Endlos Realm GdR - Gioco di Ruolo Fantasy by Forum

Posts written by T h e B a r d

  1. .

    A
    lla risata di Levin Sir Kennan rispose sollevando le sopracciglia. È vero che aveva smorzato il tono per non mettere il vecchio troppo in soggezione, ma quella reazione in qualche modo lo spiazzava. Tradiva un temperamento e una forza di carattere… interessanti. Era evidente che quel tizio stempiato e senza particolari tratti distintivi non era il classico seccatore che si poteva intimidire facendo la voce grossa.
    Si poteva dire quasi che stesse facendo il suo stesso gioco, alternando bonomia e velate dimostrazioni di forza…
    Il comandante poteva benissimo sbatterlo giù dalla torre a pedate veloce com’era arrivato, ma il pensiero sembrava non turbare troppo l’uomo, che si comportava come un ospite che avesse ricevuto un invito. Era un disperato senza niente da perdere, semplicemente uno sciocco, oppure quell’atteggiamento dipendeva dagli assi che nascondeva nella manica?
    Mentre i due uomini si sorridevano, in fondo alle pupille balenavano le loro anime d’acciaio.
    Alle ultime parole di Levin, però, fu il turno di Sir Kennan di ridere. Il vecchio giocava un po’ troppo in attacco, ma era… piacevole, una volta tanto, avere a che fare con qualcuno che non si guardava gli stivali masticando obiezioni che non aveva il coraggio di fare.
    Non aveva ancora deciso se quel “von Benningsen” indicasse che lo sconosciuto era un nobile o meno. Nel secondo caso, secondo l’etichetta di Najaza avrebbe avuto tutto il diritto di farlo bastonare nel cortile, per la dimestichezza che si stava concedendo con lui, un Cavaliere del Nord. Ma, come facilmente si poteva constatare dandosi un’occhiata attorno, Gyllkrav’yer non era Najaza.
    La cosa più spassosa, era che il vecchio non aveva affatto risposto a nessuna delle sue domande più o meno esplicite, né in merito al proprio rango, né alla propria provenienza, né agli esatti motivi per cui aveva bussato al portone, eludendole con molta nonchalance. Molto bene, Sir Kennan lo avrebbe assecondato, e vediamo dove sarebbe andato a parare.
    Non abbassò la guardia, ma si rilassò sulla sedia e sciolse la lingua, come se l’interrogatorio fosse già finito.
    « Di problemi di produzione, qui, ne abbiamo avuti dal primo colpo di piccone – il comandante prese un bastone che stava appoggiato alla scrivania e lo usò per dare un paio di colpi secchi sul pavimento, senza smettere di parlare – Sai che significa il nome di questo posto? Miniera d’oro. E sai quanto oro esce da quel buco infernale? – l’uomo fece un gesto osceno con la mano – neanche un grammo. La cava è stata aperta su consiglio di un mago che si era fatto pagare profumatamente per rivelare le coordinate di un giacimento d’oro. Quando si è scoperto che non ce n’era traccia, l’hanno impiccato, solo per scoprire che aveva lasciato al suo posto un fantoccio animato con un incantesimo. Lui se ne stava a prendere il sole in qualche posto meno ingrato di questo da chissà quando. Però alla fine, scavando ancora un po’, si è scoperto che c’era ben di meglio: rutenio. Non sai cos’è? Nemmeno io lo sapevo. A quanto pare è un metallo preziosissimo che piace ad alchimisti e gente del genere. Per ogni tonnellata di roccia che caca la miniera, noi tiriamo fuori pochi grammi di rutenio. Ma un etto basta a pagare una settimana di stipendio a tutti quanti, compreso quel porco del funzionario del Consorzio. »
    La botola che dava accesso alla sala si aprì cigolando, e quello che doveva essere un servo si arrampicò su dall’ultimo tratto di scale, reggendo fra le mani un vassoio su cui traballava un samovar d’argento.
    « Ho sentito che avevate un ospite, così ho portato una tazza in più, Sir Kennan. »
    « Dunque immagino che tu ne abbia portate tre, o mi sbaglio? – il comandante non lasciò che il vecchio servitore replicasse – riempitene una e vai pure a sederti davanti al camino, Ekki. »
    Il samovar finemente cesellato venne posato sul tavolo dalle mani tremanti e indurite dal gelo del famiglio, che si ritirò poi in silenzio su una poltrona in disparte.
    « Il problema – continuò Sir Kennan, mentre preparava lui stesso una tazza per sé e una per Levin – è che sembrerebbe che ora anche il rutenio si stia esaurendo. Non che Lady Gyllenstyerna abbia di che lamentarsi – il Cavaliere accennò automaticamente con il dito verso l’alto, quindi fece cenno allo straniero di prendere il suo tè fumante – quello che le abbiamo mandato in questi anni deve aver riempito d’oro più di qualche forziere. Ma tutte le cose belle finiscono, suppongo. Lo so io, lo sa la Vedova, lo sa il Consorzio. Se, però – e qui di nuovo il comandante fissò i propri occhi d’ebano in quelli di Levin, in attesa di cogliervi un segno di delusione – per caso qualcuno dovesse sentir dire che Gyllkrav’yer è il posto giusto per fare fortuna… beh, la voce gli sarebbe giunta un poco in ritardo. »


    Edited by T h e B a r d - 24/3/2021, 17:59
  2. .

    S
    ir Kennan era un uomo sotto la quarantina, di corporatura imponente, ma nella media per gli standard del Nord. Quando Levin uscì dalla botola nel pavimento di assi, il comandante stava in piedi vicino all’unica finestra dello stanzone, un’apertura di spesso vetro piombato, che gettava all’interno una luce fredda.
    I penetranti occhi scuri esaminarono il nuovo venuto che si issava su per lo scomodo ingresso, con un’agilità notevole per l’età che dimostrava.
    I capelli di un biondo rossiccio gli incorniciavano il viso in ricci quasi da pecora, e la barba di media lunghezza non presentava ancora tracce di grigio. La sua vita indugiava sull’orlo della curva discendente del vigore, ma non l’aveva ancora imboccata.
    Tuttavia aveva anche un ché di spento nell’aspetto, come se dopo una lunga lotta il suo temperamento evidentemente energico iniziasse ad arrendersi al torpore gelido di quella torre dimenticata dagli dei.
    « Un vero piacere dite – commentò, con un’espressione cordialmente divertita – immagino dipenda dal fatto che iniziavate a temere che qui dentro fossimo tutti dello stampo del buon Jacov »
    Eppure, sotto alla patina di superficiale affabilità, non era difficile distinguere uno sguardo acuto, che non aveva smesso di soppesare lo sconosciuto da quando questi aveva fatto il suo ingresso.
    Quando questi dichiarò di non costituire una minaccia, Sir Kennan sbuffò dalle narici con un ghigno. Ma quella reazione significava che riteneva la precisazione superflua, oppure che la cosa era ancora da stabilire?
    « Non c’è pericolo che io sia troppo severo, credetemi. Non sono uno di quei fanatici della disciplina che fanno prendere a bastonate le sentinelle. Non ho mai pensato ne valesse la pena »
    La sala era ampia la metà della pianta della torre: una parete di legno la separava da quella che doveva essere la camera da letto del comandante. Gli arredi erano semplici: un tavolo di legno lucido, delle cassapanche decorate a motivi floreali, due poltrone davanti al camino, e diverse pellicce di animali della tundra a coprire il pavimento.
    « Io ne sto già ricavando qualcosa, ve lo assicuro, dal momento che fino a poco fa mi stavo annoiando terribilmente! Ma sedetevi… » lo invitò amichevolmente, facendo cenno ad una cassapanca, mentre a sua volta prendeva posto sulla sedia dietro il tavolo, in modo da trovarsi di fronte allo sconosciuto.
    « Mi domando – il suo tono, così come la sua espressione, erano cambiati repentinamente – però, che cosa pensiate di ricavarne voi, ser…? – strascicò le lettere, sollevando le sopracciglia, con accento apertamente interrogativo – Levin von Bennigsen. Un nome che non mi suona familiare. La visita non preannunciata di uno straniero che spunta solo e disarmato dal mezzo dell’Etlerth è un evento così singolare ed apparentemente inspiegabile che la mia mente, ve lo confesso, non ha fatto altro che formulare ipotesi da quando siete entrato. In una situazione normale, dove vigano costumi meno rilassati, avreste dovuto giustificare molto chiaramente la vostra venuta, prima di essermi condotto davanti. Ma qui – allargò retoricamente le braccia, ed il suo tono cambiò ancora, smorzandosi, come a non voler far sentire Levin oggetto di un interrogatorio troppo ostile – non siamo certo in una situazione normale. Perciò ditemi, senza tanti giri di parole, amico mio, chi diavolo siete, e cosa sperate di trarre da questa chiacchierata, per il piacere della quale vi siete fatto chissà quanti chilometri nel freddo più fottuto »
  3. .
    Giocata: Una notte diversa
    Conto Pg coinvolti: Lynae, Kiryll

    Scena Masterata, in cui ho usato Kiryll in maniera un po' borderline pg/png.
    Vista la lunghezza della scena, e la qualità dei post che sono venuti fuori, chiederei 2 punti sia per ma che per Lucy! :flwr:
  4. .

    C
    adetto e precettore scendevano piano lungo il tratturo immerso nel verde, ripercorrendo i loro passi del giorno prima. Il sole era alto nella volta azzurra del cielo, e sembrava ancor più luminoso oggi di ieri. Una pace meravigliosa addolciva il loro animo, colmato dalla contemplazione della natura.
    Di quel paesaggio, che già doveva essere stupendo per qualcuno che vi era nato e cresciuto, i due uomini del Nord non riuscivano a smettere di meravigliarsi, e di dissetarne il cuore tramite gli occhi.
    Non avevano rivisto Lynae, quel mattino. Avevano provato a dare un’occhiata in giardino e nei corridoi, quando erano scesi, ma senza domandare a nessuno dove potevano trovarla.
    Entrambi avevano avuto in cuor loro l’intuizione che non sarebbe stato un ultimo saluto a chetare quel fascino profondo che sentivano per il “fiore azzurro”… e che anzi, forse, la cosa più giusta, per una ragione che non avrebbero saputo spiegare, era andarsene così, conservando il ricordo di ieri.
    Talmente lo impegnavano i pensieri e i sentimenti, che Kiryll scordò completamente il proprio proposito di sdebitarsi per l’accoglienza all’ospedale svolgendo qualche lavoro. Navigava in un mare d’irrealtà, dove non c’era posto per considerazioni così vicine ai fatti della vita.
    All’ingresso, l’uomo dietro al bancone li aveva salutati allegramente, domandando se avessero dormito bene. Erano già in strada, bagnando il viso nel calore del sole, quando quello si era ricordato del biglietto, e li aveva inseguiti per metterlo in mano al più anziano dei due.
    « Salutate tanto la Fleur bleue da parte nostra – rispose con calore il maestro, dopo aver letto le righe racchiuse nel pezzetto di carta – e ditele che ci rivedremo senz’altro, lo sento nel cuore »

    Il foglietto ora si trovava, accuratamente ripiegato, nella tasca interna del farsetto di Kiryll. Prima di metterlo via, il ragazzo aveva raccolto per strada un piccolo nontiscordardimé e ve lo aveva infilato, sperando si potesse conservare mantenendo i propri colori e la propria bellezza.
    Lo stesso che sperava per il ricordo di quell’incontro.


    Info
    Procedo con la richiesta di valutazione. Grazie per la ruolata! :flwr:

  5. .

    U
    dendo quella sfilza di nomi, alla guardia iniziò a formarsi il sospetto che quel tizio non fosse per caso un nobile.
    L’idea gettava tutta un’altra luce sulla situazione: quello stesso andarsene in giro a piedi da solo per la tundra, che nel caso di un povero diavolo non si sarebbe semplicemente potuto comprendere, poteva avere perfettamente un qualche recondito significato, per un aristocratico. Quella gente sembrava non avere altro da fare che inventarsi giochi originali per complicarsi la vita: c’era sempre qualche alleanza da tessere, qualche segreto da comunicare…
    Sì, era proprio un’ipotesi convincente.
    E poi, aveva un’aria intelligente. Proprio la tipica aria dei nobili, che ti parlano, ma si capisce benissimo che stanno pensando ad altro, qualcosa che di certo reputano immensamente più importante di te. Glielo puoi leggere in quegli occhi brillanti, chiaro come il piscio sulla neve.
    Ma, purtroppo, se si trattava davvero di un aristocratico, non bisognava commettere l’errore di sbattergli la porta in faccia. Portarlo dal comandante, e che se la sbrigasse lui. In ogni caso, anche se alla fine si fosse rivelato effettivamente un povero diavolo, e per di più deficiente, Sir Kennan non si sarebbe certo incazzato con loro solo perché lo avevano fatto entrare. Non succedeva mai niente, in quella miniera… poteva solo ringraziarli se gli procuravano lo svago della giornata.
    Quello il risultato delle rapide considerazioni svolte a mente dalla guardia di turno, la quale a sua volta, ironicamente, pensava ad altro mentre lo sconosciuto le stava parlando.
    Forse una sua bisnonna si era fatta ingravidare da un nobile, a un certo punto.
    « Va bene, venite dentro – lo invitò, spostandosi perché potesse passare attraverso lo spiraglio fra i battenti, che più di così di certo non si sarebbero mossi – dovete scusarci… puliamo i cardini ogni giorno, ma durante la notte il ghiaccio si forma di nuovo… »
    Dentro, l’insediamento era esattamente come ce lo si sarebbe potuti aspettare: senza fronzoli. Oltre la torre-porta si accedeva a un cortile abbastanza ampio, con baracche sui due lati, ed in fondo una costruzione più grande, con una tettoia di legno che ne riparava l’ingresso. Doveva essere l’edificio più grande di tutto il forte: un torrione tozzo, probabilmente a tre o quattro piani, con poche e piccole finestre.
    Non era tutto lì, naturalmente: dietro e tutto attorno ci dovevano essere altri fabbricati e, da qualche parte, l’ingresso della cava.
    « Di qua – fece cenno la guardia, avviandosi a capo chino verso il torrione – avete parlato di affari che volete discutere, giusto? Beh, non siamo noi quelli con cui volete parlare, chiaramente. Vi porto da Sir Kennan, e poi sarà lui a sbrigar… volevo dire… beh, non importa, eccoci qua »
    L’uomo sbatté gli stivali sulla soglia, quindi entrò. L’interno era buio e sapeva di affumicato, ma faceva decisamente più caldo che all’esterno. La guardia guidò Levin su per due rampe di scale di legno che seguivano il muro esterno, sbucando di volta in volta da una botola al piano superiore. Nessuno dei livelli era illuminato, tranne l’ultimo.
    « Sir Kennan! – vociò il soldato, mentre risalivano l’ultima rampa – ci sono delle visite! Un tale August von… – purtroppo ricordava solo quella parte del nome, che gli era sembrata la più familiare ed altisonante – …uno straniero è arrivato alle porte. Ho pensato di condurlo da voi. Siete occupato? »
    « Mandamelo su! – fu la risposta che venne da oltre la botola, e la voce era ferma, sicura, una voce che lasciava intuire l’uomo di comando – e tu, Jacov, fammi il favore di andare a dire a Sinnek che se per domani non si raggiunge la quantità minima ci dovrò andare di mezzo io come al solito »
    La guardia, che aveva sperato di poter restare lì sotto al caldo, magari con la scusa di garantire per l’incolumità del superiore, borbottò qualcosa tra i denti, aprì la botola sopra la sua testa, e quindi senza tante cerimonie se ne tornò giù, sparendo nel buio, e lasciando Levin da solo.
    « Dunque, fatevi avanti, amico, e fatemi la cortesia di ripetermi il vostro nome. Quel caprone di Jacov si è dimenticato di farvi lasciare le armi all’ingresso, dico bene? »
  6. .

    L’
    uomo procedeva solitario attraverso la cieca e vuota immensità.
    Era un vecchio, soprattutto per gli standard dell’Etlerth, dove una bronchite poteva spegnerti a quarant’anni, senza tante cerimonie, come due dita bagnate di sputo spengono la fiamma di una candela. Lui invece era arrivato fino a lì, e cosa ci aveva guadagnato? Solo uno sciocco avrebbe potuto rispondere “una borsa gonfia di soldi”, e pensare di avere indovinato.
    Niente. La risposta era niente.
    Perché se un orso fosse comparso allora dal nulla e lo avesse ammazzato lì dove si trovava, che differenza avrebbero fatto quei sessantun anni, trascorsi in varie ma in fondo piuttosto insignificanti vicende? Tirata una riga, che differenza risultava, fra quell’istante, ed il momento in cui aveva lasciato piangendo il ventre della madre che non aveva mai conosciuto?
    Certo, si poteva dire esattamente lo stesso per chiunque, o quasi, calcasse o avesse mai calcato la terra. Ma, per qualche ragione, quel vecchio solitario che attraversava in quel momento la landa nei pressi della miniera di Gyllkrav’yer sembrava esserne particolarmente consapevole.

    Nessuno fece caso a lui, e dovette ripetere i colpi sul portone diverse volte, prima che il suono insolito attirasse l’attenzione di uno degli occupanti dello sperduto insediamento.
    Salirono sulle mura, come prescriveva il regolamento, per accertarsi del numero dei visitatori.
    Uno.
    La giornata era meno ventosa del solito, e si riusciva a vedere addirittura per lo spazio di un centinaio di metri di distanza. Quel tizio incappucciato sembrava essere proprio venuto da solo. Che diavolo voleva? I soldati di guardia iniziarono ad azzardare le più varie speculazioni, perché quello non era certo un avvenimento frequente.
    Per fortuna, qualcuno pensò anche di andare ad aprirgli.
    Da fuori, Levin avrebbe sentito per alcuni minuti colpi di scalpello sui cardini ghiacciati, accompagnati da svariate bestemmie, prima che i battenti finalmente si schiudessero.
    « Per i numi, amico – da quelle parti le formalità erano state da tempo abbandonate – cosa diavolo vuoi? »


  7. .

    S
    alirono assieme le scale, e meccanicamente Kiryll la seguì fino alla porta della stanza dove la fanciulla avrebbe passato la notte. Si guardarono per un attimo senza parlare.
    « Ma voi dovete riposare prima del viaggio e abbiamo prolungato l'addio fin troppo a lungo, temo. Sento che l'attesa non ne ha alleviato il dispiacere... »
    Nonostante la stanchezza che lo rendeva quasi insensibile, quelle parole colpirono il cadetto. Non poteva davvero dubitare, a quel punto, che alla ragazza dispiacesse l’idea di lasciarsi tanto quanto sentiva che dispiacesse a lui. Ne fu al tempo stesso riscaldato, e rattristato, perché così la pena era doppia.
    « Chissà che non ci rivedremo anche domattina, ritardando ancora l’ineluttabile addio… »
    Si sentiva formicolare le dita. La fanciulla gli era molto vicina, avrebbe potuto sfiorarne il braccio con un gesto piccolissimo… E ancora i granelli dorati luccicavano sul suo abito, sui suoi zigomi, sulle sue orecchie.
    Il corridoio silenziosissimo si restrinse all’improvviso al metro d’aria che circondava i due giovani, nulla che vi si fosse mosso in quel momento sarebbe stato notato dal cadetto. La stanchezza era svanita come se non fosse mai stata, si sentiva sveglio e pervaso da una forza elettrica che lo avrebbe potuto tenere in piedi per tutta la notte. Il fatto che lei gli sorridesse gli prosciugava tutto il sangue dalle vene, doveva essere impallidito.
    « Vi… auguro la buona notte, Lynae »
    Quindi voltò sui tacchi, e si diresse ad ampi passi verso la camera che condivideva con Göstaff.

    ~ • ~


    L’indomani mattina il ragazzo non si svegliò prima di mezzogiorno.
    Una volta a letto non era comunque riuscito a prendere sonno fino a quando le prime luci dell’alba avevano animato di grigio l’interno della stanza, da oltre le pesanti cortine. Il sonno rifiutava di ripresentarsi, e lui era finito per divincolarsi come un serpente sotto le coperte, scalciando e serrando i pugni, animato dai vividi pensieri di ciò che non era stato.
    Poi, finalmente, la stanchezza del corpo aveva avuto la meglio, e il drappo nero dell’incoscienza era sopraggiunto a dargli requie.
    Il precettore, trovato il biglietto, aveva fatto colazione assieme agli altri ospiti, si era occupato di ordinare in silenzio i loro pochi bagagli e di riempire le borracce, aveva domandato in cucina con molta cortesia qualche semplice panino, ed aveva iniziato in giardino a leggere e ad annotare il libro donato da Lynae.
    All'ombra del glicine, aspettava solo che Kiryll si svegliasse, per riprendere il cammino.


    Info
    Ok, stiamo davvero arrivando alla fine.
    Se vorrai, potrai sviluppare la trama del silfo in una prossima scena, oppure anche lasciarla così, come un semplice intermezzo privo di sviluppi :caffe:
    Kiryll e Göstaff invece devono ripartire, il loro arrivo a Matafleur per il Festival della Birra è già stato scritto. Ma non è detto non Lynae non li possa incontrare di nuovo, in futuro.



    Edited by T h e B a r d - 21/3/2021, 18:04
  8. .

    K
    iryll ascoltò con viva partecipazione il resoconto della disavventura di Lynae, le dita intrecciate portate alle labbra, quasi che la fanciulla si trovasse ancora in balìa della misteriosa entità, e il suo lieto ritorno al suolo non fosse ancora un finale certo, già accaduto.
    La luce del piccolo focolare danzava sul suo viso, che ancora scintillava per la polvere che le era rimasta addosso durante lo strano volo. Aveva un ché di incantevole, l’innocente candore con cui raccontava i fatti, e il modo in cui i sentimenti che provava salivano alla superficie del suo volto limpidi, inalterati, come bolle d’aria che raggiungessero il pelo dell’acqua di una pozza chiarissima.
    Il cadetto ricordò il primo momento in cui l’aveva vista, il pomeriggio che sembrava così lontano di quello stesso giorno, quando era apparsa in fondo al verde filare, e lui si era chiesto per un attimo se non si trattasse di una ninfa dei prati. Era solo una ragazza, invece, ma ora capiva che c’era in lei qualcosa di etereo e ideale, quasi incarnasse un aspetto spirituale della vita. Era meraviglioso che proprio lì, in quell’amena campagna, vivesse una fanciulla come lei, ed averla incontrata.
    All’accenno riguardo la trasformazione della lanterna in farfalle, il signor Zefirovski si lasciò sfuggire uno scatto di entusiasmo, come se una sua supposizione si fosse rivelata fondata. Tuttavia, parve restare deluso dal fatto che dal racconto della fanciulla non emergessero altri particolari di manifesta utilità. Allungò una mano verso la borsa che aveva lasciato vicino al letto spogliandosi, e ne estrasse un taccuino su cui annotò alcuni appunti.
    « Il vostro resoconto contiene degli elementi interessanti, sebbene non risolutivi. Ma è comunque già molto… Forse è stata addirittura una fortuna che vi siate ritrovata sulla strada del silfo… – dovette rendersi conto del poco riguardo per l’incolumità della fanciulla che quella considerazione esprimeva, perché si corresse – voglio dire, alla luce del fatto che non vi è capitato nulla di male! In fin dei conti, immagino che a ripensarci nella sicurezza del vostro letto sarà certamente un’esperienza preziosa da ricordare, e non secondariamente fornisce un assaggio delle facoltà del silfo! Ora però credo anch’io di aver bisogno di riposo. Vi ringrazio ancora infinitamente per le cure, e immagino che ci rivedremo domani »
    Kiryll, che era rimasto in silenzio, non avendo considerazioni da esprimere, a quel punto si alzò dalla sedia, augurando la buona notte all’ometto, e lasciò che Lynae lo precedesse fuori dall’uscio.
    Una volta nel corridoio, quando la porta fu richiusa per lasciare tranquillo il signor Zefirovski, si rivolse alla ragazza:
    « Credo che, vista l’ora, per stanotte vi fermerete a dormire qui all’ospedale, quindi non rinnovo l’offerta di accompagnarvi a casa. Devo ammettere che mi sento piuttosto stanco… – si passò una mano sul viso, massaggiandosi gli occhi cerchiati dal sonno – Lascerò un biglietto a Göstaff per dirgli di lasciarmi dormire fino a tardi, domattina… Comunque dovremmo riuscire a raggiungere comodamente Matafleur in giornata anche partendo dopo pranzo – Non avendo altro da aggiungere, rimase per un attimo in silenzio, quindi parve ricordarsi di qualcosa – Ma… forse voi volevate parlare di quello che vi è successo. Come vi sentite? Dovete aver provato un grande spavento, a volare in aria senza capirne la ragione! »

  9. .

    L
    a ragazza si staccò dal cadetto e dall’uomo zoppicante, e attraversò di corsa un prato diretta verso l’ammasso di sagome nere che era la sua casa. I due ne seguirono con gli occhi la fuga, stupiti di come si muovesse tanto agilmente nel buio così fitto, senza timore di inciampare, quasi non ci fosse differenza, per lei, fra la notte ed il giorno. Non si dissero niente, mentre aspettavano che ritornasse, preferendo continuare a seguire il filo dei propri pensieri.
    « Eccomi, perdonate l'attesa! Mio padre era preoccupato per l'ora tarda e ho voluto rassicurarlo... »
    Ripresero il cammino. L’ometto iniziava a sbuffare per lo sforzo di procedere su un piede solo, nonostante l’aiuto di Kiryll, il quale da parte sua iniziava altrettanto a sentire la stanchezza della giornata. Lui e Göstaff avevano deciso di fermarsi al villaggio per risparmiarsi la fatica di raggiungere Matafleur in una sola tirata, ma a quel punto probabilmente il cadetto aveva già abbondantemente percorso, a forza di fare su e giù per il sentiero, una distanza altrettanto grande o superiore.

    Fu con sollievo che raggiunsero le prime case di Elterhal, e lo attraversarono senza curarsi della pacifica piacevolezza del borgo, anelando soprattutto a raggiungere l’ospedale. Il portone era sempre aperto, i corridoi sempre deserti. Lynae li guidò in una cella solitaria, dove il signor Zefirovski avrebbe potuto finalmente riprendere fiato. Kiryll si offrì di aiutarlo a spogliarsi (dovendo tranciare di netto, ahimè, la stoffa dei calzoni) e ad indossare una più comoda vestaglia da notte di lino bianco.
    Il giovane era combattuto fra il desiderio di domandare allo sconosciuto notizia del prodigio che aveva sconvolto la loro passeggiata, e la cortesia che gli avrebbe imposto di lasciarlo riposare tranquillo, dopo quello che aveva passato… Se ne stava in piedi, in silenzio, in sospeso fra le due decisioni, quando quello da solo prese l’iniziativa:

    « Bene, a questo punto vi devo delle spiegazioni. È vero che se voi non vi foste trovati in mezzo alla strada a quest’ora io non avrei bisogno di trovarmi all’ospedale, ma è vero anche che le cose sono andate così, e non ha molto senso perdere tempo con i “se” e con i “ma”. Perciò vi ringrazio, signorina, per le vostre cure prodigiose, e per avermi aiutato a raggiungere questo grazioso ospizio di cui non conoscevo l’esistenza. »
    L’uomo sembrava a suo agio con le parole. Il cadetto annuì semplicemente, e prese posto su una semplice sedia di paglia che si trovava nella stanza. Un’altra era a disposizione di Lynae.
    « Facciamola breve, perché non credo siate interessati a tutti i dettagli. Quando ci siamo incontrati, stavo inseguendo un… – esitò un istante – eh eh, non è semplice dire cosa stessi inseguendo. Dargli un nome, se non altro. Forse se comincio dall’inizio… sì, sono arrivato in questa zona giorni fa, seguendo il filo di alcune mie ricerche. Le mie intuizioni si sono rivelate poi corrette, perché stanotte sono riuscito a destare questo… spirito? Elementale? Genio? Il fatto è che le fonti non gli danno mai lo stesso nome. Io lo chiamo Silfo, nei miei lavori. Pare che tutta la Valle ne fosse piena un tempo, ma poi un po’ per volta, prima ancora dell’arrivo della Dama, quindi non parliamo dell’altro ieri… ma sto divagando! Insomma, ho scoperto che da queste parti, con un certo grado di sicurezza, poteva essercene uno addormentato. E così era. Ma voi vi chiederete perché, perché mi sono messo in viaggio, perché ho dedicato gli ultimi due anni di studi a questa ricerca, e perché mi sono preso il disturbo di risvegliare questo essere dal suo letargo. Beh, non ve la faccio lunga, ma pare che questi Silfi non fossero dei semplici spiriti dell’aria, ma possedessero tutta una serie di poteri non ben classificati, che potrebbero essersi spinti fino alla facoltà di realizzare i desideri e di trasmutare le sostanze. I miei colleghi passano la vita in laboratorio, quando io potevo scoprire che in realtà, con il solo ausilio di uno di questi spiriti… ma, ecco, credo di avervi detto quello che volevate sapere. L’ho, risvegliato, e quello mi è sgusciato via. Lo stavo inseguendo, non so bene neanch’io con che idea in testa, quando voi siete apparsi dal nulla. Decisamente un momento sfortunato per una passeggiata romantica! – il signor Zefirovski fermò per un attimo la lingua. Si vedeva, comunque, che non gli dispiaceva affatto parlare del suo lavoro – Ma ora io vi chiederei, a questo punto, signorina, di dirmi un po’ che cosa è capitato a voi, nella vostra passeggiata per aria. Avete stabilito qualche… contatto? »
    L’uomo la scrutava con i suoi occhietti neri in cui si scorgeva lo scintillio della curiosità. Se aveva rinunciato al suo meritato riposo per raccontare loro quella storia, era chiaro adesso che non lo aveva fatto senza la speranza di soddisfare, in compenso, anche il suo interesse.

    Info
    Tempo di spiegazioni, finalmente.

  10. .
    Voilà!
  11. .

    L’
    insediamento sorgeva in mezzo alla landa deserta come un dente cariato.
    Sarebbe stato visibile da leghe di distanza, se solo le bufere instancabili del Nord non avessero sollevato nell’aria un perenne velo biancastro. Era praticamente impossibile arrivarci per caso. Oppure, secondo un altro modo di vedere le cose, era l’unico modo.
    Per avvistare le grossolane mura di granito bisognava arrivarci davvero molto vicino, e anche allora si sarebbe stati incerti se quella sagoma scura fosse una formazione di roccia naturale, oppure un’opera umana. E se lo era, come non pensare che si trattasse soltanto di una rovina abbandonata? Le condizioni atmosferiche erano il primo livello di difese della cava.
    Naturalmente esisteva un tracciato che conduceva alle sue porte, ma sempre ben sepolto dal compatto strato di neve ghiacciata che tutto ricopriva, nell’Etlerth. Il tentativo meglio riuscito per segnalare la posizione della miniera, e per permettere di arrivarci, erano dei cippi miliari, più simili in realtà ai menhir di un antico culto. Disseminati a distanza regolare nella tundra, recavano incisa sulla superficie una freccia e un nome: “GYLLKRAV’YER”
    L’insediamento più vicino era un emporio commerciale striminzito, che viveva degli approvvigionamenti alla miniera. Ma era un traffico che andava in una direzione sola: i carri di viveri tornavano indietro vuoti, perché il frutto del lavoro dei minatori, di qualunque cosa si trattasse, non lasciava la cava a quel modo.
    Tutto attorno al fortilizio si erano accumulati, negli anni, i detriti espulsi dalla miniera, così che ora essa assomigliava alla tana di una talpa gigante o di un lombrico. I mucchi di roccia scaricati fuori dalle mura avevano finito per superarle in altezza, così quando l’insediamento era cresciuto di dimensioni, la nuova cortina era stata edificata direttamente sulla cima di quel baluardo involontario, compattato dal ghiaccio.
    I bastioni erano quasi sempre deserti: non c’era ragione di sorvegliarli notte e giorno; la nutrita guarnigione serviva solo “nel remoto caso in cui”, e passava le ore nelle saune, oppure allenandosi nella sala comune riscaldata.
    All’avamposto si accedeva da una sola entrata: una porta-torre squadrata, arcigna; il portone di legno rinforzato, che restava sprangato per la maggior parte del tempo, era lambito in alto da un grande stendardo irrigidito dal gelo, su cui si poteva distinguere il simbolo di una casa in fiamme e di una stella d’oro.


    Info
    Benvenuto su Endlos! :brem:
    In questo primo post ho tratteggiato l'aspetto dell'insediamento minerario fortificato dove ti hanno condotto i tuoi passi. Si trova in un punto imprecisato della vasta piana dell'Etlerth, che costituisce la gran parte del territorio del Presidio Nord, controllato politicamente dall'elite privilegiata della città volante di Najaza. Quaggiù, gli abitanti non vivono in condizioni facili: è una terra inospitale, gli insediamenti sono rari, e l'aristocrazia generalmente si interessa direttamente solo delle zone dove si possono estrarre dei minerali. Come in questo caso.
    Visto che Levin ha passato sessant'anni da queste parti, è una situazione che conosce bene.
    Se non l'hai già fatto, leggi la descrizione dell'Etlerth, per calarti nell'ambientazione.

    Come ti anticipavo, ho pensato a questa soluzione per farti avvicinare all'inavvicinabile mondo dell'aristocrazia di Najaza. Come hai deciso di provare questa strada, sta a te immaginarlo e descriverlo! Prenditi pure il tuo tempo per spiegare come hai deciso di venire qui, dov'eri finora, quali sono le tue aspettative, eccetera.
    Per qualsiasi dubbio chiedi pure. Come ti dicevo, non sono uno staffer, ma sono su Endlos da un po'. E nel peggiore dei casi posso sempre reindirizzarti in Assistenza.

    Scusa la prolissità di questo specchietto, ma volevo darmi un'aria ufficiale ahaha A te!

  12. .

    K
    iryll, che fino a quel momento si era trovato nella più profonda preoccupazione per la sorte della fanciulla, fu quasi sopraffatto dal sollievo di vederla apparentemente illesa, per quanto i suoi abiti lasciassero intuire che il volo non fosse stato un’esperienza tranquilla. Lo slancio con cui lei gli si fece incontro e gli sorrise provocò una strana sensazione nel cadetto, che non si era mai visto trattare con tanta considerazione da una sua coetanea. Tutt’altro che disinvolto, rimase rigido, ma senza allontanarsi da Lynae, che gli si era fatta molto vicina.
    Nel buio non la vedeva bene, ma gli pareva quasi che la sua figura mandasse un lieve scintillio nel buio del bosco.
    « Mi dispiace di avervi fatto preoccupare. Voi state bene? Ci siamo allontanati molto dalla via? E che cosa mi è successo, cos'era quella... creatura? »
    La concitazione con cui gli rivolse tutte quelle domande, e la confusione che tradiva la sua voce, gli fece venire voglia di fare qualcosa per infonderle sicurezza. Le mise una mano sulla spalla, ma poi subito, non sapendo cosa farne, dette una stretta cameratesca e la ritrasse.
    Ogni volta che si separava da lei, quando la rivedeva restava per un attimo di nuovo colpito nel constatarne la grazia. Soprattutto ora che l'emozione subita aveva turbato un po' la sua solita compostezza, sembrava un fiore che, scosso dalla mano del giardiniere, sprigioni nell'aria il suo profumo.
    « Ho cercato di non perdervi di vista, ma siete volata… – si interruppe, confuso, perché a quel modo gli pareva di sottintendere che la fanciulla avesse preso il volo di sua iniziativa – siete stata trascinata oltre i boschi e vi abbiamo persa quasi subito. Vi davo per persa, quando poco fa ho creduto di vedervi scendere piano poco distante. Credevo di avere questo signore alle spalle, ma ora mi rendo conto che correvo più veloce di lui… – il cadetto parve riaversi di colpo dall’emozione che gli aveva dato la vicinanza di Lynae, e si accorse che lo sconosciuto stava seduto a terra – ma come sta? Si è ferito? »
    Quello rispose prontamente: « Sono caduto dalla scarpata, non so come… ma la vostra amica mi ha trovato, per fortuna! Mi dispiace tanto per quello che è successo, ma io ho provato a gridare di spostarvi… »
    « Va bene – tagliò corto il cadetto, pragmatico – non è successo niente di grave per fortuna… ma che cos’è successo? Ne sapete qualcosa? » Evidentemente i due non avevano avuto tempo di scambiarsi molte parole, da quando la fanciulla era stata rapita in aria, e Kiryll ne sapeva quanto lei.
    « Sì… ma è una storia lunga. Non vorrei sembrarvi egoista, ma mi piacerebbe trovarmi in un luogo meno scomodo, per parlarvene. Credo che a questo punto meritiate una spiegazione, visto il disturbo che vi ho causato… anche se, dopotutto, sarebbero pur sempre fatti miei » concluse, e dal suo tono si poteva intuire una piccola lotta con il desiderio di tenere per sé qualunque spiegazione riguardo lo strano fenomeno.
    « Ma certo – trasecolò Kiryll – è naturale! Perdonateci… ho perso un po’ l’orientamento nella corsa, ma non credo che siamo distanti dal sentiero. Non possiamo arrampicarci, ma se seguiamo il dirupo dovremmo arrivare dritti alla strada, e imboccarla verso sinistra… »
    Il tono del cadetto si era fatto più sicuro, era evidente che le decisioni concrete lo riportavano su un terreno su cui si sentiva più a suo agio. Si rivolse a Lynae, cambiando inconsciamente accento: « Siete sicura di stare bene, di poter camminare? Io potrei portarvi… – Si accorse subito di quanto insensata fosse l’idea. Per quanto la ragazza sembrasse leggera, non poteva certo trasportarla fino al villaggio – Ma no… e voi, signor…? »
    « Zefirovski! Di certo non potete portare me, giovanotto, ma approfitterei volentieri di un sostegno, non credo sia saggio sforzare la gamba… »
    Il giovane del Nord lo aiutò ad alzarsi, quindi fecero una prova… la differenza di statura rendeva un po’ disagevole per il signor Zefirovski sorreggersi alla spalla di Kiryll, ma in compenso l’altro poteva tenerlo facilmente per l’ascella. Sì, così poteva funzionare.
    « Bene, andiamo? »

    Info
    Ci avviciniamo alla fine di questa lunga scena!
    Le spiegazioni dovranno attendere il prossimo post, che potrebbe essere l’ultimo o il penultimo, a seconda di come vanno le cose. Lascio a te decidere se dirigervi verso casa di Lynae (più vicina) oppure all’ospedale (che di certo è il luogo più indicato per qualcuno nelle condizioni del signor Zefirovski). L’uomo sembra abbastanza in forma per poter arrivare fino al villaggio, eventualmente. Sta a te :flwr:

    Comunque tu decida, descrivi pure tutto il percorso di rientro. Come ha detto Kiryll, non dovrebbe essere difficile tornare sul sentiero, seguendo la balza, che vi condurrebbe poco più giù (verso la strada maestra) di casa di Lynae.
    E poi verrà finalmente il tempo di spiegare tutto con calma.

  13. .
    Ringrazio per le sapienti manine! :8D:

    Allora possiamo procedere. Entro sera apro la scena! :win:
  14. .

    Q
    uando Lynae gli si inginocchiò vicino, sorridendogli, l’ometto si tranquillizzò all’istante, come se l’aura di grazia della fanciulla avesse soffocato ogni ansia e preoccupazione.
    Avrebbe avuto voglia di chiedere cosa aveva intenzione di fare, come pensava di aiutarlo… ma si vergognava come un bambino. Lei gli aveva detto di stare calmo e affidarsi a lei, quindi perché protestare? Ne seguì con gli occhi i gesti mentre strappava un lembo della gonna, quindi, quando la ragazza prese a cantare dolcemente, invece di chiederle spiegazioni, l’uomo abbandonò la testa all’indietro, allontanando lo sguardo dalla ferita per rivolgerlo alle fronde degli alberi scossi dalla brezza notturna, e socchiuse le palpebre.
    Si aspettava un picco di dolore che gli schizzasse alla testa e lo facesse svenire, che però non venne. Anzi, man mano che la melodia penetrava nella sua mente, un piacevole calore andava a diffonderglisi nella gamba, smorzando il male in un formicolio indistinto, né cattivo né buono.
    Infine, dopo un poco, quando osò controllare l’opera della giovane, scoprì con meraviglia che il ramo era stato estratto, e che lei gli stava fasciando la ferita zuppa di sangue. Le mani delicate della ragazza erano tutte imbrattate, ma quella non sembrava esserne impressionata. Sul suo viso dolcissimo c’era solo una pacata concentrazione. Chi diavolo era quella fanciulla? La lasciò fare, persino godendosi la pace infusagli dalla voce melodiosa, che per un poco gli sgombrò la mente, sempre in movimento, sempre piena di preoccupazioni, piani, idee brillanti…
    Si ritrovò a vagare in quel terreno fumoso che sta fra il sonno e la veglia. Le ciglia non erano serrate, e continuava ad avere un vago sentore di cosa accadeva, ma al tempo stesso gli si formavano alla mente vivide immagini. Passeggiava in un prato pieno di fiori celesti…
    « Signore! Signore! »
    « Si! » rispose automaticamente, senza capire se lo chiamassero dal sogno o dalla realtà
    « Siete qui? Credevo che mi seguiste… Mi è sembrato di vederla scendere da queste parti… » era la voce di Kiryll, che proveniva da qualche parte sopra alle loro teste.
    « Si! Siamo qui… » vociò l’ometto, che si sentiva incredibilmente bene, per quanto ammaccato.
    « Siamo?! L’avete trovata? E come siete sceso? Arrivo! » quindi iniziarono a sentire che il giovane discendeva con precauzione il fianco terroso della scarpata, reggendosi a rocce e radici. Una pioggerellina di sassolini franò su di loro, quindi il cadetto mise piede a terra, e riconobbe le loro figure nel buio.
    « Lynae! – la riconobbe, tradendo la preoccupazione in cui si doveva essere trovato – state bene? Che cos’è successo? »

    Info
    Dunque, per quanto riguarda la durata delle tecniche, anch’io ho trovato un po’ dubbia quella parte del regolamento. Comunque l’ho interpretata così: che mentre le tecniche lunghe durano per tutto il turno di attivazione e anche per tutto il successivo, e quelle istantanee risolvono il loro effetto in una singola azione, quelle a durata breve hanno effetto per tutto il turno, ma solo quello. Però è una mia interpretazione da player. Se vuoi puoi chiedere delucidazioni in Assistenza :caffe: (e anch'io approfitterò della risposta ahah)
    In ogni caso ci troviamo in una situazione in cui non è necessario un conteggio rigido dei round. Quindi sarà come per tutte le medicine: non sappiamo esattamente come funziona, ma funziona!

  15. .

    P
    iuttosto comprensibilmente, all’uomo quasi venne un colpo quando si sentì rivolgere la parola dall’oscurità. Le lamentele gli si strozzarono in gola; mentre si guardava intorno ad occhi sbarrati per capire chi fosse la proprietaria della voce, boccheggiava per calmare la tachicardia.
    Evidentemente non si era affatto aspettato che qualcuno accorresse davvero alla sua richiesta d’aiuto.
    Indossava una giacca di velluto a coste blu e viola, e aveva una testa tonda rasata a spazzola.
    « Chi… – sussurrò, spaventato, rivolto alla notte, quindi dovette distinguere la sagoma di Lynae che si avvicinava, perché puntò il viso verso di lei – …chi sei? »
    Quando la ragazza gli fosse stata abbastanza vicino, la ragione dei lamenti le si sarebbe mostrata piuttosto chiara: un ramo spezzato gli trapassava da parte a parte la coscia grassoccia, e la stoffa dei pantaloni attillati era zuppa di sangue. Lo sconosciuto doveva essere caduto scompostamente, ed essere stato abbastanza sfortunato da subire quella brutta ferita. Forse era addirittura precipitato dal ciglio della scarpata, e dunque all’incirca da quattro metri. Tuttavia, la veemenza delle sue lamentazioni e la reattività dei suoi scatti suggeriva che non avesse subito altre lesioni. Forse non era stato così sfortunato, dopotutto. Ciò non toglieva che sarebbe indubbiamente morto dissanguato, se avesse trascorso la notte a quel modo senza soccorso.

    La comparsa di una fanciulla benvestita da in mezzo agli alberi lo avrebbe gettato nel dubbio se reagire con spavento o sollievo. Ma, di fronte alla disperazione per la propria sorte, anche l’apparizione di uno spirito maligno non poteva peggiorare troppo le cose.
    Non aveva davvero avuto il tempo di osservare le fattezza della compagna del giovane nobile, prima che questa fosse rapita nell’aria… tuttavia l’uomo non era l’ultimo degli sciocchi, e dopo il primo smarrimento avrebbe probabilmente fatto due più due, indovinando che proprio di lei, ora, si trattava.
    « Signorina? Siete voi? Siete salva? Ero certo che... – se il dolore gli permetteva addirittura di preoccuparsi della sorte di qualcun altro, forse c’era davvero da ben sperare per la gravità delle sue condizioni – Per pietà! Sono caduto mentre correvamo per non perdervi di vista. Non sento molto dolore, ma… – gli mancò la voce, quando dovette ricordare in che condizioni si trovava – … ha un aspetto spaventoso. » concluse, con il tono piagnucoloso e implorante di un bambino che voglia essere rassicurato.
    A cosa si riferisse, era piuttosto ovvio.

    Info
    Nulla da aggiungere, a te! :)

206 replies since 23/11/2010
.