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Un nuovo inizio

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    Un fischio acuto risuona nelle mie orecchie. La testa mi scoppia, è come se avessi un enorme chiodo conficcato tra le tempie. Sento il corpo indolenzito e non riesco a ricordare cosa fosse successo. Sposto il braccio destro, poi il sinistro e ripeto l’operazione con le gambe, non sembra che ci sia niente di rotto. Provo ad aprire gli occhi, ma non riesco a mettere a fuoco.
    Il dolore alla testa si fa più intenso quando provo ad alzarmi, e i primi conati mi lacerano la gola. Sputo saliva e bile, fortunatamente non ho nulla nello stomaco, ma gli acidi gastrici bruciano e lo sforzo per buttare fuori ciò che non c’è mi sta provocando altro dolore.
    Dannazione. Lentamente si affaccia nella mia mente un ricordo, quel pazzo di un mago stava provando una magia nuova e qualcosa deve esser andato storto. Una nuova fitta allo stomaco mi fa raggomitolare su me stessa, inspiro profondamente, ma una boccata si sabbia e polvere mi smorza il respiro trasformandolo in un forte attacco di tosse.
    «Se quel pazzo è ancora vivo, giuro che lo ammazzo io!» sputo tra i denti, mentre cerco di calmare la tosse.
    Appena riesco a riprendere il controllo cerco di mettermi a sedere e guardarmi intorno, la vista sta lentamente migliorando, anche se il dolore alla testa non aiuta. Porto una mano alla fronte e incontro qualcosa di vischioso e umido, guardando il palmo scopro che è rosso. La botta doveva essere stata più forte del previsto; ora capisco il mio malessere, probabilmente dovevo avere una commozione. Incontro il fodero della mia arma mentre cerco di puntellarmi con una mano per sollevarmi, mettermi in piedi non è una buona idea. Da seduta cerco di capire dove sono stata sbalzata per orientarmi e cercare il vecchio, se io sono in queste condizioni, lui deve essere mezzo morto.
    Ma il paesaggio intorno non è quello di casa.
    Dinanzi a me si estende un terreno brullo, pieno di sterpaglie, a tratti terreno secco e spaccato. Il sole è caldo sulla mia testa e sento i benefici di quella temperatura così alta, che cerca di scottarmi la pelle. Mi volto con lentezza e scorgo alle mie spalle degli edifici, hanno lo stesso colore giallo e secco del paesaggio intorno a loro, è possibile distinguerli per le geometrie così nette e squadrate.
    Una nuova fitta alla testa mi fa gemere, il terreno gira intorno a me e sento che sono di nuovo a terra. Mi sforzo per rimanere sveglia. L’oscurità mi avvolge e mi chiama a sé.
    Un ultimo sguardo al disco giallo che illumina i cieli e poi il buio.
    Sussurri… sussurri intorno a me.

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    Equipaggiamento: spadone a due mani da 160cm, ruotando nella maniera giusta si sbloccano gli incastri e l'arma si trasforma in due lame a filo singolo più leggere.

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    Il caldo di quelle maledette terre non cambiava mai. Era un bene, in gran parte, perchè ricordava casa al ragazzo, ma per chiunque altro, era probabilmente un male. Come suo solito, era tornato in quelle rovine dove era caduto appena qualche settimana prima. Endlos. Ancora non ci credeva. Un mondo formato da centinaia di altri mondi, un punto di incontro per migliaia di esseri viventi diversi. Nonostante tutto, Michael era ancora poco avvezzo al mondo che adesso era costretto a chiamare casa, ma che fortunatamente non lo aveva trattato male. Sotto un certo punto di vista, senza considerare il puro sentimento di voler tornare dove è nato, era un luogo migliore di casa sua, nonostante gli innumerevoli pericoli. Pericoli che, comunque non gli erano affatto nuovi. La "passeggiata" di Michael lo aiutava a rilassarsi. Si, nel mezzo al nulla, da solo, col potenziale rischio di trovare qualche orrendo mostro, ma era comunque un tipo di relax. Alza la faccia verso il sole, orientandosi come aveva imparato per non perdere la via. La pesante armatura risplendeva sotto i raggi di quel sole cocente, mentre quelle rovine gli facevano ricordare che era meglio camminare fuori dagli edifici. Camminò ancora, prima di trovare qualcosa di interessante. Qualcosa che gli fece storcere il naso.

    "C'è qualcuno."

    Che pareva non stare troppo bene, peraltro. Accelerò il passo, andando a controllare la sua situazione. Notò ben presto il sangue che copriva il volto della figura, che riesce finalmente a capire si tratti di una ragazza.

    "Ha combattuto, o almeno sembra così."

    Le si avvicina, con cautela. La ragazza è stesa a terra, probabilmente in uno stato di incoscienza. Quando le è vicino, il ragazzo la gira su un lato, come gli avevano insegnato, e ispeziona le sue ferite. Non sembra ferita in altri posti oltre alla testa, ma in ogni caso era meglio non muoverla.

    Ehy, ehy, riprenditi.

    Continua a chiamarla, senza alzare troppo la voce, scuotendola leggermente. Non era la prima volta che incontrava la situazione, ma i medici erano più preparati di lui e lasciava fare a loro solitamente. Per il momento però, non poteva fare altro che aspettare che riprendesse i sensi.

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    Edited by S e v n - 23/3/2020, 20:18
     
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    Una figura si avvicina a me, cerca di aggredirmi. Provo a scappare, ma le gambe non si muovono, il mio corpo è bloccato. Anche la mia mente si muove a rilento. Non capisco cosa mi succede.
    Poi un tocco sulla pelle mi fa tornare in me, vengo afferrata e voltata, forse con delicatezza o forse no, non so dirlo. So con certezza che la sensazione è quella di essere esame.
    Di chi sono queste mani? Qualcuno che mi conosce? Forse quel luogo l’ho solo immaginato.
    Una voce mi fa rinvenire e aprendo gli occhi riesco a mettere a fuoco un volto, l’istinto del fuoco è il primo a reagire e con una mano cerco e afferro l’impugnatura della sua spada. Nella testa vedo la lama che trafigge l’uomo, nella realtà stringo il pugno dell’elsa senza riuscire a sollevarla.
    «Che c-cosa vuoi? Chi sei?» ho la bocca impastata e le parole escono con difficoltà.
    Inoltre avverto che la mia temperatura si sta innalzando sempre di più, senza controllo. Sento il suono del sangue che scorre e sento la testa pulsare. Anche se è una pazzia cerco di allontanarmi dallo sconosciuto strisciando indietro e cercando di trascinare con me la spada. Si sta rivelando un’impresa titanica.
    ”Bene. Sono in balia di un perfetto sconosciuto che potrebbe fare di me qualsiasi cosa”
    Ricapitolando non so dove si trovo, non so chi è quel tizio e nemmeno che intenzioni ha, non sono in grado di pensare lucidamente o di muoversi al meglio. Una punta di paura inizia a intaccare la perfetta “armatura” che normalmente protegge e nasconde la vera me stessa, e delle minuscole fiammelle iniziano a danzare tra i lunghi capelli impolverati, rendendo la chioma quasi iridescente.
    «Che intenzioni hai?», non era la domanda più sensata da porre, perché mentire era fin troppo facile, ma in quelle condizioni con la mente avvolta da melassa, non le era venuto in mente niente di più logico.

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    Osservò la ragazza, notando la lentezza nelle sue azioni e l'incertezza nelle parole. La botta dev'essere stata forte. Gli chiese cosa volesse e chi fosse, le domande di routine insomma. La confusione probabilmente non era dovuta solo al suo essere una faccia sconosciuta quanto all'entità del danno che ha ricevuto.

    "Hah... Che casino."

    Vide la rossa allontanarsi, o cercare di farlo, da lui. Capì che non lo riconosceva affatto come un volto amico, e non gli risultò nemmeno troppo strana come cosa. Sospirò e rimase fermo, accovacciato vicino a lei, prendendo un sorso d'acqua dalla borraccia. La fece finire, prima di dire qualsiasi altra cosa.

    Mi chiamo Michael, e non ho alcuna intenzione. Non mi sembri in ottima forma, volevo semplicemente assicurarmi che non fossi morta.

    Le allungò la borraccia, pulendola un po' con il dorso della mano.

    Vuoi? Credo non ti possa fare male.

    Che l'avesse presa o meno, avrebbe continuato dopo poco.

    Sai dove sei?

    Le amnesie erano luogo comune dopo botte alla testa. Se era ridotta così, il rischio non era poi così basso. Solo in quel momento il ragazzo cominciò a chiedersi cosa le fosse successo. Poteva essere una brava persona o qualcuno che se l'era meritato. In ogni caso, poteva pensarci dopo. Inoltre, in quelle steppe non si addentrano idioti, nonostante la sicurezza non fosse affatto garantita. Che fosse entrata nelle rovine? Doveva sperare di no, altrimenti sarebbe semplicemente stata una mossa sbagliata da parte sua. Chiunque ne conosce i pericoli.

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    Continuo a guardarmi intorno, comprendo poco delle parole dell’estraneo. Michael, ha detto? Dannazione, la testa sembra che stia per spaccarsi a metà. Con grande fatica cerco di mettermi seduta, afferro la borraccia che mi stava porgendo e ne annuso il contenuto, non emana odore quindi mi fido a prenderne un sorso per sciacquarmi la bocca. Sputo di lato sperando di aver tolto un po’ di polvere e sabbia, anche se la sensazione di avere la bocca impastata rimane. La restituisco a Michael, anche se l’acqua dentro è diventata calda, più calda di quanto poteva diventare in quella giornata.
    Mi guardo di nuovo intorno cercando di mettere a fuoco l’ambiente, le costruzioni poco distanti non le riconosco. Conosco piuttosto bene la geografia e la storia del mio mondo e quelle non ne fanno parte.
    «C-come si chiama questo posto?» chiedo, sto detestando come suona la mia voce, più roca del normale e l’incertezza che trasmetto non è da me. Ma la vicinanza di questo sconosciuto mi mette agitazione, non ho ancora capito se è una sensazione bella o no. So solo che sono in una situazione strana, in una terra estranea, forse a miglia da casa e non so ancora se chi ho davanti è amico o nemico.
    Sicuramente non manifesta intenzioni malvagie, un altro avrebbe potuto puntarmi una lama alla gola. Uccidermi, rubarmi l’arma e farla finita.
    Porto una mano alla testa, «Ricordo che ero in casa e mi stavo dirigendo nel laboratorio per… per pulire la mia arma e… e c’è stata un’esplosione. Non ricordo altro.»
    Sento la temperatura alzarsi ancora, le fiammelle adesso percorrono la mia pelle rendendola, al loro passaggio, rossa come brace ardente per poi tornare dorata. Afferro le braccia e avvicino le gambe, mi chiudo a riccio per cercare di contenere e calmare il Fuoco in me.
    Chiudo gli occhi e respiro profondamente, cercando di sopprimere il Fuoco, ma ho la sensazione che riuscirò a riprendere il controllo totale solo dopo che mi sarò sentita meglio.
    Dovevo schiarirmi la mente.
    Avvicino la spada e dopo essermi messa in ginocchio la punto a terra e la uso come bastone per cercare di mettermi in piedi. Barcollo. Cerco di rimanere aggrappata, ma non resisto e crollo di nuovo in ginocchio.

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    Quando la borraccia ritornò in mano al ragazzo, una sensazione familiare gli colse la mano. Un tepore simile a quello delle fiamme.

    "...Eh?"

    Ripose comunque la borraccia, dando la colpa al caldo del deserto. Ascoltò la ragazza chiedere il nome del posto dove si trovavano.

    Ah... Quindi non conosci il posto.

    Si mise una mano sul mento, ma mentre stava per rispondere, la ragazza continuò con la sua spiegazione.

    Ricordo che ero in casa e mi stavo dirigendo nel laboratorio per… per pulire la mia arma e… e c’è stata un’esplosione. Non ricordo altro.

    Sospirò. Cominciava a capire. Probabilmente era la stessa situazione in cui si era ritrovato lui, in qualche modo molto più ferita, ma se vogliamo, lui era morto prima di arrivare lì. Le sorrise.

    Sei a Daleli. Non conosci il nome, immagino.

    Buttò la cosa così, sul ridere, ma sperava quasi che fosse una semplice amnesia. Un dramma, ma almeno minore del lasciare alle spalle casa. Sovrappensiero, inizialmente non si accorse della particolarità di ciò che stava avvenendo. Sul corpo della ragazza, piccole fiammelle si manifestano, ma non sembrano danneggiarla. Quando se ne accorse, Michael si avvicinò leggermente con la testa, la sua espressione inquisitiva. I suoi occhi si accendono, mentre porge una mano verso di lei, tenendola a distanza. Una fiamma avvampa su di essa, creando un'ulteriore fonte di calore, mentre i suoi vestiti vengono percorsi dalle scintille. Il tessuto si impregna di esse, creando delle venature, ma non si danneggia minimamente. Il calore del suo fuoco è totalmente innocuo su qualsiasi cosa che non è nemica.

    Non credo che un fuoco morente possa farmi del male, se ti preoccupa quello.

    Esatto. Perchè pensò quello, che stesse cercando di trattenere un potere che credeva dannoso, non altro. Che fosse il suo orgoglio da guerriero o quello di Avatar del Fuoco, il ragazzo non indietreggiò minimamente.

    Ad ogni modo, non conosci nemmeno il nome Endlos, vero?

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    Sono in ginocchio e il mio salvatore, spero che sia un salvatore, mi rivela che sono a Daleli. Questo nome non mi dice niente, non esiste nel mio mondo quel nome, credo. So di avere un’ottima conoscenza dei luoghi, ma forse qualcosa mi è sfuggito. Guardo di nuovo gli edifici. No. Non mi dicono nulla, non c’è nemmeno niente che ricordi vagamente quell’architettura nel mio mondo.
    Ero pronta a porre una nuova domanda quando Michael attira a sé una delle mie fiammelle. Questa danza placidamente sul palmo della sua mano, quasi come se non mi fosse mai appartenuta. La fiamma avvampa creando un’ulteriore fonte di calore che mi fa sentire un po’ meglio, poi l’armatura inizia a scintillare e delle venature percorrono il metallo. La mia mano si muove senza che me ne accorgessi, protratta a sfiorare quelle venature tanto simili alle spaccature del magma che cerca di solidificarsi. Mi fermo a pochi centimetri, ritiro in fretta la mano e volto la testa, l’imbarazzo mi assale, sono stata attratta dal fuoco. Spero solo che il mio gesto sia passato inosservato.
    «Un fuoco morente…?» mormoro interdetta, è più un sospiro, non voglio che mi senta. Il mio fuoco non è morente. Lo guardo incuriosita, chissà cosa voleva dire.
    Sospiro e mentre sto pensando di rimettermi in piedi, Michael dice un altro nome: Endlos.
    Anche questo nome non mi dice nulla, non lo conosco.
    Dove mi trovavo? Ecco, che torna il panico. Questa sensazione non è da me e non conoscere dove mi trovo non mi piace.
    «Non conosco questo nome. Che cos’è Endlos?» ho paura di conoscere la risposta. Non so cosa aspettarmi e cosa ne sarà di me.
    Al momento ho paura che le gambe non possano sorreggermi, così rimango ancora in ginocchio.

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    La sua espressione rimase invariata mentre vedeva le mani della sconosciuta avvicinarsi alla sua armatura. Chiuse lentamente la mano, spegnendo la fiamma. I suoi occhi ritornarono normali, e così le sue vesti, così come se tutto ciò non fosse mai accaduto.

    Non guardarmi così. Non mi sento superiore, ma la mia Fiamma lo è.

    Le fiamme della ragazza erano affievolite, probabilmente per la debolezza. Se fosse stata sana, forse si sarebbero eguagliati in fatto di potere, ma al momento non gli avrebbe fatto niente, molto probabilmente. Sorrise, fissandola negli occhi.

    Non so che legame tu abbia col Fuoco, ma io e lui siamo la stessa cosa.

    Una frase criptica, ovviamente, che forse avrebbe potuto capire solo lui. Arrivò infine alla nota dolente. Veramente non sapeva dove fosse. Naufrago. Ebbe dei brevi momenti in cui ricordò il suo arrivo in questo mondo, una scena differente, perchè sapeva di non essere nel suo mondo, ma altrettanto simile. Prese un respiro profondo e le spiegò al situazione.

    Per spiegarla semplicemente, non sei nel tuo mondo. Endlos è... Dove molti mondi diversi si incrociano, per così dire. Il mio, il tuo, e molti altri. Il Maelstrom assorbe luoghi, cose e persone e li porta qua, rendendoli suoi. Almeno, è quello che ho capito finora.

    Distoglie lo sguardo da lei, fissando il sole cocente.

    Non sono qui da molto nemmeno io, se vogliamo dirla tutta.

    La sua espressione non sembrava triste, piuttosto conteneva una certa fierezza. Aveva affrontato tutto senza guardarsi indietro, merito della sua natura testarda, ma anche perchè si ricordava quella voce che lo aveva accompagnato prima della sua nuova vita. Cresci, diventa forte. Lo avrebbe fatto, ma non sapeva ancora quale fosse la vera direzione da intraprendere per diventare più forte. Ci avrebbe dovuto pensare ancora.

    Non dico di fidarti di me, ma intanto potresti tornare alla civiltà con me. Potresti farti curare, quantomeno.

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    Che rapporto ho io con il Fuoco? Se solo potesse sapere. Dire che mi scorre nelle vene è un eufemismo, perché la mia essenza è il Fuoco. Queste fiamme che corrono e danzano sulla mia pelle sono come la punta di un iceberg. In verità celo la mia vera natura, nemmeno io ne so il vero motivo, ma la gente preferisce vedere l’aspetto “umano”, se così si può chiamare.
    Forse siamo entrambi finiti in un attimo di buio, chiusi nei nostri pensieri cercando di capire chi siamo.
    Stupidi pensieri profondi.
    Michael fa tornare l’attenzione sulla situazione attuale, spiegò che ci troviamo in un certo senso in un mondo al centro di diversi altri mondi paralleli. Attraverso un Maelstorm, che mi ha risucchiato, sono arrivata qua su Endlos; sento defluire il sangue dalla testa. Riecco le vertigini che mi fanno oscillare.
    Non è possibile. Sono finita in un mondo parallelo. Finita qui senza aver chiesto niente.
    Dannazione. Che situazione assurda. Inizio a respirare sempre più rapidamente e con le mani stringo nel pugno una manciata di terra secca.
    D’impulso avrei afferrato l’uomo e gli avrei urlato contro tutta la mia paura. Ma devo controllarmi.
    Respiro a fondo. Apro i pugni. Controllo il tono di voce e dopo aver schiarito la gola con un colpetto di tosse, chiedo: «Come… come faccio a tornare da dove sono venuta?»
    Forse quest’uomo ha ragione, devo farmi curare per iniziare. Anche se mi sento sempre più in forze. Devo anche darmi una ripulita, quell’esplosione ha lasciato diverse macchie nere sulla mia pelle.
    «Sì, ho bisogno di riposare.» mi aggrappo di nuovo all’elsa della mia spada. Faccio forza con le braccia e riesco a mettermi in piedi.
    Ora la vera sfida: camminare.

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    Ciò che disse la ragazza era realistico e al tempo stesso incredibile da sentire, per qualcuno che già non aveva più posto nel suo mondo natale. Cominciò a pensare, per qualche attimo, che forse si era arreso troppo velocemente, ma poi si ricordò che l'aveva presa per quello che era: l'ennesima missione. Inoltre, casa sua era solo un regno pieno di guerre e poco altro. Niente divertimento, niente pause, niente di niente. Morte, urla e distruzione. Solo in queste settimane si era finalmente reso conto di quanto la sua visione delle cose sia diversa da quella che aveva adesso di fronte.

    Molta fortuna, o qualcuno di molto, molto bravo. Almeno da quello che so, ma non mi sono informato molto. Per ora, non ho motivo di tornare. Non sono bravo in queste cose, l'unico mio forte è combattere.

    Le sorrise un'ultima volta, poi la ragazza si appoggiò alla sua arma e si mise in piedi. A malapena. Michael scosse la testa, avvicinandosi.

    Se fai da sola cederai prima di aver camminato per cinque minuti. La civiltà non è tanto vicina.

    Già, sebbene non fosse nemmeno il posto più lontano dalla civiltà, non era una piacevole passeggiata. Inoltre, considerava la ragazza innocua, praticamente alla stregua di un bambino.

    Lo chiedo per semplice gentilezza. Fatti portare. Non arriverai lontano da sola.

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    Non avrò la possibilità di tornare a casa, o comunque sarà molto difficile.
    Non so nemmeno come mi sento, è certo che non sono contenta di quanto mi sia capitato.
    La spada conficcata nel suolo riarso mi sosteneva, amo questo spadone si rivela sempre più utile del previsto. Cerco di mantenermi in equilibrio e di piantare per bene i piedi, per provare a sfilare la spada da terra. Inizio anche a sentirmi piano paino più in forze e potrei provare a muovere qualche passo, quando Michael si avvicina per spiegare che il posto dove vuole condurmi non è vicino.
    Ovviamente mi trovo a miglia dalla prima città vivibile. Non c’è mai limite al peggio.
    Poi Michael aggiunge un’altra frase, rimango basita. Non so che rispondere, ma due parole rimbombano nella mia testa: fatti portare. Con la premessa che è solo una gentilezza. Sì, ma chi lo spiega alla mia timidezza a volte irrazionale?
    Mi guardo intorno in cerca di un carro o un cavallo o di una qualsiasi creatura che possa essere cavalcata. A prima vista nei dintorni non c’è niente che possa somigliare a quello che sto cercando.
    Quindi come funziona, mi porta lui? Non posso farmi portare da lui, non lo conosco.
    Il Fuoco avvampa di nuovo in me, è potente e scorre come un fiume in piena. Lo sento ruggire, tenta di manifestarsi, deve dimostrare che non sono ciò che costui con buone probabilità pensa. È vero il Fuoco è parte integrante di me, è il mio “io”, ma gli anni che ho passato a controllarlo mi hanno reso più consapevole della potenza che posso sprigionare e delle volte mi sembra che questo mi allontani da ciò che doveri essere. Così, avverto questo genere di scissione: da una parte la razionalità cerca di mantenere il controllo, dall’altra l’istinto che vorrebbe far terra bruciata intorno a sé.
    Una nuova manifestazione della mia natura decora la mia pelle con un delicato disegno ad arabeschi rossi come braci. Probabilmente ho anche un accenno di arrossamento sul viso al pensiero che costui possa prendermi in braccio, sperando ardentemente che non si accorga della sfumatura rossa sul mio viso, scaccio via il pensiero immaginando che non lontano da qui deve aver lasciato un qualche mezzo di trasporto. Dannazione, sarei salita anche a cavallo di un drago, se questo potesse salvare dall’imbarazzo. Cerco di mantenere la voce controllata.
    «Grazie. Va bene. Dov’è il cavallo? O qualsiasi cosa usiate per spostarvi?»

    divisore
    ruin
    Parlato — Narrato — PensatoAltro
    Status Fisico:
    Status Mentale:
    Energia: 100%


    Abilità Passive:Percezione [Auspex Radar, raggio 30m]
    Fire [resistenza al calore e al fuoco -solo descrittiva-]
    Rinascita
    Conoscenza [Istant Casting]

    Equipaggiamento: spadone a due mani da 160cm, ruotando nella maniera giusta si sbloccano gli incastri e l'arma si trasforma in due lame a filo singolo più leggere.

    Note: //



     
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    Michael osservava la ragazza guardarsi attorno, perplesso sul motivo di quella confusione. La cosa si fa ancora più strana quando la pelle della ragazza comincia a "decorarsi" di disegni composti da fuoco. Una smorfia si dipinge sul volto dell'Avatar, a metà fra disgusto e confusione.

    Nessuno ti ha mai insegnato a tenerlo a bada? Ha cambiato forma già troppe volte.

    Lo metteva a disagio stare vicino a qualcuno che non riusciva a controllare le sue fiamme, specialmente perchè sapeva che, in questo momento più che in altri, sarebbe stato compito suo tenere a bada il risultato di una mossa sbagliata. Si tolse però quell'espressione di dosso velocemente, per cercare di non farglielo pesare. La domanda che gli pose però fu la goccia che fece traboccare il vaso delle sue emozioni.

    Grazie. Va bene. Dov’è il cavallo? O qualsiasi cosa usiate per spostarvi?

    Pffffff- L'aria usciva come un soffio dalla sua bocca coperta da una mano, ma ben presto gli fu impossibile controllarsi. - AHAHAHAHAHAH! Cavalli? Sono venuto qui a piedi. Lo considero un allenamento. Dovrai accontentarti di me. L'armatura potrebbe farti stare un tantino scomoda, ma sempre meglio di morire.

    Le si avvicina con fare quasi minaccioso, nonostante la più gentile delle intenzioni. L'avrebbe presa in braccio e portata dunque così, anche perchè non aveva veramente mezzi di trasporto e non si aspettava certo una situazione del genere. In fondo, poteva essere considerata una sessione di allenamento. Non pensò nemmeno per un attimo a cosa potesse sembrare una scena del genere, nè gli sarebbe importato molto anche se lo avesse notato. Fece nota mentale di prendersi un animale simile a Spito per aiutarsi nel caso fosse successo di nuovo, in quanto adesso il viaggio sarebbe stato abbastanza distruttivo, ma si consolò pensando che stava aiutando qualcuno che era nella stessa condizione in cui lui stesso si era ritrovato. La seconda nota mentale che si fa il ragazzo è parlarle della gilda, quando sarà meglio. Si sa che le reclute fanno sempre comodo. Ma per ora, la meta importante è un posto dove curarla.

    Narrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"
    Dati Tecnici - Scheda
    Note: Il post è stato modificato previa accordo con Lady_Animal
    Stato Fisico: Illeso
    Stato Mentale: Divertito
    Energia: 100%

    Equipaggiamento:
    Prometheus' Armor [Armatura Completa; Resistenza Migliorata]
    Sword of Ra [Flamberga; 1,70m]

    Tecniche Utilizzate: ///

    Abilità:Fire's Descendant [Power Up +50% Vel; Immortalità]


    Edited by S e v n - 6/4/2020, 15:49
     
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