Drink With The Living Dead

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    Il Diavolo Assetato, Altatorre.
    Presidio Centrale, Endlos.

    Altatorre non era il tipo di città che andava a dormire alle undici di sera. Gentildonne e gentiluomini vestiti con abiti sgargianti sciamavano nei viali del Distretto e riempivano l'aria di profumi esotici e di chiacchiere ora vuote, ora d'amore, ora d'affari – talvolta era addirittura difficile tracciare una differenza.
    Spesso queste persone erano accompagnate dai loro schiavi, a un semplice colpo d'occhio indistinguibili dai padroni per la bellezza degli indumenti e la preziosità dei gioielli di cui erano cinti. Il trucco più affidabile e usato dagli iniziati non era verificare la presenza di collari o manette, che potevano benissimo essere l'ultimo fashion statement di qualche stilista, bensì guardare ai lineamenti: se non era umano, allora c'erano alte probabilità che non fosse un libero cittadino – anche se esistevano pure schiavi umani, naturalmente.

    Il Diavolo Assetato, congerie di assi marcescenti tenute insieme a preghiere nel bel mezzo di una strada costeggiata da edifici in pietra e marmi pregiati, sorgeva dove fino a qualche sera prima c'era il Deep Blue, celeberrimo host club nonché fiore all'occhiello della Matrona Evangeline Raillier-Lanty.
    Attorno ad esso, la luce delle file dei lampioni che rischiaravano a giorno la via sembrava venire divorata dalle tenebre, e a illuminare il locale non rimaneva che il chiarore della luna e le due lanterne a olio appese vicino all'ingresso.
    La perizia di un esperto aveva rivelato che si trattava di un saloon in stile Far West terrestre, ma non era riuscita a dare una spiegazione né ai modi né al motivo della sua improvvisa comparsa. Notte dopo notte, man mano che la voce si spandeva, folle di curiosi avevano iniziato a radunarsi intorno al nuovo locale...

    …a dare loro il benvenuto, le note lente di un'armonica che vibravano nella gelida brezza serale.
    « La vogliamo piantare con questa musica? » Chiese una spazientita Evangeline Raillier-Lanty, che da qualche sera si appostava di fronte a quella che non era più sicura potesse ancora chiamare la sua proprietà. « Cos'è, crede sia divertente? »
    La musica cessò all'istante. L'ambulante si allontanò, mortificato.
    Dopodiché, la Matrona si chinò per intercettare un rotolacampo vagabondo.
    « E questo? »
    Un omino sui quarantacinque accorse in tutta risposta.
    « Mio, signora! » disse ansimando il direttore generale del Centro di Ricerche Botaniche di Altatorre. « Le mie più sentite scuse per il disturbo arrecato – puf – la stavo inseguendo da un po'. »
    « Uh, ehm, si figuri- »
    « Era fuggita dal nostro laboratorio. »
    « Fuggita. »
    « Già. »
    « La pianta. »
    Gli sguardi dello studioso e quello della Matrona si incrociarono per degli istanti che parvero dilatarsi come quelli che precedevano un duello fra cowboy a mezzogiorno, fino a quando il volto del primo non assunse tonalità vicine a quelle delle iridi scarlatte della donna.

    Evangeline tornò a fissare Il Diavolo Assetato. La perdita del Deep Blue le bruciava, ma era il minore dei suoi problemi in quel momento. C'era infatti un altro mistero che avvolgeva il saloon, oltre alla sua stessa natura: almeno una persona per sera, infatti, non usciva con i propri piedi. Sei persone erano state trovate prive di sensi davanti al bancone, e trasportate d'urgenza in ospedale per intossicazione.

    Se era vero che alcune persone tendessero ad alzare troppo il gomito e cacciarsi in corpo molto più alcool di quanto il loro corpo potesse tollerare, una simile frequenza di casi era alquanto inusuale, specie se concentrata in un singolo locale.
    Le indagini della Guardia d'Argento stavano procedendo a rilento. La Matrona, tuttavia, voleva farsi un'idea più chiara della situazione al più presto, così aveva deciso di agire alla tradizionale maniera Altatorrese, e rivolgersi a dei privati per accelerare le investigazioni.
    Privati a cui aveva dato appuntamento davanti al saloon più o meno a quell'ora.


    Drink With The Living Dead ~ Turno 1Benvenuti a tutti!

    Questo non è che un semplice giro introduttivo per i vostri personaggi. Evangeline sta aspettando i privati che ha ingaggiato per risolvere il mistero, ma non è strettamente necessario che siate voi i privati in questione: potreste essere sì loro, come potreste essere dei viandanti attirati dalle voci in circolazione o perfino dei semplici passanti incuriositi.

    Siete liberi di agire come più preferite; in gruppo o autonomamente. Potete parlare con Evangeline o con i passanti, oppure di lanciarvi difilati nel saloon.

    Se avete domande, non esitate a porle nel topic in bacheca. Se avete bisogno di proroghe, vanno chieste sempre lì.

    Scadenza: 16/11/2020, ore 23.59.


    Edited by Kuma - 9/11/2020, 22:05
     
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    Per Altatorre, nonostante l'evento indubbiamete spiacevole, sarebbe stata una giornata di routine. Il destino sembrò però voler portare un altro evento inaspettato nel bel mezzo della vita cittadina. Quel portale dall'energia gentile si apre, la figura che ne esce capitombola a terra senza possibilità di trovare equilibrio.

    Ah!

    Una voce che lascia trasparire l'evidente sorpresa e in parte anche un po' di lieve dolore per quella caduta rovinosa che le ha scompigliato le vesti. Si rialza in tutta fretta, con ben poca grazia, e si volta verso dove era uscita. Il nulla. Meglio ancora, qualcosa c'era, ma non era il portale. La sua bocca, aperta come a voler sgridare qualcuno, si apre e si chiude in intervalli regolari. Si guarda attorno, sente il brusio della gente, i loro sguardi, le loro voci.

    Umani.

    No. NO!

    Alza il cappuccio del vestito in tutta fretta, cercando di coprire rapidamente le sue orecchie. Non si era fatta scoprire finora, e non avrebbe fatto un errore proprio adesso, nonostante non fosse un vero e proprio errore, ma un incidente su cui non aveva avuto quasi alcun controllo. Con lo sguardo osserva l'ambiente attorno a sè, cercando una via di fuga, un posto dove nascondersi e far calmare le acque. L'occhio cadeva solo sulla via affollata, e l'unico nascondiglio che potesse almeno togliergli qualche sguardo di dosso sembrò essere un locale... che però, sfortunatamente, sembrava attirare le stesse attenzioni di lei. Era bloccata tra l'incudine e il martello, e non aveva vie dìuscita. Prese un bel respiro, arrendendosi.

    Fu in quel momento che, guardando meglio i dintorni, la ragazza notò finalmente qualcosa fuori posto. Non c'erano solo umani. Soprattutto, non era a casa sua o nemmeno lì vicino. Era in un posto totalmente diverso. Inoltre, la diversità di razze. Gli umani non erano soli e non sembravano nemmeno turbati dalle presenza di altri esponenti. Ma questo, che sapesse lei, non era un comportamento normale sulla Terra. Per gli umani, le creature magiche sono mostri, anche quelle pacifiche, solo in virtù del loro essere diverse.

    Si fece coraggio e con passo svelto, pur di evitare altri sguardi, si defilò nel locale attorno a cui sembravano essersi raccolti attorno. Sperò di non aver combinato un guaio, perchè non era affatto pronta ad affrontarne le conseguenze.

    È-È aperto? - La sua voce tremava come una foglia al vento, nel dubbio cocnreto e ancora confusa dall'accaduto. Voleva solo trovare un angolino, sprofondarci e cercare di capire cosa fosse successo. I suoi occhi si gonfiarono di lacrime, ma si fece forza di non piangere. Non aveva mai affrontato una situazione così confusionaria, si sentiva spiazzata e sola. Fu in quel momento che qualcosa le fece capolino da sotto la sua veste. Un libro bianco. Il libro stesso che era causa di tutta quella situazione. Lo abbracciò, come se fosse in grado di darle conforto, e in effetti era così. Lo aprì cn estrema fretta, la mente che cercava qualcosa da leggere per calmarsi.

    Sulla prima pagina del libro, apparve il titolo "La Scomparsa del Sole". Era un mito giapponese secondo cui la dea del Sole, Amaterasu, si rinchiuse in una caverna dopo un litigio col fratello, e il Sole, di conseguenza, sparì dal mondo. Era una storia che la faceva sempre ridere, pensare che una dèa possa comportarsi come una bambina e arrecare tutto questo danno, le sembrava sempre di potersiimpersonare un po' in lei e in ciò che le accadeva. Mentre il suo sguardo passava sulle pagine del libro con una velocità incredibile - considerando anche che, in realtà, quella storia la sapeva a memoria - sentiva i suoi muscoli rilassarsi e il suo battito tornare alla normalità.

    Il problema è che sarebbe rimasta lì, impalata e estranea al mondo, attirando probabilmente ancora più attenzione. Ma non se ne preoccupava, perchè ora era imersa nel suo mondo, un mondo tranquillo.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Dati Tecnici - Scheda

    Riassunto: -

    Note: ///
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Confusa
    Energia: 100%

    Tecniche Usate://

    Equipaggiamento:
    Libro del Fato - Gula
    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]


     
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    Disclaimer: Personaggio ad alto concentrato di scurrilità e rabbia non troppo repressa. Rumori forti da inquinamento acustico. Maneggiare con cautela. Assumere solo in casi estremi se proprio proprio vi piacciono le urla in faccia.

    Zumb ‘o zitrul e va’ncul all’ortolàn.*

    Ma qual è il cetriolo della nostra novella? E chi è l’ortolano?

    La seconda domanda trova risposta presto detto. Il nostro ortolano risponde alla seguente descrizione: capelli turchini acchiocciolati sulla testa, ingobbito dal peso del suo scazzo scontento e con gli occhiali che riflettono minacciosamente le luci delle sbrilluccicose strade di Altatorre ed incrementano la piega arcigna della smorfia che ha stampata in faccia.
    Questo ritratto di individuo-poco-raccomandabile si identifica con il nome di Ghiaccio.

    La prima domanda, invece, non ha una risposta univoca né altrettanto evidente.

    A sentire l’interessato, mentre scalpìccia brontolando rabbiosamente, il cetriolo è indubbiamente la giornata trascorsa fino a quel momento: l’avevano mandato a chiedere il pizzo.

    A lui. Il pizzo.

    Certo, aveva avuto alti e bassi nella vita, ma pensava che quei giorni da manovalanza di bassa lega fossero andati. Si era fatto un culo così per fare carriera, no? Aveva un ufficio adesso, no? Ok, magari era un bugigattolo senza la finestra MA aveva una scrivania tutta sua, un mini-frigo col lucchetto e una porta da poter chiudere a chiave tra sé ed il resto di quegli stronzi della sua unità.

    Perchè lui a prendere il pizzo fino ad Alta-culo-torre? Andava tutto a gonfie vele con l’espansione!
    … Tranne che negli ultimi giorni erano spariti tre dei loro nabbetti.
    Era quella la scusa ufficiale

    - Massì, vai tu Ghiaccio, che a me scappa da ridere e poi il capo è preoccupato per i pulcini.

    MA PERCHE’ NON CI VA LUI - RAPERONZOLO - SE E’ COSI’ PREOCCUPATO?? AH, NON PUO’ MUOVERE IL CULO DALLA SEDIA PER IL BUSINESS ? CERTO, DICIAMO PIUTTOSTO CHE COSCE DI TIGRE GLI STA A FA NA POM...
    -

    All’improvviso era finito in mezzo ad un capannello di gente, che avrebbe visto con ampio anticipo se non si fosse mosso tutto il tempo sbuffando come un toro, e - in parte per inerzia e in parte per gli spintoni - era finito addosso ad una delle pavonesse imbellettate del luogo.

    E lui era solo in terra straniera, con tre stronzi spariti prima di lui. Ed era stanco, reduce da una giornata scandita da gente lamentosa e piagnucolosa da prendere a sprangate e aveva pure dovuto dar fuoco a uno dei negozi, uffa. Cosa non si fa per lavorare, che stanchezza, che schifezza. Meno male che non poteva perdere gli occhiali perché nello stato in cui era ci rimetteva le penne sicuro sicuro in modalità talpone.

    Comunque… la pavonessa.

    Il mafioso si affrettò a raddrizzarla e spolverarle discretamente il vestito mentre borbottava scuse più o meno sentite.

    <<< Scusa splendore, non ti ho vista.>>>

    Il che era vero. Dove cazzo stavano, tra l’altro?

    Di fronte a una bettola, incassata praticamente tra due casacchioni extralusso. In un quartiere extralusso deluxe di riccanza.

    <<< Che accidentaccio ci fa questa stalla in un quartiere come questo?>>>

    Ed eccoci dunque alla vera risposta alla prima domanda: un’altra domanda.



    *Salta il cetriolo e va su per il retto dell'ortolano


    jpg
    Condizioni Fisiche: Stanchezza

    Status Mentale: Irritabile

    Riserva Energetica: 100%

    Riepilogo delle Azioni: Si aggira per Altatorre dopo una giornataccia, urta per sbaglio Evangeline.


    Poteri Passivi

    Through the Glass -
    Uno dei tratti distintivi di questo personaggio poco raccomandabile sono senz'altro gli occhiali dalla vistosa montatura rossa, dotati -come riscontrabile da chiunque e sua sorella- della insolita caratteristica di restare sempre perfettamente al loro posto, sfidando -e battendo- qualsiasi legge fisica: che si ritrovi appeso testa in giù, nel bel mezzo di un uragano, o persino sott'acqua, i suoi occhiali gli rimarranno sempre inforcati sul naso, e non c'è intemperia o situazione accidentale che possa cambiare questo fatto; per separare il mafioso dai suoi occhiali, le sole opzioni sono sottrarglieli con la forza, o che lui stesso se li sfili. [Passiva Scenica]
    Quel che tuttavia in pochi sanno (principalmente i compari della banda cui appartiene) è che le lenti -oltre ad evitargli di brancolare in giro come una talpa- sono dotate di sofisticati sistemi di rilevamento tecno-arcani che gli consentono di notare alla prima occhiata la presenza di tracce energetiche su cose e persone -espediente utile per scovare oggetti magici da rivendere-, ma anche di avvertire pericoli imminenti o intenti ostili nel raggio di 30 metri -sebbene non di individuarli con precisione-, e di rilevare da vari tratti fisici e comportamentali se l'interlocutore stia mentendo. [Percezione Magica | Allerta Pericoli | Lie-Detector]
    Oltre a questo, gli Occhiali sono anche uno strumento molto importante per la salvaguardia del loro possessore, in quanto le lenti sono in grado di trasmettere al mafioso un segnale di avvertimento quando egli si trova invischiato in illusioni o sotterfugi mentali, e di difenderlo da questi quando ne è vittima; l'unico inconveniente per Ghiaccio è che la cosa tende a prosciugare le sue forze.[Trick-Detector | Mindfuck-Alert | Difesa Mentale Variabile]

    Tecniche Utilizzate
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    Il Diavolo Assetato● Pentauron
    Presidio Centrale ● Endlos



     hiclipart-com-18


    ”Sono questi i modi sono di trattare una gentil donzella?”
    Mi rivolsi ad un uomo dai capelli azzurri, il quale aveva maldestramente investito la matrona del Deep Blue. Mi trovavo qui proprio per poter godere nuovamente della bellezza del locale più interessante del Pentauron eppure trovai solo Evangeline di fronte a quello che non si avvicinava affatto alla facciata del locale stampato nella mia memoria. E dire che mi ero presentato tutto agghindato con un vestito scuro adatto ad una notte di profumi inebrianti, luci variopinte e gioviali incontri.
    Mi avvicinai alla matrona, mi sembrava ancora un po’ frastornata. Con un movimento del braccio abbastanza veloce porsi ad Evangeline il fazzoletto che avrebbe dovuto essere solo estetico del taschino della mia giacca.
    ”Prego, prenda pure il fazzoletto se le serve. Non sapevo avesse ristrutturato il locale.”
    Questo stile più scuro all’esterno magari nascondeva solo un’accoglienza più calorosa all’interno; essendo un tipo molto attento a queste cose non ho potuto fare a meno di notare che l’architettura stonava comunque po’ attorno alla magnificenza del quartiere. Magari mi sarei dovuto ricredere come feci con quella taverna nel Qídằo dove ero stato invitato dal nobile con il quale avrei dovuto contrattare: non avrei dato neanche mezza moneta per la facciata del locale, ma all’interno si rivelò una piacevole sorpresa, con persino un giardino ed un piccolo ruscello su cui scorrevano le pietanze poste sopra delle piccole barche in legno. Di certo uno dei locali di cui ho il ricordo più bello, visto anche le bellezze che vi risiedevano e che furono offerte dal mio cliente.
    Riemersi dal mio ricordo e mi guardai attorno, con l’intenzione di vedere come fossero vestite le persone vicine; avevo paura che con il cambio dello stile del locale il mio vestiario fosse fuori luogo. Tornai con lo sguardo ai miei abiti e mi resi conto che per quanto potessi essere agghindato diversamente, vestito in quel modo ero proprio affascinante. Gli altri avrebbero sicuramente sfigurato di fianco a me, e tanto bastò a disegnarmi un sorriso sulle labbra.

     hiclipart-com-18



    Energia: 100%
    Abilità Passive: Malia passiva di carisma | Mindfuck-Alert | Lie Detector | Spara-Balle | Trick Detector
    Scheda: Scheda
    Revisione: Revisione
    Conto: Conto
     
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    Viaggiatore dei Mondi

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    Viaggiare per quel mondo che -ad un paio di anni di distanza dal suo Naufragio- era diventata la sua realtà cominciava a diventare familiare, stava diventando un'operazione ordinaria quanto qualunque altra, incasellandosi in una routine ormai collaudata a cui -a dirla tutta- la sua precedente vita da spiantato l'aveva già largamente abituato.

    Per iniziare, bisognava guardarsi bene intorno per capire che aria tirasse sul posto, poi si faceva tappa nei luoghi di aggregazione della comunità locale (bar, locande, mercati) per una bella sessione di ricognizione e appostamento, e si tendevano le orecchie: in ambienti del genere c'è sempre qualcuno in vena di lamentarsi di qualcosa -specie dopo qualche bicchiere-, e se hai un sorriso accattivante, la parlantina giusta a intortarli persuaderli a darti una chance, e soprattutto una soluzione da proporre per i loro problemi e le loro infelicità... che male c'è a barattare la tua capacità di renderti utile con del cibo, un alloggio, del denaro, o un favore?

    L'unico problema di questo modo di fare? Non gli sembrava mai di fare alcun progresso in nessuna direzione, quasi stesse conducendo un'esistenza perennemente sospesa: non aveva una casa, non aveva una famiglia, spesso la gente dimentica il bene che gli hai fatto, e
    i soldi finivano subito.

    Attenendosi a quello stile di vita -semplice, alla giornata, e senza troppe pretese- il buon Xavir aveva preso l'abitudine di tenere d'occhio le bacheche della grandi città in cui transitava... ed era così che -nel suo viaggio per fare ritorno al Presidio Est- era incappato in quella richiesta di ingaggio.

    Sei persone erano state ritrovate prive di sensi in un locale a causa di misteriosi casi di intossicazione, e la Matrona di Altatorre, che aveva capito essere la padrona dell'attività, nonché incidentalmente la personalità in carica dell'autorità in quel Distretto del Pentauron -luogo in cui si trovava attualmente a bighellonare da qualche settimana- aveva richiesto personale specializzato per la risoluzione del suo problema...

    ...e certo, lui non era né uno specialista di veleni né un detective, ma... in qualità di Medium avrebbe forse convinto qualche testimone, animato o inanimato (uno dei defunti, uno spirito errante, il bancone o uno sgabello!), a passargli qualche informazione valida per guadagnarsi la pagnotta!

    jpgCosì, eccolo a camminare per le strade affollate della "Punta dell'Oro" (perché l'"Ovile dei Ricconi" non suona altrettanto snob) con le mani nelle tasche dei pantaloni, una sigaretta tra le labbra, i capelli bluissimi che lo identificavano come un Mistico-della-Valle-di-Chediya-benedetto-dalla-Dama-Azzurra alla brezza della sera, e sulla faccia l'aria indolente di uno a cui non fa né caldo né freddo l'ostentazione della più sfrenata opulenza... come se non ci trovasse nulla di che.

    Dopotutto, frequentando molte persone altolocate -nel suo mondo natale ancor prima che su Endlos-, e incassando da loro congrue parcelle per metterli in contatto con il defunto di turno, c'erano due insegnamenti fondamentali che l'Esper ne aveva tratto: i soldi non comprano il buongusto, la dignità o l'ingegno, e averli non ti rende migliore di qualcun altro; anzi, parentesi: i ricconi tendono ad essere spesso molto influenzabili dal giudizio altrui e dalle mode, ed è possibile convincerli delle cose più assurde se hai sufficiente sangue freddo e capacità di improvvisazione.

    La seconda lezione, maturata quando si imbucava negli alberghi extralusso e scappava prima di pagare il conto, è che è cosa buona e giusta sottrarre sempre tutto quel che si può dal mini-bar della tua suite.


    <<< Scusa splendore, non ti ho vista.>>>

    Mentre covergeva con leggero ritardo verso il punto di ritrovo che la Signora Matrona aveva stabilito all'interno del bando, il suono di una voce così ben nota da essere ormai divenuta familiare raggiunse l'orecchio dello Spiritista, e subito le iridi violette si levarono a ricercarne l'origine e ad anticiparne la strada da percorrere.

    <<< Che accidentaccio ci fa questa stalla in un quartiere come questo?>>>

    Davanti ad una strana zona d'ombra, generata da un tetro e polveroso edificio simile al saloon di un film western dove avevano probabilmente staccato la corrente per insolvenza sulle bollette -surrealmente incassato in mezzo a due alti, eleganti e sbrilluccicanti edifici di quel ricco, signorile e sbrilluccicante quartiere- stava una sua vecchia conoscenza: il malavitoso dai capelli cerulei, gli occhiali dalla montatura rossa, la bassa statura e lo scazzo perenne...

    ”Sono questi i modi di trattare una gentil donzella?”

    ...e accanto al Mafioso, la donzella cui un secondo astante aveva fatto cenno, e quello che aveva parlato: un Damerino agghindato a festa che doveva avere poco fiuto per i guai per decidere di attaccar briga con quella brutta faccia da gremlin urlatore appena uscito dalla gattabuia.

    E nel contemplare quella scena, il buon Xavier non poté evitare che alcune domande gli sorgessero spontanee nella testa: che accidenti ci faceva quel buzzurro in un posto raffinato come quello? Era lì per lavorare al suo stesso caso? Ma, soprattutto, perché finiva per imbattersi in lui così spesso?
    Diamine, sembravano legati dal Destino!

    <<< Ma che cazzo vuoi?! Ho anche chiesto scusa!
    E poi, se non le sta bene, ce l'ha la lingua! >>>


    ...un Destino che ora lo costringeva a mettersi in mezzo per sventare una potenziale rissa tra un Delinquente di professione con un carattere esplosivo e la miccia molto corta, ed un Dandy tanto sofisticato quanto ingenuo, talmente incauto da mettersi a broccolare la signorina dando le spalle ad uno che potrebbe infilargli un coltello tra la terza e la quarta costola.

    ”Prego, prenda pure il fazzoletto se le serve. Non sapevo avesse ristrutturato il locale.”

    Dopo aver provocato Fata-Turchina, il Piacione parve dedicare molta attenzione al vestiario dei presenti -ma soprattutto al proprio- per poi soffermarsi ad indugiare con un sorriso compiaciuto in chissà quali pensieri... e fu allora che il Medium si affrettò a farsi avanti, piazzandosi fisicamente in mezzo ai due.

    « Buonaseeeera.
    È questo il posto per le indagini ordinate dalla Matrona? »

    esordì, con un sorriso tirato al Compare e un inchino agli altri
    « Xavier Salazar Cèladon, sono un Investigatore dell'Occulto. »

    Dai, così avrebbe richiamato l'attenzione del Quattrocchi su di sé e disinnescato la bomba. E come presentazione non c'era male, dai: era suonato abbastanza fico.



    I dialoghi extra di Ghiaccio sono concordati con la giocatrice! :flwr:

    Condizioni Fisiche: Ottimali

    Condizioni Mentali: Vagamente preoccupato che Ghiaccio faccia una piazzata.

    Energie Residue: 100%


    gif

    Visione del Sudario
    Fin da bambino Xavier possiede la capacità innata di vedere nitidamente gli Spiriti che infestano la realtà materiale e aleggiano nel mondo al di là del Sudario, ossia quella barriera misteriosa che separa il mondo dei viventi dall’Oltretomba; per estensione, ha sviluppato anche la capacità di vedere le auree dei viventi (essendo gli spiriti formati da un concentrato di energia vitale, reso persistente nel reale dalla loro ossessione di stare continuando a vivere), divenendo in grado di rinvenirne con un solo sguardo le tracce di energia e notarne le varie alterazioni.
    Questo gli permette di percepire a colpo sicuro -a naso, come un sesto senso- se si tratta di un essere senziente o di un animale, se una presenza è in zona, o se una proiezione energetica di qualsiasi tipo (illusoria, psionica o reale) viene messa in atto entro un raggio di 30 metri da lui; se limitata al rilevamento di tecniche, questo potere del Medium non gli permetterà di vedere automaticamente la minaccia, in cosa consiste o da dove proverrà. Il potere non funziona nel rilevamento dei soggetti in stato di azzeramento dell’aura.
    [Percezione Magica | Auspex Spiritico | Scansione Mentale]


    Schermo della Guardia
    Proprio perché i Medium, per via della loro percezione più sensibile, sono solitamente i più a rischio da parte di “invasioni” esterne ad opera di altre creature ed entità, Xavier ha ricevuto dalla sorte una speciale resistenza alle suggestioni esterne che lo costringerebbero a comportarsi diversamente da come egli desideri.
    [Anti-Malia | Mindfuck-Alert | Trick Detector]


    Percezione dell’Aura
    Le auree sono energia, cioè vibrazioni spiritiche emesse su frequenze diverse; con molto allenamento e un po’ di esperienza sul campo -forte di una predisposizione naturale impressionante- diventa possibile per Xavier percepirle e distinguerne la natura (se umana o meno), oltre che l’intensità (genericamente quantificata come “debole”, “media” e “forte”) e l’inclinazione benigna o maligna anche su vasta scala - a patto di disporre di una mappa o di un planisfero. Il Medium riesce a localizzare le auree fino a 30 metri di distanza da sé, e in un raggio maggiore saprebbe riconoscere la loro posizione solo in maniera molto vaga, intuendo grossomodo la direzione in cui essa sosta o verso cui si sposta; la precisione del rilevamento, tuttavia, si fa sempre più accurata man mano che le ci si avvicina. (GDR-only)
    [Radar | Localizzazione]


    Bio-feedback
    L’Esper è in tutto e per tutto consapevole del suo corpo, e sarà capace di operare una diagnosi precisa sul proprio organismo e le sue numerose correlate funzioni -volontarie e non- come la respirazione, il battito cardiaco, il flusso sanguigno e il rilascio di ormoni interni quali adrenalina ed endorfine.
    In questo modo potrà scoprire, monitorare, e -con un relativo consumo- neutralizzare gli effetti di qualsiasi mutamento indotto a livello fisiologico e molecolare da agenti chimici -veleni, droghe e virus-, fisici -innalzamento o abbassamento di temperatura- e soprannaturali -mutazioni e maledizioni-, adattando il corpo (suo o altrui) alle condizioni ambienti più ostili, di modo che possa non solo sopravvivere e contrastare i propri mali, ma adattarsi come un organismo autoctono alle condizioni più proibitive. [Passiva di Monitoraggio | Anti-Veleno | Difesa Mentale]
    Consumo: Variabile

     
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    {Ghiaccio, Curtis, Xavier}

    Gli occhi di Evangeline scandagliarono il nugolo di astanti alla ricerca di quelli di coloro che non stavano fissando il saloon con inebetita meraviglia o timore reverenziale, o con il volto contorto in smorfie indignate – come se fosse stata sua l'idea di far apparire quell'abbeveratoio da mandriani col grilletto facile in una delle strade più in di tutto il dannatissimo Distretto. E, giusto per ribadire un concetto che sentiva di aver ripetuto – ad altri e a sé stessa – ormai dozzine di volte: al posto del suo locale.

    La Matrona si accorse del giovane in rotta di collisione con lei troppo tardi. Vacillò all'indietro ed evitò una caduta solamente appoggiandosi sul legno guasto della parete del locale. Osservò da vicino l'uomo che l'aiutò poi a rimettersi in equilibrio e a spolverarle l'abito senza che nessuna delle due cose fosse realmente necessaria. Occhiali dalla vistosa montatura rossa, non molto alto, capelli ricci e corti. Azzurri.

    <<< Scusa splendore, non ti ho vista.>>>
    In risposta, Evangeline gli rivolse l'occhiata tipica di chi sarebbe stata disposta ad accettare le scuse del suo interlocutore, purché non l’avesse chiamata splendore.
    Doveva essere forestiero, oppure straordinariamente insolente. Ci pensò su ancora un po', e decise di contemplare anche l'idea di una scommessa persa.
    Se non altro, aveva tenuto le mani a posto, a differenza di buona parte delle altre persone che l'avevano chiamata “splendore” prima d'ora.

    <<< Che accidentaccio ci fa questa stalla in un quartiere come questo?>>>
    Evangeline aprì la bocca per rispondere, ma fu distratta dall'intervento di un secondo individuo. Questo dall'aspetto curato, e dall'abbigliamento elegante – anche se non alla maniera Altatorrese. Anch'egli un forestiero, oppure qualcuno che stava cercando di lanciare una nuova moda. Troppo infiorettato per essere un laputense, la Matrona desunse provenisse da Argenstella o dall'Est.
    “Sono questi i modi sono di trattare una gentil donzella?”
    <<< Ma che cazzo vuoi?! Ho anche chiesto scusa!
    E poi, se non le sta bene, ce l'ha la lingua! >>>

    La Matrona combatté la tentazione di annuire e quella di mollargli uno scappellotto.
    “Prego, prenda pure il fazzoletto se le serve. Non sapevo avesse ristrutturato il locale.”

    « No, grazie, non è assolutamente necessario, » gli rispose, mentre nella sua mente elaborava mille e un modo di mandarlo a cagare per quella seconda frase. Il fatto che non riuscisse neppure a capire se quell'uomo fosse o meno sarcastico peggiorava la situazione – e con essa l'umore di lei. « E non– »

    « Buonaseeeera.
    È questo il posto per le indagini ordinate dalla Matrona? »

    Intervenne una terza persona, frapponendosi eroicamente fra il nobiluomo e il buzzurro.
    « Xavier Salazar Cèladon, sono un Investigatore dell'Occulto. »

    « Sì, » disse Evangeline, il cuore alleggerito dal repentino quanto agognato cambio di rotta verso qualcosa di più simile alla normalità. « Sono anche la Matrona in questione. Piacere di conoscerla, signor Céladon. »

    Ricambiò educatamente l'inchino, e constatò non senza una punta di delusione che quell'uomo scarmigliato era l'unico professionista che finora si era presentato per il caso. Anche lui con i capelli blu, tra l'altro – non che ciò significasse automaticamente che fossero fratellastri. Vero? Vero?

    « Ad ogni modo, anche per rispondere alla domanda invero molto pertinente del signore qui presente- » indicò il tizio che l'aveva chiamata “splendore” « -e per chiarire un piccolo malinteso con il gentiluomo qui con noi- » indicò il signore armato « -penso sia arrivato il momento che io prenda la parola una volta per tutte, se non è un problema. »
    Passò i presenti a rassegna con lo sguardo, sorridendo il sorriso garbato ma di pietra di chi non aveva alcuna reale intenzione di accogliere obiezioni.
    « Sono certa che alcuni di voi già sapranno che dietro di me dovrebbe esserci il Deep Blue. Per chi non sapesse cosa sia: è uno dei miei locali, nonché la prima attività che abbia mai aperto. Aggiungo per spirito di precisione che il suo... stile architettonico non devia da ciò che trovereste di solito in questo Distretto. »
    Fece una pausa per fissare in particolare i due curiosi e assicurarsi che avessero recepito il messaggio.
    « Ora, quello che vedete ora non è il Deep Blue. Questo saloon – o “stalla”, come ha argutamente sottolineato uno di voi – si chiama “Il Diavolo Assetato” e non è il frutto di alcun progetto di ristrutturazione. Sicuramente nessuno che io abbia approvato. »
    Picchiettò un'unghia smaltata di rosso sul muro dietro di sé. Sospirò stizzita quando ne sentì affondare la punta.
    « Qui entra in gioco lei, signor Céladon: vorrei avere indietro il mio esercizio, e pertanto mi serve qualcuno in grado di comprendere come e da dove sia apparsa questa rimescita, e perché. Senza contare un altro problema pure di grande importanza: ogni sera, da quando è apparso questo posto, troviamo almeno una persona svenuta al bancone. Quattro giorni, sei persone – ieri erano tre. Solo alcool, nessuna traccia di altri veleni nelle analisi del sangue. Inoltre, a sentire il parere delle Guardie d'Argento, nessuna di esse era prona ad alzare tanto il gomito. E comunque, una simile concentrazione di casi così gravi in un singolo locale e in così poco tempo sarebbe sospetta a priori – in circostanze normali, intendo. Ha delle domande? Signori, spero vi sia tutto chiaro, e contestualmente vi invito a scegliere altri posti dove passare la serata. »
    Peccato solo non essere riuscita a fermare la signorina che le era sfrecciata accanto poco fa.


    {Medea}

    « Certo che è aperto, » rispose pacatamente un anziano avventore oltre le porte ad ala di pipistrello. Osservò quindi con interesse la giovane elfa irrompere agitata nel locale. Si accarezzò la lunga barba bianca, e tornò al suo tavolo recando con sé due boccali di birra. Ad attendere Mastro Li Kao, eminentissimo studioso originario del Presidio Occidentale, un uomo sulla trentina d’anni, alto e ben piazzato, con i capelli dal taglio militare e barba e baffi curati, ma con le basette che disegnavano una saetta lungo le guance.

    Al suo interno, Il Diavolo Assetato era poco più che una grossa stanza illuminata da un lampadario d’antiquariato in ferraccio battuto e da una manciata di lampade a olio con i vetri incrinati sparse sui lati e agli angoli della stessa. Il resto, come l’esterno, era di legno: di legno erano i tavoli rotondi e le sedie attorno ad essi, così come il pavimento, i muri, il soffitto, il bancone, gli sgabelli, e la teca su cui sfoggiavano bottiglie dei liquori più disparati.

    Medea avrebbe dovuto farsi strada fra i tavoli prima di trovare una nicchia relativamente isolata. Molti di essi erano vuoti. A quelli occupati, invece, avrebbe potuto notare un ricco quanto bizzarro assortimento di volti e razze: il più vistoso era senza dubbio un gigantesco cavaliere in armatura completa che non si era neppure preoccupato di togliersi l’elmo o perfino alzarne la celata. Sedeva da solo davanti a un bicchiere vuoto e asciutto, e pareva assorto ad ascoltare il pianista sul palchetto all’angolo, appena a sinistra del bancone. Il pianista era un troll bitorzoluto dalla pelle blu e dalla folta barba rossa che indossava un camice da laboratorio dagli orli bruciacchiati sopra gli abiti consunti.

    Altri tre troll erano radunati intorno al più grande dei tavoli: uno era alto e allampanato, dalla pelle verde e i capelli bianchi, abbigliato come un occhialuto archeologo all’avventura. Un altro, molto più corpulento e con cespugliosi baffi da tricheco, indossava un costume da ape con tanto di cappello con le antenne. L’ultimo era invece avvolto da un mantello nero, il volto nascosto da un cappello e una maschera pure neri. Ogni tanto portava una mano artigliata allo stocco che teneva alla cintura.

    C’erano poi due umani solitari seduti ad altrettanti tavoli: il primo era un enorme energumeno biondo sulla cinquantina che aveva seguito con lo sguardo l’ingresso di Medea, solo per poi sbuffare annoiato; il secondo era un quarantenne dai capelli neri e brillantinati, vestito con un elegante tre pezzi marrone, che stava facendo ondeggiare assorto il whiskey nel suo bicchiere.

    Gli ultimi erano un duo composto da un altro umano decisamete ben piazzato – costui calvo – sulla trentina d’anni, e da un giovane dai capelli color del grano le cui orecchie appuntite lasciavano intuire che potesse trattarsi di un elfo, o quantomeno qualcuno di discendenza elfica. Stavano giocando a carte, e non si curarono molto della giovane appena entrata.

    A presidiare il bancone deserto era il barista: mingherlino, occhialetti rettangolari, e l’occhio attento e il profilo anonimo di chiunque volesse sperare di sopravvivere alle sparatorie tipiche di quel genere di posti – quello compreso, a giudicare dai fori sparsi sul bancone e sul pavimento. Rivolse a Medea un’occhiata fugace, prima di tornare a pulire bicchieri.

    La musica cessò. Le ultime note del piano scomparvero nell’aria come polvere soffiata via dal vento. Alcuni clienti applaudirono. Gli altri troll cominciarono a sghignazzare.

    « E ora per numero molto speciale! » Annunciò il musicista. « Voi stare per ascoltare a ultimo singolo di nostro gruppo. Canzone si chiama… » Si grattò il capo stempiato. « Io non ricordare più come diavolo si chiama, ma noi essere T-ROLL! »

    I troll al tavolo sia alzarono all’unisono fra gli applausi tiepidi del pubblico, con l’eccezione del cavaliere che invece li acclamò con un grugnito entusiasta, abbandonando cinque bicchieri – quattro quasi vuoti, uno ancora pieno – e raggiungendo il quarto che si era esibito da solista fino a pochi secondi prima. Quest’ultimo estrasse da una tasca interna del camice un oggetto somigliante a una rivoltella avveniristica, lo puntò alla parete, e sparò un colpo. Fece whoop.

    Si aprì una voragine dai bordi tremolanti, nella quale il troll vestito da ape affondò le braccia e cominciò a estrarre vari strumenti musicali: una batteria (montata a tempo di record dal troll magro con gli occhiali), una tastiera, una chitarra, un basso elettrico, degli amplificatori. Ultimo fu un piccolo generatore a pedali. Ciascuno di questi oggetti pareva essere stato assemblato a partire da materiali di fortuna ricavati in qualche discarica.

    Il pianista decise di testare il suo strumento con un giro di fa-sol-la-fa. Il boato che ne seguì fece vibrare ogni vetro del locale.
    Funzionava.


    Drink With The Living Dead ~ Turno 2Ghiaccio, Curtis & Xavier: nulla di più che un giro di conversazione con Evangeline che vi spiega cose! Se avete domande, non esitate a porle – altrimenti siete liberi di scegliere se entrare già o meno.

    Medea: ti fai un’idea generale dei clienti nel locale, anche se non c’è nessuno che tu possa conoscere, essendo appena arrivata sul semipiano. Sei libera di provare a interagire con chiunque tu voglia – o di non farlo.

    Scadenza: 04/12/2020, ore 23.59.


    Edited by Kuma - 1/12/2020, 11:32
     
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    Disclaimer: Personaggio ad alto concentrato di scurrilità e rabbia non troppo repressa. Rumori forti da inquinamento acustico. Maneggiare con cautela. Assumere solo in casi estremi se proprio proprio vi piacciono le urla in faccia.

    Una giornata interminabile.
    Una fottuta interminabile marcia verso l’inferno - IN ANTICIPO - con i piedi e il culo a fuoco.

    Passi la gnocca mezza ribaltata, ci era andato addosso lui. Non sembrava neanche troppo contrariata, non con lui almeno. Il che era strano, ma almeno non era un altro fottuto problema.

    Ma non – cazzo – il farfallone infiocchettato come un barboncino tolettato, eh no, non se lo meritava proprio sul suo cammino, non oggi. Se poco poco gli dava le spalle… nella sua stanca e violenta mente si andava dipingendo ed allargando un sorriso bello rosso e profondo.

    E poi… dulcis in fundo a questa sinfonia stonata di giornata: lui.
    Lui.
    Andava sempre qualcosa in merda quando c’era Xavier. Era blu come un pavone dopotutto, e i pavoni maschi portano iella.
    <<< Ma tu sei una persecuzione!>>>
    Non ce la faceva nemmeno a gastemare, guarda tu. Si limitò a guardare in cagnesco sia Xuppidù che Abrogino il damerino, sperava che ad almeno uno dei due venisse un attacco di diarrea.

    La tipa era una Matrona? Non sembrava così vecchia… ma, d’altra parte, la gente era piena di poteri, artefatti, illusioni sul semipiano, figurarsi nel centro di Altatorre. Perchè no. Forse era una cougar travestita. E comunque non erano affari suoi, se ne doveva andare.

    Pur non essendoci mai stato, Ghiaccio aveva ovviamente sentito parlare del Deep Blue. Non conosceva granché Altatorre, se non i posti da cui estorcevano che proteggevano e – di nome – gli affari grossi. Alla cougar doveva rodere proprio tanto il culo ad essersi ritrovata una catapecchia mezza marcia e tutta losca al posto di uno dei locali più scicchettosi della città.

    Non era sicuro che convenisse alla Famiglia immischiarsi in questa storia, per il momento: si stavano espandendo piano e in posti marginali, non aveva senso farsi sgamare senza un solido piede d’appoggio. Senonché…

    « (...)Ogni sera, da quando è apparso questo posto, troviamo almeno una persona svenuta al bancone. Quattro giorni, sei persone – ieri erano tre. »

    Aveva la brutta sensazione che quei coglioncelli della banda facessero parte del conteggio. Quindi si erano già tirati dentro la Famiglia. Figurati se non era così. Figurati.

    -Adesso mi devo pure impegnare con questa... porco il mondo, porco il cane, porco! Vabbè, ma anche se scassa il cazzo io entro uguale.-

    <<< Non ci avrei tenuto a finire questa giornata di merda in una stamberga, ma, beh...>>> Per farsi vedere, il mafioso diede di gomito allo spingardone blu <<< Il fatto è - Signorina? Signora?- che sono un paio di giorni che abbiamo perso i contatti con tre dei miei... >>> - Tre dei nostri uomini sembrava troppo sospetto, non che lui stesso non lo fosse, ma doveva cercare di indagare, salvare capra e cavoli e poi fare un bucio de culo così a quei tre imbecilli prima di poter fare rapporto, altrimenti chi lo sentiva quell’Altro - <<< cugini più piccoli. Ero venuto per tirargli le orecchie, ma non li ho trovati, quindi… devo venì pur’io, cocca.>>>

    Era l’unica pista che aveva al momento.

    Non poteva essere così pericoloso se non era ancora morto nessuno.



    jpg
    Condizioni Fisiche: Stanchezza

    Status Mentale: Irritabile

    Riserva Energetica: 100%

    Riepilogo delle Azioni:


    Poteri Passivi

    Through the Glass -
    Uno dei tratti distintivi di questo personaggio poco raccomandabile sono senz'altro gli occhiali dalla vistosa montatura rossa, dotati -come riscontrabile da chiunque e sua sorella- della insolita caratteristica di restare sempre perfettamente al loro posto, sfidando -e battendo- qualsiasi legge fisica: che si ritrovi appeso testa in giù, nel bel mezzo di un uragano, o persino sott'acqua, i suoi occhiali gli rimarranno sempre inforcati sul naso, e non c'è intemperia o situazione accidentale che possa cambiare questo fatto; per separare il mafioso dai suoi occhiali, le sole opzioni sono sottrarglieli con la forza, o che lui stesso se li sfili. [Passiva Scenica]
    Quel che tuttavia in pochi sanno (principalmente i compari della banda cui appartiene) è che le lenti -oltre ad evitargli di brancolare in giro come una talpa- sono dotate di sofisticati sistemi di rilevamento tecno-arcani che gli consentono di notare alla prima occhiata la presenza di tracce energetiche su cose e persone -espediente utile per scovare oggetti magici da rivendere-, ma anche di avvertire pericoli imminenti o intenti ostili nel raggio di 30 metri -sebbene non di individuarli con precisione-, e di rilevare da vari tratti fisici e comportamentali se l'interlocutore stia mentendo. [Percezione Magica | Allerta Pericoli | Lie-Detector]
    Oltre a questo, gli Occhiali sono anche uno strumento molto importante per la salvaguardia del loro possessore, in quanto le lenti sono in grado di trasmettere al mafioso un segnale di avvertimento quando egli si trova invischiato in illusioni o sotterfugi mentali, e di difenderlo da questi quando ne è vittima; l'unico inconveniente per Ghiaccio è che la cosa tende a prosciugare le sue forze.[Trick-Detector | Mindfuck-Alert | Difesa Mentale Variabile]

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    Il Diavolo Assetato● Pentauron
    Presidio Centrale ● Endlos



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    Mi si parò davanti agli occhi un uomo alquanto strano, capelli azzurri ed abiti certamente non consoni a far visita al Deep Blue, anche se intorno a me non c’era niente che si avvicinasse all’azzurro fiordaliso, figuriamoci all’indaco. Per non parlare del fatto che ero vestito in un completo blu oltremare fatto su misura dal miglior sarto di Laputa.
    ”Buonaseeeera. È questo il posto per le indagini ordinate dalla Matrona?”
    E così l’uomo era qui in servizio, non certo per rilasciare la tensione accumulata in mesi fatti di viaggi e lavoro nel locale più bello del Pentauron.
    ”Xavier Salazar Cèladon, sono un Investigatore dell'Occulto”
    Investigatore dell’Occulto mi suonava strano come titolo, probabilmente nulla di ufficiale; l’uomo avrebbe cercato di capire cos’era successo al Deep Blue. Se era presente un investigatore voleva dire che questo cambio di locale era del tutto imprevisto, e la cosa avrebbe spiegato anche la risposta della Matrona così accigliata.
    Abbassai la testa subito a mo’ di inchino all’unisono con la matrona e lei prese parola senza darmi il tempo di presentarmi. Evangeline richiamò l’attenzione dei presenti e puntualizzò i dati di fatto. Il locale era decisamente orrido da vedere all’esterno e diminuiva di certo il valore della zona, ma le mie orecchie sentirono anche altri fatti dalla matrona che non apprezzai: tanti erano gli ubriaconi o malcapitati che si ritrovarono incapaci di camminare. Forse un locale del genere non avrebbe dovuto trovarsi lì ed io ero abituato a ben altro durante il mio tempo libero. Decisi che avrei dato una mano qualora la matrona avesse accettato il mio appoggio, anche solo per capire cosa fosse successo realmente.

    Non ci avrei tenuto a finire questa giornata di merda in una stamberga, ma, beh… Il fatto è Signorina? Signora? Che sono un paio di giorni che abbiamo perso i contatti con tre dei miei...cugini più piccoli. Ero venuto per tirargli le orecchie, ma non li ho trovati, quindi… devo venì pur’io, cocca.
    Quel tipo così maleducato non ha proprio ritegno. Capisco che non si conoscano le buone maniere ma “cocca”? pensai, ma ciò che più mi sorprese è il fatto che sembrava conoscere l’investigatore presentatosi poco prima come Cèladon. Anche se, a ben riflettere, sicuramente per un investigatore avere contatti di tutti i ceti era d'obbligo, ed almeno lui non sembrava essere pieno di brutte intenzioni.

    Ormai pensavo di aver perso il treno, presentarmi così tardi avrebbe fatto notare ancor di più la mia maleducazione, ma le buone maniere me lo imponevano comunque.
    ”Vorrei presentarmi, signorina Raillier-Lanty...” dissi guardando avvicinandomi alla matrona e facendo un delicato baciamano senza però toccare con le labbra la dolce mano delladonna.
    ”Mi chiamo Curtis Winbringer, mi addolora la vostra perdita, il Deep Blue era, con assoluta certezza, un locale di inarrivabile splendore. Conosciuto in tutta Endlos per la sua unicità, non le nego che alle volte ho viaggiato fin qui solo per la vostra più calorosa accoglienza. Mi rallegro del fatto che vogliate andare a fondo di questa faccenda. Se posso aiutarla in qualche modo non si faccia scrupoli a chiedere.”
    La Matrona di certo non si ricorderà di uno dei tanti clienti come me. Sperai di non aver intimorito troppo gli altri attorno a me con quel linguaggio ma era quello più consono nella zona.

     hiclipart-com-18






    Energia:
    100%


    Abilità:
    Trucchi del Mestiere:
    Data la sua esperienza da emissario e le spiccate abilità personali in campo sociale, tali da renderli particolarmente carismatico a prima vista, Curtis Winbringer ha imparato negli anni molte tecniche di persuasione, ragion per cui sarà per lui abbastanza semplice rendersi conto di esserne diventato bersaglio. Gli risulterà -ad esempio- quasi naturale intercettare bugie pronunciate coscientemente (senza utilizzo di tecniche attive) allo stesso modo di come gli capita di fare lui stesso, o di scoprire vere e proprie illusioni o tentativi di imposizione mentale. Non gli sarà comunque possibile per lui comprendere con precisione in cosa esattamente l'offensiva ricevuta consista. [Malia passiva di carisma: 5pt + Mindfuck-Alert passivo: 5pt + Lie Detector: 5pt + Spara-Balle passivo: 5pt + Trick Detector: 5pt]



    Scheda: Scheda
    Revisione: Revisione
    Conto: Conto



     
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    In fretta e furia, la ragazza dal capo coperto si fece strada fino ad un angolo relativamente isolato e tranquillo prima di mettersi a sedere, trovando per un attimo modo di potersi chiudere nei suoi pensieri più profondi. Non guardò di fronte a sè, tenne lo sguardo fisso sul pavimento ligneo fino a che non fu certa di aver trovato il posto giusto, e aprì il libro non appena riuscì a posarsi su una sedia.

    La sua concentrazione era tale che non riuscì a distrarla nulla, nemmeno la musica, almeno non finchè il suo sguardo non decise di distogliersi da quel libro dalla copertina dello stesso colore della neve, posandolo sul tavolo scuro. La sua mente, ora più in ordine, stava finalmente cominciando a relaizzare quali fossero i suoi dintorni. Più guardava, più l'ambiente che la circondava sembrava volerle ricordare quei racconti ambientati nel Far West, come lo chiamavano. Un saloon, insomma. Sapeva bene però che, a parte alcuni particolari luoghi o attrazioni turistiche, queste strutture erano in particolare disuso. Inoltre c'era un'altra particolarità in quell'edificio. Guardando bene le figure che al momento lo abitavano, la ragazza si rendeva sempre più conto di quanto quel panorama fosse strano, innaturale. Non era dovuto ad uno scenario raccapricciante, quanto più al fatto che... non c'erano solo umani. Qualcosa non quadrava. Non stavano scappando, non stavano urlando o combattendo.

    Questo... è impossibile.

    Il popolo "magico" era a lungo stato ostracizzato sulla Terra. Perchè qui non era così? In quale angolo di mondo era capitata? C'erano un cavaliere uscito direttamente da un libro fantasy, un troll seduto al piano che sembrava appena uscito da un film su scienziati pazzi, altri tre tipi dall'aspetto diversificato fra di loro: un uomo dalla pancia piena vestito in un costume da ape, un archeologo che sembrava appena essere uscito dal suo scavo preferito o in cerca di qualche tesoro, e per ultimo, ma non per stranezza, un tipo ammantato e coperto di nero, unica sua parte vistosa la sua arma.

    La lista delle stranezze era finita forse, ma gli altri avventori del locale erano comunque dei tipi dalle apparenze in grado di attirare lo sguardo a modo loro. Voleva alzarsi e chiedere qualcosa al barista, ma quando incrociò il suo sguardo, si ricredette. Forse era meglio aspettare un attimo, far scorrere un po' la serata e aspettare che gli animi si sollevino un po'. Su quest'onda di pensiero, la musica cessò, portando un silenzio che venne leggermente trasportato via da qualche applauso sparso e i complimenti di quel tavolo di tre tizi bizzarri. Ascoltò dunque il pianista nel suo annuncio.

    E ora per numero molto speciale! Voi stare per ascoltare a ultimo singolo di nostro gruppo. Canzone si chiama… Io non ricordare più come diavolo si chiama, ma noi essere T-ROLL!

    Fu in quel momento che Medea, o meglio, il suo buonsenso, decise di riportarle alla mente quello che era successo per farla arrivare lì. La scritta sopra al portale. "Scrivi la tua storia". Non era più sul suo mondo. Forse era una versione alternativa della Terra, o forse era direttamente stata spedita su un altro mondo. Era l'unico modo per cui tutto quello avesse un senso. Umani che convivono con altre razze. Ma a ben pensarci, cosa voleva che facesse lei, in quel mondo sconosciuto, quel libro?

    Questo pensiero fu però fugace e velocemente sostituito dalla felicità. Era libera dalle tenaglie che a lungo avevano bloccato lei e la sua razza, ma non solo. È così che, mettendo le sue mani delicate sul tessuto del vestito, si tira giù il cappuccio che le copriva quelle orecchie coperte d'oro di cui si doveva tanto spaventare. Si sentiva quasi nuda, in parte, ma libera. Era strano potersi far vedere in pubblico.

    Ogni pensiero venne però bruscamente interrotto da alcuni avvenimenti decisamente poco logici, uno dietro l'altro. Dapprima fu l'avveniristica arma di quel troll che, sparato un colpo che terminò con uno stranissimo suono, creò una voragine dall'apparenza molliccia, da cui il tipo vestito da ape - ora vicino all'altro troll, dunque - cominciò a tirare fuori strumento dopo strumento. Più oggetti sucivano, più la bocca di Medea sembrava aprirsi irrimediabilmente e i suoi occhi avrebbero brillato maggiormente, come una bambina che sta per ricevere un regalo. La magia degli elfi, in fondo, non era così complessa, sebbene fosse potente all'occorrenza.

    Più vedeva ciò che succedeva, e più era certa che se avesse scritto su un libro tutto quello che aveva incontrato, e lo avesse portato nell'altro mondo, sarebbe venuto fuori qualcosa di bellissimo...

    ...! Ma certo, questo voleva dire!

    La sua storia, ovvero ciò che avrebbe vissuto al di là di quel portale. Era riuscita, in breve tempo, a dargli un'interpretazione. Ora toccava solo stare attenta e pronta a narrare la storia, dunque.

    Cosa che avrebbe fatto dopo che il suono della chitarra avrebbe smesso di far tremare i vetri del locale. Fece nota mentale di non fischiare gli artisti, perchè era certa che a questo punto sarebbe stata una pessima idea anche se la loro musica avesse fatto accapponare la pelle. Ora però il dubbio era solo uno.

    Cosa fare?

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Dati Tecnici - Scheda

    Riassunto: -

    Note: ///
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Curiosa, contenta
    Energia: 100%

    Tecniche Usate://

    Equipaggiamento:
    Libro del Fato - Gula
    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]


     
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    « Sì, » <<< Ma tu sei una persecuzione!>>>
    « Sono anche la Matrona in questione. Piacere di conoscerla, signor Céladon. »

    Ignorare l'uscita di quel buzzurro di Ghiaccio e le sue mute macumbe oculari fu per l'Esper estremamente facile: non tanto per una qualche superiorità morale rispetto ai modi del malvivente, quanto perché si ritrovò in qualche modo interdetto dalla rivelazione appena uscita dalle labbra della fanciulla dagli occhi rossi: certo, sembrava una tipa di classe, una signorina altolocata, ma... la Matrona?

    Non se la aspettava mica così giovane. Né così alla mano.
    Insomma, visto che in quel distretto è perfino ammessa la schiavitù, Xavier si era aspettato di doversi interfacciare con qualche snobissima vecchiaccia straricca, ricoperta d'oro-j'adore dalla punta delle scarpe a quella dei capelli, circondata da uno stuolo di servitori in costume che ballano e recitano il musical di "Grande Alì, Principe Alì", pronti a soddisfare ogni suo capriccio...
    #Einvece.

    Invece la signorina Matrona fu cordiale ed educatissima: ricambiò i convenevoli della sua presentazione, gli fece un inchino, e mentre il Medium la fissava con occhi verdi sgranati per la sorpresa, la proprietaria del "Deep Blue" cominciò subito ad illustrargli la situazione.

    « Ad ogni modo, anche per rispondere alla domanda invero molto pertinente del signore qui presente, e per chiarire un piccolo malinteso con il gentiluomo qui con noi, penso sia arrivato il momento che io prenda la parola una volta per tutte, se non è un problema. »
    esordì la Dama, indicando prima il Mafioso e poi l'Ambasciatore, per richiamarli all'ordine
    « Sono certa che alcuni di voi già sapranno che dietro di me dovrebbe esserci il Deep Blue. Per chi non sapesse cosa sia: è uno dei miei locali, nonché la prima attività che abbia mai aperto. Aggiungo per spirito di precisione che il suo... stile architettonico non devia da ciò che trovereste di solito in questo Distretto. »

    Davanti al sorriso cordiale ma granitico della donna, il Sensitivo assecondò l'intuizione di restarsene immobile e in silenzio ad ascoltare il resto. E sperò che anche il suo compare e l'altro giovanotto avessero la lungimiranza di non irritare la sua datrice di lavoro. Insomma, Ghiaccio era un cafone, ma gli sarebbe dispiaciuto vederlo fustigato dalla servitù.

    « Ora, quello che vedete ora non è il Deep Blue. Questo saloon – o “stalla”, come ha argutamente sottolineato uno di voi – si chiama “Il Diavolo Assetato” e non è il frutto di alcun progetto di ristrutturazione. Sicuramente nessuno che io abbia approvato. »
    in un chiaro segno di stizza, la Proprietaria picchiettò un'unghia tinta di rosso sul legno marcio della vicina parete
    « Qui entra in gioco lei, signor Céladon: vorrei avere indietro il mio esercizio, e pertanto mi serve qualcuno in grado di comprendere come e da dove sia apparsa questa rimescita, e perché. »

    « I miei poteri e le mie doti sono a vostra disposizione...! »
    assentì l'interpellato, cercando di restare il più possibile compassato per darsi un tono

    « Senza contare un altro problema pure di grande importanza: ogni sera, da quando è apparso questo posto, troviamo almeno una persona svenuta al bancone. Quattro giorni, sei persone – ieri erano tre. Solo alcool, nessuna traccia di altri veleni nelle analisi del sangue. Inoltre, a sentire il parere delle Guardie d'Argento, nessuna di esse era prona ad alzare tanto il gomito. E comunque, una simile concentrazione di casi così gravi in un singolo locale e in così poco tempo sarebbe sospetta a priori – in circostanze normali, intendo. Ha delle domande? Signori, spero vi sia tutto chiaro, e contestualmente vi invito a scegliere altri posti dove passare la serata. »

    Prima che il Detective dell'Occulto autonominato avesse il tempo di rispondere, quella fetecchia malavitosa di Ghiaccio si fece avanti, prendendo la parola prima di Xavier e dandogli pure di gomito.

    <<< Non ci avrei tenuto a finire questa giornata di merda in una stamberga, ma, beh... Il fatto è - Signorina? Signora?- che sono un paio di giorni che abbiamo perso i contatti con tre dei miei... cugini più piccoli.>>>

    Inarcando un sopracciglio con fare dubbioso, sbarrando gli occhi con una sorpresa sporcata di diffidenza, e arricciando le labbra in una linea interrogativa e poco convinta, gli occhi azzurri di Xavier gettarono un'occhiata indecifrabile al suo abituale compagno di sventure e quasi-amico.

    <<< Ero venuto per tirargli le orecchie, ma non li ho trovati, quindi… devo venì pur’io, cocca.>>>

    ”Vorrei presentarmi, signorina Raillier-Lanty...”

    Fortunatamente, con un tempismo che aveva del provvidenziale, il Damerino si fece avanti per presentarsi, avvicinandosi alla Matrona per un baciamano, riempiendo il di lei campo visivo mentre lo Spiritista tirava indietro il Mafioso, mettendogli una mano sulla spalla per farlo girare e fulminarlo con un'occhiataccia, mentre la sua voce realizzava l'incredibile ossimorica performance di urlargli in faccia in un sussurro.

    « Ma sei scemo?! Dici "cocca" alla Matrona?!
    Guarda che se ti fa fustigare dai servi, non ne voglio sapere niente! »


    <<< ...senti: sono stanco. Ho tre scemi da recuperare. Tre scemi che non sanno stare al mondo, e... >>>

    ”Mi chiamo Curtis Winbringer, mi addolora la vostra perdita, il Deep Blue era, con assoluta certezza, un locale di inarrivabile splendore. Conosciuto in tutta Endlos per la sua unicità, non le nego che alle volte ho viaggiato fin qui solo per la vostra più calorosa accoglienza.”
    sciorinò intanto l'Elegantone, dando modo e tempo alla situazione di placarsi
    ”Mi rallegro del fatto che vogliate andare a fondo di questa faccenda. Se posso aiutarla in qualche modo non si faccia scrupoli a chiedere.”

    « Bene, sì, grazie, Signor Curtis. »
    si inserì il Medium, staccandosi dal Mafioso e accostandosi agli altri due
    « Allora, vogliamo entrare? Un sopralluogo è il miglior modo di raccogliere indizi! »



    I dialoghi extra di Ghiaccio sono concordati con la giocatrice! :flwr:

    Condizioni Fisiche: Ottimali

    Condizioni Mentali:

    Energie Residue: 100%


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    {Ghiaccio, Curtis, Xavier}

    <<< Non ci avrei tenuto a finire questa giornata di merda in una stamberga, ma, beh... Il fatto è - Signorina? Signora?- che sono un paio di giorni che abbiamo perso i contatti con tre dei miei... >>> Evangeline attese pazientemente che l'uomo trovasse le parole giuste. <<< cugini più piccoli. Ero venuto per tirargli le orecchie, ma non li ho trovati, quindi… devo venì pur’io, cocca.>>>

    « Signorina, » precisò lei, « e preferirei che si rivolga a me almeno con questo titolo d'ora in poi, signore. Non sono di origine nobile e pertanto non pretendo che utilizzi onorifici affettati, ma mi permetto di tracciare una linea davanti a cose come “cocca” o “splendore”. Quanto ai suoi “cuginetti”, può rivolgersi all'Ospedale Durchenwald per verificare se siano tra le... vittime del locale. Ovviamente può investigare anche qui dentro. Non sarò certo io a trattenerla con le catene. »

    “Vorrei presentarmi, signorina Raillier-Lanty... Mi chiamo Curtis Winbringer, mi addolora la vostra perdita, il Deep Blue era, con assoluta certezza, un locale di inarrivabile splendore. Conosciuto in tutta Endlos per la sua unicità, non le nego che alle volte ho viaggiato fin qui solo per la vostra più calorosa accoglienza. Mi rallegro del fatto che vogliate andare a fondo di questa faccenda. Se posso aiutarla in qualche modo non si faccia scrupoli a chiedere.”

    Evangeline acconsentì al baciamano, e nel frattempo studiò i lineamenti di quello che riconobbe come un possibile nobiluomo forestiero per cercare di ricordare se si fossero davvero già incontrati prima...
    ...e la risposta fu no. Almeno, non a sua memoria. Anche se di rado oramai si recava al Deep Blue per fare apparizioni fra la clientela, il viavai di gente era troppo fitto per ricordarsi di un singolo individuo.
    Fece per rispondere, ma più rapido fu a inserirsi il signor Céladon.

    « Bene, sì, grazie, Signor Curtis. » disse l'investigatore. « Allora, vogliamo entrare? Un sopralluogo è il miglior modo di raccogliere indizi! »

    « [color=slateblue]Giusto,
    » assentì Evangeline, cercando di dissimulare un sorriso imbarazzato. « Sono stata anticipata dal signor Céladon. Ad ogni modo: apprezzo la sua volontà di aiutare, ma sappia che farebbe ciò a suo rischio e pericolo. »

    Si fece infine da parte – pur non trovandosi neppure di fronte all'ingresso – e gettò uno sguardo alle porte ad ala di pipistrello.

    « Buona fortuna, » concluse.


    {Medea}

    Quando il locale cessò di tremare, il cavaliere si lasciò scappare uno stridio porcino. Gli altri avventori si voltarono tutti verso il palcoscenico, chi con curiosità e chi con apprensione; alcuni decisero di allontanare con cautela le mani dalle orecchie.

    « Quale conoscenza contiene quel libro? » chiese una voce vicino a Medea che, voltandosi, avrebbe trovato il giovane uomo che fino a un attimo fa era seduto dall'altro capo del locale. Già accomodatosi su una sedia, guardava il palcoscenico con aria assorta. « Rispondimi dopo. Non riuscirò a sentirti durante l'esibizione. »

    Infatti, proprio in quel momento, dopo un breve scambio di minacce di morte con il barista seguito a una disputa sul limite di decibel permessi, i T-ROLL attaccarono finalmente a suonare. E danzare.

    « ♫ Mit dir so an einer langen Nacht, ♫ » cominciò il frontman e keytarist, « ♫ mit dir in dieser langen Zeit ♫ »

    Si muoveva sinuoso sul palcoscenico, lanciando sorrisi ammiccanti a trentadue zanne a destra e a manca per il locale; il brillantinato con il whisky ricambiò alzando divertito il bicchiere. Gli altri componenti – batterista a parte – iniziarono a seguire insieme, muovendosi e ancheggiando come un sol troll.

    « ♫ Uh oh, wie viel tiefer kann ich noch kommen? ♫
    ♫ Die süchtig machenden Düfte mixen sich ♫
    »

    Note elettroniche riempivano nel locale; la musica cresceva in intensità a ogni verso. A quel punto un ascoltatore attento si sarebbe reso conto del fatto che nessuno di quegli strumenti emetteva il suono che avrebbe dovuto emettere.
    Al ritornello, il cavaliere sbriciolò il bicchiere nella mano guantata dall'entusiasmo.

    « ♫ Ich liebe dich ♫
    ♫ Ich singe für dich, damit du tiefer fallen kannst– ♫
    »
    « ♫ Quack Quack ♫ »
    A completare il verso fu una curiosa anatra meccanica apparsa da chissà dove e che il cantante aveva deciso di sollevare all'altezza del microfono. Fatta di metallo nero, dal suo corpo protudevano lame e punte, dal suo becco una fila di denti da squalo, e dal cranio un paio di piccole corna.
    « ♫ Ich liebe dich ♫
    ♫ Ich tanze für dich, damit ich dich in mir fangen kann– ♫
    »
    « ♫ Quack Quack ♫ »
    « ♫ Ich liebe dich ♫ »
    « ♫ Quack Quack Quack Quack Quack Quack ♫
    ♫ Quack Quack Quack Quack Quack Quack ♫
    »

    Così l'esibizione continuò, mentre qualche spettatore prese, talvolta proprio malgrado, a seguire il ritmo della canzone chi con il piede, chi con la mano o le dita. Compreso l'uomo che si era seduto accanto a Medea, il quale stava assistendo allo spettacolo sorseggiando di tanto in tanto la sua birra, mentre l'indice della mancina picchiettava a tempo sul tavolo.
    Giunse il finale, e le ultime note di quel brano senza nome si spensero nell'aria. Si levò un altro giro di applausi, questa volta un po' più sentiti. L'uomo riprese la parola.

    « Ora possiamo parlar– »
    « E adesso brano inediten di nostro nuovo album! » interruppe il cantante da lontano.
    « Figlio di... »


    {Tutti}

    Qualsiasi rimasuglio di aspettativa che poteva essere rimasto ancora in Curtis Winbringer sarebbe stato spazzato via come una foglia autunnale al vento quando i tre fecero la loro entrata nel saloon. Il Diavolo Assetato era una topaia di linea dura: il legno deteriorato degli esterni si poteva ritrovare anche nelle pareti e nel mobilio; uno spiffero freddo giungeva nel locale attraverso un foro nella parete non molto distante – opus magna di qualche tarlo. Il vetro della teca dei liquori dietro il bancone era polveroso e incrinato, così come quello delle lampade a olio che provvedevano all'illuminazione insieme a un vecchio lampadariaccio in ferro battuto.

    Al bancone non si era seduto nessuno: c'era solo un piccolo barista su di età e dall'aria seria, che si aggiustò gli occhiali prima di scoccare un'occhiata indagatrice nella direzione dei nuovi arrivati. Dopodiché borbottò qualcosa fra sé e sé, ma qualunque cosa avesse detto venne coperta dal fracasso della musica proveniente dal palcoscenico.

    « ♫ Gonna break the rules and spines in two ♫
    ♫ 'Cause that's what badasses do ♫
    »

    Girandosi verso di esso, i tre uomini avrebbero senza alcun dubbio visto un piccolo complesso di troll suonare e cantare e muoversi al ritmo del proprio stesso brano. Il frontman pareva essere un individuo stempiato dalla pelle blu e dalla lunga barba rossa con un camice da laboratorio abbrustolito agli orli cacciato sopra i vestiti logori. Alla batteria, un tizio smilzo e occhialuto abbigliato come un archeologo all'avventura, i capelli bianchi, la pelle verde e un anello al naso. Al basso, anch'egli con la pelle verde, un ceffo dai baffoni folti infilato in un bizzarro costume da ape. Alla chitarra, una figura indistinguibile ammantata di nero e con una spada alla cintura – uno stocco. In qualche modo, il suono prodotto da ciascuno di quegli strumenti era diverso da quello che avrebbe dovuto in teoria essere.

    C'erano alcuni clienti fra i tavoli, tutti intenti ad ascoltare il concerto. Fra tutti, i tre avrebbero probabilmente riconosciuto la figura di Denver Brockmann, conosciuto a Blood Runner per la taglia vertiginosa che pendeva sulla sua testa, e nel Presidio Orientale come la nuova Corona di Sofia della Biblioteca di Palanthas.

    Gli altri volti erano meno noti: un vecchio dai tratti Occidentali dalla lunga barba bianca che fissava ora il suo boccale di birra pressoché vuoto, ora una coppia a un tavolo poco distante composta da un uomo sui trenta e da una figura incappucciata; una sorta di vichingo che viaggiava intorno alla cinquantina d'anni; e un giovane mezzelfo biondo che aveva smesso di giocare a carte con il suo compare – un armadio di umano, calvo, gli si davano trenta o trentacinque anni. Il tavolo più vicino al palco era occupato da un gigantesco cavaliere la cui armatura impediva di discernere alcunché sul suo aspetto fisico. Fra gli spettatori, costui era di gran lunga il più entusiasta.

    La canzone si concluse in uno scroscio di applausi più o meno entusiasti, accompagnati da una manciata di “whoo!” e un paio di fischi. Quando il vocalist cercò di introdurre il pezzo successivo, però, il microfono gli fu strappato via di mano da un'anatra dal becco zannuto – un bizzarro prodigio della tecnologia bellica, a giudicare dalle lame e dagli spuntoni che spuntavano dal corpo.

    « Fermati! » implorò invano il cantante, « Altrimenti spettacolo non potere contin– Oh, fahr zur Hölle. »
    Scosse sconsolato la testa, i resti masticati del microfono ai suoi piedi. Lo spettacolo era finito. I tre che si erano presentati al cospetto di Evangeline avrebbero potuto finalmente iniziare a indagare, mentre Medea si era ritrovata di nuovo addosso gli occhi del tizio di prima, che le domandò: « Quindi? »


    Drink With The Living Dead ~ Turno 3Mi scuso sinceramente per l'attesa, ma l'ultima settimana e mezza è stata a dir poco intensa. Vi darò una scadenza molto larga questo giro, in vista delle festività che, lockdown o no, tendono ad assorbire il tempo di tutti.

    Ghiaccio, Curtis & Xavier: vi fate un'idea dei presenti nel locale. Chi di voi conosce gli ambienti del Blood Runner (Ghiaccio) e/o del Presidio Orientale (Curtis e credo anche Xavier) riconoscerà Denver, ma gli altri volti sono o assai meno noti o del tutto sconosciuti.

    Medea: stranger danger non c'è molto da dire, a parte un tipo inquietante che a quanto parlare vuole parlare con te e del tuo libro.

    Scadenza: 04/01/2021, ore 23.59
     
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    Drink With The Living Dead


    La ragazza giurò di non aver visto spettacoli più bizzarri. Solo che lo fece ancora troppo presto. Decisamente troppo presto.

    Il tremore che aveva pervaso tutto il posto cessò, e riuscì a notare le reazioni varie di chi era nel posto. Non si sorprese di quelli che, incerti, mossero lentamente le mani lontane dai loro poveri timpani. Quello di cui si sorprese fu ritrovarsi al fianco un perfetto sconosciuto che, nell'unico attimo di pace, le pose una domanda incredibilmente precisa.

    Quale conoscenza contiene quel libro? - Voleva dirgli di farsi gli affari suoi, ma le sue parole vennero interrotte rapidamente e la sua bocca rimase aperta. - Rispondimi dopo. Non riuscirò a sentirti durante l'esibizione.

    Nessuno ha detto che ti risponderò.

    Il suo sguardo si fece serio, ma non fece niente per allontanarlo. Tutto sommato, aveva comunque bisogno di capire dove si trovasse, e non ci sarebbe riuscita da sola. Quando riprese l'esbiziione, si rocrdò subito che avrebbe preferito parlare allo sconosciuto, in fondo. Si concentrò sulla lingua per un attimo, aveva un che di familiare. Era abbastanza certa di averla già sentita sulla Terra, ma sebbene conoscesse le elggende di tutto il mondo, i libri erano tradotti. Pensò che avere un traduttore universale sarebbe stato molto bello, e che in effetti nelle molte storie, c'erano varie istanze di linguaggi incomprensibili che venivano ocmpresi. Col tempo avrebbe trovato una soluzione. Il libro, in ogni caso, le avrebbe dato accesso a molte di queste particolarità.

    La musica che riempiva il luogo non sarebbe forse nemmeno stata troppo spiacevole se non fosse per il volume spaccatimpani, che invece minacciava la salute di tutti senza il minimo ritegno. Ad aggiungersi alle bizzarre avventure del locale, il cantante esordì con una papera meccanica, di color nero pece, piena di lame e sporgenze dall'aria affatto piacevole, senza contare i denti affilati e le corna. Se non fosse ferma, la considererebbe perfetta per essere un'arma. A quel pensiero, sperò veramente che non lo fosse. Perhcè ormai, non sapeva veramente a cosa credere. Quando la musica cessò, notò l'avventore provare a parlarle di nuovo, con un successo a ben poco dire scarso, visto che il gruppo ricominciò quasi immediatamente a suonare, evocando un'invettiva dal primo, che le fece scappare una risata.

    La ragazzi vide nel frattempo entrare alcune facce nuove, che esaminò con rapidità ma senza darci eccessivo peso. Era meglio non dare troppo spazio a chi aveva di fianco, per ora. Fu in una serie di eventi che poi l'anatra mangiò e ridusse a pezzi il microfono, facendo fare una fine orribile e prematura allo spettacolo. Un vero disastro. Ebbe così l'opportunitò di rivolgersi all'altro.

    Quindi?

    Quindi, mio caro... ? - Le fece un cenno con gli occhi, a volergli indicare che nno avesse avuto nemmeno la decenza di presentarsi, per poi mettere le mani sul libro e portarselo vicino. - E' un libro di mitologia.

    Si guardò un attimo attorno, poi si ricordò la domanda giusta da fare.

    Questo posto non è sulla Terra, giusto? Troppe razze magiche a zonzo. Dove siamo? - La frase era arguta, il problema è che aveva elargito troppe informazioni in una sola frase. Ingenuamente, aveva lasciato intendere che non fosse di lì, che non sapesse nemmeno dove fosse, e che quindi, non aveva nessun aiuto.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Dati Tecnici - Scheda

    Riassunto: -

    Note: ///
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Confusa
    Energia: 100%

    Tecniche Usate://

    Equipaggiamento:
    Libro del Fato - Gula
    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]


     
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    « Giusto. Sono stata anticipata dal signor Céladon. »

    Acconsentendo alla proposta dello Spiritista con un abbozzo di sorriso, e sorvolando graziosamente sul rozzo comportamento tenuto dal Mafioso, la Matrona rilasciò il proprio assenso anche alla messa a disposizione del Damerino... pur con un doveroso avvertimento.

    « Ad ogni modo: apprezzo la sua volontà di aiutare, ma sappia che farebbe ciò a suo rischio e pericolo. »

    Poi, con un gesto che lasciò il Medium sinceramente spiazzato, la Signorina si fece da parte, gettando uno sguardo all'ingresso del locale e lasciando al trio libero accesso al fu DeepBlue Diavolo Assetato.

    « Buona fortuna. »

    Ma come? Non li accompagnava dentro?
    Cercando di dissimulare la propria sorpresa dietro uno studiato colpo di tosse per schiarirsi la voce, il Sensitivo dai capelli Bluissimi raddrizzò la schiena, scrollò le spalle e si infilò le mani in tasca, marciando dritto verso le tipiche doppie porte ad ala di pipistrello.

    jpg« D'accordo, Signora Matrona: noi entriamo! »

    Dall'altra parte, Xavier trovò ad attenderlo una nuova sorpresa: non tanto per gli arredi cadenti, né per l'atmosfera tetra e pericolosa che si respirava all'interno, quanto per il fatto che -nonostante le avvertenze fornite loro dalla giovane datrice di lavoro- quel postaccio risultò essere persino frequentato.
    E neppure poco.

    C'era un barista -minuto e anzianotto- dietro al bancone, che notò il loro arrivo e borbottò qualcosa di inintelligibile; c'era un quartetto di Troll, che faceva musica dal vivo scatenandosi sul palcoscenico, e c'era un variegato numero di ceffi che facevano sembrare Ghiaccio un rispettabile impiegato delle poste, appena un po' antipatico.

    Le uniche eccezioni parevano costituite da un nonnino canuto -dall'aria svampita e abbastanza innocua- e una ragazzina spaurita, che si stringeva un libro al petto, conversando sulla difensiva con un signore che poteva essere suo padre; nulla di troppo strano, in verità, però, ecco... lo Sciamano si era immaginato di non trovare proprio nessuno lì.


    « Fermati! Altrimenti spettacolo non potere contin– Oh, fahr zur Hölle. »

    Al termine del brano musicale, lo spettacolo si concluse senza bis a causa di problemi tecnici -ovvero distruzione del microfono ad opera di una strana anatra zannuta-, e nel ritrovato silenzio, gli occhi violetti del Medium scandagliarono di nuovo l'ambiente.

    « Potrebbe essere utile dividerci tra gli avventori per fare domande a più persone possibile. »
    propose il Detective dell'Occulto, voltandosi a confabulare con gli altri due
    « ...se sono habitué, se sanno qualcosa degli incidenti delle scorse sere, se hanno notato qualcosa di strano da quando sono qui... »

    Dopo aver gesticolato con una mano con fare discorsivo, il Medium si passò le dita tra i capelli blu cobalto per ravviarsi la zazzera, e si voltò a puntare l'oste, prima di allontanarsi nella sua direzione, vocalizzando le sue intenzioni a Curtis e Ghiaccio.

    « Io comincio con l'interrogare il bancone.»

    ...e si, non lo disse esplicitamente a voce alta per non passare da stramboide con i collaboratori, ma -avvicinandosi al bancone e posandoci sopra il palmo delle mano- intendeva esattamente quel che aveva detto: interrogare il legno del ripiano sui famigerati eventi del saloon, ma anche attaccare chiacchiere con il vecchio barista.

    « Ehilà, buonuomo! Buonasera! Un whiskey, liscio. »
    esordì, rispettando l'etichetta: prima la consumazione, poi le domande
    « Bel posticino...! Allora... come vanno gli affari?»

    E intanto, i suoi sensi soprannaturali scandagliarono i ricordi del ripiano davanti a lui.



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    Condizioni Mentali: Concentrato
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    Tocco degli Spiriti
    Se qualcuno maneggia un oggetto per un certo periodo di tempo, vi lascia un’impronta psichica; Xavier può ‘leggere’ tali sensazioni e capire chi ha maneggiato l’oggetto, l’ultima volta che l’ha toccato, e cosa è stato fatto con esso. Raramente tali visioni sono chiare e dettagliate, dal momento che si possono considerare “foto psichiche istantanee”, nulla più che visioni fugaci da cui si può tuttavia capire molto.
    Sebbene la maggior parte delle impressioni si riferiscano all’ultima persona che ha toccato l’oggetto, un individuo che lo utilizza per molto tempo vi lascia un segno più forte rispetto a chi lo ha adoperato per un tempo più breve: più è intenso il legame emozionale dell’individuo con l’oggetto, maggiore è il segno che vi lascia e il numero di informazioni ricavabili; gli avvenimenti dove vengono coinvolte forti emozioni (offrire o ricevere un regalo, subire una tortura, avere una lunga storia familiare) lasciano impressioni più profonde rispetto a contatti brevi e casuali.
    Per raccogliere informazioni in questo modo, si deve tenere in mano l’oggetto ed entrare in una trance leggera; mentre si ricorre al Tocco degli Spiriti, si è solo marginalmente consapevoli dell’ambiente circostante, ma un forte rumore o un’emozione fisica improvvisa riportano alla realtà.
    Consumo: Basso

     
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    « Signorina, e preferirei che si rivolga a me almeno con questo titolo d'ora in poi, signore. Non sono di origine nobile e pertanto non pretendo che utilizzi onorifici affettati, ma mi permetto di tracciare una linea davanti a cose come “cocca” o “splendore”. Quanto ai suoi “cuginetti”, può rivolgersi all'Ospedale Durchenwald per verificare se siano tra le... vittime del locale. Ovviamente può investigare anche qui dentro. Non sarò certo io a trattenerla con le catene. »

    « D'accordo, Signora Matrona: noi entriamo! »

    Il mafioso aveva già infilato un piede nella porta del saloon ben prima che la Matrona avesse finito di parlare, con una mano svogliatamente sollevata in segno di commiato. Era pure troppo.
    <<< Sì, sì, come ti pare, signorina>>>
    Figurati se la signorina cocca si sporcava i merletti delle sue sottane per indagare nelle pozzanghere suo stesso medesimo locale.

    Lo spettacolo della bettola western dall’altro lato delle porte a molla sapeva un po’ di casa: non tanto per i metal troll, cose che chiunque potrebbe dire di aver visto dopo il quarto superalcolico, quanto per gli odori insalubri, l’aria intrisa di umori loschi e lo squallore del legno muffito.

    Ghiaccio ebbe un attimo per abituarsi ai fumi da ubriacatura della stamberga prima di essere travolto dal bailamme cacofonico di fondo, respirare profondamente e tossire. Mancavano solo i coltelli, pensò allontanandosi dalla porta.

    Quando il medium gli passò vicino per dirigersi al bancone gli urlò dietro di prendergli un caffè, ma lo smilzo non era sicuro di essere stato sentito.
    E che cazzo.
    Ghiaccio era stanco, gli serviva una scossetta.

    Il gobbo dette un’occhiata letargica al resto della sala ed i suoi bravi occhiali rossi furono calamitati dalla versione umana della scossettina che cercava. I troll, il cavaliere, i vecchi, sparì tutto dal suo campo visivo, tutto eccetto la persona che aveva innescato il rumore del montepremi nel cranio di Ghiaccio.

    Gli scagnozzi da cercare? Chi?
    Sì, sì, non se li era scordati, ma la loro priorità era momentaneamente scesa.

    - Ma buonsalve pesciolino! -
    Così Ghiaccio si diresse a passo di carica verso Denver Brockmann e il suo scalpo, notando all’ultimo minuto la ragazzina al suo fianco. La stava insidiando?
    Certo, anche Ghiaccio era un criminale a suo modo, ma, di solito, i bambini cercava di lasciarli stare.
    Non che i danni collaterali fossero sempre evitabili, ma non se li andava a cercare.

    Il saggio avrebbe sentito un braccio scivolargli intorno al collo come un boa constrictor e una voce antipatica all’orecchio.
    <<< Che cosa ci fa un pesce da 80 Milioni in un saloon?>>>

     
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    « Buona fortuna. »
    Così la matrona ci fece un ultimo augurio prima di lasciarci entrare. Accennai un saluto e mi girai verso il locale ed un ricordo fugage del vecchio Deepblue si fece spazio tra i miei pensieri e con nostalgia sospirai per i bei tempi trascorsi lì e per la mancata serata che ci sarebbe dovuta essere se tutto fosse stato normale.

    « D'accordo, Signora Matrona: noi entriamo! » disse l’investigatore. Da come era vestito sembrava più uno spiantato scopertosi “l’investigatore dell’occulto”, ma non avendone mai visto uno prima d’ora magari il mio giudizio sarebbe cambiato alla fine di quella serata.

    Entrammo dentro il nuovo - eppure vecchio - locale; era fin troppo affollato con una presentazione di così bassa lega all’esterno. Un giro di sguardi e compresi molto velocemente da chi fosse frequentato questo posto.
    Persone dal grande valore in denaro (per la propria taglia sulla testa) godevano dell’ospitalità e della strana musica eseguita da un gruppo alquanto bizzarro. L’investigazione non prometteva di risolversi con tanta facilità. Di lì a poco avrei dovuto parlare con qualcuno dei presenti e non ero certo abituato a trattare con questo tipo di persone.
    Annuii alla proposta dell’investigatore di dividerci per scoprire più informazioni possibili, anche se gli sguardi più attenti avrebbero potuto capire qualcosa. Mi balzò alla mente subito che trattare con l’oste sarebbe stata la scelta più saggia da parte mia.
    « Io comincio con l'interrogare il bancone.»
    L’investigatore mi fregò sul tempo e così si prese la persona più facile da approcciare. Mi piacevano le sfide e così dando un altro sguardo in giro vidi un giovane dalle orecchie a punta ed un uomo dalla stazza importante; sembrava che avessero appena finito di giocare a qualcosa, l’ideale per “chiacchierare” un po’.

    L’investigatore si diresse al bancone come da lui preannunciato mentre il maleducato si diede subito da fare per farsi notare. ”Speriamo non che non gli venga la brillante idea di farci uccidere o peggio, espellere dal locale”, pensai. Lui intanto si stava dirigendo proprio dal tipo meno raccomandabile del locale. Ovviamente.
    Giunsi di fronte alla persona dalle orecchie a punta ed il compagno. Cercai di incrociare gli occhi del mezzelfo e mi rivolsi ad entrambi mantenendo una voce calma e cercando di non essere troppo scenico.
    «Buonasera signori, sono un avventore in cerca di svago. So che il mio disturbo potrebbe infastidirvi ma offro da bere al prezzo di potermi sedere al tavolo con voi e magari unirmi alla vostra partita, che dite?»
    Speravo solo di essere visto come innocuo dai due così da potermi unire al loro tavolo. Magari ai loro occhi sarei sembrato un pollo da spennare e questo mi sarebbe bastato in quel momento.

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    Energia:
    100%


    Abilità:
    Trucchi del Mestiere:
    Data la sua esperienza da emissario e le spiccate abilità personali in campo sociale, tali da renderli particolarmente carismatico a prima vista, Curtis Winbringer ha imparato negli anni molte tecniche di persuasione, ragion per cui sarà per lui abbastanza semplice rendersi conto di esserne diventato bersaglio. Gli risulterà -ad esempio- quasi naturale intercettare bugie pronunciate coscientemente (senza utilizzo di tecniche attive) allo stesso modo di come gli capita di fare lui stesso, o di scoprire vere e proprie illusioni o tentativi di imposizione mentale. Non gli sarà comunque possibile per lui comprendere con precisione in cosa esattamente l'offensiva ricevuta consista. [Malia passiva di carisma: 5pt + Mindfuck-Alert passivo: 5pt + Lie Detector: 5pt + Spara-Balle passivo: 5pt + Trick Detector: 5pt]


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