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{ Piano Immateriale, Eleodora }
skekDor
Lo Skeksis e la Regina Lich ridipingevano il paesaggio del sogno al pari di affrescatori rivali, sovrascrivendo l’opera altrui con sdegnose pennellate illusorie. Il piano immateriale parve sussultare, teso com’era fra due poli di potere che cercavano di riplasmarne continuamente la materia onirica. Il tessuto di quella realtà surrogata giunse al punto di rottura, strappandosi come un velo di seta: i contributi inconciliabili dei due illusionisti sfaldarono il sogno, inglobando entrambi nell’oscurità informe.
Mentre il mondo irreale cadeva a pezzi, skekDor si gettò contro Eleodora. Il mezzo-Mistico sfiorò la Sovrana degli Incubi appena in tempo per infonderle il bollore divino, senza tuttavia poterne ammirare il risultato: la realtà lo stava infatti richiamando a sé, facendolo riemergere come un relitto dal fondale letargico. Mentre la superficie della veglia si avvicinava inesorabilmente, un ultimo scampolo onirico lo sfiorò appena, lasciandogli impresso un lamento simile al pianto disperato di una bambina…
Lo Skeksis riaprì infine gli occhi su quel che restava della piazza cittadina, circondato da kitsune preoccupati per i morsi sanguinosi apparsi all’improvviso sul suo corpo.
{ Esterno del Castello, Wilhelm }
Vorel
Di fronte al valoroso sacrificio di Fagnürr la speranza tornò timidamente ad affacciarsi sulle sorti della battaglia: un braccio in cambio della corazza del Lich era un prezzo che qualunque Uthgardt sarebbe stato disposto a pagare per vederla distrutta, ma probabilmente solo il guerriero più valoroso della tribù - secondo solo al capoclan - sarebbe stato in grado di portare a termine quella necessaria immolazione.
L’ulteriore infusione di coraggio irradiata da Vorel scongiurò l’immobilità dei combattenti proprio nel momento di maggior vulnerabilità del nemico. La successiva provocazione riuscì ad aizzare Wilhelm, che come una bestia col paraocchi caricò di petto il tritone. Come scoprì immediatamente l’autoproclamata esca, la perdita dell’armatura non aveva compromesso la velocità disumana del Folle: pochi passi sulla neve gli bastarono per bruciare la distanza interposta, portandolo a ridosso della creatura anfibia che tanto desiderava essere falciata.
La mannaia insanguinata era ormai tremendamente vicina al tritone. La mole del Lich si stagliò come un’ombra su di lui, eclissando la flebile luce della stella di Valiinorê. Ancora una frazione di secondo e Vorel sarebbe stato l’ennesima vittima di quella guerra, stroncato come un filo d’erba inerme che aveva osato affrontare la morte eterna della tundra.
Tuttavia quello stelo sfibrato dal gelo non era solo.
Un martello da guerra intersecò la prevedibile traiettoria del Lich e quintali di metallo prorompente sfiorarono per un soffio l’immobile esca, colpendo in pieno soltanto Wilhelm. Lo spostamento d’aria fece comunque cadere a terra l’ormai ansimante Simic, che si ritrovò ai piedi del gigante di Amnos. Il Re Lich ruzzolò scompostamente a molti metri di distanza, laddove una fiumana di non-morti si stava pericolosamente avvicinando: si trattava di una propaggine dell’orda rediviva intenzionata a cingere completamente il perimetro di Valiinorê, in cerca di un punto in cui fare breccia. Stranamente quella falange di zombie esibiva degli stracci giallastri troppo disomogenei per essere semplicemente delle divise logore.
Risollevandosi a fatica dalla neve sporca, Wilhelm notò istintivamente la presenza di altri orrori minori in avvicinamento. Invece di proseguire la sua opera di devastazione fra le truppe alleate come preventivato da Faust, il Folle parve cedere al panico e caricò a testa bassa le mura cittadine, sfondando la parete rinforzata come fosse di cartongesso.
« Inseguiamolo, Vorel! Voialtri bloccate quei bastardi! »
Ottar reagì per primo, issando di peso il tritone sulla groppa di Hildisvíni: aveva valutato che le abilità del Simic sarebbero state spese meglio contro Wilhelm piuttosto che a difesa della breccia nelle mura. Il cinghiale s’infilò nella spaccatura e partì all’inseguimento del Lich, lasciandosi alle spalle l’ultima linea di resistenza in quel settore. Le tracce di devastazione lasciate al passaggio del nemico li condussero verso il cuore della cittadina.
{ Piazza, Johan }
Vite
La corsa verso i misteriosi alleati fu ostacolata dalle tenebre rigurgitate dal bastone di Johan. Vite bloccò il flusso oscuro con un ulteriore strato di corteccia incantata, contrattaccando con una sventagliata di spine. Gli aculei vegetali si conficcarono sull’armatura del Lich, provocando danni modesti e concedendo alle bocche di fuoco controllate telecineticamente un’occasione per ricaricarsi.
Il fuoco incrociato riprese con più veemenza, bloccando sul posto l’Anziano. Alcuni uomini-volpe si avvicinarono allo Skeksis coricato al centro del loro circolo, mentre Mizukume sollevò lo sguardo allarmata verso il cielo: tre grosse sagome stavano precipitando verso la piazza centrale e non accennavano a fermarsi.
{ Spazio Aereo, Nargil }
Umbrella
La caduta dei combattenti aerei fu accelerata dalla corrente discendente imposta sui nemici. Il suolo si stava avvicinando sempre più in fretta e l’impatto con la cittadina sottostante pareva ormai inevitabile: Revair si accorse del cratere nella piazza cittadina e optò per uno schianto laddove l’offensiva nemica aveva già fatto tabula rasa degli edifici. Deviò la traiettoria a sufficienza per staccarsi all’ultimo momento, arretrando in aria fino ad atterrare bruscamente sulle macerie che incorniciavano l’epicentro della devastazione. Il sobbalzo violento avrebbe probabilmente disarcionato Umbrella, facendolo cascare tra i detriti e i calcinacci.
Le giunture del centauro avevano retto a malapena l’atterraggio d’emergenza, ma il successivo schianto del dracolich e del suo padrone fu ben più violento: il polverone sollevatosi inghiottì quel che restava della piazza centrale, sancendo la fine dello scontro aereo.
{ Valiinorê, Piazza }
skekDor | Vorel | Vite | Umbrella
Mentre lo Skeksis stava rinvenendo fra gli uomini-volpe, uno spettro fuori controllo armato di mannaia scavalcò il tetto di una casupola pericolante – e quel violento appoggio di Wilhelm la demolì definitivamente. Vorel e Ottar in groppa al cinghiale da guerra giunsero poco dopo, ma interruppero l’inseguimento poco prima dello schianto del dracolich. Il boato terrificante spazzò l’intero centro cittadino, precedendo una fitta folata di polvere e pietrisco.
Revair - ancora in forma di centauro colossale - puntò gli zoccoli al suolo e difese con lo scudo i superstiti del fronte alleato, bloccando a fatica l’ondata di calcinacci destinata a travolgere il gruppo di kitsune e mercenari. La cortina di polvere imbrattò comunque i presenti, portando chiunque la inalasse a tossire nuvolette di condensa mista a lerciume.
« Eleodora… non possiamo più contenerla… »
Mizukume era visibilmente sfinita e purtroppo l’impatto aveva spezzato la concentrazione dei kitsune impegnati a contrastare l’influenza della Regina Lich.
« Cazzo, eravamo così vicini a quel maledetto! »
Ottar sfogò la sua frustrazione e Hildisvíni grugnì piano, spiacente di non aver raggiunto in tempo Wilhelm per abbatterlo. Pur trovandosi nell’area d’impatto del colosso precipitato dal cielo, era improbabile che il Folle non fosse riuscito a scansarsi all’ultimo.
« Percepisco tutti e quattro i Re Lich oltre la coltre di polvere. »
La voce innaturale dell’avatar di Sleipnir confermò i timori generali: i quattro Signori della Morte avevano raggiunto il cuore della resistenza nordica. Nonostante gli sforzi profusi nei rispettivi campi di battaglia, i militanti di Valiinorê stavano assistendo ad un incubo a lungo temuto.
« Allora li finiremo qui. »
Un uomo dal portamento regale emerse dalle retrovie: era il Re Leone, Marcus Smith, che poco prima aveva lasciato il comando sulle mura in buone mani per dirigersi verso la zona della tremenda esplosione.
« Invero, non escludo che a mali estremi dovremo sacrificare la nostra stella per tentare un colpo di grazia. »
Una creatura lunga e flessuosa - cinque metri di squame bianche e polverose come ali di farfalla - sgusciò con agilità tra i detriti: era il drago senza ali, Nidhogg figlio di Tiamat, che voleva sincerarsi delle condizioni di sua madre dopo aver assistito alla sua imboscata aerea.
« Un martirio per il Nord… ma a quel punto chi si occuperebbe dei filatteri? »
La dragonessa rosata commentò telepaticamente l’extrema ratio prospettata da suo figlio.
“In quel caso saranno i nostri rinforzi a rintracciarli.”
Sempre sul piano mentale s’intromise il terzetto di soldati stranieri,
che garantirono che un’eventuale immolazione non sarebbe stata vana.
La polvere iniziò a posarsi gradualmente. L’atmosfera si fece più cupa nonostante il diradarsi del pulviscolo. Il palcoscenico era allestito, tutti gli attori si erano radunati per un ultimo atto corale. La platea era vuota, ma un vecchio cieco arroccato in cima ad un campanile si era riservato la tribuna d’onore.SPOILER (clicca per visualizzare)@skekDor: L’offensiva incassata nel turno precedente si manifesta sul corpo fisico del pg.
@Umbrella: Cadere dalla groppa ti procura delle escoriazioni minori.
@Tutti: Vi ritrovate insieme nella piazza centrale. L’ondata di polvere conta come un basso fisico d’irritazione delle vie respiratorie. Per il resto, avete alcuni istanti per tirare il fiato e organizzarvi brevemente in vista dell’ultima battaglia.
La scadenza è fissata a Lunedì 11 Giugno.. -
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Le braccia e le gambe doloranti si stringevano al corpo mutato del valoroso destriero mentre entrambi precipitavano a grande velocità verso il suolo. La paura dell’imminente impatto col terreno gli permise di “dimenticarsi” del dolore e delle ferite, ma ciò non era un sollievo, dato che l’adrenalina prese il sopravvento: i due draghi, le case, la neve, le montagne, l’intero paesaggio scorreva rapidissimo nello sfondo mentre i detriti e il suolo fregiato dalla battaglia si facevano sempre più vicini e sempre più rapidi. Poi lo schianto!
Grazie alla prontezza del comandante riuscirono a evitare una morte certa, evitando di cadere sulle case ancora intatte, puntando cosi in una zona già segnata dal passaggio dei non morti e precipitando su un ammasso di sassi e detriti, ma ciò non servì ad attutire la caduta ma solo ad alleviarne i danni: il violento impatto fece sbalzare Umbrella dalla cavalcatura, facendolo rotolare sul duro cumolo di calcinacci a pochi metri da Revair.
Il giovane con la testa che pulsava, il dolore delle ferite in tutto il corpo che si ripresentò forte e deciso come un pugno in pieno stomaco e la caduta che aveva accentuato tutti questi sintomi, cercò di rialzarsi estraendo l’ombrello dal fodero sulla schiena e imputandolo nel dissestato terreno tentando di sollevarsi quando un potente secondo schianto gli fece allarmare tutti i sensi, e in un istante di tempo capi che ciò che aveva creato quel boato era la caduta del drago, che in un’istante creo una nube che lo avvolse in una folata di polvere e detriti. Preso alla sprovvista cercò di contrastare la forte ondata col braccio libero tentando inutilmente di proteggere il viso dai minuscoli calcinacci, per poi alzarsi, impuntare i piedi e piegare le gambe per poi aprire l’ombrello difronte a sé in modo da cercare di attutire quella densa coltre. La protezione eretta servì a poco inducendolo involontariamente a ingurgitare e a inalare quel pesante mix che gli rese difficile e affannosa la respirazione bloccandogli a tratti il fiato. Ma in quel difficile istante, la sua attenzione ricadde per caso sulla boccetta legata alla cintura, comprata mesi prima da quel misterioso mercante e che prometteva funzioni guaritrici sorprendenti, e con la coda dell’occhio riuscì a vedere i suoi compagni alla sua destra anche loro in balia di quella opprimente tormenta. Aiutarli, o curarsi da solo? Diradata la nube avrebbe avuto pochi istanti per decidere e capire quale poteva essere la scelta migliore.
Come l’ondata diminuì la sua forza, cerco di riprendersi, tossendo e sputando quello schifo, per poi dare un ultimo rapido sguardo verso i compagni constatando che anche loro avevano deciso di curarsi a vicenda, e sicuramente era l’opzione migliore per quello stallo di pochi attimi, cosi senza esitare un’istante conficcò ancor più saldamente l’ombrello nel terreno per poi afferrare la boccetta e con uno strattone strappare il debole laccio che la teneva legata alla vita, per poi aprirla con furia lanciando via il tappo e versandosi in un gesto che voleva essere rapido ma quindi maldestro più possibile liquido sulla mano libera, e con cura spalmare la sostanza gelatinosa e fresca sulle ferite infieritogli precedentemente dallo sciame di locuste oscure; prima il braccio opposto a quello della mano in cui aveva versato il liquido, poi la gamba per poi passare rapido la boccetta da una mano all’altra e curare i bracci e le ferite dal lato opposto per concludere con la testa. Pochi istanti e il dolore sembrò sparire, le ferite si cicatrizzarono e sembrarono guarire rapidamente e l’unico segno che rimase fù il sangue che aveva macchiato le bende e la riga rossastra che gli solcava il volto. Per sua fortuna quel misterioso mercante non l’aveva truffato quella volta, l’unguento funzionava d’avvero e ciò gli permise di recuperare un attimo fiato, riafferrare saldamente la sua fedele arma, dare una rapida occhiata hai compagni per constatare se pure loro erano riusciti a rimettersi un minimo in sesto e attendere che la cortina si fosse diradata del tutto, mostrandogli cosi tutti i non morti che avevano guidato quell’ondata di abomini al loro villaggio, e preannunciando l’inizio della parte finale di quella cruenta guerra, che avrebbe stabilito il futuro di Valiinorê.. -
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE SIMIC ¤ ¤ ¤ 20% Nessun tentennamento si leva nel mutaforma quand'egli sbatte le palpebre una volta appena ed ecco Wilhelm stagliarsi innanzi, pronto a calare la sua definitiva condanna. Nessuna paura ad animarlo pur comprendendo con folle lucidità il destino violento che lo attende e che gli impedirà di proseguire. Nessun ripensamento e nessuna maledizione, a differenza di quanto aveva prima dedicato ad un proprio errore: per quanto vi tenga molto, la sua vita non è abbastanza per non volerla rischiare a beneficio di tutti -per quanto non abbia ispirazioni suicide, il sacrificio di Fagnürr è motore e causa della presente determinazione.
Vorel è pronto a morire per difendere quelle genti che conosce appena, perchè persino la morte acquista un proprio valore a differenza invece dell'innaturalezza di cui i Lich si fanno araldi. E ciò sia ben chiaro, ora e sempre, poichè il tempestivo intervento del gigante impedisce il triste scenario ma -dovesse ripresentarsi l'occasione- l'ibrido dalle fattezze di tritone non ritrarrà questa sua disposizione.
Per ora, comunque, sembra che il fronte dei barbari stia guadagnando terreno prezioso: Wilhelm effettivamente cade appieno nella trappola tesagli dall'affiliato Simic, caricandolo a testa bassa poichè irretito dalla sugggestione rivoltagli e permettendo anzi ai compagni di colpire e riorganizzarsi... per un secondo appena, giacchè uno sciame di orrori raggiunge quel lato della cittadella fortificata e -come da previsioni- si accinge ad accerchiare il villaggio tutto.
Di più: il Lich Folle cambia drasticamente il proprio approccio allo scontro e -inspiegabilmente- smette il duello con le potenziali vittime per dedicarsi anzi all'obiettivo primo di sfondare le mura e penetrare il centro di Valiinorê (ove ad atternderlo saranno i quattro suoi pari, riunitisi per coincidenze che puzzano fin troppo di pianificazione riuscita). Per fortuna che Ottar agisce in modo ancor più fulmineo del giovane armato di tridente, issando quest'ultimo in groppa ad Hildisvíni e lanciandosi all'inseguimento come un predatore nei confronti di una qualunquissima preda (e non, invece, d'un pericolosissimo immortale eccelso nel combattimento). Con gran rammarico di cinghiale e padrone, tuttavia, lo schianto del dracolich pone fine a quella disperata corsa tra le abitazioni del nucleo abitato, affliggendo anzi i presenti con un denso pulviscolo che colpisce appieno Vorel e lo lascia in parte boccheggiante e stranito.
Riconsiderando la battaglia in quest'ottica, allora, forse non è del tutto lecito parlare di vantaggio per gli eroi del Nord, quanto -piuttosto- di un colpo basso ai loro danni: se già un singolo Lich si mostra arduo da abbattare, come sarà possibile affrontare insieme tutti e quattro i generali non-morti?
Certo, i mercenari non sono soli in quest'impresa -ed a testimoniarlo sopraggiungono tanto Marcus Smith quanto i draghi, sobillando ciascuno proposte e scenari che si accomunano per l'esito irrimediabilmente pesante- ma comunque la si voglia guardare (anche sotto le più rosee prospettive) le energie degli alleati sono oramai agli sgoccioli e tanto basta per rendere quasi vano ogni tentativo di riorganizzarsi. In tal senso, allora, gli attimi di stasi che separano tutti dall'imminente scontro serviranno appena per far ricorso ad uno speciale unguento capace di sanare ferite d'ogni tipo, con Vorel stesso ad aiutare Vite nello spalmare il suddetto lenitivo laddove lo stesso compagno abbia accusato i colpi del nemico. Che sia una buona mossa?PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT GRISTLEBACK ARMATURA (ATTREZZATURA) SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO) . -
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.Intorno a te la situazione sembra essersi calmata.
Le tue spine lignee si sono conficcate nell'armatura del Lich, dando così del tempo prezioso ai tuoi alleati per ricaricare le loro portentose armi. I piccoli Kitsune stanno provando a rimettersi in piedi, anche se con scarsi risultati. Ed è proprio in quella innaturale calma che alleggia sul campo di battaglia, pensi se sia giusto quello che hai fatto. D'altronde quel posto non ti aveva dato nulla, perchè difenderlo?
Proprio durante quel pensiero qualcosa cambia portandoti a concentrare su altro. Come a voler svolgere il suo compito fino in fondo, il fato ha fatto in modo che tutti si ritrovassero accanto a te nella piazza cittadina. Per la prima volta vedi gli altri Lich e sei contento che ti sia capitato quello meno "pericoloso".
"Coff ... coff ..."
La polvere alzata da Umbrella e il drago, ti entra tutta nella gola irritandola in maniera fastidiosa. Anche l'occhio è costretto a chiudersi, mentre qualche sasso che viene sparato sulla ferita del braccio sinistro ti fa stringere i denti. Cerchi di mettere tutto a fuoco, dai nemici agli strani alleati che si sono schierati al tuo fianco quando skekDor, probabilmente vendendoti, non attira la tua attenzione. Ad una prima occhiata ti sembra ridotto veramente male ed è per questo che richiede il tuo aiuto.
"Coff ... arrivo ... coff"
Ti avvicini al Mistico del Cristallo prendendo fra le tue mani la strana crema. Anche tu ne hai una simile in una delle tasche della giacca, quindi sai come funziona. Ne intingi due dita e inizi a passarla lì dove sembrano esserci i danni più seri. Ovviamente la tua esperienza da contadino ti aiuta ma non sai come reagirà skekDor.
Il corpo di skekDor ti sorprende in negativo. Sotto i vestiti nascondeva un corpo ancora più raccapricciante di quanto non volesse lasciare intendere, la visione dei piccoli arti da infante ti lasciò sbigottito ma ciò non ti fermò.
Durante la tua vita da contadino hai avuto modo di vedere varie cucciolate non proprie fortunate, riesci quindi a rimandare giù la spiacevole sensazione e continui il tuo sporco lavoro.
"Le gambe ... certamente ... coff"
La gola ti pizzica ancora mentre scendi con la mano nel punto in cui ti ha detto il compagno di disavventure. Mentre spalmi con energia senti un'ulteriore fitta al braccio usato per difenderti durante l'attacco magico del Lich. Pulsa e provoca più dolore di quanto riesci a sopportare, se non fosse che lo perderai in ogni caso per il trattato con i Grandi Alberi, lo cureresti te personalmente.
"Che piano hai in mente skekDor?"
Mentre stai per finire il tuo scomodo ma fondamentale lavoro, ti accorgi che Vorel si avvicina a te. Sai cosa vuole e silenziosamente metti la mano ancora sporca in una tasca della giacca, ciò che tiri fuori è identico al barattolo usato da skekDor per curarsi. Anche tu lo hai preso da quello strano mercante e, nonostante la fine sia già stata segnata, lasci che te lo spalmi sul braccio che perderai in ogni caso.
Se ciò lo conforta, se ciò gli da la consapevolezza che le vostre possibilità di vittoria aumentino, che lo faccia pure.
"Grazie."
Dici mentre il dolore lancinante al braccio lentamente scompare.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato Fisico: Gola irritata
Stato Mentale: Ribrezzo, Preoccupato
Mana: 50 %
Passive:
L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting)
Edited by Blain - 15/6/2018, 11:05. -
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{ Valiinorê, Piazza }
skekDor | Vorel | Vite | Umbrella
Col diradarsi della polvere apparve un individuo in armatura, intento a contemplare la propria mano insanguinata per aver tamponato una ferita al fianco. Si trattava di Johan, stranamente ringiovanito nell’aspetto dopo le numerose rimarginazioni imposte sul suo corpo crivellato dai proiettili. A giudicare dalla vulnerabilità esibita, doveva trattarsi di una ripercussione negativa del processo rigenerativo: la gioventù era sinonimo di debolezza per un Lich, perciò lo smacco di mostrarsi con sembianze quasi mortali doveva essere considerevole per il più anziano dei quattro Re.
« Avete combattuto valorosamente, popolo di Valiinorê – sebbene non fosse questo il nome originario di quest’angolo di Presidio, riconosco che avete guadagnato il diritto di ribattezzarlo. »
Le parole di lode, tanto inaspettate quanto sincere, resero onore ai suoi nemici.
« Avrete ormai compreso quanto sia futile opporre ancora resistenza: il mio esercito è ormai prossimo a far capitolare le vostre mura. Arrendetevi e vi permetterò di abbandonare questa valle indenni. »
L’alba era ancora lontana e le linee difensive perimetrali erano indubbiamente stremate, tanto che sarebbe bastato un solo cedimento per consentire all’orda di fare breccia. Tuttavia in risposta all’armistizio proposto da Johan, Marcus Smith si fece avanti e sguainò la spada.
« Non sappiamo che farcene delle promesse di un Lich, noi combatteremo fino alla fine – la vostra fine. »
Il Re Lich non fu sorpreso del responso: giunti a quel punto i due fronti contrapposti si sarebbero giocati tutto pur di emergere vittoriosi. Avrebbe concesso volentieri l’onore delle armi agli sconfitti, ma questi avevano deciso diversamente.
« Guardate in faccia la realtà, non potete più crogiolarvi nei vostri sogni. »
Accanto all’Anziano si materializzò Eleodora, già intenta a dissipare la prigione fittizia di rovi innalzata dallo Skeksis. Bastò un’imposizione delle sue mani per smantellare l’illusione circostante, che si disperse come fuliggine al vento. Sul fisico etereo della Regina Lich erano evidenti le bruciature inflitte in precedenza, a testimonianza del fatto che neppure lei era uscita illesa dal piano onirico.
« E sia: perirete in questo luogo. »
Johan proferì la condanna con tono distaccato, rispettando il volere degli avversari. L’esecutore della sentenza trascinò la propria mole fuori dalle macerie: il dracolich si muoveva ancora - sebbene scompostamente - per merito della magia di Nargil. Il precedente schianto aveva fratturato la maggior parte delle sue ossa, ma il potere del Lich puntellò le articolazioni forzatamente, animandone lo scheletro colossale sull’orlo del disfacimento.
« Daurgothoth, come ti sei ridotto… »
Pur non potendolo scorgere, la dragonessa cieca si rammaricò per la decadenza del suo corrazziale. Anche senza conoscere i trascorsi di Tiamat con la belva soggiogata da Nargil, era facile intuire dal tono sconsolato che ci fosse stato un certo affetto tra i due.
« Madre… »
Nidhogg non trovò parole consolatrici per sua mamma, pertanto si limitò a farsi più vicino a lei. Al giovane drago non erano sfuggite le ferite da lei riportate durante la sconsiderata imboscata aerea, assai gravi per una dragonessa della sua veneranda età.
« In nome del giuramento proferito, onora il mio ultimo ordine… »
Il Dotto conficcò nel cranio del dracolich una lama cerimoniale, irrorandone il teschio di energia sacrilega. Un’aura immonda si sprigionò dalla belva, abbassando drasticamente la temperatura circostante. Daurgothoth reclinò la testa forzatamente, preparandosi ad assolvere al ruolo di boia.
« …trascina le loro anime fino al Nono Cerchio! »
Dalle sue fauci scaturì un afflato mortale, portatore di un gelo primordiale e ultraterreno. Il Respiro del Cocito percorse la piazza distrutta, avanzando come un muro di morte ineluttabile. Tiamat reagì d’istinto, richiamando ogni stilla di potere rimastole per alitare un massiccio flusso fiammeggiante. Le due correnti elementali opposte si scontrarono in un tripudio di luce bianca, crepitando vapori arcani mentre si annichilivano a vicenda.
Tuttavia l’equilibrio si ruppe molto in fretta.
Nargil costrinse il dracolich a sublimare la sua stessa essenza in quell’attacco, il corpo cadaverico del drago collassò progressivamente a partire dalla coda, alimentando il respiro mortale a sufficienza da lambire i confini delle case con le sue propaggini siderali. Non c’era materiale che potesse resistere allo zero assoluto raggiunto da quell’antico anatema, muri e finestre furono consumati in un attimo. Il crescente afflusso di gelo infernale cominciò ad avere la meglio sulle fiamme, guadagnando spaventosamente terreno. Tiamat era sul punto di cedere, mentre i presenti assistevano inermi alla fine incombente.
Fu allora che un secondo soffio di fuoco si affiancò al principale, immettendosi come un’affluente nella vampata. Nidhogg si era cinto il muso all’interno di un cerchio magico, aprendone uno speculare sulla stella di Valiinorê e attingendo da essa il potere di cui lui era carente. Sua madre non poteva vedere le lacrime nei suoi occhi e il sangue che colava da ogni scaglia bianca per lo sforzo compiuto, tuttavia poteva percepirne empaticamente l’agonia. Tiamat affondò le zampe nel suolo e si costrinse a resistere.
Per il bene di suo figlio non poteva arrendersi.
Il muro di fuoco continuò ad arretrare, seppur più lentamente.
Gli altri combattenti si precipitarono ad aiutare come potevano.
Mizukume e i kitsune imposero le mani per alleviare il dolore percepito dai due draghi, mentre i tre soldati stranieri sfoderarono altrettanti lanciafiamme per contribuire alla strenua resistenza. Il Re Leone invece materializzò delle catene di luce con cui si legò a Tiamat, condividendo con lei la propria energia vitale.
Revair sentiva di essere ormai agli sgoccioli della sua trasformazione, perciò - non potendo sorvolare il campo di battaglia per i danni riportati dall’atterraggio - si prodigò per cercare un’apertura in quell’immenso pandemonio elementale, risparmiando al contempo le energie per un possibile colpo di grazia. Anche Ottar in groppa al suo cinghiale stava soppesando un modo per aggirare la contesa tra i due fronti, così da poter colpire i Lich alle spalle.
Il confine del fuoco trovò finalmente un nuovo punto di equilibrio a una manciata di metri dagli eroi di Valiinorê. La luce abbagliante premeva come il vestibolo di un regno angelico, le cui porte paradisiache promettevano la fine di ogni sofferenza terrena.
« Wilhelm, intervieni. »
L’ordine proferito da Johan probabilmente non fu udito dai ribelli, ma nemmeno il Folle reagì prontamente alla richiesta: scosse invece il capo come una bestia imbizzarrita, rifiutandosi di eseguire la direttiva.
« Solo un ultimo sforzo, figliolo. »
Poggiando la punta del suo bastone sul cranio di Wilhelm, l’Anziano instillò una scarica di furia omicida nel guerriero ormai riluttante. L’aura assassina costrinse i suoi arti malridotti a ritrovare compostezza. Un passo dopo l’altro il Folle si avvicinò all’area tempestata dai due draghi, piegando le leggi della realtà per un’ultima volta.
« Attenti, Eleodora sta per agire! »
La capofamiglia dei kitsune allarmò i presenti, percependo che la Regina Lich stava per cooperare con l’assalto di Wilhelm. Quando quest’ultimo svanì, il rintocco funebre che lo accompagnò fece rabbrividire Ottar – che aveva già assistito a quella manovra letale.
« Arriva! »
Non uno, ma ben undici Wilhelm ricomparvero a ridosso di tutti loro. Dieci di essi dovevano essere copie illusorie generate da Eleodora, ma in quella risma si celava anche l’originale. L’assalto avvenne in contemporanea per gli undici cloni, con altrettante mannaie in rotta di collisione coi pilastri della resistenza.SPOILER (clicca per visualizzare)@Tutti: Il “Respiro del Cocito” di Daurgothoth conta come una tecnica di Player Killing, perciò esserne sfiorati provoca una morte istantanea. Wilhelm ha preso di mira qualcuno nel gruppo col suo fendente fisico di potenza critica, ma l’illusione di Eleodora di entità critica ha generato delle copie identiche del Lich – ciascuna delle quali sta attaccando uno dei PNG o PG presenti.
Come credo sia evidente, questo è il turno più delicato dell’intera quest. Un’interpretazione grossolana del narrato, o un errore strategico, oppure ancora uno scivolone in sportività potrebbero portarvi alla rovina, perciò fate del vostro meglio.
La scadenza è fissata a Sabato 30 Giugno.. -
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE ¤ ¤ ¤ SIMIC COMBINE Che sia stata una buona mossa?
Forse no. In altri contesti, magari. Ma a ben vedere, si direbbe aver prodotto un fallimento completo. Come se la situazione non fosse abbastanza disperata, tral'altro. O che le loro disastrose condizioni potessero da sole ribaltare una partita persa in partenza.
No, affatto. L'aver tamponato i danni subiti nello scontro precedente non li aiuterà punto ad affrontare il futuro imminente: la condanna rivolta loro dall'azione combinata dei lich -quel giudizio impietoso dello Stratega, origine del tutto- suona allora come il rintocco d'un funerale collettivo, la temuta disfatta or giunta a coglierli per condurli all'oblio definitivo.
Per quanto il capogruppo Marcus Smith tuttora cerchi di opporsi al destino incombente, per quanto il Re Leone osteggi la realtà con un idealismo oramai morente e di scarsa efficacia (gli alleati sono allo stremo e in loro il desiderio di combattere comincia a scemare, forse piegandosi alla promessa di una conclusione quale essa sia), il contesto nel quale gli Eroi dell'ultimo baluardo del Nord sono loro malgrado attori protagonisti non migliora di un singolo, ininfluente dettaglio. Anzi.
Non fosse troppo preso a concentrarsi per seguire gli eventi ed opporvi una pronta risposta -non fosse fibra e muscolo soltanto, ma piuttosto un fine stratega qual dovrebbe essere Marcus- Vorel comincerebbe a dubitare della linea d'azione intrapresa sino al momento corrente, chiedendosi quale sia stato il contributo decisivo alla difesa di Valiinorê operato dallo stesso Smith: pur con tutte le scusanti del caso (tra le quali l'essersi separato dagli altri per presidiare l'ingresso antistante il maniero dei Kuzporat) il mutapelli non riesce a rammentare altro intervento del condottiero se non l'arringa iniziale nella piazza principale del villaggio, tale da instillare coraggio in quella strenua resistenza cui lo stesso affiliato Simic partecipa ma che -alla resa dei conti- suona un po' scarna rispetto quanto hanno speso quegli alleati ormai sul punto di prostrarsi. Il vero potenziale del Leone deve perciò essere passato in sordina, giacchè (stando ai vanti di Johan) nulla di rilevante egli sembra aver concluso con l'organizzazione delle truppe semplici, di fatto prossime a soccombere alla spinta inesauribile dell'esercito non-morto.
Vi è un timido tentativo dello stesso di supportare la causa comune sollevando Tiamat dallo sforzo immane ch'ella sostiene per garantire una chance ad ogni altro dei lì riuniti ma... per quanto quelle catene luminose ch'egli evoca possano donare un singolo fiato alla dragonessa, l'intervento del comandante umano pare tardivo ed ormai ben oltre i tempi dell'opportuno.
Su ordine di Johan, infatti, il Dotto Nargil ha messo in moto quella che sarà per tutti la sentenza ultima, eviscerando il potere recondito del dracolich e producendo così un inarrestabile muro di puro gelo: ogni cosa al suo contatto si frantuma e si dissolve irrimediabilmente perduta, spazzando la piazza (quella stessa ove la battaglia ha preso avvio) con inesorabile metodicità e minacciando al contempo la disperata resistenza radunatasi per lo scontro finale.
Come invalidare quell'afflato mortale, come resistere al gelido tocco della morte? Vorel si spende nel tentativo di incastrare quei pochi tasselli che gli rimangono a disposizione -egli prova, riprova e scarta ogni combinazione riesca ad immaginare- ma a salvarlo dal supplizio di elaborare un piano efficace interviene proprio la grande Tiamat con il proprio soffio infuocato: ella riesce a porre in stallo (per quanto per breve tempo) l'avanzata del Cocito, guadagnando qualche preziosissimo istante perchè il di lei figlio trovi il coraggio di affrontare sofferenza ed orgoglio in un martirio straziante. Nidhogg attinge dunque alle fiamme della stella per corroborare l'impegno della madre, spremendo tutto il proprio potere nonostante questo gli causi via via danni che pochi altri saprebbero sopportare: il tormento cui il giovane drago soggiace per propria scelta è allora il migliore (o forse l'unico) degli incitamenti che anche in questi sconfortanti frangenti possano far ritrovare ai compagni la carica per non abbattersi -dopo il sacrificio di Fagnürr, l'equivalente di Nidhogg rende evidente nella semplice mente di Vorel quale sia il suo ruolo residuo nell'attuale battaglia.
Egli non può, infatti, sopperire alla difesa comune come le kitsune o gli stranieri armati han prontamente previsto -il guerriero ibrido non ha strumenti per sostenere il fronte di fuoco, nè le esortazioni di cui ha già dato prova con i barbari saran granchè efficaci per il loro modesto valore in uno scenario drammatico sopra ogni altro- perciò, pur considerate alcune alternative, alla fin fine l'umano-tritone chiamato alle armi si prepara a dar corso all'unica idea valevole cui è giunto -a quell'irripetibile decisione il cui scopo sarà di portare vantaggio ai compagni in difficoltà: l'equilibrio tra le diverse fiammate sembra sempre sul punto di cedere consegnando ai lich la vittoria totale, a tutti gli effetti richiedendo soltanto un modesto cedimento per far sì che il muro abbacinante arrestatosi a pochi metri dalla resistenza faccia anzi capitolare il gemello ardente e prosegua eliminando ogni forma di vita abbia coraggiosamente provato ad alzare il capo contro la minaccia non-morta.
Banalmente, un esito cui Vorel non può nè vuole intimamente assistere.Ottar! Ho bisogno di te!
E' un richiamo secco quello che solca l'aria immobile del campo di battaglia, un appello che non ammette repliche e che lascia la gola del mutaforma con un tono grave e roco che mai prima d'ora egli aveva mostrato (ma che, a tutti gli effetti, è conseguenza del lerciume inspirato poco prima, durante lo schianto di Daurgothoth).
Per aiutare Vite e sanare così le ferite che quello aveva riportato, Vorel si era dunque brevemente separato dal compagno a cavalcioni di Hildisvíni, lasciandolo libero di muoversi per lo spiazzo alla ricerca di una fenditura da sfruttare per caricare direttamente gli stregoni oltre il muro d'assoluto freddo. Ora, invece, egli è richiamato al cospetto del tritone in armatura cornea per una questione della massima urgenza -alla quale Vorel dona un'importanza solenne qualora Ottar si avvicini senza opporre alcun diniego.Ti chiedo di custodire questo mio bastone fino a quando non tornerò.
Potrebbe volerci molto, ma non ne dubitare: quando sarà il momento mi riconoscerai.
Porgendogli serissimo lo Slaughterhorn -il Corno del Massacro che oltre a fungere da arma per l'affiliato Simic testimonia pure il suo nebuloso passato tra i barbari del proprio piano d'origine- il giovane mutaforma si premura di caricare di significato quel passaggio di consegne, sancendo anzi un punto di non ritorno a cui molti dei presenti probabilmente dissentiranno.Usalo per garantire la Vita e per amministrare la Morte quanto riterrai sia necessario e giusto. Il loro equilibrio ciclico deve essere preservato così che le gioie di oggi non si trasformino negli orrori di domani.
Il rimando ai lich contro i quali i due fratelli d'armi sono schierati è quasi ovvio, la sacralità del dono ch'egli gli offre altrettanto evidente ed irrefutabile.Sono felice di aver combattuto al tuo fianco, Ottar. Sono onorato tu mi abbia accolto in groppa, Hildisvíni.
Vi chiedo di riferire altrettanto ad ogni valente compagno che abbiamo lasciato a difesa del maniero dei Kuzporat, in particolare a Fagnürr del Clan del Cavallo d'Argento: rimetto a lui la vita che mi ha risparmiato, perchè possa viverla scevra di dolore e rimpianto.
Senza lasciarsi andare ad eccessivi romanticismi -e senza farsi trasportare dall'emotività che comincia a riscaldare le sue membra quasi assiderate- Vorel scioglie allora il portamento rigido ed autoritario con cui aveva richiamato il compagno, lasciando spazio ad un'ultima ventata di fratellanza per quello stesso amico stretto in guerra nonchè ad un colpetto ricolmo d'affetto per la splendida e fedele cavalcatura che quest'ultimo monta verso i prossimi decisivi frangenti.
A spezzare l'idillio e a richiamare i due alla realtà dello scontro è l'avvertimento profferito da Mizukune prima e da skekDor poi, ovverosia gli strepiti di ciascuno circa una manovra di Eleodora combinata a quella di Wilhelm: non passano che brevi istanti (forse troppo pochi, invero) ed ecco che i succitati presagi guadagnano un luttuoso velo di concretezza, assumendo forma in poco meno d'una dozzina di guerrieri lich dall'aspetto del Folle pronti a calare la propria mannaia contro ognuno dei (per ora) sopravvissuti al Respiro del Cocito. Per qualcuno dei lì riuniti il rintocco di morte è allora scoccato, ineluttabile quanto fulmineo e Vorel -che già lo ha visto in azione e perciò lo riconosce immantinente- quasi d'istinto trema ad udirlo ma nondimeno si appiglia alle ultime briciole di determinazione rimastegli per non cedere al destino che incombe: la sua scelta non porterà comunque ad altro, pertanto -con una calma innaturale ed un serafico abbandonarsi al Ciclo inesorabile di cui è stato egli stesso Guardiano- il giovane mutapelli non opporrà alcuna difesa all'eventuale impatto affilato e letale, limitandosi a compiangere lo sfortunato prescelto e ad investire ogni energia residua nell'estrema metamorfosi di cui darà spettacolo.
Si estingue allora nelle forme di un wurm, un sovrano del sottosuolo, mimando quel ritorno agli abissi che in qualità di tritone novello (e non per nascita) mai ha esperito davvero.
Soccombe dopo essere riemerso al di là del muro di gelo, erompendo dalle profondità nel tentativo di travolgere e trascinare con sè tanto il dracolich quanto gli stregoni non-morti che vi stazionano accanto (e cioè, nelle aspettative, almeno Nargil).
Si spegne con lo strenuo desiderio di sovvertire le sorti della battaglia, con l'intento di spezzare l'anatema deleterio che si diparte dalla carcassa di Daurgothoth e con il sollievo di essersi sacrificato per la salvezzadi moltidei giusti.
Perisce senza timore d'essere tra le file nemiche, senza il terrore di rialzarsi per opera della loro nefasta magia e senza il rimpianto di non aver vissuto appieno la sua breve ma intensa vita.
Muore.
Vorel muore.
Spensierato. Appagato. E fiero.PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT GRISTLEBACK ARMATURA (ATTREZZATURA) SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO) ACTIVE SKILLS ALTO BATTERING WURM O F I S ENERGY 0% CONDITIONS DEAD . -
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Come eravate riusciti a finire in quella situazione paradossale?
Furono le parole di Johan a ricordarti quelle di skekDor quando aveva provato a reclutarti nelle sue file. Come compagno di gilda avevi pensato che fosse stata una buona idea accettare, magari avresti potuto approfondire il rapporto fra voi due.
Invece eri ancora sbattuto a terra mentre Vorel ti spalmava l’unguento sulle ferite.
Avevi ancora tanti dubbi e cose da imparare sui poteri dei bastoni, che iniziasti a pensare che prendere parte ad una guerra non era stata una buona idea.
L’angoscia di non riuscire a uscire vivo da quella serie di sfortunati e improbabili eventi, divenne puro terrore quando il Drago Lich si rianimò.
Sarebbe stato da sciocchi pensare che era morto sull’impatto e che non aveva più energie.
Molto da sciocchi.
Quando il soffio glaciale venne sparato su di voi, sulle prime non sapevi bene cosa aspettarti. Percependo però il terribile pericolo iniziasti a retrocedere.
La nebbia ti inseguiva e ti ritrovasti presto a dover compiere una scelta mentre ti allontanavi dal gruppo. Usando la tua abilità nell’usare i bastoni, iniziasti a ruotare l'indistruttibile sperando che il movimento rotatorio servisse a respingere il “soffio”.
Effettivamente per qualche attimo la cosa avvenne ma notasti che il bastone stava cambiando rapidamente colore. D’istinto lo gettasti lontano da te ma non appena toccò il suolo esso si ruppe in mille pezzi: era stato ghiacciato.
"Oh no! Non abbiamo possibilità di vincere."
Tanta era l’angoscia che ti stava attanagliando il cuore che non ti rendesti conto della difesa dei draghi, del supporto di Marcus, dei soldati in armatura e di tutti gli altri. Perfino skekDor andò a dare una mano mentre Vorel decise di sacrificarsi per la causa.
Il cuore ti martellava nel petto.
L’occhio sembrava impazzito mentre scattava da destra a sinistra nella speranza di poter captare qualcosa oltre alla semplice visione della distruzione.
Sentisti però una fitta tremenda alle viscere quando Willhelm ti apparve davanti.
Essendoti allontanato di qualche metro dai tuoi alleati non sentisti l’urlo del mistico di cristallo. La tua poteva essere una copia ma per te era sicuramente quello vero.
Terrore ti attanagliò ogni muscolo del corpo e paralizzato cadesti a terra sui detriti della piazza.
Infine la tua ora sembrava essere giunta.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato Fisico: Gola irritata
Stato Mentale: Ribrezzo, Spaventato
Mana: 50 %
Passive:L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting). -
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Miseri sono gli uomini, che nella loro imperfezione cercano di fronteggiare gli inferi, guidati dalla loro presunzione e dalla loro brama di rivalsa. La terra e la natura non possono fare nulla contro l’innaturale se non provare una repulsione profonda e pura verso quest’ultima. Non hanno speranze dei miseri uomini di contrastare ciò che proviene dagli inferi, ed è per questo che la squadra ha reclutato un dio dalla loro parte, un essere divino, superiore a qualsiasi umano, ma pure una creatura immortale sembra tentennare contro le forze dell’oltretomba. Un compagno a dato la propria vita per difendere quelle terre, per proteggere…loro, la sua squadra, ma nonostante ciò tutto sembra inutile, quasi
“I… impossibile…!”
Gli occhi si spalancarono, e la bocca rimase mezza aperta mentre osservava i Lich a pochi metri da loro. Rimase immobile, con un ginocchio a terra e uno alzato, mentre le bende sulle gambe e le braccia prima bianche come la neve e rosse come un rubino si scurirono, sembrando come bagniate una volta impregnate del benefico unguento, e allo stesso modo i capelli corvini. Incredulo difronte a quello spettacolo; i Lich, forse fra le creature più disumane e crudeli che avessero mai solcato quelle terre si complimentarono con loro per la loro tenacia, ma nonostante ciò era evidente che fossero allo stremo e che non avessero possibilità di vittoria, cosi gli proposero una resa disonorevole, ma che avrebbe permesso la loro salvezza condannando il villaggio. La risposta fu secca e decisa da parte di Marcus che sguainando la spada rifiutò l’offerta rispondendo a tono dimostrando di non temere nemmeno un nemico della loro portata.
Umbrella si alzò in piedi, impugnando l’orbello infilzato nella neve e mentre osservava la scena strinse l’elsa e la mano libera in un pugno deciso mentre i denti facevano lo stesso; certamente condivideva la decisione di Marcus di non arrendersi, ma ciò lo rese ancor più conscio e consapevole che a quel punto si stavano giocando il tutto per tutto, in quegli ultimi istanti si sarebbe deciso il destino di un intero villaggio, e forse dell’intero Nord e avrebbe dovuto dare la vita per scacciare quella minaccia che sembrava invincibile, e ciò lo iniziava a spaventare.
In risposta a quel rifiuto i Lich rilasciarono la furia del loro drago, che emanò una folata devastante in grado di avvolgere l’intera Valiinorê in una ventata gelata, e come quel gelo portatore di morte iniziò a dirigersi verso di loro, istintivamente preso da un’istante di adrenali scaturito anche dalla paura di poco prima, impuntò i piedi piegando le gambe e cercò di proteggersi portando un braccio all’altezza del viso chiudendo gli occhi, pronto a subire il colpo immobilizzato dal terrore che il pensiero sul suo futuro prossimo e di una loro sconfitta. Restò una manciata di secondi in quella posizione, per poi capire che la folata non lo travolgeva; scostò il braccio e vide che i compagni erano riusciti a porre una potente difesa. Lui stava tentennando mentre i suoi compagni erano riusciti a reagire. Sconforto, ammirazione, frustrazione. Che non fosse in grado di proseguire, che non riuscisse a controllarsi? Perché era bloccato? Perché la sua mente era certa che avrebbe fallito? Come quella difesa reggeva quell’onda di morte, loro non poteva arrendersi… perché… si stava arrendendo nonostante i suoi compagni gli avevano dimostrato di poter ancora combattere? Che non fosse ancora tutto finito. E poi, il colpo di grazia.
Jhoan ordinò a Wilhel di attaccare. E grazie all’intervento dei kitsune, e alla successiva conferma di Skekdor, il Wilhel che si dirigeva verso di loro poteva essere una copia, un’illusione. Ciò lo fece tornare lucido per un istante, quella rivelazione allarmo i suoi sensi che lo portarono a girarsi come percepì una presenza; dietro di lui Wilhel era pronto a colpirlo, veloce e potente il fendente si rivolgeva verso di lui mentre gli occhi freddi del non morto lo osservavano. Umbrella gli sembrò di vedere la morte in faccia, e l’unica reazione che riuscì a compiere fu il porre l’ombrello a difesa, sorreggendolo di fronte a lui con entrambe le mani e mentre compieva l’azione il suo cervello inconsciamente aveva già capito che quello non sarebbe bastato a fronteggiare un fendente del genere. La vita di Umbrella sarebbe stata decisa in quell’attimo, e tutto sarebbe stato nelle mani del destino: la sua vita, e quella dei suoi compagni.. -
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{ Valiinorê, Piazza }
skekDor | Vorel | Vite | Umbrella
La resa dei conti si svolse in pochi attimi che parvero durare un’eternità. Mentre il gelo siderale estingueva le fiamme e gli ultimi barlumi di speranza, gli eroi di Valiinorê si frapposero con anima e corpo, difendendo quella flebile luce da una bufera che presto avrebbe soffocato la fiaccola della resistenza. L’unica stella sorta in quella fosca notte stava sbiadendo gradualmente, consumata dallo sforzo estremo di Nidhogg. Alcuni dei presenti furono annientati dal terrore, riconoscendo infine la propria impotenza di fronte a quei poteri di magnitudine incomparabile.
« Come…? »
Ottar fu confuso dal discorso di Vorel. Laddove la concitazione della battaglia aveva raggiunto il suo apice, il tritone aveva proferito parole di affidamento, di gratitudine e di onore. Il lascito del tridente non necessitava di ulteriori spiegazioni, era chiaro che quegli istanti sarebbero stati gli ultimi per il Simic.
« Lo custodirò in attesa del tuo ritorno, anche a costo di restituirtelo nel Valhalla. È stato un onore anche per me, Vorel del Clade del Carapace. »
Accettando la custodia dell’arma, il guerriero proferì il suo addio, a cui Hildisvíni fece eco con un grugnito sommesso. Davanti ai loro occhi il mutaforma sublimò per l’ultima volta, restituendo le proprie spoglie alla terra. Poco prima della sua riemersione sotto forma di wyrm, le copie illusorie di Wilhelm attraversarono i presenti lasciandoli indenni… tutti meno che uno.
Fu allora che la mole della creatura sotterranea investì Daurgothoth e contemporaneamente la mannaia del Folle tranciò di netto delle zampe. Il dracolich si rivoltò sul fianco - incapace di zavorrarsi col corpo in disfacimento - mentre Wilhelm ruzzolò oltre la sua vittima, fiaccato dalle troppe ferite ricevute. Il Respiro del Cocito perse mordente, sviato verso il cielo funereo. Gli arti recisi dal Re Lich si sbriciolarono in finissima polvere argentea. Le fiamme dei draghi - corroborate dagli alleati - guadagnarono terreno… e infine l’avatar di Sleipnir si puntellò sulla spada per sopperire all’amputazione.
Il bersaglio della follia omicida di Wilhelm era stato Revair. Gli ingenti danni subiti resero instabile la sua trasformazione, come testimoniato dalle scariche d’energia arcana disperse dal centauro mutilato, ormai incapace di mantenere la propria forma totemica. Mentre il colosso era sul punto di cedere sotto il suo stesso peso, un guerriero si gettò alla carica in groppa al proprio cinghiale da guerra.
« Per Vorel! »
Ottar caricò il Folle impugnando il tridente del compagno caduto. Torcendo il corpo in uno sforzo sovraumano, conficcò le tre punte dello Slaughterhorn nel torace di Wilhelm. Il Lich ebbe un sussulto, poi si accasciò sull’arma che lo aveva impalato. La mannaia cadde al suolo e i suoi occhi fatui si spensero, lasciando vuote le orbite del teschio e riportando il redivivo alla sua forma originaria di salma inerte.
Il riecheggio dell’urlo battagliero raggiunse sia Umbrella che Vite e fu abbastanza vigoroso da farli rinsavire dalla spirale di terrore in cui erano scivolati. La vivida immagine dell’estremo sacrifico riscosse anche Revair dal torpore del decadimento, permettendo al capoclan di ritrovare la risolutezza necessaria per un’ultima cavalcata.
Le leggende Uthgardt narravano che Sleipnir avesse otto zampe, perciò Revair affidò il suo destino alla convinzione che il cavallo di Óðinn avrebbe guidato i suoi passi reggendosi sugli zoccoli restanti, per quanto fossero preclusi alla vista di chiunque. Si trattava di una convinzione ingenua, un pensiero illusorio, un vero e proprio salto nel vuoto.
Ma d’altronde come avrebbe potuto
chiedere un miracolo al proprio dio
senza compiere un atto di fede?
« Per Valiinorê! »
Il fulmine argenteo saettò verso il fronte incandescente. Galoppando sulle lingue di fuoco come se stesse attraversando il mitologico Regno delle Fiamme, il più rapido fra i destrieri superò la Morte e gonfiò le vampate con l’immane spostamento d’aria conseguente, fornendo al muro ardente l’ultima spinta necessaria per prevalere sull’afflato del dracolich. Contro i Re Lich irruppe l’esplosione di una folgore accecante, speculare a quella che aveva sancito la discesa del Cavallo d’Argento all’inizio di quella notte.
Quel bagliore dissipò dal campo di battaglia gli ultimi strascichi di fuoco e brina.
Nidhogg serrò le fauci e crollò inerme al fianco di Tiamat, a sua volta stremata. Il piccolo drago era felice di poter trascorrere i suoi ultimi momenti tanto vicino a sua madre quanto lo era stato nei primi. La dragonessa poggiò il muso sul suo cucciolo in fin di vita, incurante di star scomparendo a propria volta. I due draghi morirono accoccolati, tentando invano di scaldarsi le membra mentre il cupo mietitore reclamava la loro esistenza come compenso per aver respinto il soffio di Daurgothoth.
Forse quell’ulteriore sacrificio non si sarebbe reso necessario se altri avessero contribuito maggiormente alla resistenza congiunta… ma dopotutto col senno di poi non si vincevano le guerre. E nella piazza sventrata della cittadina la guerra doveva ancora terminare.
La stella di Valiinorê si estinse e precipitò, ormai ridotta ad un globulo opaco. La pungente notte invernale tornò a ottenebrare i vicoli del borgo alpestre. L’aura di Sleipnir era scomparsa e al suo posto era rimasto il malridotto capoclan, riverso al suolo e lontano dai suoi alleati. Nel buio restavano tre Sovrani della Morte, sbalestrati dal precedente impatto ma ancora in piedi.
« Dubhenn haern am glâdeal, morc'h am fhean aiesin. »
Una lama lucente dilaniò le tenebre, impugnata dall’uomo che ne aveva scandito la formula antica. Marcus Smith scattò attraverso le macerie, guidando l’ultimo assalto e rischiarando la via che li avrebbe condotti a frantumare il velo della notte che soffocava il Settentrione.
« Per il Nord! »
In quella valle assediata dalla disperazione
la speranza sarebbe stata l’ultima a perire.
{ ??? }
Vorel
Scivolando nell’oblio i suoni si fecero ovattati. Il vuoto del trapasso era avvolgente e permeava l’anima. Senza poter conoscere l’esito della battaglia né la destinazione ultima verso cui stava sprofondando, Vorel si addentrò nel baratro della fine, rinfrancato quantomeno dalla consapevolezza di essersi lasciato alle spalle gli orrori del mondo terreno.
Fu allora che comparve la proverbiale luce in fondo al tunnel.
Tuttavia non si trattava di un fulgore paradisiaco e consolatorio. Il bagliore era sinistro e inquietante, ben peggiore della galleria tetra che lo precedeva. Per quanta repulsione instillasse, era impossibile rifuggirlo: tutto il creato era destinato a confluire al suo interno. Mentre precipitava inesorabilmente nell’abiezione ultraterrena, lo spirito del Simic riuscì a scorgere una sagoma proiettata dentro di essa, come in un teatro d’ombre animate: un vecchio canuto e cieco, le cui bende sugli occhi iniziarono ad allentarsi.
Quando l’ultimo frammento di coscienza incrociò lo sguardo celato dalle fasciature, un’orribile verità distorse gli impulsi sinaptici del cervello morente del tritone. La sua mente si sgretolò al cospetto di ciò che aveva intuito tra i rantoli del decesso. Forse avrebbe voluto chiudere gli occhi per smettere di guardare, ma non aveva più delle palpebre da serrare. Magari avrebbe preferito avvertire i suoi compagni tanto distanti, ma non possedeva più una bocca con cui urlare. Probabilmente avrebbe invocato la cessazione di quel sogno aberrante, ma il vuoto sarebbe rimasto in silenzio, presagendo un avvenire ben più turpe di quello prospettato dall’egemonia dei Lich.
Il vero incubo doveva ancora cominciare.SPOILER (clicca per visualizzare)@skekDor, Umbrella, Vite: Potete tentare di dare il colpo di grazia ai tre Re Lich rimanenti (Eleodora, Johan e Nargil). Siete liberi di scegliere il vostro bersaglio e di coordinarvi come preferite, basta che non siate autoconclusivi.
@Vorel: Puoi trarre le tue ultime conclusioni dall’esperienza di pre-morte.
La scadenza è fissata a Mercoledì 3 Ottobre.. -
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VOREL ¤ OF THE HULL CLADE ¤ ¤ ¤ SIMIC COMBINE Vorel non era un saggio, nè un dotto. E ciò è parso pur sempre evidente, senza eccezioni. La sua estrazione può dirsi delle più misere e bieche, persa in un passato alquanto recente ma, invero, lontano più d'ogni altro. Egli era un barbaro. Un razziatore. Un villano. Per certi versi lo è ancora -o meglio, lo era. L'indole guerriera mai s'è placata in lui, lasciando spazio ad un animo indomabile e fiero. Quali che fossero le sue aspirazioni, i suoi scopi ed i rispettivi vincoli, Vorel non poteva sottrarsi alla propria natura. Ed a quella natura, quella stessa che sapeva incarnare per dote, fu anzi chiamato al tempo: si evolse senza dimenticare chi era, guadagnò un intelletto che già possedeva ma mai aveva sfruttato. Eppure, in tutto, egli rimaneva un giovane dinamico ed irrefrenabile. Poteva dirsi energia, azione, divenire. E niente e nessuno lo fermavano dal realizzare quei pensieri diretti ed autentici cui giurava se stesso. Così Vorel attraversò meraviglie riempendosene gli occhi. Così Vorel percepì la turpitudine avanzare e vi si stagliò contro. Così Vorel oltrepassò il limite inviolabile cui s'era votato, saggiando di persona cosa significasse morire.
Ne fu inizialmente grato. Il freddo pungente aveva smesso di danzare sulle sue carni, privo di quello stimolo tagliente che sempre lo sospingeva contro ogni ostacolo. Gli echi della battaglia s'erano spenti, zittiti da un silenzio che aveva del miracoloso -una quiete che leniva l'anima e le permetteva ristoro. La fatica aveva abbandonato le membra provate, ciononostante nessun vigore scorreva in esse come a monito d'una funzione perduta a cui più nulla sarebbe valso.
Era solo. Nel vuoto.
Con un filo d'amarezza s'accorse d'esserlo sempre stato. Nessuno s'era mai dimostrato capace di coglierlo nel buio che covava in profondità. Nè Vorel lo aveva permesso, troppo attivo e cangiante per soffermarsi a ragionar di sè. A quell'ultimo, definitivo confronto pur tuttavia non avrebbe avuto alternative, giacchè da soli si muore e da soli si affronta l'oltre del proprio io.
Era solo. Ed il vuoto non gli fece compagnia.
Chissà quanto ancora avrebbe potuto apprendere. Chissà dove sarebbe finito, assecondando i suoi istinti. Era cambiato molto -moltissimo- ma in cuor suo non gli sembrava d'essersi mosso mai. Poteva riconoscersi senza incertezza in ogni gesto compiuto, in ogni parola ed in ciascuna emozione. Era Vorel, al di là d'ogni dubbio, eppure era ancora l'umano di nascita nel quale era cresciuto: mai sarebbe riuscito ad abbandonarlo, al di là di ogni artificio. La metamorfosi ne aveva soltanto affinato i talenti, donandogli uno scopo differente nonchè gli strumenti per perseguirlo nel pieno rispetto di un credo. Era rinato, ma non era morto. Ciò ch'era prima non poteva morire. Nè è morto oggi.
L'invito di un bagliore si fece pressante. Poteva sembrare un'uscita -o forse chiamava ad una nuova rinascita. Vorel si mostrò titubante, quanto mai era stato. Qualcosa in lui gli sussurrava di non cedere, di fermarsi lì. Nel vuoto. In pace.
Ma era solo. E la luce non ammetteva repliche.
Ne afferrò le carni mancanti, trasse a sè lo spirito in subbuglio. Lo ghermì, strappandolo ad ogni pensiero. Gli impresse un'angoscia senza pari, trascinandolo nell'orrore per offrirgli una verità già evidente. Vorel era inerme, qualcosa s'era spezzato. La foga e la battaglia erano rimaste tra i vivi, cedute ad altri con un passaggio di consegne a suo modo solenne.
Vorel era solo. Sconfitto.
S'abbandonò. La consapevolezza di quanto avea da venire s'erse di pari passo con lo smettersi di bende note e sospette, ma queste lo rivoltarono senza ottenere risposta. Nell'abisso in cui era precipitato egli non avrebbe reagito, neppure all'apprendere per certo del destino d'ognuno. Per quanto l'incubo avesse terreno fertile nella solitudine, la solitudine stessa ed i suoi recessi offrivano il nulla che avrebbe estinto ogn'altra cosa. E così, scisso, Vorel s'isolò ad un'assenza assoluta.PASSIVE SKILLS BIOSHIFT METAMORFOSI SCENICA SIMIC CHARM METAMORFOSI CONGIUNTA SYNCOPATE MINDFUCK-ALERT (AUSPEX) EQUIPMENT GRISTLEBACK ARMATURA (ATTREZZATURA) SLAUGHTERHORN TRIDENTE (ARTEFATTO) ENERGY 0% CONDITIONS ??? . -
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Accovacciato e impaurito. Sarebbe stata quella posizione fetale l’ultima che avresti adottato prima di morire?
Non aspettavi altro che la mannaia calasse su di te con forza. Probabilmente ti avrebbe tranciato a metà.
Eppure non arrivò nessuna brutale offensiva sulla tua pelle ma solo la consapevolezza che ti eri sbagliato.
"Cosa è successo?"
Con fatica provasti ad alzarti dalle macerie su cui ti eri adagiato, solo per vedere bene cosa fosse successo mentre tu ti eri ritirato a piangere.
Un grosso verme era comparso alle spalle dei nemici, Vorel era apparentemente scomparso e la mannaia del lich aveva effettivamente tagliato qualcuno: Revair.
Il colpo, per quanto grave, sembrava averlo ferito in malo modo ma non in maniera letale, dato che annunciò una nuova carica contro i loro nemici.
Vederlo cavalcare carico di fierezza, di speranza e coraggio, animò perfino la tua mente tormentata dagli orrori visti in quella notte.
Subito avresti voluto estrarre l’indistruttibile per unirti a lui, ma non potevi far altro che tirare fuori tutto il tuo coraggio e sperare che il Nord avesse ancora qualche speranza di salvarsi.
"Se mi fermo ora sarò per sempre un codardo che si porterà sulle spalle la consapevolezza di aver lasciato morire molte persone. Forse vale la pena combattere, contro le probabilità e contro queste creature della notte. Così avrebbero voluto i miei genitori ..."
Con un balzo saltasti la prima roccia che ti trovasti davanti e, decisamente con molta più fiducia, ti avvicinasti ai tuoi nemici.
Da quando eri sceso sul campo di battaglia non avevi fatto altro che combattere con Johan e quindi sarebbe stato proprio lui il bersaglio del tuo attacco.
Non sapevi a cosa pensare mentre ti avvicinavi a lui.
Forse a quanto era stato stupido partecipare a quella guerra senza una completa conoscenza dei bastoni che potevi evocare? Una scarsa preparazione fisica e mentale?
Sicuramente eppure avevi voluto combattere, senza doppi fini o possibilità di guadagni.
Passo dopo passo eri riuscito ad avvicinarti a Johan, ancora distratto da tutta la serie degli eventi che erano successi dopo l’attacco di Willhelm.
Bella tua mano apparve un bastone irto di punte, otto delle quali si staccarono per andare a dirigersi verso la testa del guerriero.
Non ti importava come sarebbe andata a finire ma speravi che facessero il loro sporco lavoro.SPOILER (clicca per visualizzare)Vite Van Dukge
Stato Fisico: Gola irritata, Molto stanco
Stato Mentale: Leggermente fiducioso
Mana: 30 %
Passive:L’indistruttibile:
Un semplice bastone, ad una prima occhiata, lungo un metro e venti coperto in più punti da lunghe fasce rosso ruggine. Il colore del legno è grigio cenere e per quanto esile, il suo punto di forza sta proprio nell’essere duro come il più puro dei metalli. Una mazzata da parte sua sicuramente si ricorda per un bel po’.
- (Arma bianca; Duro come metallo)
Patto degli Antichi Alberi:
Legame sviluppato con gli Alberi Antichi al fine di poter evocare in qualsiasi momento i bastoni che avevano da offrirgli. Per poter siglare il patto ho dovuto cedere il suo occhio destro e giurare sulla sua vita di non venire mai meno agli accordi imposti.
- (Passiva Only gdr)
Asso nei bastoni:
Vite è a tutti gli effetti un provetto guerriero nell’uso dei bastoni. Grazie a questa abilità riesce perfino a impugnare le sue armi con le dita dei piedi, menando colpi come se gli impugnasse direttamente nella mano buona. Questa sua bravura gli è stata trasmessa dal patto con gli Antichi Alberi che, vedendolo degno, gli hanno anche insegnato come evocare le sue armi con agilità fulminante.
- (Maestria nell’uso dei bastoni da combattimento; Insta-casting)
Lo Spinoso:
Non tutte le foreste sono "sicure", vi è sempre qualche pericolo in agguato pronto a spezzare ossa e rami. Questo particolare bastone si è evoluto proprio per contrastare questo problema. Un bastone ricoperto di spine acuminate apparirà sul campo di battaglia, che Vite userà subito per attaccare l'avversario. Le spine, lunghe trenta centimetri ognuna, verranno rilasciate nell'aria in base al consumo di mana e andranno a colpire bersagli multipli e lontani.
- Consumo: Variabile (Basso/4 - 5m, Medio/6 - 7m, Alto/8 - 10m, Critico/10 - 15m). -
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Sarebbe stata quella la sua fine? In quei pochi secondi, fu quello il suo unico pensiero. La sensazione era quella di essere stato messo alla gogna ma senza la pubblica umiliazione lasciando cosi solo lui e l’inesorabile lama che gli avrebbe mozzato la testa per mano del più terrificante dei boia.
Non voleva che finisse così.
Mantenne gli occhi aperti, strinse ancor di più la presa sull’elsa mentre fissa il fondo interno dell’ombrello, certo che si sarebbe squarciato come carta prima che la mannaia l’avesse colpito.
Il mortale coltello impugnato dal Lich difronte a lui si riverso come se fosse il giudizio divino su Umbrella, pronto a mietere la sua vita. L’apertura dell’ombrello gli permise solo di vedere l’inizio della rapida discesa della lama, ma quando il colpo arrivò la lama oltrepassò la protezione ma senza squarciarla, finendo per compenetrarsi con quest’ultimo e fermandosi pochi attimi prima di raggiungere la sua carne, poi la figura di Wilhelm scomparve come trasportata via dalle gelide brezze di quelle terre. Un brivido di terrore gli percorse l’intero corpo, non capendo all’instante ciò che gli era accaduto, poi rimembrò le parole dello Skekis:"SONO DEI FALSI! UNO SOLO È QUELLO VERO!" e a quel punto la consapevolezza; forse la sorte, o forse la grazia di un dio a lui sconosciuto, ma il bacio della morte quella notte non toccò a lui, o almeno per il momento.
Presa consapevolezza si girò chiudendo l’ombrello e abbassando la difesa mentre lo sguardo preoccupato e sconvolto cercava fra i compagni a chi fosse toccata la fatidica sorte. Il cavaliere d’argento che insieme a lui aveva affrontato il dragolich, ora si ritrovava con le gambe mozzate e nello stesso instante il suo sguardo fu catturato da ciò che succedeva al gruppo dei comandanti lich: un wurm travolse i capi dell’armata dei non morti riuscendo cosi a dare il colpo fatale ad alcuni di loro per poi perire a sua volta. Tutto ciò lo sconvolse, quella battaglia, il compagno ferito, l’aver visto la morte in faccia: provava un misto di rabbia e disperazione. Lo sguardo ceruleo rimase un attimo immobile e spalancato difronte a quell’orrore e a quella sensazione contrastante. Poi una voce di speranza si innalzò fra il caos della battaglia. Quel grido di battaglia lo fece riprendere da quello stato di confusione, e come fu annunciata la carica, esplose.
“Ahaaaaaaaaaaaaa!”
sembrava fuori di se, urlò al celo in un grido di rabbia furiosa. Quella guerra lo stava cambiando, aveva affrontato un numero di battaglie tanto grande che nemmeno si ricordava quante fossero, aveva ucciso e salvato in passato per i suoi ideali ma qualunque fosse la situazione era sempre riuscito a mantenere una fredda e metodica calma… e probabilmente fu anche per quello che esplose in quel momento di disperazione.
Tutto fremeva in lui, e insieme hai compagni scatto in una corsa furiosa alla velocità massima che il suo corpo gli permetteva verso i loro nemici. Carico di rabbia e una lucidità sempre più vacillante impugno l’ombrello con entrambe le mani difronte a sé che in pochi secondi iniziò a roteare trasformando quell’arma appuntita in una trivella dalla velocità impressionante fendendo l’aria al suo passaggio. Come vide Nargil, colui che aveva guidato il drago nel loro scontro aereo, decise che sarebbe stato quello il suo obbiettivo. Come lo sguardo si posò sul non-morto, non pensò alle conseguenze, agì e basta.
Raggiunto il lich, senza rallentare la corsa il corpo si sarebbe contorto in uno sforzo immane cosi da imprimere tutta la sua rabbia all’interno di quel colpo intento a infilzare la carne putrefatta del nemico. La mano sinistra impugnava saldamente il manico rotante, mentre il palmo della mano destra imprimeva forza sul fondo dell’elsa aiutato da tutto il peso del suo corpo intanto che la punta e le otto costole affilate dell’ombrello indistinguibili tra loro per l’enorme velocità di rotazione cercavano di tranciarne la carne putrefatta. Lo sguardo pazzo e carico di rabbia che sarebbe mutato in un sadico sorriso se il colpo fosse andato a segno quando con un rapido gesto quasi impercettibile per il caos della situazione la mano si sarebbe spostata di pochi centimetri per andare a premere un piccolo tasto indistinguibile sull’elsa: l’ombrello di metallo mantenendo la sua forza rotante si sarebbe aperto di scatto con l’intento cosi di aggravare il danno inferto al suo avversario.
Non sarebbe morto li per mano di quelle bestie infernali, non si sarebbe mai arreso difronte a tanto dolore, avrebbe potuto piangere, impazzire, combattere, ma anche a costo di dare tutto se stesso, non si sarebbe Mai arreso..