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Sempre è commovente il tramonto
per indigente o sgargiante che sia,
ma più commovente ancora
è quel brillio disperato e finale
che arrugginisce la pianura
quando il sole ultimo è sprofondato.
Ci duole sostenere quella luce tesa e diversa,
quell’allucinazione che impone allo spazio
l’unanime paura dell’ombra
e che cessa di colpo
quando notiamo la sua falsità,
come cessano i sogni
quando sappiamo di sognare.
— Jorge Luis Borges
{ Koldran, Valiinorê }
Tutti
L’approssimarsi del crepuscolo sanciva l’ultima ora di pace concessa a quell’angolo di mondo. Mentre il sole calava al pari di una lenta ghigliottina, la sentenza capitale sembrava inequivocabile: ai presagi di sventura si erano affiancati gli avvistamenti diretti di un’orda in marcia verso la catena montuosa del Koldran.
Dal giorno in cui un avventuriero di nome Dhaval aveva privato quei territori di un sovrano Lich, gli abitanti della valle sapevano di aver contratto un debito che prima o poi avrebbero dovuto saldare. Si erano preparati in vista di quel giorno chiamando a raccolta mercenari e alleati, fortificando il borgo fino a renderlo una roccaforte con pochi eguali in tutto il Nord, aprendo vie carovaniere, indagando sull’ubicazione dei filatteri nemici e infine accogliendo profughi provenienti da ogni angolo del Presidio. Si erano prodigati in mille modi per farsi trovare pronti in quell’ora fatale… ma quando questa infine scoccò, tutti gli sforzi e i sacrifici compiuti parvero inutili.
Un’atmosfera irreale pervadeva Valiinorê, poiché la gente comune non possedeva la tempra tipica dei guerrieri. Consapevoli che la loro preziosa quotidianità sarebbe stata presto dilaniata dagli orrori rigurgitati dall’oltretomba, i residenti vagavano inquieti per le strade, in precario equilibrio tra il panico e il senso del dovere.
Mentre i pragmatici agenti stranieri - addestrati a gestire situazioni critiche - stavano allestendo l’equipaggiamento, i barbari Uthgardt - a loro volta avvezzi alle avversità imposte dal nomadismo - erano impegnati a sellare i cavalli seguendo le indicazioni del compagno Fagnürr, giacchè il loro capoclan Revair stava istruendo il suo falco sulla rotta da compiere per portare una missiva urgente. I draghi Tiamat e Nidhogg si trovavano presso la magione appartenuta all’antica stirpe dei Kuzporat - edificata sul colle che dominava Valiinorê e rilevata in tempi recenti dalla Seele Corporation - da dove avrebbero fornito il loro contributo nell’imminente conflitto. Anche la colonia di uomini-volpe, trasferitasi sui monti dopo le persecuzioni a Occidente, si stava mostrando coesa nei confronti di quell’ennesima minaccia alla loro sopravvivenza.
Data l’entità delle forze dispiegate dal nemico, al fronte sarebbe servito il sostegno di tutti per avere una remota possibilità di non soccombere. Di fronte agli animi smarriti dei popolani, un uomo prese la parola nella gremita piazza centrale.
« Popolo di Valiinorê! »
L’appello di Marcus Smith richiamò l’attenzione della folla. Noto come “Re Leone” pur senza aver mai mostrato pretese regali, era un leader votatosi a quella campagna disperata fin dai suoi esordi. La condensa del suo respiro, destinata a dissiparsi nell’aria rarefatta d’alta quota, ne scandì il discorso.
« Ci attende la notte più lunga della nostra vita. Una notte che affronteremo insieme, difendendo le nostre case, le nostre famiglie e il nostro futuro. Le mosse del nemico tradiscono la sua insicurezza: sanno che siamo una minaccia e che possiamo fermarli. Per questo cercheranno di spaventarci e di farci mollare la presa sulle montagne che hanno ospitato le genti del Nord per generazioni. »
Allargò le braccia verso quei picchi innevati che parevano imprigionarli come una palizzata granitica: il rifugio dei loro antenati rischiava di tramutarsi in una prigione senza vie di fuga. La voce sicura del veterano invitava però a non rassegnarsi alla prospettiva più disfattista, perché il vantaggio territoriale pendeva a loro favore: la stretta imboccatura della valle avrebbe ostacolato qualsiasi esercito invasore, non-morto o vivo che fosse.
« Ma noi non cederemo alla paura, combatteremo da ogni posizione! Il ruolo di ogni singola persona sarà vitale, perciò non demordete per nessuna ragione al mondo! Ricacciamo quegli abomini nelle loro tombe una volta per tutte, cosicché fra trent’anni potrete dire ai vostri nipoti che Valiinorê ha resistito, che i Lich sono stati annientati – e che voi eravate qui per assicurarci la vittoria! »
Le parole attecchirono in quei cuori grezzi e sinceri. Il capitano aveva risvegliato lo spirito battagliero del Settentrione. Il morale si risollevò in un crescendo di assensi e di urla liberatorie. Finché le loro menti avessero retto al cospetto delle mostruosità redivive, anche i loro corpi avrebbero perseguito l’obiettivo comune.
« Alle armi! Con orgoglio avrò l’onore di guidare in battaglia il popolo più tenace dell’intero semipiano! »
Gli abitanti si dispersero per le vie cittadine, stavolta sicuri sul da farsi: dovevano replicare le esercitazioni svolte nelle settimane precedenti e attenersi alla propria mansione fino a nuovo ordine. Tutti gli inabili al combattimento si barricarono nel rifugio sotterraneo, mentre i militanti si disposero lungo le mura cittadine. Ogni civile avrebbe trovato armi adatte alla propria corporatura, trattate con speciali incantamenti efficaci contro i non-morti.
I cittadini si erano inoltre fatti imprimere un sigillo sul corpo, formulato grazie agli sforzi congiunti d’innumerevoli arcanisti: il glifo avrebbe prevenuto la resurrezione forzata dei caduti da parte dei Lich, scongiurando l’eventualità che i martiri finissero a rimpolpare le fila degli assedianti. In quella guerra essere privati dell’eterno riposo era un’eventualità che i ribelli rifuggivano disperatamente.
Con la tenue consolazione che non si sarebbero sottomessi alla Piaga nemmeno oltre il baratro della morte, i più temerari volsero lo sguardo verso l’orizzonte, ammirando l’ultimo tramonto della loro vita.SPOILER (clicca per visualizzare)Benvenuti all’atto finale della campagna "Algor Mortis".
Per quanto il turno introduttivo sia relativamente tranquillo, mi preme ricordare che la difficoltà della quest sarà alta e che i partecipanti saranno valutati attraverso i canonici campi di valutazione. Da qui in avanti vi raccomando di prestare attenzione al narrato, perché una lettura superficiale con conseguente interpretazione approssimativa inciderà - insieme alla condotta generale - sul campo della Sportività, a sua volta connesso ad una condizione di morte del personaggio (come segnalato nel bando d’iscrizione).
La coordinazione dell’operato dei partecipanti ricadrà invece nella valutazione in Strategia. Gravi lacune tattiche e scarsa lungimiranza potrebbero portare i personaggi ad avere carenza di mana nelle fasi inoltrate della quest, perciò tenete d’occhio le vostre riserve e consultatevi coi compagni per evitare sprechi.
Infine la precisione nelle descrizioni delle vostre manovre sarà soppesata nel campo della Narrazione, insieme alla correttezza formale e alla qualità dell’interpretazione.
Per quanto riguarda invece il sigillo menzionato nel post, la sua applicazione (gratuita e ristretta all'ambito della quest) è offerta anche a voi: pensate bene se accettarlo o meno, perché per chi è sprovvisto di una passiva d’immortalità (che rimanderebbe la propria resurrezione a dopo il termine della quest) sussiste il rischio di finire asservito ai Re Lich, nel caso sia vittima del PK. Per i PG caduti in battaglia ciò comporterebbe l’essere manovrati come PNG zombie, con tutte le conseguenze del caso.
Per eventuali dubbi e domande il bando in Bacheca è a vostra disposizione.
La scadenza è fissata a Lunedì 12 Febbraio.. -
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Foreshadowing: SPOILER (clicca per visualizzare)
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE SIMIC ¤ ¤ ¤ 100% Non sono che pochi giorni dal suo arrivo a Valiinorê e probabilmente non ce ne saranno altri. Davvero troppo pochi: per quanto si dia quotidianamente da fare, per quanto trovi sempre il modo di rendersi utile prestandosi a qualsivoglia incarico, sono giorni -quei pochi giorni- che Vorel sente di non riuscire a fare la differenza. Nulla di incisivo, nulla di risolutivo. Forse è già troppo tardi. Forse non c'è stato mai un abbastanza presto. Fatto sta che l'inquietudine si rende palpabile come un sottile strato sopra la neve e che, in quella stessa neve, dei passi lenti affondano come a scandire gli ultimi istanti per le genti del Nord.
La condanna cui sono chiamati marcia contro di loro, inesorabile quanto insensibile al freddo. Non mostra fretta nè debolezza, non grida incitamenti nè pulsa sangue: gli abomini che giungono a reclamare il settentrione non appartengono al regno dei vivi e come tali non meriterebbero di perdurare in questo mondo. Il mutaforma rabbrividisce ogni volta al solo pensiero che tanta innaturalezza trovi comunque il modo di calcare il suolo ma per sua fortuna -per fortuna di tutti, presenti e non solo- uno dei pochi traguardi cui le forze del villaggio sono giunte potrebbe realmente donar loro salvezza: lesto come suo solito, il biomante approfitta della maestria arcana offertagli senza punto pensare alle eventuali conseguenze. Perchè nella sua mente un solo concetto si staglia chiaro ed inamovibile -e questo altro non è che l'assoluta priorità di non ingrossare le file del nemico. Per dei necromanti lich ogni battaglia culla infatti la promessa di una vittoria schiacciante, ammesso che le file dei due schieramenti siano sufficientemente ampie da proteggere i generali non-morti mentre -per mezzo della loro distorta magia- essi continuamente rianimano i caduti di entrambe le parti. Di qui la tranquillità con cui il loro esercito avanza, tutt'altro che precipitoso: il tempo (che ha comunque remato contro al mutaforma) non è un reale cruccio per i morti, per i loro pazienti padroni e per l'eternità indegna alla quale questi si sono vincolati.
Questa volta, però, potrebbe non essere così -o almeno, Vorel vivamente lo spera, aggrappatosi a questa speranza e al sigillo di refrattarietà che si è fatto imprimere a bordo del collo. Similmente, per non lasciar nulla d'intentato e migliorare quanto possibile la sua efficacia nelllo scontro a venire, all'alba odierna egli ha lasciato in custodia a chi di dovere il proprio tridente, fido compagno di scorribande e razzie, idealmente un prolungamento delle sue stesse braccia: l'intento è stato quello di farlo incantare con opportuni trattamenti, al pari delle armi destinate ai civili, specificamente pensati per dimostrarsi maggiormente valevoli nei confronti dei cadaveri e di altri esecrabili mostruosità. Ed ora che la chiamata alle armi è risuonata in tutto il villaggio -ora che, con un discorso d'incoraggiamento necessario ma soprattutto beneaccetto, il fatale rintocco del Fato s'è espresso- Vorel si allontana dalla massa pendente per bocca di un leader temerario e determinato (fortunatamente capace d'instillare coraggio a mandriani e taglialegna), onde dirigersi alle rastrelliere dove saprà recuperare velocemente la propria arma; infine -senza lasciare adito a dubbi o ripensamenti, senza concedere terreno all'ombra della morte che avanza (ma soprattutto senza chiedersi se l'osso del tridente ha assorbito la magia cui era destinato o se il suo esserne certo agirà tal quale un placebo)- il multiforma cerca con lo sguardo skekDor ed il suo segnale, così come convenuto. Lo raggiunge allora sul limitare del camposanto distrutto dalla precedente incursione delle forze nemiche, attende che anche gli ultimi arrivi (suoi pari) si inerpichino tra lapidi e ghiaccio, indi si esprime senza rivolgersi a nessuno in particolare:Dite che è da pavidi rimanere ancorati alla propria pelle?
Nella sua semplicità Vorel cerca di sdrammatizzare con una battuta che -invero- probabilmente non tutti i tre presenti comprenderanno: nessuno ha infatti visto all'opera le capacità trasformiste del giovane esuberante e -salvo per il Mezzo-Mistico (che probabilmente ne ha riconosciuto l'essenza pur nelle forme di un piccolo yeti, durante quell'unica occasione festiva presentatasi a sollievo dell'ansia e della tensione incombenti)- questo misero tentativo di spezzare il nervosismo sarà un buco nell'acqua. Ma tant'è: il solo ammettere di essere un tutt'uno di trepidazione ed attesa basta per cominciare ad affrontare l'inevitabile e così, guardando intensamente le figure dei suoi compagni di sventura -fissandosi corporature, armamenti e dettagli in genere così da poter riconoscere rapidamente tanto Umbrella quanto Vite (ed ovviamente skekDor) pur nel caos tipico di una battaglia- Vorel ritrova il coraggio di scrutare il sole morente all'orizzonte.Perchè ci terrei a rimanere da questo lato del cimitero. Sopra, ecco...
Già, il sarcasmo non è il suo forte. Ma se servisse ad abbattere qualche cadavere ambulante di più -se le risate si scoprissero efficaci contro chi, di ridere, non ha più capacità- sicuro che il biomante non si tirerebbe indietro!PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO) ◼ SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA ◼ . -
.Fuori dal villaggio l’aria è divenuta improvvisamente statica.
Lo percepisci chiaramente mentre, con perizia, rinforzi i punti deboli nelle mura esterne di Valiinorê adoperando la tua magia lignea.
Inizi a pentirti di aver accettato con tanta leggera un ruolo da guerriero all’interno della futura guerra, gli stessi Alberi Antichi ti avevano avvertito che il tuo potere era ancora grezzo e debole rispetto a quello che sarebbe dovuto essere, eppure hai ignorato i loro consigli e hai usato nuovamente la tua maledetta testa calda, la stessa che ti ha fatto perdere un occhio e nel futuro perfino il braccio sinistro.
Lo tocchi per constatare se vi è ancora, iniziando già ad accettare l’idea che fra non molto la carne sparirà e al suo posto lascerà il nulla.
”Sono stato troppo avventato dannazione.”
Ti ammonisci come se servisse a qualcosa, nel profondo sai però che hai preso la decisione giusta. Un arto in cambio di una falange pronta al combattimento. Quante vite riuscirai a salvare con i tuoi soldati verdi? Il gioco varrà veramente la candela?
Finisci di rinforzare con il legno un punto scoperto fra le mura e decidi di rientrare nel villaggio.
Hai sentito che un gruppo di maghi è pronto a imprimere un sigillo sul corpo dei vari combattenti per non fargli ritornare in vita in caso di dipartita. L’idea ti piace particolarmente e hai deciso di andare sul sicuro e farti imprimere il glifo sul braccio sinistro, lo stesso che perderai a fine della guerra in ogni caso.
Vorresti essere di più come i tuoi soldati verdi, loro non hanno bisogno di alcun simbolo magico dato che, in caso di dipartita, il loro corpo si trasformerà magicamente in un fiore viola non lasciando quindi alcun corpo da far rianimare ai lich.
Mentre cammini per le strade del piccolo paese, noti molta attività almeno il doppio di quando eri arrivato qualche giorno prima.
La maggior parte delle donne stanno preparando i bagagli per loro e i propri figli, decisi a non partecipare alla guerra incombente. Anche la signora che ti ospita sta finendo di prepare la sua valigia.
Ha detto di chiamarsi Antonella ed è donna più larga che bassa, che va verso la sessantina. A te però ricorda molto la tua vecchia vicina di casa e non riesci a trattenere un sorriso quando la vedi sull’uscio di casa sua.
"Giovanotto ancora qui stai?!"
"Sono andato a fare un giro fuori dalle mura signora Antonella. Però adesso devo proprio andare a farmi fare il marchio anti-zombie. skekDor starà diventando impaziente ormai."
"Meglio non farlo aspettare. Io vado, lascio la casa in mano tua fino al mio ritorno. Il tuo strano bastone è di sopra ..."
Si avvicina e ti stritola con uno degli abbracci più forti che tu abbia mai ricevuto.
"... fateli vedere che Valiinorê non cade così facilmente."
Con aria disperata e con un filo di voce gli rispondi.
"Sicuramente ... si figuri."
La vedi allontanarsi insieme a molti altri mentre tu sali al piano di sopra a recuperare l'indistruttibile.
Con il marchio magico ancora nuovo di zecca sul braccio, ti inizi ad avviare verso il cimitero alla ricerca di skekDor e dei tuoi altri compagni di battaglia.
Hai mille domande mentre ti muovi verso quel posto, al momento però ti è difficile dare una risposta che vada bene a tutte quante.
Deglutisci e ti avvii con il bastone stretto fra le dita.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite decide di farsi fare il marchi anti-zombie sulla spalla del braccio sinistro. Anche il suo plotone (40 Cespugli arcieri; 40 Spadaccini erba; 5 Golem di Quercia) ha l’abilità di non essere riportato in vita in caso di dipartita, dato che la loro morte corrisponde alla nascita di un fiore viola.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato fisico: Ottimo
Stato mentale: Ottimo
Mana: 100 %
Passive:
L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting). -
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Un popolo si era riunito sotto quell’alba ormai spirante nella piazza di Valiinorê. Insicuro e incerto ma consapevole del destino ormai ineluttabile che gli avrebbe attesi al calar della notte. Lui sostava con le gambe incrociate su una panchina poco distante dalla folla, osservando con occhio severo ma pacato il panico e la paura che sotto forma di brusio e agitazione si eleggeva di fronte a lui. Quasi meccanicamente la mano sinistra avvolgeva l’avambraccio destro con un movimento circolare una lunga fascia bianca che l’avrebbe protetto dalle intemperie di quelle terre, e che normalmente in missione per l’Umbrella Division avrebbe usato come camuffamento per coprirsi il volto mascherando la sua identità, ma non quella volta: voleva che quando avrebbe rispedito quegli abomini nelle loro tombe si ricordassero per l’eternità del suo viso, e al contempo desiderava che il popolo di Valiinorê potesse riconoscerlo come fedele alleato alla conclusione della battaglia indistintamente da come sarebbe andata a concludersi. Scarponi di un intenso nero proteggevano i piedi mentre un gilet a maniche lunghe imbottito e un paio di pantaloni altrettanto comuni sarebbero state le uniche protezioni per il forgiato corpo del giovane mentre alle sue spalle il fidato ombrello era riposto orizzontalmente nel fodero sulla schiena, e a sovrastare quest’ultimo cera solo un candido mantello sorretto dall’ampio collo avvolto intorno alla gola e al mento del giovane.
Pochi minuti d’attesa, e l’appello del “Re Leone” sovrastò il brusio della folla che in un’istante tacque rivolgendo tutta l’attenzione verso quest’ultimo ascoltando cosi con fremente attenzione le sue parole:
« Ci attende la notte più lunga della nostra vita. Una notte che affronteremo insieme, difendendo le nostre case, le nostre famiglie e il nostro futuro. Le mosse del nemico tradiscono la sua insicurezza: sanno che siamo una minaccia e che possiamo fermarli. Per questo cercheranno di spaventarci e di farci mollare la presa sulle montagne che hanno ospitato le genti del Nord per generazioni. »
L’udito proteso ad ascoltare quelle parole che raccontavano di fratellanza, di temibili minacce e di coraggio mentre terminava le ultime fasciature. “Hum!...” sorrise all’udire di quei lemmi pieni di speranza sentendosi un minimo incoraggiato dal carisma del “Re Leone”, ma al col tempo rimanendo consapevole che non sarebbe stato facile come egli narrava: ciò che stava marciando verso di loro non erano semplici battaglioni, ma un esercito venuto direttamente dall’inferno per prendersi quelle terre e le loro genti, pronto a sterminare chiunque osasse tentar di opporsi alla loro avanzata senza provare il minimo risentimento o paura per chiunque gli si fosse presentato davanti.
« Alle armi! Con orgoglio avrò l’onore di guidare in battaglia il popolo più tenace dell’intero semipiano! »
Come a rispondere a quell’incoraggiante appello, si alzò in piedi, stirò per un’ultima volta i vestiti per poi soffermarsi a osservare il sigillo posto sul dorso della mano sinistra: grazie a quell’incantamento, se fosse caduto in battaglia i Lich non sarebbero stati in grado di prendersi il corpo privo di vita per manovrarlo come una marionetta e riversarlo contro gli alleati a proprio favore. Strinse il pugno in una decisa morsa, quando incrociò lo sguardo del raggrinzito Dio: un cenno deciso con la testa, come a risponder all’implicita domanda che gli avrebbe posto il Dio del cristallo chiedendogli se fosse pronto, per poi dirigersi con passo sicuro verso quest’ultimo e seguirlo al vecchio cimitero, in attesa che la morte in persona comparisse all’orizzonte.
“ HUm!...” sorrise “ Concordo Vorel, speriamo che questa tua idea non ci si ritorci contro… semi-Dio”. -
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{ Valiinorê, Cimitero }
Vorel | skekDor | Vite | Umbrella
Le tenebre si protendevano come viticci, avvolgendo i monti nella loro gelida morsa. Con la scomparsa del sole la temperatura precipitò nettamente. Un falco solitario solcò il cielo plumbeo e si allontanò da quella valle condannata all’annientamento. I profili dei massicci circostanti si stagliavano negli strascichi del crepuscolo, come lapidi che già nella loro remota epoca di formazione erano state predisposte per commemorare l’imminente strage.
Al cospetto dei più modesti sepolcri rurali si erano radunati quattro individui, coinvolti in quella crociata dopo disparate traversie. Il singolare luogo di ritrovo pareva deserto… almeno finché una sagoma non strisciò fuori dal buio imperante fra i mausolei diroccati.
« Standovene al camposanto non sarete d’aiuto… a meno che non stiate già prenotando una tomba. »
Un anziano dagli occhi bendati ironizzò grattandosi la barba canuta. I frequentatori abituali di Valiinorê avrebbero riconosciuto senza sforzi il vecchio Faust, uno studioso cieco e in età avanzata che tempo addietro si era stabilito da quelle parti in una catapecchia. Le sue conoscenze sui Re Lich si erano rivelate preziose per il fronte di liberazione, al punto che le coordinate di una spedizione a cui lo stesso skekDor aveva preso parte erano state indicate proprio dalle sue dita grinzose.
« Se invece siete intenzionati a combattere, ascoltatemi bene: le difese cittadine dovrebbero riuscire a tenere la maggior parte dell’orda fuori dalle mura fino a domattina. Il problema principale sono naturalmente i quattro Lich, che proveranno a fare breccia da altrettante direzioni. »
Nonostante la cecità non incespicò sulle pietre sconnesse,
né diede mai le spalle ai destinatari dei suoi ragguagli.
« Una strategia tipica di Eleodora è di seminare il panico con allucinazioni collettive, dato che per lei è arduo interagire fisicamente con la materia. I kitsune cercheranno di reprimere la sua influenza, ma non possiamo sapere per quanto riusciranno a resistere contro di lei. Se dovessero cedere immagino che diventerebbe impossibile distinguere la realtà dall’illusione… o gli alleati dai nemici. »
Il suo tono sibillino pareva alludere a circostanze familiari.
« Wilhelm è stato sguinzagliato dalla direzione opposta rispetto all’orda, per evitare che falciasse le sue stesse truppe durante la traversata. È stato avvistato valicare da solo la montagna adiacente al castello dei Kuzporat, perciò è prevedibile che sfonderà da quel versante, continuando poi la discesa verso valle. Sappiate che la sua armatura è rinomata per essere resiliente alle manifestazioni energetiche, perciò è necessario frantumarla per poterlo ferire. Per intercettarlo si sono schierati i guerrieri più nerboruti, ma sospetto che - seppur in superiorità numerica - non potranno arginare a lungo la sua furia. »
Faust indicò a colpo sicuro il maniero che sovrastava la cittadina,
poi con l’altra mano puntò in direzione opposta.
« Johan è alla guida dell’orda e giungerà alle porte della città per cingerla d’assedio. Se i non-morti riuscissero a circondare completamente il borgo, le forze schierate sulle mura sarebbero costrette a sparpagliarsi per il perimetro, rendendo più vulnerabile il cancello principale. Da quel lato Marcus Smith coordinerà i tiratori e le colate incendiarie, cercando di limitare lo spazio di manovra del nemico. Johan è un avversario versatile e astuto, ma la vecchiaia l’ha reso più adatto al comando che al combattimento in prima persona; non escludo però che potrebbe esporsi se la sua tattica tardasse a far capitolare la resistenza. »
Il vecchio s’interruppe per tossire affannosamente,
mostrando a sua volta che la senilità non era clemente con nessuno.
« Infine c’è Nargil, che ha evocato un dracolich per attaccare dal cielo. Senza dubbio sono gli avversari più pericolosi e da cui sarà più difficile difendersi. Di loro ha voluto occuparsi personalmente Revair, il capoclan della tribù barbara. Per quanto il potere del suo nume protettore sia considerevole, lui stesso ha detto che accetterà l’aiuto di chiunque vorrà accompagnarlo nella battaglia aerea… a condizione che sappia contrastare gli incantesimi del Lich e che non soffra di vertigini, aggiungerei io. »
Ghignò sommessamente e tornò a indicare l’antica magione su cui circolavano nefaste dicerie.
« I due draghi della Calaverna non potranno militare direttamente perché saranno impegnati a stabilizzare… »
Un lampo improvviso rischiarò la vallata, assestandosi poi in un tenue chiarore che inondò il panorama montano. L’origine dell’anomalia era un globo sfolgorante sospeso a mezz’aria.
« …quello. »
Il sole artificiale prodotto con l’anima di un Lich che infestava il Nord, la flebile stella incapace d’illuminare a giorno ma comunque indispensabile per sostenere un assedio notturno. Il contributo di Tiamat e Nidhogg poteva rivelarsi cruciale per mantenere alto il morale degli alleati e intiepidire quella lunga notte.
« Il tempo stringe, fossi in voi mi affretterei a raggiungere una postazione. »
In guerra un oculato schieramento delle forze poteva fare la differenza tra la disfatta e il trionfo. Tuttavia dare manforte a qualcuno significava lasciare qualcun altro alla mercé di un Lich. Nel caso in cui un Signore della Morte fosse riuscito a infiltrarsi oltre le linee difensive, l’intera coalizione si sarebbe probabilmente sfaldata, come un edificio raso al suolo dopo il cedimento di una colonna portante.
Squadrati dalle garze che fasciavano il volto di Faust,
i presenti avrebbero dovuto scegliere a quali vite dare la priorità.SPOILER (clicca per visualizzare)Turno organizzativo, avete carta bianca sulla tattica da impiegare in virtù delle informazioni fornite da Faust.
La scadenza è fissata a Lunedì 19 Febbraio.. -
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Quando giungi al cimitero non ti aspetti di trovare così tanta gente “viva” e da come stanno parlando, sembrano tutti stati assoldati da skekDor.
Proprio come te.
”Salve a tutti ...”
Poca energia nel saluto e una totale mancanza di emozioni. Non vorresti sembrare troppo felice di andare incontro ad una guerra, anche se quelli alleati ti fanno sperare ulteriormente in un finale positivo per il piccolo villaggio.
Quando il vecchio con gli occhi bendati si avvicina a voi, non puoi fare a meno di distogliere lo sguardo verso il tuo esercito, ancora compatto e in attesa di ordini da parte tua.
Per vostra fortuna l’uomo si rivela utile quanto inquietante e vi informa con minuziosità sui vostri avversari, ci sarebbe da chiedersi come faccia ad avere tante informazioni e voi nemmeno un soldo bucato.
Pazienta però, il momento di passare all’azione è sempre più vicino.
"Sei in gamba, ragazzo. E sembri uno capace di sopportare bene il dolore e gli stenti. Ti affido il lich che attaccherà dal lato di Marcus Smith. Usa le tue creature arboree per intrattenerlo a dovere, mentre il nostro Vorel gli spingerà contro l'"ospite inatteso"...”
Ti comunica skekDor.
Non capisci bene dove abbia visto queste tue qualità, però sicuramente sei uno dalla pelle terribilmente “coriacea” e non mancherai di ricordarlo ai tuoi nemici sul campo di battaglia.
”Non mancherò di farmi valere in battaglia, questo è poco ma sicuro. Forza Plotone Fiore, raggiungiamo Marcus Smith alle mura.”
I tuoi soldati arborei si risvegliano dal loro sonno quando pronunci quelle parole.
Con lentezza vi mettete in marcia verso l’uomo che avevi intravisto parlare in mezzo alla piazza cittadina.
Ti tocchi la spalla con timore.
In ogni scenario che ti viene offerto, per te non finirà bene.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato fisico: Ottimo
Stato mentale: Ottimo
Mana: 110 %
Passive:
L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting). -
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE SIMIC ¤ ¤ ¤ 100% In principio vi era il Nord. Ora il Nord era informe e deserto e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito del terrore aleggiava sulla neve. Ma Faust disse: "sia la luce!". E la luce fu. Ed essa era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce quello e le tenebre con vari nomi. E fu anima e fu Akachi: primo lich.
Faust disse: "Siano le volpi d'ausilio contro la Regina, per separare realtà da illusione". Faust fece intendere che la loro influenza può separare gli alleati, che sono tra i vivi, dai nemici, che tra i vivi non sono più. E così esse avrebbero fatto. Faust le chiamò kitsune. E fu Sovrana dei Sogni e fu Eleodora: secondo lich.
Faust disse: "Le orde che avanzano contro si raccolgono in un solo luogo e lasceranno il terzo solo". E così egli fu avvistato. Faust chiamò il solitario berserker e le masse esercito. E Faust vide ch'era così e lo raccontò. E Faust disse: "l'armatura di quello lo protegge, lo scherma da ogni magia, così sarà necessario spezzarla con bruta forza, per esporlo infine ad un confronto equo". E così predisse: egli sarebbe giunto bardato di una gelida corazza refrattaria, repellente alla magia ed ardua da infrangere. Faust li avvertì del pericolo e fu cosa buona. E fu Folle e fu Wilhelm: terzo lich.
Faust disse: "Ci sono valorosi alle porte del villaggio, per frenare l'avanzata dell'orda nella notte; servono il Re Leone armati di coraggio e ne seguono gli ordini per contrastare la minaccia non-morta". E così eran difatti disposti: lungo le mura e le palizzate, con archi e congegni incendiari, per trattenere il nemico su quel fronte. Faust diede loro notevoli speranze e li ragguagliò della vecchiaia di chi li comandava. E Faust disse che era cosa buona. E fu Stratega e fu Johan: quarto lich.
Faust disse: "L'ultimo attaccherà dal cielo, volando sopra la terra davanti al firmamento del cielo". Ed egli evocò un dracolich e tutti gli esseri viventi lo avrebbero temuto perchè il più pericoloso, eccetto il capoclan barbaro. E Faust considerò fosse cosa buona. Faust li benedisse: "chiunque saprà reggere il volo e la magia sarà benvenuto al fianco di Revair e lo potrà aiutare". E fu Dotto e fu Nargil: quinto lich.
Faust disse: "Il cimitero non sarà terreno fertile per la vostra battaglia, a meno che non cerchiate prematuro riposo". E così li rimproverò: Faust fece il resoconto dei quattro Re Lich secondo la loro specie e dell'orda secondo la propria specie e di tutti gli alleati lì giunti da Endlos secondo la loro specie. E Faust ammirò che era cosa buona. E Faust disse: "Le genti cercheranno di tenere a bada gli eserciti non-morti, ma sta a voi preoccuparvi dei loro comandanti. Scegliete il vostro avversario a vostra somiglianza così che non vi domini e non domini su ogni altro che combatte questa battaglia". Faust sorrise loro, conscio di aver già appaiato a ciascuno il giusto nemico; le sue parole raccontavano dettagli che la sola voce non sapeva dire. Faust li benedisse e disse loro: "Siate forti e non abbattetevi, affrontate il nemico, soggiogatelo e dominate sulla battaglia e sull'orda non-morta e su ogni Re Lich che infesta questa terra". Poi Faust disse: "Ecco, io vi do ogni nozione che posseggo e che ho raccolto e ogni aiuto in cui è il frutto delle mie ricerche: saranno la vostra speranza. A tutti coloro che combatteranno io do in dono ogni mia conoscenza." E così mentì loro. Faust vide quanto aveva fatto, ed ecco, pensò che fosse cosa molto buona. E fu Anziano e fu Faust: vero lich.
Così furono portati a compimento i preparativi e tutte le loro schiere. Allora skekDor, nel vuoto che Faust aveva lasciato a termine del proprio lavoro, benedisse quelle informazioni e le consacrò perchè in esse aveva trovato la chiave per risolvere la propria strategia anzitempo. Queste le origini dei quattro schieramenti, quando vennero creati. Quando skekDor fece gli abbinamenti nessun Re Lich era ancora sopraggiunto su Valiinorê, nessuna orda era spuntata -perchè il Signore del Cristallo non aveva perso tempo e nessuno si era ancora allontanato e le sue parole redarguirono tutti i presenti per affibbiare loro ciascuno il suo compito-; allora Vorel accettò quella decisione e si diresse infine al proprio fronte e la battaglia divenne un scenario imminente.PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT GRISTLEBACK ARMATURA (ATTREZZATURA) SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO)
Edited by AnimeHunter - 19/2/2018, 16:36. -
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Incubo. Quell’incubo era reale come la notte che diventa nera al terminar del giorno. Un’oscurità angosciante che prepotentemente prendeva posto calando sull’intera Valiinorê avvolgendola, rendendo così sempre più fievole la purpurea luce dell’orizzonte che come un conto alla rovescia che risuonava gli ultimi rintocchi, annunciava l’imminente battaglia che avrebbe decretato le sorti dell’intero Nord.
Raggiunto il macabro punto di ritrovo prestabilito, i quattro si ritrovarono di fronte forse un generale, forse un non-morto o forse un semplice vecchietto forgiato da chi sa quali lotte, ma fatto sta che sembrava saperla lunga sui lich che stavano per andare ad affrontare e di conseguenza gli informò sui loro avversari in modo che potessero prepararsi e decidere con quale faccia della morte scontrarsi per l’imminente battaglia.
Il primo Lich di cui narrò era Eledora: un abominio che giocava le sue carte non sul campo fisico ma quello mentale. Confondeva le sue vittime con illusioni fuori dall’inverosimile, con immagini, suoni e sensazioni debilitanti, terrificanti e talmente abominevoli che avrebbero reso pazzo qualunque uomo… ed è per questo che nel piano di Skekdor sarebbe stato lui, un semidio ad affrontarla.
Il secondo avversario era Wilhelm, un mostro tanto potente che lo stesso nemico ha preferito mandarlo dal fronte opposto rispetto alla propria orda evitando così che falcasse le sue stesse truppe. Dicerie raccontano di come la sua armatura sia immune a ogni sorta di magia e che quindi per avere un vantaggio tattico, sarebbe ottima cosa riuscire a rimuoverla, ma ciò non sarebbe stato sicuramente facile data la potenza sovrumana del Lich. Il piano di Skekdor per fronteggiare Wilhelm consisteva nel risparmiare le energie, e condurlo su un altro campo di battaglia nel quale avrebbe potuto ricevere il supporto di un altro alleato avendo cosi maggiori possibilità di successo, e questo compito fu assegnato al mutaforma Vorel.
Il terzo era Johan, probabilmente il capo dell’intera armata, e sembrava avere l’intenzione di attaccare frontalmente il villaggio. Da quel versante si sarebbe trovato anche Marcus Smith che in veste di comandante guidava l’esercito alleato alla contrasta dei Lich. Il piano del semidio comprendeva d'inviare Vite e il suo esercito erboreeo in suo sostegno, sperando di dare un supporto considerevole alle truppe alleate.
E infine, forse l’avversario più temibile: Nargil, che aveva riportato in vita un drago ormai deceduto e ora sotto il suo comando, pronto per falciare intere orde di nemici cosi da portare rapidamente in vantaggio tattico e numerico l’esercito di non morti. L’idea di Skekdor era che come nello scontro avvenuto nel suo sogno lucido, Umbrella sfruttasse le sue doti per immobilizzare e portare a suo favore la battaglia. L’arroganza con cui Skekdor continuava a ripeterli che lui era superiore e che doveva portarli rispetto come divinità lo irritava, tanto più in una situazione come quella. Uno sguardo accusatorio accompagno lo Skekis per tutto il tempo in cui sembrò atteggiarsi da “capo” della squadra, svolazzando e impartendo ordini come se fossimo sottoposti in attesa di reperire le sue indicazioni, ma nonostante ciò il piano strutturato dal semidio non era insensato, e forse in un certo modo poteva anche funzionare, e solo per quel motivo non controbatté rispondendo a tono.
Eliminarli tutti era fondamentale; il fallimento di uno solo di loro avrebbe potuto compromettere la vittoria di tutti gli altri, e il fatto che pure il misterioso Faust gli aveva raccomandato che il dracolich a lui assegnato poteva essere l’avversario più tosto dei quattro ciò non lo fece desistere dal raggiungere la posizione indicata dalla quale sarebbe arrivato il temibile avversario, e come gli altri senza pronunciar parola si diresse verso la morte, pronto ad affrontarla anche al prezzo della sua stessa vita per quelle terre a lui sempre più care.. -
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{ Valiinorê, Cimitero }
skekDor | Vorel | Vite | Umbrella
L’eterogeneo gruppo di stranieri si divise in parti uguali. Ogni principale postazione di difesa avrebbe guadagnato un militante in più da opporre all’avanzata dei Re Lich. Faust non commentò la spartizione e il loro piano, limitandosi a controbattere le raccomandazioni rivoltegli dal mezzo-Mistico con un cenno del capo.
« Mi riguarderò, Skeksis. »
Con tono sottilmente ironico e senza sbilanciarsi sulla richiesta di colloquio, il vecchio bendato si congedò. Nella neve calpestata del camposanto, laddove le sue impronte si trascinavano verso il buio, rimase impigliato un lungo capello scuro.
{ Valiinorê, Piazza }
skekDor
La colonia di teriantropi - in passato scampata alle persecuzioni in Occidente - era stata infine braccata dai venti della guerra. Quella notte però i kitsune non sarebbero fuggiti nuovamente, poiché proprio nella fredda terra straniera avevano trovato accoglienza e ristoro. Nelle condizioni precarie in cui versava il Nord non importava dove fossero nati o a quale razza appartenessero: chi era disposto a rimboccarsi le maniche per il bene comune poteva considerare quella valle la propria patria – e in quanto tale poteva anche avere l’ardire di difenderla.
Dodici uomini-volpe reclutati per contrastare l’influenza della Regina Lich si erano radunati nella piazza centrale, ormai sgombra di civili umani. I presenti pendevano dalle labbra di una fanciulla dai capelli rosati, le cui vesti nobiliari di fattura esotica ne rivelavano lo status sociale. Quando le sue iridi dorate si posarono sullo Skeksis sopraggiunto in volo, i campanelli ornamentali che penzolavano dalle orecchie da volpe tintinnarono lievemente.
« Ossequi, skekDor-dono. Mi chiamo Mizukume e coordino la squadra dei kitsune. Avete già conosciuto mia figlia Sayuri… »
Indicò una giovane che stava scodinzolando nervosamente per la tensione accumulata. Sayuri salutò con poca convinzione, priva della sua consueta vivacità. La capofamiglia Mizukume presentò poi gli altri illusionisti coinvolti, passando infine alle istruzioni tecniche.
« Formeremo un circolo e ci sosterremo a vicenda per dissipare qualsiasi anomalia provenga dal piano immateriale. Tuttavia la sola resistenza potrebbe non essere sufficiente: Eleodora è avvantaggiata per posizione ed esperienza, perciò una controffensiva sarebbe ideale per destabilizzarla. Col vostro permesso, skekDor-dono, potremmo traslarvi nel mondo onirico per consentirvi di affrontarla direttamente. »
Mizukume era consapevole della maestria dello Skeksis nelle arti magiche e sapeva che la sua psiche inumana non avrebbe ceduto tanto facilmente alle insidie di un’ammaliatrice di esseri umani. Il fatto che si fosse aggregato a quel gruppo in particolare denotava che lui stesso condivideva tale giudizio di compatibilità con l’avversaria prescelta.
Quando un tremito nefasto attraversò l’aria, facendo rizzare le code delle creature sensibili alle alterazioni arcane, l’ordine della capofamiglia fu perentorio.
« In posizione, sta arrivando. »
I kitsune si disposero in cerchio, lasciando spazio al mezzo-Mistico per posizionarsi al centro. La luce soffusa irradiata dalla stella di Valiinorê riverberò sui frustoli di energia magica che racchiudevano il gruppo. L’aria si saturò di potere arcano mentre i pilastri del circolo erigevano una barriera collettiva in grado di schermare il fronte dalle illusioni.
La risposta a quell’affronto giunse in fretta. Una mole oscura schiacciò quella copertura impalpabile, gravando su chi si era sconfinato nel dominio della Sovrana dei Sogni – come se l’intera atmosfera si fosse compressa sulla culla di un neonato che aveva appena imparato a respirare. La disparità di forza fu palese: era solo questione di tempo prima che Eleodora riuscisse a trovare un’incrinatura nelle difese su cui far leva per smantellare l’intera barriera illusoria. Per questo motivo i kitsune erano pronti a traslare skekDor sullo stesso campo di battaglia della loro sfuggente nemica, e avrebbero espletato la procedura non appena questi avesse dato un cenno d’assenso.
{ Valiinorê, Castello }
Vorel
La posizione sopraelevata della magione dei Kuzporat offriva una visione d’insieme dell’assetto difensivo adottato dal borgo. Nelle stradine s’intravedeva il viavai del personale addetto agli approvvigionamenti, che si sarebbe prodigato per rifornire periodicamente ogni punto nevralgico della cittadella. Il maniero era invece silenzioso e privo di finestre illuminate da qualche occupante: dopo la ristrutturazione che lo aveva adibito a filiale della Seele Corporation, l’urgenza di alcuni affari nell’oltretomba aveva allontanato tutto l’organico dell’azienda di spiritisti. La chiusura temporanea della filiale nordica aveva sottratto alla resistenza un appoggio tanto prezioso quanto moralmente ambiguo, ma quantomeno parte del loro operato a Settentrione sarebbe tornato utile quella notte.
L’ingresso principale era un maestoso portone ligneo rinforzato in acciaio e inserito nella cinta di pietra. Lungo il perimetro quattro torri sovrastavano i bastioni merlati, come se fossero un prolungamento architettonico delle mura di Valiinorê, di cui il castello era ormai parte integrante. Nel cortile interno si erano radunati i guerrieri inviati per intercettare Wilhelm. L’unico volto noto per Vorel era il barbaro Fagnürr, che lo aveva soccorso poco tempo prima in una baita infestata dalla Piaga. Insieme a lui c’erano altri barbari a cavallo, uno spadaccino in groppa ad un maestoso cinghiale e un gigante dalla carnagione bluastra armato con un martello da guerra.
« Vorel del Clade del Carapace, sono felice di averti tra noi. »
L’Uthgardt armato di ascia accolse sobriamente la sua vecchia conoscenza. Il tempo per ulteriori convenevoli scarseggiava, perciò proseguì con indicazioni di coordinamento.
« Non dobbiamo permettere al Lich d’irrompere nel castello e introdursi in città, né possiamo consentirgli di affrontarci uno alla volta. Avanzeremo in coppia e colpiremo senza dargli tregua. Fate in modo di ammaccargli la corazza o almeno di rallentarlo. »
In seguito si decisero gli abbinamenti tra i convenuti, in modo da sfruttare le sinergie e coprire le rispettive carenze. Una volta stabilita la linea d’azione, i guerrieri uscirono all’esterno delle mura e si trovarono al cospetto della montagna. Il profilo roccioso era visibilmente sfregiato da un solco discendente, accompagnato da un pandemonio di neve e polvere sollevatosi lungo il costone. All’estremità inferiore della ferita scavata sul fianco del monte emerse una sagoma furente, in grado di far gelare il sangue a tutti i veterani che l’avevano individuata.
« »
L’ululato di Wilhelm il Folle anticipò la sua carica impetuosa,
al pari del fragore che riecheggiava ad alta quota prima di una valanga.
{ Valiinorê, Mura }
Vite
Lungo la cinta muraria si era disposta buona parte della popolazione civile. Tra artigiani e boscaioli - raffazzonati come soldati provvisori - spiccavano alcuni agenti ben più preparati, col volto coperto dalle intemperie e da occhiate indiscrete. Quella minoranza d’ignoti specialisti dietro le trincee aveva il compito di coordinare il resto dei militanti. Schierati sul perimetro si potevano vedere all’opera genieri, cecchini e artiglieri addestrati per affrontare conflitti di quel calibro.
L’arrivo del plotone arboreo fu gestito schierando gli arcieri insieme agli altri tiratori, mentre le evocazioni da prima linea furono predisposte per scendere agevolmente dalle mura. Trattandosi però del dominio ligneo di Vite, a lui solo erano demandati gli ordini da impartire alle piante semoventi.
Marcus Smith, il capitano che aveva arringato la folla prima del tramonto, stava diramando direttive ad un ritmo forsennato. Il trambusto sulle mura finì però in stasi quando una vedetta indicò dei movimenti sinistri all’imboccatura della vallata. Ogni militante aguzzò lo sguardo verso le tenebre… e le tenebre fissarono a loro volta.
Ai militanti meno scafati quella visione suscitò conati di vomito, ma perfino i soldati più navigati furono turbati da quel panorama raccapricciante: una schiera sconfinata di non-morti si estendeva a perdita d’occhio e avanzava inesorabilmente verso le mura. Una marea oceanica composta da crani putrefatti stava per travolgere quel piccolo scoglio su cui tutti loro sostavano. I dissuasori perimetrali anti-redivivi installati ai margini della valle avevano a malapena rallentato la loro marcia. Le torrette automatiche - montate dagli agenti stranieri negli anfratti rocciosi - svuotarono interi caricatori trattati appositamente per squagliare la carne decomposta, ma furono anch’esse neutralizzate in breve tempo senza aver sfoltito di molto le prime linee. Non importava quante mine anti-zombie sollevassero in lontananza sbuffi di neve contaminata, o quanti mortai facessero piovere dal cielo gas corrosivo per la materia organica resuscitata: per ogni cadavere restituito alla terra, altri due prendevano subito il suo posto. La sensazione d’impotenza di fronte all’avanzata dei morti viventi serpeggiava sempre di più, senza contare che del Re Lich Johan non v’era traccia, proprio come aveva pronosticato il vecchio Faust.
Quando infine una sagoma gigantesca sorvolò l’orda, gli animi dei più insicuri furono sgretolati alla vista del dracolich… almeno finché un lampo misterioso non sfolgorò in risposta all’invasione.
{ Valiinorê, Bastione }
Umbrella
Il capoclan della Tribù del Cavallo d’Argento si era preparato alla battaglia stando in disparte. Dopo aver affidato la sua missiva alle ali di Veðrfölnir, si concesse un lungo periodo di raccoglimento sulla cima di un bastione. Non si aspettava che qualche temerario lo raggiungesse per imbarcarsi in quella missione prevedibilmente suicida: aveva chiesto a tutto il suo clan di combattere a livello del suolo, dove avrebbero espresso al meglio le loro capacità.
Fu sorpreso di vedere un giovane che aveva preso parte alla spedizione nell’Etlerth comparire dalla scalinata alle sue spalle. Dati i suoi precedenti confidava che fosse preparato ad affrontare il peggio che quella guerra avesse da offrire, ma volle sincerarsi comunque delle sue facoltà.
« Intende aggregarsi a me per fronteggiare Nargil e l’immonda creatura da lui convocata? La avverto che nello stato in cui dovrò ridurmi per contrastarli non sarò in grado di farle da balia: se precipitasse non potrei salvarla dallo schianto e se dovesse mancarle il fiato potrei non avere modo di riportarla ad un’altitudine consona. Comprenderà che una sola distrazione da parte mia consentirebbe al Lich di mietere decine di vite. »
L’uomo dai lunghi capelli grigi mantenne un tono conciliante.
« Se è comunque disposto a correre questi rischi, si copra gli occhi e poi si prepari a salirmi in groppa. »
Non lasciò tempo al suo interlocutore per chiedere spiegazioni su quella singolare esortazione. Il suo sguardo era già perso nel vuoto che li separava dall’orda in avvicinamento. Una pulsazione primordiale nella membrana dello spazio circostante preannunciò il rilascio di un potere di rara entità.
« Che io possa cavalcare per i Nove Mondi. »
Una saetta argentea investì Revair, emanando un bagliore accecante. Le fattezze umane del capoclan si sfaldarono, mutando in qualcosa di molto più imponente. Un’aura tanto maestosa da essere percettibile a pelle investì chiunque nel raggio di miglia. Quando la luce si diradò, quattro zoccoli stavano poggiando sul tetto del bastione, sostenendo il peso di un centauro colossale.
Sleipnir il Cavallo d’Argento - totem protettore di una delle ultime tribù Uthgardt e cavalcatura di Óðinn secondo le leggende tramandate dagli anziani - era sceso in battaglia incarnandosi nell’unico berserkir da lui designato. Senza indugio puntò il costrutto arcuato del braccio sinistro verso la schiera di non-morti, caricando la balestra con una quindicina di dardi ricavati dalla stessa materia argentea del suo corpo. Li tese simultaneamente esercitando una trazione sovraumana e caricandoli di forza elastica. Quando infine li rilasciò, saettarono giù per la vallata sprigionando altrettanti boati sonici. Lo schianto di ciascuno rivoltò la terra brutalmente, polverizzando interi plotoni di zombie nel punto d’impatto.
L’avvicinamento del dracolich - un bersaglio mobile troppo difficile da colpire - non gli consentì di caricare una seconda raffica, perciò si sarebbe prodigato per agevolare la salita di Umbrella sul suo dorso, prima di poter galoppare oltre il baratro e verso la fonte di tanta disperazione.SPOILER (clicca per visualizzare)Premetto che nessuna assegnazione al campo di battaglia è fissa e che è possibile - compatibilmente con gli sviluppi della battaglia - lasciare la propria postazione per dare manforte ad un’altra, se lo riterrete strategicamente conveniente. Di seguito vi lascio alcune indicazioni specifiche:
@skekDor: Decidi se accettare o meno l’invito di Mizukume, tenendo conto che l’influsso di Eleodora genera una malia passiva di oppressione.
@Vorel: Puoi scegliere con chi abbinarti tra i PNG ed eventualmente esporre un tuo piano d’azione. Una volta al cospetto del Lich, sappi che Wilhelm infonde una malia passiva di terrore.
@Vite: Hai carta bianca su come impiegare il Plotone Fiore, su come muoverti e a chi rivolgerti. L’orda è caratterizzata da una malia passiva di ribrezzo.
@Umbrella: Se il pg non si tirerà indietro, Revair-centauro lo aiuterà a salirgli in groppa. Il dracolich di Nargil suscita una malia passiva di angoscia.
Infine l'aura sprigionata dalla trasformazione di Revair è percettibile da tutti, anche senza un auspex.
La scadenza è fissata a Sabato 3 Marzo.. -
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La guerra incombe e con passo costante tu fai altrettanto verso le mura della città. Non appena arrivi il tuo plotone regala subito una certa “speranza” nei cuori degli uomini, solo quelli che però sono alle prime armi. Sanno che prima del loro sacrificio verrà quello dei tuoi soldati arborei.
”Vite Van Dukge e il Plotone Fiore sono qui per sostenervi nella guerra contro il Lich Johan.”
Le truppe dietro di te iniziarono a prendere posto, chi sul muro di cinta insieme agli altri arcieri, chi vicino al portone.
Nella tua mente sai che ci dovrà essere il massimo sacrificio da parte tua per garantire che gli zombie non accerchino il villaggio e che il portone non venga buttato giù.
Decidi quindi di andare subito a parlare con quello che sembra il maggiore responsabile: Marcus Smith.
Anche i generali più vecchi, vedendo il piccolo esercito che ti sei portato dietro, oppongono poca resistenza a così tanta audacia. Sono i primi a capire che hanno bisogno di più mani possibili.
”Re Leone. Vengo a fargli rapporto e a comunicare personalmente che i miei “uomini” si sono aggiunti alla battaglia. Riconosco che non sono il più brillante stratega, ma darò del mio meglio. In caso lei ritenga di avere una strategia migliore seguirò i suoi ordini.”
Facesti un inchino e vedendolo, così occupato, ti allontanasti per ritornare sulle mura, poco più indietro degli arcieri.
Il paesaggio sembrava ancora tranquillo e ti perdesti ad ascoltare due giovani, armati di arco, che lanciavano qualche numero sui possibili morti che avrebbero fatto.
"Io dico che ne farò fuori almeno quarantadue ..."
" ... allora io ne ucciderò quarantatré allora."
Erano di buon umore prima di vedere l'orda.
Qualcosa di così immenso che i loro occhi e il tuo, non riuscivano a comprendere. Un mare di carne putrescente che si avvicinava con fare inesorabile alle vostre mura.
Già sentivate una schiacciante pressione di disgusto e ribrezzo spalmarsi sulla vostra pelle. Quello che dei due sembrava essere il più giovane iniziò a vomitare.
Te, per tua fortuna, avevi lo stomaco più resistente ma non sapevi per quanto avresti retto.
”Plotone Fiore ... formazione Margherita.”
Gli arcieri iniziarono a tendere gli archi mentre i piccoli guerrieri cominciarono a correre fra gli arcieri per rifornirgli di frecce.
Nonostante tutti i vostri sforzi e le trappole architettate per eliminare le loro file, loro continuarono ad avanzare.
”Voglio da parte vostra tutta la potenza di fuoco che avete. Ricordate che abbiamo bisogno di incanalarli, uccidete prima gli zombie sui lati in modo da creare un corridoio con i loro stessi corpi.”SPOILER (clicca per visualizzare)Vite non appena arriva si presenta a Marcus Smith e poi sale sulle mura. Appena vede gli zombie fa scattare la formazione Margherita,
ovvero un costante ratio di fuoco contro i nemici da parte degli arcieri, mentre i guerrieri pianta riforniscono le file con le frecce. Inoltre gli arcieri danno priorità agli zombie sui lati, in modo da creare un corridoio "naturale" per gli altri nemici con i corpi morti.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato Fisico: Ottimo
Stato Mentale: Ribrezzo
Mana: 110 %
Passive:
L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting). -
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE SIMIC ¤ ¤ ¤ 90% Non poteva scegliere di meglio. Davvero: se anche l'avesse saputo prima, comunque avrebbe optato per affrontare il Folle Wilhelm. Perchè, non appena sopraggiunto al maniero dei Kuzporat (e qui, c'è da dire, forse Vorel è l'unico del gruppo che non ha avuto tempo di esplorarlo nei pochi giorni precedenti quella disperata guerra) il mutaforma fedele all'Alleanza Simic riconosce tra i pochi volti lì schierati l'unico di noto dell'intera città cinta d'assedio: Fagnürr. Fagnürr del Clan del Cavallo d'Argento. Ed io sono più che felice di sapere che ho un alleato tuo pari al mio fianco!
L'umano che fu -il tritone ch'è ora- non nasconde affatto l'entusiasmo e la sicurezza che una tal vista gli infondono: sapere che potrà combattere a fianco di un valido guerriero e per di più esattamente con quello che già lo ha tolto d'impaccio appena qualche giorno prima -durante l'imboscata di redivivi avvenuta in una baita poco lontana da Valiinorê- non è cosa da poco. Tutt'altro: questo solo fatto potrebbe bastare a convincerlo ad uscire ed affrontare faccia a faccia il lich che gli spetta ma, fortunatamente, il sangue caldo e la mente impulsiva del giovane mutaforma vengono rapidamente frenati dalle parole del barbaro. Egli si spende infatti in un rapido ma incisivo briefing sul come si andrà ad affrontare la minaccia in arrivo e -dopo aver suggerito l'appaiamento in coppie che sappiano valorizzarsi a vicenda- lo stesso Uthgardt indica la priorità nell'impedire al nemico d'introdursi in città, ripetendo sulla falsariga gli ammonimenti che già Faust aveva inciso qual sacri.Stando a quel che dici, però, non credo sia una buona scelta che io mi accodi a te; non volertene a male -la mia stima per te è immutata- ma a differenza vostra non ho un cavallo su cui contare, nè il passo di un gigante che mi permetta in poche falcate di spostarmi facilmente nella neve.
Vorel rimugina infatti che -per quanto sarà lo stesso lich ad avvicinarsi, nel tentativo di sfondare lo sbarramento da loro presidiato- le direttive impartite da skekDor richiedono egli possa muoversi a suo pieno agio ed anzi di farsi inseguire dal generale non-morto. Evento questo che, banalmente, sarà difficile a compiersi da appiedato qual è.Se non è un problema preferirei allora salire in groppa a quel magnifico cinghiale da guerra -è davvero uno spettacolo!- ed aiutare, se serve, con quei giavellotti che vedo. Spero siate entrambi d'accordo, laggiù!
E nel dir questo il mutapelli si volge proprio in direzione del suino selvaggio e del suo cavaliere, accennando una richiesta che s'augura vivamente non venga respinta. Forse -se non fosse sconveniente per l'onore di un barbaro o il tempo a loro disposizione permettesse un approccio più informale- Vorel gli si avvicinerebbe facendo scorrere sul pelo irto le proprie dita, accarezzando quell'esemplare massiccio e -senza barare ricorrendo alle proprie affinità animali- cercando di bendisporlo nei propri confronti, al pari di un'amicizia interraziale.Gli altri stranieri con cui ho stretto legame si sono spartiti ciascuno su di un fronte diverso ma -mossi da una comune strategia- mi hanno chiesto di trascinare il lich Wilhelm tra le fila marcianti che arriveranno ad attaccare le mura: sperano che la follia del nostro nemico gli si riveli controproducente, portandolo a falciare le sue stesse schiere senza ch'egli se ne accorga.
Anche i consigli del cieco Faust sono dello stesso avviso, per quanto ho capito.
Senza dilungarsi nei dettagli l'attaccabrighe espone allora ai suoi nuovi compagni quel ch'è l'antefatto della battaglia, riproducendo fedelmente lo schema cui dovrebbe attenersi e -ignaro della considerazione che il vecchio abbia tra i guerrieri, ma fiducioso che la di lui saggezza si sia già guadagnata credito tra le genti del villaggio- sottolineando che il tutto è in accordo con i suggerimenti di chi sembra saperla più lunga di tutti.Se questo fronte, dunque, lo scorrazzare spedito di un cinghiale potrebbe fare la differenza nel mantenere un'adeguata distanza di sicurezza e al contempo guidare il lich sulle nostre scie nel caso riuscissi ad irretirlo -o a confonderlo- al punto di seguire me e non più la città nell'intento di sfondare oltre le mura.
Siete d'accordo?
Salvo pareri contrari dunque -o comunque piegandosi a quello che sarà il volere di Fagnürr, tributario della fiducia di molti, Vorel compreso- i guerrieri lì riuniti si accingono a varcare lo spesso portone e calarsi così nello scontro imminente. Si dispongono come richiesto, stringono nervosamente le rispettive armi, focalizzano il nemico che sfreccia giù per il fianco montano e non dimenticano che l'armatura di quell'abominio meriterà tutte le loro violente attenzioni. Sono pronti alla battaglia, fremono di quell'attesa delirante ed inquieta che si può respirare soltanto sull'orlo del baratro.
Se non che l'avvento del cadavere s'accompagna ad un ululato lancinante, di primo acchito capace di spezzare ogni salda convinzione ed abbattere il morale -e la speranza- persino di uomini abituati a combattere con lo spettro della morte al proprio fianco. Figurarsi Vorel, che a nulla di serio ha mai partecipato e che, dal canto suo, non può affatto definirsi un veterano.No, mi rimangio tutto. Non ce la faremo mai. E moriremo inutilmente nel tentativo.
L'entusiasmo gli si smorza in gola, lasciando filtrare un sussurro alimentato dalla paura e da prematura sconfitta: il solo trovarsi in presenza della propria nemesi è sufficiente a scuoterlo nel profondo, sbattendolo innanzi ad una realtà ch'egli aveva immaginato ben più gestibile e non si sarebbe mai sognato di tratteggiare a tinte tanto fosche. Invece, com'è costretto a constatare suo malgrado, l'intera impresa assume ora le inviolabili sembianze di un suicidio -là dove i veri folli sono quegli stolti che han pensato di potervisi realmente opporre.Le gambe mi tremano. So che non dovrebbero. So che dovrei almeno tacere e non scoraggiarvi. Ma ho paura. Un terrore viscerale. E ho bisogno del vostro supporto.
Nel silenzio che culla la scena a seguito di quel grido raccapricciante -nel tremore pavido che ha assalito il giovane mutaforma- le di lui parole rimbalzano più di quanto dovrebbero e rischiano di appesantire ogn'altro compagno che gli si sia schierato accanto.
C'è, a dire la verità, un flebile sospetto che avanza nella psiche del mutapelli -c'è, poco alla volta, un dubbio che s'insinua in quel manto tetro e scoraggiato di cui è caduto vittima indifesa: come se si stesse riprendendo poco alla volta dall'impatto egli comincia a realizzare che lo sgomento difusso stona vagamente con il proprio ritmo personale, al pari di una nota fuori posto, forzatamente inserita in un vibrare sordo cui lo stesso biomante in erba ha votato la propria essenza. Ecco sì: Vorel diffida in parte di quel sentimento soverchiante cui s'è prostrato, lo riconosce in qualche modo alieno e -visto il contesto- lo imputa prontamente al nemico oramai davvero vicino.
La svolta, però, è da imputarsi a tutt'altro evento: prima che la carica di Wilhelm si abbatta su di loro -quando ancora c'è tempo e spazio per riprendersi- un'aura ignota ma estremamente potente raggiunge tutti i presenti, scuotendo Vorel dal suo torpore tremebondo e ricordandogli nell'intimo una maestosità senza pari. E tanto basta: senza perdersi in chiacchiere, senza voltarsi per capire di chi sia quell'intervento provvidenziale e soprattutto senza tentennare inutilmente il ragazzo prestatosi alla causa del Nord coglie l'occasione per rinsaldare la propria ritrovata fiducia in chiunque altro lo possa udire e -nel tentativo d'invalidare tanto l'influsso nefasto del lich incombente quanto quelle tragiche parole di cui egli stesso s'è reso comprensibilmente colpevole- con piena forza d'animo intona una cadenza composta da schiocchi, battiti e ogn'altra percussione egli riesca a produrre col mero corpo.Però so anche che insieme possiamo farcela. La paura è solo un momento e quando passa quel che resta è tutto ciò di cui abbiamo bisogno: io ci credo! Io so che non devo farmi scoraggiare!
Gridate con me il vostro ardore! Rispondete a quell'ululato funereo con il caldo ribollire del sangue! Queste terre appartengono ai vivi -ed i vivi le difenderanno senza cedere di un solo passo!
Uno slancio ferale, un richiamo selvaggio e pulsante: il tutto per tutto che si gioca sullo sfondo innevato del Nord passa anche dalla fiducia in se stessi e dnela strenue convinzione di potercela fare, di poter fermare quell'invasione turpe e proteggere così quanto di più caro si serba nel cuore anche a costo della propria vita, se necessario.PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT GRISTLEBACK ARMATURA (ATTREZZATURA) SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO) ACTIVE SKILLS MEDIO GATHER COURAGE S M B A
Edited by AnimeHunter - 3/3/2018, 18:59. -
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«Queste prove, vagliano la vostra perseveranza cosi che si veda se è forte e pura, e se è passata al vaglio, come l’oro dal fuoco che lo purifica e lo forgia, perciò se si conserva forte nelle prove sarà per voi di maggiore lode e gloria e onore nel giorno della vostra vittoria.»
Tratto da: Herocerant – capitolo XXV, La lacrima di un eroe
Ci sono volte in cui non si può scappare. Bisogna saper affrontare la realtà, una realtà che rende il mondo un’utopistica battaglia con cui vogliono competere. Umani che cercano di contrastare l’incontrastabile abbagliati dalla propria sensazione di grandezza e dal proprio egoismo che però gli porta inevitabilmente ad affrontare una sola parola: Morte.
Il passo deciso e lo sguardo severo rivolto verso l’oscuro orizzonte mentre un vento gelido sferzava il lungo mantello e una strana angoscia li pesava sullo stomaco infondendogli una paura che cercava di contrastare passo dopo passo mentre si dirigeva sul bastione nel quale l’attendeva Revair, un rinomato capoclan al Nord, ma quasi totalmente sconosciuto per Umbrella; risiedendo quel periodo a Valiinorê aveva sentito parlare di Reviar e della tribù del cavallo d’argento, ma troppe poche informazioni erano arrivate alle sue orecchie per permettergli di farsi un’idea chiara sul capoclan che lo attendeva e su quali imprese gli avevano concesso quel prestigioso titolo.
L’uomo sostava sul colle, probabilmente preparandosi psicologicamente e fisicamente alla battaglia, e vedendo arrivare il giovane Umbrella la prima cosa che fece fu metterlo in guardia: se avesse voluto combattere al suo fianco, se la sarebbe dovuta cavare da solo. Errori non erano ammessi e ogni minima azione poteva fare la differenza fra la vita e la morte, non poteva permettersi di difendere anche un giovane che accecato da chissà quale desiderio avesse fretta di raggiungere l’altro mondo.
« Se è comunque disposto a correre questi rischi, si copra gli occhi e poi si prepari a salirmi in groppa. »
Nemmeno il tempo di una risposta da parte di Umbrella che un lampo investi Revair, e il suo corpo mutò: un maestoso essere metà uomo metà cavallo prese posto emanando un’energia fuori dal comune che investì il giovane ragazzo. Il braccio destro portato rapido a coprire il viso mentre gli occhi socchiusi cercavano di proteggersi dalla potente luce emanata dalla saetta argentea che investì l’uomo. Non aveva mai visto tanta potenza da quando aveva messo piede su Endlos, e avere un compagno in battaglia di quel calibro lo fece sperare che forse una possibilità per il Nord di uscire da quell’incubo c’era, reprimendo per un attimo quell’angoscia che lo attanagliava più l’ora dello scontro si avvicinava.
“Sarà un onore per me combattere al suo fianco. “
“ Ho in mente un piano d’attacco per quando raggiungeremo il Lich, però avrò bisogno del suo aiuto comandante Revair. Come prima cosa, pensa di riuscire a portarmi sopra o abbastanza vicino al Dragolich in volo? Perché raggiunto quel punto ho intenzione di scendere cosi che non le sarei più di intralcio durante il resto della battaglia.“ Si avvicinò al maestoso centauro argentato e senza indugiare oltre salì in groppa aggrappandosi a quest’ultimo come meglio poteva per poi continuare:
“Una volta a terra, appena mi si presenterà l’occasione, tenterò di immobilizzarlo e a quel punto potrà sferrare il suo attacco con una maggiore precisione. Il passo successivo è individuare Nargil.”
Una strategia forse fin troppo avventata. C’erano molti fattori che probabilmente non aveva considerato: Nargil se ne starà fermo nelle retrovie senza interagire? La bestia sarà accompagnata da battaglioni di non morti? Poche cose erano certe e molti fattori non calcolati potevano determinare la loro e la sua disfatta se non fosse stato pronto ad adattarsi a ogni eventualità, è un testa a testa con la sorte su una moneta nella quale c’è due volte la croce, ma nonostante ciò arrivato a quel punto non si sarebbe tirato indietro..