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Matafleur, Chediya.
Fra le tante cose che Alhandra aveva imparato da bambina, ascoltando il fratello mentre studiava per diventare Medico, c'era la questione legata alle psicologie di gruppo - spesso trattate nei corsi di gestione delle emergenze. Il concetto era semplice: se sorgeva una complicazione improvvisa e ci si trovava in gruppo, in qualche modo era sempre la massa a decidere -volenti o nolenti-, ed il più delle volte si andava verso la scelta peggiore. Quante persone annegate davanti ad una folla consistente che -semplicemente- rimaneva ferma a fissarsi, invece di aiutare? Quante psicosi collettive avevano risolto dei problemi senza generare il triplo dei danni? Dopotutto le buone idee -nella storia umana- avevano sempre avuto la "rarità" fra le caratteristiche principali, mentre l'irragionevolezza tendeva a diventare contagiosa. Ancor più durante le emergenze.
Presidio Orientale, Endlos.
Quello -ovviamente- non era un caso da manuale, ma Sanglante non riuscì comunque a capacitarsi della semplicità con cui i presenti avevano accettato determinate condizioni. Si trattava di lavoro sottopagato. Anzi, "beneficenza". Fosse stata ricca, probabilmente non avrebbe lesinato degli spiccioli ai meno fortunati, ma nelle sue condizioni di vita -Ad Altatorre, dove i soldi aprivano le porte anche dei diritti umani, dopo essersi prostituita per anni alla Quinta Bolgia semplicemente per poter mangiare- quella situazione la infastidiva abbastanza. Forse, ad infastidirla davvero, era stata l'idea improvvisa -forse reale, forse no- che nessuno dei presenti avesse davvero patito la fame.
In un moto di stizza, corrugò le labbra, ma non parlò: se non le piaceva ricordare la propria sfortuna, gradiva ancor meno farsi compatire dai benestanti. Avrebbe seguito la massa, nonostante non si sentisse per nulla soddisfatta.
Se ci aiuti finiamo prima, e prima finiamo, prima beviamo tutti. Tu, io, Joyd...
-Si, arrivo...
E così, mentrefintoanziano ed il cane si davano alle pulizie, in preda alle allucinazioni dadrogaalcol (?), Alhandra ingoiò il boccone amaro e tentò di terminare le faccende il più rapidamente possibile... che, nel suo caso, si trattava di un "rapidamente" decisamente più "rapido" degli altri, anche se non se ne accorse troppo. Dopo aver decorato i davanzali e svolta la mansione di lavapiatti in tempi da record, con aria svogliata e sbrigativa lanciò -letteralmente- le posate sui tavoli, nelle giuste posizioni, sperando solo in minima parte di non colpire nessuno. Terminato ciò, sospirò svogliata, raccogliendo le tende asciutte ed andandole ad appendere, forte delle sue abilitàdi rapinatrice di appartamentiatletiche.
In tutto ciò, sperò in cuor suo di trovare nella prossima birra la stessa droga allucinogena di Thory, che intanto affrontava la prova come la persona più felice del mondo.
Sentiva di averne davvero bisogno.SPOILER (clicca per visualizzare)Mansioni svolte: decorazioni sui davanzali, piatti lavati, tavoli apparecchiati, tende montate.SPOILER (clicca per visualizzare)Energia: 100-10= 90%
_Passaggio accelerato
Si dovrebbe trattare di un passaggio, ma invece di limitarsi a spingere un oggetto qualsiasi con il palmo della mano, il caster imprime anche un movimento rotatorio dopo averlo potenziato con la propria aura in modo da non causarne la rottura in quegli istanti. In questo modo, come per un colpo di pistola, Alhandra potenzia ed accelera gli oggetti lanciati trasferendo la rotazione del suo braccio. Essere colpiti da un simile lancio può provocare danni ingenti a seconda della forza impressa.
[ConsumoVariabileMedio]SPOILER (clicca per visualizzare)Little Evil: Birra Scura già all'apparenza più densa e corposa del normale, che a dispetto del suo nome si rivela essere davvero buona, sebbene il gusto marcatamente amaro resti a lungo sul palato con una nota affumicata che ricorda il cacao o il caffé; contrariamente alle lieve letargia causata dalle altre birre, questa sua caratteristica tende a rendere chi la beve persino un poco più vigile del solito, perciò il personaggio che la assume subisce un'impennata sensoriale che gli fa sembrare che il mondo attorno a lui si muova al rallentatore; finché l'alcol resta in circolo, chi la beve riceve un Bonus alla Velocità che tornerà utile nella prossima tappa del Golden Mile.
Fino ad allora, a tutti gli altri osservatori esterni, il PG sembrerà solamente: esaltato, su di giri, spastico, e pieno di tic... che può esprimersi in un salutare entusiasmo o nel nervosismo iperteso di un accanito consumatore di caffeina.. -
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Festival della birra di Matafleur, Valle di Chediya.
Presidio Orientale, Endlos.
Insieme a me camminano (e svolazzano?) Kyrill e SkekDor, seguendo la grande schiena di Otik. L’imponente locandiere fa strada, camminando con uno strano passo: è sicuro, da bravo padrone di casa, ma anche non cadenzato, un po’ lento per l’imbarazzo e poi veloce, come a volersi lasciare alle spalle quel caos il prima possibile. Devo ammettere che attraversare la sala che dovrebbe accogliere gli ospiti mi ha fatto capire con certezza che Otik non aveva torto a voler tenere il locale chiuso: tutto era in condizioni decisamente inaccettabili, e da solo non avrebbe di certo potuto rimediare a quel disastro in tempi brevi. Il tragitto fra polvere, scodelle, sporcizia ed ombre non è lungo, ma al povero proprietario deve essere sembrato durare un’eternità: stiamo violando sia le sue reticenze nel mostrare un posto tenuto così male, sia il sacro regno del posto dove lavora. Le cucine sembrano un regno a parte.
“Grazie al cielo.”
Lo sporco ed il disordine non si sono propagati in cucina, per fortuna, altrimenti avrei salutato e girato i tacchi. Una cosa è la tradizione, un’altra un’intossicazione alimentare non richiesta. Nonostante il posto sia ben pulito, luminoso e permeato da un profumino invitante, comunque, è evidente che ci siano una marea di cose da fare: cipolle da sminuzzare - no grazie, piangere come una fontana davanti al bel ragazzo del Nord non è proprio una delle cose che mi farebbe felice - , verdure da tagliare, sacchi di patate da pelare, polli da spennare - ed ancora, no grazie, come posso mai mettermi a spennare un pollo davanti a SkekDor? - , pagnotte da tagliare ed impasto da infornare...
“Un attimo. Impasto da infornare?!”
Guardo Otik, sorpresa ed interdetta. Non voleva aprire, ma allora perchè preparare tutto quell’impasto per del pane che non avrebbe mangiato nessuno? E come poteva, da solo, gestire un posto del genere anche negli altri giorni? Un moto di tristezza mi si agita nel petto: qualcuno ha abbandonato l’omone nel giorno peggiore in cui potesse lasciarlo solo? Mi avvicino alle madie piene, e con le braccia un po’ tremanti le porto su uno dei tavoli. Con la scusa di cercare la farina mi sposto poi verso Otik, rivolgendogli uno sguardo dolce. Nella mia testa ci sono già centinaia di storie riguardo il locandiere, e tutte finiscono con un amore finito tragicamente.
“Signor Otik, la vostra è una splendida cucina. Fate tutto da solo, qui, di solito?”
Continuo a tenere lo sguardo fisso su di lui, sporgendomi verso la mensola alta dove il locandiere ha lasciato dei sacchi di farina delle dimensioni normali. Mi allungo in punta di piedi ed allungo il braccio, ma la mia mano si stringe a vuoto. Aggrotto le sopracciglia e mi costringo a spostare la mia attenzione dalla faccia di Otik alle mie dita, e solo allora mi rendo conto di quanto sia in alto il sacchetto di farina.
“Accidenti, ma quanto è alto?”
Faccio un mezzo salto per riuscire ad afferrare il bordo del sacchetto con le dita, e quasi rischio di rovesciarmi addosso una cascata di farina. Uno sbuffo bianco si solleva dal bordo del sacchetto, che riesco ad afferrare al volo ed a tenere chiuso mentre atterro di nuovo sul pavimento. Quell’attimo in cui ho tenuto il peggio è bastato a staccarmi dalla vita dell’oste e a farmi dirigere con il viso arrossato verso il tavolo. Metto un po’ di farina sulla superficie, ne poggio un velo anche sulle mani e mi preparo a formare delle pagnotte per infornarle. L’impasto sembra fatto a regola d’arte, non appiccica troppo le mani ed è lievitato per benino; penso che verrà fuori qualcosa di molto buono, se le toglieremo dal forno al momento giusto. D’altra parte, la cucina è tutta una questione di chimica: dosi, tempi, temperature.
Comincio quindi a formare le prime pagnotte, tonde, morbide, disponendole con gesti gentili le une accanto alle altre. Sollevo quindi lo sguardo per vedere chi si poggerà accanto a me sul tavolo a fare qualcosa, con le guance colorate di rosso per il forno vicino ed un segno di farina su un lato del viso. Cerco poi Kyrill, decisa a non perdermi il suo racconto.
“Cosa stavate dicendo del vostro soggiorno a Selowen? Carnevale a parte, so che è una città molto romantica...”SPOILER (clicca per visualizzare)SPOILER (clicca per visualizzare)Scheda
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La giovane cavaliera si stava ancora facendo un po' di coraggio da sola quando Göstaff le parlò. Non era nulla di strano se non fosse che Elysandra pensava di non farsi sentire o vedere da nessuno in quello stato di... preoccupazione verso le pulizie, quindi sobbalzò presa alla sprovvista quando il gentiluomo di mezz'età decise di interagire con lei.
Che vergogna per ben due volte: farsi vedere così timorosa e farsi spaventare così palesemente, davvero una maleducata di prim'ordine. Quantomeno ebbe la decenza di arrossire.
Göstaff era un vero gentiluomo di buon cuore, la stava in qualche modo consolando e incoraggiando allo stesso tempo, ed era rassicurante sapere che non era l'unica a provare quel disagio. Gli sorrise per poi ringraziarlo con un breve inchino «La ringrazio per la premura, buon signore, sono certa che con il suo aiuto riusciremo a sconfiggere questo temibilissimo nemico! Anche se le chiedo di scusarmi in anticipo, ho il presentimento che farò ben peggio di Sir Kiryll.» ridacchiò alla sua stessa battuta poi seguì il restante della comitiva all'interno della locanda e... Elysandra ritornò decisamente demoralizzata.
Cioè dovevano mettere in ordine tutto quel casino? Nemmeno delle domestiche addestrate fin dalla nascita avrebbero avuto difficoltà! Ely tossì un paio di volte a causa del velo di polvere che sovrastava qualsiasi cosa. Prima di iniziare Joyd diede le ultime direttive e annunciò che lui avrebbe fatto un "corso accelerato" ad Otik, il taverniere, ma che era sempre disponibile in caso di aiuto e supporto morale.
«È già disponibile il supporto morale?» chiese Ely con un filo di voce, talmente debolmente che non l'avrà sentita nessuna, ma meglio così: sarebbe stata una situazione più umiliante che con quella di Göstaff.
«Tranquilla: peggio di prima non puoi fare!» quelle fatine incominciavano ad essere veramente insopportabili, ignorarle stava diventando sempre più complicato.
«Io... inizierei a spazzare il pavimento.» disse poi ai suoi compagni di pulizie mentre cercava una scopa e una paletta per raccogliere le varie cose che stava andando a spazzare. Sarebbe stato un lavoro duro non solo per la mole di sporcizia che c'era a terra, ma anche a causa del fatto che spesso e volentieri la povera Elysandra finiva per spazzarsi suoi piedi, a volte si dimenticava dove aveva accumulato quello che stava spazzando e ci finiva dentro...
Fece del suo meglio tentando di nascondere il viso rossissimo con i suoi capelli dorati.SPOILER (clicca per visualizzare)Mansioni "svolte": Spazzare il pavimento
Fairy DragonSPOILER (clicca per visualizzare)Birra Bionda dal colore paglierino, a cui la stagionatura in botti di legno fatato dei boschi di Fanedell conferisce una caratteristica iridescenza arcobaleno, che ammicca sbarazzina dal di là del vetro; il suo sapore è morbido e dolce, e scivola così bene sulla lingua e nella gola da far venire voglia di berne subito un'altra... sebbene sia meglio evitarlo: non è chiaro se il pizzico di magia assorbito dalla cervogia trasmetta a chi la beve la capacità di vedere fate e folletti (solitamente celati ai mortali) o se essa induca semplicemente e banalmente delle vivide Allucinazioni Lisergiche, fatto sta che il PG -da ora in avanti- inizierà a vedere queste piccole creaturine dai colori psichedelici ronzargli intorno, parlare con lui, e invitarlo a seguirle per condurlo da qualche altra parte.
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.Gli occhi di Kyrill impiegarono qualche istante ad abituarsi alla densa e pesante oscurità che li aspettava oltre l’ingresso degli Ospiti Improvvisi. La polvere e l’odore di chiuso che aleggiavano nel salone principale gli assalirono la gola, sensazione tanto più forte per il contrasto con la freschezza della bella giornata che stavano lasciando all’esterno. Mentre strizzava le palpebre, senza riuscire a distinguere altro che le lame di fitto pulviscolo che cadevano oblique dalle fessure delle imposte, al cadetto tornò in mente il primo ingresso, assai diverso, al Giglio Rosso di Selowen. Il pavimento di coccio appena lavato, e il profumo di uova fritte che giungeva dalla cucina… niente a che vedere con l’ampio spazio abbandonato che lentamente prendeva forma nell’asfissiante penombra. Più che una taverna, quella sala ricordava la caverna di un orco delle fiabe, e Otik il suo ingombrante e goffo abitante, gli occhietti cerchiati di rosso ed i baffi scoloriti dalla permanenza al buio. L’omone taciturno li guidò dentro con un passo irregolare che muoveva a pietà.
L’atmosfera di immobile abbandono era così fitta, che sulle prime parve inghiottire e ridurre al silenzio persino l’ingresso improvviso di quella brigata non fra le più anonime e raccolte. Avrebbero trasformato con la loro sola presenza un tempio in un tendone da circo, ma la locanda sembrava pervasa da una gravità ancora più inattaccabile. D’un tratto, il patto stretto con il locandiere parve al ragazzo una fatica impraticabile. Spiò la sua stessa impressione sui volti degli altri. In particolare, Göstaff sembrava il più duramente colpito dallo sconforto, e se non fosse stato per salvare le apparenze (e per il repellente strato di polvere che copriva ogni cosa) si sarebbe di certo lasciato andare su una sedia.
Per fortuna, le cucine sembravano un ultimo barlume di attività che non avesse ancora ceduto allo sfacelo. Il cadetto vi entrò tirando un sospiro di sollievo, ringraziando il caso per cui vi era stato destinato, e deciso a non uscirne più a nessun costo. Quello sembrava l’unico fronte su cui Otik non si fosse ancora dato per vinto: gli ingredienti erano pronti, e non sembravano andati a male. C’era addirittura un intero cinghiale che arrostiva su uno spiedo messo in moto da una forza invisibile! Kiryll avvertì la piacevole sensazione di un ambiente organizzato, all’interno del quale il suo impegno avrebbe avuto un senso.
« Bene-bene-bene-bene.. » gracchiò skekDor, toccando di nuovo il suolo con un ticchettio degli artigli.
Il ragazzo iniziava ad abituarsi al suo aspetto e alla sua voce inumana.
Fu Aine la prima a lasciare gli indugi e a mettersi al lavoro: le era bastata un’occhiata veloce all’ambiente per capire cosa c’era bisogno di fare, e tra la decisione e l’azione non era corso più di un secondo. Kiryll la osservò ammirato. Mentre la ragazza si metteva con sicurezza al lavoro, lui si sentiva le braccia ridicolmente appese alle spalle.
« Signor Otik, la vostra è una splendida cucina. Fate tutto da solo, qui, di solito? »
L’omone però aveva già seguito, a capo chino e spalle spioventi, il moro oltre una porta subito richiusa. La ragazza non se n’era accorta perché stava cercando di raggiungere in punta di piedi qualcosa su uno scaffale… Prima che alla mente di Kiryll, stolidamente perso ad osservarne la silouette, balenasse l’idea di accorrere per aiutarla (« Aspetta, ti aiu… »), quella spiccò un piccolo salto, arrivando ad afferrare per un pelo il sacchetto di farina. Una nuvola bianca si sprigionò attorno a lei, completando il disorientamento del povero cadetto.
No, se fossero giunte richieste di aiuto dalla sala, il ragazzo avrebbe decisamente fatto orecchie da mercante.
Si voltò forse un po’ troppo bruscamente in cerca di qualcosa da fare, e il lungo fodero che gli pendeva alla cintura sbatté sonoramente contro un barile. D’accordo, la prima cosa da fare era liberarsi dell’ingombrante e inutile spadone… Cercando di darsi un contegno, si slacciò la fibbia, si tolse il mantello, e appoggiò l’involto su un tavolo sgombro. Si sentì subito più a suo agio, nonostante l’elegante abito di sartoria alla moda di Selowen. Nel frattempo aveva dato un’occhiata alle diverse scorte alimentari che attendevano in cucina, e che nessuno si era preso il disturbo di spiegargli come preparare… Fu con sollievo che il suo sguardo si posò sul catino pieno di patate: di tuberi da sbucciare aveva fatto sufficiente esperienza, in quasi ogni locanda lungo la strada fra Najaza e Matafleur.
C’era un invitante spazio libero sul tavolo dove Aine, a maniche rimboccate, stava energicamente modellando pagnotte. Il cadetto spostò le patate lì vicino, quindi si procurò un coltello, un secchio per le bucce e un altro pieno d’acqua, e iniziò a pelare i tuberi già mondi dalla terra. Come aveva già scoperto, quello era un lavoro capace come poche altre cose di distendergli i nervi.
« Mmmh... Morto di giornata, ancora tiepido. Gnam-gnam, sento odore di anima in questo corpicino... – cosa diavolo…? – Mmmh... Misero come antipasto... Per fortuna, il cibo cucinato sarà più soddisfacente, suppongo. »
Kiryll non era sicuro di aver compreso quello che aveva appena visto succedere. La sgradevole impressione, però, era che skekDor avesse estratto l’anima da un pollo morto, e se ne fosse cibato. Gongolando, e maneggiando con disinvoltura il pennuto senza vita che stringeva fra gli artigli, il non-umano iniziò a spogliarlo delle piume. Si volse a loro, senza interrompere il lavoro… era un sorriso quello che gli stava rivolgendo?
« Ihihih! Io penso a questi pennuti, voi lordatevi pure le mani con gli ortaggi, se non vi spiace... »
« D-d’accordo » rispose, cercando di ricambiare il tono allegro dell’altro. In realtà, ora che lo vedeva in una cucina, coi piedi per terra, intento a quel lavoro da massaia, l’inquietante creatura gli ispirava quasi simpatia.
Aine lo urtò con il gomito. Kiryll le scoccò uno sguardo: aveva il viso arrossato, e tracce di farina sui lunghi capelli neri, che così da vicino apparivano ancora più incredibilmente luminosi... Il cadetto iniziò a sentire l’intollerabile calore del forno aperto dietro di lui.
« Cosa stavate dicendo del vostro soggiorno a Selowen? Carnevale a parte, so che è una città molto romantica... »
Con un mezzo sospiro, si accinse ad affrontare l'ordalia di una normale conversazione.
« Il mio soggiorno a Selowen…? – pensare allo stesso tempo a una riposta e continuare a sbucciare le patate, senza tagliarsi un dito, non era un compito facile – Ah, sì, Selowen! Lo è davvero. Ma è una città dai molti volti… uno stesso ponte: sopra c’è una coppia che ammira la bellezza del canale, e sotto un gruppo di Naga gioca ai dadi, e se qualcuno viene sorpreso a barare non ci vanno leggeri con i coltelli. Ma è questo che la rende ancora più bella, più autentica, mi spiego? – Più parlava, più si accorgeva di avere effettivamente qualcosa di interessante da dire, ed iniziava a sentirsi a suo agio – Ma la prima volta in assoluto che ci si arriva… non si può dimenticare. Vi consiglio di prendere il primo battello del mattino, che parte prima dell’alba. Lo spettacolo vale il freddo, ve lo assicuro. I palazzi hanno questo colore rosa e dorato, che si rispecchia sull’acqua… Non si può descrivere, bisogna vederlo »
Compiaciuto, gli parve di assomigliare parecchio a quell'esperto viaggiatore che aveva sognato di diventare grazie al suo Tour.
« E voi? Siete di qui? Anche Matafleur sembra bellissima. In verità... mi sembra che qui, ovunque, ci sia una bellezza a cui noi a Nord non siamo abituati. »
A quel punto, si accorse di aver già quasi finito con le patate. Già che aveva il coltello in mano, e che si sentiva così sorprendentemente disinvolto, avvicinò anche il secchio delle cipolle. A rondelle sarebbero andate bene, supponeva.꙳
Göstaff (una situazione non nuova, in realtà) era prossimo alle lacrime.
Il compiacimento di sentirsi chiamare “Buon signore” da quella deliziosamente insicura ragazza era durato ben poco, spazzato via dalla visione delle condizioni in cui versava la locanda all’interno.
Il colossale taverniere e Joyd li avevano abbandonati a sé stessi, senza uno straccio di indicazioni su come affrontare le pulizie. Sommo della tragedia, il precettore si rese conto di essere, indubbiamente, il responsabile della squadra. Ma come poteva fare da guida ad una ragazza e a una bambina, quando lui stesso aveva solo voglia di piangere? Cercò Kiryll con lo sguardo, sperando di ricevere manforte dal suo vecchio pupillo, che ormai si stava trasformando in un giovane uomo pieno di risorse… ma anche lui lo aveva abbandonato.
« È già disponibile il supporto morale? »
Fraintendendo, il nobiluomo credette che Elysandra avesse rivolto a lui la domanda. Il pensiero che la fanciulla in difficoltà si aspettasse da lui un conforto, tuttavia, fu salutare. Con uno sforzo eroico, come forse non gli era mai toccato di compierne uno in tutta la sua vita, il gentiluomo tentò di risollevarsi d’animo. Era, bisogna ammetterlo, una sofferenza improba… Da dove cominciare? Ovunque volgesse lo sguardo vedeva uno scenario al di là di ogni speranza di intervento. Azzardò di sfiorare col dito la superficie di un tavolo, e la trovò superbamente appiccicaticcia. Magari poteva occuparsi del fuoco? Era certamente un compito di responsabilità, adatto al responsabile delle pulizie… Ma con ineluttabile scoramento si disse che di sicuro il camino era intasato. E non sarebbe stato lui a intervenire.
Forse, tutto sommato, il compito meno ingrato era quello di spazzare il pavimento. Ma si, un lavoro in fin dei conti facile, lineare, non troppo sgradevole…
« Io... inizierei a spazzare il pavimento. »
« E-esatto cara, mi avete tolto le parole di bocca – il nobiluomo dissimulò un istintivo moto di stizza, di cui peraltro immediatamente si vergognò – Mi sembra il compito meno ingrato e più avvicinabile, vedrete che così vi farete coraggio! Nel frattempo, io… – si guardò intorno, disperato, e fu allora che finalmente lo colse una stupenda intuizione – Sapete perché questo posto ha un’aria così terribile? Perché è buio! Vedrete che alla luce del sole avrà tutto un altro aspetto. Vediamo un po’… per tutti i Numi, le finestre sono ingombre di ciarpame… Via tutta questa roba! »
Attento a non sollevare troppa polvere (di questo se ne sarebbe occupato qualcun altro…) il gentiluomo spostò la più inverosimile serie di robaccia che si era accumulata nei vani delle finestre, appoggiando tutto su un tavolo, che comunque più sporco di così non avrebbe potuto essere.
« Riful, giusto? Carissima, ti andrebbe di andare a prendere un secchio con acqua e sapone e uno straccio, e dare una bella pulita ai tavoli? Vedrai quante bolle!!! »
La prospettiva di quanto migliore sarebbe apparsa la situazione grazie ai raggi del sole lo stava mettendo di nuovo di buon umore.
« Voilà! E ora cambiamo aria a questo posto, je me sens che m'étouffe! »
Con un gesto energico da condottiero, Göstaff aprì i vetri e spalancò le imposte verso l’esterno. Un'ondata d’aria fresca e odorosa di fiori si riversò all’interno, e la luce del sole iniziò a rompere il dominio delle tenebre. Quasi esaltato, ripeté l’operazione per tutte le finestre. Infine, soddisfatto, si voltò ad ammirare il salone, finalmente invaso dalla luce.
« Che vi dicevo? Ora, con la luce, sembra già meno spor… »
La voce gli morì in gola. Ora, con la luce del sole, le condizioni della locanda apparivano in tutta la spietata nitidezza della loro tragicità.CITAZIONE« Parlato di Kiryll » « Parlato di Göstaff »
Edited by T h e B a r d - 17/1/2021, 09:56. -
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Lavoro di Squadra
« ...perciò, quando si instaura un contatto con una persona sconosciuta, è molto importante fare in modo che paia una cosa casuale ma sensata, così da non metterla a disagio. »
spiega il Moro con tono posato, da accademico, sedendo a gambe accavallate sopra un barile
« La naturalezza è un fattore determinante nelle interazioni, quindi bisogna imparare a valorizzare gli argomenti che si possiedono... o a fingere molto bene. »
Sollevando il testone per lo più pelato -ad eccezione del singolo ciuffo biondo che gli si arricciava sulla fronte- dal blocchetto di carta su cui sta prendendo diligentemente appunti, ripiegato su sé stesso per stare seduto sopra un sacco di grano -con le ginocchia al petto e la testa incassata nelle spalle larghe- lo sguardo perplesso di Otik va ad infrangersi contro il sorriso compassato, sicuro e affascinante di Joyd.
L'omone sbatte le palpebre un paio di volte, insicuro sull'aver sentito bene, ma l'avvenente giovanotto dalla faccia di bronzo -in tutte le accezioni possibili per il termine- che gli sta difronte, e che gli si è proposto come maestro, non fa una piega, limitandosi a sorridere ed annuire, confermando senza ulteriori spiegazioni quello che ha detto.
« Tuttavia, non abbiamo il tempo per raggiungere un buon livello nell'arte della menzogna, quindi quell'opzione è scartata. »
Aggrottando un poco le sopracciglia con fare meditabondo, Otik pare ragionare sull'eventualità per un lungo momento, annuisce a sua volta, e segna una linea orizzontale sui suoi appunti per barrare l'ultima mezza riga, prima di tornare ad ascoltare l'insegnante.
« ...perciò non perdiamo tempo: lavoreremo sui tuoi punti di forza. »
{ Squadra di Pulizie }
Riful| Elysandra | Göstaff
Dopo essersi persa nelle proprie insicurezze, immaginando chissà quale disfatta a causa delle proprie dubbie capacità nei lavori domestici, ed essere trasalita quando qualcuno era stato così empatico da cogliere il suo imbarazzo -e così gentile da porgerle qualche parola di conforto in merito-, la biondissima Cavaliera lascia che quelle parole le infondano un po' di incoraggiamento, e -pur arrossendo della propria mancanza compostezza- sorride all'attempato Nobiluomo del Nord.
«La ringrazio per la premura, buon signore,
sono certa che con il suo aiuto riusciremo a sconfiggere questo temibilissimo nemico!»
gli dice con un breve inchino, che lascia l'altro quasi commosso fino alle lacrime
«Anche se le chiedo di scusarmi in anticipo, ho il presentimento che farò ben peggio di Sir Kiryll.»
... peccato solamente che quello slancio di ottimismo si infranga come un'onda sugli aguzzi scogli della realtà: basta un'occhiata alla situazione della Sala Comune perché un'oppressa desolazione torni a ghermire il cuore della Lyvellin, e anche se -prima di sparire dalla circolazione- il Capogruppo Joyd si è detto disponibile per un aiuto (sia concreto che emotivo), la pessima attitudine delle fatine che continuano a svolazzarle attorno alla testa mettono costantemente a dura prova lo spirito della bionda.
«È già disponibile il supporto morale?»
Sebbene non sia lui il destinatario della richiesta, il Precettore trova in quelle parole lo stimolo necessario a riaversi dallo scoramento pieno di dubbi in cui tanto la visione del salone da rassettare quanto la consapevolezza di aver sulle spalle il peso della responsabilità della squadra (gli altri due elementi sono una bambina e una gentil donzella! Non può certo lasciarle nello smarrimento!) lo hanno gettato...
«Tranquilla: peggio di prima non puoi fare!»
«Io... inizierei a spazzare il pavimento.»
E mentre la Cavaliera si sforza -nonostante tutto- di mettersi in movimento, recuperando le sue armi per quella battaglia (scopa e paletta) e cominciando a lavorare col capo chino e un profondo imbarazzo per la propria inadeguatezza, il Nordico -appena risollevatosi dalle sue preoccupazioni- deve constatare con sentimenti contrastanti che Elysandra ha appena iniziato lo svolgimento del compito che lui stesso aveva deciso di intraprendere, dopo un attento ragionamento per esclusione delle mansioni meno edificanti.
« E-esatto cara, mi avete tolto le parole di bocca.
Mi sembra il compito meno ingrato e più avvicinabile, vedrete che così vi farete coraggio! »
commenta, con una punta di stizza, prontamente mitigata fino a scomparire da maturità e buonsenso
« Nel frattempo, io… Sapete perché questo posto ha un’aria così terribile? Perché è buio! Vedrete che alla luce del sole avrà tutto un altro aspetto. Vediamo un po’… per tutti i Numi, le finestre sono ingombre di ciarpame… Via tutta questa roba! »
Trovando qualcos'altro da fare, e con esso un po' di rinnovato entusiasmo, il Precettore si adopera per liberare le finestre dalle assi di legno che le sbarrano -sempre avendo premura di non sollevare troppa polvere- e per spostare le variegate cianfrusaglie che ne ostruiscono i davanzali; i primi risultati del lavoro lo fanno sentire carico e pieno di voglia di fare, e nello slancio rivolge anche parole di esortazione ed incoraggiamento alla piccola Strega...
« Riful, giusto? Carissima, ti andrebbe di andare a prendere un secchio con acqua e sapone e uno straccio, e dare una bella pulita ai tavoli? Vedrai quante bolle!!! »
...ma la Ragazzina, col faccino infilato in mezzo alle pagine del grosso ed antico tomo che le fluttua davanti -e dalle cui copertine fa capolino solo la punta del cappello da fattucchiera-, non solleva nemmeno il capo dalle proprie letture: col tono imperioso di un bambino che smania per dimostrarsi autosufficiente come un adulto, si limita a borbottare in risposta qualcosa che suona come "...sto cercando il giusto incantesimo!", e poi volta pagina col fare concentratissimo di un accademico che non ammetta interruzioni al suo studio.
Si sa, serve tanta pazienza con i più piccoli.
« Voilà! E ora cambiamo aria a questo posto, je me sens che m'étouffe!
Che vi dicevo? Ora, con la luce, sembra già meno spor… »
Tuttavia, all'energica soddisfazione nella sua voce, dovuta al rinvigorente ingresso di un'aria fresca, profumata e frizzante, si sostituisce un disanimato sgomento quando -dopo essersi occupato di aprire tutte le imposte e spalancare tutte le vetrate- il buon Göstaff si volta a contemplare ancora una volta i contorni della Sala Comune, ora non più sfumati dal velo pietoso di una penombra caritatevole.
« Trovato! Questo è perfetto! »
con l'arrivo della luce, la bimba trova quel che stava cercando ed esclama trionfante il suo "Eureka"
« Preparatevi a contemplare l'immenso potere della Grade Strega dell'Ovest! »
Così, mentre la ragazzina stende le braccia davanti a sé, intessendo nell'aria le scie luminescenti di alcuni glifi arcani con le dita sottili, un vento soprannaturale si sprigiona dalle pagine del mistico tomo, seguito da arabeschi traslucidi... dalla consistenza quasi plastica, che -danzando sinuosamente come serpi- si intrecciano fino a raccogliersi in una sfera perfetta, che fluttua in alto fin quasi a sfiorare il soffitto, al centro della stanza. Una sfera composta da litri e litri d'acqua.
S P L A S H
Questione di un attimo, e il disastro si verifica sotto gli occhi esterrefatti di Göstaff ed Elysandra: l'incantesimo di Riful diventa instabile, la ragazzina comincia a gesticolare allarmata per cercare di dominare i flussi arcani, e la sfera d'acqua esplode come un palloncino, abbattendosi su tutta la sala e -soprattutto- infradiciando la sua piccola evocatrice da capo a piedi.
Mortificata per la povera riuscita del proprio sortilegio, la Streghetta resta immobile per un lungo momento: a capo chino, a guardarsi con insistenza la punta della scarpette, tremando -forse di freddo, forse di rabbia-, finché non rovescia all'indietro la testolina -appesantita dal grosso cappello floscio e fradicio- emettendo un inequivocabile lamento mentre due lucciconi le si sono raccolti agli angoli degli occhi verdi.
« BWAAAAAHHHHH! »
E così, troppo infantile per rispondere delle proprie azioni (o semplicemente morendo di imbarazzo per quella figuraccia), Riful estrae un piccolo specchietto rotondo dalla tasca, lo getta per terra senza infrangerlo, e -dando prova di concreti talenti da incantatrice- vi sparisce all'interno.
Più o meno inzaccherati dall'inaspettato temporale al chiuso, o miracolosamente scampati all'alluvione con chissà quale prova atletica o di ingegno, a questo punto il Precettore del Nord e la Nobildonna dell'Est si scambieranno un'occhiata, domandandosi cosa fare: ora che sono rimasti in due, dovranno rimboccarsi le maniche e impegnarsi ancora di più, e soprattutto trovare un modo di porre rimedio a quel disastro!
...se non che, nel fare un bilancio dei danni, il duo si accorge che la bomba d'acqua ha tuttavia portato anche dei benefici: scorrendovi sopra, l'acqua ha mondato in un sol colpo mensole e pareti, tavoli, panche e sedie, e naturalmente anche il pavimento -ancora mezzo allagato- risulta pulito! Insomma, quest'insperata piega degli eventi ha aiutato la squadra a recuperare terreno!
Ora non resta che coordinarsi per rimuovere la cenere dai tre camini della Sala Comune, e accendere un bel fuocherello scoppiettante in ciascuno di essi; poi, sarà il momento di reclamare la propria birra! ...e, ovviamente, anche un po' di meritato riposo.
{ Brigata di Cucina }
Kyrill| Aine | skekDor
Quando il trio di avventori viene condotto alle Cucine, ciascuno vi arriva pervaso da sentimenti differenti: la volitiva Aine -sempre spigliata e disillusa- è rimasta intenerita dai modi impacciati del padrone di casa, e un po' intristita dallo stato di incuria in cui versa il locale; certo, non nasconde a sé stessa il sollievo per le buone norme igieniche della cambusa, ma... ora c'è da rimboccarsi le maniche e guadagnarsi quella birra!
C'è molto da fare, tra cui anche cose che la fanciulla è ben lieta dischivareconcedere agli altri suoi compagni: farsi lacrimare gli occhi mentre convetsa con un bel giovanotto del Nord? Meglio di no: adieu, oignons...! Spennare il pollame? Davanti a skekDor? Col rischio che si tratti di qualche cugino o magari di un suo lontano parente? Non sia mai! Perciò, l'occhio le cade sul pane e l'impasto.
Con una certa intraprendenza, la giovane Alchimista si accosta alle madie e se ne sobbarca un cassetto, portandolo a braccia fino al tavolo più vicino: quello sarà la sua spianata di lavoro, ma prima di darsi da fare, perché non rincuorare un po' il taciturno Oste? Basta un sorriso, uno sguardo dolce, e qualche parola gentile...
“Signor Otik, la vostra è una splendida cucina.
Fate tutto da solo, qui, di solito?”
Immaginando qualche romantico scenario dal tragico finale che possa aver sconvolto la routine e l'umore dell'omone, Aine rivolge la parola ad Otik, mostrandosi gentile e incoraggiante... ma l'interpellato -rigido sull'attenti come un pezzo di legno, con la fronte che gli si fa luccicante di sudore- si limita a rispondere bofonchiando uno stentato, impacciatotimidissimo"Sì, Signorina...", prima che il vostro capogruppo Joyd arrivi a salvarlo, rassicurandolo con una pacca sulla spalla e sospingendolo nella stanzetta della dispensa dove si terrà la lezione.
Rimasti soli nella Cucina, la fanciulla è la prima degli avventurieri a mettersi al lavoro: il suo proposito è occuparsi del pane, così si accosta ad un'alta mensola per recuperare un sacchetto di farina -sicuramente a comoda portata di mano per l'altezza del padrone di casa-, che le richiede lo sforzo di un paio di tentativi di saltello, un certo imbarazzo, e il rischio di ritrovarsi impolverata di bianco per essere raggiunto, ma... conquistato il suo obiettivo, può ritirarsi al suo tavolo per cominciare a modellare gli impasti.
"Bene-bene-bene-bene..."
Intanto che la ragazza aspetta speranzosa che il Nordico si sistemi accanto a lei -per farsi compagnia durante le mansioni di cucina-, quello sentendosi probabilmente in difetto per essere ancora con le mani in mano, si guarda prontamente intorno alla ricerca di qualcosa in cui impegnarsi, ma nel guardarsi attorno il fodero della sua spada cozza sonoramente contro un vicino barile... e quel rintocco gli suggerisce che è il caso di alleggerirsi di qualche ingombro prima di passare all'azione.
Mentre Kyrill si libera di spada e mantello, con l'occhio che gli cade sulle ceste di patate, carote e cipolle -con cui ha già esperienza, dalle altre tappe del suo viaggio- SkekDor si guarda invece curiosamente intorno e si aggira razzolando per la stanza col suo solito modo di fare -vivace e sicuro di sé, un po' da bimbo e un po' da primadonna-, già scegliendo autonomamente quello che avrà voglia di fare per partecipare a quello stranogiocosforzo comune.
Una volta presa la sua decisone, il Mezzo Mistico agguanta gli esemplari di pollame per le zampe -facendoli macabramente penzolare a testa in giù-, e dá loro un'annusata, prima di fare le sue considerazioni.
"Mmmh... Morto di giornata, ancora tiepido.
Gnam-gnam, sento odore di anima in questo corpicino..."
dice, aspirando poi dalle loro carni una spettrale nebbiolina verdastra
"Mmmh... Misero come antipasto... Per fortuna, il cibo cucinato sarà più soddisfacente, suppongo. Ihihih! Io penso a questi pennuti..."
Ancora preda dei miracolosi fumi dell'alcol che ha già in corpo -in grado di conferire un'aria gioviale anche all'arcigna creatura-, skekDor comincia a spennare i volatili senza alcuna misericordia, raccogliendo poi le morbide piume scartate in un secchio lì vicino.
"...voi lordatevi pure le mani con gli ortaggi, se non vi spiace..."
« D-d’accordo »
Già intento a preparare la propria postazione con tutto l'occorrente allo svolgimento delle operazioni accanto ad Aine, Kyrill intercetta quella domanda indiretta: non gli peserà eccessivamente occuparsi dei tuberi, visto che potrà intrattenersi in qualche conversazione con l'affascinante fanciulla...
“Cosa stavate dicendo del vostro soggiorno a Selowen?”
esordisce Sine, dando di gomito al coetaneo
“Carnevale a parte, so che è una città molto romantica...”
Tuttavia, conversare non è in vero un'attività a cui il Rampollo si senta particolarmente avvezzo, e mentre le mani svolgono meccanicamente il mestiere -quasi rilassante- per cui si trova lì, un sospiro un po' teso gli evade le labbra intanto che i suoi pensieri cercano di organizzarsi in un discorso.
« Il mio soggiorno a Selowen…?
con un sospiro pensoso, si prepara alla conversazione
Ah, sì, Selowen! Lo è davvero. Ma è una città dai molti volti…
Mentre la narrazione di un aneddoto sul suo viaggio nella Laguna Orientale affiora alle labbra del Rampollo di Najaza con una naturalezza che stupisce lui per primo, il lavoro prosegue serenamente nella cucina, e -a quanto pare, a giudicare dai rumori che giungono ovattati dalle stanze attigue- anche gli altri gruppi stanno dandosi alacremente da fare per dare una mano ad Otik e guadagnarsi la consumazione.
« E voi? Siete di qui? Anche Matafleur sembra bellissima. »
rilancia il giovane Kyrill, desideroso di coinvolgere Aine nella conversazione
« In verità... mi sembra che qui, ovunque, ci sia una bellezza a cui noi a Nord
non siamo abituati. »
Tuttavia, una volta mondate patate e cipolle, infornate le pagnotte, e spennata la selvaggina per la cottura, qualcosa attira l'attenzione dei presenti... qualcosa che si muove furtivo e in silenzio sulla soglia dell'uscio, e che sarebbe di certo passato inosservato, non fosse stato per la mole e per l'arancione fiammeggiante del pelo: si tratta di un grosso gattone rosso, accompagnato da un secondo esemplare dal manto calico.
Gli occhi luminosi dei due animaletti sono puntati con chiara cupidigia sul succulento maiale che -infilzato sul girarrosto- seguita a rosolare nel suo moto perpetuo al di sopra delle braci del camino, ma quando si accorgono di aver attirato l'attenzione del trio i felini si appiattiscono sulle zampe -spiando lo skekSis particolarmente di sottecchi-, ma non accennano a ritirarsi.
Per quanto possa essere plausibile che si tratti di una coppia di randagi penetrati all'interno del locale da una delle finestre della Sala Comune -da poco liberate dalle assi di legno che le sbarravano-, a sfiorarvi è anche il sospetto che le bestiole possano essere di proprietà del padrone di casa... e se quelli sono gli amichetti a quattro zampe di Otik, non vorrete certamente scatenare le sue ire facendo loro del male!
Quel che è certo è che la cucina non è posto per degli animalivivida compagnia, desiderosi di zampettare in giro, spargere pelo ovunque, e assaggiare qualsiasi cosa capiti a tiro delle loro avide grinfie... Bisogna trovare un modo di tenerli occupati, allontanarli dalla cucina, o metterli in fuga - ma senza nuocergli! E, al contempo, completare gli ultimi compiti rimasti pendenti: cucinare le verdure, affettare la carne, e magari raccogliere qualche spezia dal giardino.
{ Team Allestimenti e Bucato }
Alhandra | Michael |ThoryZio Tobia
"Nulla è potente quanto la convinzione di uno sciocco", soprattutto in un luogo come Endlos, dove la Volontà è una legge fisica quanto la gravità in taluni piani dimensionali.
Se, poi, il suddetto elemento è dotato di una buona immaginazione, e ha dalla sua gli effetti lisergici di una mistica Birra distillata con Polvere di Fata, allora state certi che vedrete le regole della realtà cedere, sconfitte, e piegarsi all'incredibile.
Difatti, mentre si chiude la porta alle spalle, la soave melodia di una canzone dispiega le sue ali nella mente del giovane Thory... Il "problema" è che anche gli altri potrebbero iniziare a sentirla, lasciando quel colosso ferrovestito di Michael e un'Alhandra già in stato alterato dalle sue percezioni accelerate dalla caffeina a chiedersi da dove diamine stia uscendo quella musica.
Tuttavia, ispezionare la stanzetta del lavatoio alla ricerca della soluzione al mistero richiederebbe tempo e sbatta, che loro non hanno. Senza contare che rischierebbero di perdersi la performance.
Ondeggiando il corpo a ritmo col brano e le sue sonorità, il Ragazzino inizia le operazioni della Squadra di Pulizie: piroettando da una parte all'altra del piccolo ambiente, l'Albino apre il rubinetto dell'acqua, raggiunge la cassettiera con la biancheria da tavola e quella dei tendaggi, estrae tovaglioli e tovaglie dai cassetti alla rinfusa, e -sempre coordinando i suoi movimenti alla musica- lancia ogni singolo pezzo nella tinozza con gesti teatrali.
Per allinearsi alle intenzioni del padroncino, l'eclettico Mr.Doge si riveste di una mistica e vorticante energia verdognola e si lancia verso il recipiente, trasformandosi in una trivella prima dell'impatto con l'acqua: in questo modo, la forza centrifuga esercitata dal cucciolo, e il sapone sparso da Thory, rimescolano liquido, panni e detersivo ricreando l'effetto di una moderna lavatrice, e in men che non si dica, il bucato è pronto per essere recuperato con delicatezza dalle fauci canine e gettato con maestria sulle corde dello stenditoio.
A questo ci penso io.
Con un cenno del capo ai compagni, e un gesto misurato e noncurante della mano, il Guerriero delle Sabbie è più che pronto a sfoggiare i propri poteri e fare la sua parte per aiutare nella causa comune: evocando fiamme dalla punta delle dita, l'Araldo del Fuoco le condensa in un unico punto e... mentre queste divampano -senza intaccare il pavimento ligneo della stanza-, plasmandosi nella forma umanoide di un soldato armato e in ginocchio, Michael gli rivolge persino degli ordini diretti.
Concentra il calore delle fiamme nella parte superiore così da non bruciare il giardino...
istruisce, mentre la torcia umana si muove per eseguire, come una creatura senziente
...e rimani a giusta distanza dal tessuto steso per asciugarlo rapidamente ma non bruciarlo. Potrai andare appena finito.
Intanto che il Vecchio Zio Tobia finisce di stendere tutti i corredi appena lavati, e va a posizionarsi per fare il proprio dovere, il Guerriero va spaccar ceppi in giardino, così da rifornire il focolare della cucina e i camini della sala comune... e già che sembra così pieno di voglia di fare, pensa bene di condividerla con chi pare averne al momento davvero poca.
Se ci aiuti finiamo prima...
commenta, sorridendo ad Alhandra e accatastando la legna
...e prima finiamo, prima beviamo tutti. Tu, io, Joyd...
-Si, arrivo...
Immobile sulla soglia, con l'aria scocciata di chi avrebbe preferito rubarla quella Birra, invece di finire sempre a sgobbare sotto un regime di iniquo sfruttamento (sottopagata, se addirittura tragicamente gratis), Alhandra resta ad osservare gli altri due per un tempo sufficientemente lungo a riconsiderare la sua intera vita... sia perché questa non è di per se molto lunga (vista la sua giovane età, per quanto sia stata certamente densa disfigheavvenimenti), sia perché il tempo -grazie alle componenti magiche della Birra che ha già in corpo- ha attualmente per lei restrizioni molto relative.
In ogni caso, interrotto il momento meta-filosofico, la Punk ci mette poco a recuperare il tempo perso, facendo la propria parte e anche molto di più: come una raffica di vento, fa un giro del cortile raccogliendo erbe e fiorellini a caso per sfrecciare poi verso la sala comune, dove comincia ad aprire le finestre e imbellettare i davanzali, in modo da dargli almeno un tocco di colore; dopo, la ragazza si sistema al lavabo e le sue mani si muovono nell'acqua come un miraggio sfocato, lavando tutte e stoviglie e i set di posate in pochi minuti di alacre lavoro. Ora bisogna apparecchia- ok, già fatto: la Strega ha appena lanciato i vari pezzi direttamente sulla tavola con una precisione inquietante.
Resta solo da appendere le tende, e mentre Alhandra fa un salto in cortile a recuperare i drappi di stoffa e sfrutta la sua preparazione atletica per arrampicarsi su una scaletta e fissarli alle loro strutture, e Michael -rimasto alla ricerca di qualcosa da fare- ha facoltà di scegliere tra dare una mano nelle Cucine o nella Sala, Thory nota una graziosa Fatina -simile a quelle dei suggerimenti piromani- svolazzargli incontro e prendere posto sulla sua spalla con confidenza, incrociando le braccia sul petto con aria imbronciata.
-Ti sei accorto che c'è un Strega nel tuo gruppo?
lo interpella con aria da fidanzata offesa e tono cospiratorio
-Odio le streghe. Sono i nemici naturali di noi Fate. Dovresti proprio darle fuoco.
E, per qualche misteriosa ragione, all'Albino sembra davvero un'ottima idea! Sì, sì: dovrebbe proprio farlo! Se è per aiutare la graziosa fatina che glielo ha chiesto, che problema c'è? Nessuno! ...cioè: bisogna pensare a dove reperire del fuoco per il rogo, ma lì dentro è pieno di camini, o c'è la cucina, senza contare anche il tizio-grosso-in-armatura a cui ha visto evocare delle fiamme, e che sembra abbastanza gentile da fare un favore ad un compagno! Sì sì, nessun problema!
Anzi, forse, ce n'è uno: chi è la Strega? La Fatina non lo ha detto, e adesso ha l'aria troppo nervosetta per provare a chiederglielo, quindi meglio evitare. In ogni caso, le opzioni non sono tante, quindi... basterà capire chi è il suo bersaglio tra la-punk-darkettona-che-si-muove-tutta-strana, la-morona-che-fa-le-pozioni, la-bimbetta-col-cappello-da-fattucchiera-e-libro-di-incantesimi, e la-biondona-cavaliera-tutta-impacciata. Quanto potrà essere difficile accontentare la sua amichetta Fatina?
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Matafleur, Chediya.
Nell'immaginario comune, l'eroe con il superpotere della velocità era da sempre considerato sveglio, scattante, leggero ed atletico. Alhandra -che "eroe" di certo non era, e più che di un superpotere poteva vantarsi di una bella overdose da caffeina- poteva certamente considerarsi detentrice delle prime due caratteristiche. Peccato che non condividesse la leggiadria di una ballerina -piuttosto quella di uno scaricatore di porto, e pure incavolato- o l'agilità di un'atleta. Osservarla sarebbe parso davvero disturbante, ma per fortuna erano circa tutti impegnati nelle proprie faccende. Compiti ancora in fase di esecuzione, che rendevano la mercante di Altatorre decisamente indolente, cosa che non si risparmiò di far notare agli altri ospiti del locale.
Presidio Orientale, Endlos.
-Siete delle lumache. Muovetevi, prima che la birra evapori o la sottoscritta non muoia di vecchiaia.
Si riferiva soprattutto al ragazzino albino, "Zio Tobia", che in quel momento sostava in silenzio a fissare il vuoto, quasi in ascolto di qualcosa. Ci mancava solo il minorenne drogato, insomma.
-Fanculo tutti, mi sono stancata.
Dopo aver pubblicamente decretato il totale esaurimento della sua pazienza, mollò baracca e burattini (perché -dopotutto- aveva terminato pure più faccende di quante gliene spettavano) e si diresse con passo marziale verso Joyd. Ok che era bono e che la visione del granitico posteriore avrebbe potuto cancellare dalla sua mente molti torti subiti, ma ne aveva davvero abbastanza di andare contro la propria natura. Non era una sguattera, semmai una ladra: se c'era qualcosa che voleva, lei lo rubava.
In quel momento voleva della birra. Subito.
« [...] Tuttavia, non abbiamo il tempo per raggiungere un buon livello nell'arte della menzogna, quindi quell'opzione è scartata. »
Ed eccolo a dar consigli al Mastro Birraio, mentre loro s'improvvisavano una ditta di pulizie.
« ...perciò non perdiamo tempo: lavoreremo sui tuoi punti di forza. »
-Sai quale può essere un punto di forza?- s'introdusse a quel punto Alhandra, in un certo senso contenuta rispetto alle sue classiche sparate, ma con uno sguardo che lasciava facilmente intendere la sua esasperazione -La generosità, l'empatia.
Lo disse convintissima, quasi credesse davvero fossero delle linee guida alla propria ed altrui moralità.
-Una persona generosa condividerebbe la birra con degli assetati, ad esempio- continuò -Ed un empatico capirebbe la nostra sofferenza nel dover lavorare gratis per qualche sorso.
Incrociò le braccia al petto.
-Ho messo un sacco di roba a posto. Sono stanca, sudata ed agitata. Merito la mia ricompensa.SPOILER (clicca per visualizzare)Mansioni svolte: decorazioni sui davanzali, piatti lavati, tavoli apparecchiati, tende montate.SPOILER (clicca per visualizzare)Little Evil: Birra Scura già all'apparenza più densa e corposa del normale, che a dispetto del suo nome si rivela essere davvero buona, sebbene il gusto marcatamente amaro resti a lungo sul palato con una nota affumicata che ricorda il cacao o il caffé; contrariamente alle lieve letargia causata dalle altre birre, questa sua caratteristica tende a rendere chi la beve persino un poco più vigile del solito, perciò il personaggio che la assume subisce un'impennata sensoriale che gli fa sembrare che il mondo attorno a lui si muova al rallentatore; finché l'alcol resta in circolo, chi la beve riceve un Bonus alla Velocità che tornerà utile nella prossima tappa del Golden Mile.
Fino ad allora, a tutti gli altri osservatori esterni, il PG sembrerà solamente: esaltato, su di giri, spastico, e pieno di tic... che può esprimersi in un salutare entusiasmo o nel nervosismo iperteso di un accanito consumatore di caffeina.. -
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Non appena ebbe finito di svolgere le sue "faticose" mansioni, il ragazzo si accostò ad una parete per riposarsi un secondo. Tuttavia, non ebbe il tempo di rilassarsi che il suo peggior incubo si palesò. La fata Zirella. Ella era famosa per le sue nevrosi perenni, la sua gelosia compulsiva e con una ossessione per il controllo, inoltre era anche la regina del mondo fatato ed ex moglie del buon vecchio zio Tobia.
Non appena il vecchietto si ritrovò sulla spalla il suo antico amore, per la paura i capelli si tinsero di un bianco ancora più accesso e il suo corpo iniziò a tremare. Non era neanche arrivata che il suo viso era già imbronciato e il suo tono di voce sempre più autoritario.CITAZIONE-Ti sei accorto che c'è un Strega nel tuo gruppo?
-Odio le streghe. Sono i nemici naturali di noi Fate. Dovresti proprio darle fuoco.
Ma veramente io... Rispose Thory bisbigliandole all'orecchio. A quel punto la fatina lo fulminò con lo sguardo. V-va b-bene...lo faccio. Disse sospirando.
Il compito era stato accettato, ora doveva solo capire chi era la strega e come bruciarla:
-Alhandra in overdose di caffeina. Era solo molto agitata, non poteva esserlo.
-Elysandra era super impacciata, troppo per essere una strega.
-Aine non era stata vista da Thory fare magie.
-La bimba con il draghetto era troppo giovane per conoscere la magia.
Nessuna rispecchiava l'idea di strega del vecchietto. Tuttavia, se la fantomatica maga sapeva usare la magia, poteva anche essersi camuffata per evitare di farsi scoprire. Così Thory ci rimuginò su per qualche minuto e infine ebbe una rivelazione; L'unico essere che aveva visto fare magie era proprio il suo compagno Michael! In più egli sapeva usare la magia del fuoco! Non poteva essere una coincidenza! Doveva essere un test della regina per comprendere l'acume del ragazzo; e lui l'aveva passato a pieni voti.
Ora doveva solo dargli fuoco, ma come? Osservandosi intorno, vide l'essere di fiamme creato dallo stesso Michael, e li ebbe un idea: Prendere un tronchetto di legno, dargli fuoco tramite l'essere e poi lanciarlo all'uomo armaturato. Un piano perfetto.
Seguendo il piano, Thory prese il tronchetto e lo avvicinò alla creatura. Una volta preso fuoco, il tronchetto venne lanciato a Michael. Non prima però di aver richiamato l'attenzione del bersaglio: Michael! Al volo!SPOILER (clicca per visualizzare)Energia:90%
Status Fisico: Ottimale.
Status Psicologico: Ha delle fottute allucinazioni audio-visive.
Armi: Bastone da cerimonia.
Supporter: Mr.Doge.
Passive:
Olfatto da cane.
Essendo un cane Mr.Doge ha un olfatto molto sviluppato che lo rende capace di trovare chiunque seguendone solo l'odore, inoltre gli permette di sapere quanti individui ha intorno a se nel raggio di 10 metri.
Abilita tuttavia annullata se nei dintorni sono presenti dei bei prosciutti succulenti, dato che il cane si fionderà sulla carne più veloce di un ghepardo.
Cappello da detective.
Indossare un cappello rende Mr.Doge molto perspicace e intelligente, al pari dei migliori detective in circolazione, tanto da essere capace di captare qualsiasi trappola o pericolo intorno a se.
Intelligenza che probabilmente supera di gran lunga quella del padrone.
[Auspex: olfatto + Auspex: pericoli]
Faccia d'angelo.
Thory con il suo dolce visino, i suoi due enormi occhi blu e l'ottima parlantina, riesce ad incantare chiunque parli con lui, ciò gli permette di sparare qualsiasi balla ed essere creduto.
Riuscirebbe a far credere perfino alla suocera dal cuore di pietra, se ne avesse una, che cadendo da un burrone si rimbalzerebbe fino ad arrivare in cielo totalmente illesi.
Nascondino.
Fin da piccoli Thory ha sempre giocato a nascondino con Mr.Doge e per evitare di farsi trovare ogni volta dal cane ha sviluppato l'abilità di non emettere alcun rumore, abilità che lo rende un'ottima spia o ladro.
Del tutto inutile contro il proprio cane che continua tranquillamente a vincere ogni partita.
Attive:-TengenToppaGigaDrillBreakerWoof.
Caricatosi di Spiral Energy Mr.Doge si lancia contro l'avversario, iniziando a roteare a gran velocità su se stesso facendo fuoriuscire un'energia verdognola. L'enorme forza generata dallo scatto e dalla rotazione, simile a quella di una potente trivella, viene indirizzata tutta nel punto di impatto con il nemico.
Consumo: Medio
Birra:
Fairy Dragon: Birra Bionda dal colore paglierino, a cui la stagionatura in botti di legno fatato dei boschi di Fanedell conferisce una caratteristica iridescenza arcobaleno, che ammicca sbarazzina dal di là del vetro; il suo sapore è morbido e dolce, e scivola così bene sulla lingua e nella gola da far venire voglia di berne subito un'altra... sebbene sia meglio evitarlo: non è chiaro se il pizzico di magia assorbito dalla cervogia trasmetta a chi la beve la capacità di vedere fate e folletti (solitamente celati ai mortali) o se essa induca semplicemente e banalmente delle vivide Allucinazioni Lisergiche, fatto sta che il PG -da ora in avanti- inizierà a vedere queste piccole creaturine dai colori psichedelici ronzargli intorno, parlare con lui, e invitarlo a seguirle per condurlo da qualche altra parte.. -
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Festival della birra di Matafleur, Valle di Chediya.
Presidio Orientale, Endlos.
Mentre skekDor spenna felicemente i suoi simili , distraggo volentieri l’attenzione da quello strano quadretto per portarla sul giovane del Nord. È così dolcemente impacciato che quasi riesco a credere che sia uno di quei rari uomini dal cuore buono.
“Ah, sì, Selowen! Lo è davvero. Ma è una città dai molti volti… uno stesso ponte: sopra c’è una coppia che ammira la bellezza del canale, e sotto un gruppo di Naga gioca ai dadi, e se qualcuno viene sorpreso a barare non ci vanno leggeri con i coltelli. Ma è questo che la rende ancora più bella, più autentica, mi spiego?”
Buono sì, ma forse non del tutto ingenuo, a dispetto del fatto di essere giovane. È il primo turista che sentivo parlare così di Selowen; di solito tutti si fermano dietro l’apparenza dei canali e dei palazzi, e sono solo le persone del posto che invece di lagnano di ciò che resta nell’ombra e macchia quella che per loro dovrebbe essere una città perfetta. Eppure, niente è davvero perfetto, e quest’uomo sembra addirittura vedere la bellezza nelle crepe che spaccano la superficie delle cose belle. Lo ascolto con un interesse più sincero.
“Ma la prima volta in assoluto che ci si arriva… non si può dimenticare. Vi consiglio di prendere il primo battello del mattino, che parte prima dell’alba. Lo spettacolo vale il freddo, ve lo assicuro. I palazzi hanno questo colore rosa e dorato, che si rispecchia sull’acqua… Non si può descrivere, bisogna vederlo.”
“Vi ringrazio molto di questo consiglio, e ne farò tesoro. Chissà se quei colori mi ispireranno qualche nuova creazione…”, gli rispondo con un sorriso tenero. In fondo, perché no? Da qualche parte devo pur cominciare ad esplorare il mondo, e l’immagine che ha dipinto sembra davvero bella.
“E voi? Siete di qui? Anche Matafleur sembra bellissima. In verità... mi sembra che qui, ovunque, ci sia una bellezza a cui noi a Nord non siamo abituati.”
“Sì, sono nata e cresciuta qui. Forse questo mi rende un po’ meno attenta alla bellezza che dite di trovarci; sono circondata tutti i giorni dalle stesse cose, quindi sono per me più familiari che stupende. E poi, se rappresentate anche solo in parte le terre del Nord, sono certa che abbiano fascino anche quelle”, gli rispondo con un complimento forse un po’ stucchevole ma sincero. “Magari un fascino più selvaggio e pulito, ma pur sempre attraente. Mi piacerebbe vedere dei posti parecchio diversi da questo a cui sono abituata, un giorno”, concludo in un sospiro scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Cerco di mascherare un po’ la tristezza e la frustrazione di essere stata costretta a vivere dentro una scatola - bellissima, eh, ma pur sempre una scatola - per praticamente tutta la vita prendendo le pagnotte ed infornandole. Non riuscirei a guardare in faccia il giovane in questo momento, ed almeno il caldo del forno maschera il rosso che mi tinge il viso.
Ripulisco alla meglio il ripiano dalla farina, e mentre cerco un punto in cui metterla via, mi accorgo con la coda degli occhi di un movimento rapido. Mi volto di scatto e subito individuo un gattone arancio accompagnato da una gatta più minuta e sinuosa; annusano l’aria incuriositi ma stanno senza ombra di dubbio puntando alla profumata carne di maiale che cuoce sulle braci. Cerco di avvicinarmi per spaventarli un po’ e farli tornare da dove sono entrati, ma i due mici non accennano a volersene andare. A giudicare dalla mole del gatto rosso non devono essere chissà quanto affamati, ma potrebbero essere a digiuno da un po’ e di certo devono essere ingolositi da quel ben di dio. Potrebbero addirittura essere di Otik, ma non vedo al loro collo nessun nastro e sembrano più studiare il posto che muoversi come se fosse di loro proprietà. Ad ogni modo, scacciarli in malo modo mi farebbe stringere il cuore, quindi mi avvicino all’arrosto, ne taglio un paio di piccoli pezzetti e li metto in un piattino, sempre tenendo i due mascalzoni d’occhio. Cerco poi con gentilezza di prendere in braccio la gatta, evitando movimenti bruschi, e recupero il piattino con la speranza che il gattone goloso ci segua.
“Cerco di portare questi signorini via di qui prima che riempiano tutto di pelo”, annuncio con ritrovata allegria. “Già che vado fuori recupero qualche spezia. Riuscite ad occuparvi di tagliare questo spiedo meraviglioso, a dare un’occhiata al pane perché non bruci ed a cuocere le verdure? ”SPOILER (clicca per visualizzare)SPOILER (clicca per visualizzare)Scheda
❀❀❀
"Pensato" | "Parlato" | Narrato
❀❀❀
Energia: 100%
❀❀❀
Equipaggiamento:
Anello con incastonate pozioni di difesa condensate | Filtro Ermafrodita
❀❀❀
Abilità Passive:
Mindfuck-alert | Instant-casting. -
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