The Ashen Pathway

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    C'era una volta il Mondo. Arrivò poi una breve folata di vento, verdognola sulla pelle e tiepida agli occhi, e il Mondo si sgretolò, si sciolse e sfumò insieme per far spazio ad un infinito Niente turchese, nel quale purpuree nubi di polvere di stelle vorticavano attorno all'origine di una circonferenza che tutto d'un tratto era già scomparsa, e sollevando il capo verso il cielo si potevano vedere montagne che proiettavano sui viandanti del Niente ombre titaniche e che affondavano le loro guglie negli oceani sottili e trasparenti situati alle pendici. Sotto i piedi, appena all'altezza del collo, splendevano soli grandi come le biglie di terracotta di bambini che giocano nella sabbia di una spiaggia, e lune sferiche tutte vertici e spigoli che si aprivano per inglobare sé stesse mentre cantavano aromi di lampone e di superfici ruvide. Dentro i viandanti, riflessi di giovani comete tracciavano archi di antiche melodie che dovevano ancora essere scritte.

    C'era una volta il Niente. Arrivò poi una vampata, calda e leggera, e il Niente venne meno, consumato dalle fiamme che nulla risparmiarono finché non rimase che Qualcosa, in cui una pioggia fitta e sottile batteva incessante sulla pelle candida e liscia, e inzuppava i capelli scuri, mentre una brezza fredda soffiava sul volto. Alzando gli occhi si potevano vedere nuvole plumbee coprire il cielo, celando l'astro del giorno, e abbassandoli si distinguevano i profili di palazzi borghesi di marmo, le cui facciate erano abbellite da fregi dalle geometrie stravaganti ed edicole che ospitavano raffigurazioni di uomini e donne bellissimi, colorate con pigmenti dalle tinte accese; si giungeva infine ai grandi portoni di legno, intarsiati di oro e d'argento, che si affacciavano su ciottolati brulicanti di persone vestite con abiti di seta o di lane pregiate. Chi non era protetto da parapioggia, non di rado portati da servitori che si affannavano a mantenere il passo dei rispettivi padroni, indossava larghi impermeabili e incedeva con passi rapidi e pesanti lungo le strade.
    Nell'aria, smorzati dalla pioggia, si confondevano i profumi della gente del luogo, tutta umana, ma il battere ripetuto delle gocce sulla pietra non poteva celare anche il brusio delle loro voci. Riusciva, però, a rendere i loro discorsi incomprensibili alle orecchie dei meno attenti – o meno interessati.

    « Ha! » fece una voce bianca, ma che apparteneva probabilmente ad un ragazzino, a giudicare dalla spavalderia che traboccava da quell'unica, breve sillaba. Flandre si sentì afferrare all'improvviso entrambi i polsi, e tirare indietro le braccia, mentre un altro paio di mani strinsero l'elsa della spada di lei e la sottrarrono al calore della sua guaina. Un giovane umano di circa dodici anni corse quindi via con il suo bottino, allontanandosi in una linea retta proprio davanti agli occhi della naufraga, e scomparendo un gradino dopo l'altro in una voragine che si apriva un centinaio di metri più in là. Qualche istante dopo la donna avrebbe sentito uno strattone sempre all'indietro, in un tentativo di gettarla a terra, seguito dal rilascio della presa e dalla fuga rocambolesca di un altro giovane di un paio d'anni più grande che finì per seguire l'altro esclamando eccitato: « Via! Via! »

    Turno 1Benvenuto nella tua prima scena su Endlos!
    Hai appena il tempo di riprenderti da un breve viaggio ai confini dell'assurdo e di realizzare dove sei, che una coppia di ladruncoli si impossessa della tua spada, fuggendo via.
    Se dovessi decidere di seguirli, scoprirai che sono scesi lungo una scala di cui non riesci a vedere il fondo. Solo altri gradini che si perdono nel buio. Buon divertimento. :flwr:
     
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    Become the wind and cut through the clouds, to the skies.
    Even if we collapsed from the wounds we received, the warmth
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    Although everything might be forgiven,
    that doesn't mean I should forget about it,
    as there might be many more painful experiences coming in the future.
    Coming back and forth between sad, sad dreams and reality,
    I will sing the gifts of the world one after another.

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    The purpose of life is not to be happy: it is to be useful,
    to be honorable, to be compassionate, to have it make some difference
    that you have lived and lived well.


    C'era una volta il Mondo,
    così come una bambina che ogni giorno da una terra sconfinata ne osservava il cielo. Adorava la volta notturna, quando in infiniti bagliori le stelle quasi le sussurravano storie lontane, lasciando che ogni fatica sotto il sole del mattino fosse un dolce preludio al proprio angolo di beatitudine.
    La giovane era sola, come esiliata ai confini di una regione dimenticata da tutti.
    Ricordava di aver viaggiato, una volta: la casa in cui viveva adesso non era l'unica che aveva conosciuto, no. Al di là della prateria, dei boschi e delle montagne innevate sorgeva una casa di legno in cui aveva trascorso numerosi anni della propria vita.
    Nel silenzio, come anche ora. Il desiderio di fuggire da quella prigione fu la scintilla del pellegrinaggio, interrotto dalla fatica che aveva segnato un paio di primavere.
    Nello sconforto prese possesso di una abitazione abbandonata da eoni, dedicando intere giornate a ridonarle dignità e splendore: con devozione riparò finestre e mobilio, nel rintocco costante di martello e chiodi poté correre sul pavimento delle sale senza il rischio di inciampare.
    Era sola, ma trovò una compagnia nel silenzio.
    Giù nella cantina, dietro scatoloni impolverati e scaffali distrutti, trovò una cassa inusuale: decorata d'oro e argento sembrava uno scrigno dall'apparenza inviolabile, autentico gioiello nascosto tra sporcizia e rottami. All'interno di un libro lesse che i furfanti erano soliti cercare posti impensabili per casseforti e preziosi, ma erano ben pochi quelli che avrebbero sprecato tempo a frugare nell'immondizia di un deposito.
    Si scoprì un sorriso tra le labbra, il primo dopo tanto tempo.
    Trovò la chiave dopo infinite ricerche, talvolta andando a incrinare il frutto del suo lavoro di restauro con la consapevolezza che avrebbe ricominciato senza rimorso.
    All'interno di quella culla pregiata trovò una lampada: semplice, simile a quelle irrimediabilmente rotte nella veranda ma che sembrava priva di alcuna apertura in cui porre il combustibile.
    Sconfortata dal trofeo di scarso valore, decise comunque di pulirla e studiarla per occupare tempo.
    Ne aveva davvero tanto, lì nel silenzio interrotto dal solo scorrere del vento.
    E fu proprio mentre lucidava il vetro con un panno che questo iniziò a brillare: un semplice tocco al primo accenno di sorpresa, successivi ad ogni nuova intonazione o curiosità. L'oggetto non splendeva in maniera costante, ma agli occhi della bambina sembrava rispondere ad ogni intesa.
    Meravigliosa come una stella, solo accanto a lei. Solo per lei.
    Le giornate cambiarono, segnate da un buongiorno al giungere dell'alba e una buonanotte al commiato con momenti di piacevole quiete quando dopo un duro lavoro si concedeva il godersene i frutti con soddisfazione. E fu proprio così che iniziò a guardare il cielo, con al fianco quel piccolo oggetto.
    Questo finché un giorno non sognò di volare verso proprio quel cielo, una meta lontana che nell'ebrezza dell'onirico poteva essere stretto tra le mani: vagò oltre le nuvole e si calò nel cobalto più puro, continuando a salire sempre più in alto guidata dagli innumerevoli fari notturni. Ma non importava quanto provasse ad avvicinarsi, sembravano irraggiungibili.

    Forse la luce non è altro che una illusione.
    Nella sua pura innocenza nacque il dubbio, seguito dalla terribile oppressione di un Mondo che si rivelava incredibilmente vasto - e lei, necessaria conseguenza, così piccola.
    Forse sei anche tu frutto della mia immaginazione.Furono le sue uniche parole, le ultime parole prima di rinchiudere la lampada nello scrigno d'oro esiliandola di nuovo all'oscurità. Quei bagliori erano stati fonte di gioia per settimane, eppure era bastato così poco a svuotarla di ogni colore.
    Le giornate erano ormai prive del buongiorno che precedeva la colazione, dell'ho fatto un ottimo lavoro ad ogni successo. Persino la sera iniziava ad opprimere nella paura senza più qualcuno a cui dare la buonanotte. Sentimenti terribili, che le fecero scoprire la vera solitudine in una ammissione dolorosa, con pasti privi di sapore e ormai un cielo che non le donava più alcuna stella.
    Come poteva, dopo che le aveva rigettate?
    Corse nella cantina, scavando con forza per riportare alla luce il suo unico e vero tesoro. Lucidò la lampada con grazia e devozione, quasi offrendo scuse in un colpo di lacrime.
    Ne seguì un bagliore, un unico e solo bagliore: eppure così intenso, come un sorriso di riconciliazione.
    Il suo Mondo non era più vuoto.
    Decise di ricominciare a viaggiare, non più alla ricerca di una abitazione più consona ai suoi bisogni ma semplicemente per scoprire nuovi luoghi e assaggiare cibi differenti, allargare i propri orizzonti. La luce della lampada poteva essere una illusione, il suo splendere ad ogni cenno e parola poteva essere una coincidenza.
    Eppure, le andava bene. In quel momento era felice.

    •—————————


    UJUWFr0

    Il rintocco di una tazzina di porcellana segna il termine di quel breve racconto.
    Le ultime tracce di cannella e zenzero invece quella di un tè ormai stabile nelle abitudini, chiusura del fine settimana di una famiglia che al fianco della figlia aveva posto quella donna venuta dal nulla. La fiducia vera e propria chiese l'impegno di mesi di lavoro, eppure con pazienza e rigore era diventata un tutore irrinunciabile.
    « Ma c'era davvero qualcuno nella luce della lampada? Era davvero da sola? » Chiese curiosa, arrampicandosi sulla poltrona per raggiungere il libro illustrato e scoprirne quasi la verità. Il racconto non era concluso, la donna li interrompeva sempre prima dell'ultima pagina lasciandola in sospeso. « La verità è ciò che decidi nel tuo cuore, quello che vuoi sia reale. »
    Il Mondo può diventare vuoto se è questo ciò che vuoi, il conforto può decadere in un affronto se desideri odio.
    Ripudiando ogni altro colore non resterà che la solitudine
    .
    Non era la prima volta che le faceva quelle raccomandazioni, in una educazione di tatto e cautela. Eppure, fra tutti i racconti che le aveva offerto fino a quel giorno, stavolta c'era qualcosa di diverso.
    Forse per gli occhi verdi della donna, sempre cordiali.
    Oggi invece sembravano incapaci di sfuggire alla nostalgia.


    —————————•


    . pentauron; altatorre .

    Ricordava.
    Sospesa nel limbo successivo al momento della propria creazione,
    la donna vagava col capo e la mente alla ricerca del passo successivo per affermare la propria esistenza. Osservava priva di meta il mondo sopra di lei, lasciava che i sensi si attivassero e iniziassero a relazionarsi con i colori e gli odori che la circondavano: tra tutti i viaggiatori planari, il corpo della Primogenita chiedeva una rinascita ad ogni sua apparizione.
    Cenere dalla cenere, sostanza dalla polvere: scintilla nell'oscurità, vampa d'argento che lascia apparire la vita là dove lo sguardo non cala normalmente offrendole ristoro nell'anonimato.
    Non riesce a vedere all'inizio, i vicoli di Altatorre sono forse uno posti peggiori in cui il Destino poteva imporre il suo punto di inizio, così come quelli di ogni altra metropoli: il costante muoversi delle masse è spesso un male, per chi ha bisogno di tempo per poter anche solo iniziare a respirare.
    L'abito nero può contribuire a nascondersi, le placche di metallo attorno al corpo sono il bastione perfetto per fuggire da incidenti di percorso mentre la mente in pochi battiti rievocava ricordi ed emozioni passate per ristabilire il percorso seguito fino a quel momento.

    Come in quel momento nel Pentauron,
    cuore e centro di un semipiano in costante rivoluzione,
    dove ha scelto di sprofondare seguendo quell'antico richiamo della sua razza,
    il segnale d'allarme di un orologio che inizia a perdere il ritmo.
    Una intuizione che porta il nome di ordine.
    La devozione di chi ha camminato per prima del multiverso, l'unica che potesse incontrarli e guardarli con gli occhi della madre.

    E Altatorre,
    piccolo equilibrio di un'area che cela sotto un velo di tenebra le rovine di un altro tempo,
    era la culla ideale per chi aveva trovato la propria origine nel collasso del cosmo.
    Anche se più affine a un insospettabile scherzo di storie e racconti, quasi costringendola a trovarsi sempre al punto di partenza.
    Per non dimenticare chi aveva smesso di vivere nel terrore, chi celebrava in ogni atto.
    In quelle vie la sua era una marcia ancora spontanea, più nell'istinto e rifiuto di non potersi concedere l'immobilità: camminava e osservava, ascoltava le voci scoprendo quasi in una piacevole sorpresa di essere in grado di comprendere.
    (Che per quanto fosse scontato, ricorda con non poco imbarazzo viaggi che hanno preteso l'attesa di un paio di anni solo per apprendere la lingua nativa.)

    Fu solo nell'attimo successivo che poté svegliarsi, nel senso più stretto del termine.
    Avvertì sulla propria pelle un contatto più intenso di un urto occasionale, un tocco prolungato che vibrò nella mente quasi come un campanello d'allarme - monito a quella che poteva risultare come una catastrofe, per un viso che sotto il cappuccio rimaneva immutato.
    Barcollò per il colpo ricevuto alle proprie spalle, sbattendo le palpebre per un paio di volte.
    E quando strinse la mano, quasi per un colpo d'istinto, si scoprì privata della propria lama.

    « Gli inizi bruschi sono sempre i tuoi preferiti, May. »
    Sospirò piano, segnando le labbra in un sorriso.
    Al clack metallico del guanto d'arme seguì un passo nel vuoto, quasi interrotto da un impulso di cenere che lasciò dietro di sé - nulla più di una semplice eco, un residuo disperso nella stessa aria che si ripeté per una sola volta divorando in un battito di ciglia una più che modesta distanza.
    Correva studiando le risposte del proprio corpo, della propria energia che ancora cercava una stabilità.
    Erano bambini, ma non poteva prestarsi troppo a quel gioco.

    Quella lama era importante.
    Non poteva perderla.


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    CITAZIONE
    Io mi sono divertito un casino a scrivere 'sta cosetta. :guruflwr:
    Ho tagliuzzato qua e là altrimenti davvero era troppo.

    Nella parte finale, quando sceglie di inseguire i bambini, sfrutta per due volte di fila la tecnica dhaos collider.
    :: dhaos collider ;
    Corri, non fermarti mai.
    Ingaggia il nemico, non permettere che riesca a fuggire. Ogni duello è una danza, la successione di istinto e pazienza nel desiderio di prevalere sul proprio avversario e guadagnarsi la vittoria - alle volte la sopravvivenza, di muovere un altro passo verso l'orizzonte e afferrare tra le mani il proprio destino. E la supremazia talvolta giunge solo dalle più piccole cose, piccoli tasselli assemblati in un sapiente mosaico: offrendo in tributo una modesta quantità di energia, la Cinerea potrà compiere un solo ma rapidissimo movimento entro una portata di cinque metri dalla propria posizione, superando piccoli ostacoli come un terreno dissestato senza però ignorarne di maggiori, come muri o cancelli.
    Il balzo, perché alle volte di questo si tratta, non potrà essere impiegato con finalità difensive.
    costo basso natura fisica durata istantanea
    tipologia strategico sintesi movimento rapido entro cinque metri

    tl;dr movimento rapido per dieci metri, anche se erano lontani era più per una questione di reagire.
    Insomma, bruciamo subito il 10% di energie come porta fortuna.

    Residuo per ora: 90%


    Edited by infelious - 19/3/2019, 19:39
     
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    Correva rapida, Flandre Revelt, abbastanza da far mangiare la cenere a qualunque persona normale si fosse messa in competizione con lei. Nessuno parve tuttavia interessato a raccogliere la sfida, e la donna avrebbe dovuto farsi strada zigzagando fra i passanti che camminavano, più lenti e noncuranti, nella direzione opposta. Alcuni balzarono di lato, cercando di non far cadere le imponenti pile di pacchetti che trasportavano a mano, tenendole ferme a fatica con il mento. Molti di essi rivolsero alla donna anche imprecazioni ed insulti; parole taglienti ma al tempo stesso vuote che si disperdevano nel vento come granelli di polvere. Qualcun altro si voltò in silenzio, limitandosi ad osservare per qualche secondo con curiosità la figura che l'oscurità al di là della scalinata stava inghiottendo pian piano, scosse la testa e proseguì per il proprio cammino.

    Sotto il regno dei palazzi signorili, di alte costruzioni che anelavano a toccare il cielo, e di umani benestanti ed indaffarati, ne esisteva un altro che era fatto di piccole catapecchie erette con materiali di fortuna come pietre, legno marcito per metà e perfino fango, nel quale gli umani andavano diradandosi in numero per far spazio a creature dalle fisionomie più esotiche e disparate.
    Senza un cielo in cui splendesse il sole, ma solo un soffitto buio da cui, ogni tanto, filtravano alcune gocce d'acqua, l'unica luce disponibile era quella fioca dei vecchi lampioni sparsi ai lati delle strade. Alimentati da chissà quale fonte di energia, essi rendevano appena possibile capire dove si stesse mettendo i piedi e rivelavano le facciate delle abitazioni, ma erano diversi i punti ciechi in cui il velo dell'oscurità, anziché venire squarciato, si faceva perfino più evidente tramite il contrasto con le aree meglio illuminate.

    Ogni tanto i ragazzini si voltavano dall'altra parte, i loro volti già rossi, e scoccavano occhiate a Flandre.
    « Niolu, ma ancora... » il ragazzino che trasportava la spada stava cominciando ad ansimare. « Ci insegue? »
    « Ma quanto cavolo è veloce?! » chiese l'altro.
    « Maledetta pazza! »
    « Dai, Tellian, corri che altrimenti Iakh Mayr si incazzerà! »

    Appena quel nome fu pronunciato, i due accelerarono ancora di più, guadagnando con fatica qualche metro in più sulla donna. Si lasciarono dietro ad un certo punto il quartiere, proseguendo su una strada disseminata di ghiaia, sassi e macerie che rendevano insicura la corsa. Le lanterne si fecero sempre meno frequenti man mano che ci si allontanava da quel piccolo nucleo abitato appena attraversato. Esse tuttavia riapparvero pressapoco trecento metri più tardi, guidando i viaggiatori lungo un lungo rettilineo che sfociò qualche minuto più tardi in un largo piazzale deserto. Al suo centro, un'enorme catasta di ferraglia si innalzava in forma di cono per almeno una quindicina di metri.

    Arroccato sulla cima di questa, un'enorme creatura fissava i due giovanissimi con gelidi occhi gialli dalle pupille verticali. Si trattava di un gigantesco rettile le cui spesse squame arancioni scintillavano sotto la luce delle fiamme dei bracieri sparsi lungo i margini di quel posto, e la cui lunga coda era avvinghiata tutt'attorno attorno alla cima di quel cumulo di scarti metallici. All'altezza delle spalle spuntavano un paio di ali simili per forma a quelle di un pipistrello. Queste erano chiuse sul dorso, rendendo dunque difficile stabilirne le effettive dimensioni – fra cui l'ampiezza della loro apertura.
    La bestia cambiò goffamente posizione, manovrando sulle sue quattro zampe per riuscire a girarsi del tutto verso la coppia di umani.
    Era un drago.

    « Abbiamo... abbiamo portato la nostra quota! »
    Tellian tremava visibilmente, mentre guardava verso l'alto. Sollevò l'arma di Flandre, affinché la creatura potesse esaminarla più da vicino – o almeno quelle erano le intenzioni: le braccia di un umano di a malapena un metro e settanta non potevano fare miracoli. Al drago, però, parve bastare.

    « Sarebbe questa spada? Mostratemi la sua lama. »
    Chiese egli. Tellian e Niolu annuirono all'unisono ed eseguirono. Il drago abbassò il capo cinto di corna fino a quando non arrivò quasi a sfiorare i suoi interlocutori con il muso.
    « Ha! Sembra fresca di forgiatura. »
    Osservò semplicemente. Sembrò per un momento in procinto di aggiungere dell'altro, quando notò con la coda dell'occhio la legittima proprietaria dell'arma. Sollevò di nuovo la testa, fissando nel frattempo la donna. I ragazzini si girarono a loro volta, e sobbalzarono nel vedere Flandre un'altra volta.

    « Ancora?! »
    « Merda-merda-merda. »
    « Senti, non era nulla di personale, okay? Ci serviva qualcosa da portare p- »

    « SILENZIO! »
    Tuonò il drago.
    « Sono il Drago della Ruggine e il proprietario di tutto ciò che vedi qui attorno, Iakh Mayr. » Fece penzolare davanti a Flandre la spada di cui egli aveva appena afferrato il manico arrotolandovi intorno la punta della coda. « Sei giunta forse qui a reclamarla? »

     
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    Un mondo ignoto,
    scenari che per diverse forme e colori scorrevano
    negli occhi lasciando una macchia indelebile nella sua memoria. Volti e suoni, urla che nel rintocco dei passi scorrevano in un ritmo che apprezzava: quello della conoscenza da una parte, così come quello della consapevolezza di star iniziando a esistere in maniera più completa. Ogni balzo abbandonava progressivamente l'inerzia della sopravvivenza lasciando spazio a quello di istinto e abitudine, quello di una donna che per storie aveva marciato nella terra e tra gli uomini.

    Così come campi di battaglia, con un disordine diverso da quello delle vie della città
    che ciò nonostante poteva brillare di una intensità personale.


    Ed ogni sguardo o rimprovero per la cenere erano scintilla di vita,
    un bagliore che sotto il mantello e la carne donava al cuore l'impulso per battere più forte.
    Correva, ma non per semplice follia.
    Ad ogni colpo di tacco sui gradini o nelle vie era un presupposto importante per sapere la forza da imprimere, la solidità dell'appoggio: a ognuno di essi seguiva uno scatto più studiato, una rincorsa su una cassa o la scivolata al limitare di un muro visto in lontananza. Se da un lato i ragazzi erano più giovani di lei, sicuramente conoscevano al meglio il luogo e la presunta destinazione.
    Sapevano gli incroci da evitare, le scorciatoie più adatte per i loro corpi più minuti - lei dalla sua, seppur priva della spada che poteva essere impedimento per loro, era appesantita da ferri più generosi.

    Come lo stesso guanto d'arme, che a volte in un colpo d'artiglio stringeva un lampione più solido in un impulso più sostenuto.

    « C'è modo e modo per mostrare la città a una turista. »

    Sorrise, piegando il ginocchio per prendere fiato sul ponte di ghiaia e ombre, abbandonando dietro di sé i due volti di quel piccolo frammento di mondo in cui si era immersa: l'eco dorato del cielo, affiancato alla desolante venatura celato da un manto di cemento dove senza questo sventurato furto
    non si sarebbe immersa.
    Un sottosuolo quasi dimenticato, che con un cenno rituale accolse come prezioso,
    stendendo la dominante verso la città e la mancina sul cuore.

    Riprese a correre subito, in un tocco di inquietudine che
    la raggiunse come una stoccata crudele.
    Non aveva più tempo da perdere.

    [......]

    Di Draghi e Dei le cronache dei piani sono piene,
    accompagnando a storie di catastrofi annunciate dal loro risveglio così come di civiltà nate dalla loro scomparsa. Talvolta sono occhi e artigli del Destino,
    quello talvolta più crudele e maestoso,
    altre invece nel nome di eremiti attendono lo scorrere del tempo ai confini del mondo,
    lasciando nelle dimore una testimonianza di eroi e avventurieri.

    Emergendo dal limitare più lontano della tana di acciaio, la donna marciava ora nella quiete potendo finalmente concedersi di respirare e dare un minimo di sollievo al proprio cuore. Dedicò il primo sguardo ai responsabili di quella insana corsa negli attimi più importanti del suo risveglio,
    così come il secondo al centro di tutto.

    Si limitò a un breve inchino anticipato da un colpo di tacco sul terreno,
    tendendo la giacca per i lembi inferiori con la stessa grazia più consono a un ballo da sala. Peccato che, al contrario di un abito pregiato in merli o colori vivaci, non poteva offrire altro che un soprabito tinto di polvere e incisioni confuse.
    E quello dell'acciaio, il suo.

    Quello che aveva al fianco, come quello avvolto dalla coda del drago.
    Probabilmente difficilmente avrebbe distolto lo sguardo da lì.

    u9NIgyc

    « Reclamare è il termine più adatto, dubito che negli usi e costumi di questo luogo ci sia il derubare i viaggiatori planari appena giunti. »

    Calò le braccia lungo ai fianchi, concedendosi una presa di coscienza del trono su cui Iakh Mayr aveva fondato il proprio dominio, evitando nel tono o nello sguardo ogni inclinazione che potesse tendere a una minaccia o anche un personale timore.
    Se dei semplici ragazzi avevano avuto la possibilità di derubare qualcuno in quelle vie sotto la volta celeste, difficilmente avrebbe potuto appellarsi al senso comune di furto.
    Meglio, una restituzione spontanea era una possibilità fin troppo remota.

    « Flandresca Revelt, discendenza e titoli non credo siano necessari. »
    Precisazione dovuta per un ricambio di pacifiche presentazioni
    scuotendo il capo per un istante al termine delle parole. L'essersi appellato al nome completo, quello della prima madre ai tempi della catastrofe, era forse un segno di rispetto verso un colosso che nel nome la toccava nella nostalgia.

    Ruggine.
    Non poteva dimenticare la storia
    della Bestia che incarnava questo aspetto dell'universo,
    così come quella dell'eroe che offrì
    tutto se stesso per vincerla.


    « Quale è il prezzo per riavere ciò che è mio di diritto,
    Iakh Mayr della Ruggine?
    »
    Meravigliosa contraddizione, conclusa stendendo la mano in sua direzione.
    Quella libera, decorata dal solo cuoio dei guanti.

    Niente acciaio.
    Niente.
    Avrebbe evitato volentieri ogni conflitto.


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    « Reclamare è il termine più adatto, dubito che negli usi e costumi di questo luogo ci sia il derubare i viaggiatori planari appena giunti. »
    Iakh Mayr rimase in silenzio, scoccando una rapida occhiata ai due ragazzini. Dopodiché fece quello che per un drago doveva essere l'equivalente di un sorriso divertito, scoprendo file di zanne coniche e ricurve intorno alla punta, e con ogni probabilità anche affilate come rasoi.
    « Solo quelli sprovveduti. »
    Osservò il drago con un tono quasi del tutto privo di malizia. Quasi, perché nonostante venire derubati non fosse nulla di inusuale per un qualunque semplice essere umano subire un furto in un posto del tutto sconosciuto, inseguire i ladri fin nel profondo delle tenebre e poi presentarsi al suo cospetto per pretendere la restituzione del maltolto denotava o un notevole coraggio e fiducia nelle proprie capacità, o semplicemente molta, moltissima ingenuità.

    « Flandresca Revelt, discendenza e titoli non credo siano necessari. »
    « Non qui, » confermò lui, « non per quanto mi riguarda. »
    Anche perché non avrebbe saputo che farsene. Chi fossero gli antenati di lei era di assai poca importanza, e i titoli ottenuti in altri luoghi pure non avevano alcun valore in un altro piano dell'esistenza e, soprattutto, non avevano alcun valore in casa sua. Inoltre, non sarebbe stato certo lui a dover dire a qualcuno come presentarsi.

    « Quale è il prezzo per riavere ciò che è mio di diritto,
    Iakh Mayr della Ruggine?
    »

    Niolu e Tellian sbiancarono improvvisamente in viso, e si allontanarono a passi rapidi e prudenti da Flandresca, pur rimanendo entro il perimetro del territorio del drago.
    Iakh Mayr allungò il collo verso la donna, la quale si ritrovò a pochi centimetri dalle narici del primo.
    « Solo per il fegato che stai avendo per rivolgerti a me con questo tono, ti dovrei ridurre in cibo per ratti, Flandresca Revelt. »
    Ritrasse il capo. Guardò un'altra volta la spada e mollò la presa su di essa, lasciando che cadesse al suolo.
    « Questo non è il regno dei nobili cavalieri del cazzo. Qui si fa la fame, vermi come voi si ammazzano a vicenda per l'acqua pulita e qualche soldo in più o per ragioni ancora più futili. Credi che qualcuno se ne faccia qualcosa, qui, del tuo “diritto”? »
    Spiegò le ali, ma non era in procinto di spiccare il volo. Piuttosto voleva sembrare più grosso e imponente di quanto già non fosse.
    « Questo è il mio territorio, e mie sono le regole che vigono dentro i suoi confini. Una di queste recita che se vuoi vivere qui, sotto la mia protezione, periodicamente devi portare al mio cospetto un'offerta degna. Se non puoi pagarla devi sparire dalla mia vista. Semplice. »
    Pronunciò l'ultima parola mentre ripiegava le ali, come a segnalare un momento di rilassamento.
    « Ammira il mio tesoro, umana. Questa patina rossiccia che copre ciascuno degli oggetti che vedi è la prova inconfutabile della loro storia, una iniziata e poi inevitabilmente conclusasi nel momento in cui qualcuno se ne è disfatto e li ha gettati qui, condannandoli all'oblio. »
    Fece una pausa, augurandosi che la donna avesse già capito dove egli stesse per andare a parare. Trovava tedioso doversi ripetere davanti ad orecchie poco attente.
    « Sono oggetti come quelli che hai davanti che mi interessano. La tua spada ancora brilla alla luce delle fiamme, e pertanto non mi interessa. Ciò non cambia tuttavia che essa ora mi appartenga. Se la rivuoi, dovrai offrirmi qualcosa per cui io sia disposto a cederti di nuovo questa lama. Quanto a voi- » si voltò verso i due ladri, « -avete portato il vostro dono con una settimana di anticipo rispetto alla scadenza finale, ma non è stato sufficiente. Usate il tempo che vi è rimasto per rimediare al vostro errore, se ne siete capaci. »
    « Signorsì, signore! Non la deluderemo! »
    « Grazie per la sua magnanimità! »
    Gli inchini nervosi di quei due furfanti vennero in larga parte ignorati dal drago, che tornò a rivolgersi a Flandre.
    « Se non ti sta bene, non hai che da provare a prendertela. »


    Turno 3Ogni tanto ci si dimentica degli specchietti. :omg:
    Comunque, Iakh Mayr ti presenta davanti due opzioni: portargli un dono "degno di lui" o provare a prenderti la spada da sola con la forza.
    Ovviamente sono solo quelle che ha contemplato lui. Se hai altri piani, non c'è motivo per cui tu non possa provare a metterli in atto.
     
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    Sprovveduto è forse un attributo eccessivo,
    si trova a pensare in una smorfia pacata ma tenuta sigillata tra le labbra. Sfortunata, quello potrebbe al contrario essere un termine più adatto trovandosi derubata nel momento di maggior vulnerabilità, al pari di un uomo che si trova attaccato nel più piacevole dei sogni lei si è vista privata di una cosa estremamente cara nel fatidico istante in cui non poteva serrare la presa.
    Come già detto, il Destino sa trovare sempre i momenti migliori per generare imprevisti.
    Ma contempla la follia di calare nelle profondità di un luogo sconosciuto,
    vagando tra le tenebre fino a trovarsi faccia a faccia con una delle specie sovrane del Multiverso.

    Il Drago è forte, creatura terribile che brucia il mondo e lo divora con zanne capaci di spezzare l'acciaio e protetto da scaglie che deflettono mille proiettili.
    Sono numerose le storie che li circondano, sfumate anche negli Antichi di titolo e fama che hanno abbandonato i confini planari da troppe ere.

    E la Ruggine adesso, dall'alto del suo trono, vuole offrire conferma alla regola.
    La donna non indietreggia, così come nella sua posizione non offre risposta esterna a un breve respiro: non si tratta di coraggio o più stupida arroganza, bensì di una forma di più quieto rispetto
    per chi si erge davanti a lei.
    La stessa che aveva mosso le parole precedenti,
    nella contraddizione che lui aveva accolto solo come una presunta offesa.

    Lasciando scorrere le braccia prima sui fianchi e solo dopo verso l'esterno, ciò che le sembra dipingere gli occhi per un istante è una accesa preoccupazione.
    Non rivolta a se stessa, lontana dall'essere un pallido riflesso di paura e rimorso.
    Ma verso lo stesso Re che non hai mai smesso di guardare.

    LRV4f0y
    « Per questo ho parlato di prezzo, Iakh Mayr. »
    Una pausa necessaria ora per essere certa di trasmettere la sua buona fede.
    « Non ho intenzione di mettere il naso negli equilibri tra queste due parti della città, divise da una scalinata senza fine. Tuo è il dominio, loro hanno agito sotto la tua autorità e va bene così. »
    La accetta, perché è la loro vita. La approva, perché quantomeno porta equilibrio.
    Per il suo essere viaggiatrice, non andrà mai oltre il semplice disegnare questo luogo su un taccuino prima di svanire tra i vicoli a meno che non siano gli stessi a gridare il cambiamento.
    Ma seppur sotto rigore e il pugno di ferro,
    quei ragazzi hanno la possibilità di vivere

    « Non pretendo nulla, seguo le tue regole e ti chiedo cosa fare per riaverla indietro. »
    Sei tu che metti in mezzo storie di cavalieri e dame, conclusione inespressa.
    « Se c'è qualcosa là fuori fuori dalla loro portata, sarò lieta di andartelo a prendere. » Un riferimento ai bambini, a chiunque altro è alla ricerca di tributi sotto i suoi ordini.
    Se poi la ruggine rappresenta il marchio di una reliquia perduta dal tempo, in un sorriso potrebbe quasi accettarla come un lavoro che fa da tempo,
    diretta emanazione dell'entità che dell'oblio ne rappresenta la signora.
    « Altrimenti seguirò la mia discrezione, non ti chiedo altro. »
    Una direzione, se lo vorrai.
    Ma tornerò, puoi starne certo.

    Quindi perché non approfittarne, dato il reciproco interesse?



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    Riepilogo abilità
    __- crovenyulsa: agilità +50%;
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    Avrebbe potuto rifiutarsi di stare al gioco, e riprendersi ciò che le fu sottratto con la forza. Avrebbe potuto ribellarsi di fronte a quella che molti avrebbero visto come una prepotenza, e affrontare il signore di quel piccolo feudo faccia a faccia, senza paura. Flandre Revelt aveva deciso invece di accettare di buon grado la proposta di Iakh Mayr, e di non mettere in discussione le regole di quel mondo in cui era appena approdata e del quale, di fatto, non conosceva ancora quasi nulla.
    Se il sospiro di sollievo di Niolu e Tellian in lontananza era indicativo, si trattò di una buona scelta.
    « Il loro abbaglio non ti riguarda, » rispose impassibile, « rimedieranno da sé, se ne saranno capaci. Se vuoi tuttavia riottenere la tua spada e al tempo stesso estinguere il loro debito, dovrai offrire un tributo diverso per l'uno e per l'altra. Ciò che sceglierai di fare e come agirai una volta fuori di qui non è affar mio. »
    Allontanò la spada dalla portata di Flandre con un ennesimo movimento della coda; l'arma finì a circa mezzo metro dai piedi del cumulo di rottami, come se il drago ne avesse reclamato la proprietà senza tuttavia ritenerla parte del suo tesoro.
    « Ora va', e comincia la tua ricerca. Chissà che non mi porterai qualcosa di esotico. »
    Con quelle parole, il rettile smise di badare alla donna – un invito sottinteso a tornare da dov'era venuta, poiché non rimaneva più nulla da fare nei suoi domini.

    Seguire a ritroso i passi percorsi non fu troppo difficile, anche con un'illuminazione così limitata. C'erano diversi punti di riferimento nell'oscurità ai quali ci si poteva rifare al tatto, oltre che alla vista; il cammino del resto era irregolare, dissestato e, soprattutto, dimenticato da chiunque si occupasse della pulizia del Distretto: allora si poteva sempre contare sul fatto di incappare in quel brutto dislivello nel bel mezzo del sentiero dove bisognava fare la dovuta attenzione a mettere i piedi, o quella pietra aguzza ai bordi della strada che si trovava accanto ad un'antica colonna che per metà era in frantumi, e che ora ricordava vagamente una matita temperata troppe volte, o ancora lo scheletro di una casupola della quale non erano rimaste che la parete frontale e quella sul lato sinistro.
    Anche riuscendo a mantenere l'orientamento, però, rimaneva comunque una grotta gatta da pelare per l'oramai disarmata Flandre: andava trovato un tributo per Iakh Mayr, ma da dove cominciare? Ancora non conosceva quel labirinto di rioni sotterranei che taluni osavano chiamare una città, né i suoi abitanti. Similmente, non conosceva granché in generale del mondo in cui era capitata – non aveva mai avuto il tempo di apprenderlo, del resto.

    PKVOARU« Ehi, tu! »
    Chiamò una voce maschile. Oramai giunta in una zona più densamente abitata, Flandre, voltandosi, avrebbe visto un uomo sui trent'anni seduto su un vecchio scranno. Aveva i capelli scuri tenuti cortissimi, così come il pizzetto e le basette che, per qualche ragione, disegnavano sulle sue guance un motivo a forma di fulmine. Gli occhi erano celati da improbabili lenti scure, nonostante sul piccolo tavolino che aveva di fianco avesse appoggiato una lanterna accesa proprio per far luce sulle pagine ingiallite del libro dal quale aveva appena alzato il capo.
    « Hai subito un furto, non è vero? Ti ho visto sfrecciare qui correndo dietro quei due ragazzini, » proseguì. Era in effetti plausibile che avesse assistito all'inseguimento, e quanto al come avesse intuito la ragione dietro quest'ultimo... Beh, molto probabilmente non era nulla di nuovo da quelle parti. « Sarò onesto, prima non sono intervenuto perché pensavo che te la saresti cavata da sola, e... »
    Si grattò il capo con la mano destra.
    « Bah, può essere che tu abbia già recuperato ciò che è tuo. Altrimenti, posso aiutarti in qualche modo? »


    Turno 4Semplice turno interpretativo.
     
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    Il rispetto dei patti può considerarsi una delle leggi fondamentali del multiverso,
    saturo di usi e costumi differenti che però nel rispetto di interessi di entrambe le parti poteva trovare un pacifico compromesso: qualunque sia il retaggio o l'autorità, è sufficiente accogliere una richiesta per esserne soggetti e garantire così il giusto pagamento.
    Secondo le cronache, sono numerose le stirpi che vedono nel loro nucleo una sottomissione più opprimente all'idea di contratto, vittime di una estinzione assoluta nel mancato di un totale rigetto.
    La donna non aveva proposto di accollarsi del peso degli altri,
    ma aveva chiesto la direzione verso un possibile obiettivo che
    il Drago non poteva sfiorare con le mani di bambini.

    Davanti alla seconda incomprensione, chiude gli occhi piano e si concede un lungo respiro,
    soddisfatta di aver raggiunto comunque un accordo.


    Flandresca è e rimane un individuo che accoglie l'evolversi naturale di una storia, così come si prefigge garante degli sforzi dei figli di prendere tra le mani il loro destino - si rifugia in un pastrano nero nei momenti di difficoltà imboccando vie poco ospitali, lo stesso che ora stringe attorno a sé prima di voltare i tacchi in un tonfo secco e abbandonare dietro di sé ogni traccia di ruggine.
    Più leggera per aver dovuto abbandonare una parte di sé, nel rispetto della pace,
    ma che avrebbe ripreso presto.

    Spero che non ti rimangerai la tua parte dell'accordo, Drago.
    Il commento non abbandona le labbra,
    rimane sigillato nel cuore mentre in una marcia che rifiuta il clamore lo lascia al suo trono.
    E se può concedersi un desiderio, spera che non le rovini la lama.

    [....]

    LRV4f0y

    « No, non ho potuto recuperare niente. »

    Si era trovata a respirare la polvere, vagando per decine di minuti alla ricerca della via per tornare sui suoi passi. Il primo obiettivo, quello prefissato per un percorso a tappe almeno essenziale, era quello di allontanarsi per una buona misura da dove Iakh Mayr si era stanziato, almeno per evitare di ritornarci dopo aver imboccato una via sbagliata. Doveva ammetterlo, non aveva intenzione di rivederlo prima di avere tra le mani qualcosa da potergli dare, riducendo al minimo le occasioni di contatto.

    C'era forse un tratto di irritazione che chiedeva di essere ascoltato,
    schiacciato in una smorfia delle labbra mentre ad ogni passo cercava di apprendere dove quella strada o quell'altra portava, dove un incrocio poteva sbucare in un vicolo esterno e guadagnarsi una scorciatoia per il futuro. Prima, durante l'inseguimento con il cuore che batteva e cercava di non strozzarsi nel respiro, aveva davvero dato poca importanza al cemento o alle rovine che la circondavano.
    Si era affidata ai soli rumori, con gli occhi non proseguiva oltre i cinque metri fondamentali di un balzo.

    Poteva finalmente concedersi qualche istante per vagare più responsabile,
    sfiorando con la mano lastre spezzate e lo stesso pavimento dove innumerevoli prima di lei avevano lasciato impronte
    disperse come sabbia nel deserto.

    « Iakh Mayr in cambio chiede un tributo. »
    Più una pretesa, ma grazie al viaggio le emozioni sono tornate al loro posto.
    Risponde per concetti essenziali, abbastanza per evitare sintesi meno efficaci - spera basti a delineare la situazione, in particolare per qualcuno che se effettivamente del posto dovrebbe conoscere la destinazione dei ragazzini.
    « Vorrei sapere dove mi trovo, se possibile. La geografia di Endlos mi manca, tolto il suo essere diviso nei grandi Presidi che è quasi conoscenza comune anche fuori dai suoi confini.
    Sono qui da... mezz'ora, forse un'ora
    . »
    In tutto questo, non essere finita in una situazione ben più pericolosa
    dopo la corsa può considerarsi un colpo di fortuna.


    « E se sai dove posso trovarlo avrei un problema in meno. Anche se pericoloso, come il dover scavare in una delle zone in rovina qua attorno dopo un crollo. »
    Non tutte sono abitate, alcune sono distrutte. Qualcosa sarà rimasto,
    magari ci sono aree che stanno recuperando
    e dove potrebbe trovare qualcosa in cambio di un aiuto.



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    6kR9VEW« Iakh Mayr, hai detto? »
    Chiese, grattandosi pensosamente una guancia con un cucchiaino appena estratto dal suo soprabito bianco trapuntato, particolarmente ben tenuto rispetto alla media dei capi d'abbigliamento che si trovavano laggiù. Quando ebbe finito, l'utensile rimase inspiegabilmente attaccato alla sua guancia.
    Egli non parve accorgersene, o quantomeno curarsene. Riprese a parlare solo qualche secondo più tardi, dopo essersi preso il tempo di riflettere forse sul nome che aveva appena udito, o forse su altro.
    « No, non credo di poterlo battere, » concluse con una surreale combinazione di serenità e al tempo stesso distacco nella sua voce. Proseguì poi mormorando da solo, « Certo, se volessi solo fare una toccata e fuga con recupero sarebbe estremamente più facile, ma... nah, non è la mia storia questa. Magari poi mi sguinzaglia pure qualcuno contro, e non è che un tributo per uno così sia poi così difficile da trovare... »

    Seguì dell'altro brusio, e frasi farfugliate ad un volume così basso che Flandre non poté capire che qualche parola sconnessa qui e là. Nel frattempo l'espressione neutra e illeggibile dell'uomo non accennò a cambiare. Il volumetto si chiuse infine con un colpo secco non prima però che il suo proprietario vi inserisse una cartaccia a mo' di segnalibro.

    « Giusto. Qui sei nel Presidio Centrale, comunemente detto Pentauron. Ci sono anche altri nomignoli meno importanti, ma si imparano col tempo. Sei – anzi, siamo nel Distretto di Altatorre, nella sua parte sott- » Aggrottò improvvisamente le sopracciglia. « Aspetta, esattamente come hai capito di essere su Endlos senza però sapere dove di preciso? »
    Si aggiustò gli occhiali da sole e fissò Flandre dritta negli occhi. Rilassò il suo volto appena un istante più tardi.
    « Hm, magari volevi venire qui ma senza sapere dove di preciso, eh? E sei finita qui. Beh, sempre meglio qui che nel villaggio nascosto di Cucumis, abitato solamente dal terrificante Gran Pateca di tutte le Rotondità, oserei dire. »
    Doveva trattarsi di un posto assai poco menzionato dalle cronache giunte oltre i confini dal semipiano, forse proprio perché il Gran Pateca era così terribile che poche persone che erano andate a Cucumis avevano vissuto abbastanza per ritornare e raccontarlo. Poteva parimenti trattarsi di una semplice invenzione, ma l'uomo, come a voler negare fin da subito questa seconda possibilità, aggiunse, « Brutta esperienza, brutta esperienza. »
    Scosse la testa si alzò in piedi, afferrando al volo la lanterna che aveva accidentalmente colpito con il gomito e riposizionandola con cautela al suo posto.
    « Comunque sono davvero spiacente, ma non conosco posti dove recuperare rottami di valore... oltre allo stesso cimitero di rottami di Iakh Mayr, voglio dire. »
    Afferrò il suo libro e, dopo aver lasciato la veranda di legno marcito, spalancò la porta dell'abitazione alle sue spalle – la sua, presumibilmente. Si intravidero alcuni scaffali nella penombra.
    « Almeno, non ne conosco qui, però posso indirizzarti verso qualche altro angolo del semipiano, sì? Viaggiare è facile, una volta che ci si prende la mano. »
    Con un gesto della mano, invitò Flandre ad entrare.
    « Questa è una biblioteca, io ne sono il curatore. Qui troverai conoscenza, e qualche incantesimo per viaggiare. Sarò disposto ad aiutarti con questi ultimi, se tu sarai disposta a tua volta ad aiutare me mentre cerchi la tua cianfrusaglia votiva. Non ti chiederò altro che un'informazione, o una commissione in cerca di un'informazione. La cosa può interessarti? »


    Turno 5Come nel turno precedente.


    Edited by Kuma. - 1/5/2019, 18:22
     
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    Ride innocente per un paio di istanti,
    abbassando lo sguardo quel tanto che basta per concedere agli occhi di riposarsi in un viso che dopo un tempo interminabile appare più sereno. Il furto, l'inseguimento sfociato con un incontro faccia a faccia con Ruggine l'avevano lasciata tesa come una corda di violino, con una doverosa cautela verso ogni rumore che la avvolgeva in quelle vie totalmente aliene. Con le dovute riflessioni si tratta di una reazione spontanea e perfettamente naturale, tipica di chi più naufrago ormai che viaggiatore marcia in una terra straniera rivelatasi ostile sin dal primo passo - si può concedere la benedizione del dubbio in tante occasioni, ma gli inizi bruschi sono sempre i peggiori.

    « Mi sono affidata alla traccia lasciata da una persona per arrivare qui. »

    Escludendo teorie ed elaborati per il viaggio tra i confini dimensionali, talvolta per la direzione è sufficiente seguire il percorso lasciato da altri prima di noi: risulta più semplice, in particolare quando sono proprio loro i destinatari delle nostre attenzioni.

    « Ma hai indovinato, la precisione non è mai stata il mio forte in queste cose. Ma posso dire di essere stata fortunata stavolta, niente cadute libere nella bocca di un vulcano in eruzione. »

    Dal modo in cui tende il capo sul lato in un attimo riflessione, oltre dall'espressione e dal tono impresso nelle parole che mostra un tentativo di rievocare nel dettaglio l'evento in questione, è palese che si tratti di una verità e non una esagerazione creata sul momento. Sussulta alla fine in segno di diniego, abbozzando tra le labbra un lasciamo perdere a fil di fiato che rimane strozzato.
    A ognuno le sue cicatrici, Cenere tra le cose non ha mai apprezzato i luoghi troppo caldi,
    forse per chiaro rigetto alle circostanze che hanno portato alla sua nascita.

    Ma sono le ultime parole quelle che sfiorano al meglio la sua attenzione,
    tendendo il sorriso in uno più affilato e di acceso interesse.

    hrWm5l6

    « Questo genere di scambi sono sempre i miei preferiti, ma a una condizione. »

    Batte le mani muovendo pochi passi verso l'uscio dell'abitazione quasi volendo accantonare l'eccessiva serietà che aveva chiamato, porgendo la mano destra per quello che lascia intendere come un invito a un saluto. Si tratta di quella libera dall'armatura di metallo,
    estranea al cristallo incastonato sul dorso dell'altra.

    « Flandre Revelt, vorrei almeno sapere il nome o un titolo del mio temporaneo socio in affari. »

    Non disdegna l'eventualità di collaborazioni in futuro,
    ma si tratta di una circostanza che per il momento tiene per sé.



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    Tecniche impiegate
    __Nope!

    Note finali
    __Un po' troppo semplice stavolta, ma con un weekend così incasinato il tempo era quello che era.
     
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    « Capisco, del resto meno è forte una traccia e più è largo il margine di errore al momento dell'arrivo. Senza contare le interferenze esterne, che a quelle ci si può far fronte fino ad un certo punto. »
    Agitò sbrigativamente una mano. Ordinaria amministrazione o quasi, egli sembrava voler sottintendere, nulla che non fosse mai successo prima. Certo, era altamente improbabile che egli sapesse quanto fosse di fatto vivida la pista lasciata dalla persona cercata da Flandresca, ma era chiaro che quello dell'uomo non fu che un commento generale, giusto un qualcosa per fare dell'amichevole conversazione.
    « Se è poi di vulcani in eruzione che parli, non dovrebbero essercene nei dintorni per un bel po' di leghe. Quello più vicino forse è quello di Berjaska, che dopo l'ultimo cataclisma non ricordo neppure se esista ancora... » Si interruppe per qualche secondo cercando di ricordare, limitandosi a fare spallucce quando concluse che non ci sarebbe riuscito nell'immediato. « Boh? Gli altri sono invece concentrati ai limiti estremi del Presidio Meridionale, mentre qui siamo vicini a quello Settentrionale. Non dovresti trovarne nei paraggi. »

    Continuò, aggrappandosi ad una semplice nota, l'accenno di un aneddoto per lasciarsi andare in una divagazione tutto sommato irrilevante. Sicuramente i vulcani non potevano essere certo l'unica insidia di cui tenere conto sul semipiano; al contrario, un ostacolo poteva nascondersi anche sotto le spoglie più inaspettate, proprio come quelle dei due mocciosi che l'avevano portata indirettamente a scendere a trattative faccia a faccia con un drago, o del Gran Pateca di tutte le Rotondità, ovviamente. Chiunque o qualunque cosa egli o esso fosse e, anche ammettendo e non concedendo che esistesse davvero, sempre che si trovasse effettivamente sul semipiano di Endlos.
    Forse era solo un tentativo maldestro di rassicurarla.

    « Io mi chiamo Tomas. Tomas Renkse. »
    Allungò a sua volta la mano guantata di pelle nera, stringendo quella di Flandre con fare meccanico.
    Renkse invitò poi la donna ad entrare, precedendola in un piccolo labirinto di scaffali traboccanti di enormi tomi dai dorsi rigidi e polverosi come di vecchi romanzetti tascabili sulle cui pagine ingiallite erano state stampate storie frivole e di facile lettura, disposti fianco a fianco senza un'apparente logica.
    Mentre ad ogni bivio indicava la direzione da prendere, egli spiegò:
    « Viaggeremo grazie al potere racchiuso dai libri di questa biblioteca. Come ben saprai, del resto, i libri sono conoscenza, e la conoscenza è potere, che equivale a energia, che è a sua volta materia. La materia è per natura dotata di massa, e la massa distorce lo spazio. Immagina tutto questo moltiplicato per le centinaia di libri che si trovano qui. »
    Che i volumi fossero molti era vero: la biblioteca di Tomas Renkse vantava abbastanza titoli da riempirci una piccola libreria.
    « Fino ad ora sono riuscito a stabilire collegamenti biblio-tauma-spazio-temporali con una manciata di biblioteche sparse per il semipiano, » continuò, selezionando da un ripiano un quaderno, « qui troverai qualcosa in più sui posti in cui esse si trovano. Leggi pure con calma, e dimmi dove vorrai che ti guidi. »

    Turno 6Al di là del decidere se fidarti o meno della proposta avanzata da Tomas, il quaderno che ti porge sembra essere quantomeno genuino: ad ogni pagina ci sono descrizioni sommarie e appunti su diverse località di Endlos; tutto vergato a mano con una calligrafia da studente delle medie.

    Ci sono descrizioni su:
    Presidio Centrale: Altatorre (sia di superficie che sotterranea), Argenstella, Bloodrunner.
    Presidio Orientale: Istvàn, Matafleur, Lafiel, Selowen, Codec.
    Presidio Errante: Laputa.
    Presidio Occidentale: Shiju.

    Come quantità e qualità di informazioni che trovi non è molto più di quello che troveresti normalmente nel topic dell'ambientazione, e in quelli di approfondimento linkati. Questo molto a grandi linee, si intende, eh.


    Edited by Kuma. - 13/5/2019, 01:35
     
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    Un autentico salto nel vuoto,
    basta poco a descrivere la decisione di seguire il richiamo della propria famiglia e attraversare il Maelstrom giungendo in terre che non conosceva al di fuori di voci e storie del multiverso.
    Già detto e confermato, ma la donna che porta il nome di Flandresca vede un senso di preservazione piuttosto labile: così come può essere dovuto a una estraneità piuttosto accentuata dall'esitazione al ferirsi, sullo stesso piano non può essere accantonata una specifica volontà di seguire il flusso degli eventi.
    Ogni istante è una occasione, potrebbe commentare in un mezzo sorriso.
    E i primi minuti su Endlos non sono stati una eccezione, giunti ora alla tanta attesa soluzione del problema che l'ha afflitta quasi immediatamente e l'ha vista rinunciare a una importante compagna di avventure: all'interno della biblioteca, quando segue l'uomo in un sacro silenzio, si limita a lasciar cadere lo sguardo sui tomi che la compongono,
    sugli scaffali che delineano in quiete un senso di ordine e categorie.

    La posizione di ogni libro può dirsi studiata,
    scartando l'ipotesi di una coincidenza.
    O almeno, questo è ciò che cerca.

    « Principio di Fouras, giusto per appoggiarci a una delle accademie perse nel cosmo. »
    Si limita a inarcare le labbra in un attimo di riflessione, quasi per dare forma a una delle definizioni memorizzate in passato, forse in uno dei tanti viaggi che hanno dato colore alla sua esistenza come Araldo. Dal sorriso di nostalgia che le sfiora il volto sembra trattarsi di un ricordo piacevole.
    « Anche se nel suo caso il rapporto di conversione tra le parti non è diretto, ma integra una discriminante in parte legata al possessore legittimo dei grimori o anche sfortunati avventurieri che se li trovano in mano nel momento meno opportuno. »

    Silenzio prosegue per un paio di istanti, nel cruccio di chi sembra aver dimenticato un qualcosa di importante. Sussurra qualcosa sulla linea del come è che li aveva chiamati, quel giorno? Era quando l'assistente gli aveva versato del tè sugli appunti mandando per aria il lavoro di tre mesi , arricciandosi una ciocca accanto all'orecchio sinistro con un fare nervoso.
    « Waveshift, ecco. » Un piccolo sussulto e successivo plauso per chi trova finalmente le risposte che cercava in una quasi disperata ricerca.
    « Ma torniamo alla nostra ricerca, non vorrei farti perdere tempo. »
    L'espressione si rilassa, le mani vanno a sfiorare il tomo accogliendone la copertina sulle dita d'acciaio lasciando alle altre il compito di scorrerne le pagine. Non commenta sul precedente riferimento a vulcani e affini, concedendosi però di stringere gli occhi in un paio di momenti durante la lettura guardandosi attorno con chiara attenzione.
    Non è la stanza ad attirarla in questo momento, ma qualcosa di più distante.
    Molto più lontano, forse oltre i confini di Altatorre -
    oltre al nome ora può appoggiarsi a una conoscenza più approfondita, colmando alcuni vuoti troppo importanti per essere lasciati tali.
    Tranne quello del Presidio Meridionale,
    accennato ma qui unico a non godere di trattazione.

    Chiederò al ritorno,
    proposito che non rinuncia all'essere un più semplice pensiero.
    « Vorrei andare a Est, Tomas. Scegli pure tu la biblioteca in base alle necessità,
    mi basta seguire quella direzione
    . »

    Dopo un incontro segnato all'essere informale dato il carattere eccentrico dell'uomo,
    per una volta le parole vengono segnate da una più che generosa serietà.

    Sembra più una richiesta di essere accompagnata in un luogo che ancora non conosce, non avendo altro a disposizione se non la stessa traccia che l'aveva guidata attraverso le dimensioni. Ora è forse più precisa, ma è ancora debole.

    Lontana, troppo lontana.



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    « With shortness of breath, you explained the infinite.
    How rare and beautiful it is to even exist. »




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    Riepilogo abilità
    __- crovenyulsa: agilità +50%;
    __- emptinfilia:instant-cast delle tecniche di natura magica, resistenza scenica alle temperature, immunità al danno diretto delle proprie tecniche;
    __- dhezeall: mind-fuck alert.

    Tecniche impiegate
    __Nope!

    Note finali
    __Supercazzola.
     
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    « Sicché vorresti andare ad oriente, » commentò Tomas, come cercando una conferma definitiva. Dopodiché si stiracchiò e, già che c'era, fece scrocchiare un paio di volte il collo muscoloso con dei sonori crack. « Perché ti serve un po' di ferraglia arrugginita da portare a quel drago – ti ha chiesto quella, vero? Chiede sempre quella. Quindi, se vuoi andare ad est e prendere del metallo malandato, potresti andare a... »
    Incrociò le braccia davanti al petto, e reclinò il capo di lato con fare pensoso mentre guardava nel vuoto davanti a sé. A vederlo in piedi e così immobile, il bibliotecario diede per un istante l'impressione di essere un po' più alto e imponente di quanto non fosse in realtà.
    Certo egli era comunque tutt'altro che piccolo: superava a occhio di un po' il metro e ottanta di altezza, e il fisico era proporzionato ma comunque piuttosto robusto, sebbene il suo cappotto potesse esagerare l'effetto generale.
    Si mosse di nuovo.
    « ...Istvàn! » Batté il pugno sinistro sul palmo della mano opposta. « C'è il corpo dei Cavalieri Celesti, sicuro c'è qualche spada o pezzo di armatura in giro su cui potresti mettere le mani. Anzi, no, aspetta, a te serve la ruggine, e loro sono dei cavalieri in armatura scintillante...! Non funzionerebbe! »
    Sospirò sconsolato, ritrovando però il buon umore non più di un paio di secondi più tardi. O almeno qualcosa che ci assomigliava, perché Tomas non aveva mai accennato un singolo sorriso da quando aveva incontrato Flandre.
    « Codec! » Ripeté il gesto. « Codec dovrebbe fare al caso nostro. Ci sono macchine, c'è progresso, ci saranno anche rottami. Già che ci sono potrei controllare Silphyl e vedere se posso installare un approdo pure lì. Ah, e la città che si è materializzata dal nulla qualche tempo fa. Anche lì potrei considerare un sopralluogo. »
    Strinse il mento fra il pollice e l'indice della mancina, accompagnando le sue elucubrazioni con un lungo uhm.

    p9hqp2L« Ah, giusto, il pagamento, » aggiunse, « non sarebbe giusto spiegarti le mie condizioni dopo aver adempiuto alla tua... mia...? Quella parte del contratto in cui io ti accompagno fuori dalla città. »
    Tese la mano per riprendersi il quaderno.
    « Ciò che vorrei che tu facessi per me è aiutarmi a capire se posso portare indietro qualcuno dall'oblio. Se è possibile, come potrebbe esserlo, e con quali conseguenze. Al momento è ciò che mi interessa imparare più di ogni altra cosa. Questa è la mia condizione. »
    Fissò Flandre con una durezza e determinazione sul volto a dir poco straordinari senza in qualche modo aver bisogno di cambiare espressione. Quella richiesta suonava stranamente specifica, ma se egli fosse in qualche modo a conoscenza della vera natura della fanciulla che gli stava di fronte era difficile da stabilire.
    Forse si trattava di una coincidenza. Forse quell'uomo non era soltanto ciò che appariva essere, e aveva davvero percepito qualcosa in lei.
    « Se dovessi tornare da me per altri viaggi, mi accontenterò di una tavoletta di cioccolata. Fondente. Meglio se con le nocciole o scorze d'arancia. Se a questo dovessi decidere di aggiungere un libro qualsasi, lo apprezzerei molto. »
    Continuò senza perdere un'oncia di serietà.
    « Comunque, sta a te decidere ora. Se accetti, comincerò subito i preparativi; non mi ci vorranno più di tre minuti. »

    Turno 7Quindi hai scelto il Presidio Orientale! Visto che non hai specificato una città, Tomas ha suggerito Codec, oltre che il Garwec in generale.
    Egli decide però di mettere in chiaro cosa vuole in cambio prima della partenza. Sta a te accettare o meno con un ultimo post, in seguito al quale manderò in valutazione e preparerò la seconda parte del tuo ingresso. Spero che questa piccola avventura ti stia divertendo! =)
     
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    Integra con voracità le nozioni offerte dal libro nella propria memoria,
    trovando sostegno sul bordo di uno scaffale concedendosi il tempo di una riflessione tra un commento e l'altro dell'uomo. Di Tomas, per quel dedalo di destinazioni che le avrebbe potuto offrire filtrate dalla necessità del momento, ovvero di poter offrire qualcosa al Drago.

    Aveva accettato di prestarsi a qualunque incarico pur di adempiere a quel contratto,
    ma sospira piano al potersi dirigere in una delle due grandi città della Valle del Vento. Imbronciata, sembra ripetere un paio di nomi importanti per assicurarsi di non dimenticarli.

    NTnhMUz

    « Oltre che arrugginito, voleva qualcosa anche con una buona storia alle spalle. »
    Escludiamo quindi il pugnale che dopo una forgiatura è stato dimenticato e abbandonato nel retrobottega di un fabbro, così come la spada che una tempra erronea è stata capace di spezzarsi al primo colpo nel vuoto. Ciò che deve trovare è probabilmente qualcosa che è stato perfettamente in grado di adempiere il proprio compito, ricevendo in cambio un triste abbandono.
    « E visto che il corpo delle Spade di Istvàn non è di scarso rilievo, le uniche armi arrugginite sono probabilmente il lascito di un qualche generale o cavaliere di fama. Qualcosa di estremamente importante che è meglio lasciare al loro presidio. »

    Evita volontariamente riferimenti al furto, probabilmente unico modo per far lasciare quella regione, ma l'insofferenza che dipinge nelle labbra è semplicemente dovuta al suo rifiuto di veder marcire quelle reliquie in quell'ammasso informe che era il Trono di Ruggine. Non l'aveva apprezzato di prima occhiata, difficilmente cambierà idea.
    Altrettanto improbabile sarà un suo ritorno in quel posto dopo che tutto sarà finito.

    Ma è solo dopo aver accompagnato Tomas nella scelta di una possibile meta che il viso muta in maniera più rapida, quasi colpita da una nota di stupore che non riesce a nascondere. Si lascia scappare un piccolo ah strozzato in un sussurro, porgendogli indietro il quaderno che avrebbe preferito avere il tempo di trascrivere di persona.

    Proposito che abbandona per il futuro.
    « Questo cambia le carte in tavola,
    anche se gli accordi rimarranno gli stessi
    . »
    Abbandona lo scaffale, quell'angolino della libreria in cui quasi si era nascosta per osservare. Lascia scorrere le mani tra i capelli, compreso gli artigli di acciaio che per fortuna o semplice cura evitano di tagliarle ciocche - quanto che poi viene sfilato, rivelando sul dorso della mano sinistra il bagliore di un cristallo.
    « Ma saranno necessarie nuove presentazioni. »
    Può fidarsi, almeno l'uomo non sembra essere mosso da cattive intenzioni - no, non è questo. Non è semplicemente questo. Sono state le parole, le sue ultime parole ad aver quasi sfiorato un interruttore nella scelta di abbandonare quella facade e procedere finalmente con un po' di sana onestà. Non ha interesse a domandarsi il perché o il come di questa situazione, sostenuta anche dalla consapevolezza che le coincidenze non esistono.
    Forse era proprio Tomas ad averla condotta ad Altatorre.
    « Flandresca Revelt, Emissario dell'Archetipo dell'Oblio. »
    Non c'è un inchino, non c'è la presentazione formale con cui aveva accolto lo sguardo di Iakh Mayr.
    « E se questo è il suo desiderio, Tomas Renkse,
    allora sarò la Brace per guidarla verso la persona che cerca
    . »

    Lei è Cenere dei tempi andati.
    Ma rappresenta anche terreno fertile per far tornare a camminare chi riposa nell'abbraccio di sua madre.
    « Ma per far questo dovremo riprendere dal Drago la mia spada, quindi questa ricerca servirà anche ad aiutarla nella sua missione. »
    Lo sguardo era serio, un incantatore forse avrebbe avvertito una leggera fluttuazione di natura energetica nelle profondità dell'animo della ragazza; più simile a una vibrazione o un rintocco, come per manifestare la connessione con la propria signora.
    Sorride infine, porgendogli la mancina.
    « Mi impegnerò con tutta me stessa, hai la mia parola. »

    Era la sua missione.



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    __- dhezeall: mind-fuck alert.

    Tecniche impiegate
    __Nope!

    Note finali
    __Ovviamente accetta, è un pezzo di pane la ragazza.
    [/SPOILER]

    Edited by infelious - 17/5/2019, 13:17
     
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