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{ Piano Immateriale, Eleodora }
skekDor
Il passaggio dalla veglia al sogno fu repentino. Sprofondasti in un reame onirico tinteggiato da colori estranei allo spettro del visibile, dove forme geometricamente impossibili s’incastravano in maniera irrazionale. Brandelli di ricordi e rielaborazioni della fantasia si confondevano plasmando paesaggi in continuo mutamento. Alcuni sentimenti del passato ti sfioravano con leggerezza, dissipandosi non appena tentavi di decifrarli consciamente.
Non c’era modo di distinguere la realtà dalla finzione perché nel regno dei sogni tutto era un’illusione, un costrutto immateriale del subconscio che faceva da anticamera ad altri reconditi piani dell’esistenza. In fondo a quel vestibolo onirico trovasti una dama ammantata di Incubi, i liocorni neri di cui narrava il folklore di Najaza.
« Sono sempre stata incuriosita dalle divinità decadute: così tenaci e aggrappate alla loro esistenza, in bilico sul ciglio del baratro che vorrebbe relegarle alla mitologia e infine all’oblio. »
La Sovrana dei Sogni non parve contrariata di ricevere un visitatore alla sua corte irreale. La figura incappucciata non aveva un atteggiamento belligerante, né tentò d’invadere il raziocinio del suo ospite.
« Crearsi un seguito in questo piccolo anfratto del Multiverso è un obiettivo ammirevole, per quanto modesto. Eppure sei sicuro di percorrere una via che possa ricondurti veramente alla tua perduta grandezza? »
Nel suo dominio i pensieri sgorgavano liberamente dalle loro sedi neurali. Eri come un libro aperto per la Regina Lich, in grado di leggere tra le configurazioni sinaptiche e le increspature dello spirito. Poteva trattarsi di una prospettiva spaventosa al cospetto di una nemica… ma poteva dirsi lo stesso dinanzi ad una potenziale alleata?
« Entrambi siamo entità superiori. Non ha senso mischiarci alla risma dei mortali che siamo chiamati a dominare, né abbiamo qualcosa da guadagnare ponendoci al loro servizio incondizionato. »
Lei poteva capirti empaticamente. Comprendeva il valore di ciò che avevi perso, condividendo la tua prospettiva sempiterna. La sua esperienza trascendeva il mondo materiale, le sue conoscenze sconfinavano in ambiti a cui le creature terrene non potevano ambire nella loro mediocrità.
« Io posso restituirti il posto che ti spetta nel pantheon dei numi. La plebaglia che ti sta sfruttando come diversivo non è mai stata intenzionata a ricompensarti con quanto hai sempre chiesto come tributo. »
Riaffiorarono i molti dinieghi da te ricevuti nel corso della crociata, aleggiando come un monito per metterti in guardia dall’ipocrisia dei mortali. Quante volte avevi chiesto che ti fosse riconosciuto un congruo pagamento spirituale al termine della campagna? E quante volte le tue ragionevoli pretese erano state eluse o respinte? Era questa la gratitudine che meritavi per la tua dedizione alla causa di quelle piccole formiche spaesate?
« Collabora con me e potrai riavere tutti i tuoi poteri – e molto di più. »
Il caleidoscopio del sogno ti mostrò il Grande Cristallo di Thra, luminoso e magnifico proprio come lo ricordavi. La sua energia era quasi nelle tue grinfie. Non ti saresti più dovuto accontentare di una misera scheggia: unendo le forze con Eleodora avresti potuto ricostruire ciò che era andato in frantumi, restituendo alla realtà ciò che era soltanto un miraggio.
Bastava così poco per tornare ai fasti di un tempo.
Bastava solo tradire Valiinorê.
{ Esterno del Castello, Wilhelm }
Vorel
Lo spadaccino in groppa al cinghiale da guerra rise di gusto sentendo
i complimenti che il nuovo arrivato aveva rivolto alla sua cavalcatura.
« Sentito, Hildisvíni? Finalmente ti abbiamo trovato un moroso! »
Il massiccio suino grugnì festosamente in risposta alle carezze, riuscendo a stemperare la tensione generale per un’ultima volta prima della battaglia. Perfino la rigida espressione di Fagnürr si rilassò impercettibilmente… almeno finché Vorel non nominò il fornitore delle soffiate più recenti.
« Faust, eh? »
La sua malcelata circospezione nei confronti dello sfuggente
informatore era seconda solo al suo astio per i non-morti.
« È un piano azzardato. Se anche dovesse inseguirvi, una volta chiusi da un lato dall’orda e dall’altro da Wilhelm non avreste alcuna via di fuga. »
A quel punto intervenne l’uomo designato per fare coppia col tritone.
« Ci sto, Vorel. Quando verrà il momento troveremo un modo per filarcela. »
Un cenno da parte sua tranquillizzò il barbaro, evidenziando
il rispetto vigente per la reciproca avvedutezza in materia bellica.
« Vi copriremo le spalle, Ottar. »
Il clima di cauta speranza instauratosi fu tuttavia polverizzato al cospetto del Lich. La sagoma spettrale scesa dalla montagna sguainò un’imponente mannaia e abbandonò sulla neve il proprio mantello, preparandosi a travolgere qualsiasi ostacolo sul proprio cammino. I fuochi fatui nelle sue orbite ardevano di cieca furia, mentre l’armatura opaca pareva tanto resiliente da assorbire perfino la luce fioca della stella innalzata in precedenza. Dinanzi ad una presenza tanto soverchiante, il panico del Simic si mescolò ai nitriti inquieti dei possenti stalloni grigi degli Uthgardt.
Soltanto la provvidenziale propagazione dell’aura di Sleipnir iniettò nei presenti una scarica di adrenalina che riuscì a straniarli dall’influsso di Wilhelm. I barbari riconobbero il loro totem e gli dedicarono dei gesti rituali, acclamando il nome del loro capoclan. Il canto di guerra intonato da Vorel fu l’ultima spinta necessaria per quel segmento della resistenza.
« Per il Nord! Carica! »
I cavalli s’impennarono e partirono al galoppo. Wilhelm scattò come una belva, frantumando il terreno al suo passaggio. Fagnürr scagliò la sua ascia, che all’impatto col Lich solidificò l’aria circostante, imponendogli una brusca frenata che lo inchiodò sul posto. Due file parallele di cavalcature investirono il nemico, scorrendogli ai lati e menando duri fendenti durante il transito. La neve sollevatasi non impedì al gigante armato di martello di calare un colpo di svariati quintali, che tuttavia cozzò contro una lama frapposta all’istante: Wilhelm si era appena divincolato dalla stretta atmosferica usando la pura forza bruta. L’urto disumano delle due armi sprigionò un’onda di compressione che sferzò d’aria gelida i presenti. Allo sguardo esperto di Ottar non sfuggì che il gigante era stato sbilanciato dal contraccolpo e che Fagnürr stava aspettando che la scure tornasse tra le sue mani prima di poter incalzare nuovamente il Lich; non potendo concedere tregua al nemico, lo spadaccino spronò il cinghiale.
« Facciamogli il culo! »
Il Folle ringhiò furiosamente in risposta, scattando incontro alla seconda ondata
d’istigatori armati di punteruoli incapaci di ammaccare la sua corazza.
{ Mura, Johan }
Vite
La fiumana di zombie si abbatté sulle mura, superando fossati e filo spinato con la sola pressione della calca: i non-morti si scavalcavano a vicenda, ammassandosi sotto la cinta e formando cataste di cadaveri per consentire la scalata alle retrovie. Frecce e colate dall’alto rallentavano solamente l’inevitabile salita. Le mitragliatrici degli agenti stranieri scaricarono innumerevoli nastri di proiettili verso il basso, aprendo voragini nella carne corrotta fino a smembrarne del tutto i corpi.
« Usi le sue piante come esca, i cannoni faranno fuoco sui raggruppamenti nemici. »
Marcus Smith rispose brevemente all’uomo bendato, perché la concitazione della battaglia richiedeva indicazioni precise e sintetiche. Gli ordini impartiti successivamente da Vite ottennero risultati solo parziali: la vastità dell’orda era tale che gli incanalamenti straripavano troppo in fretta per rappresentare un vero ostacolo all’avanzata nemica.
Mentre alcuni cingolati arroccati sui colli sovrastanti bersagliavano la moltitudine, un sussurro raggiunse Vite: gli Alberi Ancestrali stavano sviando la sua attenzione dall’esterno delle mura verso l’interno. Il mormorio delle fronde antiche era insistente e allarmato – lo avvertiva di un pericolo che non proveniva da fuori ma che si era già infiltrato in profondità.
{ Spazio Aereo, Nargil }
Umbrella
Dopo aver annuito alle richieste dell’alleato, il centauro si gettò dalle mura ma la gravità non reclamò la sua mole: Sleipnir era infatti il destriero divino capace di galoppare nel vento e, in quanto tale, avrebbe conteso al dracolich Daurgothoth la supremazia del cielo. La brusca accelerazione necessaria per salire di quota impose a Umbrella di reggersi saldamente agli appigli sul dorso del mutaforma, anche a costo di ferirsi le mani. Nel vuoto sotto di loro l’orda si ridusse progressivamente ad una distesa scura indistinguibile. Davanti a loro c’era soltanto una creatura riesumata dal fondo dell’inferno, il cui rapido avvicinamento consentì d’individuare chi l’aveva convocata: Nargil si trovava a sua volta sul dorso del dracolich.
L’imminente intercettamento aereo portò il drago redivivo a reclinare all’indietro il muso e serrare le zanne. Revair intuì subito le sue intenzioni e riplasmò il proprio braccio in un possente scudo argenteo. Un paio di battiti d’ali, una scalciata di zoccoli nell’aria, e i due colossi furono dirimpetto. Daurgothoth riversò una corrente di gelo dalle fauci e il centauro frappose lo scudo prima di esserne investito. Pur deflettendo il flusso, la sola prossimità al soffio congelante falciò il calore corporeo e raffreddò l’aria fino a brinare la stessa foschia. L’avatar di Sleipnir scivolò lateralmente per allontanarsi da quel freddo insostenibile, mentre la superficie crepata del suo scudo si sbriciolava per l’estrema escursione termica. Affiancandosi al nemico, i due fantini poterono scrutarsi per un breve istante: il teschio del necromante ardeva con disprezzo verso l’umano che aveva osato presentarsi al suo cospetto.
« Attacca! »
La voce profonda e distorta di Revair intimò al suo protetto di approfittare
della finestra creatasi per disarcionare il Re Lich.SPOILER (clicca per visualizzare)Tutte le malie passive citate in precedenza permangono fino a nuove indicazioni.
@skekDor: Nel Piano Immateriale la passiva di Trick Detector perde di efficacia.
@Vorel: L’onda d’urto provocata collateralmente dall’impatto delle armi conta come un basso di natura fisica.
@Vite: L’ingerenza degli Alberi Ancestrali provoca un’intrusione mentale di entità bassa che svia la tua attenzione verso il centro di Valiinorê.
@Umbrella: Il decollo determina un’accelerazione che grava sul corpo del personaggio al pari di un basso di natura fisica.
La scadenza è fissata a Mercoledì 14 Marzo.. -
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE SIMIC ¤ ¤ ¤ 80% Ci vorrebbe più tempo. Ce ne sarebbe voluto sin dal principio di questa disperata campagna, giacchè l'assenza di ulteriori occasioni sembra la costante di fondo su cui il tentativo di resistere ai lich si fonda interamente. Ed in effetti, tra dialoghi in attesa di risposta, strategie soltanto abbozzate, l'ignorare completamente le reciproche abilità ed una minaccia ormai già calata -tra tutto questo e quant'altro potrebbe ancora esserci, di lì all'infuriare della battaglia- Vorel si rende davvero conto ch'è un generico brancolare nel buio a rendere sconfortante l'iniziativa nella quale per sua stessa scelta egli è coinvolto.
Il mutaforma vorrebbe infatti replicare convinto alla battuta di Ottar -perchè sì, per quanto possa sembrare esotico o sbagliato, Vorel non disdegna passioni di sorta (e non sarebbe la prima volta ch'egli cambia pelle per lasciarsi andare ad una sessualità libera, vivida e pulsante quanto il giovane stesso, senza limiti di morale ad offuscare l'atto ed il suo ferale significato di base).
Vorrebbe pure condividere i sospetti di Fagnürr perchè, benchsè non lo abbia espresso a voce, il biomante cova dubbi ed antipatia a pelle -frutti questi del suo istinto cui, da bravo druido in comunione col proprio io selvaggio, Vorel presta ascolto senza pentirsene.
Vorrebbe nondimeno ribattere che non c'è davvero problema, se tale sarà lo scenario in cui andrà a cacciarsi -che, se il mutapelli si ritroverà schiacciato tra due ingenti condanne, darà tutto se stesso almeno per proteggere il proprio compagno e la sua meravigliosa cavalcatura (sacrificandosi, se necessario, dal momento che in guerra non ci si può attendere d'uscirne tutti illesi e, per atto di vero coraggio, bisogna pur accettare di dover dare la vita per difendere affetti, valori ed ideali).
Vorrebbe.
Vorel vorrebbe. Troppo, probabilmente. Troppo, in questa situazione scoraggiante.
Invece, deve accontentarsi del precipitare degli eventi.
Deve lasciare in disparte ogni dettaglio superfluo.
Deve gestire con saggezza le proprie energie.
Deve darsi pace ed imbracciare le armi.
Deve affrontare l'abominio Wilhelm.
Deve resistere alla paura sorda.
Deve cavalcare con Ottar.
Deve seguire il piano.
Deve combattere.
Deve agire.
Deve.
Ed è pronto al suo dovere, nient'altro che gli offuschi la mente.
Sulla scia della prima schermaglia -senza farsi coinvolgere da quanto realmente avviene, quasi vivendo il tutto in maniera ovattata (oltre il filtro della propria concentrazione, nella placida stasi che attenua ogni cosa)- Vorel si regge saldo al pelo di Hildisvíni, abbracciandone pure la sagoma con la morsa delle gambe. Nel mentre che il maestoso cinghiale si lancia alla carica il biomante vaglia senza dubbio le proprie opzioni, bravemente ragiona su quale contributo egli posa apporre e -lesto come d'abitudine, tutt'altro che avvezzo a vere strategie- il giovane si convince di quale sarà la sua prima mossa. Non si cura dell'onda durto prossima ad investirlo -quando essa giunge, Vorel non se ne accorge a tutti gli effetti. E' troppo concentrato. E' interamente proteso all'azione. Per sua fortuna il saldo vincolo che intrattiene con la cavalcatura gli impedisce d'essere disarcionato -per sua fortuna il danno cui è esposto è di minima intensità, del tutto insufficiente tanto a sbalzarlo via quanto a risvegliarlo dallo stato in cui egli si trova.
In questi concitati momenti Vorel è pura intenzione. Irriflesso e spontaneo. Praticamente inconscio.
E non serve ch'egli dia istruzioni al proprio compagno di squadra, non è richiesto alcun intervento da parte dell'affiliato Simic. Il suo operato s'inserisce come se fosse orchestrato nelle movenze dell'altro, con piena fluidità il ragazzo si lascia pendere da un lato non appena il lich risulta a portata: non lancia infatti i punteruoli come aveva precedentemente annunciato, non scaglierà il proprio tridente come già altri hanno fatto senza decisiva riuscita. Invece, un braccio del tritone muta ad acquisire una nuova forma, innestando sull'arto dei rostri che paiono la naturale continuazione dello stesso; esso gronda anzi stille di un liquido rossastro, come ferruginoso, e si appresta a prendere contatto con il cuore dell'armatura del lich. Non servirà un impatto o uno scontro: è più che sufficiente sfiorare la protezione opaca -lasciare che parte del fluido vi si trasferisca- e poi procedere oltre nello slancio di Hildisvíni.
Semplice, pulito, disinvolto. Come vorrebbe Faust.
Quanto al resto... chi lo sa. Vorel non avrà modo di rendersene conto prima che la propria azione vada a segno o fallisca. Vorel non riuscirà a saggiare l'esito del primo round fino a che lo stesso non si conclude.
Forse Ottar ha attuato un diversivo. Forse ha tentato di comunicare con Vorel. Forse è rimasto ferito.
O forse no.PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT GRISTLEBACK ARMATURA (ATTREZZATURA) SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO) ACTIVE SKILLS MEDIO RUST SCARAB O F I M . -
.L’orda non accennava a fermarsi.
Le trappole, le difese e qualsiasi altra offensiva sembrava essere inutile contro quell’oceano che in modo insesorabile vi avrebbe sommerso.
Guardasti con imbarazzo le frecce dei tuoi soldati verdi che, al pieno della loro potenza di fuoco, non riuscirono a fare assolutamente nulla.
La sensazione di ribrezzo cresceva sempre di più nel vedere tutti quei corpi in putrefazione e stavi quasi per perderti ma la voce di Marcus Smith ti riportò alla realtà.
”Hai ragione ...”, con il tuo unico occhio scrutasti fieramente le truppe,”... FORMAZIONE ROSA!”
Con la mano mimasti i numeri delle unità che dovevano scendere sul campo di battaglia.
La prima volta alzasti tre dita con la sinistra mentre con la destra accennasti ad un due.
Quelli erano gli ordini con cui avevi deciso di muovere le truppe, in modo da essere veloce e preciso.
I primi a scendere dalle mura furono due dei cinque golem di legno, a coprirgli dall'alto ci pensarono gli uomini della fortezza e i tuoi arcieri. Subito dopo, come a seguirli, trenta soldati pianta armati di spadaerba si fecero strada al loro fianco per poi dividersi in sei gruppi da cinque membri. Nella formazione Rosa gli spadaccini si sarebbero guardati le spalle a vicenda e ogni "cerchio" era formato da solo cinque membri. Schiena contro schiena.
Si sarebbero mossi ai piedi dei giganti e avrebbero impedito che gli zombie ne bloccassero i movimenti.
Quando iniziasti a pensare di aver fatto un buon lavoro, i rumori attorno a te si fecero più ovattati come bloccati da qualcosa.
Nelle orecchie iniziasti a sentire un sussurro, anche se tuo caso sarebbe stato meglio dire un leggero fruscio di rami e foglie. Gli Alberi Antichi ti stavano parlando e tu voltasti lo sguardo alla piazza cittadina alle tue spalle.
Un brivido ti iniziò a correre lungo la schiena.
”Capitano Smith ...”, provasti almeno ad attirare la sua attenzione, ”... una fonte esterna molto affidabile mi ha riferito che qualcosa si sta muovendo sotto i nostri piedi. Ho il timore che sia il Lich di cui parlava il vecchio Faust. Il centro della città è in pericolo … io porto il resto delle mie truppe con me. Non mi fiderei se non fosse affidabile.”
Senza aspettare conferme di alcun tipo, accennasti agli ultimi venti soldati d’erba e ai tre golem di seguirti.
Se gli Alberi avevano ragione vi sareste ritrovati in guai molto gravi.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato Fisico: Ottimo
Stato Mentale: Ribrezzo e Preoccupato
Mana: 110 %
Passive:
L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting). -
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Un cenno e furono pronti per partire. Un attimo e lo strapiombo sembrava deciso a inghiottirli entrambi, mettendo fine in modo inglorioso alla loro battaglia quando Revair con uno scatto solcò il vento costringendo cosi Umbrella a chinarsi sul dorso del centauro mentre braccia e mani si serravano come potevano sul corpo del valoroso destriero stringendosi con impressionante forza tanto che le mani ghiacciate e intorpidite iniziarono a sanguinare macchiando le bende strappate che ricoprivano quest’ultime. Il vento e la velocità non erano sicuramente a favore di Umbrella che nonostante il volo risultava essere più rettilineo via via che avanzavano, sferzate gelide gli graffiavano il corpo, il viso e le mani senza dargli tregua costringendolo a socchiudere gli occhi e a stringere i denti mentre osservava a fatica l’ormai indefinita distesa scura sotto di loro svanire, fino a quando il temuto avversario si mostrò all’orizzonte. L’enorme creatura dalla distanza aveva sicuramente avvistato i due, e loro fecero lo stesso. Come il suo sguardo incrociò quell’abominio, incredulo si fermò a fissarlo e l’angosciante e pesante fitta allo stomacò si ripaleso in un attimo. Aveva, Paura. Inutile tentar di descrive. Con chi sa quali riti e quali sacrifici avevano trasportato su quelle terre la concretizzazione del terrore, l’orrore sacrilegio, la ripugnanza indicibile, il fetore antropomorfo: quei dannati avevano portato sulla terra le fiamme dell’inferno, i segugi di Lucifero, i bracci destri della morte, e quella creatura di certo non faceva eccezione. Come poteva essere stato cosi presuntuoso da credere solo di poter fronteggiare una bestia cosi colossale? Pensò, dopotutto che cosa gliene importava del Nord? Perché rischiare la propria vita per qualcuno che non contava nulla per lui?… eppure, era li, fu lucido quando aveva accettato di partecipare a quella battaglia e pur sapendo della potenza smisurata dei loro avversari e delle scarse possibilità di successo, era li. Forse in realtà il Nord iniziava a contare qualcosa per lui, forse provava compassione per quei bambini che ingenuamente aveva visto giocare nella piazza di Valiinorê intorno a Skekdor, forse quei tramonti innevati avevano smosso qualcosa in lui, come le macerie, le famiglie, la forza di volontà di non arrendersi di quella gente…
Forse un po' ci teneva al Nord.
La prima offensiva fu da parte del Dragolich che fermandosi a mezzaria riversò una possente corrente di gelo sui due. Revair riuscì a contrastare prontamente l’offensiva frapponendo uno scudo argentato parando cosi la possente onda gelata. Quel colpo e quella resistenza lo risvegliarono, facendoli cosi recuperare lucidità. Era giunto il momento di agire. Mentre Revair proteggeva entrambi dalla folata gelida, una mano si stacco a fatica dalla salda presa, e sfruttando l’occasione Umbrella cercò di mirare al cavaliere del mastino infernale; schioccò le dita e rapida una scintilla si sarebbe diretta verso Nargil con l’intento non tanto di ferirlo visto che era consapevole che le fiamme che lo avrebbero avvolto, se il colpo fosse andato a segno, non l’avrebbero ferito più di tanto, ma quella mossa era più che altro un diversivo per il successivo attacco: il palmo rivolto verso l’alto, e una sfera infuocata non più grande di un pallone da gioco avrebbe preso forma a pochi centimetri dalla sua mano sferzando e vibrando senza mai estinguersi sotto le potenti folate di quell’altitudine. Al comando del divino destriero Umbrella sfruttò l’occasione per una mossa volutamente rapida e decisa cosi da doversi preoccupare il minor tempo possibile dell’equilibrio; tentò di salire sul dorso del destriero e darsi un rapido slanciò verso il lich e quel mastino infernale. Una mossa fin troppo azzardata forse, ma il semplice fatto di trovarsi li era un azzardo, e come tale se lo sarebbe giocato, dando il massimo e puntato il tutto per tutto. Denti stretti e uno sguardo ricolmo d’odio mentre in un’istante la palla infuocata si tramuto in un’enorme sfera fiammeggiante. Il corpo si contorse, i muscoli tesi mentre la torsione del busto e della spalla accompagnavano l’estensione del braccio verso il basso in quello slancio nel vuoto di testa, spingendo cosi letteralmente la colossale palla di fuoco contro i due sfruttando ogni tendine del corpo e se il colpo fosse andato a segno avrebbe avvolto entrambi i lich in un tripudio di fuoco e fiamme dal quale difficilmente ne sarebbero usciti illesi.. -
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{ Piano Immateriale, Eleodora }
skekDor
La capofamiglia Mizukume ci aveva visto giusto: il mezzo-Mistico non era tipo da farsi suggestionare dalle ambigue offerte della Regina dei Sogni. Gli Incubi nitrirono contrariati ad ogni insulto rivolto dallo Skeksis alla loro padrona, mentre la dama si limitò a sospirare con vaga delusione.
« Katakonditzeh tekka. »
Ripagò con la stessa moneta le parole ingiuriose, esprimendosi nella lingua natia del suo interlocutore, prelevata direttamente dal relativo flusso di coscienza.
« Sei soltanto un pollo presuntuoso che razzolava su di un misero pianeta insieme ad altre galline insignificanti. »
Rincarò la dose mentre il globo di fiamme si dirigeva verso di lei. L’indeterminatezza dell’offensiva - in bilico tra realtà e illusione - non la impensierì particolarmente: lo scambio d’identità avrebbe potuto confondere un telepate novellino, ma Eleodora aveva trascorso secoli a studiare le menti senzienti e non avrebbe perso il filo della lettura – nemmeno con miscugli di volontà divergenti. Spense il fuoco violaceo sollevando un dito, con la stessa disinvoltura con cui avrebbe soffocato lo stoppino di una candela.
Le azioni successive di skekDor ne tradirono le intenzioni meglio dei suoi stessi pensieri: l’elevazione dal terreno e la diteggiatura nel vuoto telegrafavano un’insidia proveniente dal basso. La Regina Lich schioccò le dita e capovolse l’intero reame onirico, sfuggendo agli staffili granitici ora appesi ad un soffitto sempre più distante.
L’inversione di gravità fece planare la Sovrana verso un fondo lugubre, tappezzato di fauci e melma onirica in continuo mutamento. La poltiglia rigurgitò un destriero infernale - arroventato dalle stesse fiamme viola precedentemente assorbite e riconvertite come proprie - sul cui dorso Eleodora si posò, svestendosi del manto nero e mostrando fieramente la sua nudità cadaverica.
« Cos’è più ridicolo? Credere che il dominio transitorio su di un pollaio basti per qualificarti come divinità, o sperare di potermi sconfiggere nel mio regno con trucchi tanto banali? »
Pur potendo mascherare le sue sembianze, scelse di non farlo: non poteva vergognarsi della propria natura rediviva al cospetto di una gallinaccia similmente putrefatta. Esporre la propria carne corrotta era un gesto di sfida verso chi l’aveva schernita e addirittura fantasticava di poterla ingurgitare. Se Nargil fosse stato presente l’avrebbe certamente rimbeccata per i suoi atteggiamenti da “sgualdrina dell’etere” – come soleva chiamarla. Tuttavia pudore e riservatezza non avevano più significato per la Regina, che del proprio corpo aveva fatto uno scempio e tramite l’ostentazione aveva asservito innumerevoli generazioni di mortali.
« Inchinati. »
Il prossimo servitore sarebbe stato quello Skeksis insolente, che investì con una schiacciante corrente psichica. Il flusso mirava a ricalibrarne le onde cerebrali per asservirlo al suo volere. L’ordine perentorio rimbombò nei confini del sogno ma la sottomissione risultante poteva avere ripercussioni anche sul piano reale: dopotutto soltanto la volontà del mezzo-Mistico si frapponeva fra la Regina e la strenua resistenza dei kitsune.
{ Esterno del Castello, Wilhelm }
Vorel
L’impatto frontale con Wilhelm fu durissimo. Le zanne di Hildisvíni si erano illuminate di rune, erigendo una blindatura arcana che fortificò il maestoso cinghiale alla stregua di un cingolato. Il Lich piantò le gambe a terra per frenarne l’impeto, incavando il suolo mentre veniva spinto all’indietro. Lo slancio fu rallentato sensibilmente dalla sua forza sovrumana, perciò il suino scartò di lato prima che Wilhelm potesse ribaltare la situazione. I due fantini approfittarono dell’occasione propizia per colpire: i rostri emersi dal braccio di Vorel lambirono la placca frontale della corazza nemica, facendo colare dell’acido che ne corrose la superficie cromata. Ottar invece affondò la spada verso il teschio, ma la punta si scheggiò contro il tessuto osseo adamantino.
« Quel figlio di puttana è più duro di un Tusk! »
Esclamò contrariato lo spadaccino, ritraendo il braccio e facendo virare il cinghiale.
Il Re Lich rimase impassibile alle esalazioni tossiche del fluido digestivo che aveva scrostato una porzione della sua armatura. Fu allora che il suo portamento bestiale mutò in una postura solenne e tremendamente ferale. L’istinto guerriero di Fagnürr - alla guida della schiera pronta ad abbattersi nuovamente sul nemico - lo mise in allarme per ciò che stava per accadere.
« Ripiegare! »
L’ordine in controtendenza con la strategia generale fu eseguito con disperati strattoni di redini. Mentre la cavalleria si biforcava, i passi di Wilhelm parvero piegare le leggi della realtà, rallentando il tempo mentre una cappa di condanna aleggiava sulle teste dei presenti. In quella stasi irreale a muoversi per prima fu la mannaia, poi l’intera figura del Lich scomparve all’istante. Un suono simile al rintocco di campane funebri accompagnò la sua ricomparsa davanti ad un barbaro che aveva tardato ad allontanarsi. In un battito di ciglia la gigantesca lama sezionò cavallo e cavaliere. Le due metà collassarono nella neve spargendo un’abbondante pozza di sangue. Sul volto dell’Uthgardt dimezzato restò fissa l’espressione sgomenta dei suoi ultimi istanti di vita.
Inermi e atterriti dinanzi alle capacità di un Sovrano della Morte, i guerrieri notarono che Wilhelm non avrebbe nemmeno tentato di ridestare la prima vittima falciata. Forse la morsa della follia gli precludeva tale facoltà… o forse per lui i nemici erano soltanto indistinta carne da macello.
Nel cielo sovrastante una sagoma alata rincorsa disperatamente da un quadrupede argenteo sorvolò il campo di battaglia, puntando verso la stella artificiale. Il Lich non si curò dell’inseguimento aereo e ripartì subito all’attacco, compiendo un balzo vertiginoso verso Hildisvíni. La mannaia in caduta come una ghigliottina bramava di mietere altre vite, ma fortunatamente le movenze di Wilhelm erano tornate ad essere scomposte e - per quanto arduo - parabili.
{ Piazza, Johan }
Vite
Lasciando parte delle truppe in balia dell’orda per fungere da diversivo, Vite si allontanò dalle mura. Il cenno d’assenso rivoltogli da Marcus Smith bastò per congedarsi senza tentennamenti: quella postazione poteva reggere ancora per un po’, anche per merito di un certo medico militare albino che stava sbraitando ordini con foga.
L’elementalista del legno corse per le strade di Valiinorê, andando incontro all’oscuro presagio che lo aveva allarmato. La frazione restante del suo plotone arboreo teneva il passo costeggiando botteghe sprangate e taverne buie. Le vie lastricate li condussero alla piazza centrale, dove un gruppo di kitsune disposte in cerchio stavano eseguendo un rituale difensivo. Anche da lontano apparvero visibilmente stremate, ridotte in ginocchio pur tenendosi ancora saldamente per mano.
Una presenza estranea prese forma a poca distanza da loro. Un’armatura con fregi teschiformi, uno scettro arcano nella mancina, una spada sguainata nella destra e una corona sul capo fieramente sollevato. Johan l’Anziano si trovava nel cuore di Valiinorê, lontano dal suo esercito ma tremendamente vicino al pilastro più vulnerabile delle difese cittadine. Così vicino da incutere timore reverenziale, ma comunque troppo lontano per essere fermato.
Il Re Lich sprigionò un’onda d’urto che inglobò l’intero centro città.
Il muro d’energia folgorante investì ogni cosa indistintamente,
per radere al suolo gli edifici e incenerire i presenti.
{ Spazio Aereo, Nargil }
Umbrella
La scintilla schioccata da Umbrella appiccò una tenue vampata sul volto del Lich, subito dispersa da quest’ultimo con una manata infastidita. Non appena i due bestioni volanti si fiancheggiarono rivolti in direzioni opposte, Marck si gettò nel vuoto abbandonando il dorso del centauro. Il gesto sconsiderato servì per condurre una sfera fiammeggiante in espansione a contatto col dracolich. Revair si accorse del balzo del suo alleato sentendo il calore improvviso emanato dal globo.
Le fiamme travolsero la carne putrefatta e ibernata di Daurgothoth, che ringhiò furiosamente per le ustioni subite. Con l’imposizione di una mano scheletrica Nargil soffocò l’incendio prima che potesse diffondersi fino alle ali della sua cavalcatura. L’offensiva aveva sortito un effetto tangibile, ma al termine della manovra Umbrella si trovò a fare i conti con una delle quattro interazioni fondamentali della natura: la forza di gravità.
Privo di sostegni e incapace di librarsi a sua volta, il ragazzo cominciò a precipitare verso il basso. Da quell’altezza avrebbe raggiunto facilmente la velocità terminale di caduta, prenotandosi un rovinoso schianto pressoché letale dopo una manciata di secondi in picchiata verso il suolo.
Accorso al galoppo verso di lui, Revair lo afferrò per una gamba qualche istante dopo, impedendogli di sfracellarsi. Lo riposizionò frettolosamente sul proprio dorso, preparandosi ad una brusca ripartenza per recuperare l’altitudine ceduta.
« Reggiti, stolto. »
Contravvenendo a quanto aveva affermato lui stesso giù al bastione, si era fatto sopraffare dall’impulso di salvare l’alleato dopo la sua mossa avventata. Il dracolich aveva colto l’occasione per distanziarli, mentre l’avatar di Sleipnir aveva perso quota – un fattore strategico cruciale in un duello aereo.
La viverna infernale stava fendendo le nubi sovrastanti a velocità crescente, dirigendosi verso la stella di Valiinorê con chiari intenti distruttivi: il sole artificiale era tanto una risorsa quanto un obiettivo sensibile, la cui destabilizzazione avrebbe potuto carbonizzare l’intera vallata. Gli zoccoli del centauro furono percorsi da scariche elettriche argentee e scattarono a velocità doppia rispetto a prima, risalendo le correnti d’aria incanalate dai monti.
Mentre sorvolavano il borgo, una deflagrazione visibile anche ad alta quota brillò nella piazza centrale. Nargil si accorse che gli inseguitori - seppur a fatica - stavano accorciando le distanze, perciò convocò uno sciame di locuste d’ombra in grado di aggirare lo scudo del quadrupede e di assalire direttamente il suo fantino.SPOILER (clicca per visualizzare)@skekDor: L'insulto nella lingua degli Skeksis è tratto da qui. L’assalto mentale di sottomissione è di entità critica.
@Vorel: Il fendente fisico discendente di Wilhelm è di potenza alta.
@Vite: L’esplosione energetica ad area investe il personaggio con potenza critica.
@Umbrella: L’accelerazione stavolta grava come un medio di natura fisica, a cui si aggiungono le locuste oscure inviate da Nargil – che contano come un alto di natura energetica. A causa della distanza persa, durante questo turno gli avversari sono fuori dal tuo raggio d’azione.
La scadenza è fissata a Mercoledì 28 Marzo.. -
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE SIMIC ¤ ¤ ¤ 50% Il risveglio porta con sè una cupa consapevolezza, a tratti nuova -là dove si è fatta più cruenta- e altrove decisamente prevedibile -perchè il biomante non s'è illuso d'essere risolutore ai fini del conflitto: la ruggine artificiale che il giovane ha infatti veicolato contro l'armatura del lich non sembra aver prodotto risultati sostanziali (benchè, c'è da dirlo, in certa misura essa ha agito... e già questa è un'ottima notizia, ad essere onesti!), ma soprattutto l'azione congiunta di cinghiale e domatore si è resa responsabile di ancor meno incisività (a testimonianza dell'assalto permangono infatti dei fondi e vuoti righi sul terreno, nient'altro).
D'altro canto il Folle non ha sprecato la propria occasione e -in risposta all'offensiva corale dei barbari- ha opposto con fredda meticolosità la propria irremovibile sanzione: un cadavere tranciato per il lungo -un corpo separato in due metà nette- staziona infatti sulla neve ormai cremisi, tal quale un primo efferato monito dell'implacabilità del nemico comune.
L'orrore si sparge allora tra le file alleate, in un raccapriccio incrementato dalla cappa che tuttora si diparte dal berserker dei redivivi; lo sgomento è tale che il mutapelli per una frazione d'istante si convince a dover innalzare ancora il morale delle truppe ma -quasi i fuochi fatui delle orbite di Wilhelm avessero letto quell'intenzione- Vorel deve immediatamente desistere per dedicarsi a ben altra attività: una mannaia in celere discesa è infatti la priorità per chiunque monti Hildisvíni e perciò (senza attendere un cenno d'intesa da Ottar nonchè senza delegare a lui quanto il biomante stesso può evadere) il giovane replicherà per i presenti il medesimo atto di supporto che in passato ha già eviscerato per Fagnürr.Ti proteggo io! Tu cerca di guadagnare vantaggio per entrambi e non esitare mai!
Le parole per suggerire il da farsi sono poche, così come pochi sono i secondi a precedere un impatto che -Vorel se lo aspetta- non sarà semplice da sopportare: in quella manciata di attimi tutto ciò che si agita nel mutapelli è allora una grezza forma d'energia primigenia e -per contro- la più fine applicazione della scienza Simic, vie complementari ma tali da irrobustire le scaglie dell'armatura naturale quel tanto che basta (quel molto ch'è richiesto) per opporsi al tuffo nella sua interezza.Ugh!
Vorel stesso si ritrova parzialmente affondato nella bianca coltre che perennemente ammanta il Nord, sceso dalla cavalcatura per gestire al meglio lo scenario della difesa; le mani sono tuttora saldamente aperte avanti al volto, là dove hanno retto la condanna senza perirvi. Sarebbe troppo bello riuscire ad afferrare la lama e strapparla alla morsa del lich -sarebbe ancor più incredibile distruggerla ricorrendo all'identico trucco di prima; ovviamente l'affiliato Simic non si costruisce illusioni di sorta e perciò, osservando la situazione d'istinto -ovvero in vista di una reazione immediata- si accontenterà di replicare l'affondo corrosivo sull'armatura incantata che già ha offeso (possibilmente nella medesima zona, ma andrà bene ovunque egli riesca) rincarando se possibile la dose con il rostro appuntito che emerge dal braccio stesso -espressione, questa, del tridente incarnato.Prima o poi dovrai cedere...
Ed è un sussurro ch'egli rivolge a se stesso, cercando di darsi coraggio e speranza per reggere la vicinanza del Folle: il suo fulcro d'attenzione è nientemeno che l'unico punto debole a loro disposizione, giacchè ogni successivo piano dovrà infatti passare per la frantumazione della corazza oltre cui Wilhelm maschera la propria distorta possanza. Parimenti, nessun dubbio affolla la mente del mutaforma schierato in battaglia: che potesse spendersi in altra mossa (magari più efficace) o coordinarsi al meglio col proprio compagno (laddove comunque Ottar abbia ampio spazio di manovra, visto ch'è stato Vorel a difendere entrambi) sono realtà tanto credibili quanto fuor d'ogni pensiero, lontane dalla necessità d'incalzare ch'è invece l'imperativo cui la presente situazione costringe.PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT GRISTLEBACK ARMATURA (ATTREZZATURA) SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO) ACTIVE SKILLS ALTO MIZZIUM SKIN D F I S MEDIO RUST SCARAB O F I M
Edited by AnimeHunter - 6/4/2018, 23:13. -
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Le strade sono vuote e puoi correre senza troppi problemi verso la piazza principale.
Sei il primo ad arrivare al centro del villaggio, a seguire ci sono gli ultimi rimasugli della tua legione verde.
Ad aspettarti ci sono un gruppo di Kitsune intenti a … pregare?
Non avrebbe senso dato la situazione in cui vi trovate.
”Devono essere gli esseri di cui mi ha parlato skekDor. Sembrano dotati di grandi poteri magici. Possibile che stiano provando a bloccare Johan?”
Gli Alberi Antichi allora non ti avevano mentito.
Forse eri in tempo per correre da Marcus e avvertirlo dell’incombente catastrofe che stava per colpire la piazza cittadina.
Quando però l’immagine del Lich dal portamento fiero e con un’arma per mano, apparve davanti al tuo occhio capisti che non saresti riuscito a raggiungere il Re Leone in tempo.
I tuoi neuroni fecero giusto in tempo a capire che quello era uno dei nemici che quest’ultimo scatenò subito la sua furia.
Un esplosione magica scaturì dalla sua posizione, inglobando e distruggendo qualsiasi cosa sul suo cammino. Per tua sfortuna eri proprio in prima fila rispetto ai tuoi soldati.
Con incredibile rapidità riusciti d evocare quello che sembrava essere un solido pezzo di corteccia che proveniva direttamente dal tronco delle tue divinità.
Iniziasti a capire di essere nei guai quando la sua difesa crollò come un castello di sabbia contro l’oceano, venendo inghiottito dall’attacco del Lich.
A causa dell’esplosione iniziasti a rotolare per terra innumerevoli volte, quando però riusciti a riprendere una posizione stabile, un dolore lancinante ti iniziò a strizzare il cervello.
Il braccio sinistro, quello che avevi usato per la difesa, parte del volto e buona parte del tuo corpo era stato bruciato.
Più e più urla di dolore uscirono dalla tua bocca, mentre i tuoi soldati - erba iniziarono a circondarti. Le tue urla erano così potenti che il tuo occhio rischiava di partire dall’orbita.
”Quanto dolore … mi sento bruciare vivo. Maledetto bastardo ...”
Fu allora che iniziasti ad avere effettivamente paura.
Fino a quando te ne stavi sulle mura, difeso dai tuoi arcieri e dalla gente valorosa di quel posto, ti sentivi in qualche modo al sicuro.
Johan però era davanti a te e solo tu potevi fermarlo.
”Andate dalle Kitsune e provatele a portare in salvo ...”
Una lacrima di dolore ti uscì dall’occhio, mentre con fatica provavi a metterti in piedi.
Marcus doveva aver sentito l’esplosione e sarebbe arrivato ad aiutarti, fino a quel momento avresti dovuto stringere i denti e provare a creare un offensiva.
”... plotone verde! Formazione Girasole!”
Nella mano destra, la sola buona che ti è rimasta, evochi Cenere e la lanciasti il più possibile verso il nemico.
Privato della vista,non avrebbe visto, anche se il rumore dei loro passi era assordante, i tre golem di legno che lo caricavano con tutto il loro peso.
L'indistruttibile ti era perfino sfuggito di mano a causa dell’esplosione.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato Fisico: Faccia e braccio sinistro bruciati, così come il petto e le gambe (Alto Diffuso)
Stato Mentale: Ribrezzo, Preoccupato e Offuscato dal dolore
Mana: 80 %
Passive:
L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting)
Corteccia:
Gli Antichi Alberi hanno visto molto nel giovane umano che si è presentato dinanzi a loro. Nei suoi occhi bruciava un fuoco intenso, tanto che perfino loro ne sono rimasti meravigliati. Le stesse fiamme bruciavano nonostante la perdita dell'occhio destro e il rigido giuramento da mantenere. Per questo hanno deciso, in comune accordo, di staccarsi un pezzo della loro stessa corteccia e donarla a lui. Vite infatti potrà evocare un pezzo di corteccia sul campo di battaglia, più precisamente sul braccio. Essa lo proteggerà sia d'attacchi di natura magica e fisica, incassando il colpo al posto suo.
- Consumo: Alto
Cenere:
Ciò che rimane dopo ogni incendio in una foresta. Questo bastone è formato dai resti dei suoi simili e quando verrà evocato sul campo di battaglia, non farà altro che riempire l’aria di polvere creando una cortina di fumo grande circa cinque metri, intaccando la visuale di chiunque si trovi nella sua area d'effetto. La polvere rimarrà nell’aria più a lungo del solito.
- (Medio/ 2 Turni). -
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Fuoco e fiamme. L’adrenalina era quasi come se fosse stata palpabile su tutto il corpo di Umbrella mentre quell’enorme sfera infuocata si riversava in tutta la sua potenza contro quell’innaturale bestia. Tutto procedeva secondo i piani, e nonostante il tentativo di distrarre il lich fosse stato un colpo a vuoto quella seconda offensiva gli rivelò ciò che voleva sapere sull’avversario; mentre le fiamme si dissolvevano dopo il violento impatto, gli bastò un’istante per vedere che Nargil decise di proteggere le ali della bestia in quella manciata di secondi invece che proteggere se stesso. Per quel poco che ne sapeva un corpo in putrefazione come quello del drago non poteva avere ali con muscoli e tendini in grado di sorreggere in volo a quella velocità una massa cosi imponente e un fantino, quindi l’unica soluzione a cui aveva pensato era che o Nargil tramite qualche oscura magia dava la forza al drago di volare, o effettivamente il drago utilizzasse le sue stesse ali per librarsi, e grazie a quella mossa del lich ora sapeva quale era il punto debole del drago. Certo, c’era anche la possibilità che il drago raccogliesse le forze direttamente dal filattero e quindi non dovesse agire direttamente Nargil sul drago, ma il semplice fatto di aver preferito proteggere le ali rivelava che quello era sicuramente un punto sensibile.
Ora però, era tutt’altro ciò di cui doveva preoccuparsi: dopo il colpo come era prevedibile la gravità iniziò a fare il suo corso, e come un masso iniziò a precipitare nel vuoto verso quella che sarebbe stata una morte certa se non si fosse fermato prima, ma aveva pensato pure a questo, o almeno sperava che la sua idea andasse a buon fine nonostante sapesse come salvarsi dalla caduta e infatti, dopo un primo momento di confusione in cui agitava le braccia in maniera circolare e confusionaria in un disperato tentativo di direzionarsi, riuscì a stabilizzarsi; si mise in posizione dritta, iniziando a precipitare verticalmente con le braccia quasi del tutto estese verso l’alto, una gamba leggermente piegata pronta ad attutire la caduta e il tutto accompagnato dal mantello che svolazzava a una velocità impressionante, ma non fece in tempo a raggiungere l’altezza dal suolo adatta per riuscire a respingere la forza di gravità ecco che Revair lo afferra, riportandolo sul suo dorso.
« Reggiti, stolto. »
Un rapido rimprovero per la sfrontataggine del giovane e con uno scatto Revair cerco di recuperare terreno, ma ciò comportò un’altra folata di vento gelato al quale Umbrella avrebbe dovuto resistere cercando di rimanere il più saldo possibile alla cavalcatura senza precisi appigli. Questa volta la spinta era decisamente più forte e più rapida della precedente; le braccia e le gambe si strinsero più che potevano al corpo della valorosa cavalcatura ma il vento era tanto freddo e ghiacciato da togliere il fiato rendendoli persino difficile respirare e costringendolo a tenere chiusa la bocca per non ingerire quell’aria gelata, e in oltre le ferite alle mani ora che stringeva bruciavano ancor più di prima. Cercava di resistere, respirando a tratti e con difficoltosa regolarità mentre gli occhi chiusi e i denti stretti non gli permisero nemmeno di vedere, ma in compenso solo sentire, lo sciame di locuste provenire nella loro direzione e avvolgerlo. Il rumore era assordante mischiato a quello del forte vento e in un’istante dopo aver riaperto gli occhi e aver visto il nugolo che sembrava concentrarsi più su di lui che su Revair cercò di reagire creando cosi una barriera semi trasparente che lo avvolse completamente proteggendolo cosi dallo sciame oscuro di locuste, ma mantenere la concentrazione in una situazione del genere non era per niente facile avendo ogni senso fuori gioco. La barriera non permise alla maggior parte delle piccole bestiole affamate di raggiungere Umbrella ma quella difesa non era abbastanza robusta da contrastarle tutte e come se si fossero creati dei fori sulla trasparente armatura alcune locuste più agguerrite riuscirono a fare breccia, forando successivamente e senza fatica le spesse bende e raggiungendo la carne strappandola con piccoli ma continui morsi. Se le sentiva nei capelli, sulle braccia, sulle gambe e nonostante rispetto al numero che gli svolazzava ancora intorno quelle che raggiunsero la carne erano molte meno, gli sembravano centinaia a procurargli quei piccoli morsi. Quel caos era forviante e debilitante sia fisicamente sia mentalmente, avrebbe voluto urlare mentre piccoli brandelli di carne gli venivano letteralmente strappati ma come fece per aprir bocca al primo dolore l’urlo si smorzo in un fievole sibilo quasi impercettibile pure per Revair dato il rumore assordante e la ventata gelata che sembro travolgergli internamente i polmoni lo ammutolì costringendolo a richiuderla e a stringere i denti, e non poteva fare altro che sopportare quel dolore sperando che fosse finito presto e che l’occasione di rendere la stessa moneta al lich non avesse tardato ad arrivare.. -
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{ Piano Immateriale, Eleodora }
skekDor
La visione idilliaca di Chediya sovrascrisse un anfratto dell’incubo di Eleodora e skekDor si rifugiò all’interno di quell’estemporaneo sancta sanctorum. Lo scenario verdeggiante stonava decisamente con la presenza malsana della Regina Lich, eppure la fasulla brezza di campagna la fece esitare per un istante: quella pallida imitazione della Canzone del Vento la inebriò a sufficienza da farle allentare la morsa psichica sullo Skeksis. La riverenza eseguita da quest’ultimo sul prato rigoglioso innervosì la Sovrana quasi quanto le memorie che quel paesaggio aveva rievocato in lei.
« Solo una gallina boriosa potrebbe trovare conforto in ologrammi tanto grezzi. Prima di schiacciarti ti lascerò ammirare della genuina Arte Illusoria, nonché un Presidio Est esente dall’ingerenza della Dama Azzurra. »
Il panorama mutò rapidamente, sperimentando una proliferazione incontrollata di acquitrini. Paludi insalubri, foreste di mangrovie e funghi colossali infestarono l’ordinario Oriente, trasformandolo in una versione distopica del Dominio della Pace.
Senza una volontà armoniosa che ne imbrigliasse la fertilità, la natura poteva crescere fino a rendere malsano e inabitabile l’intero territorio. Forse Eleodora aveva attinto da una linea temporale alternativa - in cui magari Lady Kalia non era mai giunta sul semipiano - per ricreare quel paesaggio, oppure la sua abilità era tale da riprogrammare virtualmente qualsiasi visione onirica.
Senza celare una certa ironia di rivalsa, la Sovrana riversò sullo Skeksis un nugolo di mosche fameliche. Pur trattandosi in teoria di costrutti onirici, i morsi degli insetti sarebbero stati lancinanti e di natura ambigua.
{ Esterno del Castello, Wilhelm }
Vorel
La mannaia impattò sugli avambracci sollevati e irrobustiti del tritone, affossandolo nella neve per il contraccolpo. Il Folle parve vagamente sorpreso da quell’inaspettata resistenza, abituato com’era a trucidare senza sforzo chiunque si opponesse a lui. La sua maestria con la spada era tra le poche cose che non erano state cancellate dal suo squilibrio mentale, perciò ritirò l’arma prima di poter subire una manovra di disarmo. L’apertura concessa permise a Vorel di ripetere il precedente affondo ossidante, ma stavolta il Lich si scansò prima di esserne lambito, mostrando come sapesse riconoscere la replica di una medesima strategia.
Ciò che invece non riuscì a schivare fu la carica di Hildisvíni, che piantò con decisione le sue zanne nella zona scorticata dell’armatura e travolse Wilhelm con impeto doppio rispetto al precedente tentativo. Senza esitare Ottar si procurò un ulteriore vantaggio, conficcando un giavellotto nell’interstizio dello spallaccio nemico per ostacolarne la mobilità.
La collisione scaraventò il Re Lich verso il gigante e il suo martello, già in posizione per colpire. La martellata che colpì in pieno Wilhelm avrebbe sicuramente abbattuto un Rhinox adulto, ma nel caso del Lich si limitò a rispedirlo al mittente – stavolta con visibili ammaccature. Subito dopo la furia degli Uthgardt si abbatté sul nemico, reo di aver trucidato un loro compagno: i barbari lo investirono nuovamente al galoppo, colpendo con quanta forza avevano in corpo; alcuni furono speronati e caddero da cavallo, riportando lancinanti fratture. Per ultimo giunse Fagnürr, che saltò giù dalla groppa del suo stallone e si fermò al cospetto dell’avversario.
« ᛉ ᚾ ᚨ ᛝ »
Il guerriero pronunciò un’antica formula runica, che fece sussultare chi ne riconobbe il significato. Un circolo magico vermiglio si formò sul terreno, racchiudendo i due in un perimetro invalicabile imperniato sulle quattro rune.
« Quella è Ath nGabla, la maledizione del duello onorevole: impedisce la fuga e le intromissioni. »
Lo strabiliato Ottar spiegò a Vorel la natura dell’incantesimo invocato dal barbaro: Fagnürr avrebbe isolato il nemico fintantoché non sarebbe emerso un vincitore dal loro scontro. Pur contravvenendo alle sue stesse indicazioni preliminari, lo sguardo furente del guerriero giustificava in larga misura il suo bisogno di affrontare singolarmente Wilhelm. Ogni secondo di sopravvivenza all’interno del ring arcano avrebbe garantito ai suoi alleati un secondo in più per tirare il fiato e riorganizzarsi. In più, stando alle leggende nordiche, un guerriero che si rinchiudeva volontariamente nell’Ath nGabla insieme ad un nemico palesemente più forte guadagnava il favore degli dèi.
« Avanti! »
Il grido di battaglia dell’Uthgardt fu talmente denso di determinazione da scuotere perfino il suo irrazionale avversario. Onorando la risolutezza esibita dal mortale, il Re Lich assunse la posa solenne che preludeva al suo fendente fatale. Fagnürr scattò verso di lui, caricando un colpo d’ascia: tutto si sarebbe deciso nel successivo scambio di colpi.
Il rintocco dei vespri si sovrappose al crepitio soffuso della magia runica. Wilhelm mulinò la mannaia in un battito di ciglia, ma il giavellotto conficcato nella sua spalla lo rallentò impercettibilmente. Fagnürr riuscì a infilarsi in quell’apertura insignificante, piantando la scure nella placca pettorale già lacerata. La lama del Lich proseguì il suo arco, tranciando il braccio sinistro del barbaro. Fagnürr cadde nella neve mentre i fiotti di sangue zampillavano dall’amputazione. Wilhelm sembrava intenzionato a finirlo, ma l’accetta conficcata rilasciò in un istante tutto il potere stipato al suo interno: l’onda d’urto fu tale da sbalzare il Folle fuori dalla gabbia runica in dissoluzione.
Il Re Lich si rialzò a fatica, perdendo pezzi dell’armatura ormai in frantumi.
Con la frattura della corazza si attivò un incantesimo automatico
e cautelativo, che diffuse un’aura disorientante alquanto densa.
{ Piazza, Johan }
Vite
Quando la polvere si diradò e le pupille riuscirono a mettere a fuoco l’ambiente circostante, invece della piazza di Valiinorê restava solo una desolazione fumante. Al centro della devastazione l’imperturbabile Johan fissava i pochi superstiti: un ragazzo con l’occhio bendato barcollava per rimettersi in piedi, patendo il dolore di gravi ustioni su tutto il corpo. Tutto il suo plotone arboreo era ridotto in cenere, ma Vite se ne accorse solo quando tentò di dare disposizioni operative.
Dall’altro lato del cratere una figura si ergeva a protezione dei kitsune,
rimasti solo lievemente scottati dalla detonazione.
Un soldato dall’equipaggiamento avveniristico aveva innalzato un campo di forza per difendere gli uomini-volpe capitanati da Mizukume. Fu raggiunto da un altro soldato equipaggiato similmente, a cui si aggregò un terzo combattente intabarrato a sua volta sotto una tuta termica di foggia militare. Il terzetto sfoderò un arsenale impressionante, per la maggior parte sospeso a mezz’aria laddove finivano le mani libere per impugnare le bocche di fuoco: mitragliatori, carabine, revolver e fucili a pompa controllati mentalmente riversarono una pioggia di proiettili su Johan proprio nell’istante in cui la cortina fumogena di Vite lo avvolse.
“Aggira il nemico e raggiungici.”
Un messaggio telepatico fece capolino tra i pensieri di Vite, inviato evidentemente dalle misteriose truppe speciali che stavano crivellando il Re Lich col fuoco di soppressione. Il diversivo non durò molto, giacché Johan diradò la nube battendo a terra il suo bastone, racchiudendosi in una bolla protettiva. I fori delle pallottole sul suo corpo cadaverico si stavano rimarginando più lentamente del previsto, forse per merito di uno speciale trattamento anti-redivivi a cui le munizioni erano state sottoposte. Il fastidio provocato da quei volgari arnesi tecnologici che osavano contrastare la sua magia necromantica fu tale da irritarlo in misura considerevole. In risposta all’affronto l’Anziano sollevò la spada e riversò un torrente di oscurità verso l’assembramento di mortali.
{ Spazio Aereo, Nargil }
Umbrella
La brusca risalita di quota portò Revair in coda a Daurgothoth. La stella di Valiinorê era ormai pericolosamente vicina, tanto che il calore da lei irradiato fece evaporare la brina formatasi in precedenza. L’escursione termica non fu un sollievo, bensì impose ulteriore pressione sul corpo di Umbrella, ormai prossimo al cedimento.
Fu allora che il dracolich fu intercettato da un’altra sagoma dalla mole simile. Era una dragonessa bianca e rosata, dagli occhi ciechi e dalle scaglie consunte: Tiamat l’Antica - madre di Nidhogg - confinata nella Calaverna del Pettirosso fino a poco tempo fa. Non aveva più artigli né zanne per aggrapparsi al drago redivivo, né tantomeno ali abbastanza forti per seguirne le manovre aeree, perciò aveva sfruttato la copertura offerta dall’abbagliante sole artificiale per sorvolarlo di nascosto e schiantarsi di peso sul nemico. Sia la cecità che l’affinità col fuoco di Tiamat si erano rivelate indispensabili per attuare quella mossa avventata e in controluce.
L’impatto tremendo e inaspettato sorprese lo stesso avatar di Sleipnir,
che s’impennò a mezz’aria per frenare e non farsi travolgere a sua volta.
« Colpite! »
Un’implorazione telepatica raggiunse sia Umbrella che Revair. L’occasione creata da Tiamat era irripetibile: Nargil era impegnato a reggersi mentre Daurgothoth stava cercando disperatamente di recuperare l’assetto di volo. Nessuno dei due poteva difendersi in quella breve finestra temporale.
Le braccia del centauro mutarono nuovamente, assumendo le fattezze di lancia e scudo. Tuffandosi sul dracolich che si stava rigirando in aria, Revair frappose lo scudo fra sé e le zampe artigliate che si stavano dimenando pericolosamente. Dopo aver inarcato il busto per caricare il successivo affondo, conficcò la picca argentata nel ventre marcescente del dracolich. La belva ululò orrendamente mentre le sue putride interiora venivano sparse per il cielo. Incapace di raddrizzarsi, Daurgothoth cominciò a precipitare verso la cittadina sottostante, trascinandosi dietro Nargil e il Cavallo d’Argento, che non accennava a smettere di straziare l’avversario.
Tiamat scivolò sgraziatamente verso terra a sua volta,
tramortita dalla collisione precedente.SPOILER (clicca per visualizzare)@skekDor: Eleodora prende il controllo della tua illusione e ti attacca con un nugolo di mosche voraci di potenza alta. L’attacco è di natura ignota, perciò nel caso ti voglia proteggere dovrai scegliere il tipo di difesa che ti sembra più appropriata e incrociare le dita.
@Vorel: L’azione degli alleati ha danneggiato seriamente l’armatura di Wilhelm, ora sta a te decidere se fidarti o meno delle direttive di Faust. L’aura emanata dal Lich conta come una malia mentale di disorientamento di potenza alta.
@Vite: Tutte il plotone arboreo che avevi al seguito è stato incenerito dall’esplosione ad area del turno precedente. In soccorso tuo e delle kitsune giunge un terzetto di militari che t’inviano una direttiva telepatica. Johan riversa su tutti voi un attacco energetico di potenza alta, decidi tu se ed eventualmente come gestirlo.
@Umbrella: L’intenso irraggiamento e lo sbalzo di temperatura a cui sei sottoposto in prossimità del sole artificiale contano come un alto di natura energetica. Prima che il dracolich possa raggiungere la stella interviene la dragonessa Tiamat, speronandolo in volo. Revair approfitta dell’apertura e infilza il ventre di Daurgothoth con una lancia appena plasmata, iniziando una caduta di gruppo verso Valiinorê.
La scadenza è fissata a Martedì 8 Maggio.. -
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE SIMIC ¤ ¤ ¤ 20% Disdetta! Profonda e rovinosa disdetta!
E' un improperio quello che erompe dalle labbra dell'accolito Simic, una mezza maledizione (od un insulto?) che non va ripetuto ma che contiene in sè il fulcro di ogni nefasto pensiero: il mutapelli si condanna infatti in piena autonomia, conscio di aver sprecato un'ottima occasione ed un non trascurabile quantitativo d'energie per perseguire una via di facile prevedibilità -di fatto permettendo al Lich di schivare senza sforzo quell'assalto corrosivo su cui Vorel stesso sperava di concludere l'opera di dissoluzione dell'armatura.
Fortuna vuole, tuttavia, che quella finestra mancata valsa una bestemmia da parte del meno rude dei presenti -e cioè la manciata d'istanti seguiti all'ingiuria da parte di un giovane solitamente cordiale e ben lungi dalle invettive- si renda anzi occorrenza di un perfetto sfondamento portato da cinghiale e padrone, susseguendo peraltro l'azione del duo con un corale intervento all'insegna della coordinazione e del successo: Wilhelm vien sbattuto sul campo di battaglia in balia dei colpi ricevuti e -per quanto qualche perdita tra i barbari si elevi necessaria nonchè preventivata- la sua integrissima armatura comincia a mostrare i primi ben sperati segni di cedimento.Dai, dai! Ci siamo!
L'incitamento fuoriesce spontaneo ed entusiasta, proprio di chi sta già sognando ad occhi aperti e non vede l'ora di poter agguantare un traguardo tanto caro quanto prossimo alla realizzazione ma... esattamente come spesso succede in questi idilliaci contesti -come accade a chi, troppo proteso verso il proprio obiettivo, perde allora la capacità di distinguere sogno e realtà- la cruda assenza di poesia torna ad imperare sul dominio della vita e riscuote ogni romantica visione all'effettività che anzi si dipana: Ottar non perderà un istante nella spiegazione di rito, probabilmente accortosi della tensione che in Vorel tradisce il pieno intento di supportare il condottiero Utgard prima d'apprendere che l'incanto runico dallo stesso tracciato ha l'esatto valore di un irrevocabile sacrificio a loro modesto vantaggio.Non così, maledizione!
Eppure tutto quello che l'aitante tritone può produrre è soltanto un prematuro compianto cui non si abbandonerà in toto, maturandolo anzi al proprio interno in una disperata lotta con la necessità imperante di non sprecare (nuovamente!) quegli attimi in vane attività ma anzi preparare una durissima punizione per il nemico non appena quello emergerà purtroppo trionfante dall'arena ai più preclusa. L'ideale sarebbe riuscire a tracciare un nuovo assalto di gruppo, gestendo come prima il Folle in un quadro serrato ed incalzante, tale da non concedergli ristoro nè possibilità di difesa: se i superstiti riuscissero a disorientare quel colosso con una gragnola di (per lui) modesti affondi ecco che l'immolarsi di Fagnürr non si sarà speso invano, muovendo il tutto verso maggiori speranze di poter rivedere l'alba all'indomani.Gente: a me!
E così il mutapelle li richiama tutti, fermamente convinto che il lavoro coeso sia la loro unica carta vincente: certo, com'è noto Vorel non brilla per capacità tattiche ed infatti -pur avendo radunato i compagni con l'intento di stendere una strategia- egli si limiterà a chiarire che ciascuno dovrà spremere il proprio meglio e cogliere al volo ogni spiraglio di trionfo mentre lui, dal canto suo, proverà a distrarre nuovamente il perfetto guerriero e fargli contestualmente abbassare la guardia; là dovranno allora colpire gli arditi ed i forti, là c'è da tributare l'omaggio più elevato al loro comandante glorioso.Per Fagnürr e per Valiinorê!
Il grido di battaglia riecheggia sulla neve, riempiendo gli spazi immoti giusto qualche istante dopo che la luminescente gabbia cremisi di dissolva sotto l'esito tristemente scontato del duello cosìddetto onorevole: non uno dei compagni d'arme dovrà piegarsi più di un singolo istante nel vuoto tentativo di soccorrere il più fiero tra tutti -non uno dovrà dimenticare che se l'incanto s'è sciolto ed il Lich si rialza v'è necessariamente da sussurrare un prematuro addio al loro condottiero- ma facendo anzi fronte con tassativa immediatezza alla negatività che si diffonde qual deleterio miasma essi dovranno invece proiettare ogni lor desiderio nella realizzazione del comune disegno.Il prossimo sono io: dovrai vedertela con me, abominio!
L'energia di un rudimentale incanto filtra allora sin sulla pelle dell'umano che fu, veicolando del mana grezzo per l'aria gelida in un impalpabile abbraccio diretto al carnefice oramai senza la leggendaria sua protezione: il trucco non si fa particolarmente elaborato, ma quello non è nemmeno il suo scopo dovendo invero semplicemente suggestionare la propria vittima ed ammaliarla nel prestare ascolto alle parole di sfida (contestualmente ignorando il restante scenario bellico, così da offrire nuovo margine di vantaggio agli alleati del mutante).Affrontami o ritorna al distorto reame da cui provieni!PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT GRISTLEBACK ARMATURA (ATTREZZATURA) SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO) ACTIVE SKILLS MEDIO GATHER COURAGE S M B A ALTO WILD BEASTMASTER O M B M . -
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La testa pulsava, probabilmente dovuto al sangue che gli colava sul viso e sulle braccia. Le locuste sembravano essersi dissolte dopo averlo assalito, e ora non gli restava che raggiungere il dragolich prima che raggiungesse l’unica luce di speranza in quella Valiinorê ormai avvolta dalle tenebre. Le mani gli tremavano, freddo e dolore gli stavano rubando ogni briciolo di lucidità e concentrazione ma doveva resistere. Seppure la mente cercava di rimanere ferma e salda sull’obbiettivo, il corpo sembrava iniziare a far fatica a rispondere.
Rapidi si apprestarono all’inseguimento del dragolich, e come si avvicinarono all’innaturale fonte di luce e calore, nonostante l’altitudine, cambiò drasticamente la temperatura che si innalzò rapidamente facendo sciogliere la brina e sbalzare la temperatura sul corpo di Umbrella ormai già provato. Il calore improvviso per una manciata di secondi gli diedero una sensazione di sollievo da quelle ventate gelate che lo investivano, ma poi quella condizione cambiò drasticamente iniziando a fargli provare caldo e uno sbalzo di temperatura di quella portata lo avrebbe sicuramente destabilizzato troppo facendoli sicuramente perdere la già ormai precaria presa sul corpo del valoroso centauro ma mantenere la concentrazione in una situazione del genere non era facile; non era nel suo ambiente. Per quanto fosse abile nel dominare i venti, il cielo non era suo terreno, e non gli risultava facile agire e contro reagire in aria, ma anche per questo motivo il suo piano prevedeva di portare a terra la bestia e finirla su un terreno a lui più familiare.
Come si rese conto della pericolosità che avrebbe potuto avere lo sbalzo di temperatura sul suo corpo, la barriera d’aria di poco prima tornò ancora una volta a proteggerli l’intero corpo, ma in questo caso non per difendersi da un’offensiva nemica, ma per temperarlo sperando cosi di poter dare la forza di reggersi ancora quel poco che bastava per raggiungere la bestia.
Pochi metri distanziavano il gruppo di difensori dall’abominio quando un deus ex machina arrivò in loro soccorso: un magnifico drago dalle sfumature bianche e rosa sfruttò la cecità creata dal sole artificiale sull’inarrestabile nemico per sfruttare la mole del suo stesso corpo e abbattere cosi la bestia, lo scontro fù violento ma ciò fece perdere stabilità all’avversario, creando cosi un’occasione irripetibile per una loro offensiva. Revair sfrutto l’occasione infilzando il ventre della bestia mentre Umbrella impose a fatica stringendo i denti una mano verso la bestia, quest’ultima e il suo fantino se non fossero riusciti a riprendersi dall’imminente caduta, avrebbero come percepito un aumento drastico della gravità, il quale avrebbe favorito la pericolosa caduta, sperando cosi di aggravare l’impatto col suolo degli avversari, ma quella mossa fu forse troppo avventata, per mantenere la contrazione e sfruttare quell’occasione, abbasso la guardia, e lo sbalzò di temperatura lo avvolse facendogli iniziare a girare la testa. la vista divento confusa sia per la caduta sia per il dolore alla testa e a steso riuscì a mantenere la presa sul corpo del destriero, mentre insieme precipitavano. -
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Il tuo cervello era ancora bucato dal dolore della carne bruciata, dell’essere stato scaraventato a terra con tanta forza e dalla consapevolezza che il nemico era troppo forte per te.
Ti sentivi deluso e demotivato da quello scontro che avevi iniziato per difendere la gente di Valliinorê, ti serviva soltanto quel pensiero per restare aggrappato alla realtà e non lasciarti sprofondare nella disperazione.
Johan era davanti a te. Imponente, tenebroso e con un diavolo per capello.
Il tuo plotone era stato distrutto e il tuo bastone andato perso tra le macerie dell’esplosione. Cosa potevi fare?
"Devo provare a guadagnare tempo anche a costo di ...", sospirasti e ciò ti causò qualche ulteriore spasmo di dolore, "... si, morire."
Solo in un secondo momento, dovuto a una tua disattenzione a causa delle condizioni in cui versavi, riuscisti a vedere ben tre distinte entità che potevano essere collegati a soldati armati.
“Aggira il nemico e raggiungici.”
Ti mormorano nella testa.
Non ti era mai successo prima se non tramite gli Alberi Antichi. Possibile che esistessero esseri con un’abilità simile alla loro?
I piedi intanto avevano già preso a muoversi verso la direzione che ti era stata comandata. Passi lenti e traballanti a causa delle ferite.
Durante il percorso però notasti una cosa. Una spada grigia che svettava sopra tutte le rocce dovute all’esplosione. Più la guardavi e più realizzasti che non era una semplice spada, bensì il tuo bastone: l'indistruttibile.
Prima però di poterlo tirare fuori dalla trappola in cui era finito, evocasti nuovamente il pezzo di corteccia delle tue divinità protettrici per difenderti da un attacco magico fatto d’oscurità di Johan.
La difesa bloccò tutto l’attacco e recuperare il bastone fu semplice.
Usando per appoggiarti evitando così di gravare il peso sulla gamba dolorante, provasti a raggiungere quelli che erano a tutti gli effetti i tuoi salvatori.
”Vediamo di farlo pensare ad altro.”
Per garantirti più tempo durante lo spostamento, richiamasti un bastone particolare la quale superficie era ricoperta di spine. Sei di queste partirono come d’incanto, con l'obiettivo di trafiggere e bloccare il braccio del Lich che impugnava il bastone magico.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato Fisico: Faccia e braccio sinistro bruciati, così come il petto e le gambe (Alto Diffuso)
Stato Mentale: Ribrezzo, Preoccupato e Offuscato dal dolore
Mana: 50 %
Passive:
L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting)
Corteccia:
Gli Antichi Alberi hanno visto molto nel giovane umano che si è presentato dinanzi a loro. Nei suoi occhi bruciava un fuoco intenso, tanto che perfino loro ne sono rimasti meravigliati. Le stesse fiamme bruciavano nonostante la perdita dell'occhio destro e il rigido giuramento da mantenere. Per questo hanno deciso, in comune accordo, di staccarsi un pezzo della loro stessa corteccia e donarla a lui. Vite infatti potrà evocare un pezzo di corteccia sul campo di battaglia, più precisamente sul braccio. Essa lo proteggerà sia d'attacchi di natura magica e fisica, incassando il colpo al posto suo.
- Consumo: Alto
Lo Spinoso:
Non tutte le foreste sono "sicure", vi è sempre qualche pericolo in agguato pronto a spezzare ossa e rami. Questo particolare bastone si è evoluto proprio per contrastare questo problema. Un bastone ricoperto di spine acuminate apparirà sul campo di battaglia, che Vite userà subito per attaccare l'avversario. Le spine, lunghe trenta centimetri ognuna, verranno rilasciate nell'aria in base al consumo di mana e andranno a colpire bersagli multipli e lontani.
- Consumo: Variabile (Basso/4 - 5m, Medio/6 - 7m, Alto/8 - 10m, Critico/10 - 15m).