[EM] Epica Aristoteleia

Capitolo IV

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  1. Dracace
     
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    Continua da Qui


    La maggior parte del più grande mercato del presidio Sud è collocata in una vasta piazza, illuminata in un suggestivo gioco di ombre e luci da fiaccole e lanterne. Qui, passando da una bancarella all’altra, gli abitanti della città sotterranea si accalcano per acquistare letteralmente ogni genere di mercanzia. Ben disposta su tappeti o impilata su un assito, la merce viene attentamente esaminata dai compratori, passa di mano in mano, soppesata e tastata, spesso fatta sparire in tasca o in una borsa con estrema disinvoltura. Non c’è un ordine logico che regoli le disposizioni nel Bazar o che ne imponga l’esclusivo utilizzo da parte dei mercanti, e così finiscono col crearsi bizzarri abbinamenti, come un venditore di carni secche a lato di un gioielliere o un commerciante di legni rari e profumato dirimpetto all’esibizione di un giocoliere-mangiafuoco. Proprio per questo il grande raduno di ricchezze è più di ogni altra cosa l’emblema di Merovish, testimonianza delle svariate attrattive e dell’indomita natura selvaggia che ne caratterizza gli abitanti.

    Il duo si fa strada in tutta questa confusione, osservando e odorando l’infinita varietà di prelibatezze e disgustosi intrugli che viene offerta ai ventri affamati. Come per tutto il resto, anche il cibo presentato non è omologato e univoco. Ogni palato può trovare soddisfazione e anche le più bizzarre richieste vengono efficientemente soddisfatte, se accompagnate da un lauto pagamento. Nessuno sembra infetti fare molto caso a una macabra esposizione di arti umani sotto sale, né tanto meno chiedersi da dove vengano o a chi siano appartenuti. Il denaro, forse unica vera leva per smuovere gli animi assopiti di quella marmaglia senza scrupoli, non disgusta mai, a prescindere da come viene guadagnato.
     
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    Come ogni centro abitato che si rispetti, anche la sotterranea Mer-o-Vish possedeva la sua piazza con mercato: il Bazar delle Talpe.
    Gli occhi di Aristotelis si spostavano frenetici da un lato all'altro, per poter osservare tutto il possibile.
    Un arcobaleno di odori colpiva le sue narici, ora soddisfatte, ora infastidite.
    Più che un mercato, sembrava una fiera di nomadi, ma in fondo gli abitanti del sottosuolo sembravano essere più viandanti che fissi cittadini.

    L'oplite era meravigliato dalla grande quantità e varietà di merci, mercanti e compratori.

    Non ho mai visto nulla del genere.

    Commentava laconico, pensando a voce alta più che esprimere dei giudizi.
    In quella piazza sconfinata erano presenti anche numerosi saltimbanco, tutti abili esponenti dell'arte circense.
    Non era magia, la loro: semplici trucchi da intrattenimento. Anche il greco avrebbe potuto farli.

    Nella folla i due non potevano fare a meno di urtare contro sconosciuti che si muovevano quasi a caso, in preda alla loro necessità, più o meno concreta, di acquistare.

    Questo posto è una bolgia.

    Scrutando le bancarelle, un vuoto senso di disgusto lo colse. Notò con immenso ribrezzo delle braccia umane, essiccate ed esposte come fossero normale cibo da consumare.

    Quelle... Sono braccia d'uomo?

    Volle concedersi un briciolo di beneficio del dubbio, probabilmente superfluo.
     
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  3. Dracace
     
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    Mentre il volto dell’oplita muta, assalito da un espressione di disgusto, le urla di un mercante sovrastano il caotico sottofondo della piazza e attirano inevitabilmente l’attenzione del duo. Il venditore è circondato da grosse griglie arroventate sopra cui arrostiscono abbondanti porzioni di carne. Lo sfrigolio e l’odore di grasso caldo conquista definitivamente i clienti, portandoli a chiedere una porzione del gustoso cibo. Il vecchio cuoco si sfrega le mani davanti all’ennesima vendita di una giornata proficua e inizia ad armeggiare, attentamente osservato da Raem ed Ariste.

    Su una pentola ricurva posizionata al contrario sulle braci ardenti lievita piano un pane bianco, piatto e croccante, molto simile a una spessa cialda. L’uomo stacca una di queste pagnotte con una paletta, la farcisce con della carne tagliata a dadini e la porge all’oplita, definendo il particolare panino col nome di Pita.

    L’evocatore lascia cadere una moneta dalle piccole dimensioni tra le mani unte del cuciniere, per poi far cenno al greco di proseguire e prendere posto in una cavità presente nella parete, spaziosa abbastanza da permettere loro di sedersi comodamente l’uno accanto all’altro.

    Aristotelis, io bisogno del tuo aiuto. Tu voler oro e io poter pagare per tuo aiuto. La gilda che cerca me ha sua sede qui, a Merovish. Gilda malvagia, con negromanti della Magia Nera. Loro fatti esperimenti terribili su molte persone, schiavizzato e ucciso le cavie. Tu potermi aiutare per fermarli?


     
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    A distoglierlo dal raccapriccio, un magico profumo di carne arrostita e una convincente voce mercantile.
    Sia Raem che Aristotelis si voltarono verso quella bancarella che offriva dell'inebriante cibo.

    Perfetto.

    Come se l'avesse letto nel pensiero, l'acrobata si avvicinò a quel banco utilizzato per l'arrosto, facendosi dare uno strano pane piatto e condito con montagne di carne.

    Questo mi piacerà.

    Dal canto suo, l'acrobata non prese niente.

    Dopo che Raem pagò, i due si allontanarono dalla folla per trovare posto in un'insenatura della roccia.
    Al primo morso che diede alla pietanza, l'oplite sentì un calore pervadergli il corpo, lo stomaco ammutolirsi e le papille gustative esplodere in una festa di sapori.
    Mangiò avidamente, finendo in pochi bocconi.
    Un raro sorriso spuntò sul suo volto.

    Ho trovato qualcosa che mi piace, in questa terra.

    Seduti l'uno accanto all'altro, l'acrobata parlò.
    Una sorta di proposta di lavoro: unirsi a lui per fermare l'organizzazione che gli dava la caccia, e che a detta di Raem si era macchiata di crimini terribili.

    Aristotelis non si soffermò troppo a soppesare quelle parole, cercando di capire se fossero verità o menzogna. Aveva bisogno di denaro, e subito. Un'occasione del genere non si sarebbe ripresentata tanto presto, pensava.
    E poi, aveva visto che razza di gente abitava in quei posti. Tutto sembrava confermare ciò che l'evocatore gli aveva detto.

    Fermarli probabilmente significa ucciderli. Ho forse mai ucciso, senza esser prima sicuro di stare facendo quello che consideravo giusto?

    Guardava senza espressione la terra. Non aveva mai combattuto per procurarsi da vivere.
    Ma quella non era la sua Grecia, e quella non era una situazione in cui permettersi dubbi morali.
    Doveva sopravvivere ad ogni costo, se voleva ritornare a casa.

    Ti aiuterò.

    Sentì i muscoli tendersi al pensiero lontano del sangue.

    Sì, ti aiuterò. Dimmi di più su questi uomini.



    Edited by :^| - 10/5/2011, 15:38
     
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  5. Dracace
     
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    Il parlottio frenetico del grande mercato sotterraneo è in un qualche modo confortante e stare rannicchiati per terra, seduti a godersi un lieve tepore discorrendo d’affari, è senza dubbio una delle piccole soddisfazioni della vita. Mentre da un lato lo stomaco del greco è riempito, almeno in parte, dalla sostanziosa focaccia, nel corpo del non morto il sangue estraneo scorre ancora caldo nelle vene, riportando un po’ di vita tra le membra disfatte e dando all’evocatore il soddisfatto sentore di sazietà.

    Alla richiesta di maggiori informazioni, Raem non si tira indietro e cerca di offrire un quadro completo di ciò che la coppia di neo amici dovrà affrontare.

    Gilda ha due piani : uno sotterraneo, uno a livello cunicoli. In tutto ci sono decina abbondante di guardie, forse quindici, ma sparsi nei vari locali. Esserci anche uno o due inservienti, ma noi non uccideremo loro. L’unica cosa che dovrai fare per me sarà abbattere portone d’entrata, e poi starmi vicino, fianco a fianco, nella mischia. Altre domande?



    Il tono della voce è fiero e sicuro, quasi autoritario. Se quelle sono le basi per una lunga e duratura collaborazione, il dotto deve fin da subito mettere in chiaro i punti focali di quell’unione. L’oplita verrà pagato bene, verrà istruito sul mondo di endlos, nuovo e oscuro ai suoi occhi, verrà aiutato nelle difficoltà e protetto dai pericoli. In cambio, sarà al soldo dell’accademico, spada e scudo su cui poter far affidamento nelle sue macchinazioni.
     
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    Ascoltò attentamente le parole dell'acrobata proferite con autorità e fermezza, stampando nella sua memoria ogni dettaglio importante.
    I nemici da affrontare erano tanti, e loro erano soltanto in due, ma non sarebbe stato un problema. Più di una volta si era ritrovato a combattere contro orde sconfinate di avversari, quando il suo plotone era composto da poche centinaia di soldati.
    Bene o male, le proporzioni erano quelle.

    Che armi hanno questi uomini? Come combattono? Potrebbero immaginare un nostro attacco?

    Era utile sapere che tipo di organizzazione militare e strategica si sarebbero ritrovati davanti e studiare al meglio l'offensiva a sorpresa che avrebbero sferrato contro la gilda.

    Passando mentalmente in rassegna tutto quello che aveva appreso su quelle terre fino a quel momento, un lampo gli ricordò qualcosa di assolutamente necessario.

    Mi serve una cosa.

    Lanciò occhiate rapide in mezzo alla folla rumorosa, tentando di scrutare le merci di qualche bancarella sparsa qua e là.
    Gli serviva sì un oggetto, senza il quale la sua capacità militare era notevolmente compromessa.
    Il compagno inseparabile della spada.

    Mi serve uno scudo.

    E doveva trovarlo, prima di avventurarsi insieme a Raem contro la gilda che gli dava la caccia.


     
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  7. Dracace
     
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    Letteralmente sommerso dalle domande del greco, Raem cerca di rispondere il più chiaramente possibile, nel tentativo di rifinire la strategia per l’irruzione.

    Loro arme diverse, picche, lance, spade, e archi moderni, come visto oggi. I più pericolosi sono maghi, colpiremo loro per primi. Non aspettano nostro attacco : io straniero, disorientato, come poter preparare secondo loro attacco contro forte gilda?



    Quando l’oplita manifesta la propria richiesta, l’evocatore individua subito il luogo adatto all’acquisto dello scudo. Con improvvisa fretta si alza da terra e inizia a fendere la folla, scostandola sgarbatamente al proprio passaggio. Ormai la fame è il caldo della giornata costringono il popolo sotterraneo a rintanarsi nei meandri delle gallerie, facendo tappa forzata presso il bazar per procurarsi un frugale pasto o semplicemente per dimenticare i propi problemi grazie all’alcol e alle droghe.

    Un paio di minuti in quella soffocante calca sono necessari alla coppia per raggiungere la meta prefissata. Si tratta di una pesante botola aperta, da cui si intravedono alcuni gradini che permettono di accedere al locale inferiore. Questo non è altro che una ben fornita armeria, con tanto d’esposizione della mercanzia poggiata su piccole credenze in legno. Ovunque volge lo sguardo, mazze ferrate, balestre, armature e spade brillano in attesa di essere acquistate. In fondo allo spazioso monolocale il proprietario, un vecchio alto e smunto ma dall’aria sveglia, sembra illuminarsi d’un tratto alla vista del non morto e, rivolgendosi a lui con una certa confidenza, prova a presentargli qualche nuovo artefatto.

    Raem, ben venuto! Arrivi giusto in tempo per osservare le nuove armi provenienti direttamente dalle fonderie presso Klemvor. Guarda un po’ questo, potresti aggiungerlo alla tua collezione.

    Mentre parla, estrae da sotto il bancone un piccolo bastone e lo ruota, provocando un rumore di ingranaggi messi in moto. Il legno si divide in due parti con un piccolo sbuffo e come smosso da un fremito inizia a srotolarsi, simile a un cannocchiale richiudibile. Un battito di ciglia e il piccolo utensile apparentemente inoffensivo si è trasformato in una lancia di un metro dalla cui estremità sporge un disco dalle acuminate lame rotanti.

    Conciliante, Raem spiega il reale motivo della sua visita.

    Non il mio intelletto tenterai oggidì d’accattivare con le tue maniere persuasive. Codesto mio compare brama uno scudo più robusto d’una rocca e per ciò lo spirito m’ha spinto a menarlo presso la somma bottega d’armi e loriche del presidio meridionale.



    Uno rossore di malizioso orgoglio viene risvegliato sulle gote ingrigite dal tempo ed è con totale entusiasmo che il mercante si rivolge ad Ariste, cercando un assenso nel suo sguardo.
     
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    Ottenne le sue risposte, Ariste, e non solo.
    Seguì Raem che si faceva largo tra la folla, sempre più numerosa, con non troppa garbatezza.

    Camminarono per una manciata di minuti attraversando quella enorme piazza, per arrivare infine ad una grande botola aperta che conduceva in un negozio interrato.
    Incuriosito, l'oplite seguì l'acrobata, che per tutto il tempo era sembrato molto sicuro sul da farsi.
    Scese le scale, ammirò il locale: era un'armeria ben fornita e ben tenuta, con armi di ogni genere esposte e stipate, alcune addirittura assolutamente nuove agli occhi del soldato.

    Velocemente si fece notare il proprietario, un anziano arzillo nonostante la figura emaciata.
    Questi rivolse alcune parole all'acrobata, mostrandogli qualche diavoleria proveniente da chissà dove.
    Attentamente, Aristotelis osservava il prodotto, che sulle prime poteva sembrare un normalissimo bastone. Invece, con una semplice rotazione, ecco che questo si trasformò in una lancia con delle lame finali.

    L'oplite si lasciò scappare una risata di meraviglia.
    Sebbene stesse cercando soltanto uno scudo, di sicuro in quella bottega vi erano tante cose interessanti che avrebbe studiato con cura, quando il tempo glielo avrebbe permesso.

    Nel frattempo, Raem presumibilmente spiegò al mercante il vero motivo della loro visita, visto che l'anziano fissò sorridendo Ariste, in attesa di una sua richiesta.

    L'oplite velocemente cercò di spiegare all'acrobata come voleva lo scudo, in modo che egli potesse fare da traduttore.

    Cerco uno scudo circolare di novanta centimetri di diametro, pesante, in grado di sopportare colpi potenti. Non importa la finitura, solo la qualità.

    Per aiutare la comprensione, disegnò una circonferenza della grandezza desiderata nell'aria, stringendo poi un pugno come per dire "deve essere molto resistente".
    Riottenendo uno scudo, si sarebbe sentito molto più a suo agio.
    Forse avrebbe pure trovato un giavellotto, chissà.
     
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  9. Dracace
     
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    Vedendo il viso confuso del mercante a causa della parlata incomprensibile, Raem si affretta a fare da interprete al compagno e grazie alle sue parole e ai gesti dell’oplita, le richieste vengono infine comprese. Apparentemente molto soddisfatto dal tipo di mercanzia richiesta, il vecchio si avvicina ai due passando da dietro il bancone. Denota un leggero zoppicare alla gamba sinistra, tenuta innaturalmente rigida; forse sostituita con una protesi. Al contrario delle loro aspettative, i clienti vengono superati dall’anziana figura, che si dirige invece verso una parete espositiva lì a fianco. Qui sono accuratamente conservati pugnali e corte spade, e un naturale dubbio sulle intenzioni dell’uomo potrebbe comprensibilmente nascere alla vista di un simile comportamento. L’evocatore, che sa già cosa sta per accadere, punta gli occhi sul viso del greco, pronto a gustarsi la sua espressione di fronte all’ennesima ostentazione di magia.

    Intanto il proprietario del locale si è fermato davanti alla parete e ha iniziato a gesticolare convulsamente, formando con le mani sigilli e simboli sconosciuti ad entrambi gli avventurieri. Quello che segue tale cerimonia ha qualcosa di estremamente affascinante : con un lento accozzare di pietre, la parete di fronte allo zoppo inizia a sprofondare letteralmente nel pavimento, lasciando emergere dietro di sé un nuovo muro zeppo di scudi di ogni forma e materiale. Con un sorriso sornione, il commerciante lascia intendere ad Oreste di avvicinarsi a scegliere con tuta calma il prodotto desiderato. Sta per tornare dietro il bancone, quando la mano dell’accademico gli si posa su una spalla e, con voce cordiale, gli porge un’ulteriore quesito.

    Vorit, il compar mio necessita tremendamente baiocchi sonanti – e, in vero, nemmen la mia persona ricuserebbe sì pregiato metallo – e il raziocinio che possiedo è stato carezzato da una perspicua pretesa. Avresti forse ingaggi d’affidare ai nostri ferri arditi?


     
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    Una volta aver capito cosa desiderasse il greco, il mercante, con andatura zoppicante, si diresse verso una parete vicino al duo.
    Su questa erano esposte armi da taglio di vario tipo, non certamente lo scudo che Aristotelis aveva richiesto.
    Ma, rimanendo sorpreso per l'ennesima volta, l'oplite poté vedere un nuovo incantesimo modificare il muro, dopo una serie di gesti ed azioni del venditore assolutamente indecifrabili. Una parete svanì, un'altra prese il suo posto.
    Per l'ennesima volta, l'oplite sgranò gli occhi, stupefatto.

    Dove fino a poco prima vi erano spade e coltelli, ora imperavano scudi di ogni forma e dimensione, dal legno a leghe sconosciute al greco.
    Una gamma di scelta amplissima.

    Incredibile...

    Sorpreso più per la mercanzia ora in vista che per la magia precedente, l'oplite si avvicinò avido ai prodotti, dopo aver ricevuto il permesso.
    Intanto Raem discuteva con l'anziano proprietario del locale, senza che Aristotelis si interessasse minimamente all'avvenimento -d'altronde, non riusciva nemmeno a capirli.

    Con calma ed attenzione, l'oplite saggiava gli scudi, uno dopo l'altro.
    Alcuni erano troppo leggeri, altri poco resistenti, ogni tanto ne trovava qualcuno assai strano per il suo utilizzo, altre volte erano troppo piccoli, o troppo grandi.
    Di certo non era facile trovare qualcosa che si confacesse perfettamente ai suoi desideri, ma aveva abbastanza tempo per cercare e valutare.

    Un hoplon, mi serve un hoplon...

    Decise di concentrarsi su quello, lo scudo oplitico classico, senza perdere tempo ed indugiare su altri ignoti alle sue conoscenze.
    Passò poco tempo, prima che Aristotelis trovasse quanto cercato.

    Si sentì insolitamente felice.

    Sì, è perfetto!

    Riposto tra due scudi, un hoplon di forma leggermente ellittica aspettava soltanto di essere prelevato dall'oplite: era nero, proprio come il resto della sua panoplia, presentava delle decorazioni circolari in oro e dei disegni di frecce, ma soprattutto, sull'asse minore, aveva due curve vuote che avrebbero permesso al soldato di utilizzare la spada in azioni combinate con lo scudo o di utilizzare questo in altri modi.
    Era anche più grande di quanto lo desiderasse, ma ciò non costituiva un problema, in quanto avrebbe svolto il compito protettivo in maniera migliore.

    Dopo alcuni accertamenti sul peso e sulla mobilità, Ariste si avvicinò al mercante e all'acrobata, visibilmente soddisfatto.

    Ho trovato quanto cercavo.

    Improvvisamente, però, lo assalì la realtà.

    Ma come farò a pagartelo?

    Aveva già dei debiti, in quel Bazar. Crearne altri sarebbe stato un problema.
     
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  11. Dracace
     
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    Mentre il non morto parla, un sopracciglio bianco e dubbioso si inarca terribilmente sul viso del mercante, che intuisce l’antifona del pomposo discorso. A quanto pare lo straniero è al verde e quel furbone di uno zombie sta cercando di convincerlo a fargli un po’ di credito. D’altra parte chi gli sta facendo la richiesta è un suo cliente assiduo e sempre puntuale con i pagamenti e quella è la prima volta che se ne esce con una pretesa simile. Sbuffando e borbottando, perso in parte il buon umore mantenuto fino a quel punto, Vorit sparisce dietro il bancone per ricomparire qualche istante dopo rosso in volto e evidentemente affaticato dal sollevare un grosso e robusto baule in legno. Con voce contrariata e un poco indispettita, spiega in cosa consiste il lavoro.

    Questo è un carico di punte di frecce e giavellotti che deve essere consegnato al più presto a un branco di Viashino, in pieno Yuzrab. Dentro troverai anche una mappa riguardante l’oasi dove avverrà la consegna. Non deludermi e forse potrebbe esserci anche un piccolo compenso extra, oltre allo scudo.

    Poi, rivolto ad Ariste che proprio in quel momento arriva vicino ai due brandendo soddisfatto il nuovo scudo.

    Tu, invece, cerca di sparire dalla mia vista prima che il buon senso mi faccia cambiare idea. Fare credito al primo sbarbatello che me lo chiede, devo proprio essermi rammollito!

    Ben lieto di sottrarsi al malumore del venditore, Raem afferra una maniglia del baule e, con un cenno, chiede all’oplita di aiutarlo, spiegandogli brevemente gli accordi presi.

    Farti credito se consegnamo questa cassa. Aiutami, pesa.


     
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    L'oplite raggiunse Raem ed il mercante mentre questi stavano ancora discutendo, ed un forziere era ora presente sul bancone.
    Il vecchio venditore sembrava infastidito e scocciato, nonché stanco per aver sollevato quel pesante baule.

    Cosa è successo?

    Dopo essersi avvicinato, Aristotelis ricevette delle parole da parte dell'armaiolo in un tono davvero poco amichevole. Aveva fatto qualcosa che non andava?
    Prontamente l'acrobata gli spiegò sinteticamente la situazione.
    L'oplite annuì, prendendo l'altra maniglia della cassa ed andando via dall'armeria, prima così accogliente ed ora avversa.

    Una volta fuori, volle saperne di più sul destinatario della merce.

    A chi dobbiamo consegnare queste... cose?

    A dire il vero, non sapeva nemmeno di che cosa si trattasse, ma poco importava.
     
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  13. Dracace
     
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    Consegna a tribù di Viashino



    Concentrato nel non facile compito di coordinare gambe e braccia mentre risale le scale del negozio voltato di spalle, Raem risponde all’oplita in modo automatico, dimenticandosi delle sue origini straniere e della sua scarsa conoscenza delle specie del Regno. Il piccolo gruppo procede per qualche minuto tra l’affollato mercato, prima di imboccare l’ennesimo corridoio di pietra e venire inghiottiti da una cupa semioscurità interrotta solo da fioche lanterne infisse nelle roccia. Proseguendo, l’aumento dell’inclinazione del terreno tradisce l’avvicinarsi alla superficie ed è con un’iniziale luce lontana che quest’ultima si manifesta agli occhi ormai abituatisi al buio. Affrettando il passo tanto da costringere il greco a una buffa corsetta, il non morto si getta a capofitto in quel brillare accecante, attendendo che la vista torni a distinguere i contorni delle figure.

    Il nuovo luogo in cui la strana coppia è appena giunta, seppur totalmente privo di magia, possiede un fascino inspiegabilmente ammaliante. Sopra le loro teste, al posto della consueta grigia copertura si trova un immensa superficie cristallina, rilucente degli ultimi raggi di un sole ormai rosso e rivolto verso diverse terre. Sotto, beneficiando tanto dell’acqua sotterranea quanto della portentosa luminaria, un candido prato fiorito giace beatamente, sostituendo la nuda e arida superficie circostante. Di tale manto erboso ne approfitta un misto gregge di capre e pecore, intente a brucare l’erba, belare ed evitare le aguzze zanne di un cane lupo, probabilmente affidatario dei capi di bestiame.

    Riempiendosi gli occhi di quella vista così insolita nel bel mezzo di un deserto, il dotto si apre una via tra i docili animali e lascia cadere a terra il pesante baule. Un tonfo sommesso spaventa un paio di quelle tenere creature, formando un piccolo piazzale sgombro intorno ai nuovi arrivati. A propria volta anche l’accademico scivola a terra, esibendosi in un notevole stiracchiamento per poi posare la testa contro la dura superficie lignea e guardarsi intorno con aria beata. La voce, autorevole e conciliante allo stesso tempo, lascia intendere ad Ariste le sue intenzioni, comunicandogli la data della partenza.

    Partire domani. Notte passare qui.


     
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    Attraversarono tutta la piazza con quel baule dal contenuto sconosciuto -almeno all'oplite- senza fatica, preoccupandosi di tenere un passo veloce.
    Grazie alla sua forza molto sviluppata, Aristotelis non sentiva affatto il peso dell'oggetto da consegnare alla tribù dei... Viscino? Vashno? Una cosa del genere.

    Quando una luce lontana filtrava nei cunicoli, il soldato capì che avevano raggiunto una probabile meta, in quanto Raem accelerò il passo, fiondandosi verso quel bagliore.

    Quello che si mostrò ai loro occhi, dopo che questi si abituarono al cambio di luminosità, sembrava essere un pezzo di prateria presa chissà dove e trapiantata in quel mondo sotterraneo.
    La luce filtrava attraverso uno di quei laghi di vetro che si trovavano nel deserto, illuminando un prato verde brucato da un gregge di pecore e capre; poco più in là, un cane faceva loro da guardia.

    Un altro miracolo di quella regione.
    Una nostalgia vaga lo avvolse.

    Magnifico.

    L'oplite manteneva quel suo distacco più o meno accentuato dalla situazione, sebbene fosse veramente colpito da un tale contrasto di desolazione e rigogliosità della natura tra i cunicoli e quella piccola oasi nascosta alla superficie.

    Dopo aver posato il forziere ed essercisi appoggiato, Raem comunicò le prime indicazioni.
    Appreso che avrebbero dormito lì per partire il giorno seguente, Aristotelis si tolse l'elmo e posò lo scudo di fianco a sé, distendendosi sull'erba fresca e profumata, contemplando gli animali belanti nel loro pigro e quieto vivere.

    Tornerò... Tornerò in Tessaglia, e rivedrò questo scenario mille volte.

    Preda della stanchezza accumulata in tutta quella giornata alquanto movimentata, l'oplite cadde presto addormentato, non prima di aver dato un ultimo sguardo allo scudo da poco acquistato ed alla copertina del tomo preso alla biblioteca.

    A domani, allora...

    Poi, solo il mondo degli Oneiroi.

     
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  15. Dracace
     
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    Continua qui
     
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14 replies since 8/5/2011, 10:34   128 views
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