Swept by the Storm

La pioggia cadeva lieve ma incessante, quel giorno, velando la brulla brughiera dell'Altopiano della Tempesta di un'atmosfera soffusa che rivestiva ogni sasso o arbusto colpito dalle gocce con un'aureola argentea, che avvampava di luce quando l'umidità sospesa nell'aria catturava i lampi intermittenti che di tanto in tanto squarciavano le nubi.

In mezzo a quel mistico grigiore, qualche fulmine -generatosi tra i nuvoloni neri che oscuravano il cielo in una cappa compatta, impedendo alla luce diurna di raggiungere il suolo sottostante- si abbatteva sulla cupola magnetica che proteggeva la non lontana città di Codec, e fu in quel desolato e solitario scenario di tempesta che il Naufrago in armatura compì il suo approdo su suolo Endlossiano.

« ...oh! ♥ »

Di certo frastornato dall'atterraggio -e complici i sensori di rilevamento fuori servizio-, il nuovo arrivato non lo avrebbe probabilmente notato, ma non si sarebbe trattato di una novità per lui: il nascondino era il suo gioco preferito, e dal momento che le capacità di cui disponeva gli conferivano un discreto vantaggio in quel senso, era già qualche secolo che aveva adottato la connaturata abitudine di andarsene in giro per le vie affollate della città di Istvàn senza farsi vedere. Soprattutto dagli adulti.

Quell'uomo-di-latta, però, era precipitato proprio accanto al suo campo-gioco e... dal momento che si guardava intorno spaesato, che poteva essersi fatto male nella caduta, che non doveva sapere da che parte andare, e che magari si sentiva anche solo... beh, pensò di fare una eccezione.

Così, saltellando spensierato in mezzo alle pozzanghere, si avvicinò al figuro alieno, lasciando cadere il velo di illusione che l'avvolgeva -e che lo rendeva solitamente invisibile- solo quando gli fu praticamente difronte, ad una ventina di centimetri di distanza, per un effetto sorpresa garantito.

« Ciao, Fratellone! ♪ »

Cercando la fonte di quel cinguettio squillante e allegro, davanti a sé Echo avrebbe visto sbucare dal nulla uno smilzo ragazzino di età indefinibile (poteva trattarsi di un bambino alto come di un adolescente esile), più basso di lui di una buona ventina di centimetri -e che quindi guardava in alto verso il suo casco-, dal visetto pallido ed imberbe, con una zazzera di capelli castani e due strani occhioni grigi, ed un sorriso ampio, gioioso ed infantile.

Vestiva con un paio di calzoni corti, una camicia bianca, un gilet ed un cravattino... e nessuno di quegli abiti sembrava adatto al clima di quel posto; tuttavia, il bimbetto non sembrava patire il freddo, e gli unici elementi che sembravano renderlo consapevole del maltempo erano gli stivaletti di gomma gialla e l'ombrellino rosso a pois bianchi nella sinistra, che gli proteggeva la testolina. La manina destra, invece, puntava un indice su un punto per terra, poco lontano da loro...

« Vuoi giocare a Saltacampana? ♪ »

...dove diversi sassi bianchi -di medie e piccole dimensioni- erano stati allineati a formare un reticolo di caselle numerate. Tutto regolare. Niente di pericoloso. In fondo, cosa c'era di male in un ragazzino, solo, che gioca in mezzo al nulla, sotto la pioggia?

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Mi dispiace, ma non posso, almeno per ora.
declinò il Naufrago, dopo aver indugiato in uno strano, stanco sospiro
Hai bisogno di qualcuno che ti riaccompagni verso la città?

Con gli occhi bigi fissi sul riflesso che la propria figuretta proiettava nella lucida superficie della visiera del casco dell'altro, nel sentir rifiutare la propria offerta di gioco, il ragazzino alzò le spalle e non insistette oltre; alla controproposta dello straniero in armatura, invece, reclinò la testolina castana da una parte, ampliò ancor di più il suo spensierato sorriso, e scosse un poco il capo.


« No, no! Il mio passaggio è quasi arrivato! ♥ »

Fu quello il momento in cui una moderna automobile dalla carrozzeria in oro massiccio arrivò sgommando nella loro direzione... ma senza turbare la quiete della pioggia battente con il rombo triviale di qualche motore -dal momento che ne era priva-, essendo invece trainata dalla forza motrice di alcuni energumeni seminudi, ma oliati meglio di tante candele e radiatori.

L'automezzo arrestò la propria corsa, accostandosi ai due pedoni, e quando il finestrino si abbassò, rivelò l'interno dell'abitacolo e il volto del suo occupante: viso angelico, occhi d'oro, capelli cerulei, pelle di porcellana, e labbra rosse piegate in un cordiale sorriso affettato.

-Salve, carissimi ♥ -
esordì, salutando entrambi, prima di rivolgersi al bimbetto
-Ciao, Bess. Che ci fai qui, tutto solo, con questo simpatico signore?
Eri forse diretto da qualche parte?

Con un luccichio entusiasta nelle iridi grigio-perla, il fanciullo schiuse le labbra per cinguettare un saluto, ma... prima che potesse schiudere le labbra per farlo e per replicare alle domande del Fratellone Quarion, fu il Fratellone-di-Latta a prendere la parola, evidentemente impaziente di ottenere qualche ragguaglio sul posto in cui era involontariamente finito.

Scusa, ehm... Mi chiamo Echo. Non so bene dove sono finito, e ho bisogno di una mano.
premise, fornendo poi una spiegazione della sua situazione
Qualcosa tipo un... portale, credo, mi ha portato qui. In che parte di mondo siamo?

Lo sconosciuto rivolse lo sguardo al piccoletto accanto a lui, e non appena quello se ne accorse -notando il movimento del capo-, ricambiò il gesto, rivolgendoli un altro sorrisone e facendogli ciao-ciao con la manina.

Mi ha avvicinato chiedendomi di giocare, ma in questa situazione in cui non so dove mi trovo, non mi sembra il caso. Mi sono offerto per portarlo verso la città, se fosse stata quella la sua direzione.

A quanto pareva, con la tipica attitudine di molti adulti, il Fratellone-di-Latta sembrava intenzionato a parlare di lui come se lui non fosse stato lì, ma... Bess, pur non trovandolo un gesto troppo carino, la prese con filosofia: dopotutto, quando i grandi parlano, capita loro assai spesso di escludere dalla discussione quelli che non lo sono, così si limitò a fare spallucce e a trotterellare via, saltellando allegramente intorno all'automobile per vederla meglio.

Dopotutto, se c'era da fare presentazioni e spiegazioni,
il Fratellone Quarion era senza alcuna ombra di dubbio la persona più indicata.

Con fare garbato e condiscendente, limitandosi ad inarcare un sopracciglio con pazienza, Quarion Galanodel ascoltò le parole proferite dal Naufrago in armatura in un sereno silenzio, interrotto solo dal ticchettio della pioggia e dagli ansimi dei culturisti, ancora affaticati dallo sforzo della corsa; poi, con la stessa compostezza, il nuovo arrivato espresse agli astanti la sua principale preoccupazione.

-Non si gioca qui, è tutto sporco! Salite subito in auto, parleremo dopo.-

« 'kay! ♥ »

Corredando l'ammonizione prima e l'invito poi con un sospiro melodrammatico, l'uomo dai capelli cerulei aprì gli sportelli della sua automobile d'oro, e mentre il Fratellone col casco si fissava la tuta infradiciata dall'acqua piovana, il piccolo Bess saltellò allegramente dentro l'abitacolo, imprimendosi nell'atto un mezzo avvitamento che lo portò a rimbalzare seduto sulla tappezzeria leopardata del posto accanto al quello pilota, lasciando fuori solo l'ombrellino, ancora aperto a fare da scudo alle gambette magre stese verso l'esterno e ancora in parte fuori dalla portiera.

Ti ringrazio, e scusa il disturbo.

Mentre il Fratellone precipitato dal cielo si accomodava sui sedili posteriori, rimuovendo il casco e rivelando il proprio volto, il ragazzino dagli occhi grigi si sfilò stivaletti di gomma sfregandoli tra loro, e -canticchiando a labbra serrate un'allegra canzoncina- si frugò una delle tasche con la mano libera, cavandone fuori un fagottino di tela plastificata dalle fattezze di un buffo gufetto... che si trasformò in una pratica bustina non appena Bess ebbe tirato un cordino, sciogliendo l'involto che lo teneva in quella forma compatta.

A che serviva quell'affare? Beh, dato che era un bravo bambino, stando attento a non sporcare, infilò gli stivaletti nella busta, poi ritrasse le gambe al coperto, ed infine richiuse lo sportello e l'ombrello con un perfetto esercizio di coordinazione; per tutto il tempo di quelle operazioni, l'unico suono a riempire l'abitacolo fu il motivetto intonato da lui, ma una volta pronto a partire, Bess si rigirò ginocchioni sul proprio posto, abbracciando il poggiatesta e rivolgendo allo Straniero tutta l'attenzione dello sguardo color ardesia ed un ampio e scanzonato sorrisone.


« Ehi, Fratellone! ♪ Io sono Balthasar Malcom Aloysium Arkham, ma tutti mi chiamano Bess! »
si presentò, cominciando a dondolare avanti ed indietro, prima di iniziare con la sua specialità: le domande a raffica
« Tu come ti chiami? Come sei arrivato su Endlos? Ti sei perso? Ti ci hanno mandato? Eri inseguito da un mostro? Hai caldo con la tuta? Hai già fatto colazione? »

Evidentemente troppo preso dall'entusiasmo, il bimbetto parve non accorgersi del fatto che i suoi mille incalzanti quesiti -blaterati come se non avesse neppure bisogno di prendere fiato tra uno scroscio e l'altro- non stavano lasciando al presunto interlocutore alcuna possibilità di replica; piuttosto, nel seguire la direzione in cui la faccia del Fratellone era stata rivolta -al paesaggio, fuori dal finestrino-, un nuovo accesso di vibrante curiosità lo spinse a rimbambire il povero Naufrago con un nuovo gorgheggiante fiume di parole.

« Cosa stai guardando? Le cupole magnetiche? Nel tuo mondo non ci sono le cupole magnetiche? Sai che sotto c'è una graaande città? Ti piacerebbe vederla? Dalle tue parti ce le avete le città? »

Ah, i bambini...! Degli autentici mostriciattoli tesori!

Mentre si toglieva gli stivaletti, facendo meticolosa attenzione a non rovinare la macchina del Fratellone Quarion, un po' di cose successero intorno a lui: raccogliendo le scuse dell'ospite per il piccolo incomodo che stavano dando, il bel Galanodel dai capelli cerulei aveva colto l'occasione per presentarsi al Fratellone-di-Latta, che aveva replicato dicendo di chiamarsi William-senza-cognome
e di essere un ingegnere. Militare.

Stavo scappando da una situazione... Spiacevole. Io... Credevo sarei morto nel mio laboratorio, ma qualcosa mi ha portato in questo posto. Un portale, credo, ma suppongo tu non mi creda...
E a ragione.

Dopo quelle dichiarazioni, che delineavano in tutto e per tutto lo scenario classico dell'immaginario per quanto riguardante i Rapimenti del Maelstorm, William-senza-cognome si lasciò andare ad una strana risata poco contenta, e Bess lo guardò incuriosito, reclinano la testolina castana da una parte.

Volevano qualcosa di mio e farmi sparire.
per un attimo, il Naufrago sembrò cedere allo sconforto, ma non vi indugiò
Da dove vengo... Regno dei Leoni, ovvero Kyrian. Ne avrete sentito parlare, suppongo.

Istintivamente, nel vedersi interrogato da quella domanda indiretta, il bambino dagli occhi grigi scosse la testolina in un deciso cenno di ignoranza diniego, facendo ondeggiare la zazzera sbarazzina; in ogni caso, dopo quel momento, William-senza-cognome decise di concentrare la propria attenzione su di lui per dare una risposta a tutte le sue domande...

Piacere, uh, Bess. Mi chiamo William, Echo è il mio soprannome, diciamo.
Endlos è la città? Particolare come nome.
spiegò, rimanendo un po' interdetto dalla menzione del suo luogo di approdo
Comunque si, direi che mi sono perso, e più che un mostro, mi seguivano delle persone.
Tecnicamente buone, in pratica il peggio del peggio. La tuta...
facendo una pausa tattica, il giovanotto riprende fiato
... Si, è abbastanza caldo qui dentro, ma niente di insopportabile, e sì, ho fatto colazione.

« Peccato. I biscotti di Spitfire sono buonissimi! ♥ »
e lui lo sapeva perché era un Oracolo: tristemente, non li aveva mai assaggiati

Si, osservo quelle cupole. Non capisco che tecnologia ci sia dietro, e si, le abbia... ... mo? Cosa vuol dire "il tuo mondo"? Ah! Scusa, dev'essere un gioco, perdonami. Si, le abbiamo, ma sono piuttosto diverse da quella.

Di nuovo, mentre era lanciato nel bel mezzo del discorso, l'eco di qualche incongruenza si infilò negli ingranaggi della mente di William-senza-cognome come un sassolino o un bastoncino, e -di conseguenza- il Fratellone in armatura incespicò un momento, concludendo poi con una più consistente pausa di interdetto silenzio, che presto si rivestì della sacralità della realizzazione... che poi si sporcò di smarrimento nel correre in direzione dello specchietto retrovisore dell'auto -in cerca dello sguardo di Quarion-, e che probabilmente approdò ad una momentanea negazione nel divergere sul profilo della città -al di là del finestrino- e nel tornare infine al ragazzino castano.

Si, vorrei tanto vederla, ma non pretendo niente, sono un ospite, d'altra parte.
concluse, rivolgendo un sorriso a Bess, prima di tornare a rivolgersi all'adulto in abitacolo
Posso chiederti quale ruolo hai? Non c'è bisogno di rispondere, è solo una curiosità, se è scomodo, fai come se non avessi detto niente.

Dal momento che quella non era la sua auto, e che lui era troppo piccolo per guidare, anche il fanciullo rivolse il faccino imberbe e gli occhioni grigi verso Quarion: dopotutto, oltre a non avere affatto nozione di come si facesse a condurre un veicolo come quello, le sue gambette magre nemmeno ci arrivavano ai pedali! Non che servisse, visto che quella non era neppure un'auto ma una specie di slitta.

« Credo proprio che il Fratellone William-senza-cognome
si sia perso tutto solo nel Maelstrom... »
asserì il bimbetto, volgendo gli occhioni grigi e preoccupati verso l'Ambasciatore
« ...possiamo tenerlo? ♪ »

Come fosse stato un qualsiasi cucciolo randagio.

-Possiamo tenerlo, mio caro Bess.-

Alle prime parole dell'Ambasciatore, il bimbetto dai capelli castani levò le manine in alto -fin quasi a sfiorare il tettuccio dell'auto con la punta delle dita- con un piccolo "Yeeee" di pura gioia.

-... ma deve decidere lui. E per capire cosa vuole, dobbiamo spiegargli cosa è successo ♥

Tuttavia, quando Quarion parlò di nuovo, Bess tornò ad abbassare le braccia con l'entusiasmo smorzato, limitandosi ad annuire... ma non protestò, né mise il broncio, perché capiva che il Fratellone aveva ragione.

-Temo di non conoscere la tua patria, dal momento che non esiste alcun posto su questo piano dimensionale con quel nome. E ti assicuro che conosco molti luoghi, considerando che sono da parecchi anni un Ambasciatore, un imprenditore ed anche un uomo politico.-

Dopo aver esordito con modi graziosi e tono pacato, il bel Galanodel dalle chiome cerulee passò ad illustrare a William-senza-cognome la sua particolare condizione di Naufrago, parlandogli della tendenza del Maelstorm a rapire cose -persone, oggetti o interi luoghi- dai loro mondi di origine, presentandogli il Semipiano di Endlos e la sua funzione nel Multiverso, e fornendo ipotesi -in vero più vicine a delle spiegazioni esatte- circa le probabili circostanze di arrivo dell'uomo di latta.

-Da uomo razionale quale sei, posso dirti schiettamente che non hai molte scelte da fare, a questo punto.
concluse il Goverantore di Garwec, increspando le belle labbra in un sorriso divertito
-Posso accompagnarti al primo centro abitato e lasciarti libero di ricominciare da zero, oppure puoi scegliere di metterti sotto la mia ala.

Dopo un lungo e pesante silenzio, Echo sollevò la testa, ma non si rivolse a nessuno in particolare; piuttosto, fu con uno sguardo perso nel vuoto -sicuramente afflitto da un terribile senso di smarrimento- che si lasciò sfuggire un singolo, semplice e secco commento a denti serrati... ma visto che si trattò anche di una brutta parola, Bess -che era un bravo bambino- rimosse istantaneamente dalla propria mente il fatto di averla ascoltata.

Si, è vero, rimanere lì sarebbe stato peggio.
riconosce un attimo dopo l'uomo in armatura
Cosa potrei fare per te? Cosa vuol dire, sotto la tua ala?


« Lavorare nel Silenzio per un bene più grande! ♪ »

Il piccolo Oracolo lo cinguettò allegramente e con candore, criptico come sempre... ma, probabilmente, solo l'Ambasciatore avrebbe compreso l'allusione: un neutro suggerimento anche piuttosto apprezzabile. In fondo, a Quarion piacevano le cose grandi.