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Imponente, non c'è che dire. Una costruzione ammirevole e massiccia, perfetta per lo scopo che le hanno attribuito. Un pochino fredda, quello è sicuro, ma le note di colore che ne imperlano gli enormi battenti aiutano a rinvigorire un poco la sua immagine.
L'unico difetto, però, è che funziona bene. Troppo bene. E' così efficiente nel tener fuori gli intrusi che ci vorranno ore prima si riesca ad entrare. Controlli accurati, ispezioni dei carichi, registrazione dei viandanti. Tutto ben organizzato, tutto perfettamente ideato. Ma l'attesa spazientirebbe chiunque e non tutti sono capaci di una tale sopportazione.
La confusione ed il chiacchiericcio di chi attende, poi, non aiutano di certo: un senso di sconforto e la sensazione di aver sprecato il proprio tempo vibrano nelle parole e nei gesti di chi, in coda sin dal mattino, ancora attende di poter oltrepassare l'ingresso per Laputa. Prima o poi si entrerà, dicono. Ma quel traguardo sembra avvicinarsi troppo lentamente per poterne gioire. Tutti allineati come bravi soldatini, disposti ad interminabili esercizi di autocontrollo pur di visitare la celebre isola nel cielo.
Dopotutto, giunti fin lì, perchè dovrebbero andarsene? Il più è stato fatto. Ora non resta che sperare in una rapida risoluzione così da abbandonarsi poi al frenetico abbraccio di una città piena di risorse.
Sono stanca, inutile negarlo. Ed il viaggio non è stato semplice. Anzi, incredibilmente impegnativo: giorni di cammino per lasciarsi alle spalle il cuore del semipiano ed altrettanti per raggiungere i bordi della selva che radica all'Ovest. Settimane, a conti fatti. Settimane di marcia senza comodità di sorta, a cercare di scansare quegli abomini meccanici sempre all'erta. Le sentinelle di Klemvor sono tenaci quanto infide. Ma la guida ha svolto egregiamente il suo lavoro, tenendoci fuori dalla loro portata nonostante questo abbia dilungato la traversata ben oltre le soglie di quanto non sia mia abitudine.
Tant'è: non è l'avvio che mi auguravo, certo, però si farà buon viso a cattivo gioco. Come sempre, del resto. Il riposo dovrà aspettare anche questa formalità burocratica. E chissà che non ne valga davvero la pena.. -
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E i minuti si fanno ore, così che le ore divengano molte: l'attesa per poter finalmente penetrare nel presidio non accenna a diminuire e, poco alla volta, anche la gente lì riunita comincia ad accorgersi che qualcosa non va. La fila non si muove, gli astanti sono punti fissi. Non è una questione di tanta burocrazia, non è nemmeno una questione di troppi immigranti: se il lungo serpentone non lascia scie dietro sè è unicamente perchè qualcosa ne blocca la testa. E quel qualcosa dev'essere un pasto indigesto, un elemento che chiama al rigurgito ma, al contempo, non ne giustifica l'invocazione.
Troppo lontani per carpire il nocciolo di questo segreto, così come troppo spaventanti dal perdere il proprio turno nell'ordine di attesa qualora si spingessero mossi dalla curiosità a farsi avanti, ecco allora che pubblico e platea si perderanno lo spettacolo di un bizzarro essere intento a spergiurare le proprie buone intenzioni, quali che esse siano, pur di superare i controlli nonostante le minaccie e l'atteggiarsi a divinità superiore. Non che sia la loro priorità, nè tanto meno la loro prima preoccupazione. Alla massa interessa un unico fatto: movimentare la condanna alla noia cui sono legati, possibilmente procedendo oltre in quell'interminabile coda sotto le mura più esterne.
I più ci riescono, indubbiamente, tra il chiacchiericcio e le furberie di guadagnare posizioni a scapito della disattenzione altrui. Gli altri, principalmente tra chi si è fatto gabbare, sfruttano invece un trucco del tutto nuovo e per niente efficace: l'accusa, le mani, la rissa sono tutti ottimi motivi perchè le guardie intervengano e scortino i due (o più) litigiosi verso il principio del tanto odiato filare d'astanti, conducendoli poi, a seconda dei casi, alle carceri o alla sospensione e al conseguente divieto d'ingresso in terra di pace. Il tutto col benestare dei rimanenti pacifici ora sgravati di altri competitori, il tutto con compostezza e gaudio dei residui richiedenti asilo.
Me compresa, ovviamente, che non vedo l'ora di abbandonare ogni futile tentativo di concentrazione e svolgere il mio lavoro in più consoni ambienti. Ogni tentativo di conversare si è rivelato vano, giacchè i vicini non sanno dedicarsi a questo triviale impegno ed anzi preferiscono scommettere su chi sarà il prossimo a perdere l'occasione di visitare Laputa. Ogn'altro tentativo di escludere il mondo e cercare di riposarmi, parimenti, si è scontrato con l'impossibilità di dare ristoro alle membra rimanendosene in piedi. La sorte è avversa, come suo solito, e non volendo affidarmi ancora al caso dovrò fare tesoro delle esperienze e raccogliere occasioni ed opportunità appena esse si palesano alla mia portata.
Come quel varco un passo più oltre, l'imporsi sul titubante o, ancora, far leva su inesistenti debolezze che la mia condizione ancestrale d'anfibio potrebbe far supporre a chi non è colto a sufficienza. La pietà è un forte motore, tale da concedermi qualche avanzamento non indifferente e, finanche, per mio diletto raggiungere la soglia d'ingresso: posso addirittura vedere qual è l'intoppo che ci ha tutti costretti ad un'agonia di mezza giornata, posso scrutare nelle sue forme il motivo di tanta attesa. Sospetto è dir poco. Da trattarsi con la dovuta cautela è indubbio. Sottoposto ad approfondite indagini è quantomai veritiero.
Ma tutto, come sempre, a tempo debito: prima di poterlo approcciare e chiedergli direttamente chi e cosa lui sia, prima di poter conversare della sua condizione e dei suoi interessi, prima di intavolare un qualsiasi dialogo tra esseri non umani... certo, c'è da sottostare a tutta la serie di interrogativi e di querule quisquilie che la sicurezza dell'isola richiede. Ci mancherebbe!. -
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Nome? Zegana.
Cognome?Nessuno.
Nessun cognome?No.
Allora... nome completo?Zegana.
Ah. D'accordo. Procediamo.
Età?E' indifferente.
Come scusi?E' indifferente.
Non ha un'età? Quando è nata?Non ho mai computato il mio invecchiamento, nè posso assicurare questo calcolo sia paritario tra qui ed il mio mondo d'origine.
Ah! Quindi lei non è nativa di Endlos?No.
Può dirmi di più?Provengo da un piano dimensionale comunemente noto col nome di Ravnica. Sono nata e creciuta lì. Popolo Endlos da non più di una manciata di mesi.
Ottimo! Registrato!
Posso chiederle perchè richiede l'accesso a Laputa? Quali sono le sue aspettative e quali i contributi che può fornire a questo presidio?Voglio valutare se quest'isola è adatta al mio lavoro. Ad una prima analisi promette di essere l'enclave di cui necessito, ma dicerie e conoscenze indirette non mi sono sufficienti per esprimere un giudizio coscienzioso.
E quindi?Quindi desidero esplorare personalmente le opportunità che questa terra ha da offrirmi.
Capisco, ma non mi ha ancora detto di cosa si occupa.Biomanzia. Applicazioni magiche delle scienze biologiche. Sono la portavoce di un gruppo organizzato di colleghi miei pari, ciascuno versato in una differente disciplina afferente al comune interesse biomantico.
Ah! E...La mia branca riguarda conservazione ed evoluzione degli organismi vegetali.
Certo, certo, ma...Sono una botanica. Coltivo piante. Le studio. Unendo scienza e magia.
Ah, ecco! Mi pareva!
D'accordo signor...ina, possiamo concederle l'ingresso a Laputa. Rammenti che la vigilanza è alta e che le forze d'ordine del presidio sono in costante allerta. Non compia sciocchezze, non provochi danno. L'alfierato che regge l'isola non è prono al perdono contro chi istiga confusione e pericolo di propria volontà.E' chiaro.
Per tutto il resto, sono certo troverà qualcuno di più competente chiedendo presso il Magisterium o gli uffici pubblici della Città Alta. Vi sarà sicuramente qualcuno che la capirà e saprà indirizzarla per il meglio.Capisco. Grazie.
Buona giornata!A lei.
Ostacolo numero uno: superato! Ora tocca all'ostacolo numero due. Che non è detto sia altrettanto semplice da gestire.Non ci voleva poi molto.
Mi rivolgo all'indirizzo del curioso esemplare che per tutta la mattinata ha bloccato le sentinelle deputate ai controlli, quello stesso che ha osato squadrarmi con un'occhiataccia indispettita nonostante sia sua la colpa e la responsabilità di tanto astio tra la gente comune desiderosa di oltrepassare le mura.E non vedo perchè costringere tanti in attesa a prolungare la propria spiacevole condizione.
Ed eccomi qui, finalmente una laputense, a rimarcare con tono asciutto e neutro il mio fastidio per tanto tempo perduto a causa di un singolo individuo. Forse non è l'atteggiamento corretto da tenere con un estraneo, forse dovrei ignorare il tutto e procedere oltre, seguendo i miei propri interessi.
Ma non sono disposta a subire il disprezzo di chicchessia quando nulla ho compiuto per meritarmelo, non trovo sia utile lasciar correre l'affronto e permettere ad uno sconosciuto di sminuirmi prima ancora ch'io possa aver dato prova del mio valore; non per me, non per la mia persona, quanto per il presidio stesso: devo dimostrare di essere un elemento valido, una presenza indispensabile, un tesoro da non lasciarsi sfuggire. Il mio intento è di farmi desiderare e di guadagnarmi una posizione di rilievo perchè richiesta per le mie qualità e conoscenze. Devo essere il fulcro delle loro ambizioni, così che sia chi qui governa a chiedermi di condividere il mio sapere e non io, priva d'altro da offrire, ad utilizzarlo come unica moneta di scambio.
Il tutto, ovviamente, comincia da qui: non si sa mai dove si nasconda l'occhio attento e vigile del proprio successo, perciò anche nei dettagli e negli incidenti di percorso è bene essere tutt'uno con le proprie personali convinzioni.Può giustificarmi il perchè mi abbia fatto scialacquare il cuore della mia giornata? Del perchè io abbia sprecato il mio tempo per i suoi capricci?
Per contro, è questo stesso mio progetto ad essere estremamente grandioso e, parimenti, tanto delicato quanto temerario. Ma grandi cose germinano unicamente da grandi personalità, pertanto non mi è concesso margine d'errore: io so chi sono e so pure di cosa sono capace. E' al resto del mondo che lo devo mostrare, perchè è quanto intimamente già desiderano senza però che nessuno lo abbia ancora compreso.
Sono curiosa di conoscere come non avrà motivazioni valide da offrirmi per convicermi.
E nel farlo mi avvicino ancor più a quell'ammasso confuso di drappi e tratti anatomici d'avifauna, scrutandolo per quanto mi è possibile senza scostare le chincaglierie di cui s'ammanta: sia mai che io instauri un contatto fisico prima che quello si sia presentato! Le buone maniere le conosco anch'io e le so rispettare. Anche se, in questi casi, non mi piacciono affatto.. -
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Aspetta. Aspetta ancora. Prima attendi ch'egli abbia finito di cianciare irrispettoso, poi replica. Le risposte sensate, cortesi e pregne non giungono da chi non sa prestare ascolto ma solamente da chi coglie quanto gli si dice. Il che, va da se, esclude quasi per definizione il tuo interlocutore.
Non mi sto prendendo gioco di lei. Non saprei come, peraltro.
Il mio intento era unicamente di rimarcarle come la sua scarsa efficienza abbia rovinato i progetti di ogn'altro. Vi è una vistosa differenza.
Ecco, così, brava. Calma, serena, pacifica. Rispondi armandoti della verità e della semplicità, costringendo chi è in difetto e chi ha torto a giustificare le proprie azioni con parole che non possano ancorarsi all'inganno.
Credo infatti che, considerata la discreta rapidità con cui io stessa ho superato i controlli, lei sia stato poco collaborativo nei confronti di chi è di sorveglianza all'ingresso; se avesse optato per un approccio più diplomatico e meno arrogante -in accordo con l'idea che lei è qui un ospite e non un padrone di casa- allora tutti ne avremmo ottenuto beneficio.
E questa volta hai colpito nel segno, aggirando persino la scusa dell'altrui responsabilità ch'anzi costui ti ha appena rifilato. Bene. Brava. Uno a zero per te. Ora, come si conviene ad una personalità carismatica quanto civile, è il caso di tralasciare i dissidi e procedere verso qualche argomento più costruttivo. Dimostragli che l'insulto non è una via perseguibile e che la derisione, per quanto possa essere un'utile arma nelle giuste bocche e nelle altrettanto adatte occasioni, non è invece una scelta saggia quando ci si approccia per la prima volta con uno sconosciuto che chissà quante altre volte incrocierà la propria vita.Quanto dice è errato. Fondamentalmente errato: molte piante sono in grado di muoversi, di spargersi, di conquistare ogni spazio favorevole a loro disposizione.
Sotto quest'ottica potremmo dire che le piante vanno là dove conviene loro. E, nel mio caso, dovrebbero migrare piuttosto rapidamente verso la Città Alta.
Accademica nonchè asciutta. Informativa benchè pedante. Corretta, quantunque involontariamente spocchiosa. Zegana insomma. Nulla di nuovo.Allo stesso modo non è mio intento cogliere fiori: un fiore colto è un organo che si condanna alla morte, privandolo della pregiatissima funzione cui era destinato. Un delitto per chi, come me, ha tutto l'interesse nel preservare quest'opera d'indubbia ingegneria naturale.
Il resto della giornata vorrei invece impegnarlo in mansioni assai più costruttive, semprechè gli uffici pubblici siano tuttora aperti per quando vi arriverò.
Informazioni queste che probabilmente non gli interesseranno, tantopiù rammentando il suo tono evidentemente provocatorio; al tuo dirimpettaio sembra urgere più d'ogni altra cosa l'indispettirti, il tutto senza prevedere che non ci riuscirà in alcun modo.Perciò non comprendo come tutta questa sua sicurezza possa risultare coerente con la mole di false convinzioni che popolano le sue parole: so per certo che agli ignoranti il mondo pare del tutto storto, ciononostante la mia prima impressione su di lei era ben altra.
Addirittura! Dell'ignorante e del bigotto! Del ciarliero e del credulone!
Tral'altro senz'astio nè con la reale intenzione d'offendere, ma sempre ed unicamente con l'asettica consapevolezza di dire quanto credi e dirlo senza filtri.Desolata d'essermi sbagliata anch'io, ma non sempre si può essere perfetti. E, a malincuore, debbo ammettere che lei ne è una buona rappresentazione.
Boh, speriamo bene. E' una mossa azzardata quella che hai appena fatto. Pericolosa a dir poco. Però dicono che l'onestà paga e che il lasciarsi intimorire sia il primo passo per rinnegare se stessi -cosa che, in qualità d'integerrima portavoce, non t'è affatto concessa.. -
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Non appena lo Skeksis termina il proprio abbondante sproloquio di minacce e rassegnazione -non appena quello ammette la propria impotenza nei confronti di un mondo sul quale non può governare completamente- ecco che Zegana rimane profondamente interdetta dalle di lui parole, al punto che le ci vorrà qualche secondo d'impacciato silenzio prima di riuscire a profferire un inaspettato complimento: Sono lusingata nell'apprendere d'essere riuscita a farle mutare consiglio.
Erompe infine, sinceramente stupita che le sue poche ma pungenti parole siano riuscite a convincere l'altro d'essere nel torto e nella boria più sfrenati.Ma ancor più m'ammutolisce scoprire che -pur se lei persegue i suoi scopi con discutibili approcci di fede e non di scienza- si possa affermare d'essere colleghi: la congrega cui appartengo s'interessa -tra le cose- di storia evolutiva e... per quanto ciò non risponda ad un ipotetico disegno divino, potrei azzardare che la meta da raggiungere sia la medesima.
Forse sarebbe il caso di inorridire. O di attaccare la lunga filippica sull'inutilità della fede e degli dei. Ma... no, meglio di no. Il suo interlocutore si è già dimostrato poco avvezzo ai contrasti e al mettere in dubbio la sua ignota potestà, quindi per ora -ma soltanto per ora, onde evitare disordini, confusioni e nefaste inimicizie- sarà il caso di soprassedere.Per quanto, questo è indubbio, sia fermamente convinta essa sia da raggiungersi mediante studio ed analisi sistematiche.
Giusto un appunto, ecco. Rapido, formale, necessario. Ma niente verità imposte.Per quanto concerne le rispettive presentazioni, invece... lieta di fare la sua conoscenza, divino.
Il tono è asciutto, primo di qualsivoglia inflessione: a differenza delle sue insondabili ascendenze, infatti, Zegana ammette l'esistenza degli dei e, pertanto, non sobilla alcuna vena di sarcasmo nella suddetta affermazione.Ha innanzi a lei una non troppo umile tritone d'estera provenienza, tal Zegana di Zonot Uno. Portavoce dell'Alleanza Simic e capogilda della stessa, degna di rispetto ed ammirazione per aver ricostituito pacificamente un polo di potere sul piano di Ravnica.
Eccola lì, una presenzatione senza falsa modestia di sorta. Perchè da una divinità ti aspetti come minimo meravigliosi artifici e prodigiose imprese, ma da un comune mortale... ogni traguardo raggiunto è testimone della grandiosità e della competenza di cui è capace. Qualcosa, insomma, che testimoni non essere un comune mortale qualunque.. -
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La conversazione con il dirimpettaio avimorfo stava decollando pian piano, risollevandosi dalle paludi del ristagno per levarsi anzi verso più alti propositi: sorvolata infatti la diatriba su chi fosse il migliore tra i due -ovviamente conclusasi con la prevedibilissima attestazione di ciascun per sè- il discorso verte per un solo istante sulla natura e sui natali della Portavoce, onde poi fissare come nuova meta una sfida tra competenze ed argomentazioni. Un tritone. La mia specie non è rozza come gli ignoranti potrebbero supporre: siamo perfettamente in grado di collocarci in un contesto sociale e rispettare l'etichetta e il buongusto richiesti dalla situazione, quale che essa sia.
Ed in effetti, per quanto ad insaputa di entrambi, ella avrebbe potuto poi dimostrarglielo partecipando ad un certo Ballo in Maschera nell'ultima notte di Hadar. Sarebbe stata perfetta: pur calata tra tante altre personalità, pur evidentemente non umana, pur sotto l'influsso degli incanti del domani... Zegana non avrebbe punto sfigurato. E, sicuramente, sarebbe risultata quantomai meno fuori luogo di un cadaverico ambulante divino di sua recente conoscenza.
Già, proprio così: l'astio è un'ottima motivazione per eccellere in una competizione. E di svettare sugli altri -con lealtà e con frutto della propria esperienza- la tritone ha ben più che tutta l'intenzione.Tanto più che quasi un lustro è trascorso dalla mia emersione definitiva perciò, anche se mi considerasse una troglodita incapace d'igiene, l'olezzo ristagnante di salsedine sarebbe di gran lunga scemato.
Altro breve appunto. Forse deformazione professionale. Sicuramente stizza per la falsa credenza che un tritone puzzi di pesce. Ma quando mai? Suvvia...Ad ogni modo mi trova concorde. Sarà sterile sostare ancora a lungo in questo crocevia. Preferisce addentrarsi verso il nucleo amministrativo della città o ha altre mire?
Così, solo per chiedere... si sa mai che un'informazione gratuita possa servire più in là, tanto quanto potenziale alleato quanto come possibile arma. Dopotutto, la conoscenza è potere. E lo Skeksis non sembra tardare a comprenderlo (o ad ammetterlo).Di mio ho solo la necessità di reperire un alloggio confacente al mio rango... e temo non sarà così immediato se non procediamo in direzione dei quartieri dedicati a ranghi sociali sopraelevati.
E dunque, senza attendere risposta o decisione da parte dell'altro, il tridente che accompagna la dignitaria indica come fulcro del loro andare un certo palazzo in lontananza -visibilmente entro le cerchie più interne della città. Di lì alla meta saranno lunghi passi e quiete falcate, il tutto in compagnia di una divinità supponente e -incredibilmente vero- a suo dire interessata all'attività dell'Allenza (se non, probabilmente, per il mero diletto di svagarsi e schernire l'attività scientifica che quelli conducono con incessante sacrificio).Al vero? Esiste forse una singola verità?
Già la prima domanda si fa ostica e fuorviante. Già alla prima risposta Zegana soppesa le parole e marca senza troppi fronzoli il nocciolo della questione.Quando mai mi ha udito supporre esista un fine od uno scopo ultimo cui tutte le cose di questo ed altri mondi debbano obbedire?
Mai, mai dire ad un evoluzionista (comemelei) che l'esistenza tutta è polarizzata o racchiudibile in un unico concetto. Verità? Pfuì!. -
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E passo dopo passo il duo s'inerpica entro discorsi da vero e proprio ginepraio, sfiorando conoscenze di difficile comprensione e men che meno alla portata di tutti: la creazione del mondo, l'esistenza di dei, il loro ruolo nel grande disegno (?) e il destino di ciò che essi governano. Tutte ciance, ovviamente, giacchè entrambi affermano di non credere all'altro -tutto tempo perso, visto e considerato che nessuno riuscirà a convincere il suo vicino. Eppure... se non ci si diletta con questi confronti -se non ci si interroga su questi frivoli aspetti della vita- come altro si potrebbero tenere impegnate due menti cavalcanti loro pari? Una partita a risiko è qualcosa di troppo dozzinale e superfluo per personalità del loro calibro. Eh! Un dio autoproclamato mi cammina accanto. Questo genera dubbi.
Replica infatti attenta il tritone, facendo sì di utilizzare le medesime parole dell'altro per ritorcergli contro la sua verità.E, come lei giustamente dice, in un mondo controllato dal caso nessun bisogno vi è da soddisfare perchè vengano dunque interpellate delle divinità.
Anzi, le dirò di più: in un qualsiasi mondo, quale che sia il potere che lo governi, non vi è bisogno alcuno di divinità e loro pari.
E, almeno su questo, i due sono concordi: in un mondo privo di dei, gli dei non servono -nè esistono, invero. Ciò che li fa divergere, ciò che tanto preme allo skeksis e che non è anzi tollerato dal tritone, è la supposizione vi sia un significato per l'esistenza di una tal entità definita superiore, onnipotente o quant'altro -per, a conti fatti, una classica visione di fede circa una divinità soprannaturale. Insostenibile, ovviamente, secondo il punto di vista di Zegana.Lei ne è sicuro? E' certo che delle divinità abbiano creato questo semipiano? Non posso affermare alcunchè sul suo piano di provenienza -non lo conosco e tanto basta- ma circa Endlos... mi permetto di contrapporle legittimi dubbi: la generazione di questo semipiano dimensionale non è tracciata storicamente ma -e qui mi segua molto attentamente- trova perfetto riscontro nel risultato di semplici quanto eleganti leggi di natura.
Le quali, è giusto precisare, non dipendono da alcuna volontà superiore ma rispondono anzi ad un'autodeterminazione che non abbisogna di altre inferenze esterne.
E questo è quanto, vostro onore! Qual è il vostro verdetto?Perciò mi ritengo sufficientemente sicura che ogni delirio d'onnipotenza di qualsivoglia individuo circa la propria divina appartenenza sia da ricondursi all'inspiegabilità -per suo conto- della propria unicità e del proprio potenziale. Così facendo, infatti, risulta ben più semplice ricondursi ad una genìa superiore ed ultraterrena che non ammettere di essere il mero frutto di un processo o di una discendenza con -questo è anzi indubbio- tutte le specifiche e le peculiarità (stupefacenti o meno) del caso.
Sì, insomma: in altre parole saresti soltanto fortunato ad appartenere ad una stirpe dal mirabolante sviluppo e dall'alto della tua posizione (ma dal basso della tua povertà intellettiva) ti credi chissa chi rispetto a quelli che appartengono invece ad altre stirpi non meno magnifiche o importanti. Altro che divinità!Ne conviene? Sarebbe in grado di dimostrarmi il contrario?
E qui, finalmente, a te lapatata bollenteparola!. -
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Scacco matto!
Onestamente Zegana non riteneva così semplice e così immediato far breccia nelle convinzioni dell'altro -la sua attività diplomatica l'aveva ben abituata a sfide di tutt'altra portata- ma stando così le cose... tanto meglio! Una difficoltà di meno, no?Non è il culto a generare una divinità. Non nella sostanza.
Quanto, piuttosto, un culto genera l'aspettativa, la ritualità, le leggende e quant'altro vorticano attorno alla figura della divinità stessa -spesso incrementandone la risonanza e la magnificenza ma, sempre, senza alterarne l'effettiva consistenza.Ma sarò disposta a ricredermi se, come afferma, tal Aeon saprà supplire alle sue attuali mancanze.
Già, ti ha appena dato del manchevole. Che probabilmente rappresenta un'offesa estrema e ingiuriosa ai danni di una divinità, nella fattispecie una che ha perduto l'onnipotenza e che -magari- vive questa sua condizione parziale come una sofferenza ed un affronto di per se stessa.
Ma che ci vuoi fare... i tritoni non hanno -letteralmente- peli sulla lingua. E Zegana, per conto suo, di certo non li ha nemmeno per metafora.Non serve. Non dimostrerebbe altro che delle peculiari capacità. Invidiabili forse, ma non implicanti una derminazione divina netta e al di là di critiche legittime.
Per quanto, lo ammetto, sia un'abilità interessante quella di controvertere la morte senza ricorrere a tranelli temporali: più di qualche collega di mia conoscenza sarebbe ben lieto di poter sfruttare questo potere per facilitare la propria attività scientifica.
Nel mentre gli angoli delle vie danno corso a nuovi quartieri, le locande e gli alloggi si susseguono con nuovi stili di ostentata banalità, le attività commerciali di prima necessità poco alla volta cominciano ad esporre gradi di miseria via via calanti in parallelo con il procedere centripeto del duo di menti fine. Il secondo distretto, il cosiddetto latifondo, si avvicina con malcelata calma e già verdeggia per accoglierli al primo cambio d'anello -per far sì che, qualora vogliano proseguire, il tritone e lo skeksis s'immergano nel cuore agricolo e nel polmone vitale cui quest'isola raminga si aggrappa strenuamente onde permettere la propria sopravvivenza nei cieli endlosiani.Ma più che parlarle di me sarei curiosa -per ingannare questa attesa- di conoscere la biologia che sottende la sua caratteristica specie: si tratta di un ibrido? Si è generata per selezione o per artificio? A quali necessità risponde? Occupa nicchie specifiche, si tratta di una generalista o ha pattern di distribuzione atipici?
Ahemm... forse non è una buona idea. Forse. Valle a spiegare che non si chiedono certi particolari intimi ad uno sconosciuto appena incrociato!Ah, indubbiamente gradirei conoscere nel dettaglio anche qualche specifica fisiologica..