Serva Me, Servabo Te

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    rasia Иekär

    ~ Rosam Cape, Spinam Cave ~

    Come puoi disperdere le fila di una vecchia vita? Come fai ad andare avanti, quando nel tuo cuore cominci a capire... che il passato non può essere dimenticato, nemmeno se lo rinchiudi in qualche buio recesso della tua mente e ne sbarri le porte, affinché non possa uscire mai più? quando capisci che ormai non si torna indietro? cosa fare per non morire? quel che puoi fare è continuare a sperare di poterci riuscire..un giorno. Continuare ad illuderti, ingannando te stesso. Continuare sebbene sai che la speranza è un demone dagli occhi bui che avvelena, ruba la vita e ti uccide poco a poco, consumando il tuo corpo dall'interno. Veleno, null'altro che veleno..come l'amore.
    Lo sai..eppure devi continuare mentendo, perché ci sono cose che il tempo non può accomodare. Ferite talmente profonde, che lasciano un segno.
    Alla fine, nel tuo lungo cammino, potresti incontrare persone che ti cambiano la vita, colorandola di felicità, anche se di un misero "brandello". E io li ho incontrati. Colui che mi ha salvata più e più volte è stato Narivah. Ricordo ancora le parole che mi disse in un giorno di pioggia, freddo e buio. Lui lottava per farmi vivere e io lottavo al fine di morire.

    “Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo…Arasia. Che sia la libertà di volare o solo di sentirti viva…o di stare con le persone che ami... ma fallo.
    Raccogli le tue forze e rialzati, fai tesoro di ogni briciola di grinta che ti resta e usala per "andare".
    Non fermarti a metà strada.
    Non c'è tempo da perdere.
    Non c'è un secondo da sprecare.
    Per quanto folle ti sembri, ascoltami. Alla fine ti sentirai libera..perché sarai tu a decidere! E allora, sola allora, potrai essere ciò che tanto aneli essere: Aaliyah.
    Resta con me, vivi per me. Se non vuoi farlo per te stessa, fallo per me.
    Se ciò che ho detto ti sembra una pazzia ...vivi per me, non essere tanto egoista.
    Io voglio ... Aaliyah

    E quelle parole, quel giorno, accesero una flebile fiammella dentro di me...fiammella che, purtroppo, si sta nuovamente per spegnere. Mi ha mantenuta in vita per anni e ora si sta per arrestare..per mai più rinascere.
    Chi mi aiuterà ora..portandomi via da questo arido posto?
    Il paradiso è chiuso e sbarrato..devo viaggiare intorno al mondo per vedere se un uscio è rimasto aperto...
    ...trovare un uscio e non sbarrarlo nuovamente...calpestando i suoi buoni intenti. Karakuriki
    Indosserò una maschera e nasconderò ciò che sono. Relegherò queste emozioni nel profondo del mio cuore e mi vestirò di menzogna. Dopo tutto cos'è una bugia? Solo la verità in maschera.
    Alcune persone mentono in modo tale che non si può credere nemmeno il contrario di quanto affermano. Impossibile capire se siano sinceri o meno.
    Sarà come essere ad un ballo della Corte Oscura, il ballo della Lunga Notte. Il ballo dove realtà e fantasia si incontrano, il ballo dove la verità lascia spazio alla menzogna, dove tutto non è mai ciò che sembra. Qual è l'illusione? l'inganno? il falso e il vero?
    Ed è verso la fine del ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera, che si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante le danze. Il sogno si infrange e l'incubo ti siede accanto. La fantasia sfuma come nebbia al sole, lasciando il posto alla realtà.
    Io farò lo stesso. Quando tutto sarà finito mi spoglierò di falsità e tornerò ad agognare una sola cosa. Eppure, nonostante lo desideri, non posso fare a meno, a volte, di sfuggirgli.
    E tutto, sempre, si riduce a questo: Sfuggo ciò che m’insegue. Ciò che mi sfugge inseguo.
    Un pazzo gioco. Un folle desiderio di vita e di morte, un circolo vizioso, un serpente che si morde la coda...per l'eternità.

    Arasia Иekär




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    Le steppe di Daleli. Un altro luogo della sconfinata Endlos che skekDor non aveva mai attraversato. Il motivo per cui si trovasse lì, come al solito, risiedeva nel caso: il mezzo-Mistico era sempre in movimento, del resto.
    Ciò era dovuto un po' alla sua smania di esplorare i confini di quello che era diventato oramai all'effettivo il suo luogo di prigionia perpetua, e un po' al bisogno di trovare, nell'immensa landa desolata un luogo in cui trovare del buon cibo. In effetti, la sua voluminosa pancia ormai conteneva solamente qualche bacca insipida. Erano passati i bei tempi coi lauti banchetti, e le portate lussuose, e i bagordi...
    Ad allietarlo, quel dì, non c'era la solita litania prodotta dai Podling. Come si poteva ben supporre dalle sue movenze e dal viso rilassato, la parte buona aveva al momento la meglio. In altre parole, proprio per quel motivo lo Skeksis forse non aveva ancora iniziato a imprecare per la totale mancanza di un punto di riferimento.
    Le zampe irsute avevano trovato buona presa sul terreno secco ma quasi compatto, e la lunga coda di rettile, serpeggiando a ogni passo, lasciava dietro di sé una linea sinuosa che si perdeva ben oltre l'orizzonte.

    Lasciatosi alle spalle i cunicoli di Merovish, skekDor aveva rincontrato con estrema lietezza il caldo abbraccio dei raggi luminosi. Per lui, il quale il sole era letteralmente la vita, separarsi anche per poco dall'energia che l'astro gli forniva risultava essere una rinuncia eccessiva.
    D'altro canto, ora che a dominare era la parte buona, la voluminosa pancia non conteneva più alcuna anima. Questo significava che il rituale mattutino era già stato compiuto. In effetti, nuova linfa vitale scorreva all'interno di quel corpo marcio

    Alyah, direi di ambientare questa role dopo l'altra che abbiamo aperto, così ci lasciamo alle spalle Merovish e passiamo dal deserto alla steppa. In tal senso, quindi, quando i nostri pg s'incontrano dovrebbero già conoscersi XD


    Salute: 100%
    Energia: 100%

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    Shalysanne

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    Era sempre un motivo di gioia accorgermi di essere riuscita a irrobustire la mia essenza e aver recuperato altre parti delle capacità originali, prima che il passaggio del Maelstorm mi scombussolasse fin nel profondo. Il peggio fu scoprire al tempo di non poter scegliere a piacimento di celare l'emanazione dell'anima e la mia immagine, come invece ero abituata prima del cambio di dimensione. Fortunatamente li recuperai in fretta, ma nei tempi recenti si aggiunse un'altra comodità: la possibilità di perdere consistenza rapidamente.
    Mi era possibile solo per pochi attimi, ma comunque aveva la sua utilità.
    Mi faceva sentire più sicura di me e non come autostima, piuttosto a livello di possibilità di poter muovermi da sola verso luoghi altrimenti poco consigliati. Tutta questa introduzione per dire che a Daleli ci tornai, così da verificare sul campo quanto prontamente i nuovi poteri mi rispondessero o, come per l'invisibilità nei tempi recenti, avessero dei difetti. Giusto per non perdere inutilmente del tempo, combinai l'uscita in quella zona ad un nuova commissione.

    Il tutto si concluse con successo, sia i test che quel compito da poco e tanto insignificante da non essere nemmeno degno di essere menzionato. Più interessante si rivelò il viaggio di ritorno, perché con tutto lo spazio disponibile del Presidio Sud... andai ad incrociare il cammino proprio con una faccia già vista. O per essere precisa: un becco rapace dietro cui si trovava la creatura più curiosa incontrata fino ad oggi dal mio arrivo su Endlos.
    Socchiusi le palpebre ad affinare la vista, cercando di capire se mi stessi sbagliando o meno.
    « Questo è l'ultimo posto dove mi sarei aspettata di rivederti. »
    Esordii con voce velatamente divertita, dopo essermi avvicinata a... com'era il suo nome? Si era poi presentato quella volta davanti ai Cunicoli d'Ingresso per Merovish? In ogni caso abbassai prontamente un lembo del copricapo in tessuto candido a scoprire il viso, prima che arrivassero le più banali domande a chiedere di mostrare il volto.
    « I Cunicoli d'Ingresso non ti ispiravano più? »


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    × Un desiderio al giusto prezzo.
    |Passiva di caratterizzazione gdr - Esaudire desideri|

    × Tra il visibile e l'invisibile.
    |Effetto: Invisibilità [], Immortalità, Auspex e Anti-auspex spirituale|

    × Volontà d'acciaio.
    |Effetto: Protezione dalle malie, Istant-casting|

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    Il sogno si infrange e l'incubo ti siede accanto.

    Forse per pura coincidenza quelle parole che come macigni si aggiungevano all'angustioso penar di un anima tormentata avrebbero attraversato tale mente straziata nello stesso momento in cui gli occhi, forse arrossati da un pianto sommesso, forse no, avrebbero notato una presenza sederle accanto. Dapprima percepita come un informe ammasso di pelo incredibilmente nero, quasi sfuggisse la luce, ma poi percepito meglio come qualche sorta di grosso animale.

    La pelliccia dell'irsuta creatura era folta e apparentemente morbida al tatto come quella del più coccolato dei felini domestici. Con cadenza sinuosa e tranquilla una coda pelosa e nera si muoveva alle spalle dell'incuriosito avventore che, come la dama in pena, sedeva sul masso di roccia nel bel mezzo della solitudine di quello strano deserto. Il gattone nero, a differenza dei suoi cugini minuti abitatori di appartamenti, era però un bel cucciolone di felino, alto intorno al metro e cinquanta e abbastanza paffutello. O forse era la pelliccia a gonfiarlo tanto, probabilmente.

    Qualcosa non va, bocciolo di rosa? Con aria bonaria e voce profonda e caramellata avrebbe chiesto mentre la testa si inclinava di poco a destra. Gli occhi, enormi rispetto al viso come consuetudine tra i gatti, come fari nella notte erano posati sulla donzella, scrutandola con avidità latente.

    Una lingua ruvida e violacea fu passata sul labbro superiore mentre i gialli canini appuntiti e sottili fecero capolino dalla boccia felina. Non sembrava avere altra sordida intenzione se non quella di consolare con qualche fusa e attenzione, tipica degli animaletti di compagnia desiderosi di tirar su di morale il proprio padrone, se non chè, disturbante a detta di altri trovatisi in passato ad aver a che fare con quella apparizione, la bocca della creatura rimaneva piegata ai lati in quello che continuava a sembrare un sorriso beffardo.


    Edited by *DaNtE* - 30/11/2015, 16:44
     
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    rasia Иekär

    ~ Rosam Cape, Spinam Cave ~

    Un Uroboro
    Un cerchio senza inizio né fine. Come la mia vita.

    …Il sogno si infrange e l'incubo ti siede accanto…


    Un pensiero non mio, ma le parole lo sono. Parole di un mio pensiero precedente. Parole che ritornano a me grazie all'operato di qualcun altro.
    Volto di scatto la testa alla ricerca dell'intruso, di colui che si è introdotto senza permesso nella mia testa. Invadendomi.
    A ricambiare il mio sguardo è un essere che mi siede accanto. Tenebra…informe e pelosa…
    …l'incubo mi siede accanto.
    Le mie labbra, tinte di un perenne rosa scuro, si piegano in un sorriso o almeno cercano di simulare il fantasma di un sorriso. Un sorriso che, purtroppo, ricorda più una smorfia infastidita che altro.
    Inclino la testa di lato osservandolo.
    L'ammasso di pelo nero come la notte più buia, altri non è che un enorme gatto, un "delizioso" felino alto intorno al metro e cinquanta, dal manto apparentemente morbido e setoso.
    Comparso dal nulla, se ne sta seduto su di una roccia, nel bel mezzo del deserto, sotto un sole cocente, ad osservarmi.
    …Realtà o illusione?
    Sogno o incubo?

    Sono forse svenuta e ora mi trovo nel mondo onirico?
    Impossibile.
    Per esperienza, so distinguere un sogno dalla realtà. In fin dei conti, sono una sidhe Unseelie. Noi ci serviamo degli incubi. La caccia selvaggia risponde a noi. Chiunque l'abbia vista sa di cosa parlo. Se, al contrario, ne avete sentito parlare o non sapete chi o cosa sia, credete a questo: non vi piacerebbe vederla. Una volta vista..sarà la vostra ragione ad abbandonarvi…non la vita.
    D'improvviso una voce profonda e dolce interrompe la scia dei miei pensieri.
    Dolce come miele…
    Ma anche il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia.
    Miele in bocca e il fiele in cuore.
    Sara così?
    Mentre lo osservo si passa una violacea lingua sul labbro superiore, mostrando i canini, gialli e appuntiti. In lui non sembra esservi alcuna cattiva intenzione, invero vi è quel desiderio che accomuna tutti gli animali domestici: quello di consolare il proprio padrone. Eppure..vi è un qualcosa in questo essere che non mi convince. Ed è qualcosa che ha a che fare con il sorriso beffardo col quale continua ad osservarmi…
    Alla fin fine di uno sguardo di rabbia, di uno sguardo di dolore, di uno sguardo d'odio ci si può fidare. Un sorriso può nascondere di tutto.
    Con voce volutamente neutra, mormoro «Sono come una nave senza timoniere che naviga in una notte oscura.»
    Mai, come ora, parole da me pronunciate sono state così vere. Sono solita condirle, a volte, con un pizzico di bugia. Spesso, invece, mento spudoratamente.
    Dopotutto…Le bugie delle donne sono l'ispirazione dei poeti e il pane degli illusi.
    A differenza del tono usato poco prima, è con un'espressione sconfitta dipinta sul viso, di chi non ha possibilità, che continuo dicendo «Navigo in mari inesplorati, con una tempesta in arrivo e nessuna stella per orientarmi».

    Arasia Иekär



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    C'era da domandarsi come mai fosse la parte buona ad avere la meglio, nonostante le condizioni proibitive della steppa. Molto probabilmente, il più era dovuto al forte sole che picchiava sulla zona. In altre parole, di sicuro la metà funesta e iraconda non aveva motivi per far valere la propria presa, lì dove non c'era pericolo di rimanere senza energie. Chiaramente, mangiare qualcosa di solido avrebbe allietato ancor di più quel corpo vecchio e apparentemente fragile, ma in una steppa era assai improbabile incontrare dei campi coltivati e sperare in un lauto banchetto. Infine, c'era la speranza d'incontrare comunque una carovana, o quantomeno un insediamento di fortuna.
    Sì, tutte le condizioni erano a favore del Mistico, più che dello Skeksis.

    skekDor avrebbe proseguito stoicamente per la sua marcia ancora a lungo, se non avesse udito una voce alle sue spalle. Pur fermandosi subito, gli ci volle comunque qualche secondo per torcere il busto e permettere al collo di girare la testa nella direzione della nuova venuta. Era vecchio, e non era solo il suo palese aspetto a farlo notare.
    Quando le grosse iridi si posarono su Shalysanne, tuttavia, avvenne un fenomeno assai curioso: gli occhi parvero restringersi e aprirsi a intervalli regolari per diversi secondi, in una sorta di curioso tic nervoso che certo non sarebbe sfuggito allo sguardo vigile della donna.
    Tuttavia, così com'era comparso, il misterioso sintomo abbandonò presto il corpo del mezzo-Mistico. Di seguito questo, mosse le zampe per trovarsi di fronte a Shalysanne, la accolse nella maniera che forse lei s'aspettava meno.
    "Oh, siete voi. Sono felice d'incontrare un volto amico fra queste lande di morte."
    Ascoltò paziente la domanda sarcastica, ma la sua replica ancora una volta fu garbata e gentile: "La luce... Troppo bella per rinunciarvi a lungo. Ero entrato lì con un dubbio. Una volta sciolto il nodo che mi turbava, non aveva senso prolungare oltre la visita."
    Una delle mani si sollevò, e l'indice dotato di un lungo artiglio quasi trasparente puntò verso il petto della donna: "E voi, donna? La vostra fretta era dunque da imputare a una faccenda urgente e spiccia?"
    Beh, non aveva tutti i torti. I due si erano incamminati per vie diverse, dopo il loro incontro, eppure il destino li aveva uniti di nuovo

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    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    Il caligginoso gattone rimase a fissarla per tutto il tempo ch'ella indugiava, probabilmente per una questione di diffidenza naturale nei confronti di una stramba e ambigua creatura apparsa dal nulla che ti approccia con parole lusinghiere. Certo, se non si vuole parlare della classica reazione dei più sempliciotti "Misericordia santissima, un gatto che parla! Che stregoneria è mai questa?" omettendo altre espressioni ben più colorite e volgari. E anche in questi casi lo sgomento sorpreso era qualcosa di gradito alla creatura che avidamente si affiancava agli animi tormentati racimolando come un cagnolino a pieditavola le lacrime come fossero briciole lasciate cadere per distrazione.

    Non avrebbe nascosto un certo compiacimento lasciato trasparire dall'acuirsi del sorriso in un espressione bonaria mentre gli occhi si socchiudevano lievemente. La voce della donna lasciavano trasparire pena e tormento, come la prima intuizione aveva suggerito alla creatura, portandola a manifestarsi per offrire il proprio conforto. A modo suo, questo sarebbe stato certo, ma non c'era da escludere che, indipendentemente dalle intenzioni dell'interlocutore, alla donna avrebbe fatto bene avere qualcuno con cui esternare il proprio malessere nel cuore. Persona o gatto che fosse.

    Oh, perché crucciarsi tanto dunque? Cominciò a dire lui sempre garbato e politico, voce melliflua e accomodante. Non è sempre da considerarsi un danno abbandonarsi a se stessi di quando in quando, le navi rimaste troppo a lungo ancorate al porto vengono corrose dalla salsedine e avverdite dalle alghe. La deriva dell'anima potrebbe portarvi a lidi sconosciuti, insperatamente confortanti. Distolse lo sguardo in quei discorsi consolatori mentre porgeva il classico rovescio buono della medaglia, facendo una pausa poi per passare la ruvida lingua sul dorso peloso e nero della zampa destra. Ripetè l'operazione tre volte prima di ritornare a parlare.

    Il senso di abbandono e solitudine non potrà crucciarvi in eterno, dimenticherete presto la causa del vostro malessere. Non vi sembrerà più tanto importante con il passar del tempo. Giusto una sfumatura di compiacimento nel riferir una frase che ad un primo ascolto poteva sembrare conciliante e gentile, ma che nascondeva al suo interno un innesco dei sentimenti bui nel cuore della donna. Riferimento alla fonte del suo malessere atto a risvegliarne il dolore in maniera impercettibile e cammuffata, solo per poterne saggiare l'essenza in maniera simile al passare della lingua con gesti voluttuosi e lenti sull'irsuta pelliccia.

    Gli occhi si posarono nuovamente su lei, scrutandone la reazione, inquisendone le emozioni per carpir la fonte di quell'oblio.
     
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    Corrugai la fronte con poca enfasi, il minimo necessario a far comparire un leggero solco tra le sopracciglia e osservai la strana conoscenza con un velo di perplessità sul viso. Lo avevo incrociato una misera volta e sapevo di non poter pretendere di aver già inquadrato la sua indole, però rispetto alla scorsa volta... era stranamente quieto e di buon umore.
    Che il suo umore variasse a seconda di quanto si esponeva alla luce?
    Lo aveva appena citato lui stesso, indicandola come qualcosa a cui non poteva fare a meno.
    In ogni caso non era il momento di starmene lì a fissarlo troppo a lungo, prolungando il silenzio fino a renderlo un motivo di disagio.

    Dunque mi schiarii la voce e risposi.
    « Diciamo di sì. Ho un lavoro dove non è raro entrare e uscire da Merovish per arrivare fino a qua. Un po' come quella volta, sto tornando indietro dopo aver concluso il mio compito. »
    Ruotai di pochi gradi a sinistra, allargando il braccio della stessa parte come ad invitare l'essere a guardare dietro le mie spalle e oltre, dove più o meno si distendeva la strada che dovevo percorrere. Un nuovo movimento fluido e tornai a rivolgergli la fronte.
    « Certo che con tutto lo spazio del deserto è un vero caso incontrarsi ancora. Ma sotto sotto non mi stupisco più di tanto. Se ne può incontrare di gente: locali, viaggiatori e... chi arriva ad Endlos all'improvviso? »
    Terminai l'intervento con tono di domanda, influenzata da un pensiero passato per la testa e provocato da un dettaglio prima non notato: un'anomala massa scura. Sbattei lentamente le palpebre più di una volta, dubbiosa se prenderla come uno scherzo del sole o vera.
    « La vedi pure tu quella cosa? »
    Domandai alla creatura con cui stavo parlando, facendogli un cenno del capo ad indicare la macchia scura che un centinaio di metri dalla nostra posizione. Il gesto ebbe pure una seconda funzione: un invito silenzioso a spostarsi da lì e dare un'occhiata.
    Poteva trattarsi di un mostro o chissà che altro di pericoloso, ma come al solito non ero particolarmente intimidita: nel peggiore dei casi avrebbe ridotto male il mio involucro e sarei riapparsa intera il giorno dopo. Al contrario cominciò a farsi sentire non poca curiosità.
    « Io vado a vedere. Vieni? »
    Aspettai una risposta e indifferentemente dalla risposta, l'attimo successivo mi avviai in direzione della massa misteriora per togliermi il dubbio.


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    Resto ad osservare in silenzio l'enorme gatto che, dopo aver parlato e posto sensate domande e riflessioni, inizia a passare, lentamente e quasi carnalmente, la sua ruvida lingua sul manto tenebroso. E, giustamente incuriosita da tale creatura, perdo qualche istante nel contemplarla.
    Come non fare altrimenti? quel pelo nero come la notte sarà davvero soffice come sembra? o il contrario? Il suo comportamento, l'attenzione con la quale continua a leccarsi..lasciano intuire che sia ben curato e, quindi, davvero morbido…
    E quegli occhioni gialli…così intelligenti…così…
    Rendendomi conto, dopo un minuto (o forse più), di aver fissato troppo a lungo il mio interlocutore, mormoro «Il problema è sempre quello: penso, penso troppo.»
    Alle sue successive parole emetto una risatina aspra, priva di allegria. Una risata simile al rumore acuto di una catena stretta attorno alle ossa «Per esperienza personale posso dirvi questo: chi si lascia andare, chi si abbandona al dolore senza resistenza, o si uccide per evitarlo o abbandona il campo di battaglia prima di aver vinto.» concludo in tono freddo, privo di qualsivoglia emozioni. Sul viso, un sorriso debole e triste.
    «Avete mai provato la sensazione di essere lì, ad un soffio dal precipizio e non sapere cosa fare? e la scelta è tra il compiere un passo indietro e vivere, anche soffrendo, o scegliere di lasciarti andare e volare..verso la libertà? io l'ho provata, più volte di quanto voi possiate immaginare. E ciò che ho scelto, ogni volta, potete constatarlo voi stesso. La mia vita, in fondo, è la storia dei tentativi che ho fatto per tenere i piedi saldamente a terra, senza smettere di alzare gli occhi al cielo.» un sospiro mi esce dalle labbra, andando a perdersi nel caldo soffocante, tra la sabbia del deserto. «E vi sono quei momenti in cui, se solo sapessi dove, me ne andrei volentieri…»
    Fissando un punto alle sue spalle, come a dare l'impressione di guardare qualcosa che vedo solo io, mormoro «Non dimenticherò mai la causa del mio malessere. Essa è la mia vita e la mia morte.» un altro debole sorriso «Sono nata così, con il caos nell'anima…» dopo un istante, riporto lo sguardo su di lui e scuoto la testa …«Non sono nata per essere salvata».

    Non sono nata per essere salvata…


    Tali parole mi portano indietro nel tempo…
    in un altro tempo, in un altro luogo…
    E lottare non serve a niente…Finisci per tuffarti nei ricordi e ti fai male, cadendo di cuore.

    “Non sono nata per essere salvata”
    “Sì, invece. Ed io farò in modo che ciò accada.
    Alzati e inizia a vivere…al mio fianco. Io ti aiuterò.”

    …Un altro luogo, un altro tempo


    “Quante lacerazioni può sopportare un cuore prima che smetta di battere? Soffro Narivah, terribilmente.”
    “Arasia” la sua mano mi accarezza il viso “Ascoltami.
    Quando soffri, può sembrarti che questa sofferenza duri per sempre.
    Ma, sii certa, non sarà così.
    L'inverno si trasforma sempre in primavera, nessun inverno dura per sempre.”
    A queste parole, mio malgrado, non posso fare a meno di sorridere, fissandolo da dietro il velo di capelli bagnati.

    Un altro luogo, un altro tempo…

    “Voglio un passato nuovo, Lasaire. Nuovi ricordi. Voglio ricominciare da capo in ogni modo possibile..”
    “Così fragile, così umana, così diversa.”

    …Un altro luogo, un altro tempo


    “I cambiamenti, Arasia, non avvengono da un momento all'altro, sono modellati piano piano dalle persone che non si arrendono. Non arrenderti mai.”
    “Ma William…ho bisogno che ogni giorno succeda qualcosa di nuovo, per sentire che la mia vita va avanti. Sento che sto per crollare.” sussurro, con voce rotta dal pianto.

    Ritorno in me con un sussulto, il cuore un uccello in gabbia.
    Come se i miei occhi sapessero dove guardare…mi ritrovo a fissare il gatto negli occhi.
    Le sue parole…così dolci ma di una dolcezza affettata. I suoi modi insinuanti, insinceri…
    Mi ha colpita a tradimento, nascondendo dietro le parole i suoi trucchi. I suoi intenti…
    Ma so nascondermi bene dai colpi bassi…indossando le mie numerose maschere. Infatti, è con un sorriso smagliante che replico «Le parole possono mentire. Bisogna saper guardare oltre.» facendo cadere il velo di finzione indossato sino a poco tempo prima.

    Arasia Иekär



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    skekDor annuì lentamente al dire della donna: "Certo che lo vedo. E ritengo sarebbe saggio tenersene a distanza. In questi luoghi la vita si sviluppa con difficoltà, e certo le creature che abitano la steppa sono temprate dalla loro stessa esistenza. Non mi stupirei se quella creatura fosse ostile." Argomentò, ma Shalysanne sembrava aver già preso la sua decisione.
    Il mezzo-Mistico allungò una mano per afferrarle il braccio, ma l'artrosi non gli permise di raggiungerla.
    "Aspettate! Non-"
    Troppo tardi. Partita in quinta verso l'oscuro essere.

    Ora, in condizioni normali lo Skeksis avrebbe pensato alla sua sopravvivenza, seguando magari solo da lontano l'altra divinità col semplice fine di vederla finire preda degli artigli del mostro.
    Ma non era la volontà dello Skeksis a farla da padrone, quel giorno. Forse era proprio questo il guaio.
    Facendo uno sforzo immane per i suoi standard, il vecchio si afferrò saldamente i lembi della voluminosa gonna ottocentesca, così da avere meno impaccio per muovere le zampe. Gli artigli da rettile trovarono presa con difficoltà nella terra secca e sbriciolata, ma riuscì, in un'andatura simile alla camminata di un pinguino, a star dietro a Shalysanne.

    Mentre s'avvicinava, per altro, si rese conto che la creatura di forma leonina era in compagnia. Peggio di quanto pensasse, insomma: poteva esserci una doppia minaccia, e lui, per quel che ne sapeva, era da solo.
    In effetti, anche se l'altra s'era dimostrata essere un'entità superiore, non sapeva molto delle sue reali capacità

    Salute: 100%
    Energia: 100%

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    Il gatto socchiuse gli occhi mentre il sorriso storto che attraversava il suo muso irsuto da parte a parte si allargò ancora, quasi fino all'inverosimile. Il suo giochetto era stato svelato? Era stato appena ripagato con la sua stessa moneta? Avrebbe dovuto sentirsi offeso o perlomeno indispettito, ma così non fu in verità. Si lasciò andare in una risatina sommessa con le fauci serrate, solo una piccola fila di denti piccoli e aguzzi fece capolino dalla linea della bocca semi aperta.

    Il mondo appartiene ai bugiardi, mia signora. Rispose lui, riaprendo gli occhi e stavolta restituendo uno sguardo vivace e interessato. In vero, quella donna era il genere di disastro che lo attirava e interessava. Ostentava freddezza e distacco, prendeva le distanze dal baratro all'interno della sua anima. Poteva nascondere la verità a tutti, persino a sè stessa, ma non al gatto. Lui leggeva le emozioni turbinanti dietro a quella maschera di cera, lava incandescente sopra la fredda e nera roccia pronta ad eruttare al minimo movimento sismico. Gli occhi gialli alla donna sarebbero sembrati persino spalancati donando un aspetto ancor più ferale e intimidatorio alla creatura, certo subordinatamente all'impressionabilità di chi li guardava. Accarezzava con boriosità la possibilità di infrangere quel delicato castello di carte, con la stessa facilità con cui si strappano via i melliflui petali di un soffione.
    [Sostanzialmente userei un auspex attiva di empatia, attualmentein fase di revisione, concedimi la licenza poetica]

    Nascondere le proprie emozioni, la più grande di tutte le bugie. Mentire a sè stessi non è come mentire agli altri, temo. Può essere sicura che, prima o poi, i vostri peccati vi troveranno. Una sorta di minaccia resa meno ardita da un tono pacato e calmo, quasi come se stesse dando un consiglio accorato piuttosto che un giudizio inquisitore. L'espressione era tornata serena mentre gli occhi erano tenuti sulla dama, deliziandosi di ogni sfumatore della sua reazione. Provocare faceva parte della sua natura, ma non lo faceva mai in maniera sprovveduta. Il fondo di verità contenuto nelle sue sentenze era molte volte sufficiente per canalizzare la rabbia e la frustrazione nella figura stessa del suo interlocutore piuttosto che su se stesso.

    Avrebbe aggiunto dell'altro, ma ad un certo punto fu indotto a voltarsi percependo l'avvicinarsi di qualcuno che avanzava sotto il cocente sole del deserto. Piegò nuovamente la testa, rimanendo concentrato sui nuovi arrivati con la solita, ingorda, curiosità.


    [/QUOTE]

    Edited by *DaNtE* - 10/12/2015, 15:12
     
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    Shalysanne

    Scheda [x] ♦ Demone // Seele Corporation
    Djinn



    Incurante della mia stessa salvaguardia, continuai ad avanzare in direzione della creatura che formava una macchia nera sul terreno arido della steppa. Avendola adesso più vicina, potei notare meglio le sue fatezze feline e quel ghigno apparentemente perenne formato dalle fauci.
    A catturmi l'interesse fu la pelliccia nera. Avvertii un leggero impulso ad accarezzarla.
    Con un leggero ritardo mi accorsi pure della ragazza al suo fianco, spostando gli occhi a soffermarmi sulla sua figura: corporatura esile, pelle pallida e capelli chiari a dare l'idea di una creatura eterea. Magari era presto per trarre delle conclusioni, ma solo per l'incarnato non mi diede molto l'idea di un'abitante del Presidio Sud.
    Cominciai a rallentare l'andatura in proporzione alla distanza da loro che si accorciava, non dimenticandomi di tenere alta la guardia e non offrire facilmente il fianco.

    « Ehilà! »
    Esordii con banalità, socchiudendo gli occhi a far schermo contro l'intensità del sole e al tempo stesso per focalizzarli meglio sul duo di sconosciuti. Uno sguardo penetrante e attento, quasi predatore, specialmente a cercare di prevedere eventuali azioni aggressive.
    Per il resto ci pensavano i sensi spirituali a suggerirmi di avere davanti esseri non comuni.
    « Vi siete persi nella vastità del deserto? »
    Altra domanda prevedibile, ne ero consapevole, però da qualche parte dovevo pur cominciare.
    Distolsi pochi istanti gli occhi da loro due, giusto per vedere skekDor raggiungermi tra un dondolio goffo e l'altro nel sorreggere l'abito per non inciamparci dentro. Successivamente all'arcertamento della fonte di quei rumori, tornai ad osservare la ragazza e la bestia.


    » Status.

    Fisico: Perfetto
    Energia: 100%
    Riassunto: ///

    × Un desiderio al giusto prezzo.
    |Passiva di caratterizzazione gdr - Esaudire desideri|

    × Tra il visibile e l'invisibile.
    |Effetto: Invisibilità [], Immortalità, Auspex e Anti-auspex spirituale|

    × Volontà d'acciaio.
    |Effetto: Protezione dalle malie, Instant-casting|

    .: Tecniche usate :.


    CITAZIONE
    ///



    . ♦ Code © Alyah.
    Vietata la copia, anche parziale

     
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    rasia Иekär

    ~ Rosam Cape, Spinam Cave ~

    Osservo lo sguardo del gatto farsi vivace ed interessato, segno che le mie parole hanno acceso in lui qualcosa, un qualcosa che non è, a quanto pare, rabbia, delusione o sgomento, o qualunque altra emozione avrebbe dovuto provare nell'essere scoperto, nel vedere le sue carte rivelate da una mano altrui. Al contrario, si mostra estremamente compiaciuto, come a voler dimostrare che nulla è in grado di scalfirlo: non importa cosa si dica o faccia.
    E i suoi occhi dorati, di un colore così intenso, capaci di catturarti, sembrano ancor più spalancati e ferali di quanto lo siano stati un istante prima che parlasse, quasi che nelle sue parole vi sia custodito potere. D'altronde, come in molti sanno: le parole hanno potere e non vi è persona od essere che non le usi per i propri egoistici scopi. Le parole sono incantesimi e hanno in sé un antico potere magico. Con le parole un uomo può rendere felice un altro o spingerlo alla disperazione, con le parole si trasmette sapere, con le parole l’oratore trascina l’uditore con sé e ne determina i giudizi e le decisioni. Le parole suscitano affetti e sono il mezzo generale attraverso il quale gli uomini si influenzano reciprocamente, facendosi del male o del bene.
    Con ben altri pensieri in mente mormoro «Avete ragione… mio signore, la menzogna se ne va a passeggio per il mondo come il sole, e non vi è luogo in cui non risplenda
    Il suo dire successivo mi induce a compiere un passo indietro, lo sguardo gelido, il cuore un pezzo di marmo e la mente chiusa e sbarrata. «Non posso non darvi torto, signore: Non c'è peggior menzogna che mentire a se stessi. Ma se vi dicessi: Vi sto mentendo se vi dico la stessa bugia che dico a me stessa?» un sorriso amaro «Tutti mentono; bisogna solo capire quali bugie si è disposti a tollerare per avvicinarsi alle persone… quando e se… ne vale davvero la pena. Dopotutto, si dicono bugie quando si ha paura… paura di ciò che non si conosce, paura di ciò che gli altri potrebbero pensare, paura di quello che potrebbero scoprire.» uno sguardo complice «Ma ogni volta che diciamo una bugia, la cosa che temiamo diventa più forte… » mi avvicino nuovamente a lui, impedendo ai ricordi di riaffiorare per l'ennesima volta «Il male maggiore non sta nel non dire la verità, ma nel non dirla tutta intera, introducendo per distrazione una menzogna che la lascia intatta all’esterno, ma che gli corrode, così come un cancro, il cuore e le viscere.» un sorriso serafico «Potete vantarvi di conoscere il volto di una persona o di conoscere le sue parole, ma nel suo cuore ci sarà sempre qualcosa che non saprete.»
    Non appena l'ultimo verbo abbandona le mie labbra, entrambi, percependo l'avvicinarsi di qualcuno, veniamo indotti a voltarci in quella direzione.
    Le labbra atteggiate in un sorriso angelico, uno scintillio demoniaco nello sguardo, sussurro diretta a lui e lui soltanto «Illazioni e ipocriti sorrisi, è un passatempo praticato da persone vuote e insensibili», per poi dedicare tutta la mia attenzione ai nuovi arrivati.
    La prima ad arrivare è una donna alta intorno al metro e sessantotto centimetri, dal corpo slanciato e dalla figura sinuosa. Dotata di una bellezza esotica (derma scuro e capelli blu come la notte, prima che il cielo diventi nero), è in grado di catturare l'attenzione anche ad una considerevole distanza. E quando lo sguardo si posa sul suo ovale perfetto, l'interesse viene acceso dai suoi occhi allungati e grigio-blu, profondi come il mare, che le conferiscono uno sguardo penetrante, uno sguardo che cela un carattere forte.
    Al suo cenno di saluto rispondo con un dolce sorriso, falso come molti altri. Alla sua domanda, invece, replico il vero «Non userei il termine persa, poiché non ho mosso un solo passo da quando sono giunta sin qui. So solo che mi trovo nel "Presidio della Violenza" e poco altro. Direi, quindi, che non ho idea di dove andare». Nel parlare seguo lo sguardo della donna, fissandolo sulla seconda figura: una creatura parte rettile e parte uccello rapace in stato di decomposizione. Una creatura che mi ricorda alcuni abitanti della Corte oscura. Le sorprese non finiscono mai.



    Arasia Иekär




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    Pur non provando fatica alcuna, lo Skeksis ansimò per seguire Shalysanne. Il motivo di quelle sbuffate era principalmente l'equilibrio. Ovviamente le vesti che indossavano erano adatte a terreni più lisci e pianeggianti, senza considerare che la terra friabile dava difficoltà a chiunque, figurarsi a una vecchia divinità come lui.
    La donna si fermò di botto, e per poco skekDor non le finì addosso. Questa esordì forse nella maniera meno consona possibile. Per altro, facendo capolino da dietro di lei, il mezzo-Mistico poté vedere che oltre all'essere di forma leonina era presente un'altra donna. Un gran brutto affare: che ci faceva lì con un mostro del genere? E se erano compari? Magari attendevano pazienti che qualche viandante passasse di lì per giocargli un brutto tiro.
    Dal dire della ragazza bionda, poté arguire che si trattava di un'altra naufraga dimensionale. E il demone? Che fosse lì per turlupinarla? Allora, forse, era quel grosso leone l'unico vero malvagio?
    Neanche la metà oscura riuscì a rispondere. Infondo, non sempre bontà e cattiveria sono palesi già dalle apparenze: lui stesso ne era un gran bell'esempio.
    Sentì il dovere di dir qualcosa, più che altro per cercare di capire se anche la fiera era in grado di comunicare. Se ci fosse riuscita, beh... magari avrebbe potuto ascoltarne le ragioni.
    "Salute a voi. Speriamo di non aver interrotto niente..."
    Si sentiva un po' stupido a far lui le scuse, visto che l'idea era tutta di Shalysanne. In effetti, così commentò la parte nel subconscio, sarebbe convenuto farsi gli affari propri ed evitare una simile alzata di genio

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    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso. Sopravvivendo a uno scontro mortale, gli basterebbe quindi irradiare la luce riflessa del sole sul Cristallo per poter rimarginare nell’arco della giornata ogni tipo di danno e tornare come nuovo [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

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    Il gattone si voltò fregiandosi dell'apatico distacco che la razza felina suole ostentare anche di fronte al più affezionato dei padroni o al più desiderato degli oggetti. Lui e la dama dei melodrammi (nella sua mente aveva cominciato a chiamarla così) erano posizionati in una posizione lievemente rialzata rispetto ai nuovi arrivati, un cumulo di rocce secolarmente erose dal vento e sgretolate dalla perenne erosione della fine sabbia che offriva poco più che un metro e mezzo di sollevamento dal piano desertico sottostante. Da quel più che adatto palcoscenico naturale che involontariamente li aveva resi protagonisti della curiosità dei due avventori il nero felino socchiudeva le palpebre con boria, vedendo in quell'intrusione un interruzione del giuoco di insinuazioni e false riverenze messo in piedi con la dama dei melodrammi.

    Quelle creature si scambiavano convenevoli di forzato perbenismo, incoerente con il contesto in cui quell'incontro era avvenuto. Diffidenza e insicurezze erano molto più succulente rispetto a maschere da ballo indossate per apparire candidi e servizievoli secondo convenienza. Non che avesse bollato già quelle creature come sempliciotti a spasso per quell'arida mesa, se non che avrebbe preferito qualche sciacallo affamato o demone annoiato, piuttosto che quelle domande prive di qualsivoglia forma di intrattenimento.

    Perché egli era una persona vuota e insensibile, come la dama dei melodrammi lo aveva amabilmente apostrofato, e consapevole di esserlo amava tirare i fili pendenti dei perbenismi di cui le creature "civili" si vestono, scucendo con smodata avidità le maschere artefatte per liberare l'orrore e il sudiciume che ognuno custodisce gelosamente in un angolo buio ma veritiero del proprio essere. Scheletri nell'armadio.

    «Chi è questa stolta che osa rivolgermi la parola? Guardala come sciatta e trasandata se ne va in giro con quell'aria svampita. Che ignobile sciocca.» La voce del gatto sarebbe comparsa nella mente di Shalysanne con il timbro e la dialettica della dama dei melodrammi, lasciando intendere che in qualche modo la djinn potesse carpirne i pensieri.

    «Quale creatura immonda osa avvicinarsi al mio cospetto? Da quale disgustoso buco nel terreno ha osato strisciare fuori mostrando le sue orripilanti fattezze al mondo? Spero che non ardisca avvicinarsi oltre, non è degno di essere anche solo in mia presenza.» Con simile timbro e sonorità tali parole sarebbero comparse nella mente dell'avvoltoio rettiliano, che avrebbe auspicabilmente attribuito tali pensieri alla dama dei melodrammi, unica ignara della carognata che il gatto dal ghigno sempreverde le stava giocando.


    Parole adorne e giuste maniere non potranno coprire per sempre ciò che il cuore cova. Disse infine il gattone, rivolgendosi alla dama dei melodrammi, ammiccando verso lei e sottintendendo più di quanto fosse vero agli altri due. La sua sarebbe sembrata un ammonizione sospesa a metà e nel suo cuore isperava in vero di aver permesso alle altre creature di associare al gatto stesso la rivelazione dei veri pensieri della dama. Lui poteva essere riconosciuto come artefice della messa a nudo dei veri pensieri della dama dei melodrammi, che avrebbe dovuto attirare a sè in questo modo l'ostilità dei due avventori.

    Nessuna bugia diretta era stata detta, nessuna accusa o illazione. Solo amabili sottintesi che spettava agli altri riconoscere e cogliere. Ciò rendeva quel gioco ancor più intrigante e succulento e il gatto, con questo genere di situazioni, ci andava a nozze.

    CITAZIONE
    Whispering: Il dreamkin è in grado di "sintonizzarsi" sulle attività cerebrali delle creature circostanti, rendendo udibili i propri pensieri tramite l'esempio più classico di telepatia.
    [attiva Telepatia - max 4 bersagli - durata 2 Turni - Medio - 1pt]



    Edited by *DaNtE* - 15/12/2015, 19:06
     
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