In questo deserto

Nessuno gli si avvicinava.
In quella locanda così solare, nutrita di gente allegra e sempliciotta, dove alcun viso si asteneva dal sorridere, l'ombra calava sopra un angolo dello stanzone, in fondo al locale, lì dove Danbael sorseggiava a capo chino dal suo anonimo boccale in terracotta. Aveva una strana lama lungo il fianco, sottile ma minacciosa. Eppure non era il solo a possedere oggetti pericolosi: ai margini del deserto la vita è dura, e bisogna sempre guardarsi alle spalle prima che un bandito, un ladruncolo o un alzatore di gomito vi faccia la festa.
Lo fissavano con sguardo stranito, alcuni persino minaccioso.
Danbael non era armato perché bisognoso di difendersi; lui, esattamente, era il bandito, o il ladruncolo, o l'alzatore di gomito. Tutto il coro avrebbe dovuto provare paura nei suoi confronti, e le spade che munivano la cintola dei clienti in realtà erano una protezione verso quella strana ombra; non un monito aggressivo, ma il risultato di un'azione intimidatoria. Gli abitanti sapevano che razza di personaggio fosse, e c'era chi - saggio - preferiva non averci nulla a che fare. Molti però osavano sfidarlo, e lui era solito rispondere a maniere forti, cattive.
Qualcuno sussurrò nel momento in cui Danbael decise di alzarsi e andare a pagare il conto. Era imperscrutabile, il suo volto non lasciava traccia dietro l'oscurità del cappuccio, serrato intorno alla testa. Un paio di monete caddero dalle sue mani guantate. Il locandiere ringraziò con un ampio sorriso.
Uscendo non disse nulla agli stanti. Molti seguirono la sua scia con lo sguardo.
Il sole era alto, ardente, pesante come un macigno sulla breve spiaggia; raggi accecanti battevano sull'imponente scogliera, e il mare era limpidissimo, solcato dalle scie biancastre delle navi. Danbael si avviò verso il deserto, alla maniera opposta di come la folla fluiva. Per la prima volta tirò su lo sguardo. Daleli, caduta in rovina e ora sferzata da venti granulosi, lo stava attendendo.
Stelle nere, stelle nere...