[EM] Death Billiards

All the World's Evil ▪ Audient Void

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    Una distesa di stelle e nebulose divisa in quadranti era incorniciata da sei buchi neri. Il buio siderale era ravvivato dalle gradazioni tipiche delle diverse classi spettrali e dal caleidoscopio iridescente della polvere cosmica. Le dieci lune di Endlos erano disposte in formazione triangolare, col cobalto di Sirio in testa allo schieramento e l’argentea Hadar collocata al centro. A contraltare del triangolo giaceva un’undicesima sfera innominata e incolore, intervallata dallo spazio scintillante e in continuo divenire.

    L’assetto del sofisticato tavolo da biliardo faceva presagire una partita imminente. Seduto sull’attiguo divanetto della sala relax, Bid’daum attendeva l’arrivo di un secondo passeggero della Behemoth: un contendente a cui aveva lasciato della documentazione classificata da consultare sul ponte di comando. I recenti sviluppi richiedevano che anche lui fosse reso partecipe della catastrofe che incombeva sul Meridione, perciò il Gerarca confidava che potesse afferrare la gravità della situazione in autonomia – eventuali dubbi irrisolti sarebbero stati dipanati durante il match.

    « A te l’apertura. »

    Avrebbe accolto l’avversario in modo laconico, indicando con lo sguardo la stecca rimasta libera mentre ingessava maniacalmente la punta della propria. L’incognita bilia battente - sospesa nell’abisso silente dell’universo - attendeva sulla linea di testa che le venisse impressa la spinta necessaria per impattare su Sirio, spaccare la formazione delle Lune e dare inizio al gioco.

     
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    Addirittura questo onere?

    La risposta giunge calma e senza fretta, giusto qualche istante a seguito del richiudersi automatico del portellone meccanico. Lazav replica infatti all'invito con un pizzico di sarcasmo, un fondo d'incredulità ed un accenno di protesta, pienamente conscio che -per una volta- non sia necessario mascherare quella pletora di inflessioni ma anzi sia ben più consono lasciarle trapelare: con il Gerarca lì presente non c'è infatti bisogno di dissimulare la propria natura, nè tantomeno di mentire a riguardo di alcunchè.

    Non sono così esperto di questo gioco da potermi dire sicuro di batterti. Ma questo già lo sai.

    La fiducia tra Eversori -ed in particolare con i pochi superstiti del gruppo- è infatti tale che il Genio nemmeno si preoccupa di presentarsi con l'ennesima identità rubata. Invero egli è finalmente grato di poter godere di un istante di pace e di riposo, di poter smettere le molte maschere che ne costituiscono l'essenza e di potersi mostrare infine con il vecchio manto consunto di cui ha già dato prova al suo primo Concilio.

    Dopotutto il sadismo è tua parte integrante, al pari di quanto la manipolazione sia per me.

    Ormai vicino al tavolo predisposto per la partita Lazav si concede un piccolo vezzo che altri potrebbero dire inopportuno -egli si permette di cambiare l'ordine delle lune senza un apparente motivo se non quello di urtare il kuthiano e, nella sostanza, di prendere il controllo anche di quella situazione. Certo, la prima e l'ultima sfera non vengono mosse di posto -così come Gerarca e sottoposto mantengono ben distinti i rispettivi ruoli- ciononostante il rimescolamento dei giochi spinge il mutaforma ad un più mite temperamento, artefice e vittima di un'illusione di parità.

    E ciò ci porta ad oggi, a questa partita: devo vincerti maggiori informazioni al tavolo oppure la mia convocazione è slegata dal rapporto frammentario di cui mi hai messo al corrente?

    Non una vera sfida popola allora la voce del Genio, bensì una sorta d'indagine nella quale egli si spende per comprendere -senza ulteriori filtri o tranelli- le intenzioni del suo superiore. Remota ma cristallina vi è, infatti, pure l'eventualità che la sua presenza sul covo di gilda non sia altro che un richiamo formale per la sbruffonaggine legata all'aver interpretato il defunto Pasha Preek innanzi alle iridi inquisitorie di Kalanjanus e della Signora della Polvere.

    Sono genuinamente curioso di conoscere cosa tu abbia in serbo per me.

    E nello scandire quest'ultimo verbo -nel lasciar sfumare il pronome che chiude la frase- ad entrambi giunge il rintocco confuso di una stecca contro l'eburnea sfera, segnale che la competizione ha finalmente preso avvio. A tutti gli effetti.
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    Al suo arrivo Pasha Lazav si mostrò nelle sembianze poco appariscenti che costituivano la sua forma basilare. In verità non sapeva se avesse senso parlare di aspetto originario per un mutaforma generatosi da Zygoin in circostanze poco chiare, ma non si sarebbe sbilanciato tanto da chiedere delucidazioni in merito. Lo osservò mentre riarrangiava le bilie sul tavolo senza un motivo apparente: dato che non lo reputava tanto stolto da tentare di barare al suo cospetto, concluse che dovesse trattarsi solo di un ghiribizzo estemporaneo.

    « Il rapporto è frammentario come la situazione che descrive: un puttanaio incoerente in cui navighiamo a vista da mesi e all’insaputa di tutti. »

    Al termine del suo commento ironico la compattezza delle lune si era sfaldata, sancendo l’inizio del gioco. L’apertura era regolare poiché almeno quattro sfere avevano toccato le sponde di quell’universo in miniatura, anche se nessuna aveva ancora superato l’orizzonte degli eventi di una buca perimetrale.

    « In quanto Ufficiale affiliato alla nostra fazione, si è deciso di renderti partecipe di ciò che ci attende. Puoi chiedermi altro ma non è detto che sappia risponderti… oppure puoi semplicemente concentrarti sulla partita. »

    Con un insolito tono disinvolto il Gerarca aggirò il tavolo in cerca dell’angolatura ottimale per affrontare il caotico dispiegamento delle bilie. Per uno sguardo tanto avvezzo a sondare il caos non fu arduo trovare la linea di tiro ottimale.

    « Sirio. »

    La luce bluastra che tingeva le prime notti dell’anno, cariche di speranza per un avvenire migliore. Fu condannata all’oblio per prima con uno schiocco secco, che la proiettò nella buca precedentemente dichiarata da un cenno delle sue dita diaboliche. La bilia battente si trovava ora in una posizione ostica per sperare d’imbucare anche Canopo, perciò il Comandante si limitò ad aggravare la difficoltà di tiro utilizzando la steccata successiva per sfiorare la seconda luna, toccare una sponda e spedire la sfera incolore in un punto ancora più disagevole.

     
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    LAZAV
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    No, decisamente non è un incontro amichevole. O almeno, a giudicare dall'impegno che il monocorno sta spendendo per rendere la vita difficile al mutaforma -considerato che in appena un paio di giri il Gerarca mette all'angolo il Genio ad un gioco nel quale quest'ultimo nemmeno eccelle- tutto spinge a pensare che di qualsiasi cosa si tratti non sia comunque una chiacchierata tra amici -tra pari. E dire che -per una volta!- il Castigo sembra quasi voler sorridere! No certo, non si arriva a questi estremi (probabilmente la struttura ossea del kuthiano non lo permetterebbe nemmeno) ma... si tratta di una banale metafora: Bid'daum si mostra decisamente più rilassato che non suo solito, di fatto contrastando la foga silente della partita con un pacato grado di tolleranza più unico che raro. Strano -molto strano!

    Beh, ad essere intimamente onesti non ci vedo nulla di male.

    Senza abbandonare il sarcasmo con cui ha preso avvio quella seduta -senza smettere i panni sagaci che gli sono propri- Lazav evita accuratamente di farsi impensierire per la mossa del suo avversario al tavolo, focalizzando anzi la propria attenzione sull'esatta scelta di parole che emergono brutali oltre la gola del suo superiore.

    Il più di quello che avviene su Endlos è determinato da un nucleo incoerente ed illogico, essenzialmente retto su disordine e contraddittorietà varie ma -per natura stessa di questo semipiano- tali da rappresentare l'unica reiterata costante.

    Nel mentre che il farabutto dalle mille identità si spende ad esporre il proprio non modesto punto di vista -mentre egli esplora pensieri e possibilità della situazione odierna, soffermandosi principalmente sulle peculiarità nascoste- l'altro ripone la propria stecca a termine della carognata di cui s'è reso orgoglioso artefice: la bilia innominata staziona infatti su di un quadrante tanto infame che -non c'è dubbio- il corrispettivo sullo sfondo del Maelstrom si guadagnerà tante silenti maledizioni da imputridire per davvero.

    Posso comprendere la tua volontà di non rimanere in balìa degli eventi -lodevole, invero, pienamente condivisibile- ma... continua a sfuggirmi il perchè spartire queste informazioni con me dovrebbe fare la differenza: nessuno dei Triumviri ha dimenticato che il mio predecessore si occupava unicamente dei propri interessi scientifici, pur se nel più recente periodo avesse dimostrato una certa forma di dedizione alla causa comune.

    Il vecchio dal logoro mantello proprio non ne vuole sapere di sbrigarsi e procedere al proprio turno, piuttosto si trascina sull'altro lato del tavolo e tergiversa raccontando l'ovvio che, tuttavia, il kuthiano sembra volutamente ignorare; la domanda, allora, torna prepotente: perchè?

    Ciononostante difficilmente può essere venuto a conoscenza di rimedi efficaci per contrastare una maledizione tanto antica da sfidare la memoria stessa di questo Presidio. Ed io, ovviamente, non posseggo certo la chiave di un rompicapo che lui per primo non sapeva risolvere; tutt'al più posso guadagnare rapidamente informazioni dal popolino o -parimenti- sguinzagliare un'indagine accurata dei testi delle Cave ma... ancora una volta, ben poche sono le nostre speranze se si limitano a questo.

    Con un colpo pigro e svogliato le bilie guadagnano nuova posizione, schioccando ad ogni contatto e rimbalzando contro una cornice che ha lo scopo ultimo di trattenerle: Canopo è ben lungi dallo sparire per sempre, così come la luna purpurea ad ora nascostasi dietro la gemella cremisi. Se non altro questo tiro fallimentare servirà a rallentare la corsa del monocorno, salvo che la sua perizia in questa arte ludica non sia tale da imbucare la luna di sabbia e -in qualche modo eliminando Mirach ed Alkaid- procedere poi con la terza e la sesta sfera in una singola stoccata successiva.

    Perciò vorrei zittire quanto prima quella vocina insistente che mi sussurra di pararmi il culo prima che sia troppo tardi: ammesso che tu non stia facendo sufficienti progressi nell'esecuzione del rituale opportuno, in cosa posso tornare utile per tenere in piedi la baracca che ho ereditato in qualità di Eversore? Le mie abilità sciamaniche sono scadenti quanto il tuo buonumore -e lo stesso si può dire dell'Oplite, del Mercante e del Lampo- perciò ognuno dovrà adoperarsi su di un diverso fronte ai fini di garantire le massime probabilità di riuscita.

    Già, perchè il Genio dubita fortemente che nessun altro si stia preoccupando dell'apocalisse incombente -specie il Boggart, da sempre schierato in prima linea per prendere a ramazzate, colpi di blaster o addirittura a mirabolanti inculoni commerciali qualsivoglia ostacolo gli si presenti innanzi.
    Nel posare la stecca e cedere la mano succede allora che il mutaforma inclini curioso la testa, aggrottando le labbra in un'espressione di avveduta perspicacia ed incalzando così il suo superiore a fornirgli una risposta. Risposta che -qualora si facesse attendere- verrà accompagnata da un sorriso sbagliato ed un ultimo commento fatalista:

    Diciamo un... trenta percento scarso? Uno su tre mi pare grossomodo onesto, considerata l'entità del cataclisma che ci attende.

    Un sorriso che ad ogni parola si fa sempre più affilato, al pari di una pugnalata alle spalle.
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    Era evidente come la dialettica fosse una risorsa preziosa per Lazav, un vero e proprio telaio che gli aveva permesso d’intessere i fili invisibili della società merovisha nei panni dei suoi mille alter-ego. Di fronte al Gerarca dava sfoggio di una parlantina non più ancorata ad una parte da recitare, mostrandosi genuino come solo un indossatore di maschere sceso dal palcoscenico poteva essere.

    « Cinquanta percento. »

    La correzione giunse puntuale e seccata.

    « Eqihfenc II, l’ideatrice stessa del rituale, ha stimato tali le mie probabilità di successo – per quanto si sia disinteressata di questa realtà già da molti secoli. »

    Nel rapporto dell’agente Kozlov sulle circostanze della dipartita di Pasha Preek compariva anche il nome dell’antica Drenatrice, riemersa dal suo naturale habitat mitologico per dispensare criptici ammonimenti ai mortali. Non si dilungò oltre, sapendo che probabilmente l'altro aveva curiosato in autonomia sull’ufficiosa versione dei fatti relativa alla scomparsa del suo predecessore nell’Esarcato.

    « Al momento sto reclutando sciamani esperti che possano collaborare con me. Se desideri essermi d’aiuto potresti espandere le ricerche al resto del semipiano, dato che qui a Sud confido di aver già contattato tutti gli idonei. »

    Una richiesta semplice e forse insufficiente a giustificare quella convocazione. Tacendo ancora eventuali questioni collaterali, il Comandante dichiarò il suo bersaglio nel cosmo in miniatura.

    « Canopo. »

    La steccata giunse violenta e inevitabile, come la sorte che toccò alla luna di sabbia. Imbucata la seconda bilia gli equilibri sul tavolo si ruppero in un pandemonio di impatti – a cui però la bianca iniziatrice non prese parte, poiché risultò catapultata fuori dal perimetro di gioco. Un tentacolo spiritico del Kuthiano la prese al volo prima che potesse cadere a terra, riportandola silenziosamente nelle mani dell’altro giocatore.

    « Questo è fallo: puoi posizionare la battente dove vuoi. »

    Non commise però l’errore di essere frustrato per la severità delle regole
    a cui lui stesso si era sottoposto iniziando quella partita.

     
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    LAZAV
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    Delle semplici provocazioni si son mostrate più che sufficienti per alterare il suo superiore. Vane parole, ipotesi di fallimento, riflessioni la cui ponderatezza difficilmente produrrebbe una tale eruzione in chiunque altro. Ma va da sè che, trattandosi di Bid'daum, pressochè ogni commento fuori luogo, ogni dettaglio imponderato e -parimenti- ogni sgarbo consapevole od inconscio sono capaci di evocare nel monocorno stesso la più funesta delle ire. E, nondimeno, le relative conseguenze.
    Ciononostante, pur con tutto quel che ciò sta a significare, Lazav ne trae un ennesimo sospiro trasognato, senza nascondere la propria compiacenza per un tale esito: nominalmente incapace di reggere il confronto con il Gerarca -perchè, sulla carta, l'esperienza dei due è tanto dissimile quanto decisamente a favore del kuthiano- il Genio Dimir deve perciò gongolarsi di quel poco in cui eccelle per definizione.

    Ah, spiacente: se tale è la forma delle tue convinzioni devo allora deluderti.

    L'interruzione giunge allora flemmatica, quasi con la stessa pazienza di un maestro che -preventivando le difficoltà del proprio studente nel comprendere un concetto apparentemente controintuitivo- sorride condiscendente per non mortificare l'allievo, onde poi procedere con una seconda, più ampia spiegazione.

    In tre siamo rimasti a conservare la memoria degli Eversori ed in tre ci spartiamo l'onere di farla perdurare.

    Il che -senza ulteriori dati a disposizione, senza condizionamenti di sorta o previsioni affidabili sulla buona riuscita di ciascuno- garantirebbe un onestissimo trentatre percento di successo e non un misero trenta così come annunciato dal multiforma. In prima istanza, almeno; a ben vedere, però, considerando che la reazione violenta del monocorno tradisce una certa dose d'insicurezza o di fastidio, le stime hanno più ragione di rivedersi al ribasso -seppur di poco, bisogna ammetterlo.

    Mi rendo conto non sia particolarmente d'incoraggiamento ma... è una realtà da affrontare con piena trasparenza: non possiamo permetterci di affondare tutti e tre con il medesimo piano.

    Calmo, pacato, inamovibile: Lazav non sembra risentire del clima tesissimo nè tantomeno delle profezie di sventura sulle quali la sua stessa voce si sta soffermando. A riprova di questa sua apparente indifferenza -laddove, invece, a parole egli paventa un quadro tutt'altro che sereno o di facile risoluzione- il Genio si decide infine a posare la bilia bianca in posizione opposta ad una buca d'angolo così che, previ un'accurata valutazione ed un successivo tiro di precisione, egli possa infine guadagnare i suoi primissimi punti alla partita.

    Shaula. Immaginati come Shaula: posizione non delle migliori ma comunque accettabile, con un cospicuo numero di elementi a separarti dal baratro e -idealmente- con almeno un paio di manovre d'anticipo da giocarti. Ti diresti al sicuro, pronto a resistere alla peggiore delle eventualità. Eppure, come mi hai dato prova tu stesso, è sufficiente un eccesso di zelo perchè la bilia del Fato impazzisca e l'intera situazione cambi di prospettiva, riducendoti all'esclusione.

    Al pari di una dimostrazione ecco allora che uno schiocco indirizza la luna di porpora verso il proprio nero destino, mentre Lazav si rialza dalla posizione di tiro, ingessa con finta scaramanzia il puntale della stecca e, preparandosi ad una nuova stoccata, reitera la propria lezione all'adolescente seccato che si ritrova innanzi.

    Il nostro caro Zimmer, invece, potrebbe essere Alkaid: al momento la partita verte su Mirach, perciò non se ne sta curando; forse è troppo impegnato con le incombenze da Pasha, forse non ha digerito i recenti eventi che hanno sconquassato il semipiano, forse si è accorto di talune verità che -suo malgrado- non vuole accettare. Non importa: sa di non essere un bersaglio e perciò medita osservando con cura le regole, forte di quella clessidra che gli concede una buona dose di tempo.

    Il mutaforma è pronto a spingere la battente al suo centro, per quanto fluido nei modi e nei pensieri egli permane allungato in un movimento sospeso nell'eternità -metafora sottile di quella medesima condizione che sta descrivendo per il boggart, parallelismo calzante con lo scenario di cui vuol dare insegnamento al Castigo.

    Ma Mirach è debole, inesperta, fin troppo facile da imbucare: quasi non servirebbe annunciare la luna verde, perchè il tavolo è favorevole da ogni angolazione ed essa si rende perciò un tiro banale, praticamente superfluo. Se Mirach si limita a proteggere Shaula la sua dipartita diviene ovvia quando la compagna svanisce per quell'inaspettato ribaltamento del Caso -e così, per il fallimento di uno, capitombolano pure il secondo ed il terzo.

    Riesci a capire, ora, Bid'daum? Comprendi che la tua visione di gioco è ineccepibile ma proprio per questo -purtroppo- vincolata alle sole logiche che il velluto conosce? Un tuo solo fallo ha portato il tuo avversario a guadagnare tre bilie a fronte delle uniche due di cui ti sei appropriato con i primi tiri brillanti e così -trasponendo il racconto alla contingenza che ha reso necessario l'incontro tra i due coscritti- operare la medesima strategia pure sulla delicatissima questione all'ordine del giorno (la catastrofe incombente) acquista il gusto di uno sforzo disperatamente titanico ma... tutt'altro che lungimirante.

    Non mancherò di assoldare ogni spiritista che possa esserti utile -sia esso un ingenuotto talentuoso, una naufraga appena precipitata su Endlos oppure la Dama Azzurra in persona- se questo è quanto mi chiedi.
    Ciò che è opportuno, tuttavia, riguarda ben altra materia: il rituale è il tuo trenta percento, ma le responsabilità che gravano su me e sul molliccio necessitano di guardare oltre il tuo gioco. E forse anche oltre Merovish ed il suo meraviglioso presidio.

    La stecca sfiora il tavolo una terza volta, il fulcro del destino guadagna movimento ancora: sbatte le sponde, colpisce altri attori ma -con un freno abilmente calcolato- si arresta giusto prima di Rigel e del suo bagliore cremisi; Lazav ti cede la mano e lo fa con una sbruffoneria snervante ma tutt'altro che ostentata, offrendoti di ricominciare con una linea di tiro sgombra verso la buca che più preferisci. E' un invito, ovviamente, un invito a collaborare davvero (benchè su più fronti) invece che darsi battaglia futilmente per un unico scopo.
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    Odiava le paternali.
    Tra le tante seccature capaci di fargli perdere la calma, una ramanzina - per quanto pacata e confidenziale - era quanto di peggio un sottoposto potesse tentare in sua presenza. Lazav ne era consapevole, eppure perdurò nel suo parallelismo tra le bilie imbucate e gli Eversori. Per quanto detestasse un simile atteggiamento, non poteva esimersi dall’afferrarne il contenuto implicito: potevano ancora esistere strade non tentate e strategie eclissate dalla mole della catastrofe, sfuggitegli a causa del paraocchi che si era autoimposto per restare focalizzato sul rituale.

    Superata la patina superficiale di fastidio, il Comandante riconosceva l’importanza di circondarsi di persone diverse da lui, capaci di mettere in discussione i suoi schemi e ridefinire la sua prospettiva sui problemi. Uno stuolo di lacchè sempre allineati col suo pensiero sarebbe stato deleterio per la causa comune.

    « Giunti a questo punto, differenziare la nostra strategia non sarà semplice, ma ho due tracciati ancora poco battuti da sottoporti. Potrebbero rivelarsi dei vicoli ciechi, ma quantomeno avrai pane per i tuoi denti. »

    La gestione del Distretto del Kanti evidentemente non era sufficiente per saturare
    le capacità del Genio dai mille volti, bramoso di cimentarsi in missioni collaterali.

    « La prima riguarda la Sacerdotessa Millea di cui ho parlato durante il Concilio: da alcune sue mosse ho sempre sospettato che non fosse ignara dell’esistenza del rituale, pur trattandosi di un segreto noto a pochi. Il fratello è stato arrestato dalla Legione, mentre di lei si sono perse le tracce… finché ulteriori indagini hanno svelato che la figlia di Pasha Jalabhar che portava quel nome è morta tre anni fa. Dal fratello non hanno ancora cavato niente, nei suoi deliri persecutori pare sia convinto che sua sorella non l’abbia mai abbandonato. I reparti d’investigazione stanno vagliando diverse ipotesi, ma c’è una pista in particolare che vorrei affidarti: se quella “Millea” fosse stata in realtà un mutaforma, chi più di un trasformista come te avrebbe una possibilità di risalire al vero ricercato? »

    Nonostante il lieve sarcasmo, il suo appoggio non era infondato: negli archivi
    della Behemoth era già stata predisposta tutta la documentazione sul caso.

    « In secondo luogo vorrei affidarti un cimelio custodito dal tuo predecessore nell’Esarcato: la chiave del Muro Scarlatto. »

    Con un tentacolo spiritico aprì un baule rimasto trascurato fino a quel momento. In mezzo alla chincaglieria al suo interno spiccava una chiave d’oro massiccio dalla forma criptica.

    « Si tratta dell’unico strumento capace di attivare le misure contenitive dell’Arena Nera, che ai tempi della Battaglia contro i Titani hanno interrotto il flusso dell’invasione. Alcuni particolari sul suo funzionamento sono andati perduti, perciò potresti indagare se la reliquia possa aumentare anche solo di un punto quella percentuale con cui ti riempi tanto la bocca. »

    O se piuttosto non convenisse lasciare direttamente in eredità il Presidio Sud ai prigionieri di Krarth, sicuramente più adatti di chiunque altro a sopravvivere all’apocalisse voluta dal loro oppressore.

    « Rigel, Spica, Achernar, Naos, Hadar. »

    La lista concitata si accompagnò a movimenti quasi spasmodici delle sue pupille: era in atto uno scandagliamento decisamente innaturale del tavolo di gioco, tramite una pratica che un Eversore avrebbe riconosciuto senza troppi sforzi. L’analisi fornì il punto vulnerabile di quella specifica disposizione di bilie, che Bid’daum forzò con un colpo di stecca tanto improbabile quanto disarmante. La battente rimbalzò ovunque seguendo i binari del determinismo, imbucando in successione tutte le sfere rimanenti, e infine restò da sola ad aleggiare nello spazio siderale.

    « L’undicesima luna la chiamerò alla prossima occasione. »

    Bid’daum si congedò dalla sala relax in modo enigmatico, senza mostrare alcuna soddisfazione per quella vittoria rubata con un espediente di dubbia sportività. Il tempo dei giochi era finito, ma la partita sarebbe continuata al di fuori del tavolo, dove la bilia del Fato doveva deragliare dai binari per chiudere definitivamente il cerchio della sua esistenza.


    Energia: 110 – 5 = 105%
    Tecnica utilizzata:

    Analyzer
    Durante una battaglia o un pedinamento, conoscere i segreti del proprio bersaglio è un requisito fondamentale e uno studio preparatorio è necessario per evitare di arrivare impreparati al momento della verità. Cosa succede però quando un evento imprevisto sconvolge i piani degli Eversori? Quando ad un bersaglio noto se ne aggiunge uno sconosciuto? Un evento del genere potrebbe mandare a monte un'operazione preparata fin nei minimi particolari.
    Per evitare ciò, gli Eversori sono in grado di studiare il nemico in tempo reale. È sufficiente osservare i suoi movimenti, la postura, la mimica facciale e i dettagli impercettibili nel suo sguardo per creare una mappa completa delle sue caratteristiche fisiche. Si apprendono quali sono i suoi punti deboli e i suoi punti di forza a livello di prestanza fisica, così da contrattaccare con efficacia chiunque faccia dell'effetto sorpresa la sua arma principale.
    Consumo: basso
     
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    LAZAV
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    E collaborazione giunge, benchè non nei modi e nelle forme sperate: Bid'daum concede al Genio due nuove vie sulle quali spendersi per migliorare le rispettive eventualità di riuscita -il monocorno sobilla altri campi d'indagine, ciascuno deliziosamente insicuro e fugace- ed in questo è come s'egli tendesse la mano per avallare un mutuo procedere pur se su fronti distinti.

    Il primo intervento richiestogli è squisitamente sarcastico, come l'invito ad un gioco di maschere e fumo ove -mutaforma contro mutaforma- Lazav avrà da strabiliare il proprio cangiante nemico al fine di assalirlo là dove più si crede al sicuro: stando agli aggiornamenti del kuthiano, infatti, la figlia del disgraziato Pasha Jalabhar non è realmente se stessa, sostituita alla morte da almeno una tripletta d'annate. Ciò impone, quindi, che qualcuno ne stia manipolando le forme e -come giustamente il gerarca fa notare- questo esatto campo d'azione è niente meno che la prassi cui il Genio Dimir stesso si attiene: non che si aspettasse d'essere una novità od un unicum -questi deliri paradossali erano propri del suo progenitore Zygoin e come tali son filtrati in uno soltanto dei discendenti (quel Momir Vig che ne ha ereditato pure la scienza)- ma... in tutta onestà, un comportamento così fine quanto rischioso richiede mezzi, conoscenze e contatti estremamente radicati al fine di non tradirsi nell'esecuzione del proprio inganno.
    La domanda rimane perciò aperta -e sarà compito di Lazav fornirgli risposta: chi detiene tanto potere e tanta influenza da permettersi di giocare una scommessa sì labile? Perchè simili azzardi solitamente sono propri soltanto di chi è disperato o di chi già sa d'aver vinto...

    In secondo luogo, invece, le emanazioni spiritiche del Castigo forniscono l'altro di un ninnolo massiccio, color dell'oro e finemente inciso a mostrare un intrico di scanalature ed intagli: è una chiave, ovviamente, la cui serratura -però- si distingue per l'impareggiabile importanza nonchè per il complementare disegno frutto sicuro d'una cura e di una ricercatezza che non hanno eguali.
    La voce del suo superiore consiglia dunque d'indagare circa la natura e l'utilizzo che un simile gingillo celano nel mistero che gli è proprio ma, con un simile monito, giunge anche qualche rada informazione al riguardo: si tratta del fulcro per l'attivazione di una estrema difesa legata al circolo d'ossidiana per cui la Tana è sì celebre, lo strumento col quale attingere ad una salvezza che già ha dato prova della propria efficacia sventando l'invasione dei Titani di Krarth. E, per quanto Lazav possa reiterarne il profilo grazie alla runachiave plastica di cui è in possesso, egli non commette l'errore di crede sia possibile produrne un esatta replica: ogni artefatto racchiude in sè meraviglie invisibili al solo sguardo, quindi vana è la speranza che un suo utilizzo si limiti a ciò che risulta sufficiente per ogn'altra chiave. Su questo, allora, il Genio dovrà applicarsi senza potersi aggrappare ad altra traccia ma confidando invece sul fatto che -in assenza d'alternative migliori- essa potrebbe davvero rivelarsi la chiave per la sopravvivenza del Sud.

    Ma ovviamente Bid'daum non si limita a questo -egli non è in grado d'inghiottire la propria superbia- e così, vittima dell'orgoglio d'essere primo, il gerarca decide di chiudere l'incontro con una mirabolante quanto innaturale infilata: una dietro l'altra le ultime cinque bilie si perdono nel void mimato dalle buche del tavolo, segnando una trionfale (quanto fasulla) vittoria per il Castigo e, parimenti, lasciando il Genio a contemplare la superficie ora sgombra di tutto quanto non è l'eburnea sfera motrice degli eventi.

    Mi auguro la tua sicurezza paventi un reale fondamento...

    Riserva allora quale commento per il superiore ormai svanito oltre l'uscio della sala relax, di fatto lasciandolo aleggiare nel silenzio immoto che lo circonda. Indi, afferrando quella stessa bianca sfera ormai priva di scopo, Lazav la eleva come a scrutarla in controluce, riponendola infine in un proprio borsello a monito di quell'incontro denso di letali presagi.
    PASSIVE SKILLS
    DIMIR DOPPELGANGERMETAMORFOSI SCENICA
    QUICKCHANGEMETAMORFOSI DELL'ANIMA
    TAVERN SWINDLERSPARABALLE (ANTI-AUSPEX)
    TRAIN OF THOUGHTMINDFUCK-ALERT (AUSPEX)
    EQUIPMENT
    DIMIR CLUESTONEBUSSOLA DEI DESIDERI (ARTEFATTO)
    DIMIR KEYRUNEPASSEPARTOUT (ARTEFATTO)
    DIMIR SIGNETMARCHIO DEL VUOTO (ARTEFATTO)
     
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