Compagni di Merende

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    jpgPer l'ennesima volta nell'arco di una decina di minuti massimo, quasi il suo tanto regale quanto ossuto fondoschiena fosse alla continua ricerca di una posizione più comoda sulla -in vero- sofficissima imbottitura della poltrona che occupava, l'ospite scavallò le lunghe leve solo per riaccavallare quelle gambe da trampoliere a ruoli invertiti: prima il retro del ginocchio destro aveva agganciato la rotula sinistra, ora il contrario, e tra pochissimo -c'era da scommetterci- non gli sarebbe più andata bene nemmeno quella posa.

    Con una smorfia insofferente sul volto spigoloso -decorato sul mento da una violacea barbetta caprina-, arricciando le labbra ben disegnate ma da cui affioravano in modo innaturale dei canini puntuti, l'uomo biancovestito portò una mano al taschino del panciotto e ne trasse l'orologio a cipolla che vi teneva riposto con un gesto così rapido e automatico da far supporre una vecchia abitudine o un tic involontario; con autentica noia negli occhi verdi -visibilmente cerchiati da occhiaie scure-, sbirciò di sfuggita numeri e lancette che decoravano il quadrante, e poi lo rimise al suo posto.


    « È in ritardo. »

    Lo sentenziò col tono secco di un'accusa, ma in qualche modo sfumato dal broncio che gli stava provocando il dover aspettare ancora quando sul tavolino del soggiorno che gli stava davanti -perfettamente inbandito per il thé della merenda- la Sachertorte (e una intera altra pletora di dolcetti monoporzione) lo fissava così languidamente invitante.

    « Oh, non si crucci, mio Signore: sa come sono fatte dame e fanciulle... »
    si affrettò a rincuorarlo l'altra -sinistra- presenza nella stanza
    « Essendo tendenzialmente irrazionali, perdono facilmente cognizione del Tempo. »

    Rigidamente sull'attenti, immobile ed in piedi dietro il seggio del suo Re, stava uno strano figuro che non sarebbe risultato del tutto sconosciuto alle genti di Laputa: nelle ultime settimane aveva attirato su di sé l'attenzione dei cittadini piantonando un lampione della Città Alta (e piagnucolando ed inquietando tutti nel frattempo), e sebbene il pallore cadaverico della sua pelle -accentuato dal fucsia acceso dei capelli a caschetto- e gli strabuzzati occhi gialli e rosa avrebbero indotto chiunque a temere per la sua salute, avveva sulla faccia un'espressione che si sarebbe potuta definire felice.

    « Sono certo che arriverà sicuramente! »

    Ruotando un poco il capo per scrutare il Servitore da sopra una spalla,
    il Nobiluomo gli scoccò un'occhiata di sufficienza.


    jpg
    « Ciò è quanto mai ovvio Midas, visto che questa è casa sua. »
    sentenziò lapidario, puntellando un gomito sul bracciolo per posarvi il capo
    « Il tuo acume è talmente smussato da rivaleggiare con un cucchiaio da thé nella classifica delle armi più utili a far rimpiangere una morte rapida. »

    « Oh... Grazie, Maestà! »

    Uno sbuffo esasperato dell'uomo in bianco fu il chiaro segnale rivelatore che il suo non era stato un complimento, ma -continuando a sorridere in maniera raggiante e sinistra- l'altro non parve cogliere il messaggio; naturalmente, la conversazione su quel punto sarebbe potuta andare avanti per un bel po' -fornendo al Sovrano un modo quantomeno divertente di trascorrere l'attesa-, ma... in quel momento, nel silenzio di stanze vuote, la porta degli appartamenti privati dell'Autocrate si aprì.

     
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    "I due maggiori tiranni del mondo: il Caso e il Tempo".

    (Johann Gottfried Herder)


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    Appartamenti dell'Alfiere, Mastio.
    Presidio Errante, Endlos.

    Quando Hermes e Jacob -i due giovani soldati a cui quel giorno era stato dato il compito di guardia all'interno del Mastio- si disturbarono ad aprire le porte degli Appartamenti dell'Alfiere con rapidi movimenti marziali, la Dama del Vento non era ancora apparsa alla loro vista: nonostante fosse quasi impossibile udirne i passi, leggeri come una brezza primaverile, i più assidui frequentatori di quegli ambienti avevano imparato a cogliere il gradevole profumo di rose fresche che annunciava la presenza di Drusilia Galanodel negli ambienti chiusi.

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    Apparve infatti poco dopo: in un abito bianco dalla gonna lunga e velata, non indossava alcun gioiello, incoronata soltanto dal una cascata di capelli castani, lucenti e tenuti completamente sciolti sulle spalle scoperte. Oltrepassandoli con grazia ed un sorriso garbato, si diresse senza indugi in alcune delle camere dedicate agli ospiti, completamente assorta nella ricerca di una spazzola di proprietà della sua piccola Asaliah; le aveva infatti raccontato di averla persa il pomeriggio precedente, probabilmente distratta da Polpetta.

    Chiusa l'ennesima porta, l'Alfiere Errante si diresse a quella successiva, ma -quando ebbe modo di spalancarla ed indagare sul contenuto- non entrò né la oltrepassò, procedendo altrove, piuttosto rimase immobile e con gli occhi sbarrati. Posando lo sguardo smeraldino su un volto conosciuto, ma inaspettato e del tutto fuori luogo, impallidita al punto da dar l'idea di aver appena visto un fantasma, sentì i muscoli tendersi improvvisamente e le viscere contorcersi in memoria di un'esperienza che avrebbe preferito dimenticare per sempre.

    -...

    La gravità degli eventi legati alla figura cardine di quella scena estemporanea -per quanto l'avesse di fatto colta di sorpresa- non le permise tuttavia di elaborare pensieri particolarmente complessi o -in qualche modo- tolleranti. In realtà, la Dama del Vento non ebbe nemmeno tempo di ragionare sul da farsi: reagendo istintivamente al pericolo, il corpo le si mosse da solo.
    Mentre il cielo fuori dalle vetrate si copriva di nubi nere e cariche di energia e pioggia, la luce da lei stessa emanata finì così per concentrarsi nella mano destra, aumentando d'intensità e tramutandosi in una lama brillante, prima che lo stesso braccio si muovesse e l'Alfiere si lanciasse nell'imitazione di un affondo di spada. Un raggio luminoso partì da quel gesto istintivo e rapidissimo, ben direzionato sull'uomo in bianco seduto sul suo divano ed all'altezza del cuore. Quasi contemporaneamente, un lampo illuminò la sala, mentre frammenti di vetro volavano in tutte le direzioni ed un fulmine sospetto quanto innaturale raggiungeva l'ospite sgradito, violento quanto spaventoso.
    In condizioni normali, nessun invasore ne sarebbe uscito vivo.

    Con il respiro affannoso per lo spavento, Drusilia fu invasa solo dalla volontà di non permettergli di compiere del male per primo: né su di lei, né sui suoi cari.
    Nemmeno al suo popolo.

    Energia: 110 -40-40= 30%

    ____________________________
    ABILITA' PASSIVE
    (link alla scheda)

    GALANODEL »
    [Resistenza a Veleni e Malattie: 5 | Difesa da Veleni e Malattie: 2 | Volo: 5 | Assenza di Ombra: 5 | Rigenerazione: 5 | Scurovisione: 5 | Malia tramite Sangue: 5]

    GODDESS OF LOVE »
    [Malia d'Amore: 5 | Anti-Malia: 5 | Lie-Detector: 5 | Mindfuck-Alert: 5 | Trick-Detector: 5 | Empatia: 5 | +10% di Energia: 5]

    LADY OF THE WIND »
    [Manipolazione Atmosferica: 0 | Instant Casting: 5 | Antiauspex-Radar: 5 | Auspex “Radar”: 5 | Auspex di Composizione dell'Aria: 5 | Bonus alla Velocità: 5 | Doppio Bonus all'Agilità: 5+5=10]

    GODDESS OF BEASTS »

    [Linguaggio animale: 5 | Malia di serenità per le sole creature istintive: 5]

    AURA DEI GIUSTI »
    [Malia di carisma]

    ____________________________
    TECNICHE ATTIVE

    Affondo dell'Angelo »
    Drusilia evoca tra le mani una spada di luce. Qualora avesse la Nanatsusaya, questa inizierebbe a brillare non più di aura violacea, bensì di un chiarore di stelle e luci diffuse. La Dama Galanodel compirà dunque un affondo di spada, generando un potente raggio di luce che si propagherà in linea retta, investendo l'avversario. Ha un effetto penetrante, perforante e tagliente.
    Tipologia: attacco.
    Consumo: variabile critico.

    Tempesta di fulmini »
    I fulmini sono delle violente scariche elettriche che si manifestano con l'emissione di luce (lampo) e suono (tuono). Fisicamente il fulmine è determinato dal rapido passaggio di corrente che avviene fra due conduttori (le nuvole, la terra o altri oggetti) quando l'eccessiva presenza di cariche elettriche di segno opposto vengono a contatto una volta che l'isolante (l'aria) non riesce più a tenerle separate. L'aria (circa 78% azoto, 21% di ossigeno) è un isolante (le molecole che la costituiscono normalmente si trovano allo stato neutro) e quindi perché ci sia il passaggio di corrente elettrica deve essere "ionizzata". Ed è proprio questo che Drusilia è in grado di fare: crea fortissime correnti ascendenti e discendenti che provocano la collisione fra i vari elementi che compongono le nubi (piccole gocce di acqua e piccoli cristalli di ghiaccio), generando una separazione fra le particelle più grandi, positive (che si spostano sulla parte più alta) e quelle più picole, negative (che vanno a posizionarsi verso il basso).La suddetta separazione produce enormi differenze di potenziale sia all'interno della nube che fra la nube e la terra, che per induzione tende a caricarsi positivamente. La differenza di potenziale supera la capacità isolante dell'aria e a questo punto le cariche vengono a contatto scoccando il fulmine. Grazie a questo principio, Drusilia è in grado di far cadere in un'area di 5m da lei o da un suo centro di casting un fulmine nube-terra, nube-aria o nube-nube, a seconda di dove si combatte. Il soggetto colpito non muore, ma subisce danni ingenti come il malfunzionamento del sistema nervoso, con conseguenze disastrose sulla capacità di muovere i propri muscoli, per non contare lo shock provocato da una simile esperienza ed esserne usciti vivi...
    Tipologia: attacco.
    Consumo: critico.
     
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    La Dama del Vento fece il suo ingresso a casa propria con una disinvoltura del tutto ordinaria: come al solito, transitò in quell'ambiente che le era familiare, chiuse l'uscio alle spalle, e spalancò il battente che conduceva al salotto, ma anziché oltrepassare la soglia, rimase congelata davanti all'arco di comunicazione dei due ambienti; gli occhi smeraldini si sbarrarono in un moto di sorpresa, incrociarono quelli verde peridoto dell'ospite, e ad essi si incatenarono per un denso e fugace istante. Poi, lo bombardò.

    Impallidendo come se avesse appena visto i cancelli dell'oltretomba spalancarsi sulle fauci dell'abisso (cosa non implausibile, data l'atmosfera che quel cielo livido stava rovesciando sulla città), la donna dalla folta chioma castana scaricò in direzione dello sconosciuto in poltrona una lama di luce e un fulmine ruggente, e mentre l'elettricità statica frantumava vetri e porcellane in una tempesta di schegge, le labbra incorniciate dal pizzetto ben curato del figuro si arricciarono in un mezzo sogghigno.

    In quel momento, un lampo si riversò attraverso le finestre della sala, e fu come se i contorni della scena venissero cancellati da quella vampata di biancore accecante; tuttavia, con grande sorpresa dell'Autocrate, sarebbe stato come se quel flash avesse cancellato anche il frutto dei suoi sforzi, lasciandole in corpo la stanchezza di tutte le energie consumate.

    Recuperata la vista e normalizzatasi la luce, le iridi di smeraldo della Dama avrebbero potuto constatare che anche il dardo di luce e la folgore erano svaniti senza lasciare tracce: l'aria del salotto era ora del tutto scevra dalla tensione che caratterizza l'aria durante i temporali, e più nessuna scheggia sfrecciava in giro, probabilmente perché porcellane e cristallerie giacevano al proprio posto intonse.

    jpgNel silenzio interrotto solo dall'affanno di Drusilia, l'uomo col cilindro bianco -ancora pacatamente seduto al suo posto- contemplò l'ostilità della Signora con un'espressione sottilmente compiaciuta sulla faccia; poi, scavallò e accavallò le gambe, assumendo un'aria sottilmente stizzita.


    « Oh, numi, che razza di maniere:
    prima mi lasci qui ad aspettare, e ora... questa scenata esagerata. »

    sentenziò, agitando una mano nell'aria come per scacciare una mosca ronzante
    « Per carità: siedi, e riprendi fiato, prima che ti saltino in testa nuovi modi di sprecare il mio tempo e le tue energie, crollando esanime sul pavimento come un sacco di patate. »
    concluse, ruotando il polso per poi schioccare le dita, e cambiando tono di voce
    « Midas! Perché te ne stai lì impalato? Falla accomodare
    e servi alla Freulein una fetta di torta. »


    E, d'un tratto, la Dama del Vento si ritrovò affiancata da uno strano tipo: inchinato per metà, pallidissimo e dai capelli fucsia a caschetto, che oltre a fissarla con gli occhi gialli e rosa, e con la bocca snudata in un sorriso ampio -ed inquietante-, le porgeva con una mano il piattino ingombro di una generosa fetta di torta Sacher e una forchettina d'argento con l'altra.

    « Mi auguro che il mio umile dolce sia di vostro gradimento, Signora. »
    esclamò il Servitore, con un candore quasi infantile che strideva col suo aspetto
    « Perché non si accomoda in poltrona? Sarei oltremodo grato di poterle servire il thé. »

    Che accidenti stava succedendo nel Mastio di Laputa? Insomma: chi erano quelle persone?

     
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    Appartamenti dell'Alfiere, Mastio.
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    Quando si era lanciata in quell'atto sconsiderato ed istintivo, la Dama del Vento non aveva minimamente riflettuto sulle conseguenze o la successiva evoluzione degli eventi. Ciò nonostante, se proprio non era possibile fermare quel mostro, la sua coscienza avrebbe accettato come finale perfino una barriera su cui vedere infrangersi le proprie speranze.
    Quello che invece le fu riservato e di cui si rese -ahimè- perfettamente conto fu il ridursi delle proprie energie al nulla più mortificante. A seguito del lampo di luce, infatti, perfino i frammenti di vetro erano tornati a posto e se da un lato fu un bene per la struttura, dall'altro le ricordò quanto negli ultimi tempi i suoi sforzi avessero il pessimo vizio di non servire assolutamente a nulla.
    In un crudele gioco di déjà-vu, Drusilia percepì nel proprio affanno l'unica prova della sua totale impotenza... e le fece davvero male. Come un metaforico coltello che girava più e più volte in una piaga ancora aperta e sanguinante.

    « Oh, numi, che razza di maniere:
    prima mi lasci qui ad aspettare, e ora... questa scenata esagerata. »


    L'Alfiere Errante sollevò il proprio sguardo sull'uomo per la seconda volta, incatenandolo del tutto al suo. Era ancora molto confusa, adirata e contemporaneamente spaventata a morte, tuttavia anche quel gesto fu per lei una sottospecie di riflesso spontaneo, forse acquisito in anni di addestramento militare ed altrettanti di pratica sul campo. Concentrarsi sullo sguardo del nemico la aiutava -ad esempio- ad intercettare le mosse di un duellante... anche se, in quel caso specifico, le sarebbe servito davvero a poco.

    « Per carità: siedi, e riprendi fiato, prima che ti saltino in testa nuovi modi di sprecare il mio tempo e le tue energie, crollando esanime sul pavimento come un sacco di patate. Midas! Perché te ne stai lì impalato? Falla accomodare e servi alla Freulein una fetta di torta. »
    « Mi auguro che il mio umile dolce sia di vostro gradimento, Signora.
    Perché non si accomoda in poltrona? Sarei oltremodo grato di poterle servire il thé. »


    Solo allora Drusilia si rese conto della seconda presenza in quella sala: non che quel Midas si fosse davvero nascosto, ma -date le circostanze- aveva finito per non essere nemmeno tenuto in considerazione come potenziale minaccia. Inchinato per metà verso di lei, mostrava l'incarnato di un morente ed i gusti estetici di un vivo che andava assolutamente condannato. Quando l'Alfiere poi si soffermò a fissargli il sorriso, ebbe improvvisamente modo di comprendere un aneddoto di Gilbert che le era giunto alle orecchie un paio di settimane prima: riguardava uno straniero inquietantissimo che passava il tempo alla Città Alta ad aspettare il proprio Padrone.
    Se avesse saputo l'identità del padrone, probabilmente sarebbe stata lei stessa a gettarlo dall'Occhio di Laputa.

    -...
    Senza riuscire a rispondere, ancora tesa come una corda di violino, mosse i propri passi fino ad una poltrona, accomodandosi. Rimase ancora in silenzio e sulla difensiva, con le dita che affondavano nei braccioli come artigli e la schiena dritta ben separata dai cuscini, pronta a scattare ad ogni segnale di pericolo.

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    Respirò profondamente, accogliendo fra le mani il piattino con una generosa fetta di Sacher e la forchetta d'argento. Non la mangiò subito -però- sentendosi profondamente in conflitto con sé stessa. Con meno adrenalina in corpo ed un ritorno insperato della propria lucidità, osservò che -se Midas era davvero il "mostro sorridente" della Città Alta- quei due avevano avuto modo di intervenire su Laputa già prima di quel momento, scegliendo però di non farlo. Lo stesso era avvenuto per quell'incontro: non era ancora morta e -considerata la differenza di potere- la volontà di tenerla ancora in vita era quantomai evidente.
    Inoltre... le avevano appena offerto della torta al cioccolato.
    A quel punto, se non volevano farle del male e non era loro intenzione di rastrellare laputensi e tramutare anche il suo Presidio in un inferno sulla terra, cosa diavolo volevano da lei!?

    -Chi... chi siete e cosa...
    S'interruppe, accorgendosi di avere la gola secca. Le labbra rosse -quindi- si serrarono, muovendosi nel tentativo d'ingoiare della saliva e chiarirsi la voce.
    -Quale è il motivo... il motivo di questa visita?

     
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    Visibilmente -e comprensibilmente- confusa dagli eventi che le si stavano avvicendando intorno, la Dama del Vento soffermò gli occhi smeraldini sull'uomo in bianco, che ne sostenne lo sguardo senza particolare emozione sul volto signorilmente tediato... almeno finché il Servitore non subentrò sulla scena affiancando la donna, che lo squadrò con un'espressione pittoresca sul viso da silfide: quello sì, che lo costrinse ad arricciare le labbra in una smorfia studiatamente annoiata per dissimulare l'ilarità.

    Probabilmente troppo tesa per notarlo, l'Alfiere Errante si indusse ad avanzare e a prendere posto dove le era stato indicato, e mentre solo allora accettava rigidamente il piattino che le veniva porto dalle mani di Midas, il Nobiluomo fu finalmente libero di affondare la forchettina d'argento nella propria porzione, staccando una bella punta di dolce dalla sua fetta di Sacher e cacciandosela in bocca con un gusto e una teatralità che lasciava intuire una sfumatura in un certo qual modo infantile del suo carattere.


    -Chi... chi siete e cosa...
    in una breve pausa, la Galanodel deglutì e si schiarì la voce
    -Quale è il motivo... il motivo di questa visita?

    Intento com'era a masticare con soddisfazione il proprio boccone, e fermamente convinto di quanto sarebbe stato inaccettabilmente maleducato a parlare con la bocca piena (perché, evidentemente, farsi trovare in un salotto all'insaputa del padrone di casa non lo era), l'interlocutore si limitò a fissarla in silenzio, con uno sguardo divertito che sicuramente anticipò la breve secca risata che gli risalì la gola quando -finito di mangiare- reclinò la testa all'indietro.

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    « “Visita”? Oh, cara: visto quanto sei stata in giro in questi ultimi tempi, lasciandomi qui da solo con quell'ancella mediocre -e dico sul serio: dovresti farle fare un corso, perché non ci si comporta così-, si potrebbe dire che il residente sia io, e quella in visita tu. »
    puntualizzò sagace, prima di fare spallucce e abbandonarsi sullo schienale
    « Ad ogni modo, sono un uomo magnanimo, quindi capisco la tua agitazione: siamo stati insieme abbastanza a lungo da conoscerci un po', ma non abbiamo mai parlato così, quindi posso capire che tu sia sopraffatta... »

    Muovendo quella concessione con tono condiscendente, il figuro bianco vestito depose l'argenteria e portò distrattamente la mano ora libera a carezzare il foulard rosa a pois bianchi che indossava attorno al collo, un foulard che -a guardarlo con più calma- sarebbe di certo parso davvero molto familiare a Drusilia.

    « Comunque sia: oggi sono qui per farti un annuncio. »

     
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    « “Visita”? Oh, cara: visto quanto sei stata in giro in questi ultimi tempi, lasciandomi qui da solo con quell'ancella mediocre -e dico sul serio: dovresti farle fare un corso, perché non ci si comporta così-, si potrebbe dire che il residente sia io, e quella in visita tu. »

    Il sopracciglio destro dell'Alfiere Errante s'inarcò vistosamente, segno di perplessità nei confronti di quelli che le apparivano come vaneggi a cui non sapeva dare una collocazione o un perché.

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    « Ad ogni modo, sono un uomo magnanimo, quindi capisco la tua agitazione: siamo stati insieme abbastanza a lungo da conoscerci un po', ma non abbiamo mai parlato così, quindi posso capire che tu sia sopraffatta... »

    "Insieme...!?"
    Esattamente in quale universo avrebbe trascorso amabilmente del tempo con uno dei suoi nemici giurati? Con il complice di quei demoni disgustosi? Perché si... ricordava benissimo il momento in cui lo aveva intravisto al cimitero: quello schifoso aveva detto al proprio telefono che si sarebbe occupato delle infrastrutture dell'evento, quindi era ugualmente colpevole!
    Osservandolo stizzita, finì tuttavia per seguire il movimento di una delle sue mani, distrattamente sorpresa a carezzare il foulard rosa a pois bianchi che indossava attorno al collo.
    Fu allora che la Dama del Vento rabbrividì... come poche altre volte in vita sua.

    Il foulard rosa a pallini bianchi, l'ancella con cui lo aveva abbandonato, il conoscersi da qualche tempo... il filo conduttore di quegli indizi portava ad una soluzione soltanto, e Drusilia la trovò -assieme a tutte le implicazioni che si portava dietro- quantomai spaventosa.
    Sotto ogni punto di vista.

    -Tu...- balbettò, indicandolo incredula -... tu.
    Il secondo tentativo di accusa le scivolò dalle labbra rosse con meno confusione del primo, e decisamente molta più rabbia. Non a caso riuscì a schiodarsi da quello stato da stralunata in cui si era trovata per sorpresa mista a paura, trascinata via da un impeto di furia ed indignazione. Sbattendo il piatto di torta sul tavolino ed appuntando le mani su di esso, si sporse in avanti verso l'intruso, fissandolo in cagnesco.

    jpg

    -Tu... TU SEI POLPETTA!?

    Possibile che si fosse introdotto così facilmente nel suo territorio, passando per un semplice cane sovrappeso? E lei, a cosa diavolo pensava, mentre se lo portava a spasso? Possibile che nessuno si fosse accorto del mostro che si portava dietro? Certo, sapeva che alcuni nutrissero antipatie verso la non-tanto-povera bestia ma... quell'errore era stato grave. Da parte di tutti... ma soprattutto sua.
    Era una stupida.

    -Tu...-
    continuò, digrignando i denti e stringendo le dita in pugni serrati -... e comunque non ti permetto di dare dell'ancella a mia figlia!- non che ci fosse realmente qualcosa di male nell'esserlo, ma era comunque la sua bambina e come tale andava considerata -E Augustus è un tutore eccellente!

     
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    -Tu...... tu.

    Mentre lo additava, quel balbettio incredulo fu solo un debole preludio del suo shock, e dove prima c'era confusione e paura, nel cuore della Dama crebbe la rabbia: una rabbia irrazionale, che non poteva che imputare a sé stessa, ma di cui a fare le spese fu il piatto del dolce e -per riflesso- il povero Midas che ne era stato l'artefice, e che cominciò così silenziosamente a contristarsi dello sdegno riservato dalla illustre commensale del suo eminentissimo Sovrano al proprio lavoro di pasticceria.

    -Tu... TU SEI POLPETTA!?

    Con i palmi delle mani premuti sul tavolino per farle da appoggio mentre si rivolgeva contro quel tale dal pizzetto caprino, la donna si sporse in avanti per fulminarlo con gli occhi verdi, dando sfoggio di quel cipiglio aggressivo con cui era solita intimidire i pavidi e intrigare i più deboli al suo fascino ultraterreno, ma...

    Nel contemplarne da vicino la furia, immobile e rilassato nel suo posto in poltrona, il Nobiluomo conficcò la posata d'argento nella propria fetta di torta, e ne infilzò un altro pezzetto sui rebbi della forchettina, prima di farlo dondolare davanti al naso della silfide con molta
    nonchalance, scandendo una prima osservazione, a cui quell'oscillazione fece eco come un indice sentenzioso.

    « Non si indicano le persone, cara: è una cosa rude. Ahm. »
    asserì, facendo sparire il boccone cioccolatoso tra le fauci
    « Comunque, se ti piace usare pubblicamente i nostri nomignoli da camera, non ho obiezioni:
    sono vezzi socialmente accettabili per le donne. »


    -Tu ... e comunque non ti permetto di dare dell'ancella a mia figlia!-
    un nuovo accesso d'ira lampeggiò nelle iridi smeraldine, mentr'ella serrava i pugni
    -E Augustus è un tutore eccellente!

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    « Augustus... Augustus... »

    Deponendo il pezzo d'argenteria sul bordo del piattino, l'uomo biancovestito portò il taglio dell'indice a picchettarsi le labbra in un gesto pensieroso che ben si abbinava al cipiglio vagamente concentrato che gli corrugò la fronte; ma durò solo un momento, perché un istante più tardi scrollò le spalle, come se non fosse una questione di troppa importante.

    « Intendi quel ragazzotto imbranato, con gli occhiali spessi e l'aria da bietolone, immagino. »
    sospirò, muovendo con la mano lo stesso cenno con cui si allontana una mosca
    « Sarà anche un tutore quotato come sostieni, ma la domanda giusta da farsi è: “è anche una buona governante?” Perché non mi sembra che abbia insegnato alla ragazza come si sta dietro ad un ospite. »

    E, alzando un sopracciglio, rivolse alla Dama del Vento un'occhiata eloquente, muovendo con convinzione un cenno con il capo, assolutamente convinto delle sue argomentazioni.

     
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    Presidio Errante, Endlos.

    « Comunque, se ti piace usare pubblicamente i nostri nomignoli da camera, non ho obiezioni:
    sono vezzi socialmente accettabili per le donne. »

    Colta alla sprovvista da quel commento surreale che le suonò come un'accusa totalmente falsa e compromettente, si ritrovò involontariamente ad arrossire. Non abbassò tuttavia lo sguardo o si abbandonò in atteggiamenti cortesi, piuttosto continuò a bruciare di rabbia.
    Quell'idiota con troppo potere fra le mani... ci era o ci faceva?!?!
    « Intendi quel ragazzotto imbranato, con gli occhiali spessi e l'aria da bietolone, immagino. Sarà anche un tutore quotato come sostieni, ma la domanda giusta da farsi è: “è anche una buona governante?” Perché non mi sembra che abbia insegnato alla ragazza come si sta dietro ad un ospite. »

    Stringendo i pugni fino a farsi del male e contenendosi grazie a chissà quale miracolo, la Dama del Vento si rese conto di essere in sua presenza soltanto da pochi minuti... e desiderare già con ardore di prenderlo violentemente a schiaffi. A prescindere da quali fossero gli schieramenti o i suoi piani politici futuri.
    -Innanzitutto, Augustus è un bravo ragazzo, volenteroso e capace: ammesso che abbia delle pecche a riguardo -cosa che non credo- imparerà, ma ciò che importa è mi fido ciecamente di lui. Quindi non accetto critiche nei suoi confronti, soprattutto da qualcuno che mi è piombato in casa con l'inganno.
    Mise in chiaro la questione, e la chiuse lì perché non c'era altro da aggiungere.
    -Secondo: io e te non abbiamo nulla che possa considerarsi "da camera".
    Non c'è nessun nomignolo e nessuna camera.


    Solo allora si staccò dal tavolino, accomodandosi nuovamente alla poltrona e riprendendosi la torta, pugnalandola con la forchetta come a trasferire i suoi intenti omicidi sul povero dolce. Preso il suo boccone, lo masticò rabbiosa, cercando di calmarsi - ma solo perché consapevole di non potergli fare assolutamente nulla, in quella situazione.

    wh7MB7b

    -Ultimo, ma non meno importante: non ho idea di chi siate e cosa vogliate da me.
    Siete venuti a ricattarmi? Torturarmi? Rapirmi per darmi in pasto a quel mentecatto di Fistadantilus?


     
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    Dopo aver messo in atto delle inutili puntualizzazioni sul qualcosa di cui non stavano discutendo a proposito di quel tale Augustus, l'Autocrate si staccò dal tavolino per tornare ad occupare il suo posto in poltrona, e seppur lo fece con una brutalità degna di un macellaio e la grazia di uno scaricatore di porto, vederla finalmente dedicarsi alla degustazione della propria fetta di torta Sacher riaccese un barlume di speranza negli occhi gialli e rosa di Midas.

    Nel vederla chiudersi così sulla difensiva e negare i loro
    trascorsi, il Sovrano si limitò invece a sogghignare un poco -sottilmente divertito- e a scrollare leggermente le spalle con un lieve sospiro: dopotutto, la ritrosia era un prevedibile atteggiamento tipicamente femminile.

    -Ultimo, ma non meno importante: non ho idea di chi siate e cosa vogliate da me.
    Siete venuti a ricattarmi? Torturarmi? Rapirmi per darmi in pasto a quel mentecatto di Fistadantilus?


    Il suono di quel nome parve gettare un'ombra impercettibile sulla brillante spensieratezza del Nobiluomo, ma -essendo plausibilmente concentrata su sé stessa- difficilmente la Dama se ne sarebbe avveduta; anche perché, un istante più tardi, ogni traccia di quell'inespresso sentore fu spazzato via da una nuova allegra risata.
    jpg
    « Tecnicamente, se le cose non fossero sfuggite di mano all'organizzazione dell'evento, sarei stato un compratore,
    e non un... un venditore. »

    nel pronunciare quella parola, finì per caricarla di un certo istintivo disdegno
    « Ad ogni buon modo, il motivo per cui sono qui è che -come ti accennavo poc'anzi- ho un annuncio da farti. »

    Chinandosi in avanti quel tanto che bastava a posare sul tavolino il piattino del dessert terminato per sostituirlo con una tazza di thé caldo con piattino di appoggio, il figuro in bianco avvicinò la ceramica al viso per respirare il caldo aroma del liquido ambrato e sorbì con calma un bel sorso, prima di riadagiarne il fondo sul piattino sospeso nel palmo sinistro.

    « Ebbene...in questo periodo sotto copertura ho avuto modo di osservarti, perciò, ho deciso: accetto la tua candidatura. »

     
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    La puntualizzazione che quel tale ci tenne a fare non fu invero di alcuna utilità per la Dama del Vento: che comprasse o che vendesse, restava comunque uno di loro. Aveva assistito al massacro senza far nulla nonostante il suo potere, ponderando addirittura di comprare qualche lotto dell'Asta, alimentando così quella macchina di morte e dolore che aveva fatto a pezzi il cuore del Pentauron.
    E comunque... non si era ancora presentato.

    « Ad ogni buon modo, il motivo per cui sono qui è che -come ti accennavo poc'anzi- ho un annuncio da farti. Ebbene...in questo periodo sotto copertura ho avuto modo di osservarti, perciò, ho deciso: accetto la tua candidatura. »

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    -...eh? Candidatura... a cosa?
    Retrocedendo istintivamente contro lo schienale della poltroncina su cui era comodamente seduta e muovendo le ciglia nere come se fossero ali di farfalla, l'Alfiere Errante si trovò per l'ennesima volta stranita quanto perplessa. Dopo essersi ricordata di non aver seri problemi di udito, abbassando lo sguardo alla sua torta -invero molto buona- sospettò di aver ingurgitato assieme ad essa qualche sostanza allucinogena. Non che lei ne fosse in qualche modo debole: semplicemente, non riusciva a darsi delle spiegazioni anche solo lontanamente sensate alla strana successione di eventi che aveva seguito il suo ingresso in quel salotto. Oltretutto... per colpa di una spazzola.
    -Non... non ricordo affatto di essermi candidata a qualcosa.

    Negando di primo impatto qualunque cosa le avesse appena proposto, Drusilia cercò -con discreto rammarico- di recuperare ogni singolo ricordo che conservava della Notte della Prima e... no. Non ricordava di averlo incontrato in posti diversi dal Mausoleo del Pentauron, in una situazione disperata in cui era anche in compagnia di Yoko. In aggiunta, né lei e nemmeno il suo amato si erano mai azzardati ad uscire dal proprio nascondiglio durante i rastrellamenti e non avevano ovviamente avuto alcun contatto col losco figuro, se non quello visivo e qualche frase carpita di nascosto dalla sua chiamata telefonica.
    Che si fosse semplicemente confuso con un'altra persona?

     
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    -...eh? Candidatura... a cosa?
    presa in contropiede, la donna si rintuzzò nell'imbottitura della poltroncina
    -Non... non ricordo affatto di essermi candidata a qualcosa.

    Davanti alla confusione della Dama del Vento, il volto del Nobiluomo senza nome -sempre comodamente assiso in poltrona, con la schiena ben dritta- si trattenne in una indecifrabile maschera di contegno e serietà.

    « Lo hai fatto, cara: raccogliendo l'argento nuziale nella Cattedrale di Kisnoth. »
    asserì con calma, chiudendo gli occhi con fare rilassato e gustandosi il thé
    « Perciò, ormai è deciso: d'ora in avanti, vivrò qui con te. ★ »

    Se non fosse stato per il movimento elegante e meccanico con cui staccò la tazza dal piattino di appoggio per accostarla alle labbra e sorbirne un nuovo sorso, sarebbe di certo apparso in tutto e per tutto simile ad una statua.

    « So che ti sentirai probabilmente sopraffatta del peso del grande onore che ti è stato concesso, e che ti salteranno in testa chissà quali pensieri bizzarri sul fatto di non essere sufficientemente all'altezza, ma... »

    In aperta controtendenza ai modi signorili e garbati di un attimo prima, il viso dello sconosciuto si deformò in un'espressione sbarazzina e divertita, che non mancò di corredare anche di un occhiolino rivolto alla Galanodel.

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    «Non temere: sono una persona paziente e di parola. »

     
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    « Lo hai fatto, cara: raccogliendo l'argento nuziale nella Cattedrale di Kisnoth. »
    Osservando il losco figuro con l'aria di chi non avrebbe creduto ad una singola parola uscita dalla sua bocca prima di accertarsene personalmente, Drusilia si prese del tempo per ricordare quella notte e mettere ordine nei ricordi confusi. Ricordava vagamente di aver raccolto un oggetto nel cimitero della Cattedrale in cui erano nascosti -come aveva già fatto Yoko per la moneta, oltretutto-, ma si era mossa solo dopo esser stata sicura che non vi fossero maledizioni di sorta. Se la memoria non la ingannava, si trattava di una spilla o di un fermaglio, e se Yoko non ci aveva visto altro che un oggetto qualunque, lei aveva percepito un qualche valore che -pensava- le sarebbe tornato in qualche modo utile. Non venale ma affettivo.
    « Perciò, ormai è deciso: d'ora in avanti, vivrò qui con te. ★ »
    Mai come allora si sentì di aver compiuto l'errore più grande della sua vita.

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    -Tutto ciò... non ha senso. Lo trovo semplicemente assurdo.
    Scosse la testa, disapprovando.
    -Innanzitutto, dato che hai avuto modo di spiare che faccio, ti ricordo che sono in guerra con gli invasori del Pentauron e i loro complici. La mia terra è stata invasa, sono morti innocenti e miei alleati, i miei cari hanno sofferto, ho perso fratelli e sorelle, sono stata chiusa in una dannatissima gabbia e ho rischiato di essere venduta a chissà chi.
    Le labbra tremarono appena, mentre sentiva il proprio cuore bruciare di una rabbia che avrebbe potuto consumarla assieme a tutti i presenti in quella sala.
    -Quindi... ti consiglio di rivedere i tuoi piani, perché qualunque prova mi darai, per me non sarà valida. Non ho alcuna intenzione di seguire queste tue idee folli: sono sicura che troverai un'altra moglie fuori dal mio Presidio.

    Sbuffò, impuntandosi visibilmente.
    Non aveva mai dato il suo consenso a nulla e ad aveva già un uomo nella propria vita, oltre che dei figli. Inoltre, non avrebbe mai permesso a qualcuno di prendersi certe libertà su di lei così facilmente: non credeva affatto in queste cose, e in ogni caso non poteva obbligarla.

    -E poi... se è vero quello che dici, perché diavolo hai buttato un argento nuziale durante dei rastrellamenti di esseri umani?!

     
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    -Tutto ciò... non ha senso. Lo trovo semplicemente assurdo.
    scosse il capo, come se ciò bastasse a cambiare la realtà
    -Innanzitutto, dato che hai avuto modo di spiare che faccio, ti ricordo che sono in guerra con gli invasori del Pentauron e i loro complici.

    Mentre la Dama del Vento elencava -con mirabile dono della sintesi- una lista dei maggiori crimini che erano stati compiuti quella fatidica Notte nel cuore del Pentauron, il misterioso Nobiluomo seguitò a sorseggiare pacatamente il thé dalla propria tazza di porcellana con la calma serafica di chi non si sente minimamente toccato da quelle accuse e dalla rabbia che le muoveva.

    E, nella sua ottica sulla faccenda, era così: lui non era in alcun modo da ritenersi responsabile dei fatti di Kisnoth, ma parimenti conosceva i limiti dei mortali quando si trattava di mettere a fuoco una visione globale dei fenomeni per loro più sconvolgenti, e aveva perfettamente presente la loro ottusa risoluzione nel rifiutarsi di analizzare razionalmente le tragedie, preferendo trovare un colpevole a cui imputare di aver fatto qualcosa o non abbastanza.

    Qualunque gesto irrazionale andava bene, se serviva a sfogare il loro sovraccarico emotivo.
    Qualunque costrutto della loro mente -fondato o meno- poteva diventare il solido appoggio di ogni pretesa, se permetteva di scavalcare le difficoltà che gli si paravano davanti come ostacoli ed evitare di venire a patti con il tangibile fatto che esistono leggi e meccaniche che non possono venire piegate solo perché ci tieni tanto-tanto. E se il ricettacolo su cui convogliare odio e paure era qualcosa di alieno da loro, tanto meglio.
    Gli umani sono fatti così: in ogni luogo e in ogni tempo.

    -Quindi... ti consiglio di rivedere i tuoi piani, perché qualunque prova mi darai, per me non sarà valida. Non ho alcuna intenzione di seguire queste tue idee folli: sono sicura che troverai un'altra moglie fuori dal mio Presidio.
    asserì la donna, categorica, rifiutando in partenza l'ascolto... salvo poi fare domande
    -E poi... se è vero quello che dici, perché diavolo hai buttato un argento nuziale durante dei rastrellamenti di esseri umani?!

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    « Oh, cara: se “qualunque prova non sarà valida”, a che pro fornirtene?
    Non importa quale motivo io adduca: sarebbe una perdita di tempo e fiato. »

    facendo spallucce, depose la tazza di thé sul tavolino e prese un'altra fetta di torta
    « Inoltre... trovo adorabile il modo in cui ti esprimi: come se avesse potere di cambiare i fatti. Cosa ha cambiato nei programmi di quel Fistadantilus? Ha fatto qualche differenza per le genti del Pentauron? Ha riportato indietro i morti e i dispersi? »

    Nonostante avrebbe potuto pronunciare quelle parole ridendo o scimmiottando il protervio tono da divinità offesa della donna, facendosi beffe in mille modi della sua inconcludente arroganza, l'ospite indesiderato le conficcò nel cuore la lama di quella risposta con una freddezza chirurgica e spassionata: era a conoscenza della componente angelica nel sangue della Galanodel, perciò meglio di lei stessa poteva capire quanto quell'atteggiamento le fosse congenito.

    « Ad ogni modo, sei liberissima di cercare e sperimentare ogni mezzo a tua disposizione per far valere le tue ragioni sulle mie, se così ritieni: non ho obiezioni in merito, e neppure fretta. ★ »
    la rassicurò il figuro, magnanimo, servendosi una nuova forchettata di dolce
    « Tieni solo presente che mentre la tua condizione di Candidata ti accorda una certa protezione da parte mia, per gli altri non è così. E non lo dico come minaccia, ma per chiarezza, nel caso dovessi fare la parte del cattivo per essermi difeso. »

    E facendo spallucce, quell'essere tornò ad abbandonarsi sullo schienale della poltroncina e ricominciò a degustare con lentezza e soddisfazione il proprio dessert; in tutti quei misteri e questioni irrisolte, solo una certezza fu chiara e lampante: quel tale non se ne sarebbe andato da lì così facilmente.

     
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    « Oh, cara: se “qualunque prova non sarà valida”, a che pro fornirtene?
    Non importa quale motivo io adduca: sarebbe una perdita di tempo e fiato.
    Inoltre... trovo adorabile il modo in cui ti esprimi: come se avesse potere di cambiare i fatti. Cosa ha cambiato nei programmi di quel Fistadantilus? Ha fatto qualche differenza per le genti del Pentauron? Ha riportato indietro i morti e i dispersi? »


    L'Alfiere Errante fu trafitta da quella triste verità, reggendone a stento il colpo, come era ovvio che accadesse: nelle guerre il "tenere anche ad altri" era sempre stato il grande tallone d'Achille di chi non scendeva in campo per mero gusto del conflitto, piuttosto costretto a scegliere uno schieramento con la sola consapevolezza che rimanere a guardare sarebbe stato addirittura peggio.
    Che fossero stati inutili i suoi sforzi era innegabile, come era evidente che si sentisse frustrata da quella condizione.
    Ciò nonostante... non se ne pentiva, tanto meno provava vergogna.

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    -Avrò anche fallito... ma almeno ci ho provato.

    « Ad ogni modo, sei liberissima di cercare e sperimentare ogni mezzo a tua disposizione per far valere le tue ragioni sulle mie, se così ritieni: non ho obiezioni in merito, e neppure fretta. ★ Tieni solo presente che mentre la tua condizione di Candidata ti accorda una certa protezione da parte mia, per gli altri non è così. E non lo dico come minaccia, ma per chiarezza, nel caso dovessi fare la parte del cattivo per essermi difeso. »

    La Dama del Vento sapeva di non aver alcun bisogno del suo permesso per far valere le proprie idee, tuttavia ritenne quella conversazione un'utile fonte di informazioni. Considerato tutto ciò che si erano detti -e che aveva visto con i propri occhi- non le fu solo palese quanto quel losco individuo non avesse alcuna intenzione di andarsene, ma anche l'oggettiva impossibilità di trovare un qualche spiraglio di vittoria continuando ad attaccarlo in quel modo. Avrebbe dovuto gestirla in modo più intelligente e -soprattutto- evitando di generare panico per quella figura che le si sarebbe affiancata, a dir poco ingombrante.
    -A questo punto, suppongo di non poter far nulla, al momento- convenne, prendendo un profondo respiro e massaggiandosi le tempie -Permettimi almeno di capire in che guaio mi sono infilata: non sono pratica di queste situazioni.Cosa dovrebbe comportare questo ruolo di "Candidata"?



    Edited by Drusilia Galanodel - 30/4/2019, 09:48
     
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    -Avrò anche fallito... ma almeno ci ho provato.

    « Der Weg der Hölle ist mit guten Absichten gepflastert. »

    Le labbra del figuro col foulard a pallini si mossero per recitare con disinvoltura quell'adagio in un ruvido idioma straniero, scomponendo la piega sottilmente divertita in cui le aveva -fino ad un attimo prima- tenute arricciate, a comporre un mezzo sogghigno; poi, spalancò le fauci per lasciar passare un altro boccone di torta Sacher, che degustò con compiacimento ed in tutta calma, mentre la Dama del Vento pareva recuperare una lucidità sufficiente a scendere a più miti consigli.

    -A questo punto, suppongo di non poter far nulla, al momento-
    convenne, massaggiando le tempie, forse doloranti per la troppa pressione sanguigna
    -Permettimi almeno di capire in che guaio mi sono infilata: non sono pratica di queste situazioni.
    Cosa dovrebbe comportare questo ruolo di "Candidata"?


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    « Lo vedrai con i tuoi occhi! ★ Sarà una sorpresa...! »
    chiocciò il Nobiluomo, sibillino, lanciandole un nuovo occhiolino
    « ...ma posso assicurarti che sarà divertente, come è vero che mi chiamo... »
    lasciando la frase in sospeso, si fece assorto, e si lanciò uno sguardo oltre la spalla
    « Midas! Qual'è il nome che ho scelto per questo mondo? »

    Mai mossosi dalle spalle dell'interlocutore della donna, il Servitore ruppe il silenzio rispondendo alla domanda con deferenza nella voce, una mano sul cuore e un leggero inchino col capo.

    « Mephisto, Padrone: Mephisto Pheles. »

    "Sarà divertente." Quanto è vero il suo nome falso. Che gran garanzia.
    ...e niente: è già abbastanza comico tragico così.

     
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15 replies since 25/4/2019, 10:11   337 views
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