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« Poco, » rispose Denver a Ghiaccio, « credo non molto più di te. Sono qui unicamente per vedere il tuo avversario attuale dal vivo. Se mi diverto, è perché anche se fossi stato scelto al tuo posto, non sarebbe stata una brutta sbronza a impensierirmi. Buona fortuna, a proposito. »
Alzò il suo bicchiere. Il suo sorriso di incoraggiamento sembrava sincero.
« Dico sul serio. Non pensare che ce l'abbia a male con te solo perché vuoi la mia testa. »
Allo sbottare di Medea, il tempo parve fermarsi all'interno del Diavolo Assetato. Almeno tredici paia di occhi si concentrarono sull'elfa per due, lunghissimi secondi che parvero minuti. Ciascuno degli avventori aveva reagito con un'espressione diversa – faceva eccezione giusto il misterioso cavaliere solitario, che non si era mai tolto l'elmo da quando i quattro erano entrati, e pertanto non era possibile capire cosa avesse in mente.
Il barista smise per un momento di lucidare i bicchieri. Al tavolo dove si era seduto Curtis, Hevmersi finì il suo gin con un ghigno divertito, mentre Firean era rimasto invece a fissare la scena con i muscoli visibilmente in tensione, così come i quattro membri dei T-ROLL ai piedi del piccolo palcoscenico.
Denver Brockmann arricciò le labbra per trattere una risata. Dall'altro capo del locale, vicino alle porte ad ali di pipistrello, il vecchio Li Kao tentò di fare altrettanto, ma con meno successo: cercò così di dissimulare così l'ilarità con dei colpi di tosse.
Il gigante biondo in mezzo al locale alzò sorpreso le sopracciglia, prima di tornare a occuparsi degli affari propri, ovvero osservare distrattamente i clienti del locale e ogni tanto il soffitto.
Infine, Tomas guardò Medea impassibile, un misto di stoicismo e indifferenza, con le braccia serrate davanti al petto mentre si dondolava sulla sedia.
L'attenzione generale si spostò su Stanton. Costui avvicinò il volto emaciato a quello dell'elfa quasi fino a toccarla, e...
...lo allontanò.
Disse soltanto: « Capirai fra poco. »
Firean, Denver e il barista tirarono separatamente degli impercettibili sospiri di sollievo.
Superato quel momento di inquietudine, era giunta l'ora di cominciare la sfida. Il barista fu sordo alle richieste di Curtis, a cui reagì con un'alzata esasperata di occhi. “Whisky,” aveva detto Stanton, e whisky fu servito a tutti e cinque. Liscio.
Stanton, che nel frattempo aveva già svuotato il suo bicchiere in un singolo, vorace sorso, reagì con un grugnito seccato alla richiesta di Xavier di chiamarlo per soprannome. Ma non protestò. Lasciò finire di parlare il detective, e ascoltò svogliatamente le parole di Medea e di Ghiaccio mentre rigirava in mano il recipiente di vetro.
Quando aprì la bocca, il mondo attorno ai contendenti svanì, come inghiottito da una luce lattiginosa. Qualche istante più tardi ritornarono al Diavolo Assetato, ma Stanton non c'era più, e nemmeno Denver. Girandosi verso il bancone, avrebbero constatato che il barista aveva in qualche modo guadagnato qualche capello nero in più – e pure qualche chilo – come se fosse ringiovanito di qualche anno tutto d'un tratto.
Stessa sorte pareva essere toccata al locale: meno tarli e meno fori da proiettile, e in particolare mancava quello appena causato dal cowboy poco fa, e perfino il legno aveva un colore più acceso. Sul palcoscenico, un pianista secco di mezza età con un bel paio di baffoni a manubrio suonava motivetti allegri per la clientela del locale, mentre assenti erano i T-ROLL.
I tavoli erano tutti occupati da uomini dai buffi cappelli a falda larga, ciascuno armato di almeno una rivoltella, impegnati a bere, fumare, giocare a carte o a dadi, o chiacchierare – di solito insieme. Della clientela di prima non era rimasta traccia...
...ma i quattro poterono individuare Stanton nella folla, sebbene il colorito più roseo e salubre e il volto meno scavato resero più difficile riconoscerlo. Per qualche ragione, non sembrava curarsi di loro, e stava piuttosto discutendo animatamente con l'uomo che gli stava di fronte.
Ciononostante, era la sua voce quella che udirono rimbombare d'improvviso nelle loro menti, senza un'origine chiara, come se stesse venendo riprodotta da più altoparlanti in vari angoli di un teatro.
« Mi chiamo Stanton Cree, » disse, « e sono morto tre anni fa. »
La conversazione fra i due uomini si stava facendo nel mentre più accesa. Stanton si alzò con uno scatto dalla sedia, che si ribaltò e cadde sul pavimento con uno schiocco ligneo, e liberò la sua pistola dalla fondina. Con la mano tremolante di chi aveva bevuto troppo, la puntò verso la fronte del suo interlocutore, il quale non fece in tempo ad alzarsi e impugnare la propria arma che Stanton aveva già premuto il grilletto. Ubriaco o no, quest'ultimo era troppo vicino per mancare il colpo, e il malcapitato crollò sul tavolato, un fiotto di sangue che sgorgava copioso da un largo foro in mezzo agli occhi. Stavolta, non c'era stata alcuna fiammella.
« Ho sparato a un uomo e ho finito quanto era rimasto nel suo boccale. Sono stato impiccato per questo due giorni più tardi. »
Infatti, lo Stanton del passato afferrò la birra davanti a lui e la finì davanti agli attoniti presenti, che pure si erano attivati per averlo sotto tiro. Perfino il barista aveva materializzato un fucile da sotto il bancone.
Cambio scena, e i quattro si ritrovarono all'esterno, nella piazza principale di un villaggio nel bel mezzo di una steppa calda e arida. In lontananza, a ponente, c'erano delle montagne. Di fronte a loro c'era invece un patibolo, e il corpo senza vita di Stanton che penzolava da un cappio fra gli applausi del pubblico.
Subito dopo, la stessa luce di poco fa li riportarono dov'erano prima. Stanton era ancora in mezzo a loro, il barista aveva gli anni e i capelli bianchi di prima, e il resto della clientela giunta da Altatorre e dintorni era di nuovo al suo posto, come se nulla fosse successo. La fiammella ai piedi del bancone aveva smesso di bruciare, e dal buco si levava solamente un sottile filo di fumo.
« Se vengo qui tutte le sere è perché Dio – o il Diavolo, o la Terra, oppure qualche spirito adorato dai pellerossa – mi ha maledetto a sfidare ogni notte qualcuno che sia disposto a tentare di tenermi testa bicchiere dopo bicchiere, o morire per mano mia. Quando troverò qualcuno in grado di sconfiggermi, potrò marcire in pace. » Posò il bicchiere vuoto sul bancone. « Secondo giro. »
Stavolta era tequila. Nulla di più forte del whiskey, ma l'alcool del Diavolo Assetato sembrava essere più forte del normale; oltre al corpo, infatti, il bruciore del distillato pareva aver preso anche l'anima stessa. Curtis, Ghiaccio, Medea e Xavier avrebbero quindi realizzato che non sarebbe stata una gara particolarmente lunga. O che quantomeno non poteva prolungarsi.
« Non ho idea di cosa siano, » disse freddamente il barista al gangster. « Mi dispiace, Guido, ma sarebbe contro le regole della gara. »
A stento il barista senza nome aveva smesso di parlare che dietro di lui il troll ammantato di nero strisciò dietro al bancone senza far rumore, artigliando un sacchetto di mandorle e indugiando su un barattolo di uova in salamoia. Su quest'ultimo Kaos gli fece cenno di lasciar perdere.
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- ECCHECCAZZO! Metti quella rivoltella a posto, vuoi bere e beviamo. Quante storie, per dell'alcol. Devi essere proprio solo. -
Mostrando una verve certamente sorprendente per una fanciulla dall'aria così dolce e mite, pur sobbalzando istintivamente in risposta allo sparo, l'elfa schiuse le sue delicate labbrucce per sputarne fuori esortazioni insofferenti, con una esasperazione che sembrava più figlia dell'impazienza che non della paura; a quanto pareva, nonostante l'aspetto fragile, la ragazza celava un certo caratterino...
<<< BRAVA! Ci si sente sempre meglio a buttare fuori un cazzo o due quando si parla.>>>
Il che era senz'altro apprezzabile, come non mancò di sottolineare la risata sguaiata del Mafioso -in arrivo al bancone con la compagnia di Friz- ma nell'osservare la scena, attento e ammutolito come tutti gli altri presenti in sala, l'Investigatore dell'Occulto si ritrovò a sperare che quel pregio non le si rivoltasse contro, esponendola allo stesso pericolo che il terzo uomo reclutato dalla Matrona aveva attirato su di sé.
Speranza che venne tutto sommato esaudita quanto il Vaccaro, dopo aver inizialmente avvicinato il viso a quello di Medea fin quasi a sfiorarlo decise di ritrarsi per tornare alle sue consuete attività mormorando appena un vaghissimo e misterioso "Capirai fra poco.".
«Ma certo, bevo. Partecipo, come avevo già detto in precedenza.»
Intanto, come prevedibile -oltre che saggiamente preferibile-, il Damerino si arrese alle intimidazioni del Pistolero e mentre prendeva posto accanto a lui, lo Spiritista si concesse un mezzo sospiro di sollievo: per quanto i modi del Cowboy lo irritassero, e per quanto la cosa lo esacerbasse spingendolo a fare lo spaccone spavaldo in prima persona, il pensiero di vedere qualcun altro impallinato davanti ai suoi occhi lo preoccupava più di quanto non volesse ammettere neppure a sé stesso.
«Su, datemi da bere.»
esortò Curtis, lanciando un'occhiata complice all'omone dietro al bancone
«Allora, dammi un ginger ale con birra, tiepido, senza schiuma, con poco rum, tiepido, eh, non freddo! Poi chiedi le cose...»
Rilassandosi nel constatare che l'Elegantone non si era scomposto più di tanto, e che già riprendeva a stordire il prossimo con la sua parlantina, il Medium mandò giù il suo primo bicchiere, senza accorgersi che quel ciarliero compagno di disavventure aveva provato a rivolgersi proprio a lui; dimostrato con i fatti che le chiacchiere non fossero un pretesto per non vuotare il proprio bicchiere, Xavier fece la propria mossa... e mentre aspettava di scoprire se Stan fosse il tipo abbastanza suscettibile da sparargli a bruciapelo per la sua insolenza, Medea si inserì nel discorso.
Vedi, te lo dice anche lui che hai bisogno di compagnia. Basta chiedere gentilmente. Con la gentilezza si ottengono tante cose... e anche dello charme in più.
rilanciò l'Elfa con tono colloquiale, supportando l'Esper e prendendo un primo sorso di alcol
Che poi, non è nemmeno male come modo di conoscere gente, questo. Te lo ruberò in futuro. Basta togliere l'arma di mezzo.
<<< SEI PROPRIO UNA FIGHETTINA XAVIER! POCHE LAGNE! >>>
urlò invece quel caciarone di Ghiaccio -proprio nelle orecchie a punta dell'altra- per poi parlare al barista
<<< Ehì Alcibiade, avresti qualcosa da sgranocchiare nel frattempo? Per far scendere il bicchiere.
Due due taralli? >>>
Tuttavia, senza che il buon Xavier potesse avere modo di gridare di rimando al suo compare di chiudere la ciabatta, e di strozzarcisi con quei taralli, per poi ovviamente sottrargliene una buona manciata a tradimento, una strana sensazione lo assalì, un mistico filtro di luce bianca e lattiginosa calò sul suo sguardo, e... riconoscendo nella familiare nausea che gli risalì le viscere l'avvisaglia di un'imminente esperienza paranormale, il Sensitivo fece giusto in tempo a rilassare i nervi e ripetersi di stare calmo, prima di lasciarsi lambire dalla visione.
Resistere all'invasione avrebbe probabilmente significato solamente distogliere lo sguardo da qualunque fosse il problema che affliggeva quello Spettro e quel luogo, e... per quanto spiacevole sarebbe risultato, infilare la testa nello squarcio che chissà quale evento aveva momentaneamente aperto nel velo ectoplasmatico che il Pistolero irradiava era l'unico modo per farsi un'idea della situazione; così, come un sommozzatore che prenda fiato al momento di immergersi sotto il pelo dell'acqua, lo Spiritista si inabissò in quel chiarore onirico.
Ciò che le iridi verdi dell'Esper misero a fuoco dall'altra parte furono i contorni di una riproduzione più antica -e paradossalmente più nuova- del Diavolo Assetato, una meno canuta e matura del suo gestore, una clientela più a tema "saloon" di quella che aveva trovato entrando, e una versione più viva di quel piantagrane di Stanton, che discuteva animatamente con l'uomo con cui condivideva il tavolo...
Tutti indizi che gli fecero istantaneamente realizzare che quel che stava vedendo era uno scorcio del passato: un frammento di tempo che, per il semplice fatto di stare venendo riprodotto davanti ai suoi occhi, doveva certamente essere importante.
« Mi chiamo Stanton Cree, e sono morto tre anni fa. »
la voce gracchiante e disincarnata dello Spettro gli echeggiò d'un tratto nella testa
« Ho sparato a un uomo e ho finito quanto era rimasto nel suo boccale. »
Accompagnata dalla voce del suo protagonista, la scena dell'omicidio a bruciapelo si ripeté davanti agli occhi viola di Xavier -induriti dall'amara indignazione che solo crimine insensato sa suscitare- così come doveva essersi verificata anni orsono: doveva cercare di focalizzarsi sui dettagli, perché la risposta doveva essere là. Stanton doveva essere stato ubriaco perso... E la sua vittima? Si conoscevano? Avevano un qualche legame? Di cos'è che stavano parlando, quando Stan aveva perso le staffe?
« Sono stato impiccato per questo due giorni più tardi. »
La scena mutò per mostrargli il patibolo e l'impiccato che vi penzolava; poi, come un elastico teso, che si contrae per tornare alla sua forma iniziale, il velo mistico che si era deformato per accoglierlo nella nicchia atemporale di quella visione lo respinse indietro, e l'Investigatore dell'Occulto si ritrovò di nuovo seduto al bancone del locale sovrascrittosi ad Altatorre, nel tempo presente, accanto al trapassato Cowboy. Con un certo bruciore alle viscere.
...cioè, non proprio alle viscere: riguardava qualcosa di più "in profondità" delle viscere. Ma cosa c'è di più interno delle viscere? E poi, più che una sensazione fisica sembrava giusto un'impressione, ma era insistente, e intimo, come un senso di colpa o un peso sulla coscienza. Non era qualcosa di propriamente doloroso (non ancora, forse), ma lo Scroccone aveva abusato del proprio fegato ed esofago abbastanza volte da saper dire la differenza tra un problema di alimentazione e altro.
E quello era decisamente altro: probabilmente, come provavano i precedenti casi di coma etilico riscontrati a quello stesso bancone -quelli che avevano spinto la Matrona ad ingaggiarli- anche l'alcol di quella sfida ricorrente, in quanto parte del suo "rituale", era maledetto quanto lo Spettro che si ostinava a perpetrarlo.
E per quanto il Medium non avesse paura di una sbronza o due, né di un po' di acidità di stomaco, se l'alcol colpiva lo spirito era certamente il caso di correre ai ripari: ora che era in grado di fare una stima approssimativa degli effetti della prima consumazione, era forse il caso di prendere le misure anche delle proprie capacità di recupero; così, trasse un profondo e calmo respiro, e concentrò la suavolontàpresunzione sui meccanismi del proprio corpo, per autoconvincersi che -in fondo- quel bicchierino non era nulla che non fosse in grado di smaltire.
« Se vengo qui tutte le sere è perché Dio – o il Diavolo, o la Terra, oppure qualche spirito adorato dai pellerossa – mi ha maledetto a sfidare ogni notte qualcuno che sia disposto a tentare di tenermi testa bicchiere dopo bicchiere, o morire per mano mia. Quando troverò qualcuno in grado di sconfiggermi, potrò marcire in pace. Secondo giro. »
Mentre Ghiaccio si vedeva rifiutare dal barista gli snack richiesti, e quest'ultimo preparava in scioltezza la tequila per il prossimo round ordinato dal Redivivo, intanto che uno Xavier meditabondo cercava di riflettere sul significato di quanto appena visto e di annullare gli effetti di quello che aveva bevuto, uno dei componenti della band di Troll -ammantato di unper nulla vistosomanto nero- fece capolino dietro al bancone con un sacchetto; un fatto che il Sensitivo registrò, ma che lasciò momentaneamente cadere.
Piuttosto, di punto in bianco, senza alcun preavviso o spiegazione, il giovanotto dai capelli bluissimi sbatté una manata sul bancone di legno, colpendo un punto tra sé e il Vaccaro dal grilletto facile; poi, da quella posizione, la destra scivolò sulla superficie liscia -non più lucida come in passato- per circondare con le dita il vetro che raccoglieva al proprio interno la sua seconda consumazione, e nel farlo tossicchiò una secca mezza risata monca.
« Scusa se te lo chiedo, Stan, ma... è stato per caso Dio, il Diavolo o qualche Spirito dei Pellerossa a dettarti le regole di questa "maledizione"? »
Portando il bicchiere alle labbra, lo Spiritista se lo svuotò in gola in un sol sorso; poi, ne sbatté delicatamente il fondo sulla sbarra davanti a lui per produrre un piccolo sordo rintocco, e -abbandonando il sorriso- si fece serio, prima di voltarsi verso il Dannato, cercandone lo sguardo con gli occhi azzurri.
« Mi è capitato di vedere altri... casi come il tuo. »
gli annunciò in tono pacato, sperando di catturare la sua attenzione
« In realtà è piuttosto raro che si tratti di un'imposizione dall'alto o da parte di terzi. Perciò... ti va di parlarne...? Magari riesci a saltarne fuori, ragionandoci con qualcuno. »
Ora come ora, gli interessava molto di più cercare di instaurare un dialogo con quella testa di coccio di Stanton, che non le mandorle. E se, nel farlo, fosse riuscito a monopolizzare l'attenzione del Pistolero su di sé, dando modo ai suoi compagni di agire in sordina e procurarsi il contenuto del sacchetto di Don...
Beh, tanto meglio per loro!SPOILER (clicca per visualizzare)
Condizioni Fisiche: Un po' scaldato dall'interno dall'alcol che ha bevuto.
Condizioni Mentali: Concentrato nell'analisi del caso di Stan.
Riassunto: Dopo un po' di considerazioni su quello che gli sta succedendo, Xavier prova a smaltire l'alcol che ha in corpo con l'uso attivo della tecnica Biofeedback (Consumo Basso), giusto per vedere se funziona; poi, insiste nel suo tentativo di dialogare con Stanton, facendo al contempo anche da diversivo per i compagni che vorranno cercare di arrivare alle mandorle.
Energie Residue: 95% - 5% = 90%
Visione del Sudario
[Percezione Magica | Auspex Spiritico | Scansione Mentale]
Schermo della Guardia
[Anti-Malia | Mindfuck-Alert | Trick Detector]
Percezione dell’Aura
[Radar | Localizzazione]
Bio-feedback
L’Esper è in tutto e per tutto consapevole del suo corpo, e sarà capace di operare una diagnosi precisa sul proprio organismo e le sue numerose correlate funzioni -volontarie e non- come la respirazione, il battito cardiaco, il flusso sanguigno e il rilascio di ormoni interni quali adrenalina ed endorfine.
In questo modo potrà scoprire, monitorare, e -con un relativo consumo- neutralizzare gli effetti di qualsiasi mutamento indotto a livello fisiologico e molecolare da agenti chimici -veleni, droghe e virus-, fisici -innalzamento o abbassamento di temperatura- e soprannaturali -mutazioni e maledizioni-, adattando il corpo (suo o altrui) alle condizioni ambienti più ostili, di modo che possa non solo sopravvivere e contrastare i propri mali, ma adattarsi come un organismo autoctono alle condizioni più proibitive.
[Passiva di Monitoraggio | Anti-Veleno > Basso | Difesa Mentale]. -
.Drink With The Living DeadNarrato - Parlato - Parlato Altrui - PensatoDati Tecnici - Scheda.
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Il Diavolo Assetato● Pentauron
Presidio Centrale ● Endlos
«ECCHECCAZZO! Metti quella rivoltella a posto, vuoi bere e beviamo. Quante storie, per dell'alcol. Devi essere proprio solo»
“E’ proprio vero che nei momenti di tensione estrema anche la più gentile delle donzelle si trasforma in una donna dal fare tutt’altro che cortese.” Pensai rimpiangendo l’aver rischiando un colpo di pistola per lei.
Seduto al fianco dell’investigatore mi ricordai dei due avventori che erano seduti con me al tavolo poco prima e mi avrebbero potuto dare una mano in qualche modo, ma avrei dovuto accertarmi che fossero attenti a ciò che stava succedendo qui al bancone.
Mi arrivò finalmente il bicchiere pieno di un semplice whisky che presi con la mano destra, sentii subito il freddo provenire dal liquido a contatto, non mancai una nota di disappunto al barista per non aver seguito le mie istruzioni « Eh freddo, lo sapevo io...»
Sperai che almeno l’alcol servito in questo locale compensasse tale decadimento ma così non fu. Il whisky era troppo forte per dare la possibilità di assaporarne il gusto.
Mi girai di colpo cercando lo sguardo di Hevmersi e Firean ma la locanda scomparve tutt’attorno lasciando vedere solo i “compagni di bevuta” ed un’attimo dopo creò una giostra di colori sfocati riempiendo il vuoto che si era creato e lì dove ci sarebbero dovuti essere i due avventori con cui avevo parlato all’inizio della serata v’erano seduti ben altri uomini intenti a giocare a carte ma con dei cappelli appariscenti. Non avendo mai visto un cappello simile il desiderio di possederne uno crebbe in modo smisurato. Mi continuai a guardare intorno notando tutte le variazioni del luogo dove ci siamo trasferiti, in qualche modo più curato, tra la folla di gente seduta ai tavoli il volto di Stanton ringiovanito mi sorprese, pensai subito alla possiblità di essere stato trasportato in un altro luogo, in fondo il locale sembrava essere magico in qualche modo essendo comparso dal nulla ad Altatorre e sarebbe potuto scomparire altrettanto magicamente. Ma la situazione era decisamente troppo strana, pensai ad un’illusione, dovuta all’alcol o forse a Stanton.
« Mi chiamo Stanton Cree, » sentii la voce di Stanton non più vicino ma quasi ovattata tutt’intorno « e sono morto tre anni fa. »
Con un'incredibile tristezza Cree stava annunciando quella che sembrava quasi un’opera teatrale, fummo gli spettatori in prima fila di un teatro a noi dedicato, Stanton e l’uomo seduto al tavolo con lui discutevano ma le parole parvero ben poco rilevanti visto che la fine di quegli avvenimenti sembrava preannunciata. Assistemmo alla scena che aveva avuto luogo in questo stesso locale anni prima.
« Ho sparato a un uomo e ho finito quanto era rimasto nel suo boccale. Sono stato impiccato per questo due giorni più tardi. »
E con un battito di ciglia ci mostrò il luogo del patibolo, assistemmo inermi alla sua esecuzione tra scroscianti applausi dei presenti del tempo. La tristezza colmò la mia mente senza dare possibilità ad altre emozioni di prevalicarla. Per quanto potesse essere la storia di un qualsiasi criminale vista da spettatori era tutt’altra storia.
Tornammo come nulla nel nostro tempo e la voce di Stanton ad accoglierci nuovamente
« Se vengo qui tutte le sere è perché Dio – o il Diavolo, o la Terra, oppure qualche spirito adorato dai pellerossa – mi ha maledetto a sfidare ogni notte qualcuno che sia disposto a tentare di tenermi testa bicchiere dopo bicchiere, o morire per mano mia. Quando troverò qualcuno in grado di sconfiggermi, potrò marcire in pace. » Posò il bicchiere vuoto sul bancone. « Secondo giro. »
E così la storia di Stanton Cree ci venne mostrata lasciando comunque lacune da colmare, domande senza risposta.
Mentre il barista stava preparando dei tequila. Mi girai di nuovo verso Hevmersi e Firean cercando di capire se avessero potuto aiutarmi mentre l’investigatore ebbe la prontezza di porre delle domande.
« Scusa se te lo chiedo, Stan, ma... è stato per caso Dio, il Diavolo o qualche Spirito dei Pellerossa a dettarti le regole di questa "maledizione"? »[/color]
« Mi è capitato di vedere altri... casi come il tuo. »
« In realtà è piuttosto raro che si tratti di un'imposizione dall'alto o da parte di terzi. Perciò... ti va di parlarne...? Magari riesci a saltarne fuori, ragionandoci con qualcuno. »
Le domande dell’investigatore andavano dritte al punto ma poco dopo anche la donna si fece sentire
«E che ne sarà di chi ti sconfiggerà?»
Anch’essa domanda legittima anche se la risposta era a malincuore prevedibile.
Curioso di quello che il “pistolero fantasma” avrebbe detto attesi prima di dire la mia.
«Secondo me niente ti impedisce di redimerti e magari trovare la pace che cerchi, magari potremo aiutarti noi ad uscire da questa tragedia e far riposare le tue stanche membra»
Dissi sperando di sentire da parte sua una voglia di cambiare ed uscire da quel circolo vizioso, magari se lui stesso fosse stato intenzionato ad uscire da quella maledizione avremmo potuto trovare un modo diverso per aiutarlo.
Aspettai a bere la tequila, perché mi premeva di più conoscere le risposte di Stanton.
Guardai un’ultima volta Firean, feci una specie di segnale con gli occhi sperando in un loro modo di attirare l’attenzione così da poter buttare la tequila a terra quando tutti fossero girati verso di loro.SPOILER (clicca per visualizzare)Energia:
100%
Abilità:
Trucchi del Mestiere:
Data la sua esperienza da emissario e le spiccate abilità personali in campo sociale, tali da renderli particolarmente carismatico a prima vista, Curtis Winbringer ha imparato negli anni molte tecniche di persuasione, ragion per cui sarà per lui abbastanza semplice rendersi conto di esserne diventato bersaglio. Gli risulterà -ad esempio- quasi naturale intercettare bugie pronunciate coscientemente (senza utilizzo di tecniche attive) allo stesso modo di come gli capita di fare lui stesso, o di scoprire vere e proprie illusioni o tentativi di imposizione mentale. Non gli sarà comunque possibile per lui comprendere con precisione in cosa esattamente l'offensiva ricevuta consista. [Malia passiva di carisma: 5pt + Mindfuck-Alert passivo: 5pt + Lie Detector: 5pt + Spara-Balle passivo: 5pt + Trick Detector: 5pt]
Scudo Mentale:
Se attaccato, Curtis Winbringer sarà in grado di fermare qualsiasi colpo fisico a lui rivolto, come se si frapponesse uno scudo invisibile. Ovviamente gli sarà possibile solo se sarà effettivamente in grado di intercettare il colpo ricevuto in tempo, tramite vista o auspex vari. [Difesa fisica a consumo medio: 1pt]
Scudo Mentale:
Se attaccato, Curtis Winbringer sarà in grado di fermare qualsiasi colpo fisico a lui rivolto, come se si frapponesse uno scudo invisibile. Ovviamente gli sarà possibile solo se sarà effettivamente in grado di intercettare il colpo ricevuto in tempo, tramite vista o auspex vari. [Difesa fisica a consumo medio: 1pt]
Sfera Psichica:
Padrone della propria mente, Curtis è anche in grado di rendere in qualche modo "tangibile" il proprio pensiero: in questo caso, se in pericolo, riuscirà a tracciare mentalmente un cerchio con di area variabile avente lui stesso come centro, entro il quale ogni attacco energetico sarà smorzato o dissipato. Le dimensioni massime del raggio del confine mentale varieranno a seconda del consumo impiegato (5m x basso, 7m x medio, 10m x alto, 15m x critico). [Difesa energetica ad area, Variabile: 2pt]
Egida Psionica:
Curtis Winbringer è in grado di innalzare delle difese psicologiche in modo del tutto volontario, nel caso si senta vittima di un attacco mentale. Attraverso un lavoro di autoconvincimento ed autoipnosi, riuscirà il più delle volte a non sottostare alle altrui imposizioni mentali. [Difesa psionica Variabile: 2pt]
Scheda: Scheda
Revisione: Revisione
Conto: Conto. -
.Stanton cacciò giù la tequila come se fosse stata dell'acqua minerale. Seguì un'altra delle sue risate roche e insincere, come di ingranaggi arrugginiti che provavano a girare invano, inceppati nello stesso campanile che non ne aveva mai potuto annunciare la morte.
« Hai letto fin troppi romanzi se pensi seriamente che io sia una di quelle anime tormentate dalle loro stesse azioni. È stato il Signore stesso a maledirmi. »
Si guardò attorno per vedere se tutti stessero rispettando le regole della competizione. Non notò irregolarità. Ancora non ne erano accadute, del resto.
« O chiunque sia a comandare ai piani alti, ma i pellerossa non sono ammessi nei saloon dalle mie parti, nemmeno quelli con sangue bianco. »
Quindi, sottintese Stanton, difficilmente c'entrava Manitù o gli spiriti degli antenati del cazzo. Restava solo Dio, le cui vie erano famigeratamente inscrutabili. Non spese parole invece sul come avesse appreso di queste regole. Se qualcuno gliele avesse dette nella maniera convenzionale o se esistessero nella sua essenza come un istinto animale che potesse essere spiegato a parole, non era dato sapere.
« Chi mi sconfiggerà, » disse rivolto a Medea, « sarà libero di andarsene. »
Semplice, chiaro. Forse non molto giusto, ma c'era ben poco di giusto nel dover gareggiare in una gara di bevute con un non-morto pena il venire crivellati di proiettili – proiettili che, a giudicare dai segni lasciati poco fa, dovevano essere infusi di qualche strana energia sovrannaturale.
A Curtis, invece, Stanton si limitò a scoccare un'occhiata infastidita. Senza offrire risposte né commenti, poiché aveva già detto tutto quello che riteneva di dover dire a Xavier, che si trovava accanto proprio a Curtis stesso.
Firean, dal canto suo, scosse nervosamente la testa quando ne incontrò lo sguardo supplichevole, mulinando però un indice come per indicargli che avrebbe potuto aiutarlo più tardi, in altre circostanze. Circostanze in cui non avrebbe dovuto per forza esporsi per farlo, possibilmente. Così, sotto gli occhi severi di Stanton, sembrava essere costretto a bere...
...fino a quando non fu Ghiaccio a correre inavvertitamente in suo soccorso, cozzando con un brusco (ma tutt'altro che accidentale) movimento del gomito contro il suo bicchiere e quello di Denver Brockmann, rovesciando il contenuto di entrambi. Arrivò quasi perfino a quello di Medea, che era tuttavia già vuoto.
Successo, dunque, anche se non nel modo sperato: Curtis poté approfittare dell'istante in cui uno Stanton arrabbiato si girò di scatto verso Ghiaccio, che nel mentre aveva preso a tirare bestemmie tanto copiose quanto affettate, per rovesciare la tequila per terra senza che Stanton si accorgesse di alcunché.
Subito dopo arrivò un terzo giro per Ghiaccio – sostitutivo, in un certo senso. Niente frutta secca, non con Stanton che lo guardava. Denver aveva osservato la scenetta con il sorriso divertito di chi sa che qualunque cosa succederà, non solo non toccherà a lui, ma avrà anche un posto in prima fila per godersi lo spettacolo.
{Xavier, Medea}
Il mondo svanì di nuovo. Stavolta, tuttavia, il bianco che avvolse i bevitori non si schiuse in uno scorcio del passato, ma in uno spazio più nero dell'inchiostro in cui le dimensioni si fondevano in un tuttuno vuoto e indistinto. Cionondimeno Medea e Xavier avrebbero potuto vedersi alla perfezione, come illuminati da una luce piatta la cui fonte nessuno poteva vedere. Semplicemente erano le loro stesse presenze a fare da contrasto a quanto li circondava – sostanza e nulla, luce e oscurità, vita e morte.
Oltre a loro, in un punto-non-punto imprecisabile per la natura stessa dello pseudo-luogo in cui erano capitati, c'era anche una terza presenza. Aveva le braccia costrette dietro la schiena per mezzo di un sartiame di catene che terminava con la legatura dei polsi, mentre una fiamma blu divampava senza né bruciandone le carni né sciogliendo le catene in questione.
Quella figura si rivelò essere Stanton Cree. Aveva visto i due e li fissava con l'odio feroce di chi si sentiva del tutto impotente davanti a degli avversari, oppure per la semplice situazione in cui versava, senza quindi curarsi di chi avesse davanti, oppure ambedue le cose. Tuttavia lo sguardo si ammorbidì e si riempì di tristezza dopo quelli che parvero una manciata di secondi, e Stanton abbassò il capo.
Xavier poté comprendere che si trattava della sua anima. Incatenata al mondo terreno, essa era la ragione per cui il corpo morto che stava bevendo insieme a loro poteva ancora camminare, parlare, e respirare.
« Do your worst, » disse in un idioma che forse solo Medea poteva comprendere. In quella specie di non-dimensione parallela non dovevano vigere le stessi leggi che regolavano Endlos. La Volontà non sarebbe bastata per capirsi a vicenda. « Or you sure as hell won't get out of there on your own two feet. ». -
.Drink With The Living DeadNarrato - Parlato - Parlato Altrui - PensatoDati Tecnici - Scheda.
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« Hai letto fin troppi romanzi se pensi seriamente che io sia una di quelle anime tormentate dalle loro stesse azioni. È stato il Signore stesso a maledirmi. O chiunque sia a comandare ai piani alti. Ma i pellerossa non sono ammessi nei saloon dalle mie parti, nemmeno quelli con sangue bianco. »
Cocciuto come un mulo, il Cowboy non volle neppure soffermarsi a prendere in considerazione lo spiraglio sollevato dai dubbi del Medium: non che si fosse aspettato qualcosa di diverso, ma... era piuttosto ingessato per essere il fantasma di un uomo tutto sommato ancora giovane, defunto da appena tre anni! Inoltre, Stan non aveva affatto risposto alle sue domande in merito al come conoscesse le regole di quella sua nuova forma di esistenza.
«E che ne sarà di chi ti sconfiggerà?»
« Chi mi sconfiggerà, sarà libero di andarsene. »
Mandando giù la tequila che il barista posizionò davanti ai contendenti di quell'assurda sfida, la ragazza-elfo prese la parola subito dopo, presentando un altro interessante spunto di riflessione: se uno di loro avesse vinto la sfida, il Vaccaro avrebbe avuto quello che voleva -pace-, ma di loro altri che ne sarebbe stato? La risposta fu quasi scontata, e Xavier l'accolse con una distratta scrollata di spalle: la cosa per lui aveva perso interesse quando l'omone al bancone gli aveva detto che non c'era nessun premio per la vittoria.
«Secondo me niente ti impedisce di redimerti e magari trovare la pace che cerchi, magari potremo aiutarti noi ad uscire da questa tragedia e far riposare le tue stanche membra»
A quell'osservazione, che rincarava la dose di quanto lui stesso aveva asserito, l'Esper annuì con convinzione; peccato solamente che, dal canto suo, l'interpellato redivivo si limitò a scoccare un'occhiataccia al Damerino senza neppure degnarlo di una replica.
In quell'ottica, fu quasi un ossimoro notare come a spezzare l'immobilità calata sulla scena, raggelandola, fu nientemeno che Ghiaccio: con un colpo di gomito chissà quanto ingenuamente maldestro, il Mafioso aveva rovesciato il proprio bicchiere, quello del Giornalista accanto a lui, quello di Curtis e pure quello di Medea. Un disastro che pure a volerlo fare di proposito ci vuole Arte.
« Ah-ah! Ciammattone! »
Additando prontamente il compare occhialuto, il commento canzonatorio -tutto in amicizia!- del Sensitivo giunse condito da una risatina divertita: naturalmente, era sua intenzione sdrammatizzare un po' la situazione e stemperare le imprecazioni colorite del Cowboy richiamandone l'attenzione su di sé, ma... il guizzo di allegria di Xavier si spense ben presto, quando si ritrovò ancora una volta travolto dal vago senso di nausea di una visione.
Stavolta, dopo il balenio di un bianco accecante, il Medium si ritrovò in un onirico spazio nero che gli risultò in qualche modo stranamentefamiliare?... nostalgico, e... confortante... Almeno finché non notò la presenza di Stanton e la sua espressione truce: certo, era insalamato in un fitto intrico di catene, ma aveva comunque l'espressione di uno pronto a staccarti la faccia a morsi se solo avesse potuto.
Un po' come il suo compare Ghiaccio, insomma, ma con la differenza che quello davanti a lui era la proiezione di un'anima e non qualcuno in carne e ossa, e che era avviluppato in una lingua di fiamme blu che sembrava bruciarlo senza però consumare né le sue carni né i ceppi che lo vincolavano; probabilmente, la sua attuale condizione era legata a quella del corpo con cui stavano interagendo all'interno del "Diavolo Assetato".
« Do your worst, or you sure as hell won't get out of there on your own two feet. »
Quando il duro sguardo del dannato si sciolse in una tristezza rassegnata e sconsolata, Xavier si sentì genuinamente male per lui; ok, era sicuramente uno stronzone, un beone assassino che aveva impallinato a sangue freddo un probabile amico, ma il Medium non poteva farci nulla: non appena quell'uomo abbassò il capo con fare sconfitto, il suo primo impulso fu di trovare un modo per confortarlo.
Anche se, pur con le migliori intenzioni ad animarlo, la barriera linguistica poteva costituire un ostacolo: lui conosceva un po' di inglese, ma cose molto rudimentali... aveva qualche reminiscenza remotissima di alcune lezione a scuola (quando ancora la frequentava!), e padroneggiava un campionario di frasi fatte, assorbito dagli episodi di qualche serial tivvù piratatissimo, ma il suo vocabolario era ristretto e il suo accento a dir poco legnoso... Perciò, ecco, parlare sarebbe stato un problema. Quello, e le fiamme.
Worst? I can think of many stories
where flames that can't be extinguished get put out, but I'm no heroine.
Intanto che l'Esper pensava ad una soluzione per aiutare quello Spettro -sia perché voleva uscire vivo dal saloon, sia perché voleva guadagnarsi la paga da riscuotere dalla Matrona-, udì la fanciulla-Elfo al suo fianco rispondere fluentemente alle parole del Cowboy: non capì lo scambio, almeno finché Medea non gli fece la cortesia di tornare a parlare la lingua comune, ma il commento che lei addusse per sottotitolo lo fece accigliare nell'indecisione.
Non so cosa vuoi da me, Stanton, ma se cerchi qualcuno che ti uccida, o che ti faccia trovare la pace eterna, è meglio se torniamo a bere.
asserì lapidaria la bionda, voltandosi verso il Sensitivo e incrociando le braccia
Unless he can do it. I won't stop him.
Tuttavia, il buon Xavier non ebbe nemmeno il tempo di balbettare un confuso "Ehm... quindi...?" per cercare dalla compagna di sventura una qualche delucidazione, perché la ragazza volteggiò su sé stessa e tornò a rivolgersi all'anima in catene.
Era una minaccia, comunque? Se non lo era, voglio tornare al bancone, grazie.
« Ehi, ehi, ehi! Un momento...! Stiamo calm. »
intervenne, mettendosi in mezzo e mimando coi palmi aperti di abbassare toni che non aveva afferrato
« Tornare al bancone non sarà di grande aiuto: lo Stanton che c'è lì mi pare molto meno trattabile di questo. »
Non sapeva se il Cowboy poteva capirlo lo stesso, ma quella considerazione fu principalmente a beneficio di Medea: tornarsene a bere al bancone li avrebbe probabilmente fatti finire tutti quanti in coma etilico come era già successo ad altri prima di loro... e questo avrebbe voluto dire una sconfitta alla sfida, e quindi una prematura dipartita. No, se volevano vincere quella gara assurda e rompere quel cerchio, era evidente che avrebbero dovuto provare una strada diversa da quella dei loro predecessori. Ma quale?
Non conosceva le vittime precedenti, e non sapeva cosa poteva essere accaduto tra loro, né come queste avrebbero potuto reagire alla nebulosa richiesta di Stanton... tuttavia, non aveva modo di indagare in quella direzione, e sentiva di non avere neppure il tempo per farlo, e perciò il Medium fece un ragionamento molto più semplice.
Se quelle persone avevano bevuto, probabilmente si erano ritrovate nella medesima posizione in cui lui si trovava adesso, e... data la reazione dell'anima al loro arrivo, lo Spiritista poteva dare per scontato che gli altri avessero colto al volo l'occasione di vendicarsi di un uomo che li aveva minacciati e costretti in una situazione mortale non appena se lo erano ritrovati davanti così inerme. Perché molta gente è fatta così.
Medea, pur non avendo usato alcun tipo di violenza, aveva opposto un netto rifiuto a qualsiasi tipo di contatto con l'anima in pena, e perciò... un po' per assecondare la propria natura, un po' per tentare un approccio diverso e sperimentarne il risultato, Xavier decise che avrebbe provato qualcosa di nuovo: rivestendosi di un alone di potere psichico che -sperava!- l'avrebbe protetto dalle fiamme blu, il Medium si avvicinò allo Spirito, gli si inginocchiò davanti, e cercò di rassicurarlo con uno sguardo amichevole e un mezzo sorriso fiducioso, prima di posargli una mano sulla spalla.
« Ehi, baddi... uots vrong? »
Come un attore di Hollywood. Solo, più sincero.SPOILER (clicca per visualizzare)
Condizioni Fisiche: Come prima, solo un po' accaldato dall'alcol.
Condizioni Mentali: Concentrato nell'analisi del caso di Stan.
Riassunto: Si ritrova a vivere la visione dell'anima di Stanton, ma non capisce benissimo lo scambio tra lui e Medea perché non è esattamente fluente in inglese; desume qualcosa dal contesto e dalle parole dell'Elfa e, dopo essersi rivestito di un Campo di Stasi (Consumo Basso), prova a vedere che succede ad essere gentili, così cerca di rassicurare il Cowboy e farsi spiegare il problema.
Energie Residue: 90% - 5% = 85%
Visione del Sudario
[Percezione Magica | Auspex Spiritico | Scansione Mentale]
Schermo della Guardia
[Anti-Malia | Mindfuck-Alert | Trick Detector]
Percezione dell’Aura
[Radar | Localizzazione]
Bio-feedback
[Passiva di Monitoraggio | Anti-Veleno | Difesa Mentale]
Campo di Stasi
Proiettando all'esterno del corpo un campo elettro-magnetico dagli impulsi psico-spirituali, amplificati dal suo potere, Xavier può creare un muro di energia in grado di arrestare tanto le minacce fisiche quanto quelle magiche. [Difesa Fisica | Difesa Magica]
Consumo:Variabile> Basso. -
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{Ghiaccio, Curtis}
Curtis era riuscito alla fine a farla franca del tutto, mentre Ghiaccio si era ritrovato con un giro sostitutivo per il proprio disturbo, ma...
...qualcosa era appena cambiato.
Stanton non stava più guardando il mafioso: quegli vitrei erano rivolti nella sua direzione, certo, ma sembrava stessero osservando un qualche punto oltre Ghiaccio, o magari perfino dentro Ghiaccio stesso, ma non lui. Si era come pietrificato sul posto, il cowboy, ed era rimasto in un silenzio appropriatamente tombale.
Spostando lo sguardo appena un po' più in là, sarebbe stato possibile accorgersi che la stessa cosa valeva per Xavier e Medea. Il resto del bar osservava la scena con il fiato sospeso e i boccali pure, con l'eccezione del barista, che stava pulendo imperturbato il bancone, e la papera meccanica dei T-ROLL che, beh, era una papera meccanica.
Quack.
{Xavier, Medea}
Stanton scosse il capo.
« I see. So that means you are not going to be the ones either. » Dopodiché si guardò attorno, come se fosse in cerca di qualcosa nel vuoto cosmico di quel non-spazio. « Did the other two manage to skip this round somehow? Hah, smart of them. »
Gli altri due erano, manco a dirlo, Curtis e Ghiaccio. Ad ogni modo, si potevano trarre da quelle parole due importanti informazioni: innanzitutto, questa versione decisamente più indifesa e meno ostile di Stanton non credeva sarebbe stato possibile vincere quella sfida senza essere disposti a giocare sporco, e la seconda... che non sarebbe stato possibile vincere quella sfida senza essere disposti a giocare sporco. C'era da scegliere il metodo: o si attaccava l'anima del cowboy, o si faceva in modo di non bere. Se decidere quest'ultimo aveva come conseguenza non trasportare i contendenti sul piano dimensionale dove si trovavano Xavier e Medea, allora un metodo giocoforza doveva escludere l'altro.
Stanton, purtroppo, non capì granché ciò che Xander disse, forse per la barriera linguistica che l'assenza della Volontà aveva ripristinato, ma fu quantomeno in grado di afferrare l'ultima, fatidica domanda. Solo...
« Sorry, buddy, time's up. »
...il tempo a loro disposizione era finito. Un lampo spazzò via la realtà, sempre che di realtà si trattasse, intorno a loro, e Xavier e Medea furono catapultati di nuovo al bancone come se ridestati da un sogno.
{Tutti}
Così, ripresisi tutti i contendenti, giunse il momento del terzo giro. Ai tavoli, il silenzio aveva preso a sfaldarsi come la banchisa in estate, e stava tornando un brusio che dapprima era incerto, e poi diventava più sciolto man mano che passavano i secondi e le persone erano più sicure che Stanton non avrebbe prestato loro troppa attenzione.
Al bancone erano apparsi altri cinque bicchieri. Ancora una volta uno spirito diverso: era giunto il turno del gin, per essere precisi. Davanti a Ghiaccio c'era tuttavia anche il bicchiere di tequila che aveva sostituito quello rovesciato poco fa. L'unica consolazione era che l'imbambolamento del cowboy aveva permesso a Don dei T-ROLL di passare all'uomo qualcosina da mettere sotto i denti.
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