[EM] The Djinn and the Genius

Scalata al Potere ~ Preludio

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    { Yasul, Sede del Sodalizio delle Ceneri }
    Lazav

    Un antico proverbio della Punta del Ferro recitava: “A Yasul il Primo Sole è tinto d’oro per i ricchi, ma i poveri possono solo sperare in un tramonto rosso sangue” – un adagio senz’altro sibillino, con più livelli d’interpretazione oltre a quello letterale. Se da un lato era ovvio che la realtà risultasse sempre dorata a chi disponeva d’ingenti risorse economiche, dall’altro il titolo di “Primo Sole” - oltre a richiamare la divinità solare Aramazd - apparteneva ad Abraxsas (così come ad ogni primogenito degli Yarasmid prima di lui).

    Con quest’ultima chiave di lettura l’aforisma acquisiva i sinistri contorni di una profezia, per la quale la sparizione - o meglio, il tramonto - della teocrazia in quel Distretto poteva rappresentare un momento di svolta soprattutto per i meno abbienti. E in effetti non era un segreto che con l’istituzione degli Shah le condizioni socio-economiche generali fossero migliorate gradualmente. Era stato solo merito della gestione illuminata dell’ormai defunto Preek? Oppure un sistema di governo ciclico era il più indicato per evitare che le ricchezze si accumulassero sempre nelle solite mani? La questione era ancora dibattuta tra eruditi e detrattori di quella timida forma di democrazia.

    L’unico che ancora non si era espresso in materia - e prevedibilmente non l’avrebbe mai fatto - era Lord Aeon – nominalmente Alfiere del Presidio Centrale, ma disinteressato (almeno in apparenza) ai criteri di nomina dei suoi Ufficiali. Che fosse un passaggio di testimone affogato nel sangue come ad Altatorre, o una rivolta armata guidata da un’attivista politico in stile Neo-Bloodrunner, oppure ancora un’elezione vagamente democratica viziata da manovre clientelari in quel di Yasul, per l’insondabile Signore della Chiave non faceva differenza.

    Come facesse un tale sistema a non collassare era forse uno dei più grandi misteri irrisolti del semipiano. Di questo meccanismo enigmatico anche Pasha Lazav era diventato un ignaro ingranaggio, il cui movimento aveva già azionato dei segmenti sopiti della macchina sociale. Ogni suo passo attraverso i corridoi aveva il suono di denti metallici che stavano meccanicamente avviando un processo d’integrazione politica senza precedenti… ma ad ogni cosa il suo tempo.

    Per ora il visitatore giunto da Merovish era stato invitato dal Califfo per una passeggiata nei giardini-zoo del Sodalizio delle Ceneri. Giunto all’ingresso del parco privato dopo un lauto pranzo, il Genio trovò una figura dalle sfumature indaco ad attenderlo: sotto agli zaffiri, al copricapo di piume blu (notabilmente il pigmento più raro in natura) e alle vesti pregiate di seta pervinca, un essere visibilmente ultraterreno ricambiò lo sguardo del suo ospite coi suoi occhi brillanti e privi di pupille.

    « Incantato di fare la sua conoscenza, Pasha Lazav. »

    La voce dal registro ambiguo - al pari delle sue apparenze androgine - era la stessa che l’uccellino rosso aveva cinguettato davanti a Palazzo Yarasmid – e puntualmente quello stesso pennuto era appollaiato sulla spalla del Califfo, forse come silente garanzia che il suo mutevole ospite si fosse davvero presentato di persona al suo cospetto.

    Nulla d’inaspettato se confrontato alla scoperta che il fondatore del Sodalizio delle Ceneri, nonché candidato favorito alla carica di Shah, fosse in realtà un Djinn.

     
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    Se si dovesse misurare il potere politico di un candidato sulla base della generosità che quello ostenta, ovvero sulla palese munificenza nell'accogliere un ipotetico rivale, ecco allora che non ci sarebbero dubbi di sorta su chi effettivamente assurgerà al titolo di Shah della Punta di Ferro: l'ospitalità del Califfo non manca di vezzeggiare il collega che dall'Esarcato merovisho s'è spinto sin ai confini del suo dominio, di fatto sobillando in Lazav il cupo timore di aver mancato di un'adeguata preparazione.
    L'atteggiamento che il suo prodigo ospite conserva nei rispettivi confronti olezza infatti di scrupoli ed insidie ben più che lungimiranti, al punto da tratteggiare il Genio con esattezza nelle vesti d'un potenziale alleato da imbonire che non nella foggia d'un concorrente da ostacolare. O almeno, visti e considerati i lussi e le relative libertà concesse a quell'eminenza estera ch'egli stesso rappresenta, il mutaforma Eversore ha discreta ragione nel muoversi con piena cautela e senza dar nulla per scontato, sempre attento che il pasto regale offertogli non fosse preludio d'una intesa vincolante piuttosto che semplicemente avvelenato.
    Non rimane allora che chiedersi quali sarebbero stati i convenevoli e quali gli sviluppi s'egli avesse pubblicamente annunciato una propria candidatura, quali le offerte e quali altri i termini di trattativa se invece che recarsi sulle sponde del presente lago -nella tana del più promettente nuovo governatore- Lazav avesse optato per una registrazione formale qual cittadino di Yasul, sancendo così l'inizio di una corsa per la scalata al potere. Ad ora, tuttavia, tutto ciò non importa affatto: le chiacchiere su possibili alternative irreali trovano terreno infertile tra le preoccupazioni del Genio Dimir, lasciando in tal senso soltanto l'ombra del dubbio circa i canali informativi in possesso al conclamato sultano: ben pochi erano già a conoscenza del disinteresse del cangiante Pasha al concorso di governo per la Punta più meridionale e ciò significa che chiunque si vanti della carica e del nome di Califfo amministra con efficienza una rete di spie dall'innegabile validità. Dettaglio questo tutt'altro che trascurabile.

    Suvvia, nessuna scena!

    Replica affilato quel barbuto figuro dietro al quale si cela in verità Lazav, identità di comodo inizialmente descritta qual primogenito del prestavolto assiso sulla portantina che ha sfilato dal mercato al loco odierno.

    Mi offenderebbe grandemente una lusinga vuota e senza intenti altri. Propongo perciò, qual prassi cortese, di evitare le moine affettate che il cerimoniale prevede e dedicarsi così direttamente alle menzogne proficue: l'appariscenza incanta le masse, guastando invece i piccoli piaceri elitari cui siamo usi.

    Il destinatario di questo blando rimprovero è nientemeno che uno Djinn bluastro, raggiante d'un sorriso che compensa anzi l'inquietudine di occhi senza pupille nè iridi, sfarzosamente addobbato del medesimo colore in un'irripetibile mostra delle ricchezze e della ricercatezza che solo un autentico patrizio può concedersi.

    Vi è dunque ben nota la mia essenza al punto di non confondermi nella folla: com'altro avrei potuto accogliere il vostro invito se già non aveste saputo a chi rivolgerlo?

    Il quesito retorico non lascia però spazio per un intervento prima che lo stesso Pasha incalzi con una nuova accusa, questa volta declinata in un convenevole che non smette di palesarsi tra gestualità e mimica facciale conniventi tanto d'arguzia quanto d'un certo (e volutamente) malcelato piacere.

    L'apertura più corretta è allora un'altra: Incantato di offrirvi la mia medesima conoscenza, Pasha Lazav.

    Senza acidità, senza boria o senza l'intento di porsi maestro nei suoi confronti: il mutaforma precisa come l'altro si sia fatto forte d'una discrepanza a dir poco valevole, una carta che solitamente si trova in mano al Genio e non ai suoi avversari.

    Al che non posso esimermi dal suggerire che il pigmento cui siete fortemente legato si sposa in realtà alla perfezione con i riflessi aurei ai quali ambite.
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    L’ospite del Califfo non lesinò sui virtuosismi retorici, sottolineando come il Djinn stesse facendo buon viso ad ambiguo gioco: l’invito nella sua proprietà sottendeva molti interrogativi che non sarebbe stato facile dipanare. Dal canto suo l’essere soprannaturale mantenne un atteggiamento da gnorri, minimizzando gli affondi verbali del suo interlocutore.

    « Oh, la sua reputazione la precede, Pasha Lazav. Spero solo che non dia troppi grattacapi alla cara Ya'aburnee! A tal proposito, sa dirmi come sta la mia adorata? ♥ »

    Invece di commentare le imminenti elezioni e il suo ruolo in queste ultime, il Califfo preferì sincerarsi delle condizioni dell’insondabile moderatrice del Concilio delle Sabbie – una conoscenza quanto mai peculiare per una persona comune di Yasul, ma era ormai indubbio che il fondatore del Sodalizio delle Ceneri non rientrasse nella norma.

    In seguito si avvicinò ad un vialetto che s’inoltrava nei suoi vasti giardini, gesticolando squisitamente per indicare al Pasha del Kanti un motivo di vanto personale.

    « Mi permetta di mostrarle la mia umile collezione: in quella voliera può ammirare l’eterea bellezza del Furcapoda aitherios, le cui ali irrorate d’elio gli permettono di fluttuare sopra i fiori da cui attinge il nettare. »

    Col tono sognatore di chi espone la passione di una vita, il Califfo presentò le creature variopinte contenute all’interno di un sofisticato aviario. Rinfrancato da quella visione paradisiaca che mai l’avrebbe annoiato, il proprietario dei volatili esotici ne ammirò il volo aggraziato, cercando poi un riscontro nell’espressione dell’altro spettatore presente.

     
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    Difficile a dirsi se l'altro non ha davvero compreso il senso ultimo delle parole profferite da Lazav o se, più semplicemente, ha per contro deciso di ignorarle e di proseguire comunque a suo modo. Quale che sia la verità, tuttavia, l'essenza del breve dialogo offerto come risposta è tale da spostare drasticamente l'argomento in auge e dimenticare (almeno all'apparenza) i primi affondi verbali operati dal Pasha in visita.

    Eburnea come l'avete lasciata, suppongo. La custode del Concilio non ha ancora superato quel brutto vizio di porsi immutabile, così come non sembra voler cedere l'incorruttibilità che incarna senza eccezioni.

    E' una pigra risposta quella che il sagace mutaforma offre di rimando, una verità edulcorata ma che nonostante le note di colore trattiene salda i fondamenti d'autenticità che la contraddistinguono. A tutti gli effetti, dunque, il Pasha non si sottrae al vanesio quesito del suo ospite e -per quanto trarrebbe maggior vantaggio ad indagare quella delicata quanto insolita conoscenza- l'evidente provocazione sollevata dal Califfo chiama ad un seguito in modo tanto scontato e plateale che nessun politico degno di questo nome può ad essa concedersi e sperare di non farsi vittima incauta.

    Non mancherò allora di riportarle le vostre dichiarazioni, semprechè non abbiate un canale più rapido per comunicare direttamente con lei.

    Una lei sulla quale nemmeno Lazav sarebbe pronto a giurare: la Moderatrice del Concilio delle Sabbie potrebbe a buone ragioni definirsi l'entità più sfuggente ed insondabile con cui il Signore del Distretto del Kanti ha mai avuto a che fare -ben più del djinn attuale, senza dubbio!- e come tale nessun carattere di femminea natura s'è mai espresso sul neutro e ligio porsi della stessa.
    Ragionando su queste materie, al mutaforma ora provvisto di barba sovviene peraltro che la stessa Ya'aburnee potrebbe essere opera del blu o di un suo consimile, giacchè ella adempie all'arduo desiderio di un tutore super partes atto a garantire il sano rispetto di quei pochi vincoli che regolano i governanti della Tana -e, per ovvia definizione, l'intero Dominio della Violenza: la stirpe dei djinn vanta infatti (non dissimilmente da quella dei demoni) la capacità presunta di esaudire ogni cupida sete e, per quanto voci e leggende raccontino di una malizia insita in quelle stesse realizzazioni (tale da corrompere ogni risultato ottenuto a svantaggio proprio di chi l'ha espresso), l'effettiva coltre di mistero che ammanta la Moderatrice e l'incapacità di penetrarne i relativi segreti potrebbero a pieno titolo prodursi per opera di un sortilegio antico e vincolante quale il succitato.

    Per quanto riguarda i vostri uccelli del paradiso, invece, devo ammettere che essi mostrano un fascino affatto comune: per certi versi assomigliano più a cuccioli di drago fatato che non a pennuti ma... com'è evidente, in questo campo l'esperto siete voi oltre ogni ragionevole dubbio.

    Per non incrinare la serena disposizione del Califfo -ma soprattutto per stare al suo gioco, cercando di sondare quali sono gli obiettivi e quali i pericoli che quello stesso ha previsto- Lazav distende il volto in un'espressione estasiata e gioviale, lasciando che il vanto dell'altro trovi accoglienza nonostante la realtà sia ben diversa: oltre il velo impalpabile rappresentato dall'esperienza nel mentire (e dal farlo senza lasciare segnali della menzogna) che il Pasha regge come di consueto, egli non è invero granchè interessato alla collezione esotica che il candidato alla carica di Shah è in vena di elogiare, tutt'altro.
    Ah, cosa non si fa per ottenere quel che si vuole! Un'espressione, questa, che, in presenza di due eminenze quali il Genio ed il Djinn, assume significati del tutto evocativi e particolari.
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    Lieto che i Furcapoda aitherios avessero deliziato anche il suo ospite, il padrone di casa proseguì la passeggiata nei giardini verso un terrario imponente, al cui interno era riprodotto un bioma extraplanare contenente creaturine azzurre intente a nutrirsi da corolle di flora aliena.

    « Porga pure i miei omaggi a Ya'aburnee, giacché quel che lei definisce “vizio” io lo ritengo un pregio inestimabile: in un mondo mutevole e corruttibile come il nostro è assai raro trovare un perno saldo e non venale a cui ancorarsi. »

    I ragguagli sul senzavolto d’avorio da parte dell’Ufficiale del Sud avevano rallegrato il Califfo, che a mani giunte ringraziò per quell’offerta di un effimero ricongiungimento verbale con la sua adorata.

    « Molti ritenevano che Pasha Preek fosse un cardine che assicurava stabilità, ma io lo conoscevo a sufficienza da poterle assicurare che non ebbe mai tale presunzione: sapeva perfettamente come il suo habitat ideale si trovasse all’ombra di Abraxsas Yarasmid. »

    Mentre quei bizzarri esapodi zampettavano tra le pozze d’acqua di origine lacustre,
    lo sguardo vacuo e lucente del Djinn parve rabbuiarsi.

    « Con la scomparsa del Primo Sole è stato costretto a uscire dal suo sottobosco. Perfino un talentuoso politico del suo calibro non è riuscito ad adattarsi perfettamente al nuovo ambiente, e ciò l’ha condotto alla rovina. »

    Il fondatore del Sodalizio smise di camminare e si voltò completamente verso il suo interlocutore, accarezzando distrattamente il pennuto ancora appollaiato sulla sua spalla.

    « Perciò vorrei porle un quesito, Pasha Lazav: secondo lei cosa potrebbe spingere un facoltoso ma politicamente modesto candidato come il sottoscritto ad abbandonare il proprio Eden per intraprendere un percorso che potrebbe condurlo alla medesima sorte dell’Eunuco? »

    Una domanda che poteva applicarsi anche al neoeletto Pasha del Kanti, a sua volta successore di Preek e pertanto un probabile bersaglio dei sicari con mandanti ancora ignoti.

     
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    Proseguendo con la placida passeggiata entro il parco delle meraviglie allestito da chi detiene il controllo sul Sodalizio e sulle relative attività -osservando allora come i succitati Furcapoda aitherios non siano l'unica strabiliante rarità in possesso dello djinn, ma anzi, forse nemmeno la punta del famigerato iceberg!- Lazav accoglie i rigraziamenti per quelle gentili parole di cui poco prima s'è fatto araldo, minimizzando poi il gesto ed appuntandosi che -quant'è vero che Ya'aburnee è ligia al proprio incarico- così egli dovrà conversare con lei per indagare più a fondo la faccenda: non vi è ostilità nè stortura delle leggi nel desiderare una conoscenza più puntuale, nessuna minaccia per la Custode del Concilio se non quella di concepire cosa significhi l'umana curiosità.

    Fossi in voi mi guarderei bene dal pronunciare ancora una simile ingiuria: non è forse Lord Aeon, reggente del presidio cui appartenete e patrono di Endlos tutta, il sommo caposaldo cui prender modello?

    L'apparentemente distesa discussione che rimbalza tra i due facoltosi politici s'inasprisce di colpo con quest'uscita da parte del Genio, serissimo nel pronunciarla e quantomai freddo nello squadrare da capo a piedi (pure con un certo atteggiamento offeso) il suo anfitrione e le bestemmie ch'egli ha appena rigettato. Con una teatralità che molti suoi pari si sognano (ma che, a tutti gli effetti, pure Pasha Preek sapeva ben gestire), il mutaforma guadagna un poco di distanza rispetto lo djinn, come sdegnato per quel voltafaccia improvviso o ancora come a voler sottolineare chiaramente un distinguo tra i due (e salvarsi così dalle voci di una sua concordia su detti temi pericolosi).

    I pezzenti che costellano questo mondo non mancano certo di renderlo mutevole e corruttibile, come voi dite, ma... lo stoico opporsi all'Eterna Tempesta da parte del Signore della Chiave esemplifica appieno i valori che tanto declamate nella vostra adorata.

    Ed è allora che il Pasha sotto mentite spoglie estrae da sotto le proprie vesti un ninnolo ben noto tra le gerarchie degli Eversori, una piccola bussola incrinata il cui ago vortica senza meta fino a che non lo si fissi speranzosi d'un responso. Senza farne atto di segretezza -come si addice invero ad un volto pubblico quale quello che incarna- Lazav osserva dunque quale sia la direzione dei suoi desideri (vale a dire dove si trovi in quest'esatto momento Lord Aeon) e -confidente che il vertice punti al castello di Rivenore dall'alta parte del lago- lo stesso questuante volterà la Bussola dei Desideri per mostrare anche al padrone di casa una verità incontestabile.

    Vedete? Egli è il perno di questa realtà! Per ritrovare la via è a lui che bisogna puntare!
    Mi auguro quindi che vi rivolgerete a Lord Aeon e non al defunto Preek per la vostra ispirazione!

    Ma soprattutto, ora che l'artefatto incantato è prossimo al patrono del Sodalizio e ne recepisce le di lui brame, sarà interessante comprendere quale sia la direzione (o l'obiettivo) che accentra preoccupazioni e pensieri del blu lì innanzi: l'intera commedia di parteggiare saldamente per Lord Aeon lascia infatti il tempo che trova e -se non fosse che tornerà utile pure per la successiva risposta- potrebbe anzi articolarsi come una delle più grosse panzane profferite del mutaforma merovisho (a cui la politica assente e disinteressata del Signore della Chiave par proprio il coronamento di una gestione irta di errori disastrosi).

    Quantomeno mi compiaccio del sapervi sufficientemente scaltro da non farvi ingannare circa l'effettiva abilità del mio predecessore, ciononostante l'interrogativo che sollevate sottolinea nuovamente la sfiducia che riponete nella giusta e corretta amministrazione di questa città: ci sono forse motivi altri, per sacrificarsi al supplizio del governare, se non... l'ambizione fine a sè stessa?

    La maschera di rigore e fanatismo indossata sinora cade lasciando spazio ad un sorriso sardonico quanto affettato, in concomitanza con la brevissima pausa che il Genio si prende per lasciar risuonare quell'ultimo concetto. Avvicinandosi nuovamente al suo ospite, prendendolo sottobraccio (se quello si lascerà fare senza ritrarsi) e giustapponendo la propria bocca al suo orecchio ecco che il maestro dei bugiardi provvederà a sussurrare un'ultima malia ad esclusivo uso e consumo dello djinn (e dell'uccellaccio sulla sua spalla):

    Non c'è motivazione valida se non la follia per giustificare ogni tentativo di scalata al potere: nessuno perdura al comando, a prescindere dalle capacità o dalle virtù che possiede, perciò... si tratta più che altro di un passatempo per spezzare la noia -o di un trofeo di cui potersi poi vantare per sempre- che non di una vera e propria chiamata al dovere.
    Tenetelo a mente, ma non lasciatevene spaventare: non tutti i governi terminano nel sangue... a meno che non contrastino interessi intoccabili.
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    La reazione sdegnata del suo ospite fu piuttosto convincente. Il Califfo ascoltò attentamente i moniti del Genio, intento a redarguirlo per non aver incluso immediatamente il Signore di Rivenore nel novero dei cardini imprescindibili del semipiano.

    « Temo che abbia frainteso il ruolo di Lord Aeon, ma non gliene farò una colpa: è un malinteso che accomuna quasi tutti gli abitanti di questo mondo. »

    A giudicare dalla sua replica pacata, il Djinn non parve turbato dall’indignazione altrui.

    « Il Signore della Chiave ha un prospettiva diversa da quella di un comune regnante, non a caso taluni si sbilanciano a considerarlo un dio: la sua ottica trascende le circostanze dei singoli Presidi e degli Alfieri che si susseguono per amministrarli in sua vece. »

    In effetti le cosiddette “Prove per l’Insediamento” erano un meccanismo di successione degli Alfierati dai contorni piuttosto sfumati (per non dire disumani), in cui bastava lasciare un Presidio a se stesso finché le fazioni che si contendevano il potere giungevano inevitabilmente ad un confronto finale che individuava la Volontà superiore tra le parti. A volte questo meccanismo automatico funzionava alla perfezione (come nel Presidio Errante), altre volte si concludeva senza l’ultimo passaggio (come nel Meridione, in cui nessuno si era ancora seduto sul trono di fango della Tana), talora invece il processo s’inceppava e necessitava di una spintarella finale da parte di Rivenore (era il caso dell’intervento delle Milizie d’Argento nella cacciata degli Usurpatori a Occidente). Il sangue versato e i danni incalcolabili tipici di ogni Prova parevano parte integrante del sistema di ancoraggio di una volontà al relativo Presidio vacante, e in quanto tali non destavano preoccupazione fintanto che il rito procedeva senza intoppi.

    Tornando invece ai giardini lussureggianti del Sodalizio, quando Lazav impugnò un congegno incantato lo sguardo del Califfo s'illuminò letteralmente.

    « Una bussola davvero pregiata! La raffinazione di questa varietà di gemma dell’anima è un’arte rara, così come dev’essere raro che quell’ago si sbagli se la fonte da cui attinge è sufficientemente risoluta. »

    Sciorinò la disamina con disarmante disinvoltura. A pensarci bene non c’era di che sorprendersi: se il dominio di un Djinn erano i desideri, uno strumento progettato per convertirne l’impulso in moto rotatorio doveva apparire quasi banale agli occhi di un esponente di quella razza.

    « Tuttavia deve sapere che anche le brame hanno delle eccezioni. A volte è l’astrazione di uno stesso desiderio che fornisce risposte molto più prossime alla Verità… »

    Fu allora che la vicinanza del primo Sodale agì sull’ago della bussola, rimasto fino a quel momento allineato saldamente col castello al centro del lago. Il comportamento del puntatore divenne anomalo, come mai era capitato in tanti anni di esperimenti e utilizzi da parte degli Eversori: la punta smise d’indicare Rivenore, compì un giro in senso antiorario, tornò a fissarsi sulla Chiave delle Dimensioni, poi se ne allontanò nuovamente in senso contrario – continuando ciclicamente a rimbalzare a velocità scostante dopo aver indugiato un po’ sul Fulcro di Endlos.

    Possibile che si trattasse solo di un trucco? Forse il Djinn aveva un controllo sulla propria volubilità tale da poter interrogare la bussola ad intermittenza? Oppure era davvero riuscito a riformulare il desiderio grezzo di Lazav in modo da illuminare i contorni di un segreto inquietante?

    « Forse in passato ambizione e follia saranno anche state motivazioni soddisfacenti per ricercare il potere, ma io ritengo che sia necessario un nuovo paradigma. Vorrei imboccare una via mai tentata prima, giacché le strade battute finora si sono rivelate dei vicoli ciechi. Siccome riconosco di non poterci riuscire da solo, vorrei guadagnarmi la sua fiducia e quella dell’istituzione di cui fa parte. »

    Ricambiando la stretta senza timore, il Califfo bisbigliò
    a sua volta una confidenza al Pasha che teneva a braccetto.

    « Ho finalmente scoperto i mandanti dell’omicidio di Pasha Preek e l’origine del parassita spiritico che ne aveva occupato il corpo. »

    Avrete gli occhi che vi schizzan via
    per le sorprese che io vi farò…

     
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    A Lazav non piace essere messo in scacco. Men che meno vedersi rivoltare contro i propri strumenti. Eppure, talvolta, al Genio tocca pur questa sorte: vuoi per una sua stessa leggerezza (o, ancora, per l'arroganza d'essere sconfinato nel terreno avversario), vuoi per la partita rischiosa ch'egli ha intrapreso contro l'ignoto (rappresentato da uno djinn e dai misteri che quello condensa in sè), vuoi perchè al Destino raramente si può comandare (ed è questo, anzi, un difetto del mondo contro cui sarebbe bene cautelarsi), ecco dunque che all'Eversore in incognito si presenta un rimbecco tutt'altro che piacevole!

    Non mi riferivo certo alla realtà sostanziale delle cose...

    Lo smacco è grande -incalcolabile, se si aggiunge che la Bussola dei Desideri pare obbedire più all'altro che non al suo legittimo padrone- ciononostante il neo-eletto Pasha corre celermente ai ripari e non si lascia sfuggire di mano la situazione: Lady Oscar con abile mossa se le farà tutte e tre l'uomo barbuto commenta il proprio fanatismo precedente lasciando spazio ad una diversa chiave di lettura.

    ...ma forse quel che vi ho suggerito sin dal principio non è risultato chiaro a sufficienza: realtà e verità sono concetti impropri, del tutto fuori luogo. Questo mondo -come ogni altro, del resto- non è che la sommaria apposizione di una menzogna dietro l'altra e, per quanto si scavi e si discrimini, non si giungerà ad altro che ad una bugia maggiormente piacevole.

    Per quanto i due siano ancora stretti a braccetto -in un'inusuale vicinanza propria più degli amici intimi o delle cortigiane pettegole che non di due uomini politici potenzialmente avversari- la tonalità con cui Pasha Lazav rende conto del proprio apparente pensiero (o si tratta pur questa di una panzana ben costruita?) è ben lungi dall'essere segreta e quasi silente, anzi: senza curarsi di eventuali servitori, curiosi od altri ospiti di quell'esotico serraglio, il Genio prosegue con la propria disamina ben convinto essa sia calzante con il dialogo già in corso (laddove, invece, a prima vista essa sembrerebbe nuovamente prendere il largo e discostarsi dal fulcro della questione).

    Ciò vale, ovviamente, sia per Lord Aeon l'assente con tutte le giustificazioni di riserbo ch'egli può vantare, sia per questo pregevole artefatto di cui -come prevedibile- conoscete la natura ultima e celata.
    Eppure, lasciatemi dire, ove la certezza che queste verità che impugnate siano migliori della superficialità che vi ho proposto poco fa o -per contro- di quella ulteriore (forse più profonda ed occulta) che potrei offrirvi ancora?

    Il quesito rende allora evidente che l'intera arringa a difesa di Lord Aeon ha funto meramente a scopo di provocazione, che l'attuale centralità del battibecco poggia su basi logiche ma probabilmente altrettanto fasulle e che -da ultimo- vi è un quadro di contesto ancora da esplorare nonchè foriero di nuove, scintillanti verità presunte.

    Non vi nascondo che sono fortemente tentato di accettare la vostra proposta: potrei ricoprire il ruolo di un nuovo Preek al fianco di un nuovo Abraxsas, con la prospettiva che una concordia non tanto dei singoli ma piuttosto delle organizzazioni che rappresentiamo sia in grado di imprimere una svolta decisiva al governo di questa città.
    Del resto, che ho da perdere? Morto un Pasha se ne fa un altro, recita il detto... e quanto la vostra offerta mette sul piatto potrebbe valere ogni rischio che già si profila all'orizzonte.

    Il Genio fa allora per allungare la mano libera e porgerla al suo ospite, a mimare un universale gesto d'intesa mentre con l'altra lo trattiene al suo fianco con morbido vincolo; pur tuttavia, prima che l'appendice giunga a destinazione, quello stesso la ritrarrà di un nonnulla, arrestandone il moto come a sottolineare che per sancire il concordato ancora qualcosa si fa manchevole e d'obbligo.

    Ciononostante non sono ancora pienamente convinto del vostro approccio alla politica ed ai suoi intrighi: appurato che la cosiddetta verità è mutevole ed inconsistente tal quale i desideri dell'umana stirpe, perchè mai dovrei accettare per autentiche le vostre imminenti rivelazioni?

    E, al di là delle implicazioni a riguardo dell'immutabile garanzia incarnata da Ya'aburnee (e i relativi sospetti che un essere tanto perfetto ed incorruttibile solleva, in un mondo ove tutto è decadente menzogna), a questo giro la domanda scottante si eleva dunque per voce dello straniero del sud, diretta come d'uopo al padrone di casa ed alla sua collezione di esatti (o presunti tali) segreti.
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    Una mano tesa e poi ritratta, un discorso inteso e poi ritrattato. La natura della politica risiedeva in questo continuo tiro alla fune, in cui il beneficio del dubbio non era mai contemplato. Tutto sommato il Califfo pareva divertito da quell’arguto ospite dall’atteggiamento relativista.

    « Presti orecchio alle mie rivelazioni e poi le sottoponga a chi da tempo sta indagando su questo caso: se le mie parole saranno una chiave di volta che combacia alla perfezione con quanto appurato finora, immagino che potrà considerarle autentiche, non crede? »

    Era questa l’unica garanzia che poteva offrire ad un maestro dell’inganno. Forse non sarebbe stata sufficiente per convincerlo appieno, ma quantomeno sarebbe bastata per iniziare il resoconto.

    « In quel giorno infausto in cui l’Arena Nera fu attaccata dai terroristi, nella tribuna d’onore era presente anche una mia delegazione. Dai ricordi dei miei emissari captai un’anomalia quasi impercettibile, proprio nel momento in cui quel sicario mascherato cavò il Cuore dei Titani di Recupero dal petto del millantato Alfiere Cheliax – che ancora doveva presentarsi ufficialmente al Sud. »

    E che fatalmente non ne ebbe più occasione.

    « Da allora mi sono prodigato per risalire l’impronta spiritica di quell’aspirante sovrano che custodiva l’antica reliquia. È stata un’indagine alquanto sfibrante, ma infine ho scoperto che Cheliax era un parassita psionico, privo di un corpo fisso e pertanto in grado di migrare in altri contenitori nelle vicinanze nel caso in cui perda il proprio recipiente. Ritengo che sia in grado di assimilare gradualmente la mente dell’ospite, tanto da apparire indistinguibile dall’originale: così è stato anche per Pasha Preek, all’apparenza immutato anche dopo che questa creatura ne aveva preso possesso. »

    In tanti secoli di anomalie probabilmente non si era ancora sentito di un Alfiere simbionte che infestava un Ufficiale per continuare a sopravvivere. Eppure quanto detto dal Djinn aderiva perfettamente alle nozioni che Lazav aveva rinvenuto negli archivi della Behemoth: il rapporto di un Eversore che ai tempi aveva avuto una visione sulla consegna del Cuore a Cheliax.

    « Venendo invece ai mandanti dell’omicidio, le flebili tracce lasciate a Daleli hanno condotto i miei informatori fino all’adepto di una setta del Presidio Ovest. »

    Trattandosi di un territorio esterno alla giurisdizione della Legione delle Sabbie, era plausibile che le indagini sovvenzionate da un privato avessero fatto più strada rispetto a quelle dell’esercito meridionale.

    « Con la giusta dose di persuasione sono riusciti a risalire ad un nome: la “Fratellanza di Qáyin”. Si tratta di una congrega che adora Met, un Dio della Morte che ha come portavoce una Sibilla da cui i seguaci ricevono mandati d’esecuzione. Un tempo erano nascosti in una grotta di Berjaska, ma attualmente la Fratellanza è dispersa in attesa di un “segno” del loro dio. »

    Un’altra setta problematica aveva fatto capolino, proprio quando a Sud il capitolo sui “Benedetti dal Maelstrom” pareva essersi concluso – ad eccezione di un ultimo strascico riguardante la Sacerdotessa Millea, riferito dal Comandante Bid’daum intorno a un tavolo da biliardo.

    « Pare che la setta si consideri un agente equilibrante, perciò a questo punto verrebbe da chiedersi se la condanna divina fosse indirizzata effettivamente al Pasha oppure al suo occupante… se non addirittura ad entrambi. »

    Le ipotesi in tal senso si sprecavano: ammesso e non concesso che esistesse una perversa logica divina sottostante agli omicidi rituali, in cosa consisteva il contrappeso derivante dalla dipartita dell’Eunuco impostore? E soprattutto, il mancato Alfiere Cheliax era perito a sua volta oppure era ancora in circolazione, trasmigrato altrove all’insaputa di tutti?

    « Comunque sia - non so lei - ma io tendo a dubitare di chi si professa un garante dell’Equilibrio: troppo spesso il loro giudizio si rivela essere parziale e relativo. Vorrei evitare che la stabilità delle nostre istituzioni dipendesse dalle bizze d’invasati della loro risma. »

    Alla fascia meridionale del semipiano non serviva un nuovo Preek e un nuovo Abraxsas, seppur in versione rivisitata e corretta. Serviva un’idea nuova, un’istituzione che aggregasse gli interessi dei Presidi coinvolti pur restando decentralizzata.

    Un ente non abbattibile direttamente
    tramite attentati ai singoli componenti.

     
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    Una gragnola di segreti investe il Genio man mano che il suo ospite parla e snocciola le verità perdute che afferma di possedere, una tempesta d'informazioni che il Pasha si preoccupa di assimilare e connettere con quanto già noto al fine di seguire il quadro abbozzato dal blu a dirimpetto: si parla della celeberrima giornata in cui gli Eroi d'Ossidiana hanno sventato un'invasione sulla Merovish prospiciente l'altrettanto famigerata Arena del Sud; si racconta di come le ambizioni all'alfierato siano state l'apparente rovina dello semisconosciuto Cheliax, a monito forse che la più prestigiosa carica del meridione è da lungo vacante per ottime ed ancor più concrete ragioni; si ragiona circa l'esistenza di parassiti incorporei nonchè a riguardo del loro subdolo operato, capaci allora di assimilare l'ospite senza dar prova della propria presenza e -all'occorrenza- abbandonarlo per sopravvivere rifugiandosi in chi di vicino può offrire nuova sostanziosa materia (un concetto questo interessante, specie perchè con le opportune modifiche permetterebbe a Lazav di affrontare la questione mimeoplasma tuttora confinata in una cuccetta della Behemoth); si accusano gli accoliti d'una nefasta congrega dell'Ovest, esuli della Berjaska vulcanica ed ora sparsi in incognito e dormienti in attesa che il grande disegno del dio perverso cui sono votati si palesi e li accolga adoranti; si dubita considerando che i moventi dei suddetti assassini fanatici difficilmente porteranno ad un equilibrio conclamato, nonostante ad esso questi sembrino aderire per voce d'una profetessa al vertice del culto; si osserva pure che, ciò stando le cose, non è chiaro quale fosse il bersaglio ultimo del rituale delittuoso, se invero fosse proprio Preek a meritare la morte o se -piuttosto- l'azione rovinosa fosse un ingenuo tentativo di dissipare la malattia silente impossessatasi del defunto Pasha del Kanti; si conclude, tremebondi, con la consapevolezza di non conoscere l'effettivo stato di salute del presente parassita psionico nè, invero, l'eventuale occupante che detto profittatore impalpabile potrebbe aver colonizzato nel momento estremo del dover cambiar ospite.

    E io che mi stupivo mi aveste rinvenuto nel marasma che mi sono portato appresso!

    Esclama il mutaforma con evidente -forse eccessiva- ammirazione per l'anfitrione e la sequela di nozioni di cui ha dato prova.

    Mi chiedo allora perchè vi limitiate a cullarvi di queste magnifiche creature quando la vostra vocazione è per certo quella dello spionaggio: potrei proporvi di lavorare al mio servizio, tra i cunicoli della Tana, per non lasciare nulla d'intentato e mappare spostamenti, azioni e desideri di chiunque varchi la mia beneamata città del sottosuolo!

    Ed è una profferta folle, audace e sufficientemente appetibile da sciorinarsi con tutta l'innocenza e la convizione di chi non sta punto scherzano -laddove, invece, essa non sia altro che una nuova provocazione.

    Anche se, ad essere onesti, credo sareste vivamente sprecato tra i mendicanti e gli spiantati che popolano le volte della capitale meridionale...

    Il labro s'incurva teatralmente, sciupando un sorriso dapprincipio entusiasta per lasciare invece una smorfia alquanto delusa: nella realtà dei fatti, invero, il sistema delle Voci di cui gli Eversori sono dotati rappresenta già un'ottima base informativa e discreta su cui fare affidamento (almeno nell'ottica delle piccole faide di quartiere in cui erano un tempo coinvolti i congiurati del sud), ciononostante va considerata pure l'eventualità di rimpolpare i ranghi di quelle stesse spie, riorganizzandone la struttura e -perchè no- affidandone la supervisione ad un elemento capace di fruttare al meglio la presente opportunità. Vuoi per pigrizia, per troppi altri incarichi, per difficoltà nella mansione o -più credibilmente- per un senso del lutto che tuttora grava causa la sparizione improvvisa di chi precedentemente ricopriva il medesimo ruolo ma... le Voci ultimamente sussurrano assai di rado e ciò, oltre a non portare vantaggi, potrebbe pure tramutarsi in una serissima minaccia interna.

    No, il vostro ruolo è qui a Yasul: renderete un ottimo servigio preservando questa città dalle derive estremiste di chicchessia ed in ciò -mio malgrado- devo darvi atto che il vostro approccio statuario e tutt'altro che soggettivista pone i propri indubbi benefici.

    Sentirsi dire quanto sopra per bocca di chi rimesta nel torbido per vocazione ha dell'incredibile, quant'è vero che lo stesso Lazav stenta ad accettare che -esattamente come lo djinn sembra intendere- vi sia la necessità di partecipare collettivamente ad un organo amministrativo decentrato rispetto la figura dei singoli governanti; il Genio è infatti sorto con il preciso scopo di colmare la lacuna lasciata dalla prematura dipartita di Preek -questo è innegabile- e pur tuttavia egli è nell'intimo un Eversore per origini e per inflessibile affinità, di fatto chiamato ad una causa comune che antepone gli obiettivi della Gilda alla volizione della collettività: come conciliare queste due prime pulsioni con l'esigenza profilata dal Califfo senza tradire le fondamenta e la raison d'etre che filtrano prepotenti dal proprio passato ancestrale?

    Eppure, come non vi mancherà di sapere, la mia persona rappresenta soltanto uno dei sei distretti della gloriosa città di Merovish: non mi è concesso esprimermi a nome dell'intero Concilio delle Sabbie nè -questo la vostra adorata me lo impedisce- posso contrarre accordi che riguardino l'Esarcato senza la dovuta votazione di maggioranza.
    Tutto ciò che mi è permesso riferire, allora, sono queste vostre preoccupazioni, avvisando chi di competenza che i tempi sono maturi e che -su suggerimento dell'imminente Shah della Punta di Ferro- le indagini per l'omicidio di Pasha Preek potrebbero essere sull'orlo di una svolta.
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    Edited by AnimeHunter - 30/7/2018, 15:23
     
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    Nei panni del Califfo molte altre eminenze sarebbero inorridite alla proposta del Signore del Kanti: prospettare a tale Eccellenza un futuro da origliatore nei fetidi cunicoli della Tana era un oltraggio considerevole per un anfitrione tanto generoso. Il Djinn invece ridacchiò con delizia, senza cedere alla velata provocazione.

    « Oh, lei mi lusinga, Pasha Lazav! Purtroppo non sempre ciò in cui si ha talento coincide con quel che si ama davvero. »

    In effetti il ruolo d’intenditore (e rivenditore) di fauna non collimava granché con la naturale affinità dei geni alla sfera delle ambizioni umane. Se un esponente di quella razza si trovava tanto lontano dalla proverbiale lampada e dal mercato dei desideri, forse la dissonanza tra vocazione e talento era sentita anche tra entità soprannaturali del suo calibro.

    « La ringrazio per la sua disponibilità, confido che la saggezza del Concilio e della mia diletta sapranno valorizzare il legame storico tra Yasul e Merovish. »

    Un cenno d’inchino accompagnò le sue parole fiduciose. In futuro probabilmente si sarebbe rievocato quel giorno come la pietra fondante di un’istituzione destinata ad entrare negli annali del semipiano.

    « Sarei onorato se potesse presenziare come ospite all’incontro che domani si terrà nella mia dimora con gli altri candidati al consolato. Dopotutto questo Distretto eleggerà ben due Shah, non vorrei mai che perdesse l’occasione di conoscere i futuri Ufficiali! »

    Parlò come se gli aspiranti Shah fossero tutti sullo stesso piano, mentre l’ubicazione del convegno tradiva palesemente lo sbilanciamento dei favori nei confronti del Califfo: era indubbio che i Wuzurgan in corsa per la carica avrebbero fatto la fila per farsi accettare dal candidato di spicco come valida spalla con cui costruire un triennio di governo.

    « Ma prima di allora abbiamo ancora questo bel pomeriggio da goderci. Ha mai udito le storie che circolano sulle creature lacustri che prolificano intorno a Rivenore? Devo assolutamente mostrarle il mio acquario, mi segua…! »

    Il primo Sodale tornò nuovamente ad essere un sognatore nel suo Eden.
    C’era ancora tempo prima di varcare la soglia di Palazzo Yarasmid nelle vesti di Shah.

    E c’era ancora tempo
    prima di diventare Emiro.

     
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    Al Genio Dimir non è mai stato dato di sapere cosa riservi il futuro o cos'altro il Destino dipinga per i mortali ed egli, fallibile come molti altri, certo non sogna di sottrarsi a quanto le circostanze impongano alfine. Lazav non è dunque un preveggente, non indaga le pieghe delle possibilità, non si diverte con la quantistica come potrebbe un'incarnazione del caos: limitandosi a quanto egli può manipolare per davvero -giocando quelle sole partite ove possa contribuire in prima persona, per propria volontà e ben lungi dal farsi muovere come una mera pedina- ecco che il mutaforma del meridione sopravvive egregiamente schivando i fallimenti rovinosi cui sono andati incontro, loro malgrado, i suoi predecessori.

    E' una triste realtà, ve lo concedo: sciupare il proprio vigore per necessità e non per passione non si discosta poi troppo da un delitto verso se stessi.

    Ma destreggiarsi nei contesti politici -e non solo- è un'arte fine, silenziosa, oltremodo ardua: tenersi a galla nel continuo rimescolarsi del fato richiede sforzi e competenze cui ben pochi sono chiamati. Il Califfo antistante, per quanto possa fregiarsi di invidiabile destrezza entro il dominio delle cupidigie altrui, tradisce infatti un bisogno atavico nell'ancorarsi ad un concetto, una figura, una certezza tali da costituire un baluardo indissolubile e reggere il mondo per come egli lo interpreta. Potrebbe divenire un grande Shah, in special modo per questi tempi turbolenti, ciononostante grande sarebbe la sua fatica nello spingersi oltre, così rigidamente saldo a quello stesso vecchio mondo che percepisce oramai superato.

    Sarà pertanto mia cura onorare il vostro invito ed assistere a quanto la città ha da offrire per la propria somma carica: nutro già fondati timori su chi possa essere il favorito che spartità con voi il soglio del comando, da cui la mia forte curiosità nel volervi conoscere per comprendere come varieranno i rapporti con la capitale di cui sono garante.

    All'attuale Pasha del Kanti, per contro, tutto ciò risulta per certi versi naturale: è indubbiamente la sua chiamata, il suo scopo e nondimeno attorno a questo preciso frangente egli è stato plasmato: verosimilmente non vi sarà nessun onore per lui tra le fila di un esercito nè tantomeno al suo comando; parimenti non sarà il suo nome a riecheggiare tra i dotti ed i sapienti, qualora si dedicasse alla cultura delle Cave o d'altri eccellenti centri. E benchè il più recente tra i dignitari dell'Esarcato incarni appieno le qualità di segretezza, congiura e menzogna che un tale ambiente richiede, egli stesso abbraccia con rimpianto la verità inoppugnabile di cui il djinn s'è fatto araldo: il sistema su cui si regge il meridione è datato, cedevole, fallimentare. Si rende necessaria una riorganizzazione trasversale, forse una che neghi l'identità stessa del qui presente Lazav, ma ciononostante una revisione incombe e di fatto scuote l'intero presidio sin dalle sue fondamenta.

    Rapporti che -non dubito lo abbiate compreso- per quanto mi riguarda sembrano puntare verso un comune avvenire di concordia e prosperità: innumerevoli scenari attendono dormienti e per ciascuno di essi la mia bussola freme incapace di decidere a quale riservare la priorità.

    Ivi si colloca allora lo sconforto ma pure il compenso del Genio: anticipando la trasformazione egli può comprenderne i moti, osservarne il dipanarsi e le possibili conseguenze, plasmarne la forma per ricavarsi la posizione che più gli sarà congeniale. Ben poca cosa sono gli Shah, in quest'ottica, niente più che comparse su di uno sfondo per ora tutt'altro che a fuoco.

    Potete però vantarvi d'aver intascato la piena ragione e di non esservi tratenuto dall'elargirla, quest'oggi: abbiamo discusso a sufficienza, pertanto come poter resistere a quest'ennesima imperdibile offerta che mi proponete? Rivenore e quanto la riguarda mi sono totalmente all'oscuro, ma confido che con la vostra guida presto saranno spettacoli e meraviglie di cui serbare il ricordo!

    Ma da ognuna delle vite che non ha mai vissuto Lazav ha appreso che nemmeno il più insignificante dei dettagli va trascurato: è il pedone di oggi, dimenticato tra le file nemiche, che metterà in scacco l'intero indomani.
    PASSIVE SKILLS
    DIMIR DOPPELGANGERMETAMORFOSI SCENICA
    QUICKCHANGEMETAMORFOSI DELL'ANIMA
    UNDERWORLD CONNECTIONSRICCHEZZA
    TAVERN SWINDLERSPARABALLE (ANTI-AUSPEX)
    TRAIN OF THOUGHTMINDFUCK-ALERT (AUSPEX)
    WAY OF THE THIEFINIZIATIVA
    EQUIPMENT
    DIMIR CLUESTONEBUSSOLA DEI DESIDERI (ARTEFATTO)
    DIMIR KEYRUNEPASSEPARTOUT (ARTEFATTO)
    DIMIR SIGNETMARCHIO DEL VUOTO (ARTEFATTO)
    WHEALTH AND POSSESSIONS (OUT OF SCALE)
    ARMENTO DI CAMELIDI (DROMAD) GENETICAMENTE PERFEZIONATI
    GUARNIGIONE PERSONALE COMPRENSIVA DI RICCO EQUIPAGGIAMENTO
    STUOLO DI SERVITORI CON RELATIVE STRUMENTAZIONI E COMPETENZE
    FOLLA DI SCHIAVI DI CUI DISPONE IN PIENA PROPRIETA'
    AMPIA PORZIONE DEGLI INTROITI MONETARI DA ATTIVITA' COMMERCIALI
    COSPICUA FRAZIONE DELLE RISORSE MINERARIE DEL KANTI
    NUTRITO REAGENTARIO ALCHEMICO RILEVATO DA UNA CESSATA ATTIVITA'
    PROGETTI PER LA RIPRODUZIONE DI UN ARTEFATTO DI DOMINIO MENTALE
    SCRIGNI DI GEMME DI LUCE ESTRATTE DAL SOTTOSUOLO MEROVISHO
    ABITI RAFFINATISSIMI E GIOIELLI D'ALTISSIMO PREGIO
    SCIMITARRA INGEMMATA
    MEDAGLIONE SOLARE (RELIQUIA CON CONNOTAZIONE RELIGIOSA)
    REPERTO PROVENIENTE DALLA TORRE DI NUR (PERDUTA CITTA' DI KAMAR)
    TITOLO DI PASHA DEL KANTI (ESARCATO COMMERCIALE DI MEROVISH)
    PRESTIGIO ED EREDITA' POLITICA DI PASHA PREEK
    SALMA DI PASHA PREEK (CLONE/RIPRODUZIONE PRESSOCHE' PERFETTA)
    ACCORDI COMMERCIALI E CONCESSIONI MINERARIE NEL KANTI
    PROSPETTIVE AFFARISTICHE CIRCA IL TRAFFICO D'ARMI NEL BLOODRUNNER
    DUE PRESUNTI EREDI MASCHI (DI CUI IL MAGGIORE CON UNA MOGLIE)
    LA SUA STESSA VITA
    ENERGY100%CONDITIONSPERFECT
     
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11 replies since 22/5/2018, 19:15   305 views
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