[Quest] Patti e Catene

Ascesa dell'Ofiuco

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    Grotta ● Amnos
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    E così mi trovavo in questa intricata grotta per il banale motivo di dimostrare un qualche eroismo, ho sempre vissuto con la giusta cautela. Perchè proprio in quel luogo impervio avrei dovuto farmi prendere dall’irrefrenabile voglia di morire da presunto eroe? Inutile a dirsi ma quella era la domanda che continuava a martellare la testa da quando uscii dallo zanzuki fino a quando il ragno mi aveva invitato ad entrare nel cerchio runico nella quale sembrava intrappolato. Presi la decisione di non avvicinarmi ulteriormente, visto che non poteva uscire da li non v’era alcun motivo per me di entrare nella prigione insieme a quella cosa.

    ”Di grazia, ci potrebbe raccontare qual è la profezia che ha convinto i Darcia a bloccarla in questa accorgliente grotta?” feci vari passi per allontanarmi dal muro mentre muovevo un braccio come a mostrare la bellezza della grotta intera.

    ”In fondo non ci sta di certo minacciando, è una nostra scelta quella di rimanere bloccati in una grotta per l’eternità, giusto signor Elay?” Cercai gli occhi del mio compagno per capire se stavo riscuotendo un assenso, poi passai a quello di Gostaf e del ragazzo. Pensando che un giovane così rischi di passare il resto dei suoi giorni così mi rabbrividì.

    Camminai verso Kiryll provando a poggiargli una mano sulla spalla “Ne usciremo vivi, te lo prometto” sussurrai al ragazzino cercando di rincuorarlo. Subito dopo mi girai verso il ragno guardandolo con volto crucciato e dissi ”Adesso preferisce che questa profezia, che ritiene sbagliata, colpisca anche persone innocenti come noi? Se questo è il suo modo di chiedere gentilmente un favore sappia che ha sbagliato fin dall’inizio ad intrappolarci qui dentro"

    Aspettai per vedere se il ragno o altri avevano da rispondere a quest’affermazione. Sicuramente il mostro sapeva di non averci dato possibilità di scelta visto che è lui ad averci infilato in questa situazione drastica. Dovevo sapere di più per capire con chi sto trattando, visto che le ultime parole sembrano non abbiano portato a nulla.
    ”Ci dia un motivo valido per liberarla. Cosa farebbe appena uscito da qui? Come si comporterebbe? Cos’ha fatto prima di finire qui?” Mi sembrò di porre una raffica di domande ad un condannato e noi tutti che eravamo li sembravamo una giuria pronta a decidere se l’accusato andava liberato o trattenuto per l’eternità.
    Di mio canto avevo ben poca propensione a liberare un essere del genere, anche perchè qualsiasi cosa avrebbe detto sarebbe potuta essere nient’altro che menzogna.

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    Energia:
    100%


    Abilità:
    Trucchi del Mestiere:
    Data la sua esperienza da emissario e le spiccate abilità personali in campo sociale, tali da renderli particolarmente carismatico a prima vista, Curtis Winbringer ha imparato negli anni molte tecniche di persuasione, ragion per cui sarà per lui abbastanza semplice rendersi conto di esserne diventato bersaglio. Gli risulterà -ad esempio- quasi naturale intercettare bugie pronunciate coscientemente (senza utilizzo di tecniche attive) allo stesso modo di come gli capita di fare lui stesso, o di scoprire vere e proprie illusioni o tentativi di imposizione mentale. Non gli sarà comunque possibile per lui comprendere con precisione in cosa esattamente l'offensiva ricevuta consista. [Malia passiva di carisma: 5pt + Mindfuck-Alert passivo: 5pt + Lie Detector: 5pt + Spara-Balle passivo: 5pt + Trick Detector: 5pt]


    Scudo Mentale:
    Se attaccato, Curtis Winbringer sarà in grado di fermare qualsiasi colpo fisico a lui rivolto, come se si frapponesse uno scudo invisibile. Ovviamente gli sarà possibile solo se sarà effettivamente in grado di intercettare il colpo ricevuto in tempo, tramite vista o auspex vari. [Difesa fisica a consumo medio: 1pt]


    Scudo Mentale:
    Se attaccato, Curtis Winbringer sarà in grado di fermare qualsiasi colpo fisico a lui rivolto, come se si frapponesse uno scudo invisibile. Ovviamente gli sarà possibile solo se sarà effettivamente in grado di intercettare il colpo ricevuto in tempo, tramite vista o auspex vari. [Difesa fisica a consumo medio: 1pt]
    Sfera Psichica:
    Padrone della propria mente, Curtis è anche in grado di rendere in qualche modo "tangibile" il proprio pensiero: in questo caso, se in pericolo, riuscirà a tracciare mentalmente un cerchio con di area variabile avente lui stesso come centro, entro il quale ogni attacco energetico sarà smorzato o dissipato. Le dimensioni massime del raggio del confine mentale varieranno a seconda del consumo impiegato (5m x basso, 7m x medio, 10m x alto, 15m x critico). [Difesa energetica ad area, Variabile: 2pt]
    Egida Psionica:
    Curtis Winbringer è in grado di innalzare delle difese psicologiche in modo del tutto volontario, nel caso si senta vittima di un attacco mentale. Attraverso un lavoro di autoconvincimento ed autoipnosi, riuscirà il più delle volte a non sottostare alle altrui imposizioni mentali. [Difesa psionica Variabile: 2pt]

    Scheda: Scheda
    Revisione: Revisione
    Conto: Conto



     
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    Grotta del Ragno, Amnos.
    Presidio Settentrionale, Endlos.




    “Da solo non posso spezzare i sigilli. Posso estendere la mia influenza nelle grotte e nei suoi dintorni, ma i sigilli richiedono abilità ed uno sforzo che mi è precluso da questo circolo runico.”

    Le rune mi sembrarono brillare alle parole del Ragno, come una specie di luccichio familiare, lo sguardo brillante di un amico che dice che non ci sia nulla da temere. Il Ragno, ad ogni modo, è riuscito ad influenzare e manipolare persone ben al di fuori di quel cerchio di tratti incisi nella pietra nel cuore dell’Amnos. Già così si è rivelato potente e subdolo; cosa avrebbe potuto fare una volta libero dai vincoli fisici, a contatto con persone innocenti ed indifese, con a portata di mano strumenti e poteri che gli erano preclusi in quella grotta?
    “La mia colpa è banale, ma l’offesa è stata rivolta contro una famiglia troppo potente. Mi sono illuso di poter stravolgere le gerarchie e questa è la mia punizione.”

    Riflettendoci meglio, il Ragno stesso parlava di una colpa. Ammetteva uno sbaglio, una falla. Ed aveva agito sperando di sovvertire l’ordine delle cose, fiducioso nei terribili mezzi di cui disponeva. Avremmo davvero corso il rischio di lasciarlo andare per riprovarci – e magari riuscirci? Continuava a minimizzare, ad interpretare la parte della vittima debole contro un nemico troppo forte. Eppure sfidare una famiglia simile e pensare di poter vincere richiedeva ben più della fiducia nei propri mezzi: quella creatura doveva avere accesso a capacità che non riuscivo neanche ad immaginare. Doveva essere ben più pericolosa di un semplice assassino, di un incantatore, di un profeta. Restai con la mascella serrata e la mano stretta sull’elsa della mia spada, cercando di farmi coraggio e di ragionare velocemente per non prendere decisioni avventate.

    ”Di grazia, ci potrebbe raccontare qual è la profezia che ha convinto i Darcia a bloccarla in questa accogliente grotta?” chiese il signor Winbringer. Dovevo ammettere d’essere curioso di cosa potesse aver scatenato una furia tale da incatenare il Ragno nell’Amnos.

    “Mi state attribuendo poteri e scopi che non mi sono propri. Ho trascorso secoli a leggere futuri differenti. Ma la mia punizione mi ha trasformato in una Cassandra. Io devo essere liberata. Sette sono i seggi vacanti. E presto un disastro temporale si abbatterà sul Semipiano. Io ho un ruolo. E devo svolgerlo. È un mio dovere verso il futuro.”

    “I seggi di cosa? E che disastro dovrebbe travolgerci tutti?”, chiesi, colto alla sprovvista da quelle frasi. Un discorso fumoso, a tratti profetico, come se volesse ancora blandirci per convincerci ad agire in suo favore. Un essere antico, vissuto secoli. Dagli scopi inafferrabili ed oscuri. Non avevo mai sentito parlare di sette seggi vacanti, ma a sentir parlare di un disastro in attesa di abbattersi sul Semipiano mi si gelò il sangue nelle vene. Che fosse una menzogna o meno, il tono del Ragno fu abbastanza netto da istillare il dubbio nella mia testa. Cosa sarebbe accaduto? Che ruolo avrebbe dovuto giocare una creatura del genere? In ogni caso, quella rivelazione sembrava responsabilizzarci: che avessimo preso parte o meno al piano folle di quell’essere abominevole, forse la sua presenza (o la sua assenza) avrebbero avuto un peso importante su qualcosa di grande, qualcosa di pericoloso.

    O forse stava soltanto mentendo. Ancora.

    Rise di me, delle mie preoccupazioni, della mia rabbia per il piccolo Jung e sua madre. Bastò quella risata a farla montare ancora di più, a rendermi immune dalle sue giustificazioni, a scacciare i dubbi e le domande, a riportarmi presente a me stesso e non stregato da qualche parola appena accennata.

    “Mai ho tolto una vita con queste mani. Se voi umani vi lasciate attirare da lucciole di anima, non è una mia colpa.”

    La voce della madre di Jung, il corpicino che si dissolveva in piccoli ragnetti… Posai uno sguardo carico d’astio sul Ragno. Non era un assassino, a suo dire, ma questa era la prova di quanto potesse spingersi oltre nel mentire.

    “Anche chi vi ha preceduto, mai è perito per mia mano. O per sua scelta o per mano d’altri. La mia coscienza è pulita.”

    Dunque altri erano arrivati in quella grotta. In quanti avevano già perso la vita, scegliendo di non scendere a compromessi con il Ragno? Non li avrà uccisi con le sue mani, ma con le sue illusioni sicuramente sì. Quanti erano già stati costretti a vagare, perdendo il senno, morendo di fame, sete o freddo?

    ”In fondo non ci sta di certo minacciando, è una nostra scelta quella di rimanere bloccati in una grotta per l’eternità, giusto signor Elay?”

    Annuii a quelle parole. Per sua stessa ammissione, l’essere arcano si sentiva persino non responsabile per la sorte degli uomini che aveva già ingannato. Una loro scelta. Una risata amara mi lasciò la gola, quasi un suono gutturale a sostituire quella limpida del Ragno.

    “Per propria scelta in risposta alle tue bugie, alle tue illusioni”, sbottai quindi rivolto verso il Ragno, senza riuscire a contenermi. Mi bruciava dentro l’essere stato gabbato con tanta facilità.

    “Cari Ragazzi! Smettetela di frignare e trattate il Ragno con la giusta reverenza che gli è dovuta! Davanti a noi ci sono gli Occhi e le Orecchie di tutto il Semipiano. Solo al suo sguardo le nebbie del futuro si dissipano. È nostro d-o-v-e-r-e aiutare il Ragno ad uscire dalla sua prigione, così da poter finalmente asservire al suo Futuro!”

    Mi voltai verso l’anziana donna, e con un tono gelido ed una voce profonda le risposi con parole cariche di tutto il disgusto che provavo per chi gioiva in una situazione del genere.

    “Non siamo ragazzi, siamo uomini. E a una creatura ingannatrice ed infida non devo un bel niente. Tantomeno ad una donna bugiarda che non ha ammesso i suoi scopi fin dall’inizio”, la apostrofai.

    Mi voltai ancora verso il Ragno, poi, per mantenere la mia attenzione verso la creatura più pericolosa presente nella grotta e per evitare di dire – e fare – cose che un gentiluomo non dovrebbe mai nei confronti di una donna anziana.

    “Signor Vos, Nobile Gyllenstierna e suo accompagnatore, se quello che chiedete è un patto differente, fate pure la vostra richiesta. Come vi ho detto, non c’è alcun problema di tempo. Ponete le vostre domande. Fate le vostre richieste. Il Ragno è qui anche per voi.”

    “Come fa a conoscere il mio nome?”, mi chiesi, sgranando gli occhi. Per una frazione di secondo mi sentii esposto; cosa sapeva di me quella creatura? Quello smarrimento durò non meno di un respiro: ero indignato oltre ogni misura, violato ed oltraggiato. La rabbia per la sorte del bambino e di sua madre avevano soltanto lasciato il posto a sentimenti peggiori. La scelta era essere un burattino o morire? La mia vita valeva quanto il rischio dei danni che un essere simile avrebbe potuto causare al di fuori di quella grotta? No, no di certo. L’istinto di sopravvivenza, però, lottava contro il mio voler essere un uomo retto. Passare il resto dei miei giorni in un’illusione infinita non mi allettava. Cosa avrebbe mai potuto valere il pagare un prezzo simile? Per quale verità sarei stato disposto a vendere la mia anima, e le vite di tanti altri? Se anche avessi pattuito col Ragno che le persone scese con me fra le rocce avessero salva la vita ed una via d’uscita dal suo labirinto di illusioni, cosa mi avrebbe garantito la sua sincerità ed il suo rispetto del patto?
    Intanto Curtis faceva le sue domande, domande oneste, ma cominciavo a dubitare potessero ricevere risposte veritiere. Essere stati attirati con l’inganno in quella tela mi faceva ormai dubitare di tutto. Eppure, anche se la luce che attira le falene nelle ragnatele è una fatua e fragile cosa, la morte che le attende è pur sempre concreta, e certa. A ben giudicare le parole del Ragno, altri erano morti senza che se ne facesse un grande scrupolo. Da quanto tempo era lì sotto? Quanto tempo gli restava prima che il suo destino si compisse senza trovarlo nel mezzo del disastro, ma ancora lì, inutile, sotto tonnellate di roccia? Dubitavo passassero tante persone nell’aria di influenza di quella creatura, rendendoci forse la sua ultima possibilità. Avrebbe davvero lasciato che morissimo di sete o che impazzissimo nel dedalo labirintico creato apposta per noi? Il pensiero mi fece sentire un pochino meno impotente. Niente gli avrebbe però impedito di causarci la stessa sorte dopo averlo aiutato. No, era fuori questione. Avremmo soltanto dovuto cercare un modo per uscire di lì. Cosa avrebbe potuto spezzare le sue illusioni? La morte, forse? Mi chiesi, senza neanche rendermi conto che ci stessi pensando, se il Ragno fosse un essere mortale. Avrebbe sanguinato, trafitto dalla mia lama? O era eterno ed immutabile? In fondo, i Darcia lo avevano imprigionato invece che ucciderlo, e se era vero che viveva da secoli, forse non avrei potuto liberare il semipiano dall’esistenza di quell’essere con una semplice lama. Sarebbe stata una benedizione, quanto meno per impedire che altri dopo di noi potessero cadere vittime dei suoi giochetti, certo, ma sarebbe stato anche solo possibile?

    “Chi sei? Cosa sei?”
    Scrutai il Ragno nella speranza che i miei soli occhi potessero dirmi di più.

    “Come posso fidarmi di qualcuno che fin dal primo istante non ha fatto che irretire le nostre menti?” chiesi, avendo l’ardire di avvicinarmi un passo in più verso la creatura.

    “Dissolvi le tue illusioni, lascia liberi me e gli uomini che sono scesi con me nella grotta. Quando avrò la certezza che loro siano in salvo, e che tu non stia giocando ancora con le nostre menti, soltanto allora sarò disposto, forse, ad aiutarti. A tornare qui e liberarti dai vincoli che ti tengono prigioniero. Ecco la mia prima richiesta. Ti aiuterò da uomo libero, o non lo farò affatto. Se e quando sceglierò di aiutarti, lo farò perchè per me ha senso e non perchè vi sarò costretto dai tuoi trucchetti. Se non ti sta bene, morirò qui sotto, certo, ma tu resterai vivo per l'eternità rimpiangendo di aver rifiutato la mia richiesta. ”







    ~In sintesi~


    Scheda Elay

    Legenda colori:
    “Parlato”
    “Pensato”
    Testo

    Energia:
    100%

    Equipaggiamento:
    Licht - Spada in acciaio temprato | Cintura con all’esterno una tasca orizzontale in cui può inserire un contenitore per la sanguigna

    Abilità Passive:
    Mindfuck-alert (Auspex) | Radar (Auspex) | Soulfeeling (Auspex spiritico) | Brighteyes (resistenza spontanea a luci molto intense)

    Abilità Attive:
    -



    Edited by GreyFox - 30/10/2020, 15:06
     
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    E
    la conversazione proseguiva. Il Ragno lo aveva detto: lui aveva l’intera esistenza da far scivolar via in parole.
    Adesso si presentava addirittura come un buono, l’eroe della storia, ma agli occhi di Kiryll quel tentativo di cambio d’abito pareva l’apoteosi raggiunta dal senso del grottesco, in quel teatro delle ombre sotterraneo. Quel mostro senza volto, attorniato di ragnatele, che si serviva di corpi (o simulacri di essi, la differenza era troppo sottile agli occhi del ragazzo) a suo piacimento, cercava ora con stupefacente naturalezza, proprio sotto i loro occhi, di infilarsi i panni di un profeta incompreso, da cui sarebbe dipesa addirittura la salvezza del mondo. Certo che si trattava di un’attrice di grande talento… la voce densa e oleosa del mostro mentre declamava « Io ho un ruolo. E devo svolgerlo » vibrò di una nota straordinariamente realistica, proprio come di qualcuno che avesse detto la stessa cosa senza mentire…
    Quasi all’unisono, i suoi compagni alzarono le loro voci con tono di protesta, chiedendo spiegazioni sulle parole eccessivamente sibilline con cui il Ragno cercava di blandirli. Giusto! Kiryll annuì energicamente, quasi senza accorgersene. Forse non aveva intenzione e necessità di mentire, ma di certo l’indovino stava centellinando la verità goccia a goccia, come se cercasse la giusta dose, la minima e necessaria perché i quattro si fidassero di lui, senza rivelare una parola di più dell’indispensabile.
    Che gli aprisse tutta la sua anima, se voleva apparire loro degno di fiducia nonostante il suo aspetto e la trappola in cui li aveva attirati! I Darcia lo avevano imprigionato solo per miopia e prepotenza? Che raccontasse chiaramente il suo “sbaglio”! Non aveva altro scopo che scongiurare il disastro? Spiegasse quale minaccia pendeva sul semipiano. Se davvero quel lucido cranio conteneva una sapienza tanto sconfinata, come poteva credere di conquistarli senza offrire altro che vuote allusioni?
    In quella, Kiryll notò come un fremito ai piedi del Ragno. Guardò meglio… e con suo orrore gli parve dapprima che il corpo ormai inerte di Jung si stesse decomponendo ad una prodigiosa velocità. Ma no… non era carne che marciva: a ben guardare il bambino si rivelava composto da una massa di minuscoli ragnetti, che ora perdeva compattezza e brulicava via, tessendo impalpabili tele o risalendo le gambe dell’essere che li comandava…
    Il mostro rise spalancando le fauci, e la sua risata nitida e penetrante fuggì via moltiplicandosi nel buio labirinto attorno a loro, ripetuta da echi sempre più lontani che la falsavano ognuno di una nota diversa. A Kiryll si rizzarono tutti i peli del corpo.
    « Mai ho tolto una vita con queste mani – La voce della giovane madre! – Se voi umani vi lasciate attirare da lucciole di anima, non è una mia colpa… Anche chi vi ha preceduto, mai è perito per mia mano. O per sua scelta o per mano d’altri. La mia coscienza è pulita. »
    « In fondo non ci sta di certo minacciando, è una nostra scelta quella di rimanere bloccati in una grotta per l’eternità, giusto signor Elay? » ribatté subito Curtis con sarcasmo, ed Elay annuì in risposta, sbottando poi contro il Ragno.

    Il cadetto scosse la testa… era assurdo! Lui che aveva vissuto solo vent’anni si sentiva già carico di contraddizioni e groppi dell’anima, mentre quell’essere immortale, per sua stessa ammissione partecipe della conoscenza di tutta l’Eternità, poteva con tanta naturalezza dichiarare la sua coscienza pulita?
    Ma forse era proprio quello il punto… Kiryll iniziava a dubitare, a intravvedere una possibile via per comprendere il mostro… forse era proprio quella conoscenza assoluta a rendere il Ragno un’entità radicalmente diversa da loro, che sfuggiva alle maglie del loro giudizio. Riflessioni fatte da lui stesso in passato ora riemergevano alla mente di Kiryll...
    Groppi e contraddizioni, dubbi e angosce da cui non sapeva liberarsi lo avevano inquietato fin da quando non era stato più un bambino. Ma in qualche modo aveva sempre intuito che la radice stava nella sua visione parziale delle cose, da cui non poteva staccarsi per la sua stessa natura. Quando la ragione di uno non combaciava con il torto di un altro, lì stava il problema… Ma se, come il Ragno, si fosse potuta abbracciare con una sola occhiata l’intera trama dei torti mortali, e accorgersi magari, anzi vedere senza equivoco, che l’Umanità nel suo complesso altro non era che un torto universale… ecco allora che ogni contraddizione apparente forse veniva a sciogliersi, e colui che aveva visto tutto questo si sentiva all’istante libero del fardello della colpa, e poteva dichiararsi, in assoluta onestà, pulito nella coscienza. Ma questa doveva essere per forza una dichiarazione parziale, perché a quel punto si avrebbe, semplicemente, cessato di averla, una coscienza. Soprattutto se l’occhiata non fosse stata solo un’occhiata, ma il proprio unico modo di “vedere”, protratto nell’arco di una vita secolare.
    Era questo che era, il Ragno?
    Come se avesse potuto intuire quali erano in quel momento i pensieri del ragazzo, o piuttosto per puro caso, Mens (della cui presenza si erano quasi dimenticati, come se in realtà anche lei non fosse altro che un ammasso di ragni dalle sembianze umane) intervenne proprio sulla stessa falsariga:
    « Cari Ragazzi! Smettetela di frignare e trattate il Ragno con la giusta reverenza che gli è dovuta! Davanti a noi ci sono gli Occhi e le Orecchie di tutto il Semipiano. Solo al suo sguardo le nebbie del futuro si dissipano »
    A quelle parole Elay, evidentemente preda di un cupo sentimento e con i nervi a fior di pelle, esplose ormai incapace di dissimulare il proprio disprezzo. Kiryll, invece, era sempre più meditabondo, e il suo rifiuto viscerale per il Ragno e tutta quella situazione iniziava a perdere consistenza.
    Un tocco inaspettato sulla spalla lo fece sussultare. Si voltò, aspettandosi di vedere il viso di Göstaff che lo scrutava apprensivo, e invece, con sua sorpresa, si trattava di Curtis Winbringer. L'uomo era pallido sotto la carnagione abbronzata, lo guardò negli occhi e strinse la presa: « Ne usciremo vivi, te lo prometto. »
    Il ragazzo rispose con un’occhiata di gratitudine e un mezzo sorriso tirato.
    Forse era un bene aver trovato il modo di mettere in prospettiva la figura del Ragno… ma così anche l’unico punto fermo avuto finora, l’ostilità per il mostro, veniva meno. Lui non era persona di forti certezze: per questo non poteva che essere grato al signor Winbringer di quella promessa, che era meglio dell’incertezza totale. Purtroppo, però, non era più capace come da bambino di credere che gli adulti sapessero sempre quello che dicevano. Erano né più né meno di lui: gente che si muoveva alla cieca, e decideva per approssimazione.
    E così avrebbero dovuto fare anche loro, anche adesso. Che il Ragno fosse un mostro maligno e ingannatore, o una coscienza più in alto di loro sulla scala della comprensione delle cose, o entrambi, un fato bizzarro aveva voluto che fossero loro quattro a dover decidere della sua sorte. Kiryll però brancolava nel buio. Mentre il Ragno, imperturbabile, continuando a muovere le dita nell’aria come un artista delle ombre cinesi, non smetteva di incalzarli:

    « Signor Vos, Nobile Gyllenstierna e suo accompagnatore, se quello che chiedete è un patto differente, fate pure la vostra richiesta. Come vi ho detto, non c’è alcun problema di tempo. Ponete le vostre domande. Fate le vostre richieste. Il Ragno è qui anche per voi. »

    Ma l’unica richiesta che salisse alla mente di ciascuno di loro era quella di un brandello in più di verità da strappare all’indovino, che li potesse convincere che fidarsi di lui non era un tragico errore:
    « Ci dia un motivo valido per liberarla. Cosa farebbe appena uscito da qui? Come si comporterebbe? Cos’ha fatto prima di finire qui? »
    « Chi sei? Cosa sei? – La voce di Elay vibrò alta e metallica – Come posso fidarmi di qualcuno che fin dal primo istante non ha fatto che irretire le nostre menti? Dissolvi le tue illusioni, lascia liberi me e gli uomini che sono scesi con me nella grotta – il giovane mosse ancora un passo verso l’enigmatico prigioniero. C’era energia e fierezza nei suoi gesti, nel suo tono, ma al tempo stesso le sue richieste non potevano che ricordare una supplica – Quando avrò la certezza che loro siano in salvo, e che tu non stia giocando ancora con le nostre menti, soltanto allora sarò disposto, forse, ad aiutarti. A tornare qui e liberarti dai vincoli che ti tengono prigioniero. Ecco la mia prima richiesta. Ti aiuterò da uomo libero, o non lo farò affatto. Se e quando sceglierò di aiutarti, lo farò perché per me ha senso e non perché vi sarò costretto dai tuoi trucchetti. Se non ti sta bene, morirò qui sotto, certo, ma tu resterai vivo per l'eternità rimpiangendo di aver rifiutato la mia richiesta. »

    Di nuovo, Kiryll sentiva di non avere nulla da aggiungere alle parole dei suoi più maturi ed apparentemente decisi compagni. E forse, in fondo, preferiva così... che fossero le loro voci, le loro volontà, a misurarsi con quella del Ragno. Gli sembrava di scomparire alla loro ombra, di essere passato dal ruolo di attore a quello di spettatore di quel dramma. O di non essere mai stato altro, in verità. Ma il Ragno si era rivolto, espressamente, anche a lui. Anzi, aveva fatto il suo nome. Come lo conosceva? Una volta in più, la disturbante natura dell’indovino gli rizzò i peli sulla nuca…
    No, non era, e non poteva essere, solo uno spettatore di quella vicenda. Non lo era lui, e non lo era neppure Göstaff, ammutolito al suo fianco. Gli occhi del nobiluomo erano sbarrati, il volto quello di un morto. Il ragazzo provò una gran pena per il suo precettore, tanto sensibile e amante di fiabe e racconti popolari. Era chiaro che avrebbe voluto gridare che lui, lì, non aveva niente da fare, che il suo posto era tra le persone civili. Se non si scioglieva ancora in lacrime, forse era più per il terrore che lo paralizzava che per orgoglio. Eppure, anche lui era finito nella tela del Ragno, e anche lui sarebbe stato chiamato a partecipare alla scelta finale del gruppo.
    Kiryll si fece forza, per sé e per il maestro, e decise di dire qualcosa, anche solo per far capire a Curtis ed Elay che era ancora presente a sé stesso, e che era pronto a dar loro manforte, qualunque piega prendessero gli eventi:

    « Ragno… capisco che ai tuoi occhi noi non siamo altro che pedine senza volto. Forse non ci manipoli per malvagità, ma solo per praticità, o perché non conosci altro modo di agire. Ma ti vogliamo dire questo: nessuno di noi – dette uno sguardo a destra e a sinistra, cercando negli occhi dei compagni una conferma alle sue parole – farà un passo sulla tua scacchiera se avrà il sospetto di servire ad uno scopo malvagio. Conosci i nostri nomi, e forse ben più di questo… considera chi siamo allora, e capisci che non siamo né i barbari né i mercanti provincialotti che ci hanno preceduto » Più parlava, più il nodo che aveva in gola gli si scioglieva, e un calore scomparso prendeva a salirgli nel petto, e l’ebbrezza di una confidenza che non sapeva di avere gli rianimava lo spirito. Le mani gli tremavano leggermente, mentre le parole gli salivano alla lingua una dopo l’altra. « Non siamo pedine da lusingare con promesse, o da plagiare con mezze verità. Hai davvero tutto questo tempo? Non hai detto che presto un disastro temporale si abbatterà sul semipiano? Forse non puoi permetterti di aspettare che altre mosche cadano nella tua rete. Quanti viandanti possono capitare in queste contrade dimenticate? E quante probabilità che non siano barbari o mercanti? Nessuna. Se i Darcia hanno avuto il potere di imprigionarti, non devono averlo fatto con sigilli che chiunque saprebbe spezzare, mi sbaglio? – la sua voce vacillava talvolta, nel rivolgersi così apertamente al mostro senza volto, ma non gli venne mai meno – Forse, se quello che ci hai detto è vero, il manico del coltello pende più dalla nostra parte di quanto tu non ci voglia far vedere, o di quanto tu stesso non capisca. Forse siamo la tua ultima, e unica, speranza di uscire da qui. Non per... umanità, o cavalleria, ma per praticità, trattaci da pari, dacci tutti gli elementi per decidere, e se il tuo ruolo da svolgere è davvero per il bene, faremo quello che ci chiedi. »


    CITAZIONE
    « Parlato di Kiryll » « Parlato di Göstaff »
    Energia: 100%
    Poteri passivi:
    - Aura misterica
    A prima vista Kiryll è un ragazzo assolutamente normale, per niente impressionante. Un viso che non si è ancora lasciato del tutto alle spalle i tratti infantili dell'adolescenza, occhi calmi, barba rasata. Atteggiamento calmo, più incline al silenzio che alla spacconeria. Fisico robusto da spadaccino, ma non un colosso.
    Eppure, la maggior parte delle persone che entrano in contatto con lui non possono fare a meno di sentirsi a disagio. C'è qualcosa in questo ragazzo che ha fatto rizzare i peli a più di un guerriero stagionato del Nord. Niente di spiegabile, niente a che vedere con un'ipotetica "calma inquietante" o "sguardo che mette a disagio". E' più una sensazione animale, come se l'istinto mettesse in guardia da qualcosa di invisibile. Più di una volta il ragazzo ha scoperto con sua stessa sorpresa di poter intimidire qualcuno per convincerlo ad assecondare la sua volontà, anche se non se lo sarebbe mai aspettato. In combattimento i suoi avversari sono sempre sulle spine, nervosi, come se dovesse succedere qualcosa di spiacevole da un momento all'altro. E questo non aiuta a concentrarsi su quello che effettivamente sta accadendo.

    Abilità attive:
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