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    { Yasul, Palazzo Imarat }
    Michael Solus

    Lungo il tragitto che separava la regione di Daleli da Yasul, Ser'ada spiegò a Michael molte peculiarità del mondo in cui era naufragato: il fenomeno della Riscrittura, che ridisegnava il paesaggio asportando e inserendo frammenti di altre realtà; la suddivisione geografica in Presidi per ognuno dei punti cardinali, ciascuno idealmente retto dalla Volontà di un Alfiere; i dieci mesi dell’anno (periodo in cui il Maelstrom compie una rivoluzione completa), contraddistinti rispettivamente da una diversa luna variopinta… e molte altre nozioni sulla storia recente del semipiano. Il tuareg lasciò al naufrago il tempo necessario per metabolizzare ogni argomento prima di passare al successivo, così - al termine del loro viaggio verso settentrione - al fantino di Spito avanzò il tempo necessario per dare al passeggero un’infarinatura sugli Emirati Meridionali, l’ente intergovernativo per cui lavorava.

    Dopo essersi sincerato che l’esule interplanare avesse compreso la natura dell’organizzazione che aveva suscitato il suo interesse, la guida si congedò da Michael alle porte di Palazzo Imarat – la maestosa sede istituzionale edificata entro i confini del Pentauron.

    « Le nostre strade si separano qui. Et teqqaimed selhir, Michael. »

    Il naufrago aveva con sé una lettera di raccomandazione che gli avrebbe consentito di prendere parte alla fase selettiva delle reclute dell’esercito comunitario emiratino. Secondo quanto gli aveva spiegato il suo accompagnatore intabarrato, il tirocinio psico-attitudinale e le prove fisiche avrebbero richiesto un paio di giorni per essere portati a termine, dopodiché ogni aspirante coscritto avrebbe ricevuto il responso sulla propria candidatura.

    Per la prima volta dopo il suo naufragio, Michael era nuovamente solo in un ambiente sconosciuto – stavolta ben più affollato e moderno dei ruderi in cui era precipitato giorni prima. A giudicare dalla calca di baldi giovini delle più disparate razze, nell’atrio del palazzo si stava radunando la prima batteria della sessione di reclutamento odierna.

     
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    Ser'ada si premurò di spiegare al ragazzo come funzionava quel mondo durante il tragitto in sua compagnia. Michael sapeva che ascoltare non era opzionale. Non solo avrebbe fornito lui informazioni su come muoversi senza rischiare più di quanto non dovrebbe, ma era possibile carpire anche informazioni utili a strategie nel caso si ritrovasse a dover combattere, conoscendo chi frequentava certi posti o anche cosa vi fosse. In pratica, per quanto imparare non fosse la sua cosa preferita, ascoltò ogni virgola di ciò che colui che lo stava aiutando aveva da dire, nonostante il mal di testa che aveva deciso di insediarglisi in testa per la pura quantità di informazioni che doveva recepire. Decisamente l'apprendimento non era ciò che preferiva. La sua intelligenza risiedeva più nella parte bellica, in fondo non aveva mai dovuto studiare molto, considerando anche che la politica non contava niente su Vaelis, il mondo dove il potere militare e personale era tutto. Trovò però interessante quel fenomeno che definì Riscrittura. Un mondo in grado di assorbire pezzi di altri mondi e crescere. Si chiese se, in qualche modo, non potesse essere sfruttato in guerra per generare ostacoli territoriali, ma sembrava qualcosa più in mano al caso e che non potesse essere controllato o che, addirittura, non volevano controllare. Inoltre, Ser'ada gli parlò di come funzionava l'organizzazione a cui stava cercando di unirsi. Capì non fosse una semplice organizzazione militare quanto una vera organizzazione governativa con ogni ramo del caso. Il militare, per fortuna del ragazzo, era fra di esse, e la possibilità di fare carriera era presente. In fondo, la guerra ha bisogno di eterno ricambio. Il tragitto fu veloce da percorrere in questo modo, e in lontananza, finalmente, spuntava la sagoma del Palazzo Imarat, il luogo dove erano diretti. L'architettura era... strana. Conosceva quel genere di struttura, era comune del paese del Dio del Vento, ma c'erano degli elementi che gli erano totalmente estranei, ad esempio quel materiale con cui erano costruite. Con la preponderanza delle forge divine di vari livelli impiegate in ogni campo, la tecnologia nel suo mondo era affiancata dalla magia, ed il materiale più prezioso era quello che poteva sfruttare al meglio le caratteristiche di ogni popolo. Cercò di osservare la struttura del posto per capire come muoversi, ma non era possibile farlo alla prima visita perfettamente. Si sarebbe accontentato di imparare almeno quello che stavano vedendo e di cercare di impostarsi dei punti di riferimento. Quando furono ormai sotto all'imponente struttura, Michael scese e ringraziò un'ultima volta il compagno di viaggio.
    Grazie, Ser'ada. Come ho detto, sono in debito. Se avrai bisogno di qualcosa, torna a cercarmi. Non si sa mai.
    Si porta poi di fronte a Spito, sorridendogli.
    Grazie anche a te, Spito.
    Si volta, alzando una mano in segno di saluto verso i due, quindi si allontana, entrando nel palazzo.

    -


    Michael aveva con sé una lettera di raccomandazione, e sapeva di dover andare a consegnarla alla reception. Appena varcata la soglia però rimase rapito dal numero di persone radunate lì. Sembrava non fosse il solo ad essere lì per cercare un lavoro. Comprensibile in un'organizzazione del genere. Per un attimo si ricordò delle selezioni che avvenivano ogni mese per l'esercito, un'opportunità per molti giovani di vincere gloria e diventare famosi, oltre che guadagnarsi da vivere. Non sapeva in quel posto quanto contasse per ognuno di quegli individui, ma ciò fece risvegliare in lui una scintilla. Non aveva dovuto competere a lungo, era sopra a tutti come solo erede di suo padre, le sue capacità maggiori di chiunque altro, ma qua non sapeva di quale calibro fosse la concorrenza. Sperava di vedere qualcuno con cui competere, o addirittura qualcuno che potesse metterlo in difficoltà come Nyx soltanto era riuscito a fare. La sconfitta non era contemplata, ma se non avesse affrontato avversari del suo stesso calibro non sarebbe mai riuscito a migliorare. Avanzava con passo deciso verso la reception, tenendo d'occhio i suoi dintorni con aria seria ma al contempo i suoi occhi erano luminosi come quelli di un bambino. Porse quindi la lettera a chi di dovere
    Perdoni il disturbo, mi è stato detto di consegnarla qua.
    L'uomo alzò lo sguardo verso di lui, e apparentemente ricambiando la cortesia rivoltagli, fece un cenno con la testa a Michael, procedendo a spiegargli la situazione.
    Certo. Le persone che vedi sono qui per il tuo stesso motivo, attendi pure con loro.
    Michael non amava aspettare, ma non c'era molto che potesse fare. Scelse un posto un po' più isolato dagli altri, piantandosi come un gargoyle contro un muro e scrutando attentamente gli altri. Su Vaelis, queste selezioni finivano anche con piccoli tornei, quindi conoscere gli avversari era fondamentale. Forse non sarebbe stato così qui, ma non lo sapeva e nel dubbio decise di prendere la scelta più semplice, ovvero prepararsi. Se anche avesse incrociato occhiate altrui, non avrebbe distolto lo sguardo. Si chiese solo se il suo equipaggiamento, in un posto con così tanta diversità dovuta al fenomeno con cui anche lui vi era arrivato, potesse ancora essere considerato come un oggetto mistico. Per quanto riguardava le sue capacità, invece, non aveva dubbi. Aveva messo a terra ogni suo nemico prima d'ora.
    "Tranne uno."
    Era proprio quel ricordo che lo spingeva a competere ancora di più. Doveva tornare, e tornare con una forza superiore a chiunque, persino a quella di suo padre, e il primo passo era quello, la selezione. Il resto sarebbe venuto col tempo.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"
    Dati Tecnici - Scheda

    Note: ///
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Concentrato
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    Prometheus' Armor [Armatura Completa; Resistenza Migliorata]
    Sword of Ra [Flamberga; 1,70m]

    Tecniche Utilizzate: ///

    Abilità:Fire's Descendant [Power Up +50% Vel; Immortalità]
     
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    { Yasul, Mura Perimetrali }
    Michael Solus

    I candidati radunati nell’atrio dell’Imarat erano assai variegati: dai tozzi Svirfneblin (detti “gnomi delle profondità”) agli affusolati uomini-serpente, passando poi per drow (o elfi scuri), hobgoblin, umani di etnia berbera e molti altri rappresentanti di razze civilizzate. Tutti avevano uno sguardo determinato e a tutti fu assegnato un numero identificativo da esporre addosso – Michael ricevette la targhetta del trentanove.

    Una donna dalla stazza imponente e dalla pelle d’ebano con marmoree venature cremisi si parò davanti al gruppo assortito, posando i suoi occhi dalle sclere nere e vitree sugli aspiranti cadetti. Era blindata dentro una sorta di carapace chitinoso assimilabile ad un’armatura naturale, dato che molti segmenti della corazza parevano emergere direttamente dal suo corpo.

    « Seguitemi, candidati: andiamo a farci una corsa sulle mura. »

    La gigantessa alta più di due metri si avviò a passo spedito fuori dall’edificio, dirigendosi verso le mura periferiche che cingevano il Pentauron. Dopo aver asceso una vertiginosa scala a chiocciola che avrebbe messo il fiatone ai meno allenati, l’esaminatrice si voltò verso chiunque l’avesse seguita fino alla sommità dell’immensa cinta muraria.

    « Statemi dietro fin quando non mi fermerò, se scendete prima siete fuori. Non potete nuocere in alcun modo agli altri candidati, pena l’allontanamento dalla selezione. Se dovete vomitare e non arrivate in tempo al parapetto esterno, non sporcate le mura o siete fuori. »

    Ad assicurare il rispetto delle regole c’erano altri esaminatori in coda al gruppo, tanto simili alla capogruppo - eccezion fatta per le folte barbe scure - da sembrare imparentati o quantomeno appartenenti alla medesima etnia.

    La corsa cominciò subito dopo, diretta verso sud-est per assecondare la forma di pentagono rovesciato del Presidio Centrale – di cui Yasul era il Distretto sotteso dal vertice inferiore. L’esaminatrice partì di gran carriera, distanziando immediatamente gli esaminandi numerati: il suo passo pesante mostrava uno stile di corsa efficiente, privo di movimenti inutili e perfettamente saldo sulla pavimentazione marmorea che separava le Cento Torri di guardia per cui il Pentauron era celebre.

    Da quell’altezza si poteva ammirare alla propria sinistra il Distretto arabeggiante - costellato da minareti, cupole dorate e dai vicoli caratteristici della qasba - su cui dominava Palazzo Yarasmid, l’antica sede del potere della Punta del Ferro; di contro alla propria destra si estendeva a perdita d’occhio la desertificazione incalzante del Presidio Sud, interrotta solo dalle carovane in arrivo e in partenza; infine alcuni dirigibili sorvolavano l’intero scenario in un continuo viavai aereo e molti aerostati esibivano il simbolo degli Emirati Meridionali.

    Purtroppo molti dei candidati non riuscirono a godersi il panorama, impegnati com’erano a non incespicare mentre tentavano di mantenere il passo dell’apripista. Dopo la prima ora alcuni corridori cominciarono ad andare in crisi, inciampando nei loro stessi piedi e barcollando verso la balaustra per rigurgitare la colazione. Qualcuno si fermò e non riprese a correre, ritirandosi ufficialmente dalla selezione per lo stress di non sapere quante miglia ancora restassero da macinare. I controllori si limitavano a spuntare i numeri di matricola dei ritirati, rimuovendo le targhette e affidando gli squalificati alle Milizie d’Argento in servizio sulle mura, che avrebbero indicato loro il punto di discesa più vicino.

    Allo scoccare della seconda ora di tragitto, dopo essersi lasciati alle spalle una dozzina di torri e aver superato il vertice meridionale della cinta muraria, il gruppo si era sfoltito e la maggior parte dei candidati rimanenti arrancava dietro l’esaminatrice sempre più distante.

    Quanto sarebbe durata ancora quella maratona?

     
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    La varietà di soggetti in quell'atrio era incredibile. Ancora non aveva avuto modo di provare sulla sua pelle la diversità di popoli che abitavano quel mondo, e adesso che lo aveva sotto i propri occhi, ne era piuttosto meravigliato. Non sapeva cosa potessero riservargli o se avessero dei vantaggi intrinsechi dovuti alla loro discendenza diversa, ma sapeva che non poteva sottovalutare qualcosa che non conosceva a fondo. Nell'attesa che le selezioni cominciassero, ai partecipanti furono distribuiti i numeri. Michael su di sé portava il numero trentanove. Dopo del tempo, una donna dalla pelle scura e gli occhi neri come la pece si mise di fronte a loro. Il ragazzo la osservò bene, notando come l'armatura sembrava essere veramente parte di lei, al contrario di lui che la definisse soltanto tale per la sua abitudine di indossarla sempre. Con un'altezza che superava quella di lui, la figura femminile gli trasmetteva un certo rispetto. Nel suo mondo le donne avevano la stessa possibilità degli uomini di partecipare alle guerre, e non era raro che una di loro diventasse un generale, quindi la cosa non lo lasciò affatto sorpreso. Sorrise leggermente.
    "Heh, sento odore di spezza-gambe."
    Già, non era raro mettere di fronte alle reclute in individuo che comandasse rispetto, solo per incutere timore in chi affrontava le selezioni. Già così era possibile capire chi sarebbe morto alla prima battaglia se fosse stato selezionato. Fortunatamente, un allenamento militare non era certo la prima volta che lo affrontava. Le parole che uscirono dalla bocca dell'addestratore sembrarono confermare ogni sua idea.
    Seguitemi, candidati: andiamo a farci una corsa sulle mura.
    Reagendo d'istinto, il ragazzo seguì la figura senza fiatare, guardando dritto di fronte a sé e seguendo il percorso della donna. Non parlava né pensava, si concentrava solo sul fare ciò che gli veniva detto. Le scale a chiocciola stesse erano lunghe e sembravano interminabili, ma Michael non poteva fare a meno di sorridere. Arrivare in cima non fu difficile, ma sapeva che fosse a malapena l'inizio. Dalla cima di quelle mura si poteva osservare il paesaggio attorno, il che rendeva la scena un po' più piacevole, ma nonostante ciò il ragazzo non distolse lo sguardo da colei che dava gli ordini.
    Statemi dietro fin quando non mi fermerò, se scendete prima siete fuori. Non potete nuocere in alcun modo agli altri candidati, pena l’allontanamento dalla selezione. Se dovete vomitare e non arrivate in tempo al parapetto esterno, non sporcate le mura o siete fuori.
    Partì immediatamente dopo aver detto quella frase, non lasciando tempo a nessuno di starle dietro immediatamente. Il ragazzo la seguì con gli occhi, poi prese un respiro e cominciò la sua marcia. Sapeva come gestire la cosa. Non era uno scatto, ma una maratona. Respiri lunghi e regolati dal diaframma permettevano di sprecare poche energie e non soffrire quel fastidioso dolore alla milza che prova chi non conosce le tecniche di respirazione, mentre la sua mente era completamente vuota. Il suo unico scopo era andare avanti. Non c'era bisogno di pensare ad altro. Quanto sarebbe durato tutto quello, cosa accadeva attorno a lui, tutto era inutile fino a che la donna non sarebbe fermata. Tutto tranne continuare a correre. Non doveva vincere, solo sopravvivere. L'armatura e la spada erano di intralcio, ma era comunque abituato a portarsele addosso, rendendo quindi l'impresa si più faticosa ma non tanto da renderla impossibile. Il suo passo è certo, già abituato alle lunghe marce delle armate, ogni passo calibrato. Da fuori, chi lo osservava poteva notare il suo sguardo che sembra al tempo stesso perso nel vuoto e concentrato. Attorno a lui, nel frattempo, i primi candidati decisero di arrendersi. La prima ora passò così, il ragazzo ancora con il fiato al suo posto, seppure il sudore gli facesse risplendere la pelle. Non mostrava grandi segni di cedimento, ma era più stanco di quanto avrebbe dovuto esserlo per colpa del peso in eccesso.

    La seconda fu l'ora fatidica per gran parte del gruppo, che si sfoltiva con la stessa velocità con cui le foglie cadevano dagli alberi in autunno. Gli occhi del ragazzo filtravano i suoi dintorni solo per capire dove doveva mettere i piedi, l'unica figura messa coscientemente a fuoco quella della donna che guidava quel gruppo. Non si accorgeva delle torri che aveva passato, non si accorgeva di quelli che avevano abbandonato. Sapeva di dover lasciar perdere il pensiero critico e agire solo d'istinto, concentrandosi sul fare solo ciò che gli era stato chiesto. Non c'era motivo di pensare a quando sarebbe finita, non c'era motivo di pensare a nient'altro. L'unica cosa di cui doveva preoccuparsi era correre. Era come un'ipnosi auto-imposta, e a tutti gli effetti lo era. Nonostante però stesse ancora resistendo, i suoi respiri si facevano più rapidi, per quanto graduale, prima o poi sarebbe arrivato anche lui al punto di non ritorno. Quanto ci sarebbe voluto però, o se sarebbe stato costretto fino a quel momento, era totalmente da vedere.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"
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    Stato Fisico: Comincia ad accusare stanchezza (principalmente per il peso dell'equipaggiamento)
    Stato Mentale: Correre.
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    Prometheus' Armor [Armatura Completa; Resistenza Migliorata]
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    { Yasul, Mura Perimetrali }
    Michael Solus

    La maratona di sangue, sudore e bile costeggiò l’intero Distretto di Yasul, portando gli aspiranti cadetti fino al confine opposto rispetto a quello in cui sorgeva Palazzo Imarat. Tra affanni e vista offuscata i candidati intravidero in lontananza una vasta distesa luccicante, su cui i raggi del sole riverberavano come un tripudio di diamanti. Il lago di Rivenore - incastonato nel Pentauron come una perla - rappresentava la Punta Sud-Est del Presidio Centrale: il castello insulare che sorgeva al centro del lago era la Chiave delle Dimensioni, dimora di Lord Aeon e sede del potere assoluto su Endlos.

    Laddove le mura perimetrali s’interrompevano per lasciar spazio alla distesa d’acqua, l’avanguardista del gruppo si fermò. Dopo decine di miglia di corsa ininterrotta si voltò per scrutare i superstiti, mostrando di avere una respirazione perfettamente sotto controllo.

    « Candidati, abbiamo finito il riscaldamento. Ciascuno prenda una di queste funi: fissatele in autonomia ad una sporgenza e calatevi dalle mura con la tecnica che preferite. Ci ritroviamo di sotto, se non volete cimentarvi potete sempre ritirarvi e scendere dalle scale. »

    Dopo aver indicato delle corde arrotolate a disposizione di chi aveva tagliato il traguardo, l’esaminatrice si gettò dalla sommità della cinta muraria con disarmante disinvoltura. Dopo una vertiginosa caduta nel vuoto, la temeraria maciste atterrò con un tonfo seguito immediatamente da una capriola che la riportò in piedi sul suolo disselciato del litorale lacustre. Da quell’altezza si riuscivano a distinguere a malapena le sue braccia conserte, in attesa di saggiare le manovre di discesa degli esaminandi.

    Gli altri esaminatori rimasero di sopra per cronometrare il tempo impiegato nell’esecuzione dell’esercizio e per valutare i punti di attracco scelti da ognuno, nonché i nodi con cui avrebbero assicurato le rispettive funi. I presenti avrebbero scoperto (forse troppo tardi) che la lunghezza delle cime era studiata per essere sufficiente a raggiungere il terreno solo se annodate nel modo più efficiente possibile, senza nemmeno un centimetro sprecato. Usando eccessivo scrupolo si rischiava di dover concludere la discesa con un balzo potenzialmente spacca-ossa, mentre un nodo grossolano poteva rivelarsi del tutto fatale.

    Proprio mentre ciascun membro del gruppo si appropriava di una corda - approfittando della ricerca di una sporgenza per tirare brevemente il fiato - sopraggiunse un ultimo corridore sfiancato, trascinatosi come fanalino di coda nelle ore precedenti. L’uomo era scarno e pareva il meno preparato fisicamente, tanto che la sua stanchezza lo fece cadere in ginocchio – e nessuno degli istruttori si sarebbe premurato di ripetergli le istruzioni della nuova prova.

     
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    Finalmente, dopo tutto quel tempo, la donna decise finalmente di fermarsi e porre fine alla corsa. Il ragazzo, ancora completamente concentrato fino a quel momento, ebbe finalmente l'occasione di guardarsi meglio attorno giusto per qualche attimo. Notò che la maggioranza di quelli che erano lì dall'inizio avevano fallito.
    Heh.
    Una mezza risata gli uscì naturale dalla bocca, poi portò la sua attenzione verso l'istruttrice che stava cominciando a spiegare la prossima fase della selezione. Come si aspettava, quello non era che l'inizio. Sentì il suo respiro affannoso e valutò la sua condizione fisica. La stanchezza c'era, ma sarebbe riuscito a resistere per la prova. In ogni caso, come prima, non aveva tempo, voglia o motivo di preoccuparsene.
    Candidati, abbiamo finito il riscaldamento. Ciascuno prenda una di queste funi: fissatele in autonomia ad una sporgenza e calatevi dalle mura con la tecnica che preferite. Ci ritroviamo di sotto, se non volete cimentarvi potete sempre ritirarvi e scendere dalle scale.
    Poi osservò la donna gettarsi da lassù. Non rimase sorpreso dal vederla atterrare sana e salva, d'altronde, una persona del genere sapeva cosa era in grado di fare e cosa, invece, fosse oltre i suoi limiti. Certo, lui non avrebbe avuto la stessa capacità, ma solo perchè lui non ne era in grado, non voleva dire che nessuno poteva farlo. Si avvicinò alle corde, prendendone una e rapidamente avvicinandosi ad un paletto ricurvo verso l'alto alla fine. assicurandosi di avere tutta la lunghezza sufficiente per un nodo, legò la corda in un modo che credeva sicuro, quindi la strattonò verso di sé un paio di volte per testare la resistenza del nodo. Soddisfatto, gettò giù la fine della corda dal muro, afferrando la parte più alta da dove avrebbe cominciato la discesa saldamente. Quando si alza, pronto a calarsi,notò l'ultimo del gruppo. Il suo destino era ovvio, avrebbe fallito. Michael scosse la testa. Aiutarlo non lo avrebbe aiutato in futuro, addestramenti come questi servono anche come selezione fisica. Se non sei abbastanza pronto, potresti rischiare la vita. Il ragazzo, in realtà, credeva fosse meglio così, magari semplicemente non era tagliato per quello ed era un bene per lui. Tornò velocemente a concentrarsi, mettendosi prima a sedere sul bordo e afferrando coi piedi la corda. Passandola prima sotto ad un piede e tenendola bloccata con la pressione dell'altro, si sollevò sulle gambe reggendo la corda, poi cominciò la sua discesa. Una mano per volta, il ragazzo scendeva con calma ma senza mai fermarsi, la corda sotto il suo piede destro che scivola lentamente mentre le braccia si alternavano nella discesa. Il ragazzo non temeva l'altezza, guardando in basso anche solo per controllare che la corda non scappasse da sotto ai suoi piedi e che perdesse quindi il controllo della sua discesa. Non scese in modo particolarmente veloce, preoccupato anche per la frizione causata dall'armatura, che poteva intaccare in particolar modo la corda nel caso la discesa fosse troppo improvvisa. Regolò quindi la discesa con molta attenzione, di nuovo senza badare troppo a ciò che succedeva attorno a lui, controllando solo la corda e ciò che riguardava la discesa e la sua sicurezza. Arrivò in fondo alla corda, ma purtroppo, notò di aver usato un po' troppa corda per il nodo. Triste, ma non era un salto irrecuperabile, poco meno di un paio di metri. Lasciò la corda, preparandosi ad assorbire la caduta per quanto gli fosse possibile. Quando le sue gambe toccano terra, piega anche le ginocchia così da ricevere meglio il colpo senza rovinarsi le gambe. Accertatosi di avere solo dolore alle gambe dovuto anche al peso, di nuovo, di ciò che si portava dietro, prese un sospiro di sollievo e si avvicinò alla donna, aspettando il continuo, se ve ne fosse stato uno. Teneva inoltre d'occhio anche quanti degli altri fossero rimasti, per pura curiosità. Ormai era diventato interessante per lui osservare chi sarebbe riuscito a passare quell'esame assieme a lui.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"
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    Stato Fisico: Stanchezza, Leggero dolore alle gambe per la caduta forzata.
    Stato Mentale: Concentrato, Contento.
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    { Yasul, Riva del Lago di Rivenore }
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    Uno dopo l’altro i candidati si calarono dalla cinta muraria, ciascuno adottando la tecnica discendente più congeniale alla propria costituzione fisica: alcuni sfruttarono l’attrito della corda sul corpo per regolare la velocità di discesa, altri oscillarono come pendoli lungo le mura. Più della metà dei presenti calcolò male la lunghezza delle corde, ma solo un paio di candidati cascò tanto rovinosamente da fratturarsi le ossa – giocandosi così la possibilità di proseguire la selezione. Perfino l’ultimo arrivato della maratona aveva trovato il coraggio di calarsi nel vuoto, emulando chi l’aveva preceduto fino a scorticarsi gli avambracci per la discesa grossolana.

    « Ora seguitemi, ci facciamo una nuotata nel lago: se non riuscite a proseguire e volete ritirarvi, agitate le braccia e i miei uomini v’isseranno sulle barche a remi. »

    Senza ulteriori preamboli l’esaminatrice si tuffò nel freddo lago di Rivenore, avanzando a ritmo inumano a suon di possenti bracciate. Gli altri esaminatori scesi dalle mura spinsero in acqua delle scialuppe arenate in quella caletta, posizionandosi in modo da fiancheggiare la formazione di nuotatori che prontamente si stava fiondando sulla scia dell’apripista. Prima di tuffarsi, alcuni candidati lasciarono a bordo dei canotti gran parte del proprio vestiario, così da non appesantire eccessivamente le proprie membra già provate.

    La traversata avrebbe messo a dura prova anche il più irriducibile dei candidati: tra il fiato mozzato per lo sbalzo di temperatura e gli arti appesantiti dall’acido lattico, perfino restare a galla mentre si sguazzava poteva risultare un ostacolo insormontabile. E chi poteva sapere quale sarebbe stata la destinazione finale? L’addetta alla selezione pareva talmente forzuta da poter raggiungere a nuoto perfino il castello di Lord Aeon!

     
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    Molti dei candidati finirono per calcolare male a corda, esattamente come il ragazzo, ma nessuno, se non un paio, finirono per farsi veramente male, tanto da non poter riuscire a proseguire. Ovviamente, le fratture erano pericolose, anche se conosceva alcuni guerrieri in grado di ignorarle o addirittura curarle completamente durante il combattimento. Figure particolarmente ostiche, insomma. L'esaminatrice non perse tempo, di nuovo, per gettarsi nell'ulteriore prova. Nuoto. Michael sembrava avere lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse allo stremo delle forze, ma la verità è che semplicemente stava tenendo la mente occupata per non pensare alla fatica e al pensiero della fine di quella tortura. Sapeva che le selezioni fossero dure, ma una buona parte era esagerata per spaventare. Pensò che non sarebbero rimaste molte prove, ma non si soffermò su di un numero preciso. Quando si accorse però di dover nuotare, prese come molti una decisione rapida di liberarsi del suo equipaggiamento. Rimasto solo in quei pochi stracci che servivano a separare il duro metallo dalla pelle e coperto giusto sui genitali e da una maglia, il ragazzo adesso sembrava riprendere fiato. La verità è che era affaticato più a causa del peso dell'armatura, ma appena essa non fu più sul suo corpo, sentì di potersi muovere più agilmente e facilmente. Aveva ripreso una buona parte dell'energia, seppur fosse ancora stanco. Si tuffò immediatamente nell'acqua. Non era affatto contento, abituato al fuoco com'era, gli sembrava di trovarsi in pieno territorio nemico, per modo di dire, ma non fece storie nemmeno per il freddo. Regolarizzò il respiro e aggiustò il ritmo delle bracciate in modo da rendere lo stile di nuoto efficiente e con il minor spreco possibile. Seppure non fosse un nuotatore provetto per ovvie ragioni, sapeva le basi necessarie per proseguire senza ritrovarsi a dover annaspare. La sua testa si muoveva a destra e sinistra, ma i suoi occhi erano fissi davanti a lui, così da non fargli perdere il senso dell'orientamento. Tutto ciò era reso più facile dall'assenza dell'armatura, cosa che lo rendeva più veloce del normale nonostante si stesse trattenendo dal fare tutto il più velocemente possibile. D'altra parte, non era affatto il caso di sprecare completamente le energie, non ancora.
    "Però... Comincio ad accusare... anche io..."
    L'acqua lo nascondeva, ma era già completamente bagnato ben prima di esserci entrato, per colpa del sudore. Non la migliore delle visioni, certo, ma probabilmente pochi lì non erano nelle sue stesse condizioni, figuriamoci la quantità delle persone che erano in una situazione addirittura peggiore della sua. I suoi muscoli cominciavano a farsi sentire, come a dire che le energie cominciavano a scarseggiare. Nonostante il suo addestramento, sembrava che nemmeno in quel mondo scherzassero con la difficoltà degli allenamenti militari, e probabilmente è un bene. Avrebbe comunque perdurato fino alla fine. In fondo, non aveva altro posto dove andare. Doveva finire, doveva farsi accettare. Non era tipo da arrendersi, e non lo avrebbe fatto fino a che sarebbe riuscito a reggersi in piedi. Anche se, forse, era proprio quello l'obiettivo della donna, sfinirli totalmente.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"
    Dati Tecnici - Scheda

    Note: ///
    Stato Fisico: Stanchezza, i muscoli iniziano ad essere doloranti.
    Stato Mentale: Concentrato.
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    Prometheus' Armor [Armatura Completa; Resistenza Migliorata]
    Sword of Ra [Flamberga; 1,70m]

    Tecniche Utilizzate: ///

    Abilità:Fire's Descendant [Power Up +50% Vel; Immortalità]
     
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    { Yasul, Darsena della Sede del Sodalizio delle Ceneri }
    Michael Solus

    La traversata dell’immenso lago durò parecchie ore e a mano a mano i nuotatori si distanziarono vicendevolmente. Nessuno fra i candidati restò in scia all’esaminatrice, tanto che qualcuno - preso dall’affanno - perse del tutto la trebisonda e finì per spiaggiarsi lontano dalla meta, mentre altri semplicemente si arresero e furono issati sulle zattere prima di affogare. Lo sparuto gruppo dei sopravvissuti approdò nella darsena di una vasta proprietà privata, accolto dallo sguardo insoddisfatto della responsabile alla selezione – già asciugatasi mentre attendeva i ritardatari (tra cui spiccava anche l’ultimo arrivato della maratona, ancora miracolosamente in vita).

    « Forza, lumache di lago: fuori dall’acqua. »

    Contemporaneamente sbarcarono anche le scialuppe degli altri esaminatori, che avevano già scaricato su altri moli lacustri chi aveva gettato la spugna. Riconsegnarono ai candidati l’equipaggiamento affidato loro e si schierarono sull’attenti davanti alla superiore – che tornò a rivolgersi agli aspiranti cadetti.

    « Stanotte sarete ospitati nel parco di Sua Eccellenza Yasuf ʿĀmir Khalīfah, Shah di Yasul ed Emiro dell’organizzazione per cui voi mammolette pensate di essere tagliati. »

    Il Djinn più comunemente noto come “Califfo” era una figura ben nota a Yasul e probabilmente si trattava dell’Emiro che Ser'ada aveva menzionato più volte durante il viaggio in compagnia di Michael.

    « Dovrete costruirvi un giaciglio e accamparvi per la notte. Se lasciate la proprietà prima dell’alba di domani siete fuori. »

    Ciò che l’esaminatrice aveva omesso era la presenza di parecchie bestie esotiche nella tenuta del Sodalizio delle Ceneri - organizzazione venatoria fondata dallo stesso Califfo - che avrebbero certamente disturbato il sonno dei presenti: tra insetti pervasivi, piante urticanti e una baraonda di richiami notturni, dormire all’addiaccio in quella riserva naturale sarebbe stato ben poco riposante – soprattutto se ogni mossa dei candidati sarebbe stata sottoposta allo sguardo vigile dei vari esaminatori appostati nella proprietà.

     
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    Toccò la terra ferma. Si alzò in piedi, sentì vagamente le parole della donna, poi ebbe un giramento di testa. Ci mise ogni oncia di resistenza rimasta per non cadere a terra. Barcollò, ma rimase in piedi. Poi, il mondo tornò normale. Sentì i muscoli doloranti, e la donna che spiegava che avrebbero passato la notte lì, ma che avrebbero dovuto crearsi da soli un posto per passarla indenni. Chiuse gli occhi, sospirò, e si diresse verso il suo equipaggiamento. L'addetto sembrò squadrarlo, probabilmente notando come fosse ancora un po' disorientato. Non indossò l'armatura, si sarebbe bagnata, dirigendosi invece in cerca di un posto adatto ad ospitare in fuoco. In fondo, a lui serviva solo della legna e un modo per contenere la fiamma prima di fare un disastro. Trovò un posto dove il vento non minacciava le fiamme del fuoco. Avrebbe avuto modo di costruire un giaciglio, anche se sapeva di non avere troppe forze. Il fuoco rimaneva comunque la parte più importante nel dormire all'aperto, ancora di più adesso che doveva assolutamente asciugarsi per evitare di ammalarsi. Raccolse delle pietre e ciò che poteva essere infiammabile, dispose il tutto in maniera da creare un piccolo falò, e con un tocco fece scaturire delle fiamme che cominciarono a consumare tutto ciò che toccavano. Il calore non si presentò graduale, ma crebbe in maniera immediata, rendendo la cosa quasi sgradevole, eppure al ragazzo non dava alcun fastidio. Si accovacciò. fissando il fuoco, accanto ad esso. Ce l'aveva fatta. Non era tecnicamente finita, ma lo era. Aspettò di essersi completamente asciugato, quindi indossò l'armatura. Si sentì di nuovo a suo agio, di nuovo in quella familiare lega metallica che lo proteggeva. In un certo senso, il freddo metallo riusciva a tenerlo caldo. Si alzò, cercando con lo sguardo qualche modo di costruire quantomeno una somiglianza di tenda così da non doversi preoccupare troppo della valutazione. Non usò la spada, ben più di un semplice strumento per lui, ma staccò a mani nude dei rami più esili e deboli, preferibilmente con ancora le foglie che avrebbero impermeabilizzato la costruzione. Non creò niente di complicato, una struttura a triangolo avrebbe tenuto al riparo lui e il terreno in caso di pioggia. Ci sarebbe voluto del tempo considerando l'assenza di utensili tranne le sue mani, ma ci sarebbe riuscito. Si mise quindi dentro ad essa, seduto sul terreno, di fronte al fuoco. Il crepitio delle fiamme sembrava chiamarlo, d'altra parte, ogni manifestazione di quell'elemento sapeva di famiglia, come se fosse un suo parente. Si sdraiò, senza preoccuparsi troppo di niente, vuoto da ogni pensiero, persino dall'esame appena finito. Chiuse gli occhi e si addormentò senza alcuna resistenza, nonostante il terreno non fosse esattamente il materasso più comodo in cui dormire. Il giorno dopo sarebbe stato quello importante. Per adesso, la sua unica preoccupazione era riposare. I muscoli, probabilmente, gli avrebbero ricordato, il mattino seguente, che ancora non era abbastanza allenato nonostante ciò che lui considerava una buona resistenza.

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    Dati Tecnici - Scheda

    Note: L'accensione del fuoco è stata considerata come utilizzo scenico di comune accordo con Jira
    Stato Fisico: Grande stanchezza.
    Stato Mentale: Calmo, Addormentato.
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    Prometheus' Armor [Armatura Completa; Resistenza Migliorata]
    Sword of Ra [Flamberga; 1,70m]

    Tecniche Utilizzate: ///

    Abilità:Fire's Descendant [Power Up +50% Vel; Immortalità]
     
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