A story of healing.

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    L'elfa adorava poter ormai camminare quasi liberamente per tutti quei posti magici. Sulla Terra aveva visitato molti luoghi, ma nulla di così variato come quel mondo che continuamente e inaspettatamente poteva portare dei nuovi paesaggi o personaggi al suo interno. Endlos era un po' come un libro ancora da finire di scrivere, questo lo aveva capito anche nella sua breve permanenza. Aveva cominciato ad aggirarsi attorno ai negozi di libri e biblioteche di quei luoghi per saperne qualcosa di più, per arricchirsi della conoscenza di quel nuovo mondo con la sua innata curiosità che non la abbandonava mai. Senza contare che questo l'avrebbe aiutata a scrivere la sua storia, esattamente come voleva.

    Quella sua voglia di viaggiare e di scoprire era proprio ciò che l'aveva portata, quel pomeriggio, in un piccolo villaggio vicino la Città dei Fiori, Matafleur. Un luogo affascinante, con quella sua bellezza che facilmente poteva lasciare di stucco sognatrici come lei. Quel piccolo posticino aveva un'aria più familiare invece, quasi come se fosse più intimo. Un'atmosfera tipica dei posti di dimensioni più contenute rispetto a quelle grandi città che nonostante la bellezza immortale sapevano anche essere più fredde. Aveva carpito il nome di Elterhal appena qualche giorno prima, incuriosita da alcune storie che narravano del piccolo ospedale che era stato eretto in quel posto per volontà di una ragazza e della sua famiglia.

    Era dunque giunta lì per capire di più quella storia che le sembrava già odorare di ispirazione. Un'anima gentile, la immaginava così, romanzando anche la sua personalità. Sapeva che la realtà a volte era diversa da ciò che ci si poteva aspettare, ma lei aveva questo vizio del lasciarsi trasportare dalla fantasia. Si dovette fare del coraggio per chiedere agli abitanti informazioni più precise, con voce sottile e incerta ma gli occhi brillanti. Ogni parola era un complimento verso la donna che voleva incontrare e la sua famiglia, quasi come se fossero i loro salvatori. Non poteva certo biasimarli, d'altra parte, considerando l'aiuto che stavano dando ai bisognosi. Ogni parola in più formava un racconto perfetto nella sua testa. Gli abitanti furono inoltre veloci, se non un po' curiosi, nell'indicarle la dimora della famiglia, verso cui la ragazza si diresse velocemente.

    Un edificio un po' fuori mano rispetto a quel villaggio. Sembrava uscita direttamente dai racconti più vecchi della Terra, campi coltivati e animali a spasso, e una casa che le ricordava un po' quell'architettura solitaria tipica delle campagne. Uno stile rustico ma a suo modo elegante, persino vissuto. Osservava con attenzione il movimento mentre ci si avvicinava, passo dopo passo, tenendo stretto fra le mani il libro che l'aveva portata in quel mondo. Non sapeva nemmeno se fosse giusto bussare alla porta di una perfetta sconosciuta, ma non vedeva il motivo di non farlo, specialmente ora che era presa dall'entusiasmo.

    Ogni passo diventava più incerto, la sua timidezza che ora, di fronte al suo obiettivo, iniziava a farla sentire un pesce fuor d'acqua. Ma continuava a camminare, facendosi coraggio. Il suo braccio mai gli sembrò così pesante come quel giorno quando arrivò a bussare educatamente sulla porta con le nocche della mano pallida. Alzò la voce, che uscì quasi strozzata ma che, in un modo o nell'altro, avrebbe potuto riuscire a farsi strada alle orecchie di chiunque abitasse quella casa. - C'è nessuno? A-abita qui Lynae? - La sua voce tremò per un attimo, al che si schiarì la voce e chiarì il suo intento così che potessero decidere se mandarla via o lasciarla fare. Il suo abito elegante, in quelle campagne, stonava non poco, e così i suoi gioielli dorati che risplendevano sotto il sole. Chissà se ci avrebbero fatto caso. - Vorrei incontrarla.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Dati Tecnici - Scheda

    Riassunto: -

    Note: ///
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Nervosa, agitata
    Energia: 100%

    Tecniche Usate://

    Equipaggiamento:
    Libro del Fato - Gula
    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]




    Edited by S e v n - 10/2/2021, 16:58
     
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    La dimora che prima appariva avvolta soltanto dal ritmico cicalio tipico delle campagne assolate, si animò di voci.
    «Lynae?» si chiese una voce maschile, forse non del tutto adulta, dall'interno dell'abitazione.
    «Qualcuno ti cerca, sorella!» disse invece una bambina dai lunghi capelli castani lasciati sciolti, affacciandosi alla finestra aperta e lasciando libera tutta la potenza della propria voce.

    «Non siate sgarbati!» li rimproverò una terza voce, certamente di una donna adulto dal cipiglio autorevole, che aprì poi la porta alla nuova arrivata. «Benvenuta - disse con un sorriso accogliente - sei un'amica di mia figlia? Lynae è fuori a leggere, come sempre, ma dovrebbe tornare a momenti!»
    La donna non dimostrava più di quaranta, forse quarantacinque anni, eppure doveva aver dato alla luce almeno tre figli, due dei quali sbirciavano adesso l'elfa da dietro la loro madre. La più piccola non poteva avere più di nove anni mentre l'altro era un ragazzino forse sui tredici. 


    «Oh, ma tu guarda, eccola!» disse la donna, schermando lo sguardo con una mano per osservare oltre le spalle dell'elfa.
    Dai filari ordinati di albiccocche, arrivavano chiacchierando un giovane di indiscutibile fascino vicino alla trentina e una ragazza incantevole, con i capelli raccolti in una treccia ornata da alcuni piccoli fiorellini dai toni chiari, così come il suo abito semplice ma grazioso.
    Ella distolse lo sguardo dal suo interlocutore per portarlo verso l'ingresso di casa sua, dove si stava compiendo tutto il teatrino.
    «Mi avete chiamata? - chiese ai familiari, ma il suo sguardo era per l'elfa - Vi abbiamo sentiti fin dal frutteto!»
    Aveva in mano un libro, ma dal modo in cui lo teneva era impossibile leggerne la copertina. Forse lo stava leggendo al giovane che la accompagnava, o forse egli stava cercando di distoglierla dal farlo.
    «Sì, cara, questa giovane ti stava cercando!»


    Lynae non seppe nascondere lo stupore e, forse, una lieve nota di lusinga: era evidente l'ammirazione che provava per l'ospite inaspettata.
    «Cercava... me?» chiese, non sentendosi di meritare un tale privilegio. Le sorrise, però, cercando di metterla a suo agio - era ben consapevole che la sua famiglia numerosa poteva risultare ingombrante e chiassosa. «Volete entrare in casa, allora, o vi mostro la tenuta?»


    Energia: 100%


    Passive degne di nota:
    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i sentimenti e le emozioni altrui.

     
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    Medea sobbalzò un po' nel sentire le voci susseguirsi nel rispondere alla sua richiesta. Strinse il libro dalla copertina di cuoio bianca al suo petto, quando la donna di mezz'età le aprì la porta. Abituata alla poca longevità umana, la donna doveva essere giunta circa ai quarant'anni, quindi addirittura più giovane di Medea stessa. Dietro la sua figura, due marmocchi, un maschio e una femmina. La vista della famiglia le scaldava il cuore, ma non riuscì ancora a far tacere quell'ansia dovuta alla sua estrema timidezza, ma in maggior parte ancora al timore che aveva verso gli umani. Sapeva che non era lo stesso della Terra, lì su Endlos, ma cinquant'anni di vivere nell'ombra e di evitare i loro sguardi per paura erano difficili da dimenticare anche con questa consapevolezza. L'istinto di coprirsi le orecchie col cappuccio della veste gli morì in corpo quando la donna cominciò a parlarle amabilmente, sciogliendole quel nodo che sentiva in gola.

    N-no, non sono una sua amica. - Disse sinceramente, visto che non aveva nulla da nascondere. - Voglio conoscerla, però. - La sua voce, ancora un po' tremante, andava calmandosi con ogni parola, come se stesse riuscendo a trovare un certo livello di tranquillità man mano che spicciava parola. Lynae sembrava non essere in casa al momento, ma stando alle parole della donna - che suppose essere la madre - sarebbe tornata a breve. Non aveva avuto nemmeno il tempo di digerire completamente quell'affermazione che la donna gettò lo sguardo alle spalle dell'elfa, accogliendo l'arrivo della ragazza che attendeva. Si voltò di scatto, per accogliere nei suoi occhi l'immagine di colei che voleva conoscere.

    I capelli castani ben curati, quella treccia ornata da fiori, il suo vestito semplice e anche il suo portamento. Gli occhi di Medea brillarono, riconoscendo nella sua figura una perfetta protagonista. Inconscia di poterlo sembrare addirittura più di lei, la scrittrice in erba già aveva iniziato a formare nella sua testa descrizioni accurate della sua figura che avrebbero fatto colpo sui lettori, o così sperava. L'elfa era un adulto fatto e finito, stando solo all'età, ma la maturità degli elfi era ben lontana da quella umana, e così, anche coi suoi cinquanta anni, il comportamento di Medea rispecchiava più quello di una ventenne. Lasciò che le due donne avessero il loro scambio in tranquillità, semplicemente passando lo sguardo nell'ambiente attorno a loro per godersi i dettagli dello spazio aperto.

    Cercava... me? - Sembrò abbastanza incredula della cosa. Era davvero così strano quello che stava facendo? Sembrava che molti in quel posto le fossero riconoscenti, quindi non capiva perchè tutta quella modestia. Tutto ciò però contribuiva a darle quell'aria che la scrittrice tanto stava adorando. Annuì sorridendo a quella domanda posta così gentilmente.

    Volete entrare in casa, allora, o vi mostro la tenuta?

    Vorrei vedere la tenuta, se non è di troppo disturbo. - Sgranò gli occhi, ricordandosi di non aver avuto una cortesia di base. - Mi chiamo Medea, è un piacere fare la vostra conoscenza. - Chinò il capo verso di loro, in una maniera molto cortese e forse addirittura troppo formale per l'ambiente. - Vorrei farvi alcune domande. Se avete tempo e voglia, ovviamente.

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    Lynae le sorrise, trovandola assolutamente adorabile ma impedendosi di metterla ulteriormente a disagio facendoglielo notare. Il suo desiderio di conoscerla e di farle delle domande ancora non le risultava chiaro, ma oltre alla curiosità e alla timidezza si faceva strada una piccolissima parte di lusinga. Annuì in direzione della fanciulla.
    «D'accordo, allora - si rivolse poi al giovane uomo che l'accompagnava - continueremo la lettura delle poesie un altro giorno, fratello.»
    «Non vedo l'ora - disse egli con evidente sarcasmo, per poi proseguire con ancor più evidente galanteria rivolgendosi a Medea - vi sono debitore, Medea.» 
    Dopo essersi guadagnato un'occhiataccia dalla sorella, proseguì verso quelle che dalle dimenzioni e dalla struttura sembravano le stalle dei cavalli. 
    «Venite, vi faccio strada.» disse Lynae, mentre sua madre faceva rientrare i fratellini curiosi.

    Lynae prese un vialetto che in lieve pendenza proseguiva attraverso il fruttero, verso i campi coltivati a grano, ancora verdeggianti.
    L'atmosfera qui era sicuramente più silenziosa e bucolica, punteggiata da farfalle variopinte e narcisi selvatici. Era una natura dominata e imbrigliata dall'attività umana, ma non per questo priva di fascino.
    Era una giornata soleggiata e la frescura degli alberi era piacevole. Un gatto dal manto arancione e l'aria amichevole si unì presto alla passeggiata, dapprima strusciandosi alle gonne di Lynae e poi tentando un approccio con Medea, annusandole le vesti.
    «Vi prego di scusare l'atteggiamento di mio fratello Necthan. Tra noi tutti è il maggiore, ma talvolta sembra dimenticarlo!»
    Sorrise, ingentilendo il rimprovero. Sembrò poi incerta su come proseguire.
    «Lui è Pesca, a proposito - disse infine, alludendo al gatto - e io sono Lynae Renehan, per quanto forse le presentazioni da parte mia siano ormai tardive e inutili...!»
    Rise appena, timidamente e arrossendo, perdendosi poi a giocare con un boccolo che sfuggiva alla costrizione della treccia.
    «Posso chiedervi che cosa vi ha spinto a cercarmi?»


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    La ragazza dai capelli cinerei rise amabilmente, parandosi la bocca con una mano come fosse un velo, alle parole del ragazzo che affiancava Lynae, certa che fosse solo del sarcasmo di due persone che si conoscevano bene. Forse un po' più accigliato del dovuto, ma niente di cui preoccuparsi.

    Venite, vi faccio strada. - Subito dopo quelle parole, l'elfa affiancò la ragazza volenterosa, con il cuore che le batteva un po' più forte. La osservò meglio, da vicino, curiosa come una bambina, cercando di immortalare nella sua memoria la sua immagine. I campi vasti che le circondavano erano un paesaggio suggestivo che lentamente stava affascinando sempre di più Medea. Le ricordava quasi casa, in quella sua immersione totale nella natura. Gli elfi vivevano isolati, ma avevano villaggi e cittadine in quei luoghi sperduti dove gli umani non osavano addentrarsi. Alcune erano persino nelle terre ghiacciate dei Poli, nascoste con la magia da quei macchinari che facevano ricerca in quei posti.

    Si era persa nei suoi pensieri facilmente, ma la voce di colei che era andata a trovare la riportò nel momento. - Vi prego di scusare l'atteggiamento di mio fratello Necthan. Tra noi tutti è il maggiore, ma talvolta sembra dimenticarlo!

    Oh, non preoccupatevi. - Sorrise dolcemente, scuotendo la testa. - Quegli... Scambi, ecco, sanno proprio di famiglia. - Esitò, volendo dire "battibecchi", ma decise che non era il momento di usare quella parola.

    La comunità elfica era un po' più divisa anche nelle stesse famiglie, più distaccati e indipendenti. Non che non si aiutassero, ma era un tipo di legame molto diverso da quello che riconosceva negli umani. Medea stessa, a detta di molti, sembrava più un umano che un elfo, nel suo modo di vivere, così frenetico che era inusuale per una razza come la loro che poteva avere la scelta di prendersela con molta calma.

    Lui è Pesca, a proposito - Indicò il gatto arancione che le si aggirava fra i piedi, con un pelo lucido. Medea sentì un irrefrenabile bisogno di accarezzarlo, ma non lo avrebbe fatto senza il permesso della padrona, e dell'animale stesso. - e io sono Lynae Renehan, per quanto forse le presentazioni da parte mia siano ormai tardive e inutili...! - La sua risata risuonò nell'aria come genuina, lasciandole una piacevole impressione, come se già non ne avesse una più che positiva. Si chiedeva se avesse un lato oscuro, la ragazza. Tutti lo avevano. Chissà quale era il suo.

    Posso chiedervi che cosa vi ha spinto a cercarmi? - Ecco che arrivò la domanda più importante, a cui l'elfa si irrigidì un po'. I suoi piedi esitarono pe run attimo a muoversi, così come la sua voce, ma tutto riprese un attimo dopo. Non poteva fermarsi. - Ho sentito parlare, un po', della struttura che avete aiutato ad erigere. - Si schiarì la voce, che finalmente uscì limpida. Si poteva percepire anche del rispetto nel tono con cui le si rivolgeva. - Avete aiutato diverse persone. Mi chiedevo cosa vi ha spinto a farlo.

    Era andata dritta al punto, ma non aveva finito. - Mi chiedevo come fosse una persona che decide di fare tutto questo. Sapete... - Il suo tocco sul libro si fece incerto, ma lo alzò lo stesso in modo che l'altra potesse vedere quel tomo bianco, perfettamente tenuto. - ... Sogno di scrivere una storia, e ogni vicenda delle persone in giro per questo mondo mi aiuta un pochino. Mi chiedevo se sareste disposta a parlare un po' con me, semplicemente. - Riprese fiato, avendo pronunciato tutto quello senza pause, mentre i suoi occhi violacei saettavano di pianta in pianta. - Non voglio impicciarmi della vostra vita, mi basta passare un po' di tempo con voi.

    Era una richiesta completamente genuina, e Lynae avrebbe potuto vedere del rosso farsi strada sulle guance pallide dell'interlocutrice, e in parte anche sulle lunghe orecchie.

    Che imbarazzo... Ma devo imparare a gestire anche queste situazioni.

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    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]


     
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    L'imbarazzo si fece spazio anche in Lynae, facendole abbassare lo sguardo sull'erba. Sentiva di aver fatto qualcosa di importante per se stessa, per il villaggio e per coloro che alloggiavano nell'ospedale, ma mai avrebbe sperato di far parte di una storia, per altro una che volentieri avrebbe letto e che l'avrebbe appassionata. Sentiva però nei confronti dell'elfa un'affinità, una comunione di interessi e di spirito che le impediva di cedere del tutto alla timidezza e alla modestia.
    Le sorrise apertamente, tornando a guardarla con una riconoscenza sincera:
    «Sono felice che il mio... il nostro piccolo ospedale abbia colpito il cuore di qualcuno al punto da volerne scrivere - non fece accenno a se stessa, non ne sarebbe stata in grado - mi fa piacere che vogliate saperne di più.»
    Prese una pausa, forse per misurare parole e mettere in fila pensieri, e sollevò il gatto da terra per tenerlo graziosamente tra le braccia. Lo indirizzò anche verso l'inaspettata ma gradita ospite, offrendolo alle carezze se mai avesse voluto indugiarvi.
    Negli occhi di Lynae, che riflettevano con quella luce il colore dei fiordalisi, passavano scene ed immagini che ancora non osava tramutare in parole. 

    Mentre camminavano, superarono i filari alberati per giungere in cima a una bassa collinetta, da cui si godeva comunque di un delizioso panorama sulla valle, sul ruscello poco distante e sui campi dall'aria soffice e profumata.
    «L'ospedale è sorto da pochi anni, in effetti. Per me è stato un modo di risollevarmi dopo un evento molto doloroso. Una via per me per rinascere e continuare a ricordare, nel migliore dei modi.»
    Il sorriso di Lynae si velò di malinconia, forse di dolore, ma non svanì. Qualunque fosse il ricordo che le sfiorava i pensieri, doveva avere una componente maggiore di tenerezza rispetto al risentimento o al rimpianto.
    «L'idea è stata mia, è vero, ma senza l'aiuto della mia famiglia e di tutta la comunità non avrei potuto né saputo realizzarla. Il villaggio intero, i miei fratelli e i miei genitori mi hanno aiutata a rimanere ancorata alla vita - sospirò appena - perdonatemi, ho appesantito la conversazione. Spero di non avervi intristita...»
    Dal tono e dall'espressione era evidente che la speranza fosse sincera. Cercò subito di alleggerire il tono e il tenore del suo parlare.
    «Non so se lo avete già visitato, ma non ci sono soltanto malati e feriti: vi ospitiamo anche orfani e pellegrini, e chiunque abbia bisogno di conforto e riposo. Aiutare gli altri non mi è mai stato di peso, anzi, lo trovo di enorme sollievo.»

    Detto questo, Lynae posò a terra il gatto, che bramava la libertà di correre dietro a mosche e moscerini, e tornò a camminare con passo più sostenuto verso una direzione che appariva adesso decisa.
    «Voglio mostrarvi una cosa.» disse con una ritrovata risolutezza.
    Aveva avuto un'idea, un guizzo improvviso e lontano dalle parole quasi di circostanza pronunciate poco prima, e che sembrava emozionarla.


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    La reazione di Lynae alle sue parole era talmente umile da farla veramente sembrare perfetta. Mentre il suo cervello continuava a macinare scenari romanzati al punto giusto, il suo animo cominciava ad acquietarsi. In parte per la genuinità con cui stava venendo trattata, e in parte perchè si stava distraendo nelle sue mille idee.

    Quando il gatto le si parò davanti, un piccolo verso di contentezza, forse anche un tantino fuori luogo, uscì dalle sue labbra. Allungo la mano verso il pelo arancione del gatto, accarezzandolo un po'. Ci si sarebbe persa per ore, ma non era il momento. Si scosse da quell'ipnosi per concedere di nuovo la sua attenzione alla ragazza, lasciando che il gatto potesse vagare in libertà.

    L'ospedale è sorto da pochi anni, in effetti. Per me è stato un modo di risollevarmi dopo un evento molto doloroso. Una via per me per rinascere e continuare a ricordare, nel migliore dei modi. - La parola "ricordare" fece scattare qualcosa in Medea. Era il motivo per cui voleva scrivere. Fare qualcosa che, come gli altri libri, sarebbe rimasto per sempre. Non era esattamente lo stesso concetto, in quanto lei voleva lasciare un segno più che ricordare qualcosa, ma poteva trovare certe affinità nelle due cose. Le sorrise. - È stata un'ottima scelta, se posso permettermi.

    Molte persone preferivano attenersi all'avidità, ma lei aveva fatto quello pensando non solo a sè stessa, ma agli altri. Non che non capisse il bisogno dei primi, ma vedeva le persone come colei che aveva di fronte come quelle da cui prendere veramente esempio. Il vero problema è che più Lynae parlava, più l'elfa poteva scorgere tristezza e malinconia nelle sue parole. Non era contenta di quel cambio di umore e sperava di non aver toccato nervi scoperti, per cui la lasciò finire prima di dire altro. - L'idea è stata mia, è vero, ma senza l'aiuto della mia famiglia e di tutta la comunità non avrei potuto né saputo realizzarla. Il villaggio intero, i miei fratelli e i miei genitori mi hanno aiutata a rimanere ancorata alla vita... Perdonatemi, ho appesantito la conversazione. Spero di non avervi intristita... - Medea scosse velocemente il capo, ma gli occhi lucidi potevano tranquillamente intravedersi. Troppo emotiva per ignorare quella storia strappalacrime. - No, state tranquilla. - Si prese un attimo per ricomporsi, poi commentò con voce solare. - La vostra famiglia deve essere felice di avervi come figlia.

    Un commento fatto con leggerezza, ma non credeva che qualcuno potesse dire il contrario. Aveva fatto qualcosa di utile, inoltre il suo carattere era... Beh, più impeccabile di quello di Medea, almeno per quello che poteva vedere. Lynae non era impacciata come lei, sapeva rapportarsi agli altri. Però, più pensava a questo, più tutto ciò faceva di lei un personaggio idealizzato più che una persona. Per un attimo, dubitò che quel mondo in cui era finita fosse davvero reale. Un pizzico sul fianco la riportò al mondo, ricordandosi che il dolore, lì, non era finto per nulla. Se era un sogno, doveva ricordarsi come si faceva a sognare così vividamente. Si perse quasi la domanda successiva, per colpa di quella distrazione, ma recuperò con voce assente.

    Ho solo visto l'esterno. Non mi sembrava giusto entrare solo per visitarlo. - In fondo, era un luogo dove riposare e curarsi, non una locanda in cui uscire ed entrare a piacimento. Lynae riuscì quindi a sorprenderla ancora una volta.

    Voglio mostrarvi una cosa. - Medea rimase a bocca semi-aperta. Un segreto, o un luogo affascinante, o chissà che altro. Era il momento fatidico. Annuì, eccitata. Volentieri!

    L'elfa si sarebbe dunque fatta guidare dalla ragazza, perdendosi con lo sguardo sia nei dintorni che in occhiate timide verso di lei.

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    Lynae prese dunque a camminare velocemente, quasi a correre, scorgendo nell'altra un entusiasmo che in parte condivideva. Non le era sfuggito il suo sguardo commosso e riusciva a percepire nell'elfa un'anima sensibile che certamente avrebbe accolto la sua storia con il dovuto rispetto e l'adeguata delicatezza.
    «La mia è una famiglia molto numerosa, i miei hanno avuto altri sei figli oltre a me - disse, con il fiato corto per l'incedere spedito che la obbligava a fare una pausa - quando ero più piccola i miei fratelli maggiori mi lasciavano giocare con loro e con i loro amici e coetanei. Avevano paura che mi facessi male, certo, ma... ho curato più io le loro ginocchia sbucciate di quanto loro abbiano dovuto aiutare me!»
    Rise appena, mentre il ricordo in lei mutava in un amico fidato, con cui era piacevole avere a che fare. Era felice di parlarne, soprattutto a un'interlocutrice tanto dolce.

    «Vedi quel ciliegio laggiù? - disse indicandolo, usando con naturalezza la confidenza del "tu" - era la nostra tana, mia dei miei fratelli... e di Ethan. Giocavamo a far finta di essere padroni di castelli o esploratori straordinari... a volte anche pirati!»
    Si avvicinò poi più lentamente al grande albero, che doveva aver visto ben più eventi delle due fanciulle, tradendo in viso una forte emozione.
    Il ciliegio troneggiava solenne in mezzo al grano, come un baluardo, una roccaforte in un terreno aperto. Vi era ancora appesa a un grosso ramo un'altalena non troppo alta da terra e sulla corteccia, come nel più romantico dei racconti, vi erano incise due iniziali: L ed E. 

    «Venivamo spesso qui, quando le giornate erano rese più brevi dalle mille avventure da vivere e da inventare.»
    Osservò l'altalena, ma non vi si sedette. Con un gesto lasciò intendere all'elfa il permesso di farlo, se avesse voluto. Lei invece si adagiò sull'erba, poco lontana da essa, e la sfiorò con il palmo perdendosi per qualche istante nei suoi pensieri. Il gatto le balzò prontamente in grembo e in breve tempo divenne l'oggetto delle sue carezze.
    «Già allora avevo la capacità di curare e di creare piccole luci capaci di affascinarli tutti e tre, ma... crescendo dovetti ammettere che le attenzioni di Ethan erano quelle che più desideravo.»
    Arrossì, diresse uno sguardo ben eloquente a Medea, ma poi la timidezza le fece abbassare gli occhi e chiudere le labbra.


    Energia: 100%
    Stato fisico: illesa
    Stato mentale: in lieve imbarazzo, emozionata


    Tecniche utilizzate: -


    Passive degne di nota:
    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i sentimenti e le emozioni altrui.

     
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    Lynae sembrò affaticarsi nel suo passo svelto che quasi voleva diventare una corsa sfrenata, la sua voce ed il suo fiato la tradivano, ma l'elfa, anche con quel vestito elegante, era abituata a muoversi a lungo. Città o natura, era impacciata è vero, ma era abituata a vagare per lunghi periodi. La sua resistenza alla fatica era piuttosto alta, dunque. Riusciva persino a commentare in maniera normale, a parte ovvi sbalzi inevitabili dovuti al passo che stavano tenendo. - La magia curativa, da dove vengo io, è una prerogativa di noi elfi. Beh, alcuni. - Non lo disse senza un indizio di malinconia che si palesò nella sua voce per un solo momento prima di andarsene com'era venuto. Lei non era fra i fortunati, che nella società elfica avevano una posizione di prestigio come sciamani. La spiritualità elfica non si basava su dèi, ma sugli spiriti elementali e non che si aggiravano nel mondo, e chi poteva comunicare con loro aveva molti poteri, fra cui la guarigione. Purtroppo, seppur da soli fossero in grado di respingere eserciti di umani, era troppo pochi per essere veramente considerati una forza anche solo di difesa. Se una comunità ne avesse avuto anche solo uno, sarebbe diventata uno dei maggiori luoghi di concentrazione per il popolo. Continuò, non osando fermare la sua osservazione. - Ma ha comunque usi limitati. Più la ferita, o la malattia, è grave, più il guaritore deve pagarne il prezzo. - Annuì, anche se sapeva che la ragazza non la poteva vedere in quanto davanti a lei. - Per questo credo che la vostra scelta sia stata saggia.

    Per una volta, il fatto che si era quasi lasciata sfuggire che era una naufraga dimensionale non era poi così involontario. Non aveva approfondito, però, solo perchè non era il momento di raccontare la sua, di storia. Mentre la seguiva, la sua curiosità si faceva sempre più presente, come se stesse per scoprire uno dei segreti del mondo. Nel suo piccolo, l'animo innocente di Medea si stava mostrando nella sua interezza. Quando si fermarono, seguì il braccio della ragazza in direzione dell'albero che le stava indicando. - Vedi quel ciliegio laggiù? - Medea annuì con sguardo attento. - Era la nostra tana, mia dei miei fratelli... e di Ethan. Giocavamo a far finta di essere padroni di castelli o esploratori straordinari... a volte anche pirati!

    Ethan. Quel nome le sembrò quasi pronunciato con esitazione e importanza. Era un amico, o qualcosa di più? Più ne sentiva accennare, più era certa che vi fosse altro. L'animo da bambina innocente mostrò i suoi veri colori quando cominciò ad annusare la storia d'amore. Gli umani erano molto più pudici degli elfi in quel senso, che spesso e volentieri trattavano l'argomento intimità come se stessero parlando del meteo. Non se ne vergognavano minimamente, e c'era da dire che infatti avevano molti meno problemi su tutto il versante per questo. Lo sguardo dell'elfa si tinse di curiosità, ma rimase comunque in silenzio. Non voleva essere inopportuna. Il suo sguardo, però, prese nota degli occhi della ragazza che caddero sulla corteccia con su impresse due lettere. Una "L" e una "E". Si lasciò sfuggire una piccola risata. Appesa ad un ramo di quell'albero maestoso in mezzo a quel campo, un'altalena che lasciava percepire i suoi anni. Ascoltò le parole di Lynae con molta attenzione, ma al gesto di sedersi su quella seduta aveva avuto un attimo di esitazione, che sparì quando l'altra si mise a sedere sulla vegetazione. Non poteva farla alzare di nuovo, quindi evitò di creare una situazione imbarazzante, sedendosi sull'asse e afferrando saldamente le corde ai lati.

    Già allora avevo la capacità di curare e di creare piccole luci capaci di affascinarli tutti e tre, ma... crescendo dovetti ammettere che le attenzioni di Ethan erano quelle che più desideravo. - L'elfa si parò la bocca col libro, lanciandosi in una risata piuttosto sentita. L'imbarazzo che leggeva nella postura dell'altra era, per la prima volta, sia comprensibile che strano. Ancora sorridendo, si tolse quel bianco di davanti al viso, lasciando che l'altra potesse guardarla senza impedimenti. - Desiderare le attenzioni di altri non è mai qualcosa di cui vergognarsi. In cinquant'anni ho avuto circa una decina di persone nella mia vita... Uomini e donne, in realtà. - Il suo sguardo si perse per un attimo, seppur nella direzione di Lynae, non stava veramente guardando lei. - Ma voi umani avete concezioni diverse di relazioni da noi elfi. Vi invidio, in parte. - La longevità comportava anche la consapevolezza di poter prendere le cose con molta leggerezza, in tutto ciò che veniva fatto. Sebbene Medea fosse molto attiva e facesse di tutto per ottenere i suoi obiettivi, anche lei doveva ammettere di non sentire quella pressione che la paura dell'anzianità e della morte dava.

    Posando il libro sulle ginocchia, lo aprì, e sulle pagine bianche apparvero linee su linee di inchiostro. Una figura maestosa, con una lunga barba e un occhio mancante si mostrò come un'illustrazione, e due corvi sulla pagina successiva. Sfiorò quelle pagine delicatamente, mentre le parole diventavano dorate e sparivano come polvere al vento. - Voglio cercare di affiscinarti anche io. Forse non è come la luce, ma... - La polvere dorata seguì la sua mano, diventando sempre più lucente poco a poco, finchè la ragazza non alzò di scatto la mano verso il cielo. Due volatili, uno di un nero maestoso e l'altro di un bianco glaciale, si librarono nel cielo intrecciando le loro traiettorie. Il primo si posò sulla spalla di Medea, beccandole gentilmente il viso, mentre l'altro volò attorno all'altra. - Non avere paura. Huginn e Muginn sono innocui. E molto utili. - Il corvo che girava attorno a Lynae si sarebbe posato vicino a lei, e persino posato su di lei se glielo avesse permesso. L'elfa accarezzò le piume dell'uccello, osservando con calma la reazione dell'altra. - Non sono bellissimi?

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Dati Tecnici - Scheda

    Riassunto: -

    Note: ///
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Divertita, curiosa.
    Energia: 90%

    Tecniche Usate:Creature Mitiche - Huginn e Muginn [Auspex Attivo Medio; Durata: Lunga (2 turni); Raggio: 15m]
    I due corvi che fungevano da vedette onniscienti per Odino, il padre di tutti gli dei norreni. Si dice che Odino li lasciasse uscire e al loro ritorno, gli avrebbero sussurrato nelle orecchie ogni novità. I due corvi di Medea, uno bianco e uno nero, non hanno la stessa particolarità, ma riescono a comunicare alla ragazza la presenza di intenti ostili verso di lei, discernendone la provenienza e preparando la ragazza al pericolo.

    Equipaggiamento:
    Libro del Fato - Gula
    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]


     
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    Di tutto si sarebbe aspettata, ma non di certo una risata. Lo trovava buffo o ridicolo? Di sicuro comprese di essere diventata più forte: una simile reazione, qualche anno prima, l'avrebbe gettata nello sconforto. Si sarebbe forse sentita molto più in imbarazzo anche adesso, se non fosse stato per le parole che l'elfa pronunciò in seguito e che la riportarono verso la ragione.
    «Desiderare le attenzioni di altri non è mai qualcosa di cui vergognarsi. In cinquant'anni ho avuto circa una decina di persone nella mia vita... Uomini e donne, in realtà.»
    Non avrebbe mai e poi mai attribuito un'età simile alla fanciulla dall'aria giovanile che le stava di fronte, ma la longevità era certamente una caratteristica da non trascurare. Certo lei doveva vedere in maniera diversa lo scorrere del tempo, le relazioni e persino la loro perdita. La caducità della vita era una prerogativa umana. In quel momento, però, Lynae non seppe provare invidia, così come invece ammetteva di fare Medea: non avrebbe mai potuto desiderare di sopravvivere per troppo tempo ai suoi affetti più cari, né avrebbe voluto per sé decine di persone. Il suo sogno era ben diverso. Desiderava un compagno che l'accompagnasse in tutta la sua - si ritrovò a pensare - breve vita, che sapesse rendere ogni giorno emozionante come un'avventura e che condividesse il suo amore verso la vita stessa. Non si era mai posta la domanda se questa persona potesse essere anche una donna, e il pensiero la fece arrossire vagamente, ma dovette rimandare l'argomento. 

    I gesti e le parole di Medea l'attrassero e la catturarono completamente: da avida lettrice qual era, non fu difficile affascinarla. Guardò le dita di Medea muoversi sulle pagine e provocare un incanto che lasciò aperte le le belle labbra di Lynae in uno stupore infantile, ingenuo e puro. 
    «Oh...» mormorò, incapace di dire altro, mentre sbirciava sporgendosi le parole e le illustrazioni comparire nel libro. 
    Ciò che successe dopo le fece invece dubitare dei propri occhi. Un'esclamazione sonora e incantata le sfuggì dal petto, facendo scappare il gatto qualche metro più in là. 
    «Non è possibile...!» eppure lo era: due corvi si erano staccati dal libro ed adesso si libravano in aria, attirando lo sguardo tanto di Lynae quanto di Pesca, con ben diverse intenzioni.
    La ragazza permise al bel corvo bianco di poggiarsi sulla suo braccio, porgendoglielo come un invito. 
    «Sono meravigliosi!» rispose infine all'elfa, rivolgendole un sorriso tanto sincero quanto emozionato «ma come hai fatto? È incredibile! Incantevole! No Pesca non si mangiano, stai lontano!»
    Rise, tenendo il gatto a distanza, più per paura che venisse beccato che per timore verso i due volatili. Pesca era un gran giocherellone, ma non era certa che avrebbe avuto la meglio contro i corvi.
    Erano davvero reali? Era riuscita a riprodurre delle illustrazioni, a farle librare in volo? In un istante realizzò quanto avrebbe abusato di un potere simile, se fosse stato suo, e fece fatica a non scoppiare a ridere.
    «Posso accarezzarlo...?» chiese, avvicinando due dita al capo dell'uccello, senza però portare a termine il gesto senza il consenso dell'animale e della padrona.


    Energia: 100%
    Stato fisico: illesa
    Stato mentale: ammirata e divertita


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    Passive degne di nota:
    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i sentimenti e le emozioni altrui.

     
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    L'espressione di Lynae era molto soddisfacente. Vederla seguire tutto il processo della magia del libro come una bambina che scopriva qualcosa di nuovo era un piacere per lei, specialmente perchè era proprio quello che sperava di ottenere. Si accontentò di aver fatto qualcosa per rallegrarla e distrarla dalla malinconia di una conversazione del genere, nel suo piccolo e personale modo. Mentre il corvo dal piumaggio nero che era sulla sua spalla cominciò a pulirsi attentamente le piume senza una cura per ciò che lo circondava, quello dal piumaggio del colore della neve si posò sul braccio che la ragazza gli aveva teso, su cui avrebbe potuto sentire la presa degli artigli non troppo stretta.

    Non è possibile...! - L'esclamazione la fece ridere in maniera lieve, gli occhi che le brillavano. - Lo credevo anche io, se vuoi saperla tutta. - Ner dirle questo, si era messa una mano sul lato destro della bocca e aveva avvicinato il volto verso Lynae, come se volesse sussurrarle un segreto. Nel suo sguardo però avrebbe potuto leggere tutta la giocosità di quel gesto.

    Commentando la bellezza dei due animali, avrebbe potuto sentire il loro gracchiare unisono, come a ringraziarla del complimento. Più continuava a parlare con la ragazza, più Medea era certa che le sue aspettative non potevano, ormai, essere deluse. - Posso accarezzarlo...?

    Ma certo che sì. - Annuì, per poi tornare a parlare. - Non è mio, tecnicamente, il potere. - Accarezzò la copertina bianca dalla scritta dorata. Ancora non sapeva quanto di ciò che stava vivendo fosse reale o meno, e il suo sguardo si perse per un attimo nel vuoto, prima di alzarlo di nuovo e guardare gli occhi di Lynae. - È merito suo. Beh... - Si fermò per ridere, solare. - Tecnicamente ci ho messo del mio. Dentro di sè ha molte, se non tutte, le storie del mio mondo. Le ricordo tutte a memoria. - Alzò un po' il mento, fiera della cosa come potrebbe esserlo un ragazzino. Si guardò un attimo attorno, poi si alzò dall'altalena e si avvicinò un po' verso la ragazza. - Per esempio, loro sono servitori fedeli di un dio. - Il corvo bianco, quasi a risposta e capendo le sue intenzioni, si posò sull'altra sua spalla. I due colori contrastanti donavano a Medea un'aria più saggia, mentre la sua postura sembrò diventare più solenne. - Odino, il padre degli dèi norreni. Loro uscivano, e come suoi fidati aiutanti, raccoglievano informazioni in tutto il mondo e riferivano tutto all'orecchio del loro padrone appena tornavano. Era così che otteneva le sue informazioni. - I becchi dei due volatili si avvicinarono alle orecchie di Medea durante il racconto, come ad aiutarla a rendere il suo discorso una messa in atto di ciò che raccontava. - Il corvo è diventato un animale con cui raffigurare Odino, proprio perchè erano come il suo simbolo. - Lasciò che si librassero in aria, volando sopra le loro teste, gracchiando di tanto in tanto. - È un compito nobile, non trovi? Due animali così semplici, eppure sono messaggeri divini. Ti sofffermeresti mai a guardare un corvo?

    Il suo sguardo era volto ai due animali in volo, ma passò di nuovo a Lynae in breve tempo. - Ti piace questo genere di storie, Lynae?

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Dati Tecnici - Scheda

    Riassunto: -

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    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Contenta, Immersa nella narrazione.
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    I due corvi che fungevano da vedette onniscienti per Odino, il padre di tutti gli dei norreni. Si dice che Odino li lasciasse uscire e al loro ritorno, gli avrebbero sussurrato nelle orecchie ogni novità. I due corvi di Medea, uno bianco e uno nero, non hanno la stessa particolarità, ma riescono a comunicare alla ragazza la presenza di intenti ostili verso di lei, discernendone la provenienza e preparando la ragazza al pericolo.

    Equipaggiamento:
    Libro del Fato - Gula
    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]


     
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    Iniziava di nuovo a sentirsi a suo agio, dopo quel breve momento di imbarazzo, e il gesto di estrema confidenza e complicità le rese l'elfa ancor più simpatica, e un po' le ricordò i suoi piccoli orfanelli che tanto amavano sussurrarle segreti.
    «Lo credevo anche io, se vuoi saperla tutta» non ne dubitava: che fosse l'elfa a scaturire la magia o che fosse il libro esso stesso magico, poco cambiava. Era straordinario.

    Accarezzò lievemente il corvo bianco, quasi temendo di vederlo svanire sotto le sue dita. Si meravigliò nel sentirlo assolutamente corporeo, del tutto reale. 
    «Dentro di sé ha molte, se non tutte, le storie del mio mondo. Le ricordo tutte a memoria.»
    «Impressionante - rispose Lynae senza alcuna ironia - saresti certamente amata dai bambini, quando chiedono la fiaba della buonanotte!»
    Non poté comunque non pensare alla pericolosità di tale potere: conoscere ogni storia poteva farti perdere la percezione della realtà, per non pensare a quanto avrebbe rischiato nel rivelare segreti alle persone sbagliate. Non seppe e non volle comunque turbarla con pensieri che, immaginava, non potevano nemmeno sfiorarla.
    «Per esempio, loro sono servitori fedeli di un dio.»
    L'elfa si alzò e il corvo lasciò il braccio di Lynae per volare sulla di lei spalla. Il fedele gatto rossastro balzò rapidamente sul grembo di Lynae, a ribadirne il possesso e a ricercarne l'affetto.
    Ascoltare i racconti di Medea era piacevole, quasi solenne: non avrebbe saputo dire se fossero da incolpare i due corvi o l'aria sicura con cui narrava la storia di Odino, ma in quella visione vi era qualcosa di mistico, di etereo. Lynae pensò che se mai le storie avessero potuto prendere vita e trasformarsi in scene, così sarebbero apparse. Forse, però, nemmeno i teatri di Lafiel avrebbero potuto ospitare uno spettacolo tanto bello.
    «Due animali così semplici, eppure sono messaggeri divini. Ti soffermeresti mai a guardare un corvo?»
    Avrebbe risposto di sì, ma non era quello il momento di parlare e si rese conto che, al mondo, vi erano pochi come lei che traevano tanta gioia nell'osservare la natura e nel vivere a stretto contatto con essa. Per lei non vi era meraviglia alcuna nello scegliere degli animali così semplici come messaggeri divini: la semplicità era sottovalutata fin troppo spesso.


    «Ti piace questo genere di storie, Lynae?» le venne chiesto infine.
    Lynae annuì, poggiò il gatto sull'erba e si alzò per riprendere a passeggiare. 
    «Molto - affermò sorridendo - fin da bambina sono una vorace lettrice, e sto cercando di trasmettere questa passione anche ai miei fratelli più piccoli. Credo che nelle storie si possa trovare molto: insegnamenti, emozioni, viaggi che non si è in grado di fare altrimenti, avventure... non potrei vivere senza. Prima che arrivassi, ad esempio, stavo cercando di leggere delle poesie a mio fratello, che però preferisce di gran lunga la spada alla pagina scritta.»
    Sospirò, ma senza biasimarlo: sperava per lui un avvenire luminoso, di vederlo gareggiare a Taldor, magari. 
    «Sogno spesso di essere la protagonista di quei racconti: coraggiosa, avventurosa, in una storia romantica e turbolenta - rise - ma poi mi rendo conto che forse la mia vita tranquilla non è così male, e che qui c'è troppo bisogno di me perché io ceda al desiderio di esplorazione e grandezza che talvolta affoga il mio cuore. Mi mancherebbe casa, mi mancherebbero i miei orfanelli, e anche le mie certezze. Però chissà, forse, un giorno... per adesso la vita che faccio è ciò di cui ho davvero bisogno. Le mie radici sono troppo profonde perché io possa estirparle senza farmi male. La mia è una storia semplice, ma in fondo... sono solo all'inizio. Chi può sapere come andrà a finire?»
    Rise e prese sottobraccio Medea, stringendola appena a sé, con delicatezza. 
    «La tua presenza qui mi fa già sentire parte di una di quelle storie fantastiche, piene di magia e di creature straordinarie!»


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    Stato mentale: tranquilla, vagamente sognante


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    Non hai tutti i torti. - In fondo, i bambini erano sempre in cerca di quelle storie che erano in grado di farli viaggiare con la mente. In un certo senso, poteva dire di essere rimasta una bambina anche lei, nonostante tutto.

    Durante tutto il racconto, vide la ragazza che sembrava rapita dalle sue parole. Non si era accorta, in realtà, di quanto la sua gestualità fosse stata attoriale, in grado di trasmettere più di quanto pensava. Solo dopo aver posto l'ultima domanda all'altra, l'elfa alzò la destra verso il cielo dove i due animali volavano liberi, e gesticolò, come a volerli accarezzare. Le due figure, in controluce, svanirono nella forma di polvere dorata, così come erano entrati nella realtà, e crearono due scie che si insidiarono nuovamente nel libro dalla copertina bianca. Abbassò la mano, ascoltando la risposta di Lynae. Era contenta di aver trovato un animo affine anche in quella passione che tanto la coinvolgeva e che l'aveva spinta a cercare di scrivere anche per sè. Quello che la sorprese era stato il sentirla parlare di desiderare di essere come la protagonista di un libro. Il suo le era sembrato un carattere molto mite, e per quanto fosse normale a volte volersi sentire protagonisti, credeva che non avrebbe nemmeno intrattenuto il pensiero. Andava solo dimostrando che non sempre le persone sono uguali, anche con caratteri simili.

    Voleva sugerirgli una cosa, ma la ragazza fu più veloce nel prenderla a braccetto. Il corpo di Medea si irrigidì brevemente. Non amava il contatto non richiesto, e non credeva che la ragazza avrebbe fatto una mossa del genere, il che la colse di sorpresa. Stava per cercare un modo gentile per rifutare quel tocco, ma le parole di Lynae la addolcirono praticamente subito, facendola rilassare. - La tua presenza qui mi fa già sentire parte di una di quelle storie fantastiche, piene di magia e di creature straordinarie! - Non sarebbe riuscita a rifiutarla in ogni caso, dopo quelle parole gentili.

    Adesso in una situazione stabile, Medea riprese a dire ciò che era rimasto in sospeso. - Non tutti hanno gli stessi gusti. - Si voltò verso la ragazza, con un sorriso gentile. - Prova ad andargli incontro. Non dico che funzionerà, ma almeno potrebbe addolcirgli la pillola. Per esempio... - La voce si fermò un attimo, pensosa per qualche attimo, in cerca della cosa giusta da dire. - Hai detto che ama tirare di spada, no? Prova a regalargli qualcosa che si incentra su un cavaliere. Potrebbe essere un buon punto d'incontro. - Le sorrise, ancora più solare, per poi volgere di nuovo lo sguardo di fronte a sè. - Posso scrivere qualche storia di quelle che ricordo per lui, se vuoi. Nel mio mondo è pieno di storie simili.

    La sua espressione si dipinse poi di malizia. Aveva avuto un'idea. - A te piacciono le storie d'amore, invece? Magari qualcuna un po' più... Esplicita? - Non era raro, in fondo, cercare dell'erotismo anche nei libri. Si chiedeva se questo lato fosse presente anche nell'apparente innocenza di Lynae.

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    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]


     
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    Sentendola irrigidirsi, Lynae allentò la presa sul suo braccio fino a lasciarla scivolare via con naturalezza. Non aveva intenzione o motivo di volerla far sentire a disagio. 
    Ascoltò i suggerimenti di Medea e annuì:
    «Ha letto i miei romanzi cavallereschi, in effetti. Sono certa che gli piacerebbe qualcosa scritto di tuo pugno» il tono era gentile ed altrettanto sincero. Se avesse saputo che era stato scritto appositamente per lui dalla bella elfa, suo fratello ne avrebbe fanto un vanto e lo avrebbe imparato a memoria.
    Parlare di libri le aveva fatto abbassare ogni barriera: era per lei pane quotidiano, ogni libro lo considerava un amico fidato e di vecchia data.
    Fu forse anche per questo che rimase di sasso all'ultima, maliziosa domanda di Medea.
    «Co-come? - balbettò arrossendo fino alle orecchie - n-no, non ho mai le-letto niente di simile e non ho intenzione di farlo!»
    Si rese conto di aver risposto alzando ridicolmente il tono di voce, ma sperò di non sentir ridere la sua interlocutrice: era già sufficientemente in imbarazzo così.
    Che fosse per gli elfi un argomento come un altro? Per lei non lo era di certo. Non vi era nulla di più intimo e delicato.
    Sperò che la scrittrice non volesse raccontarle niente del genere e, per scongiurarlo, andò avanti.
    «Non fraintermi, so che esistono... certi libri, ma non fanno per me. Non voglio conoscere l'amore su carta prima di averne avuto uno in carne e cuore. Le pagine possono bruciare, se scritte con fervore, ma mai quanto un amore vero.»
    Non era infatti soltanto pudicizia, la sua, ma una vera e propria risoluzione. Non tutto è più bello nei romanzi, dopotutto. Non aveva avuto il tempo di imparare tale bellezza con Ethan e non intendeva gettare un simile valore tanto facilmente.
    «A me piacciono - prese un bel respiro nel tentativo di calmarsi - le leggende, sopratutto. I grandi amori tormentati che danno origine a qualcosa di ancor più meraviglioso, o anche gli amori tragici. In generale apprezzo molto quando la protagonista è una donna, mi aiuta molto ad immedesimarmi...»
    Lynae prese di nuovo la via verso i frutteti, cercando frescura e riparo. Camminando afferrò un'albicocca da un ramo e iniziò a mangiarla senza prestarvi molta attenzione.
    «Quali sono, invece, le tue storie favorite?»


    Energia: 100%
    Stato fisico: illesa
    Stato mentale: agitata, in imbarazzo


    Tecniche utilizzate: -


    Passive degne di nota:
    Incanto Delicato: la sua bellezza eterea e il fascino della sua figura hanno una componente mistica, che fa rimanere abbagliati coloro che per la prima volta ammirano Lynae e che portano spesso sguardi ammirati su di lei.
    Cuore Generoso: la sua indole buona e premurosa la porta a comprendere con più facilità i sentimenti e le emozioni altrui.

     
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    Allora tornerò con un regalino per tutti, la prossima volta. - Annuì dolcemente quando la ragazza accettò il suggerimento, contenta di poterla aiutare con una cosa così semplice. Sapeva che non era impossibile dirigere qualcuno nella giusta direzione, bastava solo saper ascoltare.

    La cosa bella però, per Medea, fu riuscire ad avere una reazione come quella che Lynae aveva avuto alla sua domanda. Il suo sorriso divertito e gli occhi che trasmettevano quanto trovasse quella reazione genuinamente imbarazzata adorabile, tutto era lì per trarre gioia da quel piccolo tiro mancino che le aveva tirato. Il modo di scherzare della ragazza era ormai ovvio. Aveva del bambinesco, ma non era affatto innocente in ciò che faceva, e sapeva perfettamente cosa diceva. - Io ne ho letto qualcuno. A volte funzionano a meraviglia. - Le fece un occhiolino complice, conscia dell'ulteriore imbarazzo che avrebbe creato. Era divertente, in fondo, doveva ammetterlo. - Ma fai bene, Lynae. - La sua espressione tornò seria, seppur serena. - Vorrei aver vissuto le mie prime storie con questa innocenza. - Le sorrise. C'era un'indizio di malinconia, ma non si lasciò turbare da questo. Era vero, però, che lei aveva avuto relazioni atipiche, e che le hanno cambiato il modo di vedere le seguenti. Ognuno si basa sulle proprie esperienze, d'altronde. Per togliersi quell'idea dalla testa, la sua mente elaborò un continuo machiavellico. - Quindi... Non hai mai baciato nessuno? - Avrebbe cercato di avvicinarsi al volto di lei, pericolosamente, ma senza avere veramente intenzione di fare niente. I suoi occhi si sarebbero fermati su quelli della ragazza per qualche secondo, sinceri e cristallini, per poi tirarsi indietro come nulla fosse, ridendo. - Scusa, scusa. Era un desiderio irrefrenabile! - La mano che le copriva la bocca non riusciva a contenere il sano divertimento che aveva tratto da quel piccolo gesto di sfida.

    Di leggende ne ho quante ne vuoi, e amori tragici... Sono all'ordine del giorno nella realtà, figuriamoci nella fantasia. Non sarebbe più bello leggere di una storia d'amore che va sempre per il verso giusto? - La domanda era posta all'altra, ma se lo stava chiedendo da sola. Non era certa della risposta a quel quesito, e forse la risposta di quella che cominciava a considerare un'anima affine poteva aiutarla. - Io... Io preferisco le imprese eroiche. Chi non vuole essere un eroe, a modo suo? - Si voltò verso di lei, uno sguardo onesto che osservava il volto di Lynae. - Anche se, mi sento più in grado di essere il narratore. Colei che ha assistito a gesta grandiose coi suoi occhi, e che le tramanderà nel tempo. - La sua espressione cambiò, tornando giocosa. - Beh, in pratica scriverò. Tanta pomposità per dire una cosa così semplice.

    Lo sguardo si perse per qualche attimo nel paesaggio, prima di porre la domanda successiva sovrappensiero. - Hai detto che la tua vita ti piace, e che avresti difficoltà a togliere le tue radici. Posso capirlo, davvero. - Il suo sguardo passò sul terreno, come a cercarci qualcosa, forse una risposta. - Non vorresti esplorare di più il mondo, che a volte a più da offrire che i libri? Nel mio mondo... - Sospirò, prendendosi una breve pausa. - Non eravamo ben visti, noi elfi. Non abbiamo mai cercato il conflitto, almeno non tutti noi, ma hanno iniziato a temerci per via dei nostri poteri. Tutta la conoscenza che ho, l'ho dovuta guadagnare nascondendomi come un topo e accumulandola anno dopo anno. - Si fermò di nuovo, portando il suo sguardo su quello di Lynae. - Ma mi ha permesso anche di vedere quello che normalmente non avrei potuto. In un certo senso, mi ha reso quello che vedi oggi.

    Si fermò per lunghi attimi, ma la tensione avrebbe potuto ancora sentirla. - Non pensi che ti aiuterebbe?

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - Pensato
    Dati Tecnici - Scheda

    Riassunto: -

    Note: ///
    Stato Fisico: Illesa
    Stato Mentale: Curiosa.
    Energia: 90%

    Tecniche Usate: -

    Equipaggiamento:
    Libro del Fato - Gula
    Il libro di cuoio bianco che si presentò a Medea come vuoto. Vi ha scritto al suo interno ogni storia che aveva letto e ricordava, una quantità infinita, e questo oggetto è riuscito ad accogliere tutto senza esitazione. Non sa nulla della sua origine, ma sapeva che per attivarne il vero potenziale doveva scriverci sopra qualcosa che le stesse a cuore. Ci mise svariati mesi a scrivere ogni cosa nei dettagli, ma scoprì che ne valse la pena. Con il libro riusciva a ricordare istantaneamente le storie, permettendole di attingere velocemente al potere di evocazione che le era stato conferito. [Instant Casting]


     
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