-
.
Un fischio acuto risuona nelle mie orecchie. La testa mi scoppia, è come se avessi un enorme chiodo conficcato tra le tempie. Sento il corpo indolenzito e non riesco a ricordare cosa fosse successo. Sposto il braccio destro, poi il sinistro e ripeto l’operazione con le gambe, non sembra che ci sia niente di rotto. Provo ad aprire gli occhi, ma non riesco a mettere a fuoco.
Il dolore alla testa si fa più intenso quando provo ad alzarmi, e i primi conati mi lacerano la gola. Sputo saliva e bile, fortunatamente non ho nulla nello stomaco, ma gli acidi gastrici bruciano e lo sforzo per buttare fuori ciò che non c’è mi sta provocando altro dolore.
Dannazione. Lentamente si affaccia nella mia mente un ricordo, quel pazzo di un mago stava provando una magia nuova e qualcosa deve esser andato storto. Una nuova fitta allo stomaco mi fa raggomitolare su me stessa, inspiro profondamente, ma una boccata si sabbia e polvere mi smorza il respiro trasformandolo in un forte attacco di tosse.
«Se quel pazzo è ancora vivo, giuro che lo ammazzo io!» sputo tra i denti, mentre cerco di calmare la tosse.
Appena riesco a riprendere il controllo cerco di mettermi a sedere e guardarmi intorno, la vista sta lentamente migliorando, anche se il dolore alla testa non aiuta. Porto una mano alla fronte e incontro qualcosa di vischioso e umido, guardando il palmo scopro che è rosso. La botta doveva essere stata più forte del previsto; ora capisco il mio malessere, probabilmente dovevo avere una commozione. Incontro il fodero della mia arma mentre cerco di puntellarmi con una mano per sollevarmi, mettermi in piedi non è una buona idea. Da seduta cerco di capire dove sono stata sbalzata per orientarmi e cercare il vecchio, se io sono in queste condizioni, lui deve essere mezzo morto.
Ma il paesaggio intorno non è quello di casa.
Dinanzi a me si estende un terreno brullo, pieno di sterpaglie, a tratti terreno secco e spaccato. Il sole è caldo sulla mia testa e sento i benefici di quella temperatura così alta, che cerca di scottarmi la pelle. Mi volto con lentezza e scorgo alle mie spalle degli edifici, hanno lo stesso colore giallo e secco del paesaggio intorno a loro, è possibile distinguerli per le geometrie così nette e squadrate.
Una nuova fitta alla testa mi fa gemere, il terreno gira intorno a me e sento che sono di nuovo a terra. Mi sforzo per rimanere sveglia. L’oscurità mi avvolge e mi chiama a sé.
Un ultimo sguardo al disco giallo che illumina i cieli e poi il buio.
Sussurri… sussurri intorno a me.. -
.AfterNarrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"Dati Tecnici - Scheda
Edited by S e v n - 23/3/2020, 20:18. -
.
Una figura si avvicina a me, cerca di aggredirmi. Provo a scappare, ma le gambe non si muovono, il mio corpo è bloccato. Anche la mia mente si muove a rilento. Non capisco cosa mi succede.
Poi un tocco sulla pelle mi fa tornare in me, vengo afferrata e voltata, forse con delicatezza o forse no, non so dirlo. So con certezza che la sensazione è quella di essere esame.
Di chi sono queste mani? Qualcuno che mi conosce? Forse quel luogo l’ho solo immaginato.
Una voce mi fa rinvenire e aprendo gli occhi riesco a mettere a fuoco un volto, l’istinto del fuoco è il primo a reagire e con una mano cerco e afferro l’impugnatura della sua spada. Nella testa vedo la lama che trafigge l’uomo, nella realtà stringo il pugno dell’elsa senza riuscire a sollevarla.
«Che c-cosa vuoi? Chi sei?» ho la bocca impastata e le parole escono con difficoltà.
Inoltre avverto che la mia temperatura si sta innalzando sempre di più, senza controllo. Sento il suono del sangue che scorre e sento la testa pulsare. Anche se è una pazzia cerco di allontanarmi dallo sconosciuto strisciando indietro e cercando di trascinare con me la spada. Si sta rivelando un’impresa titanica.
”Bene. Sono in balia di un perfetto sconosciuto che potrebbe fare di me qualsiasi cosa”
Ricapitolando non so dove si trovo, non so chi è quel tizio e nemmeno che intenzioni ha, non sono in grado di pensare lucidamente o di muoversi al meglio. Una punta di paura inizia a intaccare la perfetta “armatura” che normalmente protegge e nasconde la vera me stessa, e delle minuscole fiammelle iniziano a danzare tra i lunghi capelli impolverati, rendendo la chioma quasi iridescente.
«Che intenzioni hai?», non era la domanda più sensata da porre, perché mentire era fin troppo facile, ma in quelle condizioni con la mente avvolta da melassa, non le era venuto in mente niente di più logico.. -
.AfterNarrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"Dati Tecnici - Scheda.
-
.
Continuo a guardarmi intorno, comprendo poco delle parole dell’estraneo. Michael, ha detto? Dannazione, la testa sembra che stia per spaccarsi a metà. Con grande fatica cerco di mettermi seduta, afferro la borraccia che mi stava porgendo e ne annuso il contenuto, non emana odore quindi mi fido a prenderne un sorso per sciacquarmi la bocca. Sputo di lato sperando di aver tolto un po’ di polvere e sabbia, anche se la sensazione di avere la bocca impastata rimane. La restituisco a Michael, anche se l’acqua dentro è diventata calda, più calda di quanto poteva diventare in quella giornata.
Mi guardo di nuovo intorno cercando di mettere a fuoco l’ambiente, le costruzioni poco distanti non le riconosco. Conosco piuttosto bene la geografia e la storia del mio mondo e quelle non ne fanno parte.
«C-come si chiama questo posto?» chiedo, sto detestando come suona la mia voce, più roca del normale e l’incertezza che trasmetto non è da me. Ma la vicinanza di questo sconosciuto mi mette agitazione, non ho ancora capito se è una sensazione bella o no. So solo che sono in una situazione strana, in una terra estranea, forse a miglia da casa e non so ancora se chi ho davanti è amico o nemico.
Sicuramente non manifesta intenzioni malvagie, un altro avrebbe potuto puntarmi una lama alla gola. Uccidermi, rubarmi l’arma e farla finita.
Porto una mano alla testa, «Ricordo che ero in casa e mi stavo dirigendo nel laboratorio per… per pulire la mia arma e… e c’è stata un’esplosione. Non ricordo altro.»
Sento la temperatura alzarsi ancora, le fiammelle adesso percorrono la mia pelle rendendola, al loro passaggio, rossa come brace ardente per poi tornare dorata. Afferro le braccia e avvicino le gambe, mi chiudo a riccio per cercare di contenere e calmare il Fuoco in me.
Chiudo gli occhi e respiro profondamente, cercando di sopprimere il Fuoco, ma ho la sensazione che riuscirò a riprendere il controllo totale solo dopo che mi sarò sentita meglio.
Dovevo schiarirmi la mente.
Avvicino la spada e dopo essermi messa in ginocchio la punto a terra e la uso come bastone per cercare di mettermi in piedi. Barcollo. Cerco di rimanere aggrappata, ma non resisto e crollo di nuovo in ginocchio.. -
.AfterNarrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"Dati Tecnici - Scheda.
-
.
Sono in ginocchio e il mio salvatore, spero che sia un salvatore, mi rivela che sono a Daleli. Questo nome non mi dice niente, non esiste nel mio mondo quel nome, credo. So di avere un’ottima conoscenza dei luoghi, ma forse qualcosa mi è sfuggito. Guardo di nuovo gli edifici. No. Non mi dicono nulla, non c’è nemmeno niente che ricordi vagamente quell’architettura nel mio mondo.
Ero pronta a porre una nuova domanda quando Michael attira a sé una delle mie fiammelle. Questa danza placidamente sul palmo della sua mano, quasi come se non mi fosse mai appartenuta. La fiamma avvampa creando un’ulteriore fonte di calore che mi fa sentire un po’ meglio, poi l’armatura inizia a scintillare e delle venature percorrono il metallo. La mia mano si muove senza che me ne accorgessi, protratta a sfiorare quelle venature tanto simili alle spaccature del magma che cerca di solidificarsi. Mi fermo a pochi centimetri, ritiro in fretta la mano e volto la testa, l’imbarazzo mi assale, sono stata attratta dal fuoco. Spero solo che il mio gesto sia passato inosservato.
«Un fuoco morente…?» mormoro interdetta, è più un sospiro, non voglio che mi senta. Il mio fuoco non è morente. Lo guardo incuriosita, chissà cosa voleva dire.
Sospiro e mentre sto pensando di rimettermi in piedi, Michael dice un altro nome: Endlos.
Anche questo nome non mi dice nulla, non lo conosco.
Dove mi trovavo? Ecco, che torna il panico. Questa sensazione non è da me e non conoscere dove mi trovo non mi piace.
«Non conosco questo nome. Che cos’è Endlos?» ho paura di conoscere la risposta. Non so cosa aspettarmi e cosa ne sarà di me.
Al momento ho paura che le gambe non possano sorreggermi, così rimango ancora in ginocchio.. -
.AfterNarrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"Dati Tecnici - Scheda.
-
.
Che rapporto ho io con il Fuoco? Se solo potesse sapere. Dire che mi scorre nelle vene è un eufemismo, perché la mia essenza è il Fuoco. Queste fiamme che corrono e danzano sulla mia pelle sono come la punta di un iceberg. In verità celo la mia vera natura, nemmeno io ne so il vero motivo, ma la gente preferisce vedere l’aspetto “umano”, se così si può chiamare.
Forse siamo entrambi finiti in un attimo di buio, chiusi nei nostri pensieri cercando di capire chi siamo.
Stupidi pensieri profondi.
Michael fa tornare l’attenzione sulla situazione attuale, spiegò che ci troviamo in un certo senso in un mondo al centro di diversi altri mondi paralleli. Attraverso un Maelstorm, che mi ha risucchiato, sono arrivata qua su Endlos; sento defluire il sangue dalla testa. Riecco le vertigini che mi fanno oscillare.
Non è possibile. Sono finita in un mondo parallelo. Finita qui senza aver chiesto niente.
Dannazione. Che situazione assurda. Inizio a respirare sempre più rapidamente e con le mani stringo nel pugno una manciata di terra secca.
D’impulso avrei afferrato l’uomo e gli avrei urlato contro tutta la mia paura. Ma devo controllarmi.
Respiro a fondo. Apro i pugni. Controllo il tono di voce e dopo aver schiarito la gola con un colpetto di tosse, chiedo: «Come… come faccio a tornare da dove sono venuta?»
Forse quest’uomo ha ragione, devo farmi curare per iniziare. Anche se mi sento sempre più in forze. Devo anche darmi una ripulita, quell’esplosione ha lasciato diverse macchie nere sulla mia pelle.
«Sì, ho bisogno di riposare.» mi aggrappo di nuovo all’elsa della mia spada. Faccio forza con le braccia e riesco a mettermi in piedi.
Ora la vera sfida: camminare.. -
.AfterNarrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"Dati Tecnici - Scheda.
-
.
Non avrò la possibilità di tornare a casa, o comunque sarà molto difficile.
Non so nemmeno come mi sento, è certo che non sono contenta di quanto mi sia capitato.
La spada conficcata nel suolo riarso mi sosteneva, amo questo spadone si rivela sempre più utile del previsto. Cerco di mantenermi in equilibrio e di piantare per bene i piedi, per provare a sfilare la spada da terra. Inizio anche a sentirmi piano paino più in forze e potrei provare a muovere qualche passo, quando Michael si avvicina per spiegare che il posto dove vuole condurmi non è vicino.
Ovviamente mi trovo a miglia dalla prima città vivibile. Non c’è mai limite al peggio.
Poi Michael aggiunge un’altra frase, rimango basita. Non so che rispondere, ma due parole rimbombano nella mia testa: fatti portare. Con la premessa che è solo una gentilezza. Sì, ma chi lo spiega alla mia timidezza a volte irrazionale?
Mi guardo intorno in cerca di un carro o un cavallo o di una qualsiasi creatura che possa essere cavalcata. A prima vista nei dintorni non c’è niente che possa somigliare a quello che sto cercando.
Quindi come funziona, mi porta lui? Non posso farmi portare da lui, non lo conosco.
Il Fuoco avvampa di nuovo in me, è potente e scorre come un fiume in piena. Lo sento ruggire, tenta di manifestarsi, deve dimostrare che non sono ciò che costui con buone probabilità pensa. È vero il Fuoco è parte integrante di me, è il mio “io”, ma gli anni che ho passato a controllarlo mi hanno reso più consapevole della potenza che posso sprigionare e delle volte mi sembra che questo mi allontani da ciò che doveri essere. Così, avverto questo genere di scissione: da una parte la razionalità cerca di mantenere il controllo, dall’altra l’istinto che vorrebbe far terra bruciata intorno a sé.
Una nuova manifestazione della mia natura decora la mia pelle con un delicato disegno ad arabeschi rossi come braci. Probabilmente ho anche un accenno di arrossamento sul viso al pensiero che costui possa prendermi in braccio, sperando ardentemente che non si accorga della sfumatura rossa sul mio viso, scaccio via il pensiero immaginando che non lontano da qui deve aver lasciato un qualche mezzo di trasporto. Dannazione, sarei salita anche a cavallo di un drago, se questo potesse salvare dall’imbarazzo. Cerco di mantenere la voce controllata.
«Grazie. Va bene. Dov’è il cavallo? O qualsiasi cosa usiate per spostarvi?». -
.AfterNarrato - Parlato - Parlato Altrui - "Pensato"Dati Tecnici - Scheda
Edited by S e v n - 6/4/2020, 15:49.