[H] Dangerous Knowledge

Sospirai, seguendo da vicino il povero cartografo barcollante per i lunghi corridoi dell'edificio. Era certo che non si sarebbe saputo ravvedere da solo, e se avesse creato qualche danno ci avremmo rimesso tutti, non solo lui. L'unica soluzione era dunque stargli appresso come un cagnolino. A dirla tutta non erao affatto sorpreso dal fatto che l'uomo non avesse una aprticolare resistenza all'alcol, in quanto non sembrava averne nemmeno riguardo alla stanchezza o al freddo, ma speravo di ricevere una sorpresa, almeno in quel senso.

Invece, eccoci qua, non solo con lui che ondeggia da destra a sinistra e viceversa, ma con alle costole uno dei commensali del banchetto. Non sapeva cosa volesse, non aveva spiccicato parola, e onestamente non mi importava finchè non avesse accennato a fare qualcosa di pericoloso per noi. Ero piuttosto certo che fosse solo per controllare che non ci appropriassimo di nulla e non ficcassimo il naso dove non dovevamo. Non ne avevo alcuna intenzione, specialmente considerando che eravamo in territorio nemico senza informazioni. L'importante era trovare le informazioni che ci servivano e sparire da lì. Ancora non ero certo di voler stare in quel luogo, per quanto fossero stati accoglienti. L'unica cosa preoccupante era che non indossava alcun genere di armatura. Sembrava impreparato al pericolo, non una cosa che sembrava comune vivendo da queste parti. Vedendo il suo fisico, inoltre, ero certo che qualcosa fosse fuori posto a quel riguardo, ma non potevo fare ipotesi alla cieca.

Arrivammo dopo del tempo all'ingresso della biblioteca che ci era stata indicata, punto dove l'ombra che ci seguiva fino a quel punto decisde di staccarsi da noi e andarsi a trovare un posto a sedere dietro ad un bancone malmesso con la compagnia di un libro. Esattamente come pensavo, se avessimo seguito le regole non ci avrebbe messo i bastoni fra le ruote, nonostante le sue precedenti affermazioni. Il mio sguardo passò sugli scaffali ricolmi di libri, pieni di informazioni di ogni genere. Matsumoto sembrò avere le idee chiare su dove andare per una volta, questo almeno finchè non aprì bocca voltandosi verso di me.

Mh... secondo te hanno disegnato delle mappe? Mi servono per fare delle bozze... anche se poi vorrei guardare il territorio con i miei occhi.

L'avevamo appena passata quella sezione. Appena. Metto una mano di fronte a me, parlando col cartografo.

Ok, ci penso io, mettiti in un posto dove possiamo aprire più di una mappa alla volta e ti farò trovare quello che vedo di utile.

Gettai uno sguardo prima sull'uomo dagli occhi viola, come a dirgli di tenerlo d'occhio, nella speranza che non avrebbe lasciato un potenziale pericolo per i documenti a zonzo da solo. Mi sarei dunque diretto nel folto di quella sezione per cercare di prelevare il materiale più consono ai bisogni di Matsumoto. Mappe del posto. Per avere un riscontro adatto non sarebbe bastata una mappa sola, inoltre sarebbe stato opportuno cercare sia mappe più generiche che qualcuna di zone più circoscritte, che avrebbero probabilmente contenuto qualche dettaglio in più.

Quando stavo per mettermi a cercare da solo, pensai che un po' di aiuto non avrebbe potuto poi fare male, se avesse acconsentito. Se non lo avesse fatto, mi sarei arrangiato da solo. Mi avvicinai dunque all'uomo dietro al bancone.

Mi spiace disturbare la tua lettura, ma potrei aver bisogno di aiuto. Hai idea di quali siano le mappe più affidabili della zona? In dettaglio o generiche, non importa, più sono affidabili meglio è. Basta che mi indichi quali sono e non toccherò altro.

Per quanto fosse, probabilmente, lì per controllarci, volevo credere che ci fosse un motivo per cui proprio lui ci avesse seguito. In fondo, sembrava avere una certa dimestichezza con quel posto specifico, seguendo una traiettoria precisa per prendere libro e mettersi a sedere. Era probabile che sapesse aiutarci, oppure poteva essere tutto un errore. Non mi sarei certo fatto scoraggiare da uno sbaglio, in ogni caso.

Vidi gli occhi dell'uomo sollevarsi dalle pagine del libro su cui erano posati e incrociare il mio sguardo. Pensai subito a come togliermi d'impiccio, ma la sua risposta fu più accomodante di quanto non potessi sperare. Forse potevo sperare nel fatto che non fossero completamente avulsi agli estranei se mostravano un minimo di collaborazione e tatto. In parole povere, si alzò per seguirmi e assecondare la mia richiesta.

Quegli scaffali pieni di mappe e libri erano una vista quasi familiare, in fondo nell'esercito gli archivi erano sempre colmi di cose abbastanza simili, sebbene fossero più pratiche e ormai la carta fosse quasi completamente in disuso. In effetti, se c'era una cosa di cui non sentivo la mancanza era l'assenza del mezzo fisico. Non per nulla mi chiamavano un nostalgico del vecchio, ma d'altra parte, ognuno ha i suoi piccoli difetti. L'uomo si muoveva a colpo sicuro, estraendo pergamene e anche dei libri da quel legno.

Per secoli il Nord ha avuto ai propri ordini cartografi temerari quanto preparati, e molte son le mappe di cui disponiamo. La zona in cui ci troviamo, fortunatamente, non è stata particolarmente soggetta ai mutamenti del Maelstrom negli ultimi secoli, pertanto potete contare su un buon numero di informazioni attendibili.

Sentivo chiaramente una punta di fierezza nelle sue parole, come se avesse compiuto lui stesso quelle gesta. Era evidente che per quanto potessero trattare gli altri in maniera fredda, chi apparteneva alla loro stessa parte aveva un trattamento di famiglia. Più entravo in quel meccanismo, più capivo che non erano poi così male, solo estremamente diffidenti. Questo almeno ad un primo giudizio sulla base di queste brevi interazioni.

Finito di passarmi i materiali - abbastanza da farmi apparire come uno stagista che sfacchinava per gli altri - l'uomo indicò comunque lo scaffale dove ancora era.

Ciò che vi ho dato probabilmente vi basterà. Nel caso vogliate approfondire, controllate qui.

Bene, grazie. - Annuii, spostandomi velocemente in cerca di Matsumoto.

Ricerca che però risultò particolarmente infruttuosa. Voltai il capo varie volte in cerca dell'uomo, ma la sua presenza non sembrava esservi. Scossi la testa, occhi rivolti verso il soffitto. Un lungo respiro esasperato esce dalla mia bocca.

Oh no, ti prego non fare scherzi.

Mossi lo sguardo in cerca dell'uomo dagli occhi violacei, alzando la voce appena lo avessi individuato e avvisandolo.

Credo che mi sia scappato il cartografo. - Continuavo a guardarmi attorno, per essere certo che non stesse semplicemente vagando fra gli scaffali. - Ci sono zone dove non dovrebbe infilarsi per nessun motivo, così possiamo accertarci che non stia per cacciarsi nei guai?

Che fosse nella stanza era forse la soluzione più ovvia e la prima di cui mi sarei accertato, girando fra le librerie in cerca dell'uomo alticcio. Dopo aver pronunciato quella frase avevo subito preso questo corso di azione, e solo dopo che l'uomo mi avrebbe risposto, se lo avesse fatto, avrei cominciato a spostarmi in altri lidi, sperando di trovarlo. Nella migliore delle ipotesi, comunque, Matsumoto non si era allontanato molto e avrebbe fatto solo drizzare un po' le orecchie a noi due "badanti".

Fui certo, per un attimo, che quando lo sguardo della "sentinella" si posò su di me, di avere addosso puntata un'arma.

Non l'ho certo fatto di proposito, vecchio. Quel cartografo regge meno di un bambino...

Sospirai, mentre sentii l'uomo rispondermi con fare infastidito. Era un bene però sapere che, almeno da quella parte, Matsumoto non era andato, a meno che non fosse diventato un fantasma.

Spero per te che quando ti trovo tu sia in procinto di morire perchè ti ci porto io a quel punto, altrimenti.

Ero irritato, completamente. Avevo cercato di non creare problemi, e lui era comunque riuscito a sparire nel nulla e fare proprio ciò che volevo evitare. Gli altri sono responsabilità inutili, come sempre. Inaffidabili, e pericolosi. Per me, e per loro stessi. Ci metterebbero due secondi a metterlo all'addiaccio e in balia di quelle schifose creature lì fuori. Ti puoi fidare di pochi. Il mio sguardo cupo si sposta fra le librerie senza però trovare nessuna traccia del disperso. Alzando gli occhi verso il soffitto, accellerai il passo mentre origliavo l'uomo borbottare, a tratti, colpa della distanza e degli ostacoli. Fu una in particolare l'informazione che attirò la sua attenzione.

Esiste anche una zona proibita, ma non credo ci sia arrivato.

No. Oh no.

Aprii la bocca più velocemente di quel pensiero, a dirla tutta. - Dove? Se vuoi andarci da solo, per me non è un problema, rimango qui, ma credo sia nei vostri interessi non farcelo arrivare, in quelle condizioni. O se vuoi tenermi d'occhio, ti seguo così che tu possa avermi vicino.

Parlai con decisione, continuando a muovermi rapidamente fra gli scaffali, parlando all'uomo senza mezzi termini. Matsumoto avrebbe solo potuto fare danni, in quel momento. Ripensai poi alle parole precedenti, chiedendogli spiegazioni.

Mi chiedevo in effetti come mai questo posto avesse accesso a tutta questa conoscenza. Questo archivio raccoglie informazioni da molto tempo? - Era genuina curiosità quella, che cercava di nascondere l'irritazione ai fatti del momento. Quel posto era sperduto nel nulla, per quanto loro vi abitassero. Che cosa ci facevano con tutte quelle risorse, pianificavano qualcosa? Non sembravano certo un branco di topi di biblioteca, anche se ero certo che sapessero come leggere e interpretare molto di quello che era lì.

Riuscii a tirare un sospiro di sollievo quando vidi il tacito consenso dell'uomo alle mie parole. Girando per quella mobilia ripiena di manoscritti e libri era semplice perdersi nell'osservare il complesso, ma quello non era certo il momento di farlo. Seguendo l'uomo al suo cenno, proseguii facendo attenzione a non stargli troppo lontano o vicino, e ascoltai attentamente ciò che diceva.

Il nostro Ordine è recente, ma da tempo immemore il Nord si avvale di Sentinelle lungo i confini. Qui abbiamo diverse raccolte di quei tempi, talvolta qualcuno decide di arricchirci con tomi della biblioteca di famiglia. Come avrai notato, gli abitanti di Najaza qui abbondano... ed appartengono nella quasi totalità a famiglie almeno agiate.

Donazioni, come ad un museo. Ma non aveva comunque senso. Cosa ci guadagnavano a condividere? Ci doveva essere qualcosa che mi sfuggiva, in fondo, le informazioni non venivano mai rivelate gratuitamente... A meno che non fossero false, o i rari casi di buoni samaritani. La mia fiducia nel prossimo è certamente bassa, ma non credo fosse questo a farmi pensare che fosse tutto solo per aiutarli o conservarli.

Il tuo amico, il giovanotto di Najaza... - Echo dovette concentrarsi, per capire di chi parlasse, ma l'uomo continuò a parlare, il che gli permise di capire meglio. - ...avete notato qualcosa di strano, in lui, dal momento in cui siete entrati nel castello? Non so... un certo malessere...

A quello, mi accorsi che l'unico modo per chiarire di chi stesse parlando era rivelare che in realtà non ci conoscessimo così bene.

Di Najaza... Quale due dei del Nord stiamo parlando, quello con gli occhiali o l'altro?

La risposta non tardò ad arrivare.

Il giovanotto armato, senza occhiali.

Elay, dunque. Ci pensai su, ma non sembrava affatto avesse dato a vedere di provare qualche fastidio o dolore, men che meno visto che non aveva nemmeno combattuto, diversamente da me. Risposi dunque in maniera decisa, scuotendo la testa.

No, non che abbia notato, almeno. - Il dubbio uscì poi subito dopo, naturale. - Perchè, qualcosa non va con lui?

Era una domanda abbastanza specifica da porre, se provasse un qualche tipo di malessere, e quindi leggermente sospetto. Non abbastanza da farmi mettere in guardia, ma di sicuro c'era qualcosa che non sapevo e che avrei avuto piacere a scoprire.

Inoltre, dove cazzo ti sei cacciato, cartografo dei miei stivali.

Le parole di dissimulazione dell'uomo non fecero altro che destarmi altri sospetti, ma rimasi in silenzio. - Come no, una domanda del genere la fai a caso. - Evitai di scuotere il capo come l'istinto avrebbe voluto, continuando a guardarmi attorno. Nessuna traccia. Questo almeno finchè non arrivammo alla "zona proibita". Dita di polvere e dalla chiara assenza di presenze per lungo tempo. Almeno, fino ad ora.

Sii cauto e presta massima attenzione. - Seguii il suo sguardo fino a vedere i segni a terra. - Cazzo. - Mi sfuggì sovrappensiero quel commento inutile, ma ormai la pazienza era agli sgoccioli. - Spero per te che qualcuno ti abbia rapito, Matsumoto. Almeno posso sfogarmi su di lui invece che su di te. - Non servì il commento dell'altro per farmi abbassare la visiera del casco e impugnare l'arma da fuoco, rivolgendomi a lui. - Sarò preoccupato per nulla, ma se hai bisogno di un'arma, ne ho una di riserva con me. - Gli avrei dato quindi l'arma se avesse fatto cenno di assenso o l'avesse chiesto, indicando la spada corta. - Vado io avanti. - Matsumoto era la priorità, non potevo permettermi di lasciarlo dovunque fosse. Se ero fortunato, Matsumoto si stava solo trascinando sulla pancia come un verme, se ero un po' meno fortunato stavo portando con sè qualcosa che non doveva. Se, invece, ci poteva essere di peggio, avrei assistito allo spettacolo.

Seguendo le tracce, cominciai a seguire le tracce con cautela, osservandomi attorno col mirino dell'arma, tenendomi pronto a brutte sorprese che, onestamente, cominciavo a sperare che ci fossero. - Almeno posso scaricare qualche proiettile per alleviare la tensione.

Mi rivolsi all'uomo, a bassa voce, giusto abbastanza per farmi sentire. - Avete mai avuto problemi di infiltrati, per caso? - Sempre meglio essere preparati.

Quando mi indicò il mini-libro che aveva alla cintura, c'era stato un breve attimo in cui mi ero chiesto cosa intendesse farci. Tirarlo dietro a chi incontrava? Poco importava, se era sopravvissuto fino a quel momento, potevo stare certo che un modo l'aveva trovato. Inoltre, non era il momento di pensarci. Quello su cui mi diede da pensare fu la risposta alla mia domanda. - Che vuol dire che dipende? - Avrei voluto anche chiederglielo, ma ben prima di quello feci contatto visivo con una figura. Una dannatamente familiare. - Figlio di... - Uscì quasi sussurata quella parte di frase.

Una frase che non finii, quando lo osservai meglio. L'aria di "Matsumoto" era ben diversa anche dal brillo stato in cui lo avevo lasciato, ma anche da quello sobrio. Lo sguardo perso nel vuoto, la sorpresa di vederci arrivare, i simboli ai suoi piedi. Ricordava un po' certi rituali spiritici del mio mondo, quelli delle storie dell'occulto. Mi avvicinai di un solo passo, il mirino puntato su di lui. Da quel momento, non potevo fidarmi nemmeno di lui. Lo sguardo cadde sul libro ai suoi piedi, lo stesso simbolo su cui era sopra stampato sulle pagine. Se ciò non bastasse, le parole biascicate e senza nesso logico che uscirono dalla bocca dell'archivista mi fecero alzare la voce, mentre gli occhi rimanevano puntati su chi avrei dovuto "scortare". Puzzava, tutto. - Cosa? Cos'ha fatto? - Il tono era urgente, chiaramente. Sentii l'adrenalina che entrava in circolo, il cuore che cominciava a battere. Mi avevano addestrato a reagire d'urgenza in queste situazioni, ma non mi sarei avvicinato a quel simbolo senza capire almeno qualcosa su possibili rischi. Poteva essere una bomba magica, per quel che ne sapevo. - Devo preoccuparmi?

Il mirino dell'arma non puntava la testa di Matsumoto, ma il suo petto. Una ferita in quella zona, se mirata accuratamente, debilitava senza necessariamente uccidere. - E tu, sei ancora in te o devo farti rinsavire io? - Cominciai a regolare il respiro, pronto ad agire.

L'urgenza della situazione mi rimase ben chiara da praticamente subito. Il commento quasi ironico che ero riuscito a pronunciare venne reso vano dalle parole del vecchio e del Matsumoto posseduto. Gheburim, dalla descrizione un demone dello sterminio, conclusi. Tutte storie che nel mio mondo erano solo prodotti di fantasia. Ancora dovevo abituarmi a quelle cose, ma ormai cominciavo a desensibilizzarmi. Tutto era possibile.

Cosa sei, un esorcista? - Commentai, l'ironia che usciva sempre nei momenti di tensione. Ad interrompere quella frase era stata l'onda d'urto che aveva scaraventato il bibliotecario contro una colonna, con un tonfo sonoro, e che fece rotolare me all'indietro, colto di sorpresa e incapace di trovare l'equilibrio. Il vero problema non era stato nemmeno quello, ma il fatto che pure terminata la scia di qualche metro fra quelle librerie, il Gheburim mi arrivò addosso, chiudendo la distanza che ci separava in pochi attimi. Il sistema dell'armatura si attivò in tempo per diminuire i danni, ma non riuscì a bloccarli totalmente. Gli artigli affondarono nel metallo, ma quelli che arrivarono sulle mie braccia erano solo tagli non troppo profondi. Il sangue rosso colò dagli avambracci, e fu fortunato ad averediviso le braccia prima che l'arma potesse rischiare di venire sbalzata via. Mai come allora ringraziò di aver calibrato il visore col mirino dell'arma. Ora che ero in basso, potevo mirare agli arti inferiori senza troppi problemi. L'unico dramma è che sarei rimasto a terra, per un po'. Non una buona idea con un avversario del genere.

Non potevo pensarci troppo, però. Mirando alle articolazioni, sparai due raffiche da due colpi in rapida successione, una per ginocchio. - Meglio menomato che morto, suppongo. - Quel commento cinico mi passò per la testa in un attimo, per andarsene via mentre mi alzavo, inginocchiandomi. Dovevo tenerlo occupato e non fargli troppo male. Più facile a dirsi che a farsi, ma ci avrei provato.

Il fucile si posò sul suo braccio destro, la canna del fucile cominciava ad emettere quello sfigolìo elettrico del sistema speciale che montava. Poteva essere veloce quanto voleva, era comunque troppo vicino. Era un rischio per me, ma altrettanto per lui, specie quando hai a che fare con armi da fuoco. - Ti darò le urla, ma non saranno le nostre! - Non che stessi particolarmente bene in quel momento, fra la botta col pavimento e i tagli, ma almeno non gli avrei dato la soddisfazione che tanto desiderava. Il colpo venne preceduto da un breve crepitìo elettrico, e poi partì fendendo l'aria. - Difenditi da tutti, forza.