La Luce del Deserto

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    Sebastian Barth



    ~ { Post Attivo

    Si sentì uno stupido. Cosa gli aveva sempre detto il nonno? "Preparati sempre a tutti. Immagina il peggio e preparati come se dovesse aggravarsi ancora di più". La nebbia era stato un imprevisto, non uno che non conoscesse, ma comunque pericoloso. Per sua fortuna, il professore riuscì a diradarla con qualche genere di incantesimo o sortilegio. Ma se non fosse stato presente? La sua spada reagiva ai mostri, non agli umani. Deglutì.

    “Bene! Qualcuno vuole sfondare la porta?”

    La voce di Karim lo destò dai suoi pensieri. Si trovavano al cospetto di un tribunale, qualsiasi cosa esso fosse. Sebastian fu sul punto di consigliare una manovra più discreta, ma Lazav si rivelò più scaltro e riuscì a scassinare la serratura senza troppo chiasso. Tuttavia, avanzò per primo, la spada sguainata e i sensi pronti a cogliere ogni genere di minaccia.

    La era molto alta, ma non troppo larga. Una imponente struttura di legno, con quello che sembrava un trono o un seggio, capeggiava al centro. Al di sopra si apriva una gigantesca finestra, decorata con mosaici che non seppe decifrare. Più arretrato, a pochi passi dall'ingresso, una sorta di altare: un monumento in pietra, preceduto da un lungo tappeto rosso -ormai rovinato. Due tribune laterali si aprivano ad ala, dall'ingresso fino al trono del giudice, quasi a voler imporre un senso di claustrofobia su chi era costretto a sostare presso l'altare. Quella che però un tempo doveva essere stata una sala piena di persone e voci, era adesso avvolta nel silenzio, tra ragnatele, ombre, polvere e sabbia.

    Mai visto niente del genere! Si voltò verso Karim, sperando in qualche delucidazione.


    VARIE

    Mana totale: 95%
    Mana consumato in questo turno:

    Stato Fisico: ottimale
    Stato Emotivo: contento

    Equip:

    Porta-Oggetti Borsa porta oggetti + Passiva di Tasca Dimensionale.

    Black Marsh katana (74cm) + Passiva di Cambio-Forma (da legno a metallo).

    Runa dei Cacciatori Runa + Passiva di Informazioni Quest Aggiuntive.

    Passive:

    Insight: Mossa Prioritaria

    Attive utilizzate:


    Attive in corso dal turno precedente:


    PS:

    Per darvi una mezza idea del posto, ecco la mia ispirazione.

     
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    Le guardie del corpo si dimostrarono più raffinate di quanto il Professore non avesse pensato e Lanyan, invece di seguire il suggerito -spaccate tutto-, si destreggiò in arti di scassinamento e dopo pochi minuti il gruppo si ritrovò all’interno del Tribunale. Dopo essersi infilato dei guanti in lattice pescati dal suo zaino Karim poi si tuffò sopra una sfilza di scartoffie: con sorpresa accaparrò quello che sembrava un rudimentale atto di opposizione e la relativa comparsa di costituzione. I documenti erano parecchio datati, il docente non riusciva neanche a leggere bene: un po’ per le condizioni delle pergamene, un po’ per via della lingua… tuttavia trovò il tutto davvero eccitante.
    “Ci sono delle date qui, Amy riesci a leggerle?”
    La studentessa scosse la testa puntando il raggio di luce sui documenti, mentre l’uomo riprendeva con la fotocamera.
    “Ok, conserviamoli al meglio.”
    Disse alla giovane affidandole i documenti, per poi posare la sua attenzione su un angolo della sala dove era cresciuta parecchia muffa che aveva già visto nel resto delle rovine. Che fosse quella ad avvelenare l’aria? Riempì una provetta e poi si rivolse al resto della squadra.
    “Signori, io direi di continuare il nostro giro. Vorrei riuscire a prelevare dei campioni di terra, e, possibilmente, anche dell’acqua. Se saremo fortunati ne troveremo un po’ di conservata in qualche casa.”




    Energia: 90%
    Lucidità: 90%

    Riassunto: Usando Trick Detector e Mind fuckalert ha studiato il problema e ha utilizzato il suo potere per tenere lontane le allucinazione da lui e anche da voi. Trattandosi di un "attacco passivo" attraverso l'ambiente circostante ho speso un medio per tre pg e un png (magari è 'na boiata ma il prof è un tipo previdente).



    PASSIVE

    • Trick Detector: Nel corso del tempo i due professori hanno sviluppato la capacità di riconoscere qualunque trucco mentale.

    • Mindfuck-Alert: Karim è due professori. Devo aggiungere altro?

    • Duality: In Karim albergano le identità uniche di due gemelli omozigoti di sesso opposto. Ogni ventiquattro ore queste si alternano allo scoccare delle due/tre del pomeriggio, ora solare/legale. Ciò avviene attraverso la metamorfosi del corpo e dei ricordi dell'individuo, mentre la coscienza rimane immutata e per questo anche le conoscenze e abilità. Ogni volta che un fratello entra in scena l'altro si 'addormenta', pertanto i due non hanno necessità di dormire una volta in gioco.

    • Nevermind: I fratelli Fusa vestono permanentemente l'abito tipico della saggezza. Ogni volta che prendono la parola è tale l'ammirazione che suscitano nel prossimo da esercitare quasi uno stato di coercizione. Ciò li rende abili oratori e temibili avversari nel mondo della politica.

    • I Am Machine: Potere che permette ai fratelli Fusa di carpire ogni singolarità dell'individuo con cui interloquiscono: movimenti facciali, corporali, tono della voce e abbigliamento. In modo da poter tracciare uno schema più o meno preciso della persona che hanno di fronte. Ad esempio potranno comprendere la professione e l'indole di chi hanno di fronte; capacità utilissima per scovare indizi. Starà al QM decidere eventuali dettagli che solo Karim/a sarà in grado di notare.

    ATTIVE (Difensive)

    • Tournitique: La difesa consiste nel proiettare nella realtà dalla mente di Karim formule runiche sotto forma di barriere a 360°. A seconda della composizione esse possono essere volte a difendere da attacchi di natura fisica, mentale, illusoria o energetica. In caso il gemello le modifichi adeguatamente queste possono essere indirizzate a proteggere altri individui.
    (Secondo ed ultimo turno)
     
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    LAZAV
    LAZAV ¤ DIMIR MASTERMIND
    EVERSORI DI MEROVISHHOUSE DIMIR
    Lenyan
    Spalti, tribune, scranni e cancelletti: è quanto si apre alla vista del quartetto introdottosi entro il perduto tribunale di Kamar, il cui accesso si inserisce per la tozza base di una torre sul fondo del canyon principale. Ed in effetti, osservando la disposizione slanciata dell'aula -notando come stretti siano gli spazi che separano il seggio del giudice dal banco degli imputati o dalle ali della giuria collegiale- l'interno di quella sede istituzionale tradisce l'architettura comune a tutta la Luce del Deserto, ovverosia quella di un susseguirsi sterminato di torri verticali, alte e sottili, come a sfidare il cielo nonostante il nascondiglio sotto il livello delle sabbie.

    Siamo sicuri che non ci crolli tutto addosso? E' tutto così vecchio, così abbandonato... magari queste strutture sono pericolanti...

    Il mezz'orco prova a suggerire cautela col senno di chi -in realtà un Genio d'altre forme- non trova granchè saggio fidarsi di costruzioni in evidente stato di abbandono, senza più alcuna manutenzione e di fatto reggentisi per miracolo: fossero colossi in pietra dalle base solide, larghe e pesanti potrebbe anche rischiare per un generale senso di solidità ma così... diafane membrane di porcellana e cristallo qual appaiono, quelle torri tutto suggeriscono fuorchè di resistere alla prima vibrazione inavvertita!

    ...sono pienamente d'accordo di andarsene da qui e proseguire!

    Coglie la palla al balzo offertagli dal Professore e con la prospettiva di riguadagnare l'aria stantia e nebbiosa addensatasi tra le strade di Kamar la Perduta Città -quella stessa foschia maligna responsabile di miraggi e strani sussurri d'avvertimento- Lenyan è il primo della fila a varcare la soglia e così abbandonare il mucchio di scartoffie muffite accatastate per cui Doppiavoce e docente sembravano anzi entusiasmarsi.

    Anche se -questo è un consiglio- eviterei di toccare troppe cose: non sappiamo nulla di questa cittadina -men che meno delle ragioni che l'hanno ridotta in questo stato. Se fosse qualche malanno che ancora cova sulle rovine? Se l'avidità di sottrarre un reperto ci condannasse ad una maledizione dei profanatori?

    Il ragazzo brunito scuote il capo e -più convinto che mai- osserva i compagni con uno sguardo ad occhi spalancati quanto carichi di superstizione. Il Lazav che interpreta la parte, peraltro, è più o meno dello stesso avviso, giacchè la sua vasta esperienza del presidio meridionale gli ha insegnato a diffidare d'ogni situazione anomala, specie quando essa interessa non meglio precisate entità del passato che -purtroppo- spesso coincidono con abomini in grado di squarciare la realtà e le sue leggi (proprio com'è successo all'Arena Nera qualche tempo addietro, nella decisiva battaglia per la salvezza della Tana che consacrò gli Eversori quali Eroi del Meridione).

    Da nativo del deserto posso assicurarvi che la magia che inabita Daleli è molta e misteriosa -al di là delle mie competenze- ma che tutta o quasi si è sciupata nel tempo, distorcendo i propri dettami in un intreccio corrotto di esiti oltremodo nefasti.

    Ciononostante, ben lungi dal tradire un'autorità imperante e quindi limitandosi agli ammonimenti -senza di fatto impedire a Karim di prelevare campioni se così egli presume sia opportuno- quello stesso mercenario-scassinatore assoldato come guida per il deserto eromperà infine in una risata tagliente e soprattutto fuori luogo -incapace per ruolo di trattenersi nonostante la maleducazione che ciò comporta, Lenyan deriderà il gemello merovisho alla relativa utopica speranza di rinvenire l'oro blu in quel marasma di macerie.

    Su questo posso garantire, se trovate dell'acqua non bevetela ed anzi dubitatene più d'ogni altra cosa: il clima di queste terre è ostile, la moneta più preziosa è proprio l'acqua e -se già è pressochè impossibile rinvenirla fuori di qui- ogni cosa che vi somigli sarà per forza di cose una menzogna al pari delle voci che abbiamo già udito!

    Perchè, amministrando il giusto dubbio, Lazav s'attende che le allucinazioni sensoriali peggiorino man mano che il gruppo procede violando il cuore di Kamar -vuoi perchè i quattro trascorrono via via più tempo immersi in quell'atmosfera malevola, vuoi perchè la città stessa cerca di difendersi dalla loro avanzata o, piuttosto, perchè la suggestione e l'insicurezza di cui sono prudentemente armati avranno deleteri effetti sulle rispettive psiche e perciò sulla capacità di distinguere il vero dal fittizio.

    Anzi, prima raggiungiamo la torre centrale del complesso principale e prima ce ne andiamo: avete detto che la città rimane visibile dal deserto per circa un'ora, ma poi che succede? Ne si perdono soltanto le tracce oppure prende piede qualche altra inspiegabile magia?
    PASSIVE SKILLS
    DIMIR DOPPELGANGERMETAMORFOSI SCENICA
    QUICKCHANGEMETAMORFOSI DELL'ANIMA
    TAVERN SWINDLERSPARABALLE (ANTI-AUSPEX)
    TRAIN OF THOUGHTMINDFUCK-ALERT (AUSPEX)
    EQUIPMENT
    DIMIR CLUESTONEBUSSOLA DEI DESIDERI (ARTEFATTO)
    DIMIR KEYRUNEPASSEPARTOUT (ARTEFATTO)
    DIMIR SIGNETMARCHIO DEL VUOTO (ARTEFATTO)
    ENERGY95%CONDITIONSPERFECT


    Edited by AnimeHunter - 23/9/2018, 13:38
     
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    Sebastian Barth



    ~ { Post Attivo

    Sebastian portò una mano sul petto e respirò a pieni polmoni. La nebbia sembrava essersi diradata. Non ne era certo, ma in qualche modo aveva avvertito il mana scorrere a sua difesa. O meglio, qualunque fosse il suo potere originario, era stato debellato. I suoi sensi e l'intuito gli suggerivano che il professore, all'atto di studiare l'ambiente, doveva aver fatto qualcosa, ma non ne ebbe prova. Ciò nonostante, avendo ormai avvinto il pericolo, era giunto il momento di proseguire.

    Sebastian annuì. La mia borsa porta-oggetti può contenere di tutto e senza limiti. Afferrò la borsa in pelle e la aprì, mostrando il buio che si apriva verso abissi infiniti. Qui qualsiasi cosa preleviamo si conserverà e sarà al sicuro. Se non poteva combattere, tanto valeva rendersi utile in qualche altro modo. No?

    A sentire Lazav, però, i pericoli non erano finiti. Anzi, questi rischiavano di farsi più intensi e orribili, proprio a causa del lungo tempo di giacenza della magia utilizzata sulla città. Qualsiasi cosa fosse stato tessuto in origine, doveva essersi putrefatto nel tempo e, sempre col tempo, si era trasformato in qualcosa di cui non solo conoscevano ben poco, ma che poteva anche rivoltarsi contro di loro. E nei Sogni, poi, tutto poteva trasfigurare in mostruosità.

    Sono d'accordo con lui. Procediamo con la massima cautela.

    La loro meta era la torre nel complesso centrale. Avevano poco tempo a loro disposizione: la città spariva agli occhi delle persone, lì nel deserto, dopo circa un'ora. Ma cosa sarebbe capitato a loro, che erano dentro le mura urbane perdute nel tempo? E se il Sogno fosse entrato in risonanza con i misteri di quel posto, quali antiche e orribili creature avrebbe risvegliato dalla morte? Sebastian scosse il capo. Preferì non pensarci. "Un cacciatore deve sempre prepararsi alla battaglia che verrà, non a quella che potrebbe arrivare". Fasciarsi la testa non avrebbe aiutato nessuno, almeno finché non avrebbe avuto ben chiara la loro situazione. Sicché, affiancando il professore, provò a studiare anch'egli l'ambiente circostante. Chissà, magari, tra quei ruderi avrebbe trovato qualcosa...


    VARIE

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    Passive:

    Insight: Mossa Prioritaria

    Attive utilizzate:


    Attive in corso dal turno precedente:


    PS:

    Nada che che. Mi avvalgo della passiva "Info Aggiuntive" a discrezione del QM.

     
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    “Certo.”
    Il Professor Fusa sorrise, la sua famiglia aveva già avuto a che fare con maledizioni poco simpatiche e non aveva nessuna voglia di replicare. Tuttavia la parte esploratrice in lui lo portava a voler curiosare ovunque.
    “L’acqua mi interessa solo per qualche campione da analizzare in laboratorio.”

    Sorrise il Professore all’orco passando poi la provetta appena sigillata e dei documenti appena raccolti al giovane cacciatore.
    “Grazie caro. Comunque non si sa cosa accada a chi si trova dentro l’incanto quando esso svanisce e non ho intenzione di scoprirlo oggi. Tuttavia, in base al successo della nostra spedizione, posso assicurare che in futuro faremo diverse prove con cavie vive.”
    Detto questo il docente portò la squadra fuori del Tribunale, ma non prima di aver replicato l'incantesimo per rafforzare la barriera che stava scemando del tutto. Ma questa volta l'energia che dovette concedere per ergere quelle mura invisibili raddoppio. Difficile dire se la causa fosse l'incompetenza di Fusa circa le arti magiche, o la maledizione che andava intensificandosi.
    Intanto Amy prese in mano la situazione e fece loro da guida fino alla torre centrale. Era stata infatti la quasi geologa a studiare i possibili modi in cui la Luce nel deserto avrebbe potuto svilupparsi nel canyon. Quindi Karim non si sorprese quando la giovane annunciò di aver già in mente una possibile struttura -seppur approssimativa- del posto.

    “La città si sviluppa attorno ad un asse verticale che va dalla parete rocciosa del canyon fino al suo fondo. Calcolando che la torre dovrebbe trovarsi nella parte storica della città direi che dobbiamo scendere ancora. Prenderei questa strada principale che dovrebbe portare alla parte più interna della struttura. Inoltre faccio notare che dovrebbero essere passati già 18 minuti. Quindi direi di non darci più di altrettanti minuti per risalire.”
    La Goblin si strinse nelle spalle e il Professore capì che la ragazza doveva essersi spaventata a quei discorsi riguardanti il rimanere incatenati nel miraggio. Ed effettivamente la giovane aveva tutte le ragioni per preoccuparsene.
    “Vedrai… faremo in fretta.”
    Chiocciò rassicurante per poi scambiare un’occhiata con le due guardie del corpo e indicare con un gesto del mento in direzione di alcune ombre. Sembrava che li stessero seguendo e non smisero neanche quando raggiunsero -finalmente- il centro storico.

    “Dovremmo esserci quasi.”
    Il Professore annuì, troppo concentrato a notare che uno di quegli “spettri” s’era fatto più grosso e minaccioso. Lo riprese con la videocamera e a quel punto anche la goblin se ne accorse.
    "Prof?"
    Chiocciò la ragazza spaventata. Ma Karim le rispose immediatamente con tono sicuro.

    "Non c'è da preoccuparsi. Come sappiamo si tratta solo di un illusione. A quanto pare queste figure si formano nella nebbia, ma anche se non la inaliamo continuiamo a vederle."

    Probabilmente quei miraggi non doveva essere correlato ad un effetto allucinogeno per somministrazione di spore o gas presenti nell'aria, bensì ad un vero e proprio effetto ottico. Ciò a differenza delle allucinazioni uditive che erano del tutto cessate da quando usavano la barriera. A prova di ciò la ormai consueta sensazione nella pancia che lo avvertiva che ciò che vedeva non era reale. Tuttavia...
    "Nessuno abbassi la guardia..."
    Lasciò la frase in sospeso. Sapeva che il messaggio sarebbe arrivato forte e chiaro agli esperti, ovvero il timore che qualcosa di reale potesse nascondersi tra quegli edifici cadenti. Forse doveva annullare la missione, non poteva rischiare che la studentessa o il ragazzino si facessero male. Come aveva potuto portarsi dietro quei due così giovani? Se fosse accaduto loro qualcosa come avrebbe potuto guardarsi ancora allo specchio?

    Energia: 90%-20%=70%

    PASSIVE

    • Trick Detector: Nel corso del tempo i due professori hanno sviluppato la capacità di riconoscere qualunque trucco mentale.

    • Mindfuck-Alert: Karim è due professori. Devo aggiungere altro?

    • Duality: In Karim albergano le identità uniche di due gemelli omozigoti di sesso opposto. Ogni ventiquattro ore queste si alternano allo scoccare delle due/tre del pomeriggio, ora solare/legale. Ciò avviene attraverso la metamorfosi del corpo e dei ricordi dell'individuo, mentre la coscienza rimane immutata e per questo anche le conoscenze e abilità. Ogni volta che un fratello entra in scena l'altro si 'addormenta', pertanto i due non hanno necessità di dormire una volta in gioco.

    • Nevermind: I fratelli Fusa vestono permanentemente l'abito tipico della saggezza. Ogni volta che prendono la parola è tale l'ammirazione che suscitano nel prossimo da esercitare quasi uno stato di coercizione. Ciò li rende abili oratori e temibili avversari nel mondo della politica.

    • I Am Machine: Potere che permette ai fratelli Fusa di carpire ogni singolarità dell'individuo con cui interloquiscono: movimenti facciali, corporali, tono della voce e abbigliamento. In modo da poter tracciare uno schema più o meno preciso della persona che hanno di fronte. Ad esempio potranno comprendere la professione e l'indole di chi hanno di fronte; capacità utilissima per scovare indizi. Starà al QM decidere eventuali dettagli che solo Karim/a sarà in grado di notare.

    ATTIVE

    • Tournitique: La difesa consiste nel proiettare nella realtà dalla mente di Karim formule runiche sotto forma di barriere a 360°. A seconda della composizione esse possono essere volte a difendere da attacchi di natura fisica, mentale, illusoria o energetica. In caso il gemello le modifichi adeguatamente queste possono essere indirizzate a proteggere altri individui.
    (Secondo ed ultimo turno)
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    LAZAV
    LAZAV ¤ DIMIR MASTERMIND
    EVERSORI DI MEROVISHHOUSE DIMIR
    Lenyan
    Cavie. Vive. Da destinare a quel luogo a metà tra realtà ed illusione al fine di penetrarne i segreti più reconditi.
    A quale scopo ultimo, peraltro? Pur essendo un discendente di chi ambiva alla scienza, Lazav si concentra su tutt'altri interessi e così -nonostante sia propenso a lodare i propositi del giovane professore- non può smettere di chiedersi quali siano i reali scopi di quel ragazzo.
    Certo, gli schiavi a Merovish non mancano. Anzi. Ed è prassi comune -pure per il Genio, in realtà- impiegarli senza crucci o rimorsi in ogni genere d'attività sgradite o dall'incerto risultato. Esattamente come Karim afferma, veicolando la possibilità d'inviare altre persone (al loro posto) per testare direttamente cosa avvenga a termine del miraggio. Però... è come una sensazione straniante, inspiegabile eppure in un certo modo priva di dubbi: le parole del Gemello trasudano inesperienza ed esuberanza che andranno a scontrasi con l'imprevisto in agguato. Lazav ne è oltremodo sicuro, pur senza sapersi spiegare il perchè.

    Meglio loro che noi...

    Si lascia allora sfuggire rabbrividendo, in un dipinto il cui soggetto è poco a poco mutato: la sbruffoneria che ostentava al di fuori di Kamar e per i primi momenti dal suo ingresso ha infatti lasciato corso all'insicurezza di chi s'è inoltrato per una foresta proibita, un locale dimesso ed infestato o ancora l'ignoto al cui riguardo pessime voci circolano senza requie. Fa quasi strano vederlo così: in parte perchè si mostra ben lungi da ciò che gli ha garantito quella mansione (se si fosse impaurito alle selezioni l'avrebbero di certo scartato), in parte perchè oltre quel sottile strato d'inganno Lazav è sì teso ma non pavido a questo punto. Egli ha vissuto sufficienti vite da conoscere come cavarsela nelle più disparate situazioni e poi... la sua dialettica -ed i suoi trucchi- son sempre pronti a cavarlo d'impiccio anche sacrificando i compagni di spedizione, dovesse presentarsi questo bisogno. Il Pasha in incognito non soffrirà minimamente la perdita di quegli sconosciuti nè, invero, saranno così difficili da rimpiazzare dovesse il collega delle Luci lamentare un calo d'organico tra docenti ed assistenti -si pensi che l'istituzione di Accademia e Politecnico è così recente da non aver ancora portato vistosi benefici alla città sepolta sotto le sabbie.

    Di là, dunque: sveltite il passo, perchè il ritorno in salita ci ruberà più tempo dell'andata.

    Lesto, serissimo e per il sunto addirittura lapidario: Lenyan s'incammina per la via indicata da Doppiavoce, curandosi di ignorare ogni bizzarria che le ombre producono perchè il tentennamento si mostrerebbe loro nemico. Per quanto la torre centrale sembri a portata di mano -per quanto la costruzione più alta venga raggiunta in una manciata di minuti- la nuova posizione che il mezz'orco (ed auspicabilmente pure il gruppo) raggiunge rivela una curvatura del canyon imprevista, tale da aprirsi in una nuova serie di punte al cui vertice spiccano cupole ancor più raffinate di quelle già viste: interpretando quel segno come un gradiente di ricchezza -a cui va sottinteso che la porzione finora attraversata rappresentava la periferia di quelle rovine, mentre ora la spedizione si spinge entro il nucleo concreto della perduta civiltà- è dunque palese che ci vorranno un'altra decina di minuti per poter raggiungere la più alta tra le torri (sperando peraltro di andare a colpo sicuro, visto che dal fondo del canyon non è così semplice paragonare le cime di quelle lancia svettanti contro il cielo). Il che, immancabilmente, apre ad un secondo quesito: procedere ancora sin al compimento della missione, rischiando però di sforare con i tempi ed incorrere nel mistero di quel luogo? Oppure desistere, ritirarsi con l'amarezza di non avercela fatta e rimandare all'incerto futuro una più celere indagine?

    Più veloci, più veloci! La città è più grande di quel che pensavamo!

    La scelta della guida per il deserto è ovvia: non si lascerà sfuggire un'occasione tanto ghiotta, men che meno se si considera che Lazav già agogna di poter sfruttare quella conoscenza unica ed irripetibile per guadagnare ancora maggior credito e prestigio al successivo consesso di suoi pari. T'immagini l'invidia degli altri cinque Signori di Merovish quando sbatterà loro in faccia d'essere andato e venuto da una leggenda -leggenda per cui, si guarderà bene dal rivelarne i dettagli, soltanto il Pasha del Kanti possiede le coordinate d'accesso? Ah, non c'è dubbio: che tornino pure indietro, se non se la sentono, gli altri! Lui andrà avanti. Il gioco vale decisamente la candela!
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    Sebastian Barth



    ~ { Post Attivo

    Sebastian mollò una linguaccia alle ombre danzanti, con il petto bene all'insù. Il confine delimitato dalla nebbia ricacciava entro i suoi limiti quelle illusioni fastidiose. Sorrise. Era la prima volta che affrontava un nemico del genere; il tipo di avversario contro cui la sua spada si era rivelata inefficace. Non aveva fatto in tempo a mettere da parte qualche campione della nebbia. Avrebbe gradito riutilizzarla, magari in futuro, come attrezzo da caccia. Fece spallucce. Sguainò in parte la sua Black Marsh: la lama, ancora in legno, lo rassicurò sull'assenza di eventuali mostri. Qualsiasi cosa si agitasse nelle ombre o non era reale o era umana. Tese le orecchie e i nervi. Seppure fosse arrivato qualcosa a far loro danno, avrebbe confidato sui suoi sensi pronti. O meglio, sperò di potervi fare affidamento.

    Di là, dunque: sveltite il passo, perché il ritorno in salita ci ruberà più tempo dell'andata.

    Annuì. Non c'era più tempo per tergiversare. Infilò la spada nel fodero e riprese il passo a grandi falcate. Di lì a poco, fu quasi sul punto di correre: la torre centrale si rivelò ben più distante di quanto auspicato. Un canyon disegnava una curva profonda tra loro e la meta, anteponendo altro -troppo- tempo alla loro marcia. Sebastian guardò la luce del sole filtrare attraverso i comignoli dell'antica civiltà. Il tempo stava per scadere e non sapevano per certo cosa sarebbe accaduto, quando e se si fosse esaurito con loro ancora all'interno.

    Non siamo certo arrivati fin qui per tornare indietro, vero?

    Lazav, glielo lesse in volto, era disposto a sprofondare fin nelle fondamenta della città. Il dottore, neanche a dirlo. Sebastian accelerò il passo. La via più veloce per raggiungere la torre era rappresentata dallo strapiombo, ma senza qualcosa di utile per poterlo attraversare, anche solo tentare significava gettarsi nel baratro. Tuttavia, aveva imparato che i Sogni, alle volte, potevano celare vie traverse: cose che nella realtà non esistevano, nei reami onirici potevano, invece, manifestarsi. Come, ad esempio, un ponte di legno sospeso nel vuoto.

    Guardate! È davvero un ponte!

    A una prima occhiata sembrava dovesse cadere da un momento sì e l'altro pure. Sebastian non l'aveva nemmeno visto che già lo stava attraversando: un lungo blocco di pietra, con ampi archi e senza balaustre, probabilmente costruito in fretta e furia. Come quelli eretti in tempo di guerra per aggirare questo o quell'ostacolo. Molte parti presentavano crolli evidenti e, in più punti, era anche possibile sfruttare i detriti come scala. A quel punto, difatti, c'era solo da scegliere dove e come muoversi. Potevano andar dritto ed entrare nella parte più alta della torre sul fondo, oppure scendere più in basso, nei pressi di un gigantesco braciere ormai spento, e varcare l'ingresso principale.


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    Attive in corso dal turno precedente:


    PS:

    Ho inserito nel testo dei link ad alcune immagini a cui mi sono ispirato. So che siamo a corto di tempo, ma ho "finto" che ci fosse ancora spazio per un po' di scelta XD



    Edited by flama - 10/10/2018, 11:28
     
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    Il Professore si fece silenzioso, stava valutando attentamente l’ipotesi di annullare la spedizione, era troppo pericoloso e non poteva mettere a rischio delle vite. Ma, prima che potesse esprimere le proprie perplessità, Amy intervenne abbracciando l’entusiasmo generale del resto del gruppo.
    “Prof, non possiamo arrenderci ora!”
    Al che Karim annuì per poi ammutolirsi ulteriormente. Almeno finché non vide la goblin testare le macerie di un ponte decadente e calarsi per quegli “scalini” per arrivare alla base di una torre.
    “No, attenzione! Amy è troppo pericoloso... per favore nessuno scenda.”
    Detto ciò l’insegnante arrivò in tutta fretta fino alla studentessa e, tendendole un braccio, l’aiutò a tornare sù. Dopodiché i suoi occhi d’ambra si persero nell’ammirare quel bellissimo panorama con un sorriso.
    “Questa sarà una bellissima avventura da raccontare...”
    Bisbigliò per poi avanzò sul ponte seguendo Sebastian.
    “Amy venga, ma faccia attenzione a dove mette i piedi.”
    Ben presto il gruppo si sarebbe trovato davanti a quella che doveva essere la torre più alta di Kamar.
    Qui, a differenza del tribunale, i segni del tempo erano più vividi; le pareti in roccia sembravano scalfite e sbiadite e la porta non aveva retto alle tarme, inoltre....
    “E’ ricoperta dalla muffa.”
    Quel fungo ricopriva interamente la struttura e in quantità ben superiori rispetto a quelle rivelate nella parte superiore della città.
    “Inizio a pensare che non sia naturale. Per entrare qui dentro consiglierei di coprirci il volto.”
    Detto ciò andò ad arraffare dallo zaino un foulard viola palesemente da donna e la porse alla goblin, poi si arrotolò bene il volto nella propria sciarpa.

     
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    LAZAV
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    Lenyan
    Il gruppo di esploratori lo stava seguendo. Anzi: aveva deciso di seguirlo di propria sponte, senza nemmeno considerare per più d'un instante la follia che ciò avrebbe di lì a poco rappresentato. Ma dopotutto, non erano stati proprio i folli a render grande la capitale del Sud? Un tempo esuli, ad oggi ladri, ma nella sua fiorente ascesa dei visionari al limitare della follia.

    Con Lenyan a far da avanguardia, dunque, gli altri tre incalzano il ritmo e di lì a poco lo raggiungono. Sono pregni dell'entusiasmo della scoperta, irrispettosi per le rispettive vite, pienamente calati in quel paesaggio spettrale. Nemmeno la nebbia con le sue visioni sembra più turbarli. Eppure, ad una certa, il mezz'orco che fa loro da guida s'arresta, si lascia raggiungere ed anzi superare: egli non crede ai propri occhi -e farebbe bene, considerate le recenti esperienze- perciò non si fida di quel ponte che, innanzi a loro, si profila come una comoda scorciatoia per il loro obiettivo.

    No, ferma! Non anda-...!

    Ma l'urlo preoccupato dell'impostore si scontra con l'evidenza che il ponte è solido e non frutto di miraggi: Doppiavoce e il Professore s'incamminano infatti per quella fatiscente struttura, incoscienti nel proprio stupore ma comunque accorti nel non mettere il piede in fallo. Lo stesso Karim valuta che la discesa -probabilmente la via più sicura- rischierebbe però di far perdere loro altro preziosissimo tempo e così, con movimenti lesti ma cauti, il duo apre strada al giovane biondo ed al pensieroso barbaro agghindato d'ossa.

    Credo che qui più nulla sia naturale...

    Lenyan si lascia sfuggire un commento voluto, sobillato più che altro dalla netta sensazione di un potere arcano latente: non che abbia raffinate percezioni al riguardo -non che possa dirsi un arcanista e periò tale da riconoscere fonti di potere affini- eppure il Molteplice può rimestare nella propria vastissima esperienza e ripescarvi il sospetto di un artificio magico a sorreggere il tutto. In effetti, ciò spiegherebbe il ponte impossibile, la nebbia mutevole e... la muffa in un ambiente così arido d'averla altrimenti incenerita.

    ...perciò farò come dici.

    Dal borsello estrae una sorta di fazzoletto -un oggetto alquanto raro a Sud- e se lo pone su naso e bocca come a volersi schermare per non respirare eventuali spore.

    Pronti ad entrare? Non sappiamo cosa ci aspetta ma... qualsiasi cosa sarà, dovremo oltrepassarla in tempi rapidi: a giudicare da fuori, mancano un piano o due per raggiungere l'apice della torre.

    Nel dirlo, lo stesso Lazav varca l'uscio antistante e s'introduce nei nuovi ambienti: l'interno è sfarzoso seppur rovinato, sintomo di un'epoca di fasti oramai perduta senza eccezioni. Che siano legni, marmi od altro -lo sbruffone non è esperto in materia- tutti presentano fini decori e lavorazioni da favola, con arazzi tarlati che dipingono scene i cui colori -pur se coperti da polvere e muffa- ancora non sembrano aver perso l'innata vividezza. Allo stesso modo, osservando la disposizione del mobilio, si potrebbe dire che la torre svolgesse funzioni d'interesse pubblico perchè ampi sono gli spazi che circondano scaffali e librerie a parete, pochi tavolati centrali a modo di assemblee e simili uffici tipici delle sale dove si amministra il potere.
    Di più: inforcando la scalinata che -ad arco- costeggia parte del perimetro e conduce ai piani superiori -proseguendo con la scalata senza soffermarsi ad investigare sul presente scenario- il mezz'orco dalle orecchie appuntite scopre che più su l'ambiente acquista un vago tono di mistico, con tomi e strumenti -ma soprattutto con chincaglierie e tappeti- che trasudano un gusto tipicamente magico. Rune, glifi e incanti riempiono le pagine aperte di valumi lasciati alla rinfusa, pietre arcane e filtri ormai sbiaditi sembrano abbandonati qui e là come pronti ad un uso che non ve ne è stato fatto mai. Su tutto, a differenza della stanza precedente, questa sembra disordinata e preclusa ai più -pur senza porte o sbarramenti di sorta, l'impressione chiara e lampante è che il piano superiore fosse adibito a luogo privato. Come fosse l'appartamento d'un mago o di uno studioso, che anzi riceveva ospiti, consiglieri e ogn'altro nel primo salone oltre la porta (quello stesso direttamente accessibile tramite il ponte).

    Invero, la torre si mostra un tutt'uno: appena entrati i quattro esploratori possono anzi scegliere di scendere ai livelli inferiori -di fatto opponendosi al primo moto ascendente di Lenyan- oppure, raggiungendolo, scegliere di procedere ancora oltre verso quello che rappresenta il culmine della struttura. Considerando l'architettura vista dall'esterno, quell'ultimo piano ancora inesplorato dovrebbe concedere una vista mozzafiato verso l'esterno, giacchè esso è di fatto la cupola di cristallo che troneggia al di sopra d'ogni pinnacolo di cui in canyon è costellato. E, a ben pensarci, dovrebbe farsi pur sede ed origine di quella luce brillante che da lontano li ha richiamati sin ai segreti della perduta città: l'agognata Luce del Deserto.
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    Sebastian Barth



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    Sebastian non era abituato alle rovine. Sgranò gli occhi, la bocca spalancata, ammirando le pareti di roccia ormai vittima del procedere incessante del tempo. Vi era poi un fugo che, accasatosi, era cresciuto su gran parte della sturttura. Quale che fosse l'origine di tale muffa, era bene non proseguire senza precauzioni: Karim afferrò dal suo zaino della stoffa viola, che porse alla studentessa e al goblin, quindi si arrotolò nella sua sciarpa. A me nulla? Ma la domanda lasciò subito posto alla considerazione che, sicuramente, l'insegnante riteneva il suo abbigliamento sufficiente a coprire il volto; infatti, senza indugi, Sebastian alzò il kimono e lo sollevò fin sopra il naso. Proseguì senza fare storie.

    L'interno non versava in condizioni migliori dell'esterno. Procedettero con cautela, analizzando i resti dell'antica torre. Qualunque cosa avesse colpito la città doveva averlo fatto con estrema violenza: aveva visto danni simili solo per mano di terremoti, cataclismi... o nel Calice di Loran. Per loro fortuna la struttura principale della torre era ancora intatta. O, per meglio dire, versava in condizioni favorevoli all'esplorazione. Non dava segni di cedimenti strutturali imminenti, né di crolli annunciati. Almeno per il momento potevano decidere su che versante volevano indirizzare l'esplorazione.

    Ma proprio mentre avanzava meravigliato, Sebastian colse, all'ombra di un grande tendaggio rosso, parte di un dipinto. Scostò il drappo con delicatezza, laddove le sfumature dorate e i pigmenti colorati si accesero sotto la nuova luce.

    38edff31156482076fd700868b926536

    Venite a vedere!


    A un primo sguardo, doveva trattarsi di una incisione che ritraeva un'altra parte della storia della città. Era diversa da quella precedente. Forse risaliva a un periodo precedente, da prima della rovina della città. Al centro della rappresentazione c'erano delle figure bianche, forse sacerdoti, o i primi nomadi, intenti ad erigere la pianta della città. Procedendo verso destra, l'iscrizione aumentava in complessità, fino a raggiungere quella che doveva essere -senza dubbio- la torre attuale.

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    Guardate! I fondatori della città avevano trovato qualcosa nelle profondità del deserto.

    Le alte costruzioni, adagio, erano rappresentate man mano sempre più luminose, come fossero alimentate da una qualche fonte di energia. L'incisione poi proseguiva più in basso, in quella che doveva corrispondere a una grotta, nella quale era possibile intravedere una figura luminosa. Sopra di essa e tutt'intorno linee chiare risalivano dal terreno fino alla torre centrale, dalla quale poi l'energia era suddivisa alle periferie della città.

    "La Luce del Deserto" doveva essere il soprannome dato alla città, per via di questa fonte di energia.

    Ma, in un dato momento della loro storia, i fondatori della città dovevano aver abusato di quell'energia, poiché il contatto era venuto meno. La creatura sul fondo era ora di un viola scuro e rassomigliava a quella intravista nel bassorilievo, al loro arrivo. Da lì in poi l'incisione spariva man mano sotto un finto deserto, come a voler simboleggiare la sparizione della città -e del suo popolo- sotto lo Yuzrab.

    Affascinante!

    Eppure, ora, rimaneva il quesito: cosa fare? Potevano cercare di raggiungere il fondo della torre, e la grotta, per scoprire che n'era stato della creatura. O, altrimenti, potevano recuperare l'incisione e portarla via, come prova del ritrovamento della città. Sebastian si voltò verso il professore e attese un suo parere.


    VARIE

    Mana totale: 95%
    Mana consumato in questo turno:

    Stato Fisico: ottimale
    Stato Emotivo: contento

    Equip:

    Porta-Oggetti Borsa porta oggetti + Passiva di Tasca Dimensionale.

    Black Marsh katana (74cm) + Passiva di Cambio-Forma (da legno a metallo).

    Runa dei Cacciatori Runa + Passiva di Informazioni Quest Aggiuntive.

    Passive:

    Insight: Mossa Prioritaria

    Attive utilizzate:


    Attive in corso dal turno precedente:


    PS:

    Per i murales mi sono ispirato al gioco Journey. Potete trovarlo sul tubo, in caso voleste vedere questi disegni animati e avere una vaga idea di come si compone il murales intero.

     
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    Woe...

    Karim si sorprese di quello che trovarono nella torre, dietro un tendaggio strappato vi erano dipinti della città. Proprio come diceva Sebastian i disegni rappresentavano la città che abusava di un'energia tale da portarla alla distruzione. Ma per creare tali meraviglie era richiesto del tempo, pertanto l'insegnante formulò delle supposizioni: o quella fonte di potere aveva corroso la città nel tempo, o il creatore di quelle opere era un visionario. Qualunque fosse la verità l'insegnante fu entusiasta di quella scoperta e la riprese con la sua telecamera.

    "Signori... se agibile consiglierei di visitare in primis il piano superiore, poi potremmo perlustrare quello inferiore."
    Disse quelle parole con lo sguardo perso nelle immagini della città e la voce sognante, poi il suo sguardo dorato si posò sulla squadra e il tono divenne serio.
    "Dopodiché ritiro la missione."

    A dirla tutta, aver portato il team fin lì era stato un passo forse già più lungo della gamba.
    "Andiamo."
    Detto ciò imboccò le scale...

     
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    Sebastian Barth



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    "Signori... se agibile consiglierei di visitare in primis il piano superiore, poi potremmo perlustrare quello inferiore."

    Sebastian annuì con un cenno del capo. Gettò un occhiata alla rampa d'accesso e, ad occhio e croce, la giudicò sufficientemente stabile da non rovinare al primo piede umano che osasse varcarla. Si propose di avanzare per primo: le sue abilità gli avrebbero consentito non solo di evitare una frana per tempo, ma anche di anticipare agli altri un eventuale pericolo. Inoltre, era piccolo e leggero; se la rampa di scale cedeva per il peso di un fagotto, figurimoci quanto poteva reggere tutto il team.

    Permettetemi di avanzare per primo.

    Non attese una risposa. Inforcò subito i primi gradini, poi i successivi con passo sempre più svelto. A metà strada si soffermò, gettando un'occhiata rapida alle sue spalle, laddove il gruppo stava probabilmente o aspettandolo o inforcando la salita. Fece comunque un cenno, indicò la stabilità della struttura, e riprese la salita.

    Il piano superiore si presentò coperto di sabbia, povere e detriti. Doveva essere stata una sala comando, o un gabinetto di guerra, perché, giusto al centro, Sebastian notò un enorme tavolo rettangolare. Seduti, scheletri di uomini del passato attendevano silenziosamente un comando che mai sarebbe giunto loro. Avanzò quieto tra di loro. Indossavano lunghe dalmatiche bianche con motivi geometrici. Al centro, o meglio tutt'intorno al soffitto, volti di pietra.
    Uno di loro avanzò e prese parola.

    Noi siamo il popolo di Nashira. La voce era meccanica, con un timbro di magia. Da tempo dimenticati.

    Una seconda testa avanzò e rispose: Il nostro mondo, un tempo florido, si è avvizzito col tempo. In fuga, speranzosi di trovare una nuova casa, abbiamo invocato l'aiuto delle stelle.

    Una terza testa le fece eco. Dalla Grande Cristallizzazione volevamo fuggire; eravamo tra i malvagi che Primo Alfiere additò come causa della desertificazione.

    Spaventati, abbiamo dato fondo alle nostre energie, continuò un quarto volto, ma non conoscevamo la magia di cui ci stavamo servendo.

    Abbiamo adirato il Tempo, ed esso, come un mostro famelico, ci ha puniti. E per sua volontà che vaghiamo e vagheremo in eterno, come un'oasi che svanisce per miraggio nel deserto.

    Noi siamo ciò che resta del popolo di Nashira concluse il primo volto, e tu viaggiatore che fin qui sei giunto, a te affidiamo la nostra breve e triste storia.

    Sebastian spalancò gli occhi. Si voltò di scatto verso il resto del team nella speranza che avessero assistito a loro volta.


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    Attive in corso dal turno precedente:


    PS:

    La scena l'ho ripresa da una sessione di Final Fantasy IX, dove i protagonisti vengono a conoscenza di una parte della storia. Potete trovare la cosa su internet senza difficoltà, se vi interessa avere una chiara visuale di come le teste si muovono o parlano.

     
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    LAZAV
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    EVERSORI DI MEROVISHHOUSE DIMIR
    E' bizzarro che sia proprio il tempo a farsi tiranno, per una città che nelle eternità perdura pur a seguito della propria caduta. Ed è bizzarro che quei pochi esploratori lì giunti -non senza fatiche e ricerche degne degli archeologi più temerari- si trovino costretti a dover scegliere tra le opzioni d'indagine. Kamar, la perduta, non mostra però pietà alcuna: alla spedizione guidata dal professore Fusa è richiesto infatti di dover sacrificare parte della torre, consapevolmente e con gran rammarico. Rimane loro, però, la sezione residua, alla quale sono chiamati e che sin da subito dimostrano di voler approfondire pur in quella manciata di minuti che il gruppo sospetta d'avere a disposizone.

    Son perciò arazzi, incisioni e dipinti quelli su cui sia Sebatian che Karim focalizzano la propria attenzione, frammenti artistici di un passato fino ad allora misterioso. Lazav, dal canto suo, adocchia con finto disinteresse la serie di volumi e di tomi sparsi un po' ovunque -in linea con le smbianze fittizie di cui dà prova ormai da giorni, il Pasha in incognito condivide entusiasmo ed eccitazione ma fallisce invece nel mostrarsi edotto della preziosità di ciò che osserva. Ovvio, la sua mente non manca di vagare tra leggende e supposizioni raccolte dalle più disparate fonti e con oculata discrezione ma... al riguardo di Kamar, la Luce, quasi nulla può dirsi certo -ed ancor meno è il materiale su cui speculare privi del rischio di prendere un abbaglio.

    Va da sè, allora, che quanto è rimasto segreto nell'illusione del deserto affascini il mezzorco ma coinvolga invece l'identità che vi si cela solo in minima misura: vuoi per l'esperienza accumulata in qualità di Pasha, vuoi per il sospetto proprio del Multiforme, vuoi per la vicinanza d'affari con certi boggart truffaldini o ancora per la complessità di trame nelle quali il Signore del Kanti si trova invischiato ogni singolo giorno (per sua scelta, peraltro!) -vuoi per queste e per mille altre motivazioni- ma colui che sin dal principio segue i colleghi a loro insaputa non vibra d'esaltazione.
    Egli cerca piuttosto di allineare le proprie percezioni a quanto già possiede in termini di conoscenze e -sebbene siano come detto soltanto frammenti sopravvissuti al racconto di voce in voce- è proprio dal confronto tra la realtà esperibile e la verità tramandata oralmente che il Genio Dimir s'accorge di una stortura non da poco -e tanto basta perchè l'intero impianto cominci a crollare su se stesso.

    La vetta della torre -tosto raggiunta dal bimbo, indi conquistata pure dall'autoprofessata guida della spedizione- serba dunque l'aspetto di una sala conciliare, con un imponente tavolato attorno al quale le vestigia di defunti corrosi dal tempo montano un'ininterrotta guardia da chissà quante ere; al di sopra di essi, come scavate in un soffitto altrimenti adorno di ampie vetrate di cristallo, cinque volti di pietra prendono parola cercando di raggirare i presenti con una narrazione dei perchè più ambiti.
    Esse prendono parola una alla volta, ripercorrendo la tragica fine del popolo di Nashira. Raccontano di come la sventura e l'ambizione si siano unite condannando quelle genti ad una soluzione drastica quanto proibita. La storia s'alterna in un succinto riassunto della gloria e della disfatta della città, affidando infine quella perduta conoscenza agli avventori tanto audaci da essersi spinti così nel profondo e nel mistero.

    Certo una sinossi così stringata si rende necessariamente manchevole. Certo, travolti dalla rivelazione e dal prestigio di essere i prescelti, si rischia di dimenticare che nulla è noto -nè prima nè ora- a riguardo di questo popolo dannato. Certo ci si può far trascinare dal fervore e abboccare alla colossale fantasticheria senza porsi altra domanda.
    Eppure, silenzioso ma puntuale, il maestro dell'inganno che accompagna l'ordierno ordine di archeologi ed esploratori non si lascia gabbare tanto docilmente: egli individua piuttosto celermente quale sia la nota fuori accordo e -schermando di conseguenza la propria mente da ogni genere d'interazione- si ritrova ad osservare il leggerissimo velo fallace ch'era sceso a coprirli tutti.

    La terza testa, nella foga dell'esposizione, ha infatti profferito parole d'inaudità falsità per quanto d'apparente e credibile solidità. Il volto scuro, a seguito della prima coppia, ha dunque fallito nel tentativo d'infarcire il proprio racconto con tasselli di verosimile altisonanza. Il terzo superstite di Nashira ha in effetti tratteggiato un'accusa storica direttamente connessa alla maledizione che affligge il Presidio -ma nel farlo esso ha covato un'eco densa di menzogne, le quali presto s'infrangono contro la piena padronanza della storia meridionale che Lazav ha avuto modo di apprendere disavventura dopo disavventura.
    Perchè, con gli occhi rinnovati da una consapevolezza incorruttibile, il più recente dei Pasha può ora osservare un giovane (o presunto tale) fluttuare qualche metro sopra le carcasse ben vestite dei guardiani. Il volto teso, lo sguardo penentrante e la capigliatura folta scossa da rivoli di potere arcano sospesi per l'etere non sono che conseguenze dell'intrico sensoriale intessuto ai danni della compagnia del Professor Fusa -i cinque globi di mana che si agitano in un cerchio attorno alla sua figura rappresentano allora i volti forieri della menzogna narrata.

    Di primo acchito Lazav è tentato di svelare l'inganno, avvertire i coleghi e fronteggiare quello sbruffone per rivolgergli contro lo sgradito regalo. Forte di una spavalderia che filtra per il ruolo che incarna (vale a dire quello del mezz'orco giovane ed aiutante che non sembra avere peli sulla lingua) egli vorrebbe quasi insinuarsi nella mente dell'altro e destabilizzarne il potere fino a farlo crollare. Potrebbe sconcertarlo, imprigionarlo al proprio volere, renderlo impotente prima di una sua reazione. Ridicolizzarlo, perfino, il tutto senza lasciare traccia delle proprie abilità in quanto Lazav evitando così di spezzare la personale bugia in quanto mercenario.

    Ma poi, seguendo un'illuminazione raminga, il Pasha desiste e tace la propria scoperta: la città perduta nella quale si sono inoltrati richiede poteri fuori scala per essere nascosta ai viandanti del deserto -Kamar, sempre ch'essa sia davvero reale, tradisce come quel mago sospeso sia anch'esso ben pià di quanto appaia.
    Se Lazav s'arrischiasse ad aggredirlo ed avesse errato nella valutazione di forze si ritroverebbe ben presto spogliato della propria libertà. Invece, tutt'altro che codardo, mantenendo per sè la verità svelata così da accondiscendere alla bugia potrà anzi ritornare alla Tana di cui è esarca, spargere la voce circa la favoleggiata Luce del Deserto, ingigantire la fama e l'opulenza di quella Gemma devastata così che -raggruppate torme di avventurieri- si possa per davvero espugnare la menzogna con buone prospettive di riuscita.
    Oppure no: tornarsene a Merovish ha anche il pregevole vantaggio di poter studiare l'esperienza a mente lucida, con piena calma e col consiglio degli altri Padroni della città sepolta. Ma, soprattutto, di studiare i testi delle Cave del Sapere alla ricerca di altri inconsistenti dettagli che l'enigmatico figuro potrebbe aver corrotto o tralasciato: la conoscenza è la prima arma di cui l'intelletto è dotato e Lazav, che di armi non ne coltiva se non questa, non s'arrischierà in un conflitto di cui ignora l'entità.

    Il nostro tempo è scaduto!

    Avverte allora, i nervi saldi ed il viso preoccupato in linea con l'urgenza propria del gruppo. Senza tradire la verità di cui s'è impossessato -senza cedere all'eventualità di guerra che ha intimamente paventato- il nomade dello Yuzrab afferra tanto Sebastian quanto il Professore, indi lancia uno sguardo da più di mille parole a Doppiavoce e -sforzandosi il più possibile così da non incorrere in resistenze- trascina a ritroso i compagni con tutto l'intento di far loro fretta.

    Dobbiamo andarcene subito! Abbiamo esagerato!

    A passo sostenuto -quasi una corsa- Lenyan ritma il rientro della spedizione in territorio neutro: lo spauracchio di rimanere intrappolati in Kamar non va affatto sottovalutato, nè il mezzorco stona rispetto l'insolenza di cui ha dato precedentemente prova (giacchè innanzi al rischio ed al sentore di morte persino il più arrogante s'ammansisce e si fa più prono a riconsiderare la propria posizione).

    Ma dovremmo ritenerci soddisfatti: abbiamo sottratto a questo gioiello delle prove e dei reperti inestimabili -non è così?

    Ed allora, con un ultimo moto d'arguzia, Lazav cerca di risollevare gli animi (e ancor più convicere gli astanti di un ricco bottino, piuttosto che di una rocambolesca fuga) sfruttando proprio l'argomentazione di un primato da altri ineguaglato: Sebastian dev'essere orgoglioso di aver portato a termine la propria caccia, Karim dovrebbe farsi esuberante per la fama e la carriera che lo attendono, quanto all'assistente munita di traduttore... non è forse trarsi in salvo un'ottima prospettiva?
    Dopotutto sopravvivere le permetterà di vestire un ruolo molto importante entro l'economia di segreti della Tana, dal momento che l'antipatia che prova per Lenyan è prossima a trasformarsi in qualcosa di più romantico: con la giusta dose d'intrighi e di manipolazioni nei giorni a venire Lazav cercherà d'innestarla entro i propri ranghi di spie inconsapevoli, così da poter guidare l'operato del Professore anche a costo di dover intessere con Amy una relazione irta di zanne, voci roche e frecciatine mirate.
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    Sebastian Barth



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    Il nostro tempo è scaduto!

    La voce di Lazav interruppe la meraviglia e lo stupore di Sebastian. Era raro, o almeno nei suoi lunghi viaggi non era mai accaduto, che riuscisse a interagire in qualche modo con gli abitati dei luoghi da lui sognati. Questo perché, spesso, i Sogni erano abitati da creature ignare della propria condizioni, spesso recluse in luoghi spogli, disadorni, corrosi da un tempo eterno fino a non lasciare che poche spoglie di sé. Nei Sogni ristagnava sempre il passato, come acque di una palude incapace di risanare la purezza originaria; nei meandri delle profondità morfeiche, il male germogliava trasudando dagli orifizi dell'iniquità e del malessere, non lasciando ai Cacciatori che la profonda e sgomenta sensazione di errere giunti al capolinia di un luogo che in eterno muore e, come corpo morto cade, precipita all'infinito nei sostrati dell'irreale.

    Sono d'accordo.

    Sebastian lo avvertì. Non prima di Lazav, ma forse al tempo stesso. Forse non nello stesso modo, ma aveva calcato quei mondi onirici abbastanza da conoscere due concause all'allarmismo del suo compagno: un Sogno era tale finché manteneva intalterata la sua matrice fondativa; un Sogno poteva tramutarsi in Incubo se, per qualche ragione, un dettaglio o un evento si verificava in maniera diversa, o era inavvertitamente modificato. Sebastian era certo di non aver provocato niente che potesse far oscillare l'orizzonte mnemonico, ma il cambio era già in atto e, a prescidere da tutto, non aveva intenzione di assistere al suo avverarsi. D'altronde, non aveva intenzione di diventare anche lui come Micolash, né di andare contro le parole di suo nonno. Seguendo Lazav, Sebatian si affrettò ad abbandonare quella sala. Avrebbero cercato un luogo più stabile, dove le maglie dell'irreale non oscillavano né decadevano: dove ogni cosa era così com'era stata sognata, impressa in eterno nel ricordo fluttuante tra mondi concettualmente a riposo.

    Sì, possiamo ritenerci soddisfatti. Rispose, un sorriso largo sul faccione gioviale. Però, penso, sia meglio interrompere in toto il contatto con la città.

    Si domandò se gli altri fossero ancora al corrente dello stato delle cose, o se, nella foga dell'esplorazione, avessero dimenticato la realtà dei fatti. Nel dubbio, attese: d'altronde, potevano svegliarsi in un momento qualuno.

    VARIE

    Mana totale: 95%
    Mana consumato in questo turno:

    Stato Fisico: ottimale
    Stato Emotivo: contento

    Equip:

    Porta-Oggetti Borsa porta oggetti + Passiva di Tasca Dimensionale.

    Black Marsh katana (74cm) + Passiva di Cambio-Forma (da legno a metallo).

    Runa dei Cacciatori Runa + Passiva di Informazioni Quest Aggiuntive.

    Passive:

    Insight: Mossa Prioritaria

    Attive utilizzate:


    Attive in corso dal turno precedente:


    PS:

    Questo è il mio post conclusivo, come promesso. Vorrei solo dire alcune cose:
    1) Nonostante tutto, mi sono divertito. So di non essere stato preciso e presente, ma, in ogni caso, mi è piaciuta l'idea e mia ha dato modo di provare cose che volevo fare con Sebastian da tempo.
    2) Non so come hai pensato di terminare, ma, se prendiamo fede al post introduttivo della quest, tecnicamente nessuno di noi è fisicamente presente nella città: stiamo tutti "sognandola" o, almeno, era questo il motivo per cui Sebastian si era unito alla quest. Sei libero di ignorare questa cosa, se non la ritieni necessaria. Ma, in caso tu volessi usarla in futuro, semplicemente devi considerare tutto questo come un livello di Bloodborne e, per uscirne, basta "svegliarsi". Tutto qui.
    3) Io spero molto in progetti futuri come questo, ma che, magari trovino nelle cause che hanno portato questo evento al suo stato attuale uno slancio per proseguire e fare meglio.
    4) Un grazie a tutti per la pazienza mostrata col sottoscritto. Alla prossima giocata :D

     
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    Il Professor Fusa annuì vigorosamente alle parole del mezz'orco. Sì, dovevano decisamente ritenersi soddisfatti dalle scoperte svolte e certamente era ora di darsela a gambe.

    "Amy, Sebastian... su su andiamo!"
    Disse sorridendo nascondendo la preoccupazione che quel mondo fiabesco gli si richiudesse addosso da un mondo all'altro.

    "Vedrete, avremo molto da raccontare."
    Esordì l'uomo mentre uscivano dalla torre e, dopo il ponte semidistrutto, correvano per le vie della città fino a salire ai "piani superiori" lì dove avevano lasciato le Jeep.

    Lì, ancora una volta, il team poté ammirare la città e le ombre che la percorrevano. Da dietro la propria macchina da ripresa l'insegnante riprese la foschia notturna e innaturale che circondava le alte strutture e le viuzze che si ramificavano come uno scheletro. Poi le iridi ambra si allontanarono dall'obbiettivo quando in una manciata di secondi i contorni della città sbiadirono: i colori nitidi si fecero tenui e la luce fioca si intrise d'oscurità, poi a poco a poco tutto svanì. Come se tutto quello non fosse mai esistito, come un sogno... un miraggio.




    E' stato un casino raga', non lo nego, ma l'ho amato nonostante tutto.
    Vi ringrazio di esserci stati e mille scuse (anche se non ne ho manco una) per la poca perseveranza.
    Ringrazio entrambi per la fantasia e la passione e davvero GRAZIE Animo per essermi stato dietro (è una cosa che stai facendo spesso e lo apprezzo).
    Concludo con: Endlos sarà pure una piattaforma in cui si scrivono "robe strane" ma ti fa incontrare persone favolose come voi -chi più e chi meno-.
    GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
     
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29 replies since 29/1/2018, 22:17   670 views
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