All'ombra dei Cunicoli

skekDor non era entrato che da pochi secondi nella fenditura nella roccia, che ecco che sentì subito il bisogno impellente d'uscire. Sapeva sarebbe stato duro tenersi alla larga dai raggi solari per un po', ma non così tanto. Era impaurito, in verità: già sentiva il dolore opprimente provocato dal non poter effettuare il solito rituale mattutino di rigenerazione. E certo tutte le anime che aveva nel voluminoso addome servivano più da palliativo, che da vera e propria cura.
Vedendo l'essere che l'aveva evocato immobile e con qualche gocciolina di sudore sulla fronte, Pestipen si affrettò a domandargli se andasse tutto bene.
Non ricevette risposta, ma vide anzi lo Skeksis fare dietro-front e riprendere la via appena percorsa.
L'animella dalla pelle ambrata e il bel turbante a coprire i capelli bianchi svolazzò poco più avanti, irritando skekDor con un'altra serie di domande inutili: "Aspettate, padrone! Perché tornate indietro? Non confidate nella mia guida? Oppure, avete trovato una scorciatoia?"
Ancora, non gli arrivò risposta. O, per meglio dire, lo Skeksis stava fustigando con vigore i Podling in modo che il loro canto coprisse il suono delle parole dello spirito.
Ma neanche questo sembrava bastare a farlo tacere così, spazientita, la divinità sbraitò: "Vuoi stare- Ooff!!!"
Sbam! Era andato a sbattere contro qualcosa, o per meglio dire "qualcuno". L'urto gli aveva quasi fatto perdere l'equilibrio, e il vistoso ventaglio che portava dietro al collo s'era tutto spiegazzato. Aggiustandoselo con una cura quasi maniacale, imprecò contro Shalysanne: "E tu guarda dove vai!!!"
E dire che era colpa sua, in prima battuta...

Sistematosi il vestito, skekDor squadrò la nuova venuta dal basso verso l'alto. Una femmina umanoide, apparentemente.
In un'altra occasione, l'avrebbe certo convinta con la forza a indicarle la strada per i cunicoli, ma... aveva lo spirito d'un morto con sé. E certo era una guida migliore di qualunque vivente, visto che per lui il tempo non era che un fiume in cui pescare.

Ad ogni modo, non aveva prestato la minima attenzione alle parole che gli erano state rivolte. Questo perché, come al solito, si sentiva al di sopra di ogni altro esserei. Beh, su questo non gli si poteva dar torto: dalle sue parti era una divinità.
"Padrone, per entrare nei cunicoli bisogna andare dall'altra parte." Continuò Pestipen, laconico.
skekDor agitò la mano al suo indirizzo in un gesto svogliato, commentando: "So dove sto andando: voglio solo godere dei raggi solari un altro po'. E ora sta zitto!"
Come ordinato, l'animella tacque e non aggiunse di più.
Lo Skeksis prese quindi a scrutare di nuovo Shalysanne con le sue piccole iridi cremisi, mugugnando di tanto in tanto. Dopo quasi mezzo minuto di quiete, disse: "Deduco dalla calma che ostenti che sei di queste parti. Dimmi, quanto in fondo bisogna scendere per arrivare a Merovish?" Prima che la donna avesse potuto dir qualcosa, l'avrebbe fermata sollevando un dito e concludendo: "Bada, mortale. Mi riferisco alle tempistiche, non ti ho chiesto la direzione... quindi spicciati a rispondere e poi va pure per la tua strada."

Lo Skeksis batté con impazienza un piede a terra, facendo scricchiolare gli artigli ricurvi sul terreno di roccia. Dava persino fastidio, come suono: somigliava vagamente a una mano che rovista con foga in un pacchetto di patatine.

Quando la domanda ottenne risposta, skekDor quasi parve non curarsene. La donna aveva accennato a un qualcosa che lo aveva lasciato di stucco, e su cui conveniva indagare. Più che altro per saggiare fin dove avrebbe potuto spingersi, se così si poteva dire.
"Ah, no? E cosa sei, una divinità forse?" Lo disse con scherno, ma il motivo era che solitamente gli esseri superiori non se ne andavano in giro a quella maniera. skekDor stesso, ai tempi in cui era ancora dotato di tutti i suoi poteri divini, di sovente amava celarsi agli occhi dei mortali, magari farli soffrire senza che questi si rendessero conto della sua reale presenza.
E poi, non era da escludere che Shalysanne fosse pazza: quella anzi sembrava la soluzione più ovvia.

Portò le mani ai fianchi, sollevando appena il petto per apparire tronfio e scettico. Per altro, persino la piccola testa s'inclinò di lato, a sottolineare che le sue successive parole non sarebbero state che di scherno: "Oh, oh! Ma davvero? E hai anche un nome, divinità?"
Pestipen, per quanto sembrasse essere lo spirito d'un uomo tutto d'un pezzo, non poté esimersi dallo scuotere tristemente il capo a quella vista. Il potere divino dello Skeksis l'aveva evocato, ma trovava comunque una simile ostentazione di sicurezza quasi patetica

Bastarono quelle poche parole per far cambiare atteggiamento a skekDor. Shalysanne -questo il nome della donna- sembrava proprio una naufraga dimensionale, esattamente come lui. E non era certo per empatia che le sue successive parole sarebbero state meno dure, quanto per il bisogno di... saperne di più. Magari, la sua interlocutrice conosceva o ipotizzava una maniera per tornare indietro.
"Tsk! Uno spirito del Vento, eh? E' triste vedere che non sono il solo a esser stato ingannato a questa maniera."
Ascoltò la domanda che gli fu rivolta in seguito, e si concesse qualche istante per trovare le parole giuste per rispondere. Ora che le possibilità di esser di fronte a un'altra divinità aumentavano, comprese che fosse meglio non alzare troppo il tiro. Uno scontro con un mortale lo considerava una bazzecola, ma... tra divinità, seppur decadute, era tutta un'altra storia.
"Io sono skekDor, uno dei Signori del Cristallo del mondo di Thra. E, tanto per rispondere alla tua allusione, sappi che sono in grado di piegare al mio volere non solo il vento, ma anche gli altri tre elementi della vita." Nel terminare la presentazione, non mancò di impettirsi nuovamente.
Non c'era dubbio che le sue sembianze rendessero il tutto assai poco credibile. Anche passando sul fatto che aveva l'aspetto di una specie di avvoltoio in panni rinascimentali, c'era pure da sottolineare come la pelle rugosa, le dita nodose, nonché il tono di voce rauco non lo rendessero dissimile da una specie di vecchietto.
Oltretutto, Shalysanne, seppur divinità, sembrava possedere un proprio genere. Per lo Skeksis non era così. Lui era sia maschio che femmina, e nessuna di queste due cose. Perciò, sarebbe stato persino difficile comprendere se il suo modo di parlare fosse da imputare alla boria tipica dell'uomo, o alla necessità femminile di apparire perfetti agli occhi degli altri sotto ogni punto di vista.

"Bene. Ora che abbiamo terminato con le facezie di poco conto... divinità, perché non mi racconti per colpa di chi sei piombata qua su Endlos? Sono sicuro che sarà una storiella interessante da ricordare." Nel dire questo, infilò le zampe nelle ampie maniche del vestito.
Pestipen, per tutto il tempo, era rimasto fermo e immobile come una statua

La storia che Shallysanne raccontò riguardo le sue origini non impressionò poi troppo il mezzo-Mistico. Anzi, a questi scappò persino un lieve risolino. Pensare che una divinità non potesse avere il controllo totale su ciò che la circondava. Ma forse la donna non gli stava raccontando tutto. Magari c'era dell'altro, un motivo concreto per cui non era riuscita a tornare indietro.
Però... Gl'importava davvero di conoscerlo? No, questa era la risposta. Se si stava cincischiando a quella maniera a parlare con una perfetta sconosciuta era perché in verità gli serviva tempo per maturare l'idea d'aggirarsi fra i cunicoli di Merovish, lontano dalla luce.
Inclinò appena il collo, grattandosi a sua volta con l'artiglio in prossimità del mento e scimmiottando il fare di Shalysanne: "Per essere una che ha smarrito la via di casa, mi sembri piuttosto a tuo agio. Cosa c'è, Endlos ti ha forse rapita a tal punto da prolungare la tua permanenza qui fino a data da testinarsi?" Ironizzò.
Sarebbe rimasto in attesa di una risposta, o quantomeno di una reazione spontanea. Quindi, comunque fosse andata, avrebbe concluso: "Beh... Credo di averti rubato anche troppo tempo. E del resto, io ne ho perso abbastanza trattenendomi a questa maniera. Endlos è grande, ma ho come il sentore che avremo ancora modo d'incontrarci. Del resto... le divinità non muoiono, no?" Concluse, e si sarebbe poi dato a una risata tanto sgraziata da somigliare a delle unghie passate su una lavagna liscissima.
Con un cenno della zampa avrebbe quindi intimato a Pestipen di fargli strada, pronto a riprendere la via dei cunicoli. Non prima, però, di aver salutato come conveniva Shalyzanne: ovvero con un inchino, con tanto di lieve sollevamento della veste