Daleli, Sin's Mirror

C'ero riuscito, finalmente ero libero, libero da quel dannato mondo che mi limitava, che mi perseguitava, costringendomi alla macchia come un cane rognoso, in cerca d'una via d'uscita da una vita di miseria e braccaggio, un'esistenza che ormai, dopo ciò che avevo fatto, non mi apparteneva più: finalmente, oltrepassato il portale scoperto da quei maledetti chierici, avrei potuto rifarmi una vita nel reame ove sarei arrivato, libero di decidere del mio destino, di plasmare il mio fato contrariamente che nella terra da cui venivo era già stato scritto per me.
Entrai nel portale, alla volta del mondo oltre ad esso: mi lasciai alle spalle le grida dei servi del Clero di Araktashe, che si affievolivano sempre più mentre passavo; erano sempre più ovattate, a mano a mano che il mio corpo entrava dentro luce dello squarcio nella realtà di quello schifo di mondo, mondo che oramai scompariva dalla mia vista, per non rientrarvi mai più. Lasciai indietro tutto e tutti, dai maledetti esorcisti miei nemici, sempre alla ricerca di demoni a cui far la pelle, sino ai miei fratelli, di cui però non mi importava ormai da tempo immemore: divisi da quando i chierici ci avevano dato dei corpi, non ci eravamo praticamente mai incrociati, mai una parola gli uni con gli altri, neppure un pianto quando, dinnanzi al popolo di Khatos, Ira venne giustiziato; non una punta di tristezza sfiorò il mio cuore, ma solo puro terrore, paura di fare la sua stessa fine, un qualcosa che non avrei mai potuto permettere accadesse a me.
Fu la paura di morire a spingermi dov'ero, e finalmente, giunto oltre lo squarcio, mentre questo mi si chiudeva alle spalle, potei osservare ove quel portale mi aveva portato: una sterminata e desolata landa sotto ad un sole cocente, una distesa di rovine di un fiorente regno, probabilmente, ormai ridotto ad essere l'ombra di se stesso, battuto da impietose correnti di vento e dalle sabbie d'un deserto vicino, un luogo che pareva rappresentare simbolicamente il mio fato prima di quel frangente, decaduto ed ormai, al contrario della mia persona, impossibilitato a risorgere e rifiorire di nuovo splendore.
Che luogo sarà mai questo? Ove mi ha portato quel passaggio? Mi domandai, pensando ad alta voce, interrogandomi su dove lo squarcio trai due mondi mi aveva trasportato, per farmi risorgere dalle mie ceneri.

Appena giunto in quelle lande, ammantate dalle polveri sollevate placidamente dal vento del deserto, iniziai a guardarmi intorno, per capire ove mi trovavo: ero giunto in un cumulo di rovine, un insediamento dimenticato da Dei e demoni, caduto ormai in rovina e martoriato dal tempo e dalle intemperie, un luogo a me sconosciuto, di cui mi chiedevo la locazione, che solo dopo poco mi venne indicata.
Una voce femminea mi si parò dinnanzi, e, rivolgendo lo sguardo delle mie iridi dorate verso la fonte delle indicazioni datemi, potei vedere una giovane donna sedutasi sulle macerie: una figura dai dolci lineamenti, priva di imperfezioni e dall'aspetto di chi tra le sabbie eterne dei deserti ci vive ogni singolo giorno della propria vita. Kaeddyn, così la donna si presentò, offrendosi di accogliermi e guidarmi in quel mondo, nel Presidio Meridionale di Endlos, il loco ove attualmente ci trovavamo, il Crogiolo dei Mondi, come la giovane del deserto definì il mondo ove ero approdato tramite il portale; Innanzitutto, mi presento, madame, esordì, eseguendo indi un inchino, togliendomi inoltre la bombetta per portarla al petto, Hitoku Ijinshu, al vostro servizio, dissi, rialzandomi così dall'inchino e rimettendomi il copricapo in testa, per poi, dopo una breve pausa, riprendere il discorso, con gli occhi puntati sulla dolce figura che mi si ergeva dinnanzi: Mi dica, madame Kaeddyn: cosa intende definendo questo Endlos, come "Crogiolo dei Mondi"? E di grazie, ove vuole portarmi esattamente? Attimo di pausa, Capirà, spero, che non posso di certo seguirla così alla cieca prima di aver chiarito codesti quesiti: dopotutto sono appena giunto in questo loco, ed un minimo di spiegazioni a riguardo delle terre ove sono capitato, e alle vostre intenzioni, mi sembra più che dovuto, le lanciai un'espressione quasi...sadica, un sorriso dall'apparenza crudele ed al contempo curiosa, uno sguardo che cercava di scrutare nell'essere di colei che mi trovavo dinnanzi, pur di capire le sue intenzioni, a me totalmente oscure.
Non crede, madame? Conclusi quindi, senza distaccare lo sguardo dalla figura della giovane donna delle sabbie, accorgendomi purtroppo, di non riuscire che a leggere i miei stessi pensieri: il viaggio tra il mio e l'altro mondo doveva aver inibito i miei poteri, impedendomene l'utilizzo, un'incresciosa circostanza, vista la misteriosa donzella che mi aveva accolto la cui figura e le cui parole instillavano in me un forte dubbio.

Un tipo tutto pepe colei che mi trovai dinnanzi in quel mondo a me totalmente sconosciuto, una donna risoluta, che quando mi presentai, ignorando tutte le mie successive domande, mi disse che non dovevo essere io a mettermi a sua disposizione ma bensì il contrario: mi disse di non volermi far morire nel deserto, Yuzrab come lo definì, probabilmente un termine di quelle terre, e partì con un lungo racconto su come tutto il suo clan fosse votato a soccorrere coloro che giungevano come me in quella dimensione, in cerca di rinascita, Capisco, non potei che replicare, senza obbiettare le sue parole, un aiuto era ben accetto dopotutto, per chi come me approdava per la prima volta in quei lidi.
Sono lungi dal rifiutare, dissi, anteponendo indi alle mie seguenti parole un attimo di silenzio, E sì, sono anche io qui per potermi rifare una vita lontano dalle mie terre natie, puntai lo sguardo nei suoi occhi, Perciò, le sarei molto grato se potesse effettivamente dissipare i miei precedenti dubbi: più informazioni potrò carpire su codesto loco, prima riuscirò ad ambientarmi alla vita che sarà possibile io mi faccia in questi lidi, conclusi quindi, mentre un cordiale sorriso mi si stampò in volto, nell'osservare la figura della giovane che mi si trovava dinnanzi: era strano per me vedere qualcuno di così ben disposto nei miei confronti, qualcuno che non mi voleva togliere di mezzo a vista, o che mi si avvicinava in preda alla disperazione pur di aver esauditi i propri desideri più oscuri, era totalmente diversa quella giovane, una donna votata all'aiutare le pecorelle smarrite e riportarle sulla giusta via, un comportamento tanto lodevole, tanto quanto dolcemente disgustoso, un'apparente bontà tanto grande da farmi venire il diabete, difficile da digerire persino per me che rappresentavo la voracità personificata.
Per quanto mi facesse schifo tutto ciò, avrei dovuto accettare quell'apparente offerta d'aiuto senza doppi fini, o di certo non avrei ripreso a fare ciò che sapevo meglio fare: raggirare gli umani e divorarne anima e corpo, un passatempo in cui dalla mia creazione mi ero dilettato, e che avrei ripreso anche in quella nuova realtà, non appena recuperati del tutto i miei poteri, perduti ahimè temporaneamente, durante il passaggio nello squarcio trai mondi.

Guidami pure, le dissi in replica al suo desiderio di allontanarci da quel loco, che sarebbe potuto essere ghermito di banditi da un momento all'altro, in quanto costoro aveano conquistato la zona; incontrarli sarebbe stata una circostanza che, non avendo i miei poteri, avrei preferito evitare. Essere debole, indifeso, in un luogo a me sconosciuto, era un qualcosa di angosciante: prima ci fossimo allontanati da quella terra in possesso ai razziatori, meglio sarebbe stato, non volevo assolutamente cominciare la mia nuova esistenza come preda di un gruppo di banditi.
Tenni il passo nel seguire la donzella, interrogandomi su ove ella guardasse per orientarsi, visto che personalmente, mi pareva tutto uguale, non carpivo quali potessero essere i riferimenti che Kaeddyn usasse per portarmi dove doveva, allontanandosi dalle macerie, lasciandosele alle spalle, come un ricordo ormai finito nel dimenticatoio.
Passò del tempo, in cui vi fu unicamente il silenzio a dominare incontrastato, che venne però spodestato, quando colei che mi avea accolto prese parola: innanzitutto, mi spiegò la definizione di "Crogiolo dei Mondi"; Endlos era una terra frutto dell'unione di vari mondi, uniti con forza gli uni agli altri, andando così a formare il semipiano ove ero giunto. Codesta accozzaglia di luoghi, era divisa in presidi, di cui il principale, il centrale, era denominato Pentauron, unico baluardo che, durante l'evento che ella chiamò come "Riscrittura", si salvò dalle grinfie del Maelstrom, tempesta eterna in grado di strappare gli attuali Presidi ai loro mondi natali, compattandoli in Endlos, Affascinante, non potei che commentare a quella spiegazione: ero in un luogo davvero intrigante e pieno di possibilità, chissà quante occasioni mi si sarebbero poste innanzi? Probabilmente occasioni in cui il demone avrebbe prevalso al gentiluomo. Perché questo? Beh, lo pensai quando la giovane mi disse in che Presidio eravamo: il Sud, una terra maledetta dalle sabbie, luogo dall'indole più crudele e violenta di Endlos, così mi descrisse il meridione, spiegandomi inoltre ove mi stava portando nello specifico, la capitale del Sud: Merovish.
Seguì con lo sguardo il punto da lei indicato, potendo così vedere un piccolo ma significante cambiamento nel paesaggio: in lontananza, un rilievo si ergeva tra le dune, lontano e quasi impercettibile dalla distanza a cui mi trovavo, ma al contempo visibile e tangibile; quella era la nostra meta. Ci attende un lungo viaggio, a quel che vedo, sospirai, Già che la strada si mostra così estesa, perché non mi parla degli altri Presidi? Domandai quindi, curioso di come il resto di Endlos potesse essere, così anche da poter decidere ove andare una volta sistematomi: il paesaggio del Sud, così arido ed aspro, non era per nulla ciò che faceva per me, chissà che la fortuna non mi mostrasse invece un ambiente più consono in una delle altre regioni di quel mondo?

Una battuta di lei diede inizio al suo discorso, un giogo che però rifletteva la verità: non era esattamente come ella proclamava, ovvero che quelle terre mi avessero già stancato, ma bensì, da ciò che vedevo, non sembravano potermi offrir molto; il deserto non era l'ambiente a cui la mia persona era più consona, la solitudine e la decadenza di quel paesaggio erano un qualcosa che mi faceva capire l'andazzo del Presidio Meridionale; una immensa distesa di nulla per chilometri e chilometri, con un'unica cattedrale nel deserto, nascosta tra le rocce, non era uno spettacolo esattamente invitante, al pari di una pietanza dall'indigesta presentazione: l'unico modo per scoprire se ciò che pensavo sul Presidio era vero, era vederlo io stesso, ma in ogni caso, le informazioni che avrebbe potuto darmi, sarebbero servite a guida per spostarmi in un loco più adatto alle mie esigenze.
Con dolci parole, Kaeddyn mi chiese quale delle altre regioni volessi conoscere. Mi indicò il Nord come un gemello del Sud ove ci trovavamo, l'Est e l'Ovest come territori più miti, ma ciò che mi incuriosì di più, fu il suo dire sul Presidio Errante: cosa voleva dire con "costantemente con la testa fra le nuvole"? Beh, lo avrei scoperto presto: Mi dica del Presidio Errante, da come lo descrive, pare una meta particolare, conclusi indi, attendendo che colei che mi faceva da guida in quel mondo, iniziasse la sua spiegazione.

Kaeddyn, al mio affermare che il Presidio Errante poteva esser meta particolare, confermò, ed anzi, estese il concetto a tutta Endlos: per lei persino il deserto di cui stavamo calpestando le dune alla volta della sua cattedrale, Merovish, era una immensa distesa di conoscenza, come una biblioteca di cui ogni singolo granello rappresentava un tomo ricolmo di sapere, una visione invero molto particolare e intrigante di quelle terre.
Ma passando ad altro, ovvero la mia richiesta, la giovane del deserto mi disse che il suo errare era dovuto ad una condizione che estraniava quel dominio dagli altri: era un'isola volante nei cieli di Endlos, senza fissa dimora. Questa divisione dal resto del mondo, era tanto fisica, quanto politica: il Presidio era stato sempre lontano dagli altri in quanto a leggi e costumi, unendosi sporadicamente ad altre terre solo con flebili alleanze; tutte quelle nozioni mi fecero ben pensare, soprattutto per l'esser regno di arcanisti, un terreno fertile per recuperare appieno ogni mia capacità, e dove poterne apprendere di nuove. L'unica caratteristica che mi fece lievemente ricredere, fu ciò che mi disse a riguardo della sovrana di quel luogo: un disgustoso angelo; quella terra che mi si prospettava ottima per ritornare ad "aiutare il prossimo", era governata dalla mia antitesi, un essere angelico, quella notizia mi lasciò l'amaro in bocca, un boccone davvero difficile da mandar giù.
Capisco, beh, devo dire che è una meta attraente, ma prima di far decisioni affrettate, dimmi degli altri Presidi di codesto mondo.
Ve n'è qualcuno governato da presenze meno...divine? Domandai quindi, notando che Merovish, la cattedrale dello Yuzrab, si avvicinava sempre più, come una presenza sgradita, la quale figura, a mano a mano che mi ci avvicinavo, come a farmi da monito, mi donava sempre meno tempo per carpire le informazioni di cui necessitavo.

La dolce fanciulla che mi faceva da guida, come stesse assaporando il mio dire, come volesse imprimersi il mio quesito in mente per replicare adeguatamente, ripeté le mie parole con un fil di voce, per poi esplicare che unicamente la Signora del Presidio Errante avea tendenze divine trai regnanti di quel mondo: tra l'ormai scomparso sovrano delle terre del Nord, ed i nobili feudali dell'Est, pareva non esserci reggente con connotazioni angeliche; solo la Dama dell'Est pareva irradiare benevolenza quasi divina, facendo definire a Kaeddyn, col termine di "Idillio", il presidio da costei dominato, un racconto che mi faceva venire il voltastomaco al solo pensarci, immaginando una terra fatata ove la giustizia e l'amore spadroneggiavano, lasciandosi alle spalle anche l'ombra del peccato, un luogo che, nel caso mi ci fossi recato, avrebbe sicuramente suscitato in me unicamente disgusto, disgusto per una terra che ormai si era lasciata alle spalle ciò che io ed i miei fratelli incarnavamo, e nella quale avrei dovuto riportare l'essenza dei peccati, per farli nuovamente prosperare.
Al contrario dell'Est, il Sud di Endlos era invece governato da presenze crudeli e corrotte, dai più potenti trai reietti della società, mentre infine il Presidio Centrale era dominio di Aeon, una presenza astratta, a quel che la mia guida asseriva; Capisco, esordì io, portandomi una mano al mento, come riflettessi su ciò che avrei dovuto dire, Invero, eccetto il Presidio Errante, a causa della sua reggente, tutti i restanti territori di codesto mondo sono appetibili mete nell'eventualità io voglia partire, non posso che esserti riconoscente per ciò che hai fatto per me, le dissi, notando come ormai Merovish si poteva quasi toccare con mano, mentre i portoni d'ingresso ai cunicoli di quella cattedrale nel deserto si facevano sempre più vicini passo dopo passo.
Per il supporto che generosamente mi stai offrendo, voglio ricambiare offrendoti un dono, le dissi, con un affabile sorriso sulle labbra a far da preludio a ciò che le dissi subito dopo: Un desiderio, questo le offrì, il mio potere di esaudire un suo qualsiasi desiderio tramite i miei poteri, Attualmente non ho le forze per attuare ciò che dico, il viaggio tra il mio mondo e codesto piano dimensionale, ha annichilito temporaneamente ogni mio potere, ma quando sarò ritornato al pieno delle mie energie, ciò che potrò fare per te, sarà dettato unicamente dalla tua immaginazione: ti offro la possibilità di esaudire una tua qualsiasi richiesta, senza limite alcuno, il tutto per ricompensarti di avermi introdotto a quella che d'ora in avanti sarà la mia nuova terra, conclusi quindi. Era vero, le stavo offrendo il mio potere in cambio di tutte le semplici informazioni che mi avea fornito, ma non ero così sciocco da concedere un tale premio, solo per una così misera valuta quale era quella delle parole, oh no: una volta che avessi recuperato tutto ciò che dal portale mi era stato sottratto, avrei concesso alla dama il desiderio, in cambio della sua anima, la sua essenza spirituale sarebbe stata la ricompensa per il mio lavoro, così come lo era sempre stato anche nel mio mondo. Kaeddyn sarebbe stata una tra le mie prime prede di quel mondo a me del tutto nuovo, uno dei primi spiriti che avrei divorato in quella nuova realtà.

Io semplicemente non sono come tutti gli altri, replicai con un pizzico di superbia, al dire di Kaeddyn, la quale parve come stupita da come avessi compreso con estrema velocità il modo in cui Endlos funzionava, i suoi meccanismi, la sua divisione ed il suo governo, tutto al primo approccio: sinceramente, non pareva un luogo cotanto complicato da intendere, almeno non per qualcuno come il sottoscritto.
Le di lei lusinghe continuarono, con l'asserzione da parte sua, che con il mio essere avrei potuto far strada e giungere al potere, alla sapienza di quei reami, ma no, non era ciò che mi interessava, non era ciò che mi attraeva, e la mia guida parve capirlo altresì in fretta, toccando successivamente tasti che parola dopo parola mi incuriosivano sempre più.
All'aprirsi delle porte per quella cattedrale nel deserto, larghe pareti di roccia spalancatesi al pari di fauci di una bestia in preda alla più pura e naturale fame, colei che mi guidava mi parlò del luogo ove la mia avanzata si era indi spinta: rifiutò l'invito al desiderio, lasciandomi sinceramente con l'amaro in bocca, una minuscola ed insipida perdita, al pari di ciò che si stagliava nella mia mente al conoscere cosa oltre quelle petree fauci v'era, un nido ove tutto ciò che nel resto del piano dimensionale era proibito poteva esser libero appunto d'essere, un luogo ove una creatura come il sottoscritto, reietta nella società del mio mondo natio, poteva finalmente trovare la libertà da sempre agognata.
Ad ogni singola parola che descriveva le viscere del Sud di Endlos, la mia fame per le anime sventurate di quel luogo cresceva sempre più, attirandomi come una falena inebriata dalla luce: il peccato, in ogni sua forma trovava il suo massimo splendore a Merovish, capitale e protettrice d'ogni male del semipiano, la dimora ideale per colui che incarnava l'ingordigia in ogni azione.
Non indugiai indi oltre, accettando così il silenzioso invito di colei che sin lì mi avea portato, e così avanzai nelle fauci spalancate della capitale del Sud, inghiottito dal buio della petrea creatura che era Merovish, pronto a viverla e conoscerla in ogni suo singolo, minuscolo, marcio anfratto.