The End of a Trail

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    Il salto dimensionale fu breve ed immediato, consegnandoli ad una nuova realtà, esattamente nella stessa identica posizione in cui si erano ritrovati quando lo Youkai assassino aveva fatto irruzione all'incontro tra Capi-Famiglia: lo sconosciuto dai capelli ricci e neri era ancora ben dritto in piedi, il piccolo Elia gli stava attrespolato sul braccio sinistro -rannicchiato contro la bianca camicia che gli fasciava il torace -, e l'uomo dall'occhio bendato era ancora natiche a terra, con la collottola di stoffa del kimono stretta nel pugno destro dello straniero.

    Prima che venisse invitato a farlo dal diretto interessato, il
    Dottor Harold Blue mollò la presa sul Samurai per circondare le spalle del bambino con intento consolatorio, lasciando così il Samurai libero di rimettersi in sesto e acclimatarsi alla nuova situazione.

    Come il contrasto tra il calore prodotto dell'esplosione che si erano lasciati alle spalle e la frescura con cui l'ombra della foresta li accolse al termine di quel breve teletrasporto avrebbe potuto fargli supporre, i tre doveva trovarsi ora alle soglie del Kijahana Fahari, il Bosco Vivente... e mentre -in lontananza, alle loro spalle- un denso pinnacolo di fumo nero si innalzava dal tetto sventrato della sala-riunioni del Palazzo del Feudatario, nel silenzio vibrante di quella natura incontaminata, per un lungo momento non ci fu altro suono che il singhiozzare man mano più quieto del piccolo.


    « Ehi... ehi... è tutto a posto ora. »
    lo rincuorò ancora il Moro, cullando il suo passeggero e sorridendo rassicurante
    « Guarda un po' dove siamo...! »

    jpgCi volle ancora qualche minuto di paziente esortazione perché Elia si calmasse del tutto, ma quando scollò il faccino dal collo del suo salvatore, gli occhi gli si riempirono di meraviglia alla vista del verde lussureggiante e del colore vivace dei fiori esotici.

    « ...è il bosco di Amon? »
    bisbigliò il piccolo, con gli occhi lucidi di commozione ed impazienza

    « Beh... credo di sì: se è quello che hai desiderato, non si può sbagliare. »
    assentì l'uomo con gli occhiali, scrollando le spalle e gettando un'occhiata in giro
    « Quindi... va bene se ti lascio qui...? Sei... sei sicuro...? »

    L'aria dubbiosa e un po' apprensiva dello straniero si infranse contro il sorriso contento di Elia, e fu con un mezzo sospiro e un po' di riluttanza che il quattrocchi rimise il suo passeggero in piedi sulle proprie gambette, prima di inginocchiarsi per stare al suo livello.

    «Allora, ti auguro buona fortuna. »
    concluse con rassegnazione, schioccandogli un bacino sulla guancia
    « E... se cambi idea o hai bisogno di aiuto, ricordati di chiamarmi:
    ti ho fatto vedere come si fa...? »


    Il bambino parve rifletterci con aria molto concentrata, ma infine scosse la testolina; così, i due cominciarono a confabulare con tono sommesso... apparentemente del tutto dimentichi dell'esistenza di Nobunaga.

     
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    "Il profumo dei fiori non va contro vento, non quello del sandalo, del tagara e del gelsomino;
    il profumo dei buoni va contro vento: un uomo retto pervade tutte le regioni".


    (Buddha)


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    Bosco della Strega, Kijani Fahari.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Capitolando al suolo, confuso e privo di forze, Nobunaga ristette alcuni attimi in silenzio, soffocando la nausea e cercando di riprendere coscienza di cosa fosse accaduto.

    « Ehi... ehi... è tutto a posto ora. Guarda un po' dove siamo...! »
    « ...è il bosco di Amon? »

    Non era riuscito a salvare il proprio Signore: in un déjà vu di fallimenti ricorrenti, ebbe come l'impressione che i ricordi di quell'attacco a palazzo si si fossero sovrapposti alla presa di Sequerus, lì dove aveva perso un capo ed un vecchio amico. Così era accaduto pochi mesi dopo anche per il figlio orfano, e se già questo non si fosse rivelato un validissimo motivo di disonore, ancor peggio fu per l'uomo riscoprirsi ronin e non più samurai, poiché non vi sarebbe stato alcun Vuist nell'Occidente, nei secoli futuri.

    « E... se cambi idea o hai bisogno di aiuto, ricordati di chiamarmi: ti ho fatto vedere come si fa...? »

    Barcollò, rimettendosi sulle proprie gambe con fatica. Nonostante l'età matura, portava i capelli folti e neri sciolti sulle spalle. Gli occhi a mandorla erano incorniciati da piccole rughe, brillando tuttavia d'una vitalità indubbiamente giovanile; una fiamma sempre viva, scalpitante fra i riflessi nocciola ed ambra dell'iride. Le labbra erano screpolate, le mani callose. Gli abiti tipici del suo presidio apparivano di ottima fattura, segno del ruolo primario che aveva ricoperto fino a quell'istante, come capo di un esercito.

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    -Combattete come uno Youkai, ma non siete evidentemente uno di loro.
    Si rivolse allo sconosciuto con voce era bassa e roca, perfetta per un uomo non più giovanissimo quale era e con il volto deturpato dalle rughe e le cicatrici. Nessun tono di sfida era manifesto, piuttosto una notevole confusione.
    -Chi siete? Eravate nella Resistenza?

     
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    -Combattete come uno Youkai, ma non siete evidentemente uno di loro.

    « ...ehm... »

    Quando la voce roca dell'unico altro sopravvissuto al massacro prese la parola, richiamò all'istante su di sé l'attenzione degli altri due astanti, ma se -dal canto suo- Elia si limitò a rimbalzare gli occhioni dal suo amico al Nobiluomo dell'Ovest, il Dottor Blue trasalì un poco: con ogni probabilità doveva essersi così concentrato sul bambino da aver dimenticato tutto il resto.

    -Chi siete? Eravate nella Resistenza?

    « Io... beh... in un certo senso... »

    jpgStiracchiando le labbra in un sorriso un po' imbarazzato, l'uomo dai folti ricci scuri si rimise lentamente in piedi, e dopo aver passato la suola dell'elegante scarpa destra sul terriccio rossastro -per cancellare i solchi che vi aveva appena inciso con un bastoncino-, infilò una mano in tasca e portò l'altra a riaccomodare pensosamente sul naso il ponte delle lenti dei suoi spessissimi occhiali.

    « ...ero presente alla riconquista di Sequerus, e non parteggiavo per i Governatori, quindi potremmo dire che è così. »
    rispose, evitando di mentire, ma cercando di rimanere sul vago
    « Sono amico di Elia. Speravo che dopo la guerra sarebbe stato felice e al sicuro, ma poi ho avvertito che era in pericolo e sono accorso. »

    E mentre la mimica del suo corpo longilineo raccontava un atteggiamento rilassato e quanto il più possibile neutro, lo straniero scompigliò in un gesto distratto i capelli del bimbetto per fargli sapere che non c'era da preoccuparsi.

    « Non so cosa sta succedendo qui, ma... la mia priorità resta questa.
    E voi, mio signore: cosa pensate di fare adesso? Avete un altro posto dove stare? »

     
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    Bosco della Strega, Kijani Fahari.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    Quel tale si presentò come un benefattore, particolarmente attento a non rivelare la propria identità, nonostante la richiesta. Nobunaga lo notò, decidendo tuttavia di non insistere; alla luce del debito di vita che aveva contratto nei suoi confronti, pensò infatti di ricambiarlo almeno in parte con quella piccola vittoria.

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    « Non so cosa sta succedendo qui, ma... la mia priorità resta questa.
    E voi, mio signore: cosa pensate di fare adesso? Avete un altro posto dove stare? »


    Non ebbe da ridire sulle necessità dello straniero, né diede l'idea di interessarsene: da quanto gli era parso di capire, sia il misterioso figuro che il bambino avevano ottenuto ciò che desideravano e -soprattutto- erano salvi ed in un territorio evidentemente più sicuro.

    -Devo... devo tornare dalla mia famiglia.

    Quell'esternazione gli uscì spontanea, quasi un pensiero pronunciato a voce troppo alta: aldilà della tragedia e dei doveri, in quel delirio di mostri, youkai e chissà che altro abominio in una terra evidentemente abbandonata dagli dei, il suo primo pensiero fu rivolto ai suoi cari... ed al figlio che aveva lasciato a casa.
    Orfano di madre, il suo ragazzo non era un infante quanto quello che gli sostava di fronte, tuttavia ai suoi occhi non appariva mai troppo diverso al bambino che portava sulle spalle di notte, quando non riusciva a dormire e piangeva disperato.

    -Poi... farò qualcosa per salvare la mia terra.

    Non aveva le idee molto chiare -e come avrebbe potuto... troppo abituato agli affari degli uomini e non alle cose divine- ma non avrebbe lasciato al figlio il futuro orribile che -fastidioso- bussava alle porte dell'Occidente.




    Edited by Drusilia Galanodel - 10/4/2019, 18:26
     
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    -Devo... devo tornare dalla mia famiglia.

    Udendo la sua semplice risposta, il Samurai lo colpì: non perché lo straniero trovasse qualcosa di strano nell'apprendere che quell'uomo ormai segnato dalla vita e dal tempo avesse da qualche parte degli affetti, né perché gli risultasse in qualsiasi modo sorprendente il pensiero che egli desiderasse aggrapparsi ai punti fermi della sua esistenza, ma perché... beh, banalmente, aveva una famiglia anche lui.

    -Poi... farò qualcosa per salvare la mia terra.

    Serrando le labbra ben disegnate in una linea sottile -e costringendosi a mordersi la lingua- l'uomo con gli occhiali si limitò ad annuire con aria grave: in quel momento, sarebbe stato oltremodo semplice manifestarsi a lui, trarre vantaggio dalla debolezza con cui il dolore tenta le anime che sferza, e fargli allettanti promesse per convincerlo di quanto sarebbe stato saggio e sicuro scacciare il fuoco con il fuoco, ma... non lo avrebbe certamente ringraziato, alla fine.

    Per quello aveva scientemente evitato di presentarsi, preferendo lasciare che quel nome -il nome di Harold Blue- cadesse nell'oblio insieme a quello dei tanti altri attori avvicendatisi sul palcoscenico di quelle terre senza pace. Per quello si era rifiutato di chiedere a quell'uomo quale fosse il suo, sapendo che la purezza dei suoi virtuosi ideali sarebbe probabilmente uscita intaccata,
    sporcata, dal loro incontro.

    Quel Samurai non era sprofondato nella disperazione: aveva qualcosa per combattere e qualcuno per cui vincere, e fintanto che la fiamma di una virtuosa determinazione avrebbe brillato nel suo sguardo, avrebbe avuto la forza di trovare una strada da percorrere.

    Inoltre, meno tracce lasciava in giro, meno ripercussioni rischiava di provocare: su Endlos gli dei non esistevano, ma... solo loro sapevano quanto l'Ovest
    non avesse bisogno di altri problemi. E poi, la fortuna arride agli audaci - e, lui, di fortuna, ne sapeva abbastanza.

    « Ho il presentimento che riuscirete in entrame le cose, Signor Samurai. »
    replicò il Moro, abbozzando un sorriso fiducioso
    « Quanto a te, Elia... è ora che anche tu vada dalla tua famiglia:
    Amon ti starà aspettando. »


    « ...non mi accompagni? »

    Abbassando lo sguardo sul musetto imbronciato del bimbo, il Dr. Horrible si vide passare davanti agli occhi lo sguardo ostile dello Scorpione, la virulenza dell'intento omicida che gli aveva rivolto contro nei sotterranei, e le sue apertissime minacce di morte nel tempo di un battito di cuore, e... anche se il Samurai aveva elogiato le sue capacità come combattente, in realtà non era un amante delle scazzottate.

    jpg
    « Temo proprio di dover... scappare. »
    concluse con un sorriso tirato, stringendosi nelle spalle
    « Ma non preoccuparti: questo bosco è vivo, e sono certo che d'ora in avanti i suoi kami ti accoglieranno bene e ti proteggeranno. »

    Battendo un ultimo buffetto sulla testa del bimbo, l'uomo si preparò ad abbandonare l'Ovest.

    « Abbi cura di te. »

     
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    « Ho il presentimento che riuscirete in entrame le cose, Signor Samurai.
    Quanto a te, Elia... è ora che anche tu vada dalla tua famiglia: Amon ti starà aspettando. »

    « ...non mi accompagni? »

    Nobunaga ascoltò il moro in silenzio, attendendo il momento per potersi congedare a sua volta: sarebbe tornato a nord, nel Nishikaigan, sua terra natale ed unico luogo dove avrebbe voluto trascorrere il proprio tempo, fino alla fine dei propri giorni.

    « Temo proprio di dover... scappare.
    Ma non preoccuparti: questo bosco è vivo, e sono certo che d'ora in avanti i suoi kami ti accoglieranno bene e ti proteggeranno. »

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    Nell'ascoltare quello scambio di battute, il Ronin si trovò tuttavia a mimare una smorfia di disapprovazione: ringraziava lo sconosciuto del salvataggio, ma davvero non capiva il motivo per cui avrebbe dovuto abbandonare il piccolo Elia da solo e in un bosco. Chissà quali bestie si celavano fra la vegetazione, pronte ad attaccare: da anni si parlava addirittura di una Strega che dimorava in quei luoghi, lontana dalla civiltà umana.

    -Ti guiderò io- si propose, convenendo che avrebbe dovuto deviare la strada del ritorno di ben poco -Quando ti riterrò al sicuro, proseguirò per la mia dimora. Quanto a lei, signore, le auguro una vita felice.
    Anche perché -visti i precedenti- dei Kami proprio non si fidava.
    La salvezza di quel bambino doveva dipendere dalle mani di un uomo: deboli, ma reali.
    -Andiamo, ragazzo: non abbiamo molto tempo prima che calino le tenebre.


     
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5 replies since 10/4/2019, 14:32   146 views
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