Oro e Sangue

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    MOMIR
    MOMIR VIG ¤ SIMIC VISIONARY
    SIMIC¤ ¤ ¤100%
    Com'è che dice il detto? Insistere paga? O forse perseverare è diabolico? Quale che sia dei succitati (o di altri ch'egli non può dire di conoscere) Momir Vig non si perde punto in simili, futili pensieri di morale e -senza nascondere minimamente il proprio effettivo stupore quando il mago accoglie con pieno assenso la sua idea- si occupa invece di pianificare la propria fuga: tra gli elementi a loro disposizione non c'è infatti molto di concreto da poter far fruttare (e, a dirla tutta, ben poco conoscono al riguardo del villaggio se non quanto osservato senza attenzione prima di prender posto al banchetto che li ha truffati tutti) ciononostante... la conclusione a cui il vedalken giunge è la ben magra consolazione che abbandonare il villaggio da solo non lo aiuterà a sopravvivere per le lande ostili dell'Ovest (non di sicuro considerando qual è la vociferata accoglienza offerta da menti chiuse ed animate da sentimenti ostili), perciò volente o nolente gli converrà trattenersi con il gruppo ed attendere situazioni migliori (con l'eventualità sempre attuale che, se dovessero finire dalla padella alla brace, nessuno dei presenti vale un singolo sputo più della sua stessa vita, da cui la prospettiva di tradire ogni principio pur di non cadere di nuovo vittima di rapitori ed aguzzini).

    Nel mentre, allora, rombi e vociare rimbalzano dagli esterni ignoti sin all'interno dello stanzone in cui i prigionieri tuttora stazionano, anticipando di poco il ritorno dell'avanguardia e delle notizie che quella reca... ma che non condivide, segnando un curioso (e notevole) precedente nel momento in cui l'uomo-gatto decide d'ignorare visibilmente Zakar per dedicarsi invece alle istruzioni da impartire alla folla. Il fatto è, banalmente, che allo scienziato non è sfuggita la nota polemica sollevata dallo stesso Sadwrn alla proposta d'incendiare il villaggio per vendetta per garantirsi una copertura durante la fuga e così -forse per motivi d'astio nei confronti del loro bizzarro cicerone, reo d'aver avallato il suggerimento del biomante- nè caschetto moro nè il verdognolo si vedono rivolgere la parola, di fatto costretti a perseverare nell'ignoranza di quanto accade oltre le mura che dovranno comunque oltrepassare.

    Poco male: l'unico cruccio di Momir Vig è quello d'andarsene dalla prigionia forzata ed in quest'ottica egli accoglierà ben volentieri la strategia di disporsi in coppie ed ordinatamente evacuare la zona (per quanto c'è da ammettere che gli tocchi attendere non poco, giacchè la precedenza è garantita a donne e bambini, senza alcun rispetto per i vecchi come lui com'è anzi ritenuto dagli altri per via del suo aspetto macilento e deperito). E così, senza opporre alcuna resistenza -ma solamente fermandosi a recuperare i propri effetti dall'anticamera nella quale egli nota essere stati ammassati (e li nota con immediatezza, quasi essi fossero propri organi con i quali intrattiene un legame sovrannaturale ed imprescindibile)- anche lo scorbutico e fragilissimo vedalken s'avvia verso l'esterno (e si spera la conclusione) della brutta avventura odierna: dovesse esprimersi spergiurerebbe che, considerata la malasorte imperante su Endlos, l'attuale contingenza è ben lungi dal dirsi completa ma... beh, ecco, per non portare sfiga si limiterà a masticare questi pensieri senza farli uscire di bocca, col rischio poi che si concretizzino e l'odio di tutti gli si riversi contro.
    PASSIVE SKILLS
    BIOMANTIC MASTERYCOMPETENZE BIOLOGICHE
    EQUIPMENT
    CLOUDSTONE CURIOARMATURA PARZIALE (ARTEFATTO)
    BIOPLASMCOMPONENTI (ATTREZZATURA)
    ◼◼SIMIC GROWTH CHAMBERINESAURIBILITA'◼◼
    RIOT GEARINDISTRUTTIBILITA'
    SHIELDING PLAXMINDFUCK-ALERT (AUSPEX)
    PITHING NEEDLEFERRI CHIRURGICI (ATTREZZATURA)
    SIMIC KEYRUNEPUGNALE (ARTEFATTO)
     
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  2. Clan Shan Yan
     
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    Con molta cautela il gruppo di avanguardia aprì la prima porta che li separava dal mondo esterno. Per loro grande sorpresa non trovarono nessuno ad attenderli nella stanza adiacente. Non una guardia, non una sentinella, ma solo i loro effetti personali lasciati incustoditi. Evidentemente non credevano possibile che un gruppo di viandanti, indeboliti dal potente sonnifero, riuscisse a venir fuori da quelle gabbie di natura mistica. Ed in effetti senza Zakar dalla loro sarebbero ancora lì dentro a cercare un modo per venirne fuori.

    In ogni caso avevano un’altra porta da aprire e questa sembrava molto più ostica della precedente. Ma il samurai, recuperata la sua katana, con tre colpi precisi riuscì a rendere vano anche quell’impedimento. Erano finalmente liberi, o quasi. Non gli restava che cercare un modo per lasciare il villaggio senza essere scoperti.
    Spiando al di là di quell’uscio si ritrovarono davanti uno scenario decisamente inaspettato. Il villaggio era già in fiamme e i suoi abitanti correvano via disperati tra urla e lamenti. Suoni grotteschi rimbombavano come tuoni sempre più frequentemente.

    Forse non avrebbero avuto bisogno di un diversivo, ma le circostanze avevano comunque un che di molto sinistro e non dovevano abbassare la guardia. La loro priorità era quella di portare i prigionieri in salvo. Così, una volta tornati nella stanza che ospitava le gabbie, non restava loro che pianificare una via di fuga.

    -Bene, ragazzi: novità?

    Fu il Worren per primo a prendere in mano la situazione.

    « Amici miei, disponetevi ordinatamente in coppie, e tenetevi per mano, affinché non vi perdiate l'un l'altro. Precedenza a donne e bambini, e che ogni bambino sia accompagnato da un adulto. Fuori da qui, dirigetevi nella direzione opposta al villaggio, e per favore, non fatevi prendere dal panico. »

    Dopodiché Rohkeus si intromise.

    “Henki e Tuhka si disporranno in testa alla colonna e faranno strada. Io starò in coda e mi assicurerò che nessuno rimanga indietro.”

    E che nessuno ci segua, avrebbe voluto aggiungere, ma preferí non turbare ulteriormente i prigionieri già provati da quella situazione.

    Henki, in caso di pericolo non esitare ad usare il tuo Yèzishu.

    Con un cenno di assenso gli altri due Shan Yan si disposero in testa al gruppo di prigionieri, pronti a fare da strada in direzione opposta al villaggio, al fuoco e ai rumori inquietanti.

    Rohkeus, prima di seguire il resto del gruppo, scambiò le ultime parole col Worren, che aveva deciso di correre in soccorso degli abitanti del villaggio, vittime anche loro di una forza diabolica che li aveva evidentemente costretti a trasformarsi in rapitori e carcerieri.

    « Ora, so che ci siamo appena conosciuti, ma se ve ne state andando ora, vorrei quantomeno incontrarvi un'altra volta. Fra un mese, a Shiju, se non è un problema. »

    “Le nostre strade si separano qua, devo assicurarmi che riescano a scappare incolumi da questo inferno. Ma, va bene, tra un mese a Shiju… noi ci saremo.”

    Detto questo lo Shùgàn si congedò dal compagno di prigionia con la promessa di rincontrarsi a distanza di un mese e prese posto in coda alla colonna di prigionieri.



    CITAZIONE
    Condizioni fisiche: Mal di testa e spossatezza
    Energie: 100%

    Famigli:
    Henki (Supporter)
    Henki è uno Yèzi. È quello che di più ha assorbito gli insegnamenti degli Amhunnasses. Di natura estremamente pacifica cerca di evitare la violenza ad ogni costo. Suo malgrado è disposto a scendere in battaglia, o più che altro a dare il suo contributo, solo ed esclusivamente su ordine di Rohkeus. Ha una spiccata sensibilità, è un instancabile ottimista e cerca di guardare il lato positivo di ogni cosa. È alto all’incirca un metro e quaranta, ha la pelle dalle tonalità verdazzurrine ed è solito indossare abiti di foggia orientale. Come Rohkeus ha un grande occhio dorato al centro del viso, ma a differenza sua ha un solo corno al centro della fronte. È uno dei tre fratelli di sangue di Rohkeus e lo segue fin da bambino. Lui e gli altri tre sono cresciuti insieme e sono legati da una profonda amicizia.
    Tuhka (Supporter)
    Tuhka è una Yadon. Introversa e silenziosa non discute mai gli ordini e i comandi di Rohkeus, ma non nasconde il suo disappunto in caso di scelte estremamente stupide o illogiche. Animata da una mente pragmatica e fortemente analitica si è spesso dimostrata in grado di ragionare in modo freddo e distaccato anche in situazioni molto difficili. È tecnicamente in grado di parlare, ma è solita comunicare esclusivamente con i propri fratelli di sangue utilizzando il canale telepatico che condividono. 
Non è chiara la sua reazione di fronte alla scelta di abbandonare le aspre vette in cui lei e gli altri hanno dimorato per tutta la vita. È di qualche anno più grande dei suoi fratelli di sangue e come Henki non supera il metro e quaranta. Fisicamente non somiglia molto agli altri membri del piccolo gruppo Shan Yan. Non ha corna, ma ha la pelle grigia e liscissima ed un insolito -e stupendo- occhio rosso fuoco al centro del viso. È solita vestire gli abiti tradizionali della casta Yadon in varie tonalità di grigio.

    Abilità Passive:
    Fratelli Di Sangue ~ Legame inscindibile
    I fratelli di sangue sono una rappresentazione in piccola scala della società Shan Yan. In un periodo in cui il popolo ha raggiunto dei numeri così esigui sono anche un’occorrenza assai rara, ma questo legame che unisce il quartetto di ciclopi va ben oltre le convezioni sociali o le semplici tradizioni. Tra i quattro si forma un legame molto profondo che conferisce loro delle doti particolari. A seguito di questo legame Rohkeus -come leader del nucleo- ha acquisito l'abilità di comunicare telepaticamente con i suoi fratelli.

    (Passiva di telepatia: 5 punti)
     
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    Impeto e tempesta

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    ORO E SANGUE

    ohy5Xvh

    "L’uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli."

    (Confucio).


    tNBRqhx

    Villaggio di Màoyì, Qídằo.
    Presidio Occidentale, Endlos.

    « Credo resterò qui ancora un po'. » accennò il Worren agli altri « C'è anche la loro evacuazione di cui prendersi cura. Il fatto che ci abbiano mandati a morte non significa che io debba fare lo stesso con loro. »
    Cercò Nobunaga con lo sguardo e, dopo aver fissato un appuntamento -a cui il Ronin si limitò ad annuire in silenzio- decise di lanciare una proposta che a molti sarebbe risultata inaspettata quanto poco razionale.
    « Nobunaga-san, ti ringrazio di tutto l'aiuto e delle informazioni che ci hai dato. Noi Worren te ne siamo riconoscenti.
    Stavo chiedendomi, però, se fossi disposto a darmi una mano con l'evacuazione dei nostri carcerieri. Sono già in una posizione difficile anche senza questo incendio e... beh, sono comunque nostri fratelli. Fratelli che non avrebbero mai commesso simili azioni se non fosse stato per questa nuova, sedicente imperatrice, mi auguro.
    »
    A quella domanda, concedendosi qualche attimo di riflessione e lasciando in parte intuire quali fossero le sue emozioni a riguardo -lui che da una vita era abituato ad abbattere il nemico, senza esitazione-, il Ronin decise di non rispondere subito. Guardò gli altri, tutti, ed ovviamente trovò sui loro volti espressioni furenti e contrariate. Non poteva biasimare nessuno dei presenti, però; era infatti parte della natura umana detestare chi provocava dolore, a prescindere dalle motivazioni. Da un lato, poteva perfino essere un bene: preservava le vittime dalla morte, dal ripetere determinati errori o da ossessioni destabilizzanti e pericolose, sintomo di menti deboli spinte oltre la massima sopportazione.
    Eppure... nessuno di loro era degno di giudicare. In pochi in quel presidio potevano ritenersi davvero vittime e fin troppi erano carnefici a piede libero: chi per diretta crudeltà, chi per crimini indiretti... fino ai banalissimi ignavi, che più di chiunque non credevano di essere nel torto. Gli dei stessi avevano scelto di punirli in massa e se esisteva un modo per porre fine a tutto -almeno, così riteneva Nobunaga- quello doveva avvenire attraverso l'umiltà e la sofferenza. Il Worren gli aveva mostrato una via impervia e sconveniente... ma forse l'unica realmente giusta.
    -E sia.
    Ponendo una mano sull'elsa della katana rinfoderata, il Ronin si dispose al fianco del Worren, così da assecondare quel bizzarro desiderio.
    Gli altri sarebbero andati via, giudati da chi era più esperto.

    tNBRqhx

    POV: Nobunaga, Sadwrn.

    Mentre il vento soffiava con rabbia, diffondendo le lingue infuocate in ogni dove, corpi umani ardevano al suolo -emanando odore di sangue e carne bruciata- ed il cielo piangeva lacrime di fiamma. Correndo fra numerosi ostacoli inceneriti, non si sarebbe rivelato complicato per i due stranieri intuire che per i più era ormai troppo tardi.

    Quando ormai le speranze di poter fare qualcosa per gli abitanti di quel villaggio vennero meno, l'urlo di una bambina li destò dal torpore, attirandoli come falene alla più vicina luce. Fra due case già carbonizzate, in parte crollate su fondamenta ormai deboli, una bambina di pochi anni -forse sei- piangeva sul corpo disteso di un uomo, travolto da una trave. Per quanto tragico apparisse -tuttavia- l'uomo disteso era ancora vivo, pur se con una gamba rotta.
    Legando l'arto del ferito ad un pezzo di legno rimasto intatto dalle fiamme con pezzi dei propri abiti, Nobunaga cercò di rimediare al danno come poteva, aiutandolo inoltre a sollevarsi e fungendogli da bastone per la fuga: il Worren avrebbe preso la piccola per mano, guidandola in quel labirinto di fuoco e fumo.

    Durante il tragitto verso la salvezza, l'adulto pianse più della bambina: non accennò una frase a riguardo, ma era probabile che li avesse in qualche modo riconosciuti come prigionieri dell'ultima sagra. La parola non era infatti strumento molto diffuso in quelle terre dove l'onore e la disciplina regnavano sovrane anche nei luoghi remoti, eppure in quelle lacrime salate Sadwrn e Nobunaga avrebbero trovato tutta la riconoscenza che nessuno aveva osato pronunciare.

    Furono altre le cose che disse.
    Ad esempio il suo nome -Goro Gurīn-, la sua professione di mercante e l'amore incondizionato per la figlioletta Asami, orfana di madre da molti anni. Una storia come le altre, piccoli gesti di un umano qualunque a cui era stata offerta una nuova occasione per vivere: quando furono ormai al sicuro, lontani dal villaggio, avrebbe offerto loro i suoi servigi e le sue merci senza chiedere nulla in cambio, e che se avessero avuto bisogno di lui, lo avrebbero dovuto cercare a nord-est, nel villaggio di Bosei, dove ancora viveva l'anziana madre.

    tNBRqhx

    POV: Zakar, Momir Vig, Clan Shan Yan.

    Fra le urla disperate di corpi in fiamme che correvano e poi si accasciavano, il gruppo di fuggitivi cercava una strada per il bosco vicino. L'aria era resa irrespirabile dal fumo, nonostante il vento, e la puzza di carne bruciata riempiva le narici dei vivi, generando conati di vomito ed espressioni di disgusto.

    Non era tuttavia il momento di mollare: percorrendo in fila ordinata un grottesco labirinto di ceppi arsi e corpi umani irriconoscibili, avanzarono di parecchi metri in linea d'aria, arrivando quasi all'uscita senza particolari difficoltà. Poi il cielo si scurì ancora, ed una presenza impossibile da non scorgere atterrò nella piazza principale, ormai alle loro spalle.

    Qualcuno urlò, molti si voltarono.
    L'enorme ombra che troneggiava su tutto il villaggio aveva la forma di un gigantesco drago nero: la pelle lucida emanava riflessi vermigli e ben cinque corna sul cranio gli facevano da imponente corona. Gli occhi d'oro brillavano alla luce delle fiamme, riflettendo il volto disperato di un grassoccio abitante. Tentò la fuga, ma le zanne della bestia lo raggiunsero in pochi attimi: affondando in denti affilatissimi nel ventre gonfio, lasciò che il sangue zampillasse allegramente, mentre numerosi "crack" accompagnavano la vista macabra. Poi lo lanciò in aria, afferrandolo nuovamente nelle fauci e spiccando il volo.

    -Oh, di nuovo lei ❤

    La voce di Zakar giunse in un attimo di silenzio.
    Se mai qualcuno si fosse voltato, del Mago non avrebbe trovato più nulla.
    Sparito, come se non fosse mai esistito.

    Eppure, anche quella stranezza non sarebbe parsa abbastanza importante per loro:
    la fuga e la salvezza di chi era ancora lì restava una priorità e nulla al mondo avrebbe dissuaso gli improvvisati eroi.
    Bastarono pochi passi, e poi via verso la foresta occidentale.
    Disperdendosi come insetti.

    Turno 9

    Molto bene: come avete potuto notare, questo turno è già la conclusione della quest -nonché sua chiusura.
    Ciò che vi chiedo di fare ora è un post di flashfoward (termine che indica un salto temporale nella narrazione: serve ad anticipare eventi che appartengono al seguito della storia) in cui dipingete i vostri pg che ormai son tornati alle proprie case, o nelle proprie città o in qualunque altro posto. Il tema principale del post riguarderà cosa è rimasto nel vostro pg di questa vicenda.
    Essendo infatti bg di presidio, la storia non è ovviamente conclusa (piuttosto vi ho appena introdotti a uno dei tanti problemi dell'ovest). Un piccolo episodio di scampato pericolo come quello vissuto vi ha comunque resi partecipi di alcune cose della trama globale. A questo punto, potete scegliere la strada da prendere a riguardo, che può essere fuggire in un altro presidio, decidere di volersi unire a Nobunaga ed ai suoi seguaci, agire per conto proprio in modo diverso o qualunque altra cosa. Potete perfino farvi scatenare turbe psichiche o strane ossessioni, la scelta è totalmente vostra: a me interessa capire cosa trae il pg dall'esperienza e dalle informazioni ottenute.

    A tal proposito, oltre alle reazioni dei vostri pg alla vicenda, ho inserito una meccanica di gioco che andrà avanti per tutte le quest o scene (della campagna di Presidio dell'Ovest da me gestita) in cui son coinvolti personaggi esterni a quelli dei giocatori: dipendentemente dalle vostre azioni e dalle vostre scelte, muteranno le condizioni di gioco volta per volta, e questo potrebbe far virare il percorso di gioco verso situazioni non previste e/o influire sulla difficoltà di partenza (o meno) delle quest future.
    A questo giro, avete ottenuto 2pt positivi che influiscono sull'opinione pubblica riguardo i non-umani. Il primo è stato ottenuto completando la missione senza morti fra i prigionieri, aiutando anche loro. Il secondo è dato dalla scelta di Kuma di aiutare i carcerieri, che ha salvato un png che non solo gli è ora grato, ma fungerà da divulgatore di idee tolleranti verso altre razze nel villaggio di Bosei. Si tratta infatti di un mercante: il suo lavoro implica un contatto con moltissima gente.

    Fun facts: il drago che vedono Zakar, Momir Vig ed il Clan Shan Yan è già apparso in una mia quest. Kuma ha avuto modo di vederlo, anche se lo ha fatto con un altro pg e in un'altra location 8)

    Detto ciò, vi ringrazio tutti per la pazienza, la disponibilità e l'impegno in un progetto a cui io tengo molto. So di essere un qm rompiballe e vi ringrazio per esser stati sempre corretti nei miei confronti.

    Scadenza: 19 Giugno, ore 23:59.

     
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    Sadwrn si guardò attorno, notando allarmato i corpi carbonizzati che crollavano sulla terra battuta ovunque egli si girasse. Quanti erano riusciti a scappare? Quanto agli altri, per molti di loro il Worren e il samurai erano arrivati oramai troppo tardi.
    Cercando fra lo screpitio delle fiamme, e coprendosi la bocca con la maglia per non respirarne il fumo, udì il pianto di una bambina venire dalle vicinanze di una casa – anzi, due, sotto le quali un uomo giaceva disteso, travolto da un crollo, ma ancora vivo.

    Nobunaga aiutò quest'ultimo a rialzarsi in piedi, fasciandone la gamba rotta con un pezzo del suo abito e una trave di legno miracolosamente rimasta intatta. Sadwrn, invece, guidò la bambina fuori pericolo, facendosi strada fra le esalazioni e fra le fiamme, zigzagando fra le macerie ardenti, e aprendosi varchi a colpi di zappa dove necessario.

    L'uomo pianse in silenzio per la maggior parte del tempo, e i due lo lasciarono fare pure senza dire una parola, perché entrambi erano coscienti che bisognava accettare che in questi casi egli doveva agire serenamente secondo la propria natura, senza interruzioni. Solo così la sua mente e le sue parole sarebbero state chiare, una volta giunto il momento di parlare.

    Goro Gurīn era il nome dell'uomo, mentre la bambina era sua figlia, e si chiamava Asami. Costui si presentò come un mercante, e per dimostrare la sua gratitudine offrì le sue merci e i suoi servizi ai due soccorritori. Sadwrn accettò, chiedendo un ricambio d'abiti da viaggio, poiché si era scordato di recuperare il suo fagotto dal carcere, ora anch'esso divorato dalle fiamme. Chissà se gli altri sono riusciti a mettersi in salvo, a proposito?
    Dopodiché, il Worren gli porse alcune domande di rito in merito a cosa fosse successo di preciso, se sapesse qualcosa in più di quanto dettogli da Zakar. Apprese infine di poter cercare Goro a Bosei, a nord-est, qualora avessero avuto bisogno di lui.
    Congedatosi dagli altri e una volta confermato anche per Nobunaga l'appuntamento a Shiju fra un mese, Sadwrn si rimise in viaggio verso sud, a passo svelto, perché all'improvviso c'era molto di più di cui dover parlare che un semplice raduno annuale.

    ---

    Feudi Meridionali, una settimana dopo.
    Presidio Occidentale, Endlos.


    Aveva proseguito il suo cammino con cautela, ben misurando i propri passi ogni qualvolta si fosse trovato di nuovo all'interno dei vari, piccoli villaggi che costellavano il territorio dell'Ovest, di rado decidendo di trascorrervi la notte -anche perché non possedeva molto denaro- e diffidando di sagre e banchetti sospetti, in cui comunque non incappò più. Evitò di fare troppe domande in merito a Palden Wang-Mu, poiché non sapeva quanti alleati essa avesse trovato fra gli autoctoni, e il rischio era di creare sospetto, confusione o, ancora peggio, ostilità fra quella gente riservata, e sempre più diffidente man mano che il loro interlocutore si collocava alle fasce più esterne rispetto alla loro società, fino ad essere considerato “straniero”. Il proprio uchi e il soto altrui, come si soleva chiamare.

    Sadwrn stesso non ne era mai stato immune. Solo una volta messo piede nel Worent, infatti, egli riuscì a lasciarsi finalmente andare, dopo gli eventi di Màoyì.
    Worent era tutto ciò che era abitato in prevalenza dai Worren. Un territorio fatto a macchie, sulla mappa del Presidio Occidentale, che negli anni passati si era sempre più ristretto a causa delle crescenti tensioni fra gli esseri umani e tutto ciò che per loro umano non era. Alcuni villaggi erano addirittura scomparsi, messi a ferro e fuoco dal fanatismo di troppo poco tempo fa.
    Ogni macchia non era che una fetta di quella piccola regione nella regione: tanti luoghi, spesso separati fra loro, ma un solo Worent. Era un territorio senza reali confini, poiché per i Worren c'erano solo terre in cui si abitava, che non si possedevano nel vero senso della parola. Così, chiunque poteva attraversarlo liberamente, a patto che non si procurassero problemi alla Terra o ai Worren stessi.

    Gli sciamani guardarono Sadwrn con una nota di trepidazione a malapena visibile sui volti altrimenti sereni. Fuori dalla tenda, si udivano le voci dei bambini chiedere ai genitori quando sarebbe giunto il raduno, e che tipi erano i Worren delle montagne, e se era vero che quelli delle foreste sembravano vecchi perfino da bambini. Alcune madri raccomandavano ai figli di scegliere una buona ragazza da prendere come moglie, al raduno annuale. Sadwrn stesso pianificava di fare lo stesso quell'anno, rifletté fra sé.

    « Fratelli nella Notte, il mio nome è Sadwrn, da Hokuga-yama, e sono stato inviato qui in rappresentanza del mio villaggio. Vi ringrazio per avermi accolto e prestato udienza. »
    Fece un piccolo inchino, come gli era stato suggerito di fare prima della partenza. Quando ricominciò a parlare, la voce di Sadwrn si tinse di gravezza, oltre alla solennità che già stava cercando di esibire.
    « In circostanze normali, avrei già esteso a voi l'invito a partecipare al consueto raduno che si terrà quest'anno presso il nostro villaggio, ma noto che molti di voi avete già lanciato delle occhiate incuriosite a questi miei abiti bruciacchiati. Amici miei, fratelli, prima di cominciare temo di dover portarvi delle notizie tutt'altro che gioiose. Vogliate quindi ascoltarmi attentamente, per favore... »

    SadwrnStato fisico: Abiti bruciacchiati, ma perfetto.
    Stato mentale: Inquieto.
    Energia: 95/100
    Passive: Auspex Psion, Auspex Illusorio, Conoscenza della Flora del Presidio Occidentale
    Equipaggiamento: Zappa (Arma Bianca)
     
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  5. Clan Shan Yan
     
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    Senza perdersi d’animo i due piccoli Shan Yan guidavano la colonna di prigionieri mentre, più indietro, il guerriero Shùgàn si preoccupava che nessuno rimanesse indietro o si allontanasse dagli altri. Era più sicuro rimanere insieme e farsi forza a vicenda per evitare di cadere nel panico. In una situazione del genere, mentre avanzavano tra corpi e ceppi divorati dalle fiamme e l’aria resa quasi irrespirabile dal fuoco stesso, era fondamentale mantenere la disciplina.

    Rohkeus teneva costantemente sotto controllo la fila di fuggitivi, assicurandosi che nessuno si allontanasse dai ranghi e voltandosi indietro, di tanto in tanto, per assicurarsi di non essere seguiti.

    E così, quando l’enorme figura oscura atterrò nella piazza principale, fu uno dei primi a voltarsi verso di lei. Senza bisogno di assistere alla macabra esecuzione del povero umano provò ad incitare i compagni fuggitivi.

    “Forza! Non mollate, ce l’abbiamo quasi fatta!”

    -Oh, di nuovo lei ❤

    Incuranti che il Mago non fosse più con loro i ciclopi e gli altri si diressero senza esitare verso la foresta, che in quel momento rappresentava la loro salvezza e il coronamento della tanto sofferta e disperata fuga.



    “E poi un drago enorme è atterrato nella piazza del villaggio…”

    “Basta cosí.”

    Rohkeus disse in tono secco e lapidario, scocciato di sentire per l’ennesima volta la storia della loro eroica fuga dal villaggio Màoyì. Chissà perché, ma ogni volta che Henki raccontava a Lampi, lo Shan Yan rimasto indietro durante quella loro prima escursione nel mondo degli umani, la storia si arricchiva di dettagli sempre più avvincenti. Il Beej, dal canto suo, era rimasto al sicuro nella grotta in cui lo avevano lasciato. A parte qualche innocua creatura del bosco non aveva avuto incontri di sorta, ma era anche stato abbastanza accorto da non attirare attenzioni. E sebbene i racconti di Henki si facessero sempre più entusiasmanti di versione in versione era contento di non esserne stato parte.

    In ogni caso, una volta al completo, il piccolo clan Shan Yan si era rimesso in cammino per mettere quanta più distanza possibile tra loro e il villaggio ormai distrutto. Nonostante l’esperienza spiacevole, i ciclopi, non senza un’iniziale discussione, avevano convenuto che in fondo non era colpa degli umani. Questi demoni, al servizio di Palden Wang-Mu, dovevano aver messo alle strette il villaggio che, per debolezza e codardia e non per un’intrinseca malvagità, aveva scelto di sacrificare le vite di innocenti viaggiatori per avere salva la propria o quella dei propri cari. E a conti fatti avevano già pagato duramente il prezzo delle loro azioni.

    Curiosamente, quello che più di tutti si era mosso in difesa degli umani era il ciclope che non aveva preso parte a quei terribili eventi e che più aveva mal digerito la decisione di abbandonare le vette natie per inoltrarsi nel poco conosciuto regno degli umani. Il suo animo gentile non poteva però che schierarsi a favore dei più deboli e delle vere vittime della vicenda. Anche Henki, che sebbene non fosse totalmente convinto di porsi in difesa dei suoi rapitori, non voleva però macchiarsi degli stessi errori già commessi dagli umani delle terre d’occidente. Tra i prigionieri, in fondo, c’erano soprattutto umani, molte donne e bambini e anche loro erano finiti vittime delle macchinazioni messe in moto dai misteriosi demoni.

    Tutte le varie discussioni e le opinioni non fecero altro che incanalare la rabbia del guerriero Shùgàn nei confronti di Palden Wang-Mu. Ma non era un desiderio di vendetta ad animarlo, tutt’altro. Quando aveva scelto di guidare il suo gruppo al di là delle loro montagne aveva scelto di andare oltre l’immobilismo che per decenni, forse secoli, aveva dominato la cultura del suo popolo. Per troppo tempo i Ciclopi della Montagna erano stati in disparte, confinati, di proposito, nel loro felice isolamento. Certo avevano avuto anche anni sereni, ma quel loro esilio li aveva costretti a subire inermi e con una certa ignoranza le conseguenze di quanto accadeva nel resto del Presidio di cui facevano bene o male parte. E così erano finiti vittime di aggressioni da parte di umani, non umani e demoni. E forse proprio queste ultime potevano essere una diretta, o indiretta, conseguenza dei piani della misteriosa Imperatrice.

    Era quindi il momento di farsi avanti e dare il proprio supporto a chi ne aveva bisogno, così come avevano guidato i prigionieri fuori dal villaggio senza preoccuparsi esclusivamente della propria incolumità.

    Su questo erano tutti d’accordo, e il primo passo verso questo obiettivo era come promesso raggiungere Shiju.



    CITAZIONE
    Condizioni fisiche: Mal di testa e spossatezza
    Energie: 100%

    Famigli:
    Henki (Supporter)
    Henki è uno Yèzi. È quello che di più ha assorbito gli insegnamenti degli Amhunnasses. Di natura estremamente pacifica cerca di evitare la violenza ad ogni costo. Suo malgrado è disposto a scendere in battaglia, o più che altro a dare il suo contributo, solo ed esclusivamente su ordine di Rohkeus. Ha una spiccata sensibilità, è un instancabile ottimista e cerca di guardare il lato positivo di ogni cosa. È alto all’incirca un metro e quaranta, ha la pelle dalle tonalità verdazzurrine ed è solito indossare abiti di foggia orientale. Come Rohkeus ha un grande occhio dorato al centro del viso, ma a differenza sua ha un solo corno al centro della fronte. È uno dei tre fratelli di sangue di Rohkeus e lo segue fin da bambino. Lui e gli altri tre sono cresciuti insieme e sono legati da una profonda amicizia.
    Tuhka (Supporter)
    Tuhka è una Yadon. Introversa e silenziosa non discute mai gli ordini e i comandi di Rohkeus, ma non nasconde il suo disappunto in caso di scelte estremamente stupide o illogiche. Animata da una mente pragmatica e fortemente analitica si è spesso dimostrata in grado di ragionare in modo freddo e distaccato anche in situazioni molto difficili. È tecnicamente in grado di parlare, ma è solita comunicare esclusivamente con i propri fratelli di sangue utilizzando il canale telepatico che condividono. 
Non è chiara la sua reazione di fronte alla scelta di abbandonare le aspre vette in cui lei e gli altri hanno dimorato per tutta la vita. È di qualche anno più grande dei suoi fratelli di sangue e come Henki non supera il metro e quaranta. Fisicamente non somiglia molto agli altri membri del piccolo gruppo Shan Yan. Non ha corna, ma ha la pelle grigia e liscissima ed un insolito -e stupendo- occhio rosso fuoco al centro del viso. È solita vestire gli abiti tradizionali della casta Yadon in varie tonalità di grigio.

    Abilità Passive:
    Fratelli Di Sangue ~ Legame inscindibile
    I fratelli di sangue sono una rappresentazione in piccola scala della società Shan Yan. In un periodo in cui il popolo ha raggiunto dei numeri così esigui sono anche un’occorrenza assai rara, ma questo legame che unisce il quartetto di ciclopi va ben oltre le convezioni sociali o le semplici tradizioni. Tra i quattro si forma un legame molto profondo che conferisce loro delle doti particolari. A seguito di questo legame Rohkeus -come leader del nucleo- ha acquisito l'abilità di comunicare telepaticamente con i suoi fratelli.

    (Passiva di telepatia: 5 punti)
     
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    MOMIR
    MOMIR VIG ¤ SIMIC VISIONARY
    SIMIC¤ ¤ ¤100%

    Hurrrk!

    Non appena il taverniere gli appoggia sotto al naso una ciotola ancora calda (e, a dirla tutta, decisamente appetitosa!) Momir Vig si volta trattenendo un conato e quasi soffocandosi in quest'azione: non è maleducazione, nè l'esser viziati o schizzinosi (e quando mai? Il più delle volte il Visionario s'arrangia come può, arrabattandosi con cibi parchi e più o meno commestibili!) ciononostante il più che cortese servizio del Cappio di Bronzo risulta essenzialmente intollerabile alle narici del macilento Biomante richiedente asilo in quel di Laputa.
    Complice infatti uno scarso ricircolo d'aria nel locale -tale da trattenere nella sala comune quel fumo stranamente acre che si leva dal caminetto (e dal legname che in esso brucia malamente)- il lusso d'un pasto a base di carne grigliata rischia di tramutarsi anzi in una condanna all'incubo per il cliente novello che dall'aspetto fortemente alieno non sorprende sia in fuga dall'Ovest e dai suoi recenti accadimenti.

    Per car-r'ggk! Via, via! Non voglio carne!

    Sbraita con la sua consueta malagrazia, agitando le braccia per render quanto più chiaro il concetto e -contestualmente- farsi aria onde non respirare più quella mefitica accoppiata (che, ancora una volta, non ha di per sè nulla di sgradevole, tanto da richiamare stupore o commiserazione in chi sta osservando lo strambo vecchio rifiutare un pasto delizioso).

    Minestra! Verdure! Quasiasi cosa ...ma non carne arrosto! Blarrrgg...

    E come dargli torto? Imprigionato a Maoyì per aver mangiato dei fantomatici ravioli -di carne avvelenata, rea di un risveglio orrendo a dir poco- e poi sopravvissutovi per il rotto della cuffia -in quell'inseguimento tra pire ardenti e cadaveri in fiamme che faticherà a scordare- Momir Vig ha trovato ristoro unicamente raggiunto l'approdo per Laputa e lì imbarcatosi per il Presidio nel Cielo -sempre e comunque in compagnia di altri disperati suoi pari, senza i quali per certo non sarebbe riuscito a completare la traversata sussistendo di quel poco che il gruppo d'esuli riusciva a strappare al bosco arcigno. Sono settimane che non tocca carne (men che meno grigliata) e nonostante la fame lo attanagli ed i pasti fatichino a non essere rigettati, il ricordo della carneficina infernale è vivido e rivoltante (al punto di non lasciar posto alle visioni mostruose cui è da tempo abituato, vittima di sonni agitati che lo richiamano alla costa).
    Così il Visionario ancora non riesce ad affrontare gli odori di quella notte infausta, nè ci riuscirà per lungo tempo -o forse mai più- spingendolo addirittura ad un radicale cambio delle abitudini alimentari.

    Anzi no, non voglio niente: Il solo odore mi ha fatto passare l'appetito!

    E con quella il vedalken dalla pelle grinzosa ed emaciata si alza seccato, spintona lo sgabello verso quello che dovrebbe essere il suo posto e a deboli passi va incontro alla porta: non un grazie, non una mancia per il disturbo, nulla di quel che una persona savia o riconoscente opererebbe. Egli si limita ad abbandonare il locale senza destare ulteriori clamori, ripercorrendo le vie che lo avevano condotto a quella gargotta per ritornare allora nello spiazzo d'ingresso al Primo Girone: i controlli delle guardie sono filati lisci (a parte qualche burbero commento da parte dello scienziato, cui fortunatamente gli addetti alla Dogana non han dato troppo peso come si fa con tutti i vecchi lamentosi, del resto) e la città si è pubblicamente aperta al rifugiato scampato all'incendio, tuttavia i buoni propositi che hanno spinto Momir Vig ad abbandonare il Pentauron per raggiungere il feudo di Yebba'Dim son ben presto sfumati nella minaccia effettiva che l'Ovest rappresenta per chiunque non sia umano e nativo di quelle terre.
    Di più: l'enorme mostro a squame picee responsabile forse del disastro di Maoyì (ch'egli ha intravisto nella fuga concitata dalla prigione) quanto il bugiardissimo mago dal moro caschetto che rispondeva al nome di Zakar (di fatto dileguatosi con un trucco istantaneo) sono entrambi problemi ai quali il Biomante non può opporsi con le sue sole forze perciò, dal momento che ha cercato protezione e riparo sull'Isola Errante, egli stesso si dedicherà a comprendere come risolvere i due succitati ostacoli, al fine immutato di raggiungere prima o poi la meta che lo tormenta nei sogni. Per farlo dovrà nondimeno rivolgersi alla celeberrima congrega di maghi che proprio su Laputa ha sede (così da interrogar loro circa l'identità e l'affidabilità o meno del giovane sbruffone dal bastone ornato d'una rossa sfera) ma, in virtù della sua affiliazione all'Alleanza Simic e a tutto ciò che questo comporta, il vedalken mobiliterà pure la sua capogilda, nella speranza che almeno l'indiscussa Zegana possa proporgli un passaggio sicuro oltre i perigli ed i tradimenti che covano incessanti nell'occidente endlosiano.
    PASSIVE SKILLS
    BIOMANTIC MASTERYCOMPETENZE BIOLOGICHE
    EQUIPMENT
    CLOUDSTONE CURIOARMATURA PARZIALE (ARTEFATTO)
    BIOPLASMCOMPONENTI (ATTREZZATURA)
    ◼◼SIMIC GROWTH CHAMBERINESAURIBILITA'◼◼
    RIOT GEARINDISTRUTTIBILITA'
    SHIELDING PLAXMINDFUCK-ALERT (AUSPEX)
    PITHING NEEDLEFERRI CHIRURGICI (ATTREZZATURA)
    SIMIC KEYRUNEPUGNALE (ARTEFATTO)
     
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    Impeto e tempesta

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    ORO E SANGUE

    ohy5Xvh

    "L’uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi più piccoli."

    (Confucio).

    Chiusura

    Quest conclusa.

    Accettazione dei non-umani ad Ovest: +2 (link alle tabelle).

     
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