[EM] Bonfire

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    Bonfire

    I pensieri di Michael erano caotici, la sua sconfitta, la morte, la rassegnazione, ritrovarsi nel buio più oscuro e parlare con una voce che ti concede una seconda possibilità.
    "Aspetta."
    I suoi pensieri si fermarono. Seconda possibilità? No, non è possibile, era morto, si era sacrificato per uccidere Nyx, il suo rivale. Per consentire al suo popolo di vincere. Gli dèi non concedono reincarnazioni. Era forse un'allucinazione prima di morire quella che aveva vissuto? Eppure, dal nulla sentì tutto il corpo riprendere vita, dolorante come se fosse stato schiacciato da un macigno, ma vivo e illeso. Poi, la luce giunge ai suoi occhi. Sorride, rassegnato.
    "Quindi era vero. Però, se quello è vero..."
    Nella sua testa, la voce che aveva sentito nel buio totale rimbombava come un eco solenne. Uccidi gli dèi impostori. Che quella fosse la voce di un dio antico? Perchè chiamarli proprio "dèi impostori"? Ma soprattutto, perchè non doveva riuscire a tornare? Capì quando i suoi occhi misero a fuoco l'ambiente circostante che non poteva preoccuparsene al momento. Stava precipitando. Non capiva, ma non capiva niente di tutto quello che stava accadendo in ogni caso. Se ne era reso conto tardi però. Un rumore improvviso, e poi di nuovo il buio.

    Michael riaprì gli occhi, stordito a dir poco, prima di cominciare ad osservare i suoi dintorni. Rovine. Rovine e steppe. Somigliava così tanto a casa che il cuore sussultò, ma erano luoghi sconosciuti. Lo sapeva, aveva mosso guerra troppo a lungo per Vaelis per non accorgersene. Si alza lentamente, verificando che non si sia rotto niente. Un grande mal di testa e il corpo era terribilmente dolorante, ma poteva muoversi e non sembravano esserci ferite, inoltre la sua armatura e la sua arma erano ancora con lui. Tira un sospiro di sollievo, alzando lo sguardo al cielo. Il sole si sta abbassando, indicando il tramonto. Le temperature non erano il suo maggior problema, in quel momento solo una cosa gli balenò in mente.
    "Perso. Non so dove sono."
    Si, perchè era un ambiente sconosciuto. Poteva sperare nell'aiuto di qualcuno? No, impossibile, le rovine indicavano spesso posti da cui la gente si tiene alla larga, specie in un mondo dove la guerra non cessava mai. Quindi, cosa fare? Si alzò in piedi, guardandosi ancora attorno. Le rovine attorno a lui sembravano vuote, prive di tutto, silenziose. Se fossero riuscite a funzionare come riparo sarebbe già stato qualcosa. Ma in un posto ignoto avventurarsi al chiuso non era esattamente raccomandabile. Le opzioni non erano molte. Trovare un riparo, cibo e acqua, oppure trovare una città o qualcuno in grado di aiutarlo. Per il momento, avrebbe potuto cercare in giro per un po' e vedere se sarebbe riuscito a trovare qualcuno in grado di aiutarlo, o almeno una strada, qualcosa che lo avrebbe potuto portare in un posto civilizzato. Sapeva che il calar del sole non lo avrebbe aiutato, ma sembrava avere ancora un paio d'ore prima che sparisse totalmente. Se non trovasse niente, sarebbe costretto a trovare un modo di sopravvivere. Non è quello il suo timore, ma la realtà è semplice. Sebbene sia stato in guerra, abbia affrontato valorosamente la sua morte, e non abbia mai avuto paura di fronte a niente, questo lo spaventava. Per la prima volta, era solo. Lontano da suo padre, dalle persone che lo acclamavano come un eroe, da quell'ambiente che era solito chiamare casa. C'è qualcosa dentro di lui che lo vuole spingere ad urlare a squarciagola, come se una spada lo avesse trafitto, ma non capiva cosa fosse ed era certo che in questo ambiente svelare la sua posizione non fosse la cosa migliore da fare. Deglutì pesantemente, cercando di spingere via quei maledetti pensieri che sembravano creare dolore nel suo petto, cercando di concentrarsi totalmente sull'osservare l'ambiente attorno a lui. Quello fu il momento in cui si accorse che lì, il suo essere un grande guerriero, un forte combattente, non contava niente. Si mise quindi a vagare, passando per quelle steppe apparentemente desolate, cercando di tenersi più o meno in una linea retta usando le varie rovine attorno a sè come punti di riferimento.
    "Andiamo, non può essere un posto desolato. Mi rifiuto di morire di nuovo."
    Il suo sguardo era cupo, la sua camminata veloce, il respiro leggermente irregolare. Era ansioso ed era terribilmente evidente anche se cercava di mascherarlo. Lui, il grande discendente del Fuoco, ansioso? Impossibile. O forse no?

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"
    Dati Tecnici - Scheda

    Note: Come ripeterò spesso, per qualsiasi cosa scrivi pure, che sia un errore mio o necessità tua!
    Stato Fisico: Illeso ma estremamente dolorante
    Stato Mentale: Confuso
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    Prometheus' Armor [Armatura Completa; Resistenza Migliorata]
    Sword of Ra [Flamberga; 1,70m]

    Tecniche Utilizzate: ///

    Abilità:
    Fire's Descendant [Power Up +50% Vel; Immortalità]
     
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    { Presidio Sud, Daleli }
    pov - ???

    Il caldo vento del Meridione spirava nella steppa, sollevando la polvere tra sterpaglie e palmeti. Lungo le distese di erba secca delle sagome mastodontiche acquisivano volume, mostrandosi in tutta la loro arcaica bellezza: ziggurat erose dalle intemperie, statue diroccate, obelischi scoloriti dal tempo, templi in rovina e monoliti dalle iscrizioni indecifrabili costellavano il panorama riarso, offrendo uno scorcio delle civiltà perdute che in passato abitavano la superficie del Presidio Sud.

    Un dromedario avanzava lungo una tratta carovaniera minore e poco battuta, trasportando su di sé un fantino intabarrato che ne reggeva distrattamente le redini mentre scrutava i dintorni. Uno sguardo arguto filtrava dal sottile spiraglio della tagelmust – tipico copricapo adatto al clima locale, poiché da una parte riparava la testa dal sole e dall’altra impediva di respirare la sabbia trasportata dalle folate afose.

    Ad un certo punto gli occhi del tuareg si posarono su di una figura che cozzava con l’ambiente circostante: un guerriero in armatura completa si stava trascinando tra i ruderi, probabilmente cuocendo dall’interno sotto il sole impietoso del Meridione.

    « Buondì, per caso ha smarrito la via? »

    Una voce soave trapelò da sotto il velo, mentre il nomade smontava agilmente dalla propria cavalcatura a pochi passi dal viandante corazzato, che scintillava al pari di una statua vivente la cui platinatura non si era scrostata col passare dei secoli.

     
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    Vaga per un periodo che lui stesso non sa ben definire se lungo o breve, completamente assorto nel cercare anche un semplice segno di vita senziente, qualcuno in grado di aiutarlo. Finalmente, una figura spunta in quelle steppe desolate. Il fatto che questa figura stesse avvicinandosi a lui lo rincuorò, ma penso pure ad un possibile scenario. Poteva essere un nemico. In quel caso, non era il problema di poterlo fronteggiare o meno, era piuttosto certo di poter tenere testa a molti in combattimento, la vera problematica risiedeva nel non sapere se potersi fidare o meno. Fissa l'ombra che si avvicina, al suo seguito una coltre di polvere che si solleva dagli zoccoli dell'animale che cavalca.
    "Che diavolo è quello?"
    Di animali del genere nel suo mondo non vi era l'ombra. L'animale con una gobba e il muso, a suo dire, poco intelligente si avvicinava, e più era vicino più il ragazzo riusciva a scorgere una figura che lo cavalcava. Completamente adornato da tessuto, rendendo impossibile riconoscere se sotto di quel telo che indossava vi fossero armi o protezioni. Si ferma poco lontano da lui, osservandolo per qualche attimo. Il suo sguardo viene ricambiato da Michael, leggermente irritato non tanto per l'altro quanto per la situazione generale. Il silenzio viene rotto dalla figura ammantata.
    Buondì, per caso ha smarrito la via?
    A dire il vero, si. Anzi, penso di aver smarrito il mio mondo direttamente.
    Rispose senza esitare, terminando la frase con una risata amara. Sapeva di aver bisogno di aiuto, e se lo avessero minacciato si sarebbe preso le sue responsabilità. In fondo, la giustizia era una chiamata che sembrava scorrere nel suo sangue. Se avessero provato a fregare lui, o ucciderlo, avrebbero potuto farlo con altri. Era un semplice fare un favore agli altri.
    Vediamo... Suppongo tu sappia dove ci troviamo?
    Pose la domanda come un interrogativo perchè per quanto ne sapeva poteva anche non essere del posto e avesse offerto aiuto solo come buon samaritano. Michael estende la mano destra verso l'individuo, e con espressione seria continua.
    Mi chiamo Michael. Sono contento di aver trovato qualcuno, questo posto non sembra esattamente "vivo".
    Sottolineò l'ultima parola, guardandosi attorno come a rafforzare la propria frase. Si chiese perchè aveva detto la verità, perchè volesse fidarsi immediatamente, ma scacciò questi pensieri in modo semplice ed efficace. Sopravvivere. In quel momento era tutto ciò che contava, anche essere aiutato per sbaglio sarebbe stato sufficiente. Non gli interessava molto, voleva solo informarsi. Ormai aveva capito che il mondo era diverso. Poteva solo essere finito in una parte diversa del suo mondo, oppure spiaggiato da qualche parte sconosciuta. In fondo, la voce che ha sentito dopo la sua morte poteva essere tutto o niente. Potrebbe essere stato veramente in grado di spedirlo lontano, ma anche se fosse, perchè qualcuno del genere avrebbe bisogno di lui? Non era però il momento di pensare a quella parte di storia, ci sarebbe stato tempo in altri luoghi e momenti. Il suo sguardo, che si era brevemente perso nel vuoto, si riconcentra sulla figura di fronte a lui.
    Perdonami se non mi tolgo l'armatura, comunque. Considerala come una seconda pelle e non farci caso.
    In fondo, indossare l'armatura fuori dal campo di battaglia era strano anche nel suo mondo, risultando lui stesso un'anomalia in quel posto. Sapeva quindi che poteva fare un effetto del genere, quindi preferì mettere immediatamente le mani avanti per evitare problemi. Sperò inoltre che la flamberga che aveva con sè non preoccupasse troppo l'altro, che sembrava, in effetti, essere disarmato.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"
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    { Presidio Sud, Daleli }
    pov - Ser'ada

    Dalla reazione stranita del viandante alla vista del dromedario intuì che qualcosa non quadrasse: a Sud i camelidi erano assai comuni ed era improbabile che un normale viaggiatore avesse raggiunto quel remoto punto dell’entroterra meridionale senza averne incrociato nemmeno uno lungo le tratte carovaniere. I sospetti furono confermati non appena il girovago in armatura ammise amaramente di non aver perso semplicemente l’orientamento, bensì l’intero sistema di riferimento in cui era di norma inserito.

    Dunque si trattava di un naufrago dimensionale, sebbene meno spaesato di quanto fosse lecito aspettarsi: forse rientrava nella minoranza di profughi planari con discrete conoscenze sul funzionamento del Multiverso, o forse arenarsi in quel semipiano era stata una deviazione imprevista di un viaggio spaziotemporale con diversa destinazione, oppure ancora il nuovo arrivato aveva semplicemente un buon intuito di sopravvivenza.

    « Al momento siamo nella regione di Daleli, collocata nella fascia meridionale del mondo conosciuto – noto ai suoi abitanti come Endlos. »

    Ricambiò la stretta di mano con la variante tradizionale della propria etnia: una presa affettuosa lentamente prolungata fino ai polpastrelli, seguita da una mano sul proprio cuore.

    « Il mio nome è Ser'ada, mentre il mio destriero si chiama Spito. Ti diamo entrambi il benvenuto su Endlos e - come si suol dire tra la mia gente - al chair ras, Michael. »

    Il dromedario pareva fin troppo vispo per essere un semplice animale da monta: da come guardava il nuovo giunto pareva che stesse effettivamente partecipando a quello sparuto comitato di accoglienza.

    « Sei stato probabilmente coinvolto in un “naufragio dimensionale”, un singulto del creato che conduce i superstiti di una tempesta celestiale lungo le correnti del Maelstrom – il Gorgo che muove il Multiverso, nel cui occhio del ciclone si spiaggiano gli esuli di altri mondi. »

    Quando poi Michael sottolineò la propria simbiosi con la corazza che indossava, Ser'ada diede una carezza a Spito prima di rettificare le prime impressioni del naufrago sulle rovine.

    « Farai bene a tenerti stretta questa seconda pelle, allora: come molte altre cose in questo mondo, anche le apparenze di Daleli possono ingannare – ciò che un tempo visse qui stenta ad abbandonare le proprie vestigia. »

    Dopotutto non era un caso se molti siti archeologici erano rimasti intoccati nei secoli,
    nonostante il viavai di razziatori e vagabondi senza dimora.

     
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    Il ragazzo pendeva dalle labbra di chi aveva di fronte. Purtroppo non avendo idea di dove fosse o cosa potesse fare, l'unico modo era chiedere e aguzzare le orecchie. Per fortuna, non sembrava contrariato o annoiato dal dover rispondere alle domande, almeno al momento. Ser'ada e Spito, destriero e fantino, sembravano una coppia affidabile, nonostante Michael non riuscisse ad inquadrare bene l'animale così lontano dai suoi standard. Ora sapeva dove si trovava. Daleli, nella parte meridionale di Endlos. Sentire quei nomi non suscitava niente nel ragazzo, perchè ancora, nonostante fosse certo che quello fosse il suo mondo, non aveva bene realizzato la realtà della situazione quale fosse. In realtà, forse era un bene, perchè ciò gli impediva di andare nel panico. Le chiacchiere sul naufrago dimensionale lo lasciarono perplesso. Non era stupido, ma erano concetti per lui distanti. Avrebbe ricordato quelle informazioni, ma al momento non erano necessarie. Invece si soffermò sull'osservazione fatta riguardo all'ambiente. Michael osservava Ser'ada, perplesso.

    Vuoi dire che qualcuno ancora ci abita?

    Era surreale come possibilità. Perchè qualcuno dovrebbe vivere ancora in rovine del genere.

    Per esperienza, rovine così non vengono usate se non come ripari negli scontri.

    Il suo sguardo, da rivolto verso le rovine, passa verso chi gli era venuto in soccorso.

    Non siamo in un campo di battaglia?

    La domanda uscì con naturalezza dalla sua bocca. Era talmente abituato a vivere in mezzo alla guerra che dire una frase che avrebbe fatto paura a molte persone era per lui come chiedere l'ora, irrilevante. Aveva visto tante vite sparire tante quante ne ha prese lui stesso, ormai era come respirare, non lo faceva nemmeno sussultare. Non lo faceva per piacere, ma aveva perso ogni sensibilità al riguardo. Per lui, uccidere era ormai solo un mezzo per raggiungere un fine, alla stregua del persuadere.

    In ogni caso, non è questa la domanda importante. Quali sono i pericoli qua attorno? Inoltre, devo trovare del cibo e dove dormire, puoi indirizzarmi da qualche parte?

    In fondo, cercava aiuto proprio per quello. Doveva sopravvivere e crescere, come gli aveva detto la voce. Non poteva preoccuparsi di altro, al momento. Poteva solo cercare di capire come tirarsi fuori da quella scomoda situazione un po' per volta.

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    { Presidio Sud, Daleli }
    pov - Ser'ada

    Il naufrago s’interrogò sugli abitanti dei ruderi, così il tuareg si premurò di specificare la loro natura.

    « Tra le rovine dimorano spettri e altri orrori, vittime e carnefici della Guerra delle Sabbie. Forse infestano ancora questi luoghi per reclamare quella quotidianità che fu sottratta loro con la forza… o forse per molti caduti la battaglia non è mai realmente finita. »

    Notò lo sguardo attento tipico di un soldato, che per deformazione professionale scandagliava i dintorni in cerca di coperture e posizioni sopraelevate, chiedendosi quali insidie potessero celarsi in quei territori sconosciuti.

    « Questo mondo dispensa pericoli e meraviglie in egual misura, eppure a volte è arduo distinguere l’uno dall’altro: le tempeste di sabbia sono tanto pericolose per i viandanti quanto indispensabili per quelle creature che coi respiri del deserto hanno un rapporto simbiotico, e lo stesso vale per l’escursione termica, per le anomalie magnetiche e per ogni belva che si può incrociare da qui fino al centro abitato più vicino. »

    Non a caso il Presidio Sud era soprannominato “Dominio della Violenza”.
    La brutalità era insita in ogni granello di sabbia, ma non sempre tale veemenza si traduceva in pura distruzione: laddove l’impeto della natura era più intenso spesso si verificavano le trasformazioni più sorprendenti, creando le condizioni ideali per forme di vita prima impensabili.

    « Del cibo e un giaciglio non sono difficili da trovare, ti basterà barattare qualcuno dei tuoi averi all’avamposto di Gna’dray – a circa trenta miglia in direzione nord-ovest. Ma una volta che sarai sazio e riposato dovrai decidere come vivere in questo mondo: tornare nella tua dimensione natia potrebbe risultare complicato nell’immediato futuro, perciò dovrai valutare una sistemazione per la tua permanenza su Endlos. »

    Sopravvivere al naufragio dimensionale era solo il primo passo di un faticoso processo d’integrazione, ma tutto sommato Michael pareva avere le carte in regola per cavarsela sul semipiano.

    « Se hai competenze nell’arte guerriera potresti intraprendere una carriera mercenaria a Merovish, la capitale sotterranea del Sud: per quanto la concorrenza sia agguerrita, nella Tana c’è sempre posto per una nuova lama prezzolata, e - sebbene non sia una professione di lustro - ti consentirebbe di vivere dignitosamente fino a quando potrebbe ripresentarsi l’occasione di fare ritorno a casa. »

    Ser'ada salì in sella a Spito, prontamente abbassatosi per facilitare la monta del proprio fantino.

    « Se invece desideri una soluzione più stabile e prestigiosa… forse l’organizzazione per cui lavoro potrebbe fare al caso tuo: si tratta di un ente che veglia sui territori meridionali di questo mondo e molti combattenti si stanno coscrivendo nell’esercito da poco istituito per militare sotto la nostra bandiera. La sede istituzionale è lontana da qui, nel Distretto Sud del Presidio Centrale, ma se lo desideri potrei accompagnarti nel mio viaggio di ritorno. »

    Il naufrago aveva dinanzi a sé una mano tesa
    e un posto libero in sella al dromedario.

     
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    Ser'ada spiegava la cosa in modo poetico, ma Michael, concreto com'era capì a cosa doveva ricondurre quel discorso che sembra molto più romantico di quanto non fosse. Erano rovine infestate. Non erano disabitate e al contempo nessuno le abitava.

    La guerra è inevitabile. Prima o poi se ne renderanno conto anche loro.

    Quel punto di vista così nichilista non si poteva nemmeno completamente imputarlo a lui, in fondo, il suo mondo non ha mai visto pace nemmeno per un giorno. Il concetto di tranquillità, per lui, era sconosciuto, persino i cittadini dovevano preoccuparsi ogni giorno, quasi quanto lo stesso esercito. In un mondo del genere, non c'è altra scelta se non vincere e vivere un altro giorno. Forse è anche per quello che il ragazzo non sembrava scomporsi più di troppo nel ritrovarsi in un nuovo mondo. Per qualcuno del genere, questa era a tutti gli effetti una vacanza, pur trovandosi in condizioni rischiose. Sentì inoltre parlare di quel posto come meraviglioso e letale allo stesso tempo. Si chiese se fosse possibile una cosa del genere. Certo, era abituato a vedere la morte ogni giorno, ma non faceva di lui un pazzo che considerava una guerra o il pericolo come qualcosa di meraviglioso. Ciò che ha conosciuto di bello, risiedeva nella poca arte celebrativa che avevano, usata per pubblicizzare le gesta dei guerrieri. Quando colui che ha di fronte cominciò a spiegarli ciò che aveva chiesto, Michael si ritrovò incuriosito. Sembrava essere capitato a casa, a sentir parlare l'altro. La proposta di barattare gli averi non gli passò nemmeno per l'anticamera del cervello, i suoi unici averi erano quello che aveva addosso, e un guerriero non abbandona i suoi strumenti. Le alternative erano quindi due. Da una parte, fare il mercenario nella capitale di quel luogo sperduto. Una capitale sotterranea, piena di mercenari, ma come capì subito sempre necessari, che gli avrebbe permesso di vivere decentemente. Non era molto, ma era di gran lunga meglio del niente e, in fondo, poteva mettere a frutto le sue capacità. L'altra possibilità però, era su un altro livello per lui. Sentì ogni frase come se fosse il suono melodico di un'arpa, sembrava che quella fortuna fosse piombata dal cielo. Prestigio, stabilità, combattere. Ogni parola aveva il sapore di casa. Non gli importava che non sentisse nessun attaccamento a quel posto. Non gli importava di niente di ogni problema che poteva comportare. Era come se quella proposta fosse fatta per lui. Osserva Ser'ada, lo sguardo fisso e deciso, mentre sorride.

    Ho sentito molti reclutatori nel mio mondo. Non credevo mi sarei mai sentito fare le stesse proposte.

    Si avvicina alla coppia di animale e padrone, afferrando la mano con decisione e arrampicandosi sull'animale, cercando di sistemarsi in modo da non disturbare il fantino o il destriero.

    Abbiamo un accordo, Ser'ada. Capirò meglio dopo cosa fate, ma quello che mi proponi ha già l'attrattiva di casa. Non si rifiuta un'offerta quando non hai di meglio da fare, in ogni caso.

    In fondo, non c'era motivo di non aiutare qualcuno che porgeva la mano per aiutarti. Di certo, non cercava il bene o il male. La considerava una battaglia persa. Sapeva che vi fosse del male in tutto, e che la guerra non fosse altro che la punta dell'iceberg di tutto questo. Se anche quel posto conosceva la guerra, sapeva essere crudele tanto quanto il suo, non si fece nemmeno dubbi al riguardo.

    Devo ringraziarti. Una guida in un luogo sconosciuto non è cosa da poco. Mi ricorderò di questo.

    Annuì con decisione, un segno della sua ferma convinzione. Sperava che da quel momento in poi le cose non sarebbero state tanto confusionarie, ma sapeva di avere ancora molto da imparare su quel mondo, ma soprattutto, che doveva capire come andarsene da quel mondo. Doveva rafforzarsi prima di tornarci ma era necessario anche capire come tornare. In parole povere, era il momento di cominciare il nuovo capitolo della sua vita, sperando che non sarebbe stato tagliato corto come il precedente.

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