Levin August Theophil von Bennigsen

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    Viaggiatore dei Mondi

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    Razza: Umano
    Sesso: Maschio
    Età: 61 anni
    Classi: Fighter, Rogue (1°); Psion (2°)
    Revisione/Conto



    Aspetto: Levin è un uomo atletico. Alto più di un metro e ottanta centimetri per un peso di appena novanta chili; ha spalle larghe e un fisico piazzato, alla stregua di un giovane nel pieno delle sue forze. É lo sguardo, però, a mostrare i segni dell’età e delle fatiche, celando quello che altrimenti sarebbe un bel viso. Gli occhi, d’un azzurro così chiaro da ricordare le gelide terre del più profondo nord, appaiono spenti, quasi appartenessero a un morto. Più di qualche ruga si fa spazio sulla sua fronte ormai stempiata, mentre i corti capelli e la barba accennata appena sono di un colore cinereo.

    Carattere: Schivo e taciturno, Levin può dare l’impressione di essere una persona piuttosto scontrosa, ma in realtà è piuttosto cordiale. Ha una personalità relativamente rigida: è estremamente ligio alla propria morale, ma pur di applicarla spesso si arroga il diritto di transigere alle regole. Ed ecco che le azioni più deplorevoli, come violenze, omicidi, stupri e quant’altro - diventano fattibili alternative qualora possano essere utili alla sua causa.
    É presuntuoso e tende a ritenersi superiore rispetto agli altri, pur mantenendo quell’esame della realtà che gli permette di riconoscere le altrui virtù.
    Gli piacciono le arti, la musica e il buon vino. Odia i crimini e gli stupidi.
    Teme la morte. Ne è terrorizzato al punto da esserne ossessionato, ma allo stesso tempo la brama, considerando la propria esistenza come qualcosa di estremamente simile all’inferno.




    Biografia



    Ekaterina Nikolaevna Raevskaja era una giovane donna dagli occhi cerulei e lunghe trecce bionde che le incorniciavano il viso. La sua bellezza era innegabile, e un suo solo gesto avrebbe fatto la felicità di qualunque dei giovani nobili suoi pretendenti. Uno sguardo, una carezza, un bacio fuggente ed ecco che il più retto e onorevole degli uomini cadeva ai suoi piedi. Ekaterina era conscia di questo suo fascino e lo sfruttò per accumulare ricchezze di ogni tipo. Denaro, gioielli e persino terre e proprietà le venivano donate da chiunque volesse averla, quale segno del proprio amore. Non furono pochi i nobili caduti in disgrazia a causa dei debiti contratti per soddisfarne i capricci. Mai a nessuno di loro, tuttavia, essa si concesse: temeva che un gravidanza deformasse quella sua perfezione, distruggendo e schernendo le sue armoniche forme.
    Aleksandr Aleksandrovič Ščerbatov, vecchio notaro e uomo dalla spiccata intelligenza, seppur macchiata da una becera ipocrisia, fu l’ennesima, ma ultima vittima di questa donna. Ben presto comprese che mai sarebbe riuscito ad ottenere da lei ciò che voleva e decise di rubarle proprio la virtù a cui più di tutto essa teneva: bastarono pochi, lunghissimi minuti di violenza a distruggere per sempre la donna amata in maniera così malata.
    Dopo un paio di mesi, Ekaterina non riuscì più a celare il torto subito, e i segni della gravidanza erano ormai visibili. Essa venne screditata, insultata e persino picchiata a causa della sua impurità, del suo comportamento lussurioso. A poco a poco le sue ricchezze le vennero sottratte, e si ritrovò, per la prima volta in vita sua, a dover lavorare per sopravvivere. Cominciò ad odiare ciò che portava in grembo, frutto di una violenza, causa della perdita della sua bellezza, ragione della sua disgrazia. Più la vita cresceva il lei, più la malediceva; augurava la morte a quella creatura, morte a cui ella stessa ambiva, ora che aveva perso tutto.
    Hans Adam von Bennigsen, membro di spicco dell’esercito, era un uomo non più giovanissimo che pochi anni prima perse la testa per Ekaterina. Hans era una brava persona, ma peccava per i suoi eccessi d’ira: quando la collera si impossessava di lui, la vista gli si accecava ed era capace di compiere anche le azioni più impensabili. A causa di una missione, fu costretto ad allontanarsi dalla patria per qualche anno; durante questo periodo maturò l’idea di chiedere la mano dell’amata: la situazione che trovò al suo ritorno non poté che farlo andare su tutte le furie. Il primo a pagarne le spese fu Aleksandr Aleksandrovič Ščerbatov, decapitato da una sciabolata del militare. Ma la collera, si sà, non è ragionevole, né equa. E una morte, da sola, non bastava a calmarla. Fu la stessa Ekaterina la seconda vittima del folle uomo. Hans la raggiunse e la soffocò con le proprie mani. Quando la donna spirò l’ultimo respiro, Hans realizzò cosa aveva fatto, e tra le lacrime comprese la tragedia. Fu un miracolo, o una maledizione - a seconda dei punti di vista, a far in modo che la creatura nel grembo di Ekaterina fosse ancora vivo. Come in trance, Hans squartò il ventre dell’assassinata e salvo il bimbo. Ad egli diede il nome di Levin August Theophil von Bennigsen.
    Per evitare le conseguenze delle sue azioni, Hans si rifugiò in un suo possedimento nell’Amnos. Qui crebbe Levin come un figlio, insegnandogli ciò che sapeva e sperando in questo modo di pagare pegno per le sue azioni. Mai rivelò al bambino ciò che era successo, ma in Levin c’era qualcosa di strano. Come per opera delle maledizioni che la madre tanto a lungo aveva inveito contro di lui, il bambino non pareva avere quel comportamento gioviale tipico di tutti gli infanti. Serio e cupo, cresceva, apprendeva. Non chiese mai delle sue origini, come se non gli interessasse. Intraprese un rigido addestramento militare da parte del padre adottivo, e mai una volta se ne lamentò. Non aveva altre conoscenze a parte l’uomo, ma leggeva molto, e altrettanto apprese sul mondo. A mano a mano che il tempo passava, Levin cominciava a temere la morte, quasi la tragedia nascosta dietro la sua nascita pesasse ora su di lui, inconsciamente. Gli anni passavano, e l’ormai vecchio Hans spirò il suo ultimo respiro. Da quel momento l’ormai adulto Levin cominciò a vagare per l’intero presidio settentrionale, sperando di poter ottenere la cura di quel male incurabile. L’obiettivo a cui Levin dedicava la sua vita, era quello di evitare la morte.




    Abilità



    Vsevobuch
    L’allenamento marziale effettuato con suo padre ha reso Levin un ottimo combattente: schiva e colpisce con un’agilità ai limiti del sovrumano, per poi sferrare dei colpi incredibilmente potenti; la sua energia, in effetti, pare non finire mai. Passiva agilità 5 pt; Passiva forza 5 pt; Passiva 10% in più di mana 5 pt.
    [15 pt]


    Kombat Sambo
    Levin ha passato la vita ad allenarsi ed è in grado di sferrare colpi con più potenza del normale e di difendersi dagli attacchi avversari nella maniera più efficace possibile; con un pugno, un calcio, o semplicemente parandosi, è in grado inoltre di dissipare gli attacchi magici. Abilità offensiva fisica a consumo variabile 2pt; Abilità difensiva fisica a consumo variabile 2pt; Abilità difensiva magica a consumo variabile 2pt.
    [6 pt]

    Systema
    La mente di Levin è forte. Tanto forte da permettergli di schermarsi da ciò che la minaccia, qualora riuscisse a percepire l'attacco psion. Abilità difensiva psionica a consumo variabile.
    [2 pt]

    Sibirskiy Vjun
    La più potente delle tecniche di Levin. Si tratta di una vera e propria onda di energia che può essere sferrata a distanza e che può cagionare danni rilevanti da ustione. Abilità offensiva magica a consumo critico.
    [1 pt]

    Strakh
    Non sempre agire sulla mera potenza è strategia più efficace. A Levin basterà toccare l'avversario per minarne la stabilità. Si tratta di un’abilità a consumo basso che intorpidisce per qualche secondo il corpo dell’avversario. Abilità offensiva psion a consumo basso.
    [1 pt]

    Edited by Fëdor D. - 22/3/2021, 16:04
     
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