[Quest] Una Fiamma nel Buio

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  1. _MajinZ_
     
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    In ogni bettola di Merovish potete trovare una bacheca per affiggere le vostre richieste, c'è sempre qualcuno che cerca qualcun altro per fare un lavoro con cui non si vuole sporcare le mani... si tratta di una delle varie facce dell'economia della Tana e chi ci abita, sia sotto che sopra, lo sa molto bene. Ogni bacheca poi ha le sue caratteristiche peculiari, come quella in cui spesso si trovano affisse delle mani mozzate, oppure quella bacheca in cui puoi essere sempre certo di trovare bordelli che offrono strane pratiche sessuali, così da soddisfare i gusti di chiunque. Quando si tratta di offerte di lavoro più serie, però, in genere ci si trova davanti a semplici fogli con una descrizione sommaria del lavoro e della ricompensa. In mezzo a tante richieste non tutti però notano dettagli fondamentali, come quello speciale timbro che campeggia su un piccolo manifesto nascosto da tutti gli altri, che solo un occhio vispo e allenato può scorgere.
    Ed è così che venite a conoscenza di quel lavoro, dove un nobile promette una lauta ricompensa a chiunque riesca a ritrovare suo figlio. Vi ritrovate quindi con quel manifesto tra le mani, recuperato con cura per non attirare sguardi indiscreti, mentre vi dirigete verso l'abitazione del nobile senza sapere bene cosa aspettarvi. Raggiungete quindi il Distretto delle Luci e proseguite il cammino, fino a ritrovarvi davanti a una bella villa che spicca tra le altre, visto che non rispecchia completamente lo stile che caratterizza le abitazioni di Merovish. Le linee dell'edificio sono più marcate e nette, caratterizzate da un massiccio edificio centrale e due sezioni più piccole ai lati. Una volta varcato un arco, vi troverete davanti al portone in legno massiccio e bussando tramite un possente battente con l'effige di un leone, vi verrà ad aprire un maggiordomo. Quest'ultimo, vestito con un completo molto elegante, occhiali e capelli ben pettinati, vi chiederà di mostrargli il manifesto e solo in quel momento vi permetterà di entrare.
    Prego, da questa parte.
    L'uomo vi condurrà quindi verso un altro ambiente, passando davanti a un'elegante rampa di scale, per poi superare una porta che conduce a una sorta di studio: davanti a una massiccia scrivania sono posizionate delle poltrone attorno a un tavolino più piccolo e accanto alla sedia dietro la scrivania sosta una guardia in armatura con tanto di lancia.
    Vi prego di attendere qui mentre vado a chiamare il padrone.
    Quando siete tutti riuniti, il maggiordomo vi lascia soli, anzi, in compagnia di una guardia che nemmeno vi guarda e non sembra neanche incline a fare conversazione con voi. Però questo è un buon modo per conoscervi, non siete d'accordo?


    _ __ ___ __ _



    Turnazione: Libera
    Scadenza: 14 Aprile
    Note del QM: Decidete voi come entrate in possesso del volantino e descrivete il vostro arrivo fino alla stanza dove vi conduce il maggiordomo. Avvertitemi se volete fare più di un giro di conversazione :3
     
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  2. Huo Yin Lei
     
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    Come la tenebra che vela il mondo nella sua marcia, e si stende oscena su tutte le Cose, avvilendo i cuori e scurendo le carni, tale era il Negro Guardiano, un'aberrazione invereconda sul viso della Realtà: quando l'orrore del Geisine, che egli aveva eletto a sua infida dimora, fu scoperto tutto e intessuto di negri pensieri, sì che l'Essenza ne avesse assorbito la scura vita e insozzato le rocce atre, questa migrò a settentrione,
    ma lentamente, come un coltello che, per tema di fendere impreciso il cuoio da intessere, si sposti piano e in punta: più pesanti i solchi, e più orgogliosi.
    Del resto, che fretta potesse mai stare nell'animo d'eternità? La paura di quale tempo che dovesse giungere, soffocava il cuore?
    E perciò, predatore sulla preda da scarnificare, un passo alla volta il Fulmine distruggeva il Presidio con la sua bruttura, e presto lava e pietra degradarono nelle arse sabbie dello Yuzrab; sotto il sole maledetto il negro spirito andava, portando quell'Ombra primigenia ad affacciarsi al mondo,
    sì che, pure il deserto ospitasse morte sotto il bagliore del giorno, dove egli camminasse sembrava essere sceso il buio e la dannazione, sì che ogni cosa apparisse sporca, infame e sofferente; né aveva una direzione, desiderando solo di esplorare quel Meridione che, avendo pure lasciato punto o poco, non l'aveva veduto mai intero, rintanato, serpente quale era, in un buco di morte fra lapilli e polveri brucianti. E quando furono trascorsi giorni, per la prima volta l'Essenza vide la grande roccia fessa nel mezzo a dominare la sabbia ardente come un cupo bastione, o una piaga sotto la quale brulichi l'infezione e vermi indecorosi: l'ingresso di Merovish quello era, la Capitale violenta del Presidio. Come il giorno passi alla notte, sottile essendo la linea del Crepuscolo, così le ferocia del deserto svanisce oltre la caverna, attraversata la soglia: e in quel momento, al limitare dei due mondi, l'aperto e il chiuso, parve che il giorno si scurisse e gridasse dolore, quando il Terzo Guardiano stette, per un solo istante, al confine d'ingresso.
    Oltre la roccia, al buio di molte caverne, viveva la città sterminata, ogni cosa accatastata con l'altra nel disegno folle e trascendente del Caos: e,
    se l'oscuro animo del Guardiano gioiva di cieca brama fra la morte del Geisine, qui, nella città mescolata, s'esaltava. Non seppe dire quanto tempo trascorse camminando per le strade e le creature, putrefacendo i cuori e le cose che l'osservavano, né gli importava d'essere scorto, poiché quella bolgia infernale era materia senza ordine, e gli pareva d'essere nel concetto della sua anima.
    E di cosa, allora, discute un abitante del Caos? Cosa ama, e cosa odia? Perché si muove? Come il Leone, nascosto fra gli sterpi, osservi la preda prima del salto, così l'Essenza, desiderava, attenta, penetrare i segreti dei cuori della città, sì da avvelenarli col nero potere dentro l'animo: strisciò in una rozza taverna, e parve che, al suo arrivo, molti che vi fossero dentro tessero scuri pensieri, incattivendosi l'uno con l'altro, perché il Male era fra loro. Che si ammazzassero, o levassero insulti a vicenda, poco importava al Guardiano, ché tutti, di ogni mondo, covano l'odio allo stesso modo; invece, cosa essi desiderassero, era sempre diverso, nel loro piccolo: avvicinatosi, dunque, dove stavano, affisse, richieste di molte nature, una sola gli strappò l'attenzione. Diversa, era segnata con un timbro, e raccontava di un nobile ch'aveva perduto il figlio, e molto offriva a chiunque lo trovasse. Quale meraviglia! I cuori disperati sono ciechi al pericolo, e i desideri sono armi pericolose oltremisura: se tanto cercava la carne della sua carne, allora avrebbe corso ogni rischio, avrebbe aperto l'animo finanche a negri accordi, il Terzo pensava, pagando la gioia del recupero con l'angoscia della dannazione.
    Quel nobile sarebbe stato, dunque, la prima vittima di Merovish, sotto il giogo distruttivo dell'Essenza.
    Con tempo e difficoltà, poiché nulla egli conosceva della capitale, giunto dove l'avviso invitava a recarsi, il Fulmine fu dinnanzi ad una grande villa,
    diversa fra la moltitudine incongrua della città sotto la sabbia: nel Distretto delle Luci, tale era il quartiere dov'era finito, la costruzione spiccava per la forma netta, un grande blocco centrale accompagnato da due, più piccoli, laterali. Non v'era di che indugiare, passata la soglia dell'arco d'ingresso, ancora parve che il mondo si contorcesse di dolore sotto la presenza dell'essere, e i mattoni erano lisi e rotti, e il verde secco e marcio,
    e la gioia mutata in pianto; il battente a forma di leone richiamò, quando colpito, con esso, il grande portone, la persona di un maggiordomo: pure che fosse ben vestito e composto, il Guardiano sapeva quello avere il cuore colmo di rancori e disgusto, poiché, a meno non fosse intoccabile, era caduto nella trama oscura del suo potere, e le belle cose che aveva indosso apparivano consunte e rotte. Dove fosse l'Essenza, v'era Male e Corruzione.
    Domandato il manifesto, concesse allo straniero d'entrare e l'accompagnò in una stanza che pareva uno studio, dove stava una guardia in armatura e lancia. Benché ci fossero sedie, il Fulmine non prese alcun posto, restando anzi proprio al centro dell'ambiente, ostacolo sfrontato, a insozzarlo del suo osceno potere: gli arredi si consumavano ed erano sviliti e brutti, l'aria malsana e scura, la terra sporca e malefica, e dal cuore di chiunque fosse presso l'eterno i buoni sentimenti erano cacciati via, e nutriti gli istinti malvagi.
    Alto, era il Guardiano, e bello: lunghi i capelli opachi come carbone, ispidi come lame scendevano dalla testa; sulla pelle brunita da un calore ultraterreno brillavano occhi rossi e densi, come se le fiamme si fossero mescolate al sangue, e un sorriso perverso fendeva il volto.
    Come il peccato e l'orrore, egli era bello; come il peccato e l'orrore, egli era temibile.
    Indosso aveva una tunica nera, che l''Abisso era lucente, in confronto, ma era sdrucita e bucata, strappata come se cani l'avessero morsa, sì che,
    il petto nudo si vedeva a sprazzi, scuro e muscoloso, e del pari le forti braccia; sotto una cintura ocra, come fosse un oro indegno, la tunica, assai più distrutta ed imprecisa, mostrava pantaloni neri e stivali di ferro, come fossero parte d'un'armatura perduta: rossi decori la marchiavano, e tanto erano vivi e brucianti quelli sul metallo, quanto opachi e sviliti erano i rossi bordi insanguinati della tunica, su maniche e collo; in ultimo, veniva la spada, la Zanna di Tenebra: Morcarch era il suo nome, una lunga katana dalla nera elsa ferita da segni dorati come fulmini, chiusa in un fodero di eguale maniera, e pendeva, giudice silenzioso, al fianco destro della creatura.
    Tali erano l'aspetto ed il potere di Huo Yin Lei, il Terzo Guardiano, L'Ombra, l'Ardente Fulmine del Crepuscolo; solo, egli stava, nella stanza, a maledirla, e nel cuore tesseva cupe trame e ingrati desideri.



    Oggetti:

    Huī Chuí Shì, il Talismano delle Ossa

    [IMGs3el]http://img706.imageshack.us/img706/6007/images3el.jpg[/IMG]
    "...E per un potere incatenato, Quattro le chiavi: il Talismano sarà lo Scheletro..."

    Ecco Huī Chuí Shì, il Simbolo del potere dell'Ardente Fulmine nato dalla sua stessa Essenza: un oggetto senza tempo, la più grande concessione dell'Ordine; grande è la sua possanza, ma ciò che può operare singolarmente non è nulla, se paragonato al vero scopo di Huī Chuí Shì: nel Rituale della Creazione operato dalle Quattro Essenze, infatti, l'uso dei poteri del Talismano muterà, concedendo uno scheletro alla nuova creatura, ed essa sarà pronta ad accogliere la carne.

    I quattro neri pipistrelli attorno alla gemma sanguigna prendono d'un colpo vita, vorticandovi in circolo, come impazziti, gli occhi come rubini, dietro loro lasciando un fumo nero di tenebra, mentre la pietra brilla blasfema d'un rosso bieco, e nell'aria l'orrendo gusto di sangue quando il potere del Pendente verrà a manifestarsi: esso costruirà le ossa al Mondo, e le caverà dai corpi.


    (Appeso al collo, a contatto della pelle, nascosto dagli abiti)

    Armi:

    Morcarch
    Zanna della Tenebra

    "Quando l'insaziabile fuoco bruciò le tempeste e le sprofondò nell'Abisso, lì prese forma Morcarch: oscuro vessillo di tutto ciò che in questo mondo è male e corruzione, questi esalta l'empia malignità, dilaniando ogni cosa sia santa e pura..."

    La perversione di Morcarch tutta s'inerpica per la nera elsa della katana, sulla quale danzano folli simboli di fulmini e brutture, e da questa continua la tetra marcia nella rossa lama. Quest'ultima è la vera Morcarch: la lama che, per la grande avidità del fuoco s'è fatta rossa e sanguigna tanto da sembrare che bruci, e ciò che un occhio attento riesce a scrutare in questa sono fiamme vive e terribili, danzanti nella follia dell'abisso da cui si generano. Ad ogni modo, ben più oscuro della perfidia dell'oggetto, è ciò che questo è in grado di operare: la tetra lama, che non può nuocere ad alcuno spirito, lascerà un segno indelebile sulla carne, che solo il potere curativo potrà sanare, e nemmeno del tutto; Morcarch colpirà il corpo del mondo, deturpandolo.

    Analisi dell'arma:

    Lunghezza elsa: 30 cm

    Lunghezza lama: 120 cm

    Lunghezza complessiva: 150 cm

    Analisi dell'abilità:

    La lama passa attraverso fantasmi, spiriti e tutte le essenze incorporee, come fosse una normale spada, ignorandoli come farebbe un qualunque altro oggetto, non recando loro alcun danno; quando, però, la lama, o per sua natura, o tramite tecnica, arreca un danno ad un corpo (di creatura o oggetto inerte), tale danno non si rimarginerà a meno che non intervenga, a fine duello, nella giocata o dopo, nella Quest o dopo, una tecnica di cura; se, poi, previo accordo, al giocatore in questione aggrada, in quel caso, pure che la ferita si rimargini, resterà una cicatrice nera.


    (Appesa di fianco, sulla destra, in un fodero che riprende i motivi e i colori dell'elsa)

    Abilità Passive:

    Manto del Crepuscolo

    "Dovunque sia Luce, il Terzo porterà l'Ombra; dovunque sarà pace, il Terzo porterà disperazione; dovunque è santità, il Terzo la muterà in empio peccato..."

    Sorgente del male più terrificante, puro ed oscuro, il Terzo Guardiano getterà nella disperazione chiunque lo accosti, ed il mondo appare sporco, come se il bene venisse distrutto ed ogni traccia di serenità cancellata: un cadavere in pace apparirà sofferente e deturpato, ogni speranza morrà ed il bene avrà difficoltà ad attecchire; la buona realtà attorno al Guardiano si ridurrà, poiché tutto il male e tutta la corruzione del Mondo sono da lui rappresentate, e per lui riversate nel Mondo. Tanto osceno e turpe è il suo potere, che non solo il mondo cade corrotto e oscuro, apparendo come distrutto e marcio, bensì anche i cuori di chi sia vicino al Fulmine verranno privati del bene, mostrando tutta la malvagità che possiedono, e colmandosi di ogni cattivo sentimento.


    Analisi dell'abilità:

    Raggio d'azione: 7 metri con centro Yin

    Nota 1: L'effetto svanisce al di fuori dell'area, ed il Guardiano ne è immune, godrà del bene e del male nell'esatta misura in cui gli sarà stato causato (qualora dovesse subirne).

    Nota 2: Questa abilità non riscontra effetto qualora il Fulmine sia impegnato in un combattimento.

    Nota 3: Passiva utilizzabile solo in scene Gdr e Quest; inoltre, se gli oggetti in questione sono schermati da una qualche difesa magica, la Passiva potrà non avere effetto (questo a discrezione del Master).

    Nota 4: Come si evince, è una passiva dal duplice effetto: da un lato mostra le cose nel loro aspetto peggiore e più corrotto e disperato, dall'altro pulisce gli animi delle creature dai buoni o felici sentimenti, infondendo, per quanto sia possibile, malvagità e cattivi sentimenti (quali mal disposizione verso il prossimo, diffidenza etc...) E' bene ricordare che gli altri Guardiani sono immuni da questa passiva (a meno che non scelgano di subirla), e che i loro rispettivi Affini (ovvero Drusilia Galanodel, Sylvanas, Amelie e l'ultimo ancora mancante) ricevono questa passiva in maniera molto mitigata (a meno che, come per i Guardiani, non scelgano di subirla interamente).

    La Terza Essenza: Fuoco

    "...Poiché Questo era, la Terza Essenza: Energia dei Primordi, movimento incessante del Caos Primigenio, e nelle Cose ha il Colore del Fuoco..."

    Non vi è, nel mondo delle Cose che Sono, alcun fuoco, alcun calore tanto stringente e aggressivo tale da sfiorare la pelle del Terzo, né d'accendergli sudori furenti; la fiamma del sole non lo colpirà, né l'incendio del bosco, perché un fuoco, o qualcosa che produca calore, è sotto il dominio di Huo Yin Lei, e non vi è alcun servo che nuoccia al proprio padrone.

    Analisi dell'Abilità
    Il Terzo Guardiano è immune alle fonti di calore, dirette (fiamme) o indirette (ambiente caldo), non ricevendo da esse alcun danno o disagio fisico.

    Nota: Passiva scenica propria della classe Elementalist, che in nessun modo inficia fonti di calore dipendenti da tecniche a consumo, cui il personaggio risulta suscettibile, limitandosi a ravvivare l'interpretazione, essendo che non possa avere insolazioni,
    sudori o ustioni in ambienti aridi, e maneggiare le fiamme senza che la pelle venga corrosa.


    Nero sguardo di serpe

    "...Il Terzo non teme la Tenebra, poiché egli la domina e da essa trae blasfemo piacere, i segreti svelandone..."

    Nessuna cosa può nascondersi agli occhi del Guardiano, nessuna che si creda tanto scaltra da rifugiarsi nella scura tenebra: i rossi occhi di Huo Yin Lei penetrano i cupi veli del Buio, poiché questi dal buio vengono, e con loro tutto lo spirito dell'Essenza. Che sia notte o che ci si sia privati di luce, il Fulmine potrà osservare e vedere, perché è l'oscurità la sua vera luce.


    Analisi dell'abilità:
    Gli occhi del Terzo Guardiano non sono influenzati dalla condizione di buio, sia essa naturale (notte) oppure indotta (da tecniche oppure da azioni, come ad esempio chiudere porte e finestre), pertanto egli avrà una visione perfettamente nitida di cose e persone, assolutamente uguale a quella che normalmente possederebbe in condizioni di luce.

     
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    Una comunità che non poteva realmente definirsi tale. Ecco cosa lo stavano portando a pensare l'esperienze vissute tra gli abitanti della superficie. Il loro "nido", Merovish, sembrava più una tana di vipere, dove i forti si cibavano dei deboli per prosperare. Non c'era interesse nel preservare il bene collettivo, ognuno e pensava ai propri interessi e le contese, risolte attraverso giustizie private e accessibili unicamente a chi aveva potere o quella cosa chiamata denaro, di cui andavano inspiegabilmente matti.
    Come poteva esistere una società del genere, come faceva a reggersi quando nessuno sembrava realmente intenzionato a proteggere il benestare della comunità? Era questo ad affascinare l'elldroc, il misterioso meccanismo che permetteva a coloro giunti dall'alto, di sopravvivere nonostante la natura egoista.
    Avevano una strana usanza per risolvere i loro problemi, affiggere richieste scritte su carta, in bacheche di legno disseminate in tutta Merovish.
    Richieste d'aiuto diverse tra loro, le quali potevano variare dalla protezione, fino allo sbarazzarsi di qualche individui non molto apprezzato dal committente. Il tutto dietro un adeguato guadagno... una sorta di baratto dove si offrivano le proprie competenze, prestando servizio ricevendo così quel denaro, con il quale aveva scoperto la possibilità di ottenere vitto e alloggio e qualsiasi altro eventuale fabbisogno.
    Era assurdo che con dei semplici minerali lavorati, fosse possibile ottenere della carne, o una stanza dove dormire. Eppure era quella la realtà dei fatti, così funzionava in quel mondo caotico, privo di una vera logica.
    Egli avrebbe imparato, adattandosi alla sua nuova casa.

    Ed era proprio in una quelle bacheche, che la curiosità dell'Evoluzione si fece vivida; notando un volantino diverso dagli altri causa richiesta. Timbri o qualsivoglia genere di firma per indicare posizioni di spicco, non avevano alcuna importanza per l'elldroc in quanto, non ne riconosceva il significato. Vuoti simboli, di scarso interesse rispetto alle parole scritte.
    La ricerca di progenie scomparsa, del futuro di una comunità. Davvero per gli abitanti della superficie, il loro futuro valeva un prezzo in moneta? Inconcepibile; ma erano le loro regole, il loro mondo e non poteva far altro che sottostare, agire come loro simile.
    Senza indugi, strappò il volantino -ben nascosto- dalla bacheca, recandosi lì dove il suo aiuto era richiesto. Dopotutto aveva bisogno di denaro, non in grande quantità ovviamente ma il necessario per potersi permettere cibo e un luogo protetto dove dormire oltre magari a richiedere servigi da qualche artigiano di armi.

    Il Distretto delle Luci. Un luogo strano per chi come l'Evoluzione, era abituato all'oscurità totale. Tanti cristalli disposti a emulare quel che di notte, accadeva nella reale superficie, quella composta da stelle e cielo invece di uno sterile soffitto in pietra. Uno dei luoghi più sicuri di tutta Merovish... relativamente parlando poiché mai si poteva ostentare sicurezza nel Bazzar delle Talpe.
    Il recapito era uno strano edificio, il quale stonava con tutte le strutture intorno. Non che a Tatawwur la cosa importasse; per quanto curioso, l'Esperimento non mostrava interessi verso l'architettura sostenendo che una cosa del genere, mai sarebbe tornata utile per i suoi scopi. Un alcova scavata nella roccia, tanto bastava per soddisfare le sue esigenze.
    Con fare poderoso, bussò servendosi del battente per annunciare la sua presenza. Non dovette attendere molto, prima che un uomo in abiti definiti eleganti, aprì il portone, chiedendo all'Esperimento di mostrare il volantino prima di poter proseguire oltre. Non ne capiva il significato poiché il fatto che ne aveva letto il contenuto, non indicava il fatto che già ne fosse entrato in possesso? Una probabile quanto strana usanza degli umani.
    E le stranezze, non finivano lì.

    Gli interni della casa, erano raffinati ed eleganti, tipici della pacchianeria umana ma del resto poteva capirli poiché anche tra gli elldroc era tipico fare sfoggio di trofei. Solo una stanza stonava completamente con l'ambiente circostante, quella in cui gli venne chiesto d'attendere.
    Un ambienta marcio e avviluppato dal degrado. Non sembrava reale, come se qualcosa interferisse con i sensi dell'elldroc piegandoli a un sinistro volere. Ma l'essere ignorava, non poteva comprendere e riteneva quella stanza, tale per come appariva, probabilmente dovuta al capriccio di un ricco dai gusti stravaganti e grotteschi.
    Tutto si contorceva in strane figure, mostrandosi rotto o deteriorato. All'interno della stanza, oltre l'Evoluzione, un uomo il quale sembrava ignorare un simile arredamento e un altro vicino la scrivania, con indosso una grottesca armatura.
    Per un istante, zampillò nell'animo dell'elldroc, l'idea di assalire i due presenti. Nemici della colonia, cosa altro potevano essere coloro che abitavano la superficie? Avidi e rozzi barbari, interessati unicamente a privare la colonia dei propri cristalli, della loro fonte di sopravvivenza.
    Non ne capiva le motivazioni, ma si sentiva inquieto in quel posto. Sentendosi portavo a provare sentimenti d'astio e odio. Eppure era lì per motivi diversi; per preservare il futuro. Cosa non andava in lui?

    Riquadro Tecnico. - Tatawwur.

    Energia: 100%

    Passive:
    Corpo, Evoluzione
    Passiva di resistenza
    Passiva di forza
    Scurovisione
    Forma alternativa

    Doni della natura:
    Armatura Naturale
    Artigli

    Attive Usate:
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    Viaggiatore dei Mondi

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    ~skekDor "il mezzo-Mistico"~

    2euoc53


    Dopo la lunga permanenza nel Bazar delle Talpe, skekDor aveva avuto la possibilità di assaggiare un gran numero di cibi nuovi. C'erano pietanze speziate e dall'aspetto sfizioso, eppure piuttosto semplici; allo stesso modo, cibi elaborati ma dall'aroma stucchevole.
    Il ventre ballonzolava satollo a ogni suo passo per le offerte ricevute-Non aveva sborsato il becco d'un quattrino, anche perché ormai buona parte dei mercanti aveva avuto modo di conoscere e sopportare le "deliziose" sfaccettature del suo carattere-.

    Il mezzo-Mistico marciava appunto per Merovish, quando il cammino lo portò nei pressi di una delle tante bacheche su cui i mortali più disparati affiggevano offerte di lavoro e quant'altro.
    Aveva imparato che lì in mezzo spesso e volentieri si nascondevano delle occasioni niente male. A lui il denaro non interessava: ciò che lo mandava in sollucchero erano le forti emozioni, nonché l'aspettativa di poter banchettare con qualche nuova anima. Solo un minuscolo problema lo separava da tanta gaiezza, però.
    Di carta e ciarpame assortito ce n'era così tanto che sarebbero serviti giorni e giorni interi per ispezionare a menadito lì in mezzo, in cerca di appunti interessanti.
    Ma skekDor non era un povero mortale sprovveduto: lui era un dio, e nel vero senso della parola. Il tempo per lui fluiva in maniera diversa, e aveva potere sulla sua stessa esistenza. Poteva vedere e toccare con mano il vorticare delle sabbie dell'eternità, ispezionare il suo stesso cammino presente, passato e futuro e, in tal modo, alterarlo...
    Questo tornava molto utile in occasioni come quella. Così, anziché mettersi davvero a cercare una buona offerta di lavoro, impose a se stesso di effettuare una minuziosa ricerca sui fogli esposti in bacheca.
    Quindi, subito dopo, controllò nel futuro gli effetti di quella scelta. Ed ecco quindi la risposta. In breve, grazie a un semplice quanto banale paradosso temporale, aveva puntato subito sul foglio ben nascosto, quello recante un timbro speciale.
    Lo strappò dal muro nella sua interezza, e poi ne scrutò il contenuto, mugugnando compiaciuto. Non sapeva a cosa l'avrebbe portato quell'impresa, perché come suo solito odiava rovinarsi le sorprese. Aveva sbirciato quanto bastava per sapere che, se si fosse messo sul serio a effettuare una ricerca approfondita, di tutti i manifesti avrebbe scelto quello che ora si ritrovava fra le zampe.

    In breve, raggiunse seguendo le indicazioni l'abitazione del nobile che aveva redatto quell'"invito". Si trattava di ritrovare suo figlio, disperso chissà dove e perché. Quisquilie, per lo Skeksis: suonava come una faccenda interessante, e tanto bastava per mettere in moto la sua testolina.
    La vista della villa lo lasciò quasi senza fiato -E sì che lui non respirava già di suo!-: quanto sfarzo, che linee così in contrasto col modesto lerciume di Merovish. Costui era un aristocratico per certo, pensò il mezzo-Mistico varcando l'entrata.
    Il maggiordomo che l'aveva accolto desiderava vedere il manifesto. Glielo mostrò senza remore, bello e pinto così come l'aveva arraffato, qualche giorno prima. S'era preso tutto il tempo per raggiungere il villone: a lui andare di fretta non piaceva.
    Comunque, presto venne condotto negli ambienti interni, ed ebbe così modo di apprezzare ancor più le fini sculture e l'architettura gustosamente sfarzosa.
    Al termine del breve tour, si ritrovò così in una stanza. Doveva aspettare lì il padrone di casa e, nel frattempo, far la conoscenza con quelli che sarebbero stati i suoi compagni di ventura in quell'ennesima impresa.

    Già appena varcò la soglia, comprese appieno che prendersi il disturbo di partecipare a quel nuovo gioco valeva la candela. C'erano due creature lì con lui, a esclusione della guardia posta a difesa della porta successiva.
    Di una, skekDor poté sin da subito scorgere le fattezze bestiali. Aveva un carapace a proteggerne la carne, un aspetto tozzo e massiccio, e cosa più importante gli ricordava una sua vecchia conoscenza di Thra: era molto simile a un Garthim!
    "Oh, per il Cristallo..." Bisbigliò con un filo di voce, commuovendosi a quella vista. Cacciò subitamente la zampa in una tasca della veste, estraendone un fazzoletto di seta lindo e pinto e usandone le estremità per asciugarsi delle gelide lacrime che gli avevano rigato il muso.
    A un occhio esterno il suo comportamento sarebbe parso eccentrico e smaccato, ma pochi potevano dire di aver subito ciò che era capitato a lui. Perciò, scorgere su Endlos qualcosa che gli ricordasse così tanto casa aveva smosso nel suo cervello memorie malinconiche.
    Fu solo questione di pochi secondi, in ogni caso. skekDor era solito a cambi bruschi di umore.
    Perché quando invece soffermò l'attenzione sull'altro, beh...
    "Ma tu..." Iniziò, e s'interruppe. I suoi sensi non sbagliavano. L'anima dello sconosciuto dai capelli neri non apparteneva a un semplice mortale. Che lieta sorpresa! Stava forse per incontrare un'altra delle poche divinità che calcavano le terre di Endlos?
    Ovviamente non aveva riconosciuto l'essere che aveva già incontrato in sogno, durante il ballo in maschera. Questi aveva fattezze diverse, e per via della natura onirica del ritrovo non aveva neanche potuto sbirciarne l'anima, quella volta.
    Gli si fece vicino, e s'accorse dell'inganno che questi stava perpetrando ai danni... beh, dell'ambiente circostante. Trucchetti di quel tipo su di lui non avevano il minimo effetto, ma poteva chiaramente percepire ciò che stavano vedendo invece lo scarafaggio gigante e la guardia in armatura: una realtà corrotta, un odio instillato con la forza nei loro animi.
    La realtà corrotta in verità la vedeva anche lui, e forse il potere dello sconosciuto la rendeva vera e tangibile.
    Che fosse una divinità malevola? Davvero niente male. Se così era, forse stava finalmente per fare la conoscenza di una presenza affine.
    "Quale lieta sorpresa per i miei occhi, incontrare in un posto del genere un altro essere superiore."
    Iniziò, e subito dopo si esibì in un regale inchino. Prese i lembi della gonna, li sollevò quanto bastava per scoprire i calcagni, e infine reclinò il capo in basso e flesse le ginocchia: "Ah, perdona la mancanza di tatto. L'emozione mi aveva avvinto. Io sono skekDor, divinità del Grande Cristallo del mondo di Thra. Più che pago di fare la tua conoscenza."

    A quel punto, l'essere che somigliava tanto a un Garthim era passato in secondo piano. skekDor ora non aveva che occhi per la figura di Huo Yin Lei.
    Alla faccia dei suoi bruschi cambi di umore!

    Salute: 100%
    Energia: 110%
    Classe: PRIMARIE: Elementalista - Avatar - Trickster

    Armamentario:

    - Frammento del Grande Cristallo:
    Si tratta di una minuta porzione, della grandezza d’una mela, del Grande Cristallo originale. Il colore ricorda quello dell’ametista, anche se le tonalità variano considerevolmente a seconda dell’ora del giorno e dello stato mentale di skekDor. Normalmente si trova all’interno del corpo dello Skeksis, il quale lo vomita fuori solo nel caso in cui dovesse bagnarsi nei suoi raggi curativi. E’ un oggetto che può venire utilizzato solo dalle divinità: nelle mani di un qualunque mortale apparirebbe come una semplice pietra preziosa.
    La scheggia del Grande Cristallo erige inoltre naturalmente un velo invisibile tutto attorno al corpo dello Skeksis, la cui robustezza è equiparabile a quella di una corazza pesante. Ogni colpo portato a questa protezione evanescente produce sprazzi d’energia violacea. Qualora la barriera dovesse cedere, le zone di frattura diverranno visibili a occhio nudo e, fino a completa rigenerazione del potere, non sarà possibile innalzarne un’altra

    - Caesti eterei:
    Qualora la situazione lo richieda, skekDor attinge al potere del Grande Cristallo per ricoprire mani e avambracci di vispe zaffate di mana fluorescenti nel verde, che ricordano nella forma dei guanti da combattimento avvolti dalle fiamme. Queste insolite armi hanno la resistenza dell'acciaio e, a ogni colpo portato, lasciano dietro di loro una scia eterea che scompare dopo pochi secondi (La scia è scenica e non ha consistenza). La gittata dei colpi è di circa un metro da ciascun avambraccio di skekDor

    Passive:

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

    - Signore del Cristallo:
    Il frammento del Grande Cristallo consente allo Skeksis di accedere a una fonte pressoché inesauribile di potere e di evocare i suoi incanti in maniera istantanea.. Inoltre, skekDor ha la capacità di accorgersi di essere oggetto di eventuali intrusioni mentali. Infine, la barriera naturalmente prodotta dalla gemma difende il suo padrone anche dalle emozioni indotte dagli avversari più meschini [Abilità Passiva - Aumento della riserva di mana del 10% + Instant Casting + Mindfuck-Alert + Difesa dalle malie]

    - Potere Passivo di Classe Elementalista:
    L'acqua non intacca il corpo di skekDor in alcun modo. Il mezzo-Mistico potrebbe ad esempio rimanere in un torrente per giorni interi senza risentire di alcuna conseguenza relativa al lungo periodo di tempo trascorso in ammollo. Inoltre, (non respirando affatto già di suo) può restare in apnea quanto desidera [Abilità Passiva – Immunità scenica all'acqua]

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    Edited by Nightrun - 8/4/2017, 20:42
     
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    LAZAV
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    Per un osservatore attento quale Lazav -per un fine conoscitore di Merovish e dei suoi abitanti- non c'è nulla di più ilare dell'accorgersi di come ad ogni capitolo la Storia cambi senza mai mutare la propria trama, di come ogni punto di vista getti nuova luce ma ricalchi sempre le medesime impressioni, di come ogni personaggio sia protagonista e comparsa entro un copione che fa del perfetto tempismo la chiave per rinnovarsi senza mai subire alcuna sostanziale differenza: ad un occhio allenato -e ad una mente capace- questo genere di dettagli fortuiti paiono quindi coincidenze volute, al punto che un sogghigno si fa facile ed immediato ma lesto lo si nasconde per non tradirsi agli occhi altrui.
    Questo, almeno, finchè ogni cosa segue i piani che il Genio ha tracciato -questo finchè quegli occhi allenati e quella mente capace non vengono offuscati ed ottenebrati da una svolta contro la quale non si era preparati. Allora le cose cambiano, mutano, perdono il proprio inviolabile stato di perfetta sceneggiatura: i fili si spezzano, le marionette divengono autonome, i guai si affacciano...

    E io sono Llaba, il Primogenito, vostra nuova divinità.

    Su di un palcoscenico che già vede i suoi primi attori -i suoi soliti attori- troppo imbarazzati e tesi per destreggiarsi come sarebbe d'uopo nel primo giro d'inchini -su di un trono che vorrebbe incoronare la nuova entrée, Yin, quale regina d'intraprendenza e di perfidia- ecco che ora compare un nuovo elemento, un nuovo re, in tutta la sua sbeffeggiante e magnifica giovinezza (che per suo ruolo e per suo scopo egli non accenna minimamente a celare, ma anzi calca con forza non appena il Male lo ghermisce e lo sobilla verso una negatività pregna d'invidia e foriera d'infinita boria).

    Quale ospite della mia venerabile benevolenza sarà bene tu rechi giusto omaggio alla mia ineffabile persona.

    Lo sbruffoncello non avrà che diciottanni umani -forse meno- ed il corpo efebico malcelato da una giacca di taglio esotico, lasciata volutamente aperta e nelle tonalità di un blu deciso ma rassicurante, non tarda a ricordarvi che la bellezza è un bene effimero quanto infidamente pericoloso -che il potere è giovane, autoritario ed invitante- ed uno sguardo fisso, puntato, irremovibilmente sicuro di sè s'accompagna ad una mano che mette in mostra una grossa fibbia poco sotto l'ombelico glabro -un ennesimo segno della sua spavalderia tracotante, un chiaro richiamo ad un'energia ed una prestanza che vogliono esprimersi indiscusse e che cercano di far presa con la propria influenza.

    E così per tutti voi.

    La sua bocca s'incurva allora in un sorriso evidentemente sadico, ebbro d'ego e di supponenza, mentre il monito ch'egli vi rivolge vi trafigge uno alla volta assieme a quelle sopracciglia curate quanto minacciose -a quei pozzi scuri che il vostro ospite sfoggia con tutta la propria aggressività. E' chiaro che non ci sia quartiere tra voi -è chiaro che una lotta sia già in corso- per quanto voi siate appena giunti e da fuori siate stati chiamati al suo cospetto; eppure, complice la malia che insozza l'aria, il Lazav sotto mentite spoglie cade appieno nel proprio personaggio e lo vive ben oltre quanto sia per lui lecito fare: frattanto che il maligno s'irradia dal Terzo Guardiano ecco che il Genio non sarà se stesso bensì un pericoloso, litigioso, altezzoso principino sprezzante.
    E questo, miei signori, è il più bel imprevisto che potesse capitare a tutti noi.

    Non sarà necessario che v'inchiniate ai miei piedi... ma vi sarà opportuno farlo se così dovessi mutare consiglio.
    In questa casa il mio rispettabilissimo Padre estende un'egemonia indiscussa, ma al di fuori di qui la città tutta obbedisce a me.

    Il ragazzino colma allora il divario che vi separa, taglia le distanza dalla soglia da cui v'ha avvertito e -ignorando le provocazioni che sareste in diritto di lanciargli- si lascia cadere teatrale su di una delle due poltroncine.
    Non sceglie il trono oltre la scrivania -come v'ha appena detto non è così folle da sfidare la collera del genitore- eppure lo è fin troppo per porsi in un breve faccia a faccia contro il nero demone che staziona eretto al centro dello studio -avendovi scrutati entrare, avendo già veduto da oltre la scalinata e sapendo perciò a chi è da imputare quel lerciume d'interni e di passioni, il giovane belligerante ferma per un istante il proprio volto contro quello dell'Ombra: è una sfida tracciata e senza precedenti, una guerra che s'esprime in un improvviso sbuffo derisorio ch'egli completa con un sogghigno -quel sogghigno, per quanto irrimediabilmente distorto- quando decide di oltrepassarlo volgendogli le spalle e di poggiarsi comunque su di una poltrona ostentatamente deturpata.

    Dal primo degli straccioni all'ultimo dei vostri bisogni.
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  6. _MajinZ_
     
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    Passano alcuni minuti prima che il padrone di casa si presenti a voi, ma in quel poco tempo avete modo di fare la conoscenza di un membro della famiglia che, con il suo fare altezzoso e prepotente, vi fa subito capire quale sia il vostro posto... volatile, insetto o divinità che siate. Probabilmente per delle divinità quel comportamento può risultare ridicolo, alla fine si tratta di un misero mortale, ma per ogni altra creatura terrena la difesa della propria casa e del proprio status sociale, sono dei principi basilari da non dimenticare. Ad ogni modo i movimenti della guardia attirano la vostra attenzione, quando quest'ultima batte il manico della lancia al suolo, decretando con il classico clangore metallico l'arrivo del capofamiglia.
    La porta accanto a quella da voi varcata si apre e il maggiordomo ritorna nella stanza, posizionandosi accanto all'anta così aperta per poi schiarirsi la voce e parlarvi con un tono rispettoso e fermo.
    Il mio padrone, il signor Ishari Badir Alashard.
    Quello che entra nella stanza è più simile a un relitto che a un uomo. Il suo viso è la prima cosa che vi colpisce, sfigurato dal dolore più terribile che va oltre il semplice rapimento, come se abbia già perso la speranza di ritrovare il sangue del suo sangue ancora in vita. Gli occhi sono incavati e le rughe accentuano la sua aria afflitta, angosciata. Anche i suoi abiti rifletto la sua condizione, non vi è eleganza in quella divisa disordinata, avvolta da un mantello di pelliccia che però riesce a nascondere ben poco. E quando entra nell'aura del Guardiano, ogni dettaglio peggiora ancora di più, mostrando un aspetto ancora più spaventoso, imbruttito dal male. L'uomo anziano si siede al suo posto, sul trono, quindi vi squadra uno per uno... soffermandosi sul suo figlio primogenito. E' odio quello che gli rivolge o è solo un'impressione?
    Siete voi quelli che ritroveranno mio figlio? Un insetto, un ridicolo pollo e uno straccione? E' proprio vero che questo mondo sta andando a rotoli.
    Ishari non ha peli sulla lingua e capite subito da chi ha presto quello sbruffoncello. Non ha rispetto per chi si ritrova davanti, comportandosi proprio come un dio in terra. L'uomo sospira prima di riprendere a parlare, anche se ciò gli costa davvero tanta fatica.
    Talid è scomparso da ormai tre giorni. Lui è il mio legittimo erede, gemello del qui presente Llaba ma comunque primo nella linea di successione. Tre giorni gli ho dato un incarico diplomatico che l'avrebbe condotto fuori da Merovish, ma purtroppo non ha mai lasciato la città... abbiamo trovato la carovana in fiamme verso uno dei cunicoli d'uscita, ma di lui nessuna traccia. Non ci sono state minacce o avvisaglie, non sappiamo chi potrebbe averci preso di mira.
    Quel racconto gli costa tanta sofferenza, ma non faticate a leggere quanto sia legato a quel figlio che ha visto la luce appena due minuti prima dell'altro... e quanto denigri in modo tanto ingiusto il figlio più “piccolo”.
    Fino ad ora nessuna ha accettato l'incarico, sembra che tutti abbiano paura di qualcosa. Ma voi siete qui e vi chiedo di ritrovare il mio successore... vivo o morto che sia. Ve ne prego.
    Stringe i pugni, lo sguardo si riempie di sangue.
    Ma vi chiedo di sterminare chiunque gli abbia messo le mani addosso. Solo io posso.
    Forse a causa dell'influenza di Yin, è veleno puro quello che scaturisce dalla sua bocca e forse dice anche troppo, cercando di nascondere qualcosa nelle ultime tre parole sussurrate. Qualcosa che Llaba percepirà sicuramente con disgusto, ma solo un orecchio attento può cogliere quella perversione neanche troppo velata.
    Llaba vi condurrà sul luogo del disastro, se avete domande è questo il momento per farle.
    Il tono del capofamiglia torna ad essere più rilassato benché fin troppo infastidito, tuttavia i pugni sono ancora stretti e la mandibola trema leggermente. C'è qualcosa di tremendamente sbagliato in lui, un mostro che però non si nasconde e mostra a tutti la sua presenza.


    _ __ ___ __ _



    Turnazione: Libera
    Scadenza: 25 Aprile
    Note del QM: Le cose si complicano... a voi la tastiera 8D
     
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    LAZAV
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    Come il migliore dei guastafeste, il padrone di casa irrompe nella saletta dei convitati con largo anticipo, di fatto sciupando per Lazav ogni possibilità di saggiare questo nuovo spettacolo in modo autonomo e privato: la comparsa del venerabile padre -relitto d'un uomo che in Merovish affonda le proprie radici immorali- trancia infatti la brevissima conversazione di cui il Genio ha offerto spunto agli altri e -sebbene l'autorevolissimo Ishari Badir Alashard dia prova di pari temperamento ed altrettanto innegabile dispotismo- ribalta in modo marcatamente evidente le verità or ora spacciate alla platea.

    Onerevole Padre...

    Il ragazzino fasullo si spende allora in un primo, arrendevole ossequio, evitando però l'inchino, d'alzarsi od ogni altra forma di corretto rispetto al punto di rimaner anzi svaccato sulla poltroncina senza dar segno alcuno di rimettersi in composta dignità dinnanzi al dio-genitore.

    ...forse dimenticate la Quarta Legge dei nostri avi -forse il dolore offusca la vostra mente e fareste meglio a riposare.

    Eppure egli sa che non è così -è chiaro dallo sguardo del padrone di casa, è evidente dalla forza delle sue parole seconda soltanto alla disperazione cieca per la perdita dell'altro figlio o al disprezzo per lo stesso Llaba: egli non ha dimenticato ma anzi, in ciò ha riposto ogni sua speranza.

    Le Tavole della Legge non lasciano adito a dubbi: Primogenito in terra Nayit è colui che -a prescindere dal diritto di nascita- primo giunge a compiacere il padre superando il Rito.

    Prima di assumere queste sembianze Lazav s'è infatti ben informato circa le usanze ed i costumi di questa contorta famiglia: stranieri di un altro mondo, il ceppo familiare presso cui s'è infiltrato trae origine da ricchi ed avidi mercanti i quali, onde evitare di crescere un figlio che tradisca la fiducia concessagli e distrugga la fortuna accumulata, possiedono tutta una serie di codicilli ereditari d'interessante fattura (codici cui il qui presente Ishari si attiene ben oltre il pudico buonsenso).

    Sappiamo entrambi che mio fratello non vi è riuscito. Non in quello.

    Il tono è duro, fermo, irremovibile: complice la debolezza del padre -complice un'adeguata indagine tra ricordi, pensieri e desideri di vendetta del vero Llaba, ad ora fatto opportunamente sparire in uno dei molteplici covi che gli Eversori hanno sparso per la capitale del Sud- il Primogenito autoproclamatosi porta oltre un confronto sul quale non ha intenzione di perdere nè di giungere ad un pareggio. Lazav sa che non è quello lo scopo della sua missione, eppure... ben conosce le attività cui potrebbe avere gratuitamente accesso insediandosi in quella casa e sostituendosi al legittimo erede (una volta che, fuor d'ogni dubbio, il legittimo erede venga nominato nella persona di Llaba).

    Talid ha un unico deplorevole primato.

    Dichiara infine, rivolto ora più che altro ai recenti ospiti che non al padre o alla servitù; il disgusto che filtra dalle sue parole fa rapidamente seguito a quel borbottio malsano or ora sfuggito al padrone di casa, rendendo edotti i propri astanti circa l'effettiva natura incestuosa del morboso interesse paterno nonchè della totale disapprovazione (e probabilmente delle distorte vessazioni) che questo Primogenito di fatto riserva invece al primogenito per nascita.

    Ed io non ho alcuna intenzione di strapparglielo.
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    ~skekDor "il mezzo-Mistico"~

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    L'ultimo venuto ispirò sentimenti contrastanti in skekDor. Il mezzo-Mistico si sentì di credere alle sue parole, pur vedendo palesemente l'anima mortale che gli vorticava in corpo. Eppure, c'era qualcosa nella dialettica e nei modi del giovinetto che lo avvinceva.
    Non si sarebbe mai inchinato al suo cospetto, e questo per un semplice gioco di parole e di circostante fortuite: il ragazzotto s'era introdotto come divinità, pertanto lo Skeksis l'avrebbe trattato come suo pari. E fra pari, al massimo, si condivide del "tempo insieme" in privata sede. Ma non era quello il caso. Nelle forme, il giovinetto era ancora immaturo e poco appetibile agli occhi dello Skeksis: buon per Lazav, per altro.
    Gli rivolse solo il medesimo inchino che aveva offerto poco prima a Huo Yin Lei. Anche perché, di lì a poco, arrivarono delle squisite novità.

    Fece infatti ingresso il padrone di casa, in tutta la sua disgrazia.
    "Mmmh..." Mugugnò stridulamente lo Skeksis a quella vista, ebbro di piacere. Poteva quasi sentir pizzicare il palato di fronte a una tanto gustosa anima tormentata. Probabilmente, il condimento migliore per un simile cibo sarebbe stata la dipartita del figlio che aveva tanto a cuore. Oh, gioia. Oh, giubilo. Che pasto luculliano sarebbe stato, se il fato avesse deciso così!
    Le prime parole di lui non fecero affatto mutare il giudizio dello Skeksis. Anche perché gli era appena stava rivolta un'offesa non da poco.
    Se ne fregava dei problemi di quel padre afflitto. Nessuno aveva il diritto di apostrofarlo a quella maniera!

    Aggrottò lo sguardo e, senza scomporsi più di tanto, tuonò in direzione del meschino umano tutto il suo disprezzo: "Tieni a freno la lingua, mortale. Sei al cospetto di uno dei Signori del Cristallo!"
    Non aggiunse altro, poiché era lì per uno scopo preciso. Inoltre, sapeva che comunque fosse andata la faccenda, lui ne avrebbe giovato. Riportare il figlio a casa gli avrebbe fruttato una ricompensa cospicua. Dare al padre la notizia della sua eventuale morte violenta, e infine consumarne lo spirito, avrebbe portato parimenti al medesimo risultato.

    Il resto del discorso del padrone di casa, per quanto possibile, mandò ancor più in sollucchero skekDor. La divinità si lappò il becco vorace a lungo quando sentì proferire la parola "sterminio": significava che aveva un pretesto per ammazzare qualche mortale e strappargli via l'anima. E nella sua pancia di spazio ce n'era più che a sufficienza per un simile trastullo.

    Così incurante del secondo figlio -Quello che al momento credeva essere una divinità, senza considerare il paradosso scaturito da un simile assunto-, nonché della richiesta del padrone di casa riguardo l'esporre eventuali dubbi, si chiuse in un silenzio di tomba, scandito di tanto in tanto da qualche lieve seppur stridulo mugugno.
    Morte, dolore, sofferenza e dannazione permeavano la casa in cui si trovava, e aveva come il sentore che anche il futuro non gli avrebbe portato di meno. Ah, ora sì che iniziava a esser convinto della scelta fatta!

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    Mai più schiavi.
    Una frase che nella mente dell'Evoluzione, divenne ricorrente in quella situazione. Non sapeva spiegarsi come mai, si sentisse portato a provare sentimenti così negativi. Non aveva mai provato odio o rabbia verso gli esseri della superficie, ma in quel momento i loro modi di fare lo stavano infastidendo. Non era uno schiavo, gli Elldroc non prendevano ordini da nessuno se non dalla propria regina e quindi, non si sarebbe chinato in segno di riverenza davanti agli umani; non meritavano un simile rispetto data l'arroganza mostrata.
    In veste di mercenario, voleva comportarsi come tale poiché aveva scoperto come chi si presentasse con tale titolo, offriva i propri servigi unicamente in cambio di denaro, senza alcun giuramento di fedeltà o altro, con contratti i quali si potevano facilmente recidere.
    Neanche il padrone di casa, merita un trattamento di riguardo, l'uomo ridotto quasi a uno spettro, giudicandone l'aspetto fisico, per quanto si mostrasse come dilaniato dalla perdita dell'amato figlio, sembrava celare qualcosa di malsano e grottesco. Nessuno degli individui lì presenti, doveva valere più dei tagliagole che si aggiravano per i cunicoli di Merovish.

    ≪Elldroc, non un insetto.≫

    Lo corresse Tatawwur, oltraggiato da quel paragone grossolano. Seguì comunque il resto del discorso, notando di non essere l'unico a mostrare astio per i modi di fare dell'uomo.
    Avrebbe comunque portato a termine l'incarico, nonostante trovava strano l'attaccamento morboso del padre al figlio, quando ne aveva un altro ben disposto a prendere il posto di successore. Dopotutto non era più importante il bene collettivo e quindi dell'intera casata, piuttosto che del singolo? Ma la sua era forse una visione da Elldroc, dove la colonia veniva prima d'ogni cosa.
    Non era realmente interessato a quei discorsi e la sua più totale mancanza di malizia, lo portavano probabilmente a non comprendere i velati significati di alcune parole.
    Gli bastava sapere che Llaba li avrebbe condotti lì dove avevano trovato le carovane in fiamme. Non riteneva necessario avanzare domande... o forse no?
    A Merovish non era una rarità sentire di sequestri e omicidi, ma assalire una carovana intera all'interno della città? Bisognava essere preparati per una cosa del genere, non era da escludere un attacco premeditato.

    ≪Chi era a conoscenza dei preparativi della partenza di vostro figlio?≫

    Sembrava illogico pensare a un casuale sequestro dovuto a banditi interessati a un buon bottino da intascare. Loro avrebbero chiesto un riscatto, mentre -per il momento- sembrava più conveniente tenere lontano il primo erede della casata... ammesso e concesso che fosse ancora vivo.
     
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  10. Huo Yin Lei
     
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    Come il pozzo nero dell'abisso, che paia fermo e muto nell'oscura dannazione, ribollendo e marcendo dentro, tale era l'aspetto del Guardiano alla presenza di quella compagnia affatto omogenea: né quando venne un grosso insetto dalla postura umana, né quando tornò incubo di un ricordo, il violaceo pollo che, tempo prima, aveva impoverito la serata con la Stella, al ballo di sogno; soltanto il labbro egli storcette,
    quando SkekDor gli rivolse parole d'ossequio, senza averlo riconosciuto, o fingendo di non averlo fatto. L'Ombra non aveva desiderio di parola,
    restando invece fermo ad attendere che il seme della corruzione che strisciava tutto intorno alla stanza, l'afferrasse e la precipitasse nell'infamia,
    scurendo i cuori delle creature che circondavano l'Essenza, quale essa fosse un burattinaio e il mondo dei pupazzi, o uno spettatore d'un teatro disperato.
    L'attesa venne premiata.
    Apertesi le porte una terza volta, vi entrò un giovane dall'incarnato efebico: proclamatosi dio fra gli uomini, apostrofò tutti con saccenza e superbia, sfoggiando un'autorità tutta sua, volendo giocare al tavolo dei Potenti. E tuttavia, persino quando egli volle cercare di farsi beffe dell'Essenza, ella non mutò nel corpo, né mostrò fiamme o dileggio: pareva, invece, godere delle parole di quello, che erano come un volgare liquido nelle viscere dell'Eterno, e tutto lo avvelenavano, perché non vi è nulla che abbia maggior piacere, agli occhi del Male, di qualcuno che viva nella menzogna e nella corruzione, e schiacciato dal peso del Nero Potere, il ragazzino si mostrava stuprato e vinto; quale piacere, allora,
    farsi dileggiare e trattare come straccione! Disprezzo e disgusto, invece di offendere l'Eterno, lo eccitavano fin nell'animo volgare, tanto che non seppe trattenere, né volle nascondere, ciò che sotto il ventre, s'andava agitando.
    Altro non fece, nel corpo, se non sorridere come la vipera sul pasto, spalancando la bocca a far uscire un ghigno velato da soffio, e si inchinò al figlio di quella casata; poi giunse il padre.
    Vecchio e segnato dal dolore, come entrò nella rete del Terzo, fu catturato dia legacci oscuri della Corruzione e nelle vesti si intessettero, malevole, le trame vili del veleno del Fulmine, e tutto si mostrava decadente e rotto, e il dolore era insanabile, il volto contorto e ferito.
    Questa, questa era la maggior opera del Guardiano, distruggere chi già sia sul filo della morte, aggiungendo orrore all'orrore, e pena alla pena:
    il solo vedere la disfatta del vecchio, acuì il volgare movimento fra le gambe dell'Eterno, e sapere quanto poco fosse l'amore fra padre e figlio,
    essendo chiaro quanto ognuno cercasse di rodere l'altro, fu per il Guardiano un nettare ancora più dolce, il Potere sfilacciando pure quel poco di buono che vi fosse in due animi rivali.
    Udita la storia del vecchio padre, non senza sorridere alla di lui ammissione di violenza incestuosa, cui l'altro figlio rispose palesando il proprio disgusto, il Guardiano si trovò scisso fra due neri pensieri: ricorrere alle oscure arti di cui disponeva, risolvendo la questione in un battito di ciglia,
    godendo del male che ne sarebbe conseguito, oppure fingersi del tutto inutile e disinteressato, restando con gli altri a vedere cosa avesse intenzione di produrre quella malignità che aveva instillato in loro.
    L'Elldroc, a tale razza l'insetto specificando l'appartenenza, parlò per primo, mostrando un pratico interessamento alla vicenda: e dunque, cosa fare? Lasciare che quello conducesse le indagini, o saltare innanzi al carro e dirigere i flussi?
    Mentre ancora ponderava la questione, l'Essenza ruppe il silenzio e, per la prima volta, poterono ascoltare la scura voce: calda, rovente come un marchio sulla carne, ma morbida come le spire di un serpente stritolatore; densa, sembrava scendere come denso fumo dalla bocca eterna, e suonava corrotta e accattivante, perché l'abbraccio del male, nel tono pastoso e fondo, stringeva a soffocare, ma insieme alla morte vi era il sordo piacere dell'abominio. Non vi erano dubbi, nei suoni: egli era puro Male, e come tale era lusinghiero e calmo. SkekDor non avrebbe avuto più dubbi, egli era la maschera di Leone.

    -Ditemi, Signore.-
    Cominciò, sorridendo nell'inchino
    -Cosa siete disposto a dare, per riavere vostro figlio?-



    Oggetti:

    Huī Chuí Shì, il Talismano delle Ossa

    [IMGs3el]http://img706.imageshack.us/img706/6007/images3el.jpg[/IMG]
    "...E per un potere incatenato, Quattro le chiavi: il Talismano sarà lo Scheletro..."

    Ecco Huī Chuí Shì, il Simbolo del potere dell'Ardente Fulmine nato dalla sua stessa Essenza: un oggetto senza tempo, la più grande concessione dell'Ordine; grande è la sua possanza, ma ciò che può operare singolarmente non è nulla, se paragonato al vero scopo di Huī Chuí Shì: nel Rituale della Creazione operato dalle Quattro Essenze, infatti, l'uso dei poteri del Talismano muterà, concedendo uno scheletro alla nuova creatura, ed essa sarà pronta ad accogliere la carne.

    I quattro neri pipistrelli attorno alla gemma sanguigna prendono d'un colpo vita, vorticandovi in circolo, come impazziti, gli occhi come rubini, dietro loro lasciando un fumo nero di tenebra, mentre la pietra brilla blasfema d'un rosso bieco, e nell'aria l'orrendo gusto di sangue quando il potere del Pendente verrà a manifestarsi: esso costruirà le ossa al Mondo, e le caverà dai corpi.


    (Appeso al collo, a contatto della pelle, nascosto dagli abiti)

    Armi:

    Morcarch
    Zanna della Tenebra

    "Quando l'insaziabile fuoco bruciò le tempeste e le sprofondò nell'Abisso, lì prese forma Morcarch: oscuro vessillo di tutto ciò che in questo mondo è male e corruzione, questi esalta l'empia malignità, dilaniando ogni cosa sia santa e pura..."

    La perversione di Morcarch tutta s'inerpica per la nera elsa della katana, sulla quale danzano folli simboli di fulmini e brutture, e da questa continua la tetra marcia nella rossa lama. Quest'ultima è la vera Morcarch: la lama che, per la grande avidità del fuoco s'è fatta rossa e sanguigna tanto da sembrare che bruci, e ciò che un occhio attento riesce a scrutare in questa sono fiamme vive e terribili, danzanti nella follia dell'abisso da cui si generano. Ad ogni modo, ben più oscuro della perfidia dell'oggetto, è ciò che questo è in grado di operare: la tetra lama, che non può nuocere ad alcuno spirito, lascerà un segno indelebile sulla carne, che solo il potere curativo potrà sanare, e nemmeno del tutto; Morcarch colpirà il corpo del mondo, deturpandolo.

    Analisi dell'arma:

    Lunghezza elsa: 30 cm

    Lunghezza lama: 120 cm

    Lunghezza complessiva: 150 cm

    Analisi dell'abilità:

    La lama passa attraverso fantasmi, spiriti e tutte le essenze incorporee, come fosse una normale spada, ignorandoli come farebbe un qualunque altro oggetto, non recando loro alcun danno; quando, però, la lama, o per sua natura, o tramite tecnica, arreca un danno ad un corpo (di creatura o oggetto inerte), tale danno non si rimarginerà a meno che non intervenga, a fine duello, nella giocata o dopo, nella Quest o dopo, una tecnica di cura; se, poi, previo accordo, al giocatore in questione aggrada, in quel caso, pure che la ferita si rimargini, resterà una cicatrice nera.


    (Appesa di fianco, sulla destra, in un fodero che riprende i motivi e i colori dell'elsa)

    Abilità Passive:

    Manto del Crepuscolo

    "Dovunque sia Luce, il Terzo porterà l'Ombra; dovunque sarà pace, il Terzo porterà disperazione; dovunque è santità, il Terzo la muterà in empio peccato..."

    Sorgente del male più terrificante, puro ed oscuro, il Terzo Guardiano getterà nella disperazione chiunque lo accosti, ed il mondo appare sporco, come se il bene venisse distrutto ed ogni traccia di serenità cancellata: un cadavere in pace apparirà sofferente e deturpato, ogni speranza morrà ed il bene avrà difficoltà ad attecchire; la buona realtà attorno al Guardiano si ridurrà, poiché tutto il male e tutta la corruzione del Mondo sono da lui rappresentate, e per lui riversate nel Mondo. Tanto osceno e turpe è il suo potere, che non solo il mondo cade corrotto e oscuro, apparendo come distrutto e marcio, bensì anche i cuori di chi sia vicino al Fulmine verranno privati del bene, mostrando tutta la malvagità che possiedono, e colmandosi di ogni cattivo sentimento.


    Analisi dell'abilità:

    Raggio d'azione: 7 metri con centro Yin

    Nota 1: L'effetto svanisce al di fuori dell'area, ed il Guardiano ne è immune, godrà del bene e del male nell'esatta misura in cui gli sarà stato causato (qualora dovesse subirne).

    Nota 2: Questa abilità non riscontra effetto qualora il Fulmine sia impegnato in un combattimento.

    Nota 3: Passiva utilizzabile solo in scene Gdr e Quest; inoltre, se gli oggetti in questione sono schermati da una qualche difesa magica, la Passiva potrà non avere effetto (questo a discrezione del Master).

    Nota 4: Come si evince, è una passiva dal duplice effetto: da un lato mostra le cose nel loro aspetto peggiore e più corrotto e disperato, dall'altro pulisce gli animi delle creature dai buoni o felici sentimenti, infondendo, per quanto sia possibile, malvagità e cattivi sentimenti (quali mal disposizione verso il prossimo, diffidenza etc...) E' bene ricordare che gli altri Guardiani sono immuni da questa passiva (a meno che non scelgano di subirla), e che i loro rispettivi Affini (ovvero Drusilia Galanodel, Sylvanas, Amelie e l'ultimo ancora mancante) ricevono questa passiva in maniera molto mitigata (a meno che, come per i Guardiani, non scelgano di subirla interamente).

    La Terza Essenza: Fuoco

    "...Poiché Questo era, la Terza Essenza: Energia dei Primordi, movimento incessante del Caos Primigenio, e nelle Cose ha il Colore del Fuoco..."

    Non vi è, nel mondo delle Cose che Sono, alcun fuoco, alcun calore tanto stringente e aggressivo tale da sfiorare la pelle del Terzo, né d'accendergli sudori furenti; la fiamma del sole non lo colpirà, né l'incendio del bosco, perché un fuoco, o qualcosa che produca calore, è sotto il dominio di Huo Yin Lei, e non vi è alcun servo che nuoccia al proprio padrone.

    Analisi dell'Abilità
    Il Terzo Guardiano è immune alle fonti di calore, dirette (fiamme) o indirette (ambiente caldo), non ricevendo da esse alcun danno o disagio fisico.

    Nota: Passiva scenica propria della classe Elementalist, che in nessun modo inficia fonti di calore dipendenti da tecniche a consumo, cui il personaggio risulta suscettibile, limitandosi a ravvivare l'interpretazione, essendo che non possa avere insolazioni,
    sudori o ustioni in ambienti aridi, e maneggiare le fiamme senza che la pelle venga corrosa.


    Nero sguardo di serpe

    "...Il Terzo non teme la Tenebra, poiché egli la domina e da essa trae blasfemo piacere, i segreti svelandone..."

    Nessuna cosa può nascondersi agli occhi del Guardiano, nessuna che si creda tanto scaltra da rifugiarsi nella scura tenebra: i rossi occhi di Huo Yin Lei penetrano i cupi veli del Buio, poiché questi dal buio vengono, e con loro tutto lo spirito dell'Essenza. Che sia notte o che ci si sia privati di luce, il Fulmine potrà osservare e vedere, perché è l'oscurità la sua vera luce.


    Analisi dell'abilità:
    Gli occhi del Terzo Guardiano non sono influenzati dalla condizione di buio, sia essa naturale (notte) oppure indotta (da tecniche oppure da azioni, come ad esempio chiudere porte e finestre), pertanto egli avrà una visione perfettamente nitida di cose e persone, assolutamente uguale a quella che normalmente possederebbe in condizioni di luce.

     
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  11. _MajinZ_
     
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    Il capofamiglia serra con forza i denti, facendoli scricchiolare con un suono fastidioso e a tratti inquietante. Lo che viene puntato su Llaba è truce, irato, segno che non ha apprezzato per nulla quelle parole, tuttavia dopo lo sfogo silenzioso di rabbia iniziale, Ishari non vi diede molto peso vista l'abitudine del secondogenito al lasciarsi andare a comportamenti simili.
    Ricordati di stare al tuo posto, Llaba. Sai bene cosa succede quando superi il limite.
    Quelle parole così distanti dal suo essere padre non nascondono la minaccia, chiunque manchi di rispetto al Relitto finisce prima o poi nel seminterrato, luogo in cui riposa una frusta che brama il sangue di ogni stolto che abbia la geniale idea di sfidare l'autorità. Ma nonostante tutto la valvola di sfogo non si trova nello sfrontato ragazzo, il carico di rabbia infatti viene rovesciato del tutto addosso alla violacea divinità che tanto ha osato.
    Non osare alzare ancora la voce in casa mia. Qui, tra queste quattro mura, sono IO la divinità e non permetto a NESSUNO di mancarmi di rispetto!
    Un violento tossire mette prematuramente fine al suo sfogo, mentre il maggiordomo si affretta a soccorrerlo con dell'acqua e alcune pillole, che in qualche modo sembrano sedare la crisi. Lo sforzo tuttavia è grande e il Signore ne esce visibilmente stremato, ma riesce comunque a rivolgersi all'insetto per rispondere alla sua domanda.
    ...il mio maggiordomo, Dazul, e ovviamente Llaba. Ma lui è solo un incapace, non sarebbe in grado di architettare un rapimento. E Dazul e la sua famiglia mi sono fedeli da sempre.
    Parole sincere ma comunque sprezzanti le sue, tuttavia il padrone di casa perde ben presto interesse nei confronti dell'Elldroc, catalizzato com'è dal comportamento di colui appena definito straccione. Il Relitto quasi si perde nella vista del Terzo, quasi ne percepisce la dannazione, la corruzione e quella perversione che ne permea l'intera persona. Ishari ne è affascinato, eccitato, e si lecca le labbra immerso in un vortice di pensieri impuri.
    Sono pronto a dare tutto me stesso per Talid... lui è il mio gioiello, la mia ragione di vita.
    Nei suoi occhi è facile leggere un amore malato, deviato in un modo totalmente sbagliato ma retto da una serie di complicati rituali e ancestrali regole della famiglia Alashard. Il momento viene purtroppo interrotto dall'arrivo di una nuova persona che trafelata raggiunge Ishari per riferirgli qualcosa all'orecchio. Il ragazzo veste con una tunica ocra, con un turbante che ne nasconde i lineamenti. Gli occhi del capofamiglia quasi si illuminano e un sorriso malsano si disegna nel suo viso ossuto e pallido.
    Talid è stato avvistato nel Distretto dei Caduti.
    Riferisce il Patriarca.
    Si trova insieme a un gruppo di esaltati vestiti di bianco: andate e riportatemelo. Adesso!
    Ogni discorso termina di colpo e quel battere dei pugni sul tavolo vi sprona a muovervi, non c'è tempo per fare patti o altre sciocchezze simili: avete una pista fresca, vi conviene essere rapidi a seguirla prima che si asciughi.


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    Turnazione: Libera
    Scadenza: 5 Maggio
    Note del QM: Avete la pista, vi conviene sbrigarvi uwu
     
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    Sosteneva che la situazione stesse degenerando.
    Nessuno sembrava disposto a mostrare umiltà in una vuota competizione riguardo a chi fosse l'essere di maggiore rispetto. Per quanto inasprito da quella strana sensazione che lo spingeva a dover provare avversità verso i presenti, dal suo punto di vista, l'Evoluzione vedeva tutti nello stesso medesimo piano. Nessuno di loro -lui compreso- ricopriva un importante ruolo nella società... erano facilmente rimpiazzabili. La morte di uno qualsiasi dei presenti, non avrebbe sicuramente portato alla fine della loro specie. Per tale motivo evitò, anzi ignorò categoricamente discussioni così infantili focalizzandosi sulla risposta ricevuta.

    Fratello e maggiordomo. Solo loro erano al corrente della partenza e quindi, per quale motivo non considerarli colpevoli? Aveva visto che tra gli umani, il concetto di fedeltà era spesso vago e poteva facilmente spezzarsi. Anche il desiderio di potere e prestigio li spingeva a compiere atti efferati verso i loro parenti... lo aveva sentito da qualche cantastorie in una taverna e gli sembrò veritiero il racconto.
    Oppure per quale motivo, valutando le circostanze, escludere la possibilità di un finto rapimento per allontanarsi da un padre del genere? Sembrava esserci qualcosa di sbagliato in quel rapporto padre e figlio... un distorto affetto.
    Pensieri che preferì non esporre, anche quando giunse un individuò che vociferò qualcosa all'anziano padrone di casa.
    Una svolta forse positiva per portare a termine il compito. Sapevano dove si trovava e con chi girava.
    Il perché non aveva alcuna importanza, stando all'accordo del contratto doveva unicamente limitarsi a recuperare il figlio e a meno di eclatanti novità, non intendeva cambiare i propri piani.

    ≪Perfetto.≫

    Trovava strano che il ragazzo e i suoi rapitori si trovassero nel distretto degli schiavi; ma dopotutto ancora non comprendeva pienamente il comportamento umano. Voleva solo mettersi in marcia per il distretto insieme a suoi fantomatici compagni di missione... i quali non sembravano brillare per spirito di collaborazione. Forse proprio per questo erano individui ideali per apprendere il concetto dell'individualità.
     
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    ~skekDor "il mezzo-Mistico"~

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    Il Garthim aprì bocca per parlare, e questo fece inarcare in segno di sorpresa il sopracciglio al mezzo-Mistico. Dunque, su Endlos, esseri di quella risma disponevano di una mente superiore. Peccato, poiché sarebbe stato più difficile piegarlo al suo volere. Sì, aveva già iniziato a farci un pensierino, sull'uomo-insetto...

    Subitamente, però, la sua attenzione venne attirata dalla sconosciuta divinità che si nascondeva dietro a una pesante armatura da cavaliere. Colui che rendeva desolata ogni cosa attorno a sé aprì bocca, e il suo tono di voce accese un campanello d'allarme nella mente di skekDor. Lo Skeksis di rado dimenticava qualcuno o qualcosa, nonostante la veneranda età. Men che meno qualcuno con cui aveva passato dei momenti... "eccitanti".
    "Leone?! Aww... Sei proprio tu?" Cinguettò, coprendosi mezzo muso con una mano per mascherare il rossore delle gote.
    Allora, dopotutto, gli aveva detto il vero in sogno. Non che skekDor lo credesse capace del contrario: fra divinità vige il bon ton, è cosa nota a tutti gli esseri superiori.
    Si mosse in punta di zampe vicino a Huo Yin Lei, fermandosi pressappoco al suo fianco. La desolazione portata dal suo potere gli trasmise un gelido brivido lungo la spina dorsale.
    Era difficile resistere alla tentazione di chiedergli se ricordasse del loro ultimo incontro, e se aveva notizie dell'altra bella divinità, la ragazza dai capelli rosa... Per fortuna, in suo soccorso arrivò il padrone di casa. La sua frecciatina gelida distolse per l'ennesima volta l'attenzione di skekDor dai suoi pensieri e dalle sue turpe, riportandolo alla realtà.

    "Impara l'educazione, umano! Tu per primo hai etichettato me e... quest'altro..." si riferiva a Tatawwur, ovviamente, anche se il cenno della mano in sua direzione fu rapido e sbadato: "...in maniera poco cortese. La tua vita non sarà ancora lunga, da che vedo. E forse nemmeno quella del tuo primogenito. Abbi almeno rispetto di chi ti presta soccorso, o l'unico a tenderti la mano sarò io... per strappare la tua anima impura dalle membra malate che ti ritrovi!" Digrignò i pochi denti marci che aveva nel becco per sottintendere meglio il concetto.
    Le iridi vermiglie cercarono poi il volto del Leone. Un sorriso anodino gli si stampò sul becco, mentre diceva: "I mortali e le loro pretese... Poi si sorprendono se noi divinità li abbandoniamo a loro stessi, vero caro?"
    Ascoltò con una certa attenzione il resto del discorso. Era palese che questo "gioiello" che l'umano voleva tanto riavere non rivestiva il ruolo di semplice figlio.
    skekDor lappò un lato del becco, immaginandosi la scenetta.

    Comunque, era ora dei saluti. Meglio così, se fosse rimasto ancora un po', certamente l'avrebbe ucciso. E allora addio missione. Senza contare che non voleva fare un simile torto al Leone. Se lui era lì, significava che aveva dei buoni motivi. Magari più tardi gliel'avrebbe chiesto.
    Volse le spalle al padrone di casa, e imboccò la via della porta: "Andiamo, Garthim. Abbiamo una via da seguire, seppur poco chiara." Disse con fare risoluto, rivolto all'uomo-insetto.
    In verità, il motivo della sua fretta era anche un altro: Huo Yin Lei voleva proporre un contrattino allo sventurato umano. Magari gli serviva un po' di privacy per sancire l'accordo.
    Quanto alla seconda "presunta" divinità -Il bamboccio-, gli fece con grazia cenno di seguirlo: "Seguici anche tu, ragazzo. Avrei piacere di averti come guida in questo viaggio..."

    Salute: 100%
    Energia: 110%
    Classe: PRIMARIE: Elementalista - Avatar - Trickster

    Armamentario:

    - Frammento del Grande Cristallo:
    Si tratta di una minuta porzione, della grandezza d’una mela, del Grande Cristallo originale. Il colore ricorda quello dell’ametista, anche se le tonalità variano considerevolmente a seconda dell’ora del giorno e dello stato mentale di skekDor. Normalmente si trova all’interno del corpo dello Skeksis, il quale lo vomita fuori solo nel caso in cui dovesse bagnarsi nei suoi raggi curativi. E’ un oggetto che può venire utilizzato solo dalle divinità: nelle mani di un qualunque mortale apparirebbe come una semplice pietra preziosa.
    La scheggia del Grande Cristallo erige inoltre naturalmente un velo invisibile tutto attorno al corpo dello Skeksis, la cui robustezza è equiparabile a quella di una corazza pesante. Ogni colpo portato a questa protezione evanescente produce sprazzi d’energia violacea. Qualora la barriera dovesse cedere, le zone di frattura diverranno visibili a occhio nudo e, fino a completa rigenerazione del potere, non sarà possibile innalzarne un’altra

    - Caesti eterei:
    Qualora la situazione lo richieda, skekDor attinge al potere del Grande Cristallo per ricoprire mani e avambracci di vispe zaffate di mana fluorescenti nel verde, che ricordano nella forma dei guanti da combattimento avvolti dalle fiamme. Queste insolite armi hanno la resistenza dell'acciaio e, a ogni colpo portato, lasciano dietro di loro una scia eterea che scompare dopo pochi secondi (La scia è scenica e non ha consistenza). La gittata dei colpi è di circa un metro da ciascun avambraccio di skekDor

    Passive:

    - Semi-immortalità (Passiva):
    L’organismo di skekDor non è dissimile da quello di un cadavere che cammina. Non ha realmente bisogno di nutrirsi, a eccezione dei raggi assorbiti dalla luce solare rifratta sul frammento di Cristallo nero. In alternativa, può assorbire le anime dei vivi come sostentamento. Può provare dolore, ma mai fatica. Nella sua nuova forma, skekDor può esser ferito gravemente, ma non ucciso [Abilità Passiva – Immortalità + Resistenza all’esaurimento delle energie]

    - Signore del Cristallo:
    Il frammento del Grande Cristallo consente allo Skeksis di accedere a una fonte pressoché inesauribile di potere e di evocare i suoi incanti in maniera istantanea.. Inoltre, skekDor ha la capacità di accorgersi di essere oggetto di eventuali intrusioni mentali. Infine, la barriera naturalmente prodotta dalla gemma difende il suo padrone anche dalle emozioni indotte dagli avversari più meschini [Abilità Passiva - Aumento della riserva di mana del 10% + Instant Casting + Mindfuck-Alert + Difesa dalle malie]

    - Potere Passivo di Classe Elementalista:
    L'acqua non intacca il corpo di skekDor in alcun modo. Il mezzo-Mistico potrebbe ad esempio rimanere in un torrente per giorni interi senza risentire di alcuna conseguenza relativa al lungo periodo di tempo trascorso in ammollo. Inoltre, (non respirando affatto già di suo) può restare in apnea quanto desidera [Abilità Passiva – Immunità scenica all'acqua]

    Tecniche utilizzate:


     
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    LAZAV
    LAZAV ¤ DIMIR MASTERMIND
    DIMIREVERSORI DI MEROVISH100%
    Interessante. Estremamente interessante.
    La platea lì riunita sapeva dar prova di un'ottima rappresentazione, recitando a meraviglia un copione che -per quanto non fosse ancora già scritto- si atteneva passo per passo all'intuizione che uno dei suoi attori aveva per certo stilato: ognuno di quei pedoni aveva infatti mosso sulla scacchiera nell'esatto modo che gli era richiesto, rispettando regole e dettami celati, facendosi vittima di una consuetudine che permetteva di manipolare i semplici e di controvertire l'inaspettato.
    Bene, buono: ogni tassello prendeva posto e -se anche il borioso padre rimetteva a suo posto l'indegno Llaba... altri avrebbero riscattato l'onore di quel ragazzino bistrattato. Secondo modi e vie che neanche potevano immaginare...

    Non avrei motivo di architettare un rapimento!

    Sbotta allora, all'insulto del padrone di casa, esternando tutto l'astio e l'acredine che l'aria nefasta gli permettono di covare.

    Io sono il Primogenito oltre ogni dubbio: la nostra legge lo riconosce e... anche quella di Merovish!

    E' un azzardo, questo, perchè -come ben sa chiunque la abiti- a Merovish vigono unicamente le leggi di denaro e violenza. Ciononostante il giovane si permette di annunciare quella verità che nemmeno Ishari conosceva, ponendo gli estremi per una minaccia fondata e, al contempo, mettendo in luce la propria innocenza. Perchè mai usare inganni e rapimenti quando può reclamare per diritto di sonante pecunia quanto gli spetta? Semprechè il vero Llaba, di cui Lazav ne impersona momentaneamente il ruolo, non avesse ben altri propositi...

    Ma appare evidente come, a Te, questo non interessi minimamente... perciò ascolta, Padre: questa sarà l'ultima volta che risponderò ai Tuoi ordini.

    Nel mentre, infatti, è giunta la notizia di un possibile indizio da seguire -a seguito della sceneggiata dello skeksis, della depravata (disgustosa, perfino!) indecenza del moro, così come della legittima curiosità di Tattawur, Llaba assume le redini di quella spedizione e s'alza dalla poltroncina solamente per avvicinarsi alla porta tutto rigido ed impettito, onde poi scoccare al Patriarca un'ultima occhiata di letale disobbedienza.

    Tienilo a mente: l'ultima volta.

    Non c'è spazio per concedergli replica e difatti il ragazzino imbocca l'uscio con passo lesto e maldisposione d'animo; un'ultimo verbo è rivolto ai suoi forzati colleghi d'indagine, un paio di vocaboli appena con i quali richiamarli all'ordine ed abbandonare per sempre il giogo di un maligno deviato quale il padre.

    Guardatevi bene dal Distretto dei Caduti: se vi perdete, nessuno vi ritroverà più.
    EDIMIR CLUESTONE
    PDIMIR DOPPELGANGER
    EDIMIR KEYRUNE
    EDIMIR SIGNET
    PQUICKCHANGE
    PTRAIN OF THOUGHT
     
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  15. _MajinZ_
     
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    Il tempo per battibeccare vi viene implacabilmente sottratto, visto che venite letteralmente buttati fuori di casa dalla servitù di Ishari: gli sono talmente devoti che difficilmente potrebbero anche solo pensare di tradirlo, è come se il padrone di casa li abbia in qualche modo in pugno. Ad ogni modo al padrone di casa non interessa quel che avete da dire, non gli interessa nulla neanche dell'altro figlio, tutta la sua attenzione è rivolta all'unica persona che considera degna delle sue attenzioni, il suo prediletto primogenito, centro del suo morboso e distorto concetto di amore. Llaba vuole andarsene? Beh, facendo così sta levando al padre soltanto un grosso impiccio, un ostacolo senza il quale la sua strada verso un piano già scritto procederà senza nessun intoppo, proprio come pretendono le regole della famiglia Alashard. Una famiglia deviata, pronta a qualsiasi cosa pur di mantenere intatta la sua linea di sangue.
    Voi quattro però avete un compito da svolgere e volenti o nolenti vi trovate a seguire Llaba verso il centro di quella che è l'economia del Sud: la tratta degli schiavi. Raggiungete quindi il Distretto dei Caduti e subito vi ritrovate immersi in un mercato che poco si discosta dalla vendita del bestiame, infatti vi sono delle gabbie e delle aree apposite per mostrare la merce venduta all'asta. Tuttavia non sono i mercanti tradizionali a farvi pensare, quelli che fanno gli schiavisti di professione, il vero pericolo si trova in quelle persone ai lati delle strade, adescatori che non aspettano altro di mettere le mani su uno sprovveduto qualsiasi per venderlo anche solo per due monete. E in quel momento vi ricordate dell'avvertimento che vi ha fatto il gemello: basta un attimo di distrazione per sparire nel nulla. E non importa se siete dei o elldroc, a Merovish può andare storto a chiunque.
    Ishari vi ha parlato di un gruppo di persone vestite di bianco aggirarsi in gruppo per il distretto, ma in un primo momento non scorgete niente di insolito, solo schiavi, schiavisti e compratori. Alla fine giungete in quella che sembra un'ampia piazza dove i preziosi carichi umani vengono stipati nelle carovane pronte a partire, ma non è questo che interessa a voi. Voltandovi verso destra, appena oltre una serie di gabbie, iniziate a vedere persone che indossano una tunica bianca che lascia scoperta solo il capo e i piedi, scalzi. Sono tutti raccolti a semicerchio davanti a un uomo anziano, con barba e lunghi capelli bianchi, vestito in modo simile ai suoi adepti, tranne per il fatto che la sua tunica risulta finemente decorata da cuciture rosse e dorate. Riuscite ad avvicinarvi abbastanza da udire la fine del discorso.
    ...e oggi grazie al nostro nuovo adepto, ci avvicineremo ancora di più alla verità.
    E chi è il nuovo adepto? Oh, ma guardatelo: un ragazzo identico a Llaba, ovvero Talid. Il gruppo inizia quindi a muoversi alla volta di un cunicolo non molto distante: ci sono almeno venti persone e sicuramente presentarsi li per rapire uno di loro non sembra la soluzione più adatta. Per il momento forse è il caso di limitarsi a seguirli, ma sta a voi decidere come comportarvi. Al momento comunque non vi hanno notato, la folla vi protegge, ma nel caso decidiate di seguirli muovetevi saggiamente per non attirare l'attenzione.


    _ __ ___ __ _



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