbandonati e distrutti. Di certo però su quelle specifiche rovine sono sorte le più disparate dicerie - siete pure liberi di inventare a riguardo - che però convergono su un unico punto: c'è qualcosa di incredibilmente sinistro e - potremmo dire - spaventoso in quel luogo. Qualcuno (skekDor) potrebbe essere addirittura interessato a scoprire di cosa si tratti, o potrebbe aver percepito, passando nelle vicinanze (non troppo remote) il richiamo di una potente fonte magica, pari per potenza a quella del Cristallo. Ma queste sono solo possibili indicazioni, sentitevi del tutto liberi - potreste anche essere capitati lì per caso.
Che dire, buona giocata!. -
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Jester aveva lasciato il vascello e le sue bimbe in buone mani -più o meno- e si era inoltrata verso l’entroterra di Dedali alla ricerca del suo braccio destro. Non fece molte miglia quando finalmente lo trovò, il rapace stava dando il meglio di sé contro un cinghiale. La donna seguì lo scontro tenendosi a debita distanza, non che si stesse nascondendo, semplicemente non voleva disturbare. Ammirò il dio alato nutrirsi dell’anima della creatura e poi rigenerare il corpo ad un passo dalla morte. Dopodiché l’animale tornò sui suoi passi seppur irrimediabilmente marcio, a metà. Quindi, era questo che skek voleva fare con lei una volta fosse giunta la sua ora? Sorrise a quel pensiero, sarebbe stato un vero peccato se lei fosse stata immortale, e lo era!
“Spettacolo assai invitante // Mio caro amico errante”
La donna si palesò tra le macerie applaudendo con un’espressione genuina e divertita, come se avesse appena assistito a un bello spettacolo.
“Ma sta calando la notte // A domani l’altre botte.”
Continuò la giovane dalle sgargianti vesti circensi e il grosso hula hoop dietro la schiena. Poi la fanciulla si bloccò sul posto e inclinando la testa per alcuni secondi odorò l'aria in modo grottesco.
Snif-snif-snif....
C’era qualcosa di tremendamente macabro e sinistro in quel luogo, e non stava parlando della chiazza di sangue lasciata dalla bestia. Era qualcosa di diverso, quell’ambiente disastrato e roccioso -seppur molto diverso- sapeva del monte montecchio, di selvatico… di magico! Ma questo fu un pensiero che si dissipò in fretta nella mente statica della Strega, che tornò dritta con uno scatto. Lo sguardo di tenebra fino a quel momento perso nel vuoto tornò “vivo” e si concentrò sulla figura di skekDor. Un modo di fare che senz’altro qualcuno avrebbe definito inquietante, ma molto familiare per chi conosceva Jester.
“Oh… che strano // Ricordo arcano”
Scherzò la fanciulla dandosi degli schiaffetti sulle guance per riprendersi. Non le piaceva fare quel genere di cose, lei voleva essere ordinaria, era quello il suo obiettivo. L’unica cosa strana in lei doveva essere il suo abbigliamento, solo quello!
Inoltre non poteva proprio permettersi di sembrare poco autoritaria ora che era il capo di una gilda. A quel pensiero fece una faccia imbronciata, davvero infantile, e poi si esibì in un ponte. In quella posizione -seppur sottosopra- avrebbe potuto ben osservare chi si stava avvicinando, perché certamente non le era sfuggito il rimbombo dei passi del visitatore. Inoltre una volta che questi fosse entrato nel raggio di azioni del suo En, avrebbe avuto altri dettagli.SPOILER (clicca per visualizzare)Energia:110%
Abito che cambia secondo i gusti del giullare.
10 carte lame
Un hula-hoop/arma tagliente
Auspex dei movimenti: raggio 30m
Trick detector - Mind fuck allert
50% velocità + agilità
Immunità ai veleni
Tela di nen: si arrampica su ogni cosa
Serpentese: parla con gli animali/bestie sacre. -
.Durante tutta una buia giornata, mesta e silenziosa, dell’autunno dell’anno, in cui nuvole gravi e basse coprivano il cielo, io aveva attraversato, solo e a cavallo, una parte di un paese eccezionalmente triste; e alla fine, quando stavano per cadere le ombre della sera, mi ritrovai in vista della malinconica Casa degli Usher. Non so come fosse, ma, alla prima occhiata sull’edifizio, sentii riempirmi l’animo d’insopportabile mestizia; dico insopportabile, perché questo sentimento non era mitigato da nessuna di quelle ideali dolcezze poetiche colle quali la mente per il solito riceve
le più severe naturali immagini delle cose desolate o terribili.
- E. A. Poe, La rovina della Casa degli Usher~
"I was there to see your borning cry. Both times."
Un cuore nero, palpitante, i cui battiti rimbombano sulle pareti fredde.
Un occhio che si schiude nell'oscurità, sclere nere e iride dorata. Lontanissimo, un rumore ricorda
un rabbioso frullare d'ali. E' il primo rintocco.
« ...ricorda... »
Daleli, rovine di Casa Usher
.pov - partecipanti
Il rumore di passi cessa improvvisamente, ma non vedete null'altro che le ombre della sera,
non riuscite a percepire alcuna presenza. Qualcosa - non sapreste dire precisamente cosa, ma non sembra nulla di buono o promettente - vi spinge verso l'ingresso di quella casa. Proprio lì, davanti l'uscio la cui porta è stata tirata via dai cardini da troppo tempo, granelli di sabbia volteggiano vorticosamente, ricordandovi la gonna di una giovane, in un ballo di tanti anni fa. Ma non siete sicuri che sia davvero vostro quel ricordo.
Guardandovi intorno, percepite solo desolazione, ma non è la solita, quasi scontata, aridità del deserto e delle rovine distrutte. Si tratta di un sentimento diverso, privo di alcuna fascinazione; è come essere tenuti con la testa sott'acqua a viva forza, annegare in un oceano di tristezze che vi risultano estranee, e proprio per questo vi causano maggior disagio. Non è vostra, quella tristezza, ma ne fate parte. Le mura sono squallide, seppure un tempo dovevano essere state imponenti. Le finestre, i cui vetri sono quasi tutti mancanti, sembrano occhi privi di vita, acquosi e perduti. Agli angoli e contro le basi dei muri battenti, qualche sparuto cespo d'erbacce rinsecchite. Ai lati dell'entrata, due tronchi d'alberi, bianchi e rinsecchiti, mezzi divelti, ridotti allo scheletro pietoso di ciò che erano stati un tempo, apparivano come uno sciagurato picchetto di guardia all'entrata di una tomba profanata.
Il vortice di sabbia davanti l'ingresso rallenta il suo moto, e se prima risultava interessante quanto inusuale, ora è solamente inquietante.
Una donna, ancora giovane nonostante il volto scavato e pallido e trafitto da rughe come crepe nel ghiaccio. Una donna compare davanti l'uscio, lentamente, come riprendendo corporeità dalla trasparenza. Vi sorride di un sorriso senza gioia e vi saluta entrambi agitando la mano. Poi abbassa lo sguardo.
Una voce, debole e lontana: — Magdalene...?
Debolmente, così come era apparsa, la donna perde i propri contorni, dissolvendosi come un acquerello davanti ai vostri occhi. Nuovamente, sentite un rumore di passi, ma nessuno che si avvicini. Nessuno.
Solo fastidioso silenzio ed una profonda tristezza.SPOILER (clicca per visualizzare)Eccoci qui. In sostanza, vi ho presentato la casa. Grazie alle passive anti-trickster capite che non tutto ciò che vedete è reale; tuttavia, non potete dire con certezza che si tratti di una illusione. Jester, grazie al suo auspex, percepisce anche la non-corporeità della donna. Ci tengo a dire che, anche se qualcosa vi spinge ad entrare, non siete obbligati a farlo.. -
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.SPOILER (clicca per visualizzare)Sono un idiota o sbaglio? Mi chiedo come abbia fatto a non notare la role XD
Non sapeva perchè fosse lì. Rey ci era capitato mentre vagabondava. Vi erano rovine simili nel suo "mondo", da quanto aveva capito. In pratica l aveva risucchiato una specie di vortice, lui si era menato con un copione, e...ed capitato nelle vicinanze. Ci era arrivato camminando, non per altro, nè tantomeno perchè fosse lì.
D improvviso, qualcosa attirò tutta l attenzione di Rey. Uma gigantesca esplosione di fuoco, che si poteva ben vedere da buona didtanza.
Il malvagio evocatore si diresse nel luogo dello scoppio, guardandosi attorno unavolta raggiunto. Vide...un poligono a forma di...morte, scheletri, disgusto...qualcosa ecco. Quell uccello ed orribile. Poi altri 2 tizi.
Quando irruppe sulla scena, prima di guardarsi intorno, dissE ad alta voce
Ma che succede!?. -
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La persona che Jester credeva dovesse arrivare non fece mai capolinea alla sua vista e la Strega fece spallucce. Però questo la rese triste. Era come se stesse aspettando qualcuno ma quelli non fosse arrivato. Ma era davvero questo a rendere il Giullare infelice? Difficile a dirsi; lei aveva tanti motivi per sentirsi triste, ma nessuna di quelle motivazioni alimentava il suo sentimento.
La ragazza sorrise a skek, sembrava che il pennuto stesse condividendo troppo col capitano.
Intanto il vento e la sabbia portarono i due davanti a una catapecchia e sulla soglia una donna sorrideva loro, peccato che probabilmente si trattava di un'illusione. L'En della Strega infatti non percepiva le fattezze della signora e la sua mente percepiva una illusione nelle vicinanze. Ovviamente Jester non poteva essere sicura che la propria deduzione fosse corretta, ma così le sembrava.
"Sono d'accordo con Voi // Avrei inserito sangue poi!"
Convenne la giovane con lo Skeksis per poi voltarsi verso l'irritante e reale figura che percepiva a qualche metro da loro. Quello urlò chiedendo che cosa stesse succedendo e la Strega decise di prendersi gioco di lui. Forse questo l'avrebbe portata a sorridere e cacciare quella noiosa malinconia
"Aiutiamo questa donzella // Non trova più... sua sorella."
Gli rispose la Strega approfittando che la -forse- illusione sussurrasse il nome "Magdalene". Chissà cosa sarebbe successo al nuovo arrivato... davvero una sventura trovarsi in quella situazione con un Giullare annoiato e un Dio che amava divertirsi.. -
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Ma che bell accoglienza...una tizia carina che sembrava la sorella tarocca di Joker, un...coso che probabilmente aveva creato l esplosione, e la tizia carina che sembrava la sorella tarocca di Joker che l aveva appena preso in giro dicendogli che era una donna...ma perchè era capitato su Endlos?
Ah-ah, molto divertente guarda, sei davvero quel che sembri...ero qui perche avevo visto l esplosione o quel che era e volevo cqpire cos era successo...
Disse seccato, facendo leva sul fatto che lei sembrasse una copia hyper tarocca di Harley Queen. Al primo sguardo, si intende.
Poi continua a dare lievi e poco visibili occhiate intorno a sè.. -
.Il suo cuore è un liuto sospeso;
Appena che si tocchi, esso risuona.
- De Béranger~
Assai lontano da quel luogo, si udì l'oscillare di un pendolo che fendeva l'aria.
Qualcuno si alzò in piedi. Ascoltando, capiva. E capendo,
non poteva fare a meno di inorridire.
Daleli, rovine di Casa Usher
.pov - partecipanti
La voce si fa più vicina. Sembra quasi un sussurro che vi sfiori le orecchie
- ma già lo sapete, non c'è nessuno con voi -
— Magdalene...?
Riuscite a percepire in quell'unica parola un dolore sconfinato. Lo sentite così bene che potrebbe sembrarvi il vostro.
Improvvisamente, tutto diviene avvolto dalla penombra, mentre sentite qualcuno - qualcosa - cingervi in vita, trascinandovi in avanti. La porta più che accogliervi sembra inghiottirvi nella tenebra. Un buio opprimente, e l'odore dolciastro del sangue.
Trascorrono pochi istanti, quel che serve ai vostri occhi per abituarsi rapidamente alla penombra della casa.
Se guardaste alle vostre spalle, scoprireste - forse con un lieve disappunto - che la porta da cui siete entrati non è più al suo posto, ed anzi sembra esserci solo l'inizio di una scala che procede verso il basso. Davanti a voi, il termine di un corridoio che si affaccia in quello che vi pare un ampio salone, probabilmente il corpo centrale di una grande magione, un tempo probabilmente molto importante. Forse troppo, così come vi pare troppo imponente quella sala, rispetto alle mediocri dimensioni del luogo visto dall'esterno.
Davanti a voi la sala si apre, a destra e a sinistra le pareti sono coperte da arazzi antichissimi, agli angoli bassi armature coperte da uno spesso strano di polvere raccontano di un passato antico e glorioso tanto quanto appare decadente e abbandonato il presente.
Sulla parete dirimpetto alla vostra posizione si aprono tre archi, tre porte ugualmente scure;
al centro, ad una distanza perfettamente pari fra tutte, continua a volteggiare la spirale di polvere e sabbia.
Sopra l'architrave, s'impone al vostro sguardo una vetrata meravigliosamente decorata; sebbene i colori siano resi opachi dalla polvere e dalle intemperie, riuscite facilmente a scorgerne il disegno: diverse forme di vita animale - un serpente, un cervo, un leone e un lupo - che sembrano saltare fuori da una scatola posta ai loro piedi.
Un piccolo particolare, tuttavia, solletica la vostra attenzione: fuori dalla vetrata, riuscite benissimo a vederlo, nevica.
Precisamente: nevica sulle rovine di Daleli. O almeno così sembrerebbe.
Provate improvvisamente un forte fastidio fisico, unito a un dolore pulsante.
Se vi guardaste in volto, trovereste che il vostro corpo sta riempiendosi di enormi bubboni pestilenziali, la pelle inizia a coprirsi di piaghe purulente. Ogni parte inizia a dolervi, sebbene il dolore sia del tutto sopportabile, ovattato, quasi venga da molto lontano senza appartenervi davvero.
Udite ancora quel rumore di passi.
Appare dal nulla un uomo sui trentatti, occhiaie profonde gli contarno di viola gli occhi scuri e infossati; si tiene premuto un fazzoletto poco sotto il naso lievemente aquilino. Punta dritto verso di voi.
Quando è arrivato a poco meno di cinque passi, si ferma di colpo.
— Avete visto mia sorella? domanda, con una voce che riconoscete.
Scompare prima che possiate rispondere.
Vi coglie alla sprovvista un risolino provenire dalle vostre spalle; l'uomo non si stava rivolgendo a voi,
ma ad un tale, sui quarant'anni e dai capelli neri, che sta accarezzandosi il pizzetto pochi metri dietro di voi, mentre un procione gli cammina sulla spalla con indifferenza.
Prima di scomparire a sua volta, vi sembra che vi sorrida.SPOILER (clicca per visualizzare)Eccomi. Scusate il ritardo, il periodo natalizio è stato particolarmente gravoso a lavoro e subito dopo ho iniziato dei turni di notte che mi hanno annientato. Però, non mi sono scordato di voi! Proseguiamo pure. Per qualsiasi perplessità, curiosità o domanda, potete postare nel bando o scrivermi un mp.. -
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La Strega lo avvertì immediatamente, quasi prima che accadesse davvero, avrebbe potuto evitarlo ma non fece nulla. Incontrando lo sguardo tranquillo e curioso delle Skeksis la giovane donna non poté che imitarlo, e allora si lasciò trascinare all'interno della casa da una forza invisibile. Il luogo era immerso nella penombra e Jester si abbandonò immediatamente al suo En senza aspettare che i suoi occhi si abituassero. Al che qualcosa catturò immediatamente la sua attenzione.
"Odore di sangue a parte // Qui ci sono buone carte!"
Disse la fanciulla appena zompettata vicino alle armature. Poi la donzella si voltò di scatto quando la porta da cui era entrata sparì e dall'altro lato della stanza apparvero tre porte. Immediatamente la fanciulla tirò fuori una carta-lama da un'ampia tasca del suo abito da guitto; ora che i suoi occhi si erano abituati all'oscurità la donna poteva vedere distintamente le figure che si erano disegnate sulle tre arcate. Splendide vetrate ritraenti animali, offuscate dal turbine di sabbia che li aveva accompagnanti nella decadente dimora. Sarebbe stato strano e folle per chiunque, se solo lei non fosse matta..."non non lo sono!" TACI!
Invece quello che il Capitano del Graograman archiviò come "scherzo" fu la neve sui Dedali... neanche lei era così stupida da cascarci, inoltre lo sentiva che non tutto quello che vedeva lì dentro era vero. A toglierle quei pensieri dalla testa fu un dolore lancinante che la costrinse a piegarsi su sé stessa.
"Argh! Da me non è condiviso! // Il mio super-bellissimo viso!"
Chiocciò la Strega allo Skeksis esplicitando la sua disapprovazione nel vedere i bubboni crescerle per il corpo. No, col cavolo... non voleva diventare brutta e deturpata.
Intanto un susseguirsi di persone -forse solo illusioni- si susseguirono nella stanza, ma la Strega era poco serena in quel momento e sfoggiò tutto il suo "entusiasmo" per quella situazione.
"Te la do' io tua sorella // Radendo tutto al suolo
Fatemi tornare bella // O vi attacco il vaiolo!"
Minacciò la donna dando un calcio all'armatura che stava osservando poco prima con l'intento di farla cadere.. -
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Era tutto molto confuso, ma sopportabile (soprattutto dopo quel che gli era successo arrivando in quelle terre)... però ciò che Rey non poteva sopportare era di perdere la sua immane bellezza! Odiava già quel posto...
Poi, tuttavia, sembrò succedere qualcos'altro. Diverse persone erano comparse e scomparse a caso in giro per la stanza. Senza nessun motivo. Così, a caso.
Noooo! Anch'io maledizione!!
Disse, spingendosi fino allo specchietto per notarsi meglio. Poi, per ironizzare, si voltò verso il giullare
Accidenti a te che prima hai parlato di sorelle!. -
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You know blood is thicker than water
but you just want everyone to get along.
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Daleli, rovine di Casa Usher
.pov - jester
L'istante in cui tocchi l'armatura è lo stesso in cui senti addosso una leggera vibrazione
- e subito dopo, ma più distante, il suono di un pendolo.
L'attimo dopo è diverso, tu sei diversa, così come quello che ti circonda. E no, non è un approccio filosofico allo scorrere del tempo.
Intorno a te non ci sono più né il tuo fedele skekDor né l'altra strana creatura presente fino a poco prima; persino l'ambiente sembra essere mutato. Le armature sono tutte al loro posto, disposte in una doppia fila ordinata, e non è difficile notare come non siano solo ordinate, ma anche perfettamente pulite, lucide. Dalle finestre penetra qualche debole raggio di luce lunare - sembra sera inoltrata - e fuori riesci a scorgere in lontananza il dorso del Drago di Pietra.
Nella stanza, a pochi metri da te, vedi l'uomo che hai visto vagare e sparire poco prima, anche se stavolta non fatichi un istante a riconoscerlo: per quanto sfibrato dal dolore e dalla malattia, è pur sempre tuo fratello.
Realizzare questa parentela ti sembra assurdo, così come assurdo ti pare il clangore che avverti lontanissimo, come se venisse da un'altra stanza.
Abbassando lo sguardo, noteresti che le tue mani sono perfette e dalle dita affusolate, ma non sono le tue; se passassi quelle mani sul tuo volto scopriresti che non c'è più alcuna traccia dei tumori che l'avevano sfigurato fino a poco prima e che ti avevano mandata in escandescenze,
eppure quel volto - quei tratti - non sono i tuoi. Tu non sei effettivamente tu.
Tuo fratello, lì a pochi metri, ti sorride mentre stringe la mano dell'uomo che ti dà le spalle.
Ora ricordi: è un suo amico, venuto in visita su invito di tuo fratello. E tu non ti senti molto bene.
Anzi, a dire il vero hai freddo, senti la vista annebbiarsi.
Tutto diventa buio.
Quando riapri gli occhi, sei sdraiata in un letto a baldacchino - il tuo letto, chiunque tu sia.
Nella penombra della stanza, i drappi del baldacchino sembrano ventri gravidi di orrori pronti a partorire su di te. Dalla porta lasciata socchiusa, senti arrivare poche parole: tuo fratello ed il suo ospite stanno parlando in corridoio, con un tono di voce tanto lieve da permetterti di cogliere solo brandelli di conversazione.
— Dovete scusare mia sorella, amico mio. E' molto malata, non sappiamo...
— Non preoccupatevi, Roderick. Mi... molto. ...fare?
— Il medico... dell'altro. Possiamo... aspettare.
Non sembra granché promettente, però.
Vero?
~
Daleli, rovine di Casa Usher
.pov - skekDor, rey
Nell'attimo in cui la Strega colpisce con violenza l'armatura,
sentite anche voi il rintocco di un pendolo. Potete ammirare quell'ammasso di ferraglia rovinare al suolo accompagnato dal rumore del metallo, amplificato dal silenzio tutto intorno a voi. La Strega rimane imbambolata, come incapace di muoversi dopo aver toccato le armature,
e la cosa potrebbe anche preoccupare il buon vecchio skekSis, se non fosse che, nell'immediato, ci sono altre e più perniciose minacce.
Parrebbe infatti che tutte le altre armature non abbiano visto di buon'occhio il comportamento di Jester e adesso si muovono verso di voi, accerchiandovi lentamente ma con intenzioni palesemente non amichevoli.
Ogni loro passo risuona vuoto, i loro movimenti appaiono meccanici e tutt'altro che fluidi, ma inesorabili.
In pochi istanti vi saranno addosso.
Sentite di nuovo, in lontananza, quel fantomatico e irritante rumore di passi.
Poi una voce - diversa da quella che avevate sentito fino a quel momento. Più distante ma,
in una qualche assurda maniera,
più viva.
— Dovrebbe essere da questa parte...
Potrebbe essere un valido aiuto, delle spiegazioni. O forse no.
Ad ogni buon conto, prima, c'è da vedersela con le armature - e possibilmente salvare
una Strega in pericolo. Non esattamente una damigella indifesa, come skekDor sa molto bene,
ma in fin dei conti è pur sempre un Capitano.
Giusto?SPOILER (clicca per visualizzare)Eccoci qui. Mi permetto qualche piccola indicazione per chiarire.
Jester: la Strega non è vittima di un'illusione, come avrai capito. Anche in-game, ti rendi conto che si tratta di una allucinazione che non genera danni di sorta sul tuo personaggio; semplicemente, nel momento in cui hai toccato l'armatura hai dato vita ad un fenomeno di risonanza che ha "vomitato" su di te i ricordi legati a quell'ambiente. Sei libera di "vivere" quei ricordi, interagendo con i personaggi al loro interno, o di "difenderti" (in questo caso, considera l'allucinazione come un'induzione mentale di livello basso), mettendovi fine; in quest'ultimo caso, ti sveglieresti temporalmente nel momento in cui le armature vi attaccano.
Rey, SkekDor: Se Rey non ha il materiale per capire - né, mi pare, alcun legame diretto con Jester che lo motivi ad aiutarla, skekDor invece capisce abbastanza in fretta cosa stia accadendo: l'interazione della strega con l'ambiente circostante ha creato una frattura nella stasi in cui giaceva il luogo - o il "ricordo" del luogo - in cui vi trovate. Per questa ragione, le armature vi stanno attaccando (consideratelo come un attacco fisico ad area di entità Alta). E' possibile difendere voi stessi e i vostri compagni; inoltre, esclusivamente per questo turno e in virtù della sua enorme conoscenza magica, è concessa a skekDor la possibilità di utilizzare una counter-move per spazzare via le armature prima che queste diano vita al loro attacco - difendendo così anche Jester. Ovviamente, una qualsiasi "interazione violenta" nei confronti della Strega la sveglierebbe, prescindendo dalla sua volontà, interrompendo il ricordo.
A voi la penna, compagni!. -
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Un altro ottimo motivo per arrabbiarsi con la strega.
Disse, guardando con grande freddezza le armature. Non sembrava essere minimamente preoccupato. A tal punto, con freddezza ancora maggiore, fece strisciare la mano fino a una specie di contenitore che aveva sul braccio, per poi estrarne una specie di carta, che scagliò a terra senza ritegno. Nello stesso istante, un qualcosa prese a formarsi. Sembrava, anzi sembravano, delle zanzare molto alte.
Distruggete questi pezzi di ferraglia.
Le zanzare si disposero attorno a Rey come a proteggerlo. Erano armate di Lance... e da esse, improvvisamente, partirono dei fulmini, che si scagliarono a grande velocità contro le armature.. -
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