Endlos Realm GdR - Gioco di Ruolo Fantasy by Forum

Posts written by Djibrielle

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    Titoli & Awards da Giocatore

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    Titolo da Titoli, il più alto riconoscimento acquisibile nel mondo di Endlos.

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    Mica male, muoversi dietro le quinte: si sta molto più larghi.
    Cerca di abituartici in fretta.

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    Volti, nomi, cose, persone, pensieri. Ognuno una stringa diversa, e tutte fanno capo alla tua mano esperta: flettendo le dita puoi agitare gli eventi e creare catastrofi o meraviglie.

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    *si sente in sottofondo Master of Puppets*
    Ogni storia degna di questo nome necessita un narratore.
    Il Burattinaio dell’anno 2011 è un certo cappellaio matto,
    una staffer tuttofare che ha tirato le fila di moltissime vicende.
    Il premio Best QM va a Madhatter!

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    Signori, c’è poco da fare: la signorina Cappellaia fa man bassa del titolo Best QM 2012 anche quest’anno. Così tante storie da raccontare, così tanti burattini da far danzare sul palcoscenico, un applauso per Madhatter e la sua instancabile voglia d'intrecciare eventi in ogni presidio.

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    Si continua poi con il premio per la Miglior Coppia del 2012! Nella folla multicolore del Mastio si è distinta una coppia improbabile ma fantastica. Si tratta della ballerina Brasileira e del suo cavaliere mutaforma. Un applauso per Tanj e Nameless, che si sono aggiudicati il premio (e hanno improvvisato una soap che fa impallidire Beautiful).

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    Sono passato dall’Ikea oggi, dovevo fare un regalo. A Madhatter serve un mobile con altre mensole, perché ha già riempito una stanza coi titoli di Miglior QM degli anni scorsi. La nostra cappellaia se lo accaparra anche quest’anno (2013), e ricordate: se vedete in giro dei tipi sospetti che si chiamano Isaac, Jophiel o Snow Owl, beh… state certi che lei ci ha messo lo zampino!

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    Indovinate chi è il Best QM di quest'anno (2014)! Non ve lo aspettereste mai, vi dico. È pucchettosa, ha un cappello... Ok, lo ammetto, è l'infaticabile Madhatter. Che ve lo dico a fare? :V

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    Un'epica battaglia nell'Arena Nera, la morte di un Alfiere, la rinascita di un intero Presidio attraverso il sangue e il sacrificio di pochi figli di puttana dannatamente ostinati... Impossibile scegliere un momento preciso: Danzando sulle Rovine è un Momento Epico dall'inizio alla fine (2014). L'Eversione è compiuta, e questo è solo l'inizio.

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    Un Demone e un Angelo prigionieri di una città invasa, in cui qualcosa di terribile sta per accadere. Demoni che pianificano nell'ombra, discorsi loschi e monetine. Una situazione disperata, affrontata da Yoko e Drusilia con la migliore arma a loro disposizione: la fiducia reciproca. La Miglior Scena Masterata del 2014 è Flipping a Coin.

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    Essere piccoli è un qualcosa di irripetibile e unico … almeno al di fuori di Endlos! Lo sa bene chi ha partecipato al Carnevale dei Sogni del semipiano, una grande festa dove tutti sono stati “miniaturizzati”; ovviamente, non sono mancate le risate e qualche momento divertente, ed è questo ciò che ha fatto eleggere questa scena come Momento più LOL del 2015. Anche se non son più piccoli, facciamo un grande applauso a chi ha dato vita alla scena.

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    Di momenti sconvolgenti ce ne sono stati davvero tanti, e questo ha senza dubbio contribuito a disperdere i voti; sopra gli altri, però, spicca la manovra di Riful, che trasforma Zimmer in un francese e poi lo lancia addosso a ???? per dividerla da Bess; con 3 nomination, a questo quartetto va il titolo per "Momento WTF" della Festa del Decennale del 2016!

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    Il Presidio Meridionale -si sa- ha spesso una concezione un po' elastica di legge e burocrazia, ma state pur certi che quando le sue autorità si radunano, c'è sempre da prestar attenzione: novità sconcertanti sulla recente morte di un Pasha, verità sconvolgenti sui problemini di dipendenza di un altro, entrate ad effettissimo dei nuovi assunti in comune... e poi votazioni, complotti, indagini, flirt, bussole e falafel...! Le loro assemblee di classe sono rare ma intense, perciò la Miglior Scena Masterata del 2017 è il Sand's Council con 3 voti! ...ma ci avete segnalato anche 4 preferenze in ordine sparso per scene diverse del Circus Diabolique, quindi una menzionicina in calce ci può stare!

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    Da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Pare una frasetta da fumetto americano buttata un po' a caso, ma stai cominciando a comprenderne sfumature che non conoscevi.

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    Così pieno di idee che 4 PG non bastano più?
    E va bene: un altro e poi basta!

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    Il Momento WTF?! del 2011 se lo aggiudicano Arthur e Amarth. Saranno citati nella prossima edizione del Devoto-Oli, come esempio del verbo “fissare”. [Link]

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    C’era una volta un elfo -biondo, biondo- che voleva essere il più forte del mondo, che voleva tutti gli altri sezionare, un bel giorno si mise a... ruolare! ♫ La Miglior scena masterata del 2012 è La Spada degli Spiriti Silvani!

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    Ah, Tanj? Non scendere dal palco ma resta qui ancora un po’, perché abbiamo un altro premio da consegnarti! Tutti sono rimasti affascinati dai tuoi passi, e molti maschietti giuravano di sentire un gran fuego ardergli nel petto quando incrociavano il tuo sguardo. Ti premiamo come Miglior Ballerina del 2012 e… pss, quando hai un po’ di tempo libero, potresti insegnarmi qualche passo?

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    Tra i tanti player che scorrazzano per le nostre terre, si è distinto un podio tutto al femminile di giocatrici, premiate a parimerito come Migliori Player del 2013. Le vincitrici del titolo sono Drusilia, Nesrìn e Madhatter, fate loro un applauso, bifolchi!

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    Il Sud è un Presidio di sangue, sabbia e disperazione. Un posto in cui la miseria dilaga, e le persone muoiono come mosche. Ma è anche il luogo di chi - lottando con le unghie e con i denti - cerca di rimettere le cose a posto, portando un po' di splendore nei cunicoli di Merovish. Perché la Tana è un cunicolo fatiscente, ma è anche il loro cunicolo fatiscente. Loro sono gli Eversori. E Merovish, d'ora in poi, è il loro territorio.
    Danzando sulle Rovine è la Migliore Quest del 2014.

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    Una città sotto assedio, demoni assetati di sangue, il rosso tendone di un circo.
    Sin dalla sua apparizione, il bando ha turbato l'animo dei giocatori. Le sue condizioni rigidissime e il rischio di morte a ogni angolo hanno spinto molti a disiscriversi in tutta fretta. La Notte della Prima vince il premio per il Bando Quest più Intrigante del 2014. O forse dovremmo dire terrorizzante?

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    Le leggende narrano che ai prossimi Awards vi sarà la categoria “Miglior QM dopo Madhatter”; il primo posto sembra essere ormai suo di diritto: riesce sempre a guadagnarselo grazie al suo costante impegno e alla sua creatività; per fortuna che ne possiamo godere tutti! Un bell’applauso per il Best QM del 2015.

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    Tutto il tribunale di Laputa riunito al completo per giudicare un uomo e decidere del suo destino: menzogne, verità, giustizia, macchinazioni e amnesie... il tutto condito da mummie, angeli, demoni e quant’altro. Come non si fa a dare il premio Miglior Scena Masterata del 2015 a Il processo di Lazarus?

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    ...e infine, è successo! Dopo anni di malvaGGGia ed incontrastata tirannia, il titolo di Best-QM ha trovato un nuovo portatore! Se qualcuno poteva riuscire a strapparlo dalle fredde grinfie del Cappellaio, questi non poteva essere che lei: onnipresente, costante e disponibile, che lavora sodo ovunque e per tutti! Il Best Quest-Master del 2017 è Drusilia Galanodel! ...naturalmente, si dice per scherzare: l'utenza ha ben dimostrato il suo affetto e apprezzamento a Madhatter con ben 7 voti - nonostante l'anno un po' fiacco!

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    Il viaggio dei difensori di Endlos continua nei meandri sempre più psichedelici del tendone rosso, parcheggiato in doppia fila nella Capitale del Pentauron da una mezza eternità... “E Lord Aeon cheffà?!” LaGGente se lo chiede, ma ancora nessun vigile per le contravvenzioni! Cosa li attende nella tanto attesa Ultima Fase? Scioglieranno i nodi che li tengono legati a trame oscure e misteriose che nemmeno i complottari sotto scie chimiche? Troveranno l'uscita e il modo di riportare a casa la pelle? Le sorprese non finiscono mai, e nessuno ci sta ancora capendo una ce...sta! Sempre sul filo del rasoio, la Best Quest del 2017 è il Circus Diabolique!


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    Diciamocelo, il Circus Diabolique è stata una campagna avvincente e al tempo stesso dai toni non sempre dei più allegri, specialmente durante il suo climax. Anche le scene d'epilogo non sono da meno, e fra tutte lo struggente addio di Drusilia Galanodel a Owl pare abbia fatto la fortuna della Kleenex. Con 5 voti A Light That Never Dims è la Miglior Scena del 2018. Un altro fazzoletto, prego!

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    Quando vide il Saggio replicare alla sua proposta, la Castellana pensò che la conversazione fosse all'incirca conclusa: messe al loro giusto posto quelle faccende annose, che avevano certamente gravato con fatica sul cuore e sulla mente dello Scienziato, non restava che prendersi un po' cura di lui, aiutarlo a svagarsi, e magari dargli qualcosa di più leggero e piacevole con cui tenersi occupato.

    Stava pensando di parlargli del romanzo che stava leggendo -un intricato racconto giallo-, provare nuovamente a offrirgli qualcosa da sorseggiare nel frattempo, e magari chiedergli di accompagnarla nella sua visita a Miséricorde, forte del fatto che i bambini avrebbero certamente migliorato l'umore della Corona Azzurra, ma...
    Arthur non aveva ancora terminato la sua confessione. E, naturalmente, Kalia preferì attendere con pazienza e lasciarlo concludere.

    -Oltre alle mie ricerche, ho avuto modo di riflettere molto in questo periodo sulla mia vita e sul futuro. Quando si è longevi come noi, a volte si perde il contatto con la morte. Diventa stranamente lontana... si da poco interesse alla cosa. Dopo questa "esperienza", dopo ciò che ho scoperto... mi sento nuovamente mortale.

    Serrando un poco le labbra, la donna cerulea non poté impedire che un'ombra di dispiacere le calasse sul viso: l'Alchimista aveva sperimentato per la seconda volta il trauma della morte, e... di certo non si trattava di qualcosa di facile da metabolizzare; anche lei ci era passata, una volta, ma le memorie annebbiate dei momenti del trapasso erano state un inconveniente quanto mai salvifico, e nonostante ciò le ci erano voluti alcuni anni per riuscire a rimettere insieme serenamente la routine di una nuova vita.

    Era stata una piccola fortuna scoprire, durante quelle lunghe notti insonni, che la sua nuova condizione le permettesse di portare avanti gli impegni anche senza l'imperante necessità di dormire: prima di risvegliarsi come Arcano, il regno onirico non era un posto così piacevole in cui lasciar vagare i pensieri... perché i ricordi sepolti, liberi dal controllo con cui il raziocinio tendeva a filtrarli nel corso della veglia, potevano divenire feroci e spietati.


    Arthur, però, sembrava tranquillo...

    -So che potrebbe sembrare insolito da parte mia e magari avventato, forse un gesto irrazionale come quelli avvenuti durante la Notte della Prima, ma... vorrei assicurare che ho riflettuto davvero molto su quello che intendo fare-

    ...tuttavia, quel preambolo la impensierì un po': a giudicare da come si era irrigidito nel parlare, sembrava tanto l'introduzione a qualche grande passo di cui neppure il Cainita sembrava ancora del tutto certo, così -mentre reclinava la testolina turchina da una parte- Kalia si impose di dissimulare la preoccupazione per mostrarsi semplicemente attenta; in fondo, se Arthur gliene stava parlando, forse gli serviva un consiglio di qualche tipo. E, in ogni caso, il suo sostegno avrebbe giovato più di dubbi o timori.

    -Se sono riuscito a raggiungere Endlos e comportarmi come ho fatto, non è stato solo grazie al merito di Theobald o della mia razionalità, perché è successo che entrambi abbiamo dubitato più volte di quanto fosse sensato tornare indietro.
    A farmi tornare è stato qualcos'altro.


    Non appena il Saggio si divincolò dalla sua stretta, la Castellana lo lasciò fare, e quando si levò in piedi per allontanarsi con un sospiro denso di tensione, lei non lo seguì, trovando più rispettoso lasciargli i suoi spazi e il tempo di tradurre in parole qualunque stato d'animo gli pesasse al punto da renderlo così pensieroso... per quanto le costò non assecondare l'istinto di raggiungerlo e rassicurarlo in qualche modo.

    Forse... forse le esperienze traumatiche vissute durante e dopo il Circo l'avevano portato a sentire il bisogno di staccare da tutto ciò che vi era di correlato per riprendersi; quello poteva spiegare perché si fosse gettato nel lavoro, sparendo dalla circolazione: forse, non voleva lasciare i propri progetti in sospeso prima di ritirarsi... Magari... sì, magari i suoi impegni di responsabilità si erano fatti troppo pesanti, e voleva chiamarsi fuori dagli oneri della sua carica di Ufficiale... e forse.. era persino sua intenzione lasciare i confini dell'Est per stare con la sua famiglia e dedicarsi ai suoi affetti... e...

    E mentre abbassava lo sguardo -un po' adombrato da quelle amare elucubrazioni- sull'intreccio che le dita diafane le avevano ricomposto in grembo -probabilmente per impedire alle mani di tremare-, con un po' di malinconia a velarle il viso, la Dama Azzurra si disse che... fossero state così le cose, l'avrebbe certamente capito...
    Ma una parte di lei già sapeva che sarebbe stato tutt'altra cosa accettarlo. Non che intendesse rifiutarglielo, certo -Arthur era libero di andare dove preferiva in ogni momento-, solo che... non sapeva se sarebbe riuscita a mostrarsene felice.

    In ogni caso, ripetendo a sé stessa di mantenere la calma, rimase serenamente stoica quando il Saggio tornò a girarsi verso di lei e quando le si inginocchiò davanti... principalmente perché, con le iridi blu ancora fisse sulla trama della gonna, la Castellana non aveva affatto notato la scatolina di velluto che quegli aveva estratto dalla tasca della giacca...

    -Sono arrivato ad un punto della mia esistenza in cui non trovo più un senso nel tacere o nel procrastinare: la paura che ho provato per voi e per il futuro che verrà ha superato di gran lunga ogni altro mio timore. Credo sia giunto il tempo di essere totalmente onesto con me stesso... e con te, mia Regina.

    ...e mentre inalava un profondo respiro, decisa ad alzare la testa ed incontrare lo sguardo di Arthur (perché era certamente un comportamento più maturo del mostrarsi così incerta), Kalia si ritrovò gelata sul posto da quanto aveva appena udito, perché l'apprensione del Vampiro e la sua relativa decisione riguardava proprio lei. E, per di più, pareva farlo in una maniera completamente inaspettata.

    Poi, l'anello entrò nel suo campo visivo,
    annichilendo ogni idea di possibile fraintendimento.


    -Dal primo giorno in cui ti ho vista e negli anni che son seguiti... fino ad oggi, ho pensato che ti avrei amata e seguita fino alla fine dei tempi. Ho viaggiato il tempo e le dimensioni, pur di ritrovarti, tramutando le mie impressioni in assolute certezze-

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    « . . . »

    Presa in contropiede, dubitando dell'affidabilità dei suoi stessi sensi, la Dama Azzurra sollevò il viso ad incontrare gli occhi grigi del Saggio, incatenando lo sguardo di zaffiro al suo: lei aveva sentito... lui aveva detto... aveva capito bene...?

    -Ci saranno tempi duri… e non so bene dove porteranno le nostre strade, ma sarò qui per aiutarti, per sorreggerti, per percorrere questa strada insieme a te, fino alla fine, qualunque essa sia.
    le labbra sottili del Cainita si stirarono in un'espressione riappacificata
    -Ti prego di accettare questo anello come pegno del mio amore e della mia devozione.

    Per quanto incredibile le apparisse quel momento -irreale come lo sono le sequenze oniriche-, tutti gli elementi che le stavano schierati davanti portavano ad una sola ed unica interpretazione... ma più la sua memoria correva a ritroso nel tempo, più le appariva chiaro il disegno che gli eventi avevano tracciato per portare a quel momento: da quando si erano conosciuti, seguendo tutte le tappe che li avevano avvicinati, fino a rendere la presenza di Arthur parte integrante della fibra della sua vita – e la sua scomparsa un lutto devastante.

    Quel percorso, visto in quella nuova luce, dava alla situazione attuale un significato così ovvio, che Kalia si sentì dapprima incredibilmente stupida per non averlo capito prima. E dopo la sensazione di essere stata imperdonabilmente cieca, cominciò a sentirsi anche un po' in colpa... perché se Arthur doveva aver vivisezionato rimasticato a lungo la questione, lei non si era mai soffermata a pensarci: non aveva mai pensato ad Arthur in quei termini.


    In effetti, non aveva mai pensato in quei termini a nessuno.
    Da fanciulla, essendo nata e cresciuta in un periodo di guerra, le questioni sentimentali erano state davvero l'ultimo dei suoi pensieri: con il massacro la morte della Regina sua madre, il Re suo padre impegnato a riunire e guidare un'Alleanza per la sopravvivenza degli umani, e l'urgenza con cui le ragioni di stato le avevano imposto di diventare un'elegante, eloquente, equilibrato ed efficiente strumento diplomatico utile al bene del suo genitore e della nazione, l'unico uomo della sua vita era stato suo fratello minore, il Principe ereditario... un bambino come lei schiacciato da aspettative enormi, cui aveva sempre tributato l'amore di una madre.

    Poi, quel difficile momento era passato: la guerra si era conclusa, il regno aveva ritrovato la pace, suo fratello aveva intrapreso i suoi viaggi di formazione e addestramento, e la sua vita era andata incontro a grossi cambiamenti quando -per volontà del Re- era divenuta una sposa per coronare i buoni rapporti diplomatici con il paese vicino.

    Neppure il matrimonio politico aveva smosso le acque imperturbabili del cuore della Dama: il suo nobile sposo era stato un uomo garbato ma schivo, sempre lontano per importanti questioni, e non avevano trascorso insieme abbastanza tempo per amarsi né detestarsi... e come Lady del Castello, principale figura di rilievo nell'amministrazione di un paese in via di ricostruzione, non aveva in vero nemmeno avuto tempo, modo, o motivo di rammaricarsene.

    Poi c'era stato il viaggio di ritorno al suo paese natio per assistere all'investitura a Paladino di suo fratello, ma durante il viaggio di andata, il convoglio era stato assaltato e lei era stata uccisa; le correnti avevano portato il suo corpo fino ad un'isola sperduta dove una qualche forza l'aveva riportata indietro: là aveva fondato la Cittadella di Istvàn insieme ad alcuni naufraghi di cui aveva assunto la guida, col tempo erano divenuti una comunità, infine una società, e poi la tempesta, la traversata del Maelstorm, l'arrivo sul Semipiano l'unificazione della Valle e del Presidio...

    Nel corso dei secoli, si era spesso trovata circondata e sostenuta da creature di diverso genere e razza, che le erano state profondamente devote e che l'avevano adorata fino all'ultimo respiro... ma l'avevano amata come si ama un concetto o un ideale, senza conoscerla o vederla davvero come persona... e per loro -per meritare tanta dedizione- Kalia era diventata
    la Dama Azzurra, e li aveva amati e protetti come dei figli – e non era stata una soluzione difficile o innaturale, visto che a buona parte di loro aveva fatto da levatrice e ad alcuni anche da madre.

    C'erano stati artisti che l'avevano eletta loro musa, alcuni nobili che le avevano fatto la corte, o anche immortali che avevano provato ad affascinarla, ma si trattava per lo più di tentativi di manipolarla, monopolizzarla o controllarla: cose che aveva imparato a gestire...

    Tuttavia, mai in nessun caso si era trovata a vivere qualcosa di analogo.

    Perché nessuno era mai stato come Arthur.

    « Io... »

    Kalia non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse rimasta assorta in silenzio -forse qualche attimo appena, forse un'eternità-, ma quando si riscosse ebbe l'impressione che qualcosa nel mondo o nel suo modo di vederlo fosse cambiato: l'aria sembrava più densa mentre ne traeva un profondo respiro, i riposanti toni blu del budoir le apparivano più luminosi, e i raggi del sole che filtravano dalle tende alle finestre le davano un tepore che non ricordava...

    Ma forse erano semplicemente gli effetti di quel sentimento tenero eppure grave,
    che le faceva tremare il petto e liquefare il cuore.


    « Io... non mi intendo molto di... di questo genere di cose... »

    Lo ammise in un timido sussurro, quasi in tono di scuse, abbassando un poco lo sguardo sull'anello e accostandovi la destra con fare esitante, sfiorando appena la tanzanite e i contorni dei petali con la punta delle dita, prima di riportare gli occhi di zaffiro in quelli del Saggio per rivolgergli un sorriso dolce, sollevando poi la mano per deporla sulla sua guancia, in una carezza lenta e delicata.

    « Ho sempre saputo che mi eri infinitamente caro,
    e saperti morto mi ha... addolorato come mai prima... »

    con un flebile sospiro tremante cercò di bandire il nervosismo
    « Le tue parole mi onorano e mi lusingano, e te ne sono grata...
    Ma sopra ogni cosa, mi fa felice averti con me, Arthur... »

    distogliendo timidamente lo sguardo provò a non tremare, ma non vi riuscì
    « Io... non credo di averci mai pensato troppo, in passato ma... »

    Inspirò a fondo, cercando di calmare il cuore che le martellava in petto; espirò piano, per espellere l'agitazione insieme all'aria dai polmoni, e infine si chinò lentamente su di lui per adagiargli gentilmente un mormorio sulle labbra.

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    « Ora sono sicura di amarti anch'io. »

    Perché la Papessa è la Custode dei Segreti...
    Ma tutte le Verità vanno disvelate a tempo debito.

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    -Potrebbe... Nonostante ciò, so che paradossi e resurrezioni sono possibili da migliaia di anni ed in più mondi. Il mio caso mi è parso ai loro occhi come "diverso". Credo ci sia qualcos'altro da considerare e da aggiungere a questa storia... ma non ho chiaro cosa. Inoltre, affinché vi sia un futuro simile a ciò che ho visto, immagino debba essere superata una determinata soglia di tolleranza.

    Restando quietamente seduta sul sedile accanto alla Corona di Khymeia, la Regina dell'Est annuì pensosamente tra sé e sé, prolungando il contatto delle loro mani nel modo più naturale che sentiva utile a trasmettere un po' di vicinanza e conforto al suo afflitto amico: quello esposto da Arthur era l'esatto pensiero di Kalia, ma rimarcarlo ad alta voce -come aveva già fatto poc'anzi- non avrebbe aggiunto nulla alla discussione, così tacque, passando nuovamente mentalmente in rassegna i pezzi del puzzle in loro possesso. Ovviamente, avrebbero avuto bisogno di trovarne altri.

    -La verità è che, giunto su Endlos, sono stato trovato dai miei inseguitori.
    Il Re del Tempo mi ha analizzato e... per qualche motivo, mi ha lasciato andare.
    Nonostante fossi un'Anomalia e nonostante sapesse che avessi i suoi tomi.-


    Quelle dichiarazioni -e le altre che seguirono, catalizzarono all'istante tutta l'attenzione delle iridi blu zaffiro della donna sul viso del Saggio: oltre a rappresentare una potenziale evoluzione del suo ruolo di fuggitivo, quei fatti permettevano di delineare indirettamente qualche nozione in merito ai rapporti reciproci vigenti tra alcuni degli elementi in campo.

    Tanto per cominciare, le Anomalie dovevano essere per qualche ragione materia di interesse per il Re del Tempo, altrimenti, prendendo in riferimento i casi del Circo, del Semipiano o dello stesso Cainita, avrebbe avuto maggiormente senso estinguerli alla prima occasione presentatasi e togliersi il pensiero... invece al Circo era stato lasciato libero di compiere indisturbato i propri affari, Endlos proseguiva la sua routine di stravolgimenti e disastri, e Arthur era stato autorizzato ad avere accesso alle informazioni di quei libri, e gli era stato accordato di poter tornare a casa.

    Il fatto che il Signor Mephisto si fosse poi stabilmente trasferito sul Semipiano, e che fosse tornato a visitare
    monitorare il Bibliotecario per informarsi sul progresso dei suoi studi sui tomi degli Archivi non fece che rafforzare quell'intuizione... un filo conduttore che avrebbe anche potuto spiegare come mai egli si fosse così tenacemente attaccato a Drusilia, essendo lei il prodotto della stirpe Galanodel, a sua volta riccamente schedato tra le Anomalie.

    -Non so esattamente cosa voglia... ma la sua presenza mi inquieta.

    Per quanto stravaganti risultassero i comportamenti del Nobiluomo in bianco, era evidente a chiunque l'avesse osservato abbastanza a lungo e con sufficiente attenzione che doveva trattarsi di una pantomima esagerata, volta a dissimulare qualcos'altro... ma avendo di certo captato una simile volontà, doveva essere proprio l'ambiguità di questa incognita ad allarmare maggiormente Arthur. Dopotutto, in genere, le cose fatte di nascosto hanno sempre qualcosa di losco ed illecito....

    - ...e non approvo la sua fissazione verso la Piccola Lady. Per nulla.

    Per quanto si aspettasse un simile stato d'animo da parte di Arthur, visto che -dopotutto- Drusilia era per lui realmente una figlia, e che poteva comprenderne e condividerne le preoccupazioni del saperla in costante compagnia di un essere tanto potente quanto imprevedibile che le aveva imposto la sua presenza, per Kalia fu in effetti una nuova esperienza vedere quella reazione: il Saggio era sempre così riservato e compìto, che per lasciarsi andare così a cuore aperto a quelle esternazioni, doveva sentirsi davvero in apprensione... perciò la Castellana si ripromise di provare a rincuorarlo.

    -Non le ho ancora detto nulla perché temo che il Re del Tempo possa venire a conoscenza dell'esistenza di Theobald. Lui è... innocente. E delicato. E sensibile. Credo sia meglio che non conosca mai quel mostro.

    jpg« Non è una situazione facile... »
    assentì la Dama Azzurra, ma d'altronde: quando mai le cose lo erano?
    « Tuttavia, ho la netta impressione che il Re del Tempo sia maggiormente interessato a studiare le Anomalie, piuttosto che a distruggerle, perciò... ho la sensazione che tu e Drusilia non siate in immediato pericolo.»
    stingendogli delicatamente la mano, si voltò a rivolgergli un sorriso incoraggiante
    « Per quel che vale, penso che tu abbia fatto bene a tacere questa storia a Drusilia: finché non sapremo qualcosa di più sugli obiettivi del Re del Tempo, ogni informazione a noi nota e a lui sconosciuta è un vantaggio. »

    ...“o una moneta di scambio”, perché ottenere qualche informazione sulle reali intenzioni di Mephisto Pheles avrebbe necessariamente richiesto un confronto di qualche tipo con lui e un baratto di qualche genere; tuttavia, questo pensiero, Kalia lo tenne per sé: non per gusto del mistero, ma solo perché -allo stadio attuale delle cose- aveva l'impressione che Arthur (ancora troppo scosso dagli eventi) sarebbe stato contrario all'eventualità di sapere lei o sua figlia in procinto di discutere con quel tale, con il rischio di indispettirlo.

    Paventare anche solo l'eventualità in quel preciso momento avrebbe probabilmente allarmato Arthur e basta... e sapeva il cielo se -in quel periodo- quel pover'uomo non avesse bisogno di un po' di pace e tranquillità per placare la mente e riordinare le idee...
    Dal canto suo, Kalia non avrebbe certamente fatto nulla che potesse anche solo remotamente mettere a rischio un'innocente come lo sconosciuto Theobald, e men che mai avrebbe tradito la fiducia di cui Arthur l'aveva investita usando quelle informazioni in qualunque modo che esulasse dal suo esplicito consenso... e tuttavia, a determinate condizioni,
    il confronto restava una possibilità.

    « Sarebbe potuto essere rischioso mettere Drusilia a parte di tutto questo usando mezzi normali, ma... »
    riprese, cercando gli occhi grigi del Vampiro con i propri
    « ...io e lei condividiamo un legame speciale. Un canale sicuro. Perciò...
    Potrei parlargliene io e spiegarle la situazione, se lo desideri. »


    ...ma di quell'ipotesi che l'Alfiere dell'Est avrebbe nel caso esposto al suo Ufficiale in futuro,
    per il momento avrebbe sicuramente parlato alla Dama del Vento
    – insieme a tutto il resto.

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    -Temo di non essere d'accordo, mia Signora: lasciarsi andare agli istinti quando non è opportuno è un'attitudine più vicina alle bestie che ad una creatura dotata d'intelletto. -

    Come era stato prevedibile, l'Alchimista del Sangue rimase ben fermo sulle proprie posizioni -troppo rigido con sé stesso-, ma sentire la sua voce ingentilirsi fu comunque rincuorante per la Dama Azzurra: Arthur era una persona estremamente riservata ed introversa, perciò... ecco, anche un segno di distensione piccolo come quello restava dopotutto un buon segno.

    -Quello che ho fatto non può essere cancellato...
    ma volevo dire che farò qualunque cosa in mio potere affinché l'errore non si ripeta.


    Con un mezzo sospiro paziente, la Castellana riportò finalmente lo sguardo di zaffiro sul profilo dal naso greco del suo interlocutore, e sulle labbra ben disegnate le aleggiò un sorriso benevolo ed indulgente: ribadire che non ci fosse nulla di cui rammaricarsi sarebbe stato superfluo e poco utile, così non tentò neppure di dissuaderlo; dopotutto, se Kalia lo aveva già immediatamente perdonato per quel suo momento di debolezza dettato da circostanze decisamente oltre il limite, quella storia avrebbe smesso di farlo soffrire solo nel momento in cui anche Arthur avrebbe perdonato sé stesso. E in quello, la Dama aveva un ruolo davvero molto marginale.

    « Sono sicura che andrà tutto per il meglio non appena il passato smetterà di tormentarti. »
    assentì con tono conciliante la donna cerulea, senza lasciare la sua mano
    « Dopotutto, gli errori sono una tappa necessaria per ogni progresso, perciò...
    basta imparare da essi, e proseguire guardando al futuro. »


    Non seppe dire se il suo Ufficiale l'avesse udita o meno, né se avesse altro da puntualizzare in merito, perché -per un istante- egli s'era assorto a controllare di avere qualcosa nel taschino giacca (qualcosa legato ai suoi progetti sviluppati a Garwec, forse), ma soprattutto a riordinare le idee, perché...

    -Dovrei anche parlare di come sono tornato in vita. Credo sia fondamentale condividerlo, perché ho delle informazioni davvero molto importanti-

    Quando il racconto cominciò, l'Alfiere Orientale non ebbe il coraggio di interromperlo, restando ad ascoltare in pacato silenzio il resoconto tortuoso e bizzarro che l'uomo accanto a lei le riferiva, una storia che aveva dell'incredibile e a cui tuttavia credeva perché non c'era traccia di menzogna in quanto il suo orecchio udiva... e perché, già di base, non ve n'era mai stato spazio nell'indole seria dello scienziato.

    La faccenda del ritorno-rinascita quattrocento anni avanti nel tempo, ad opera di un Fotografo del futuro, sarebbe potuta sembrare folle ai più, ma... per una creatura longeva come lo era Kalia, non era qualcosa di troppo strano da credere: lei stessa, nei secoli del suo regno -prima sull'Isola e poi sul Semipiano- aveva visto la scienza, la magia e la tecnologia compiere progressi inimmaginabili nell'arco di appena cinquanta anni, perciò... chi poteva dire cosa quei tre campi sarebbero stati in grado di compiere in otto volte quell'intervallo?


    Magari, allora, ricreare una persona da semplici dati e ricordi
    poteva essere possibile con apparecchiature avanzate...

    La Dama Azzurra non si soffermò tuttavia sull'
    etica dell'intera questione; un po' perché non sapeva abbastanza dettagli sul procedimento (e, a quanto pareva, neppure il fautore), un po' perché -intanto- il narratore proseguì. Perché il misterioso “ritorno” era solo il primo passo di quel percorso tortuoso – e nemmeno il più strano.

    -A causa di un problema, ho finito per viaggiare accidentalmente nello spaziotempo e... sono tornato al Circus Diabolique. E ti ho vista... con i capelli scuri. Ed un uomo simile ad un clown che ti importunava: ho provato ad intervenire e seguirvi...-

    Irrigidendosi un poco, Kalia evase nuovamente lo sguardo altrove, ricordandosi all'improvviso di quanto fosse geometrica la fantasia damascata del velluto blu delle tende del salottino... perché, in effetti, era meglio quello che ripensare alla situazione in cui si era ritrovata in quel momento: era stato poco dopo essere finita separata dal Vampiro, quando s'era ritrovata nel corridoio delle tribune insieme al Giullare, che si era ritrovata prima catturata presa in custodia dal Re del Terrore -che aveva mutato il suo aspetto-, ed era poi incappata nel Re del Tempo...

    Tuttavia, la Castellana non lo interruppe neppure allora, evitando di far presente quella disavventura ad Arthur -sebbene gliene avrebbe certamente parlato, se lui avesse voluto saperne di più-, ma prendendo mentalmente nota di riferirgli sia che la circostanza cui aveva assistito era realmente avvenuta, sia quello che ella aveva scoperto in quel consesso.


    -...ma mi ha fermato il "Re del Tempo" con cui prima parlavate; mi ha fatto trasportare in uno strano luogo... e credo fosse un ufficio anagrafico per Cronomanti.-

    Quella notizia colpì un poco la Sovrana dell'Est: non tanto per il fatto che un potere particolare come la Cronomanzia fosse tenuto sotto monitorato da un sistema burocratico di responsabilità di un essere che ne era definito evocativamente “Re del Tempo” (insomma: cosa c'era di più rigoroso del Tempo?), quanto per il disappunto che vide riflesso nella piccola smorfia del Saggio.

    -Il mio caso ha creato un po' di trambusto, poiché risulto contemporaneamente vivo e morto al Circus Diabolique. Pare che i casi come il mio vengano chiamati "Anomalie", e non sono viste come qualcosa di positivo.

    Ascoltando il fiume di parole che si riversava dalle labbra dell'Alchimista, la donna cerulea apprese dello stato di Anomalia dell'uomo e di Endlos, della di lui Linea di Sangue Cainita, del furto della sottrazione di alcuni tomi da quegli Archivi con tutte le attenuanti del caso, e della sua fuga dagli inseguitori dell'anagrafe -probabilmente il personale di sicurezza- fino al suo secondo incontro con il personaggio più emblematico di tutto quello strano viaggio a balzelli lungo la linea temporale.

    -Qui ho incontrato nuovamente il fotografo che mi ha riportato in vita, e grazie a lui sono riuscito a fuggire dai miei inseguitori. Tornati alla sua dimora, ho avuto modo di parlare con lui. Si chiama Theobald... e mi è sembrato davvero un bravo ragazzo. Molto gentile, e molto solo. Parlava spesso con una bambola di pezza, che trattava come se fosse sua amica

    A quel punto, la spiegazione raggiunse le battute finali, e il tono di Arthur si immalinconì al solo ricordo di quella persona che l'aveva in qualche modo salvato ed aiutato, e... per semplice empatia, pur senza conoscerlo di persona, quel Theobald le fece tenerezza già solo dalla descrizione; tuttavia, mentre la Castellana manifestava la sua vicinanza stringendo appena un poco di più la mano del Saggio, questi aveva ancora un'ultima sconvolgente verità da riportarle.

    -Mi ha spiegato che fra circa cento anni, forse di meno, vi sarà un evento che passerà alla storia come "End of Time". Non si sa bene cosa è avvenuto, ma gli effetti che ha prodotto hanno portato ad un disfacimento dei confini che delimitano attualmente i piani dimensionali: la contaminazione degli ecosistemi, il sovvertimento di leggi fisiche e magiche ed una incontrollata contrazione e stagnazione dei flussi temporali ha provocato un'estinzione di massa mai vista. Il livello di sopravvivenza è pari al 10%.

    jpg
    « . . . »

    Davanti a quella previsione, Kalia rimase muta: diversamente da come fatto finora, non per volontà di non interrompere il relatore, ma perché sentì la mente congelarlesi, mentre i pensieri oscillavano sul baratro di uno scenario a dir poco apocalittico; tuttavia, non poté impedire al suo corpo di mostrare i segni del suo shock quando gli occhi blu zaffiro le si sbarrarono e il volto già chiaro impallidì vistosamente, come se da esso fosse defluita ogni goccia di sangue e calore.

    -Nonostante non sappiamo nulla di quello che accadrà... ho chiesto a Theobald di riportarmi indietro in quest'epoca. Il mio posto è qui con voi, anche nella tragedia... e, soprattutto, essendo una Anomalia con quest'informazione, spero di poter modificare qualcosa. So che non è ben visto alterare gli avvenimenti destinati ad esserci... ma non posso negare di propendere per l'egoismo, in questo caso. Voglio difendere i miei affetti, e sono pronto a rischiare.

    Nello stato in cui versava, le parole di Arthur le giunsero come ovattate, quasi provenienti da un luogo lontanissimo, ma i buoni propositi e la speranza che irradiavano trovarono comunque un modo per fare lentamente breccia nella mente della Castellana; tuttavia, le ci volle ancora qualche momento per riscuotersi dall'immobilità meditabonda in cui la notizia di un collasso del multiverso di quella portata l'aveva congelata.

    Traendo un profondo respiro, la Dama Azzurra sollevò le iridi blu zaffiro fino al volto del Vampiro, e gli strinse ancora una volta con delicatezza la mano, mentre protraeva il proprio silenzio in un disperato tentativo di riordinare le idee.


    « Mio povero Arthur... »
    [sieze=1]esordì con calma, riuscendo persino ad abbozzare un sorriso conciliante[/size]
    « ...devi esserti sentito certamente confuso e oppresso,
    con tutti questi pensieri per la testa, e nessuno con cui condividerne il peso. »


    In effetti, tra tutte le cose che la preoccupavano di quella lunga storia densa di elementi, le condizioni del condizioni del Cainita restavano in cima alla lista: oltre al trauma della morte e del ritorno, aveva dovuto sopportare ogni genere di stress... non ultimo quello di aver taciuto per mesi delle verità così amare e difficili anche dopo essere tornato al porto sicuro della sua casa, della sua routine e dei suoi affetti.

    Se ne sentì un po' in colpa, ma non c'era oggettivamente nulla che avrebbe potuto fare in tal senso, visto che era all'oscuro di tutto e che l'altro aveva evitato ogni occasione di contatto perciò... meglio restare concentrati sulle molteplici questioni sollevatesi, a cominciare dalla prima e più evidente.

    « Io... non capisco bene le condizioni della tua... resurrezione o rinascita, che dir si voglia. ...però trovo strano che neppure il "Re del Tempo" e i suoi “impiegati” ne sapessero qualcosa.»
    ammise semplicemente la donna reclinando la testolina cerulea da una parte, pensosa
    « Voglio dire: immagino i loro ambiti riguardino passato, presente, e possibili futuri, perciò... se a determinare il tuo ritorno fosse stato qualche antico rituale o tecnologia avveniristica -come avevo inizialmente pensato- è a maggior ragione qualcosa di cui avrebbero dovuto sapere. »

    Scrollando un poco le spalle, l'Alfiere si carezzò il mento con una mano, cercando di coinvolgere l'astante nelle proprie riflessioni ragionando a voce alta... e subito il pensiero corse ai due volumi che l'Alchimista aveva portato con sé al suo arrivo a Palanthas.

    « Endlos è sempre stato un luogo particolare rispetto agli altri mondi di cui ho conoscenza, quindi non mi stupisce sentirlo definire un'Anomalia – qualunque cosa la definizione implichi. »
    quello, in effetti, era un mistero, ma... avrebbero potuto chiederlo al Re del Tempo?
    « Certo, se si tratta di una questione in qualche modo oggettiva e risaputa, spiegherebbe l'altissima incidenza di disastri e strani fenomeni, oltre che la fitta concentrazione di esseri fuori dall'ordinario... forse... potrebbe esserne l'esatto motivo.
    Forse non è neppure una cosa del tutto casuale. »

    un'ipotesi un po' azzardata, ma l'idea possedeva una sua logica
    « Se il Circo è un'Anomalia, ha senso che lo siano anche i suoi prodotti,
    le sue azioni, e quanto avvenuto sotto il Tendone... »


    Come il sacrificio compiuto dal Vampiro, e molti altri orrori che la Dama Azzurra non ebbe cuore di ricordare né di elencare; in ogni caso, l'unico filo conduttore di quel flusso di coscienza era la concentrazione di fenomeni anomali che -anziché esaurire i propri effetti- non facevano che amplificarsi... e, a quel punto, un'intuizione le si affacciò nella mente senza però nessuna concreta evidenza. E i suoi occhi blu tornarono a cercare quelli di Arthur.

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    « E se... anche questo End of Time fosse un'Anomalia, o...
    ...il loro risultato...? »

  5. .

    -No... non serve, grazie-

    Con uno sbrigativo ma educato diniego, il Saggio rifiutò l'offerta della Castellana, evadendo lo sguardo grigio altrove, e muovendosi piuttosto per raccogliere l'invito ad accomodarsi... e se pure non ci fu nulla di sbagliato in quel modo di comportarsi, l'estrema sensibilità della donna cerulea ricavò comunque da quei primi istanti l'impressione che ci fosse qualcosa di...di... strano nella sempre impeccabile compostezza del Vampiro.

    Una vaga tensione. Una sorta di irrequietezza... uno stato d'animo che la impensierì un po', ma non abbastanza da darvi chissà quanto peso, mettendola in allarme o spingendola far saltar fuori la questione con domande invadenti; dopotutto, Arthur era appena arrivato, se le aveva chiesto udienza era perché voleva parlarle, perciò... cercando di metterlo a suo agio, Kalia avrebbe pazientato, atteso che fosse lui a prendere l'iniziativa, e rispettato i suoi tempi.

    Dopotutto, ora che erano insieme, era fiduciosa che un modo per alleviare le preoccupazioni del suo amico -qualunque esse si fossero rivelate essere-, sarebbe saltato fuori di certo.


    -Son venuto qui per parlare di alcuni progetti appena completati nei miei laboratori a Garwec, ma... non sarei del tutto sincero a parlare solo di questo.

    ...eppure, mentre prendeva elegantemente posto sul divanetto davanti a lui -dall'altra parte del basso tavolino per servire il thé-, l'Alfiere si ritrovò a sbattere le palpebre bordate di folte ciglia nere in un genuino accesso di sorpresa nel constatare che Arthur sembrava particolarmente determinato ad affrontare la questione.

    -Avrei bisogno di parlare della Notte della Prima e... di quello che è accaduto.

    Se dapprima la Castellana si era ritrovata a reclinare la testolina turchina da una parte, presa in contropiede dai toni dell'annuncio più che dall'asserzione in sé, quella nuova frase finì suo malgrado per incupirla un poco, facendole abbassare il malinconico sguardo blu zaffiro sull'intreccio che le proprie bianche dita le avevano ricomposto in grembo: il fantasma di quella Notte -dei suoi orrori e della sua tragedia- era un qualcosa che non avrebbe mai imparato a tollerare...

    La Grande Dama del Pentauron profanata e ridotta ad una città fantasma.
    Migliaia di vite -vite di civili innocenti e di soldati valorosi- distrutte e spazzate via.
    La leggerezza con cui creature ataviche e potenti esercitano la crudeltà
    con l'ingenuità di un bambino che strappa le ali ad una farfalla...

    Ma poi l'Alchimista trasse un respiro profondo e nervoso, e...

    -Di... di quello che ci è accaduto.
    ...per la terza volta nello scarto di pochi istanti, la Dama Azzurra si sentì colta alla sprovvista, e nel sollevare il volto eburneo per riportare le iridi blu in quelle del Vampiro, Kalia lo guardò confusa.

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    « Eh...? »
    -Nella cassa.
    « ....ah. »

    Ora, fu il turno della donna di trarre un respiro profondo, e di trovare improvvisamente molto interessante la trama fittamente intrecciata del tappeto del budoir, al punto da incollarvi lo sguardo per qualche istante: ovviamente, ricordava perfettamente l'episodio di cui il Saggio stava parlando, ma... beh... non era certo stato tra i peggiori di quelli che avevano costellato quel viaggio all'inferno. E poi... poi non era successo nulla di che... non si era fatto male nessuno... e...

    E mentre le gote le si coloravano di una nuance vagamente più accesa,
    Arthur parlò di nuovo.


    -Sono profondamente mortificato per quello che ho fatto. E' stato... indegno e squallido, da parte mia.

    Certo, per lei era stata una situazione strana, ma... a giudicare dal comportamento che aveva tenuto dal suo ritorno dalla Morte Ultima, e dalle sferzanti parole con cui aveva appena condannato il proprio gesto, per il suo amico doveva esserlo stato molto, molto di più. E, così non andava bene per niente: in piena coscienza, Kalia non poteva permettere che il Vampiro alimentasse oltre quel nefasto sentimento di colpa. Perché... non era giusto. E perché, in fondo, non aveva fatto nulla di male. E... e... doveva fare qualcosa per rassicurarlo.

    Le ci volle il tempo di un altro profondo respiro per ricomporsi un poco; poi, si rimise in piedi, aggirò il tavolino, e si accomodò di nuovo, ma questa volta al fianco del visitatore, rivolgendosi verso di lui con un'espressione gentile, resa incerta da un velo di imbarazzo.

    « Arthur... Mi... mi spiace che quanto accaduto ti abbia turbato tutto questo tempo. »
    esordì, con gli occhi bassi, ma posando una mano delicata sulla sua per stabilire una connessione
    « Non avevo immaginato che... che tra tutte le cose successe quella notte, questo t-ti tormentasse tanto... p-perciò... scusami se non me ne sono accorta. »

    Tentennando un po' troppo, la Castellana si ritrovò a balbettare in un modo che avrebbe sicuramente fatto indignare il maestro di oratoria ed eloquenza che l'aveva severamente torchiata con i suoi insegnamenti fin da quando era meno che fanciulla... e se di tutte le cose che potevano venirle in mente in quel momento la ora Regina dell'Est si trovò a ripensare proprio a quel vecchio insegnate fu perché Kalia si sentì a tutti gli effetti una ragazzina impacciata.

    jpg« Io... non mi sono spaventata: sapevo che non mi avresti mai fatto del male. Ero solo un po'... un po' sorpresa, ecco. Non sono arrabbiata... »

    Nonostante affrontare quell'argomento le suscitasse una certa esitazione, proseguì il discorso con parole semplici e sincere, per quanto timide... e nel ricordare il conflitto interiore che aveva visto allora nell'anima del Cainita -l'unica cosa che i suoi occhi blu potessero scorgere nitidamente nel buio di quel baule-, l'espressione Dama Azzurra si distese e si ingentilì.

    « ...so che hai provato a controllarti.
    Ma non ci sei riuscito. »

    gli disse, carezzandogli il dorso della mano con un movimento del pollice
    « C'era troppo sangue... e l'aura demoniaca sotto il Tendone era troppo forte... Non eri in te. Per questo... non dovresti essere così duro con te stesso... »

  6. .

    Con un ultimo elegante movimento del polso, la donna lasciò che la penna d'oca disegnasse con fluida grazia l'arco di una firma svolazzante, e mentre la punta metallica e quasi asciutta del pennino tornava a tuffarsi nello stretto collo della boccetta del calamaio, le iridi blu zaffiro scivolarono sulle righe vergate in inchiostro, controllando di non aver dimenticato di menzionare qualcosa in quella sua missiva.

    Sinceratasi di aver espresso quello che voleva, nel modo esatto in cui lo aveva concepito, recuperò dall'arsenale di materiale da cancelleria che aveva davanti -disposto in bell'ordine sul tavolino- un barattolo dal tappo forato, e sparse con gesto esperto sul foglio di carta un paio di flebili sbuffi di polvere talcata, che avrebbe velocizzato l'asciugatura dell'inchiostro.

    I preparativi per la messa in attività della Sede di Kisnoth erano ormai compiuti, e sebbene gli agenti votatisi a quel nuovo progetto fossero stati in grado di trovare una pista da seguire in mezzo al caos e alla desolazione che il Circus Diabolique aveva lasciato dietro di sé, seguire le tracce dei loro nemici, ricostruire gli eventi di quella Notte, e svelare il loro significato, restava un traguardo davvero arduo da raggiungere...

    Ogni progresso guadaganto con fatica non sembrava che una goccia nel mare,
    eppure... cos'è l'oceano, se non un insieme di gocce...?


    Assorta com'era stata nel percorrere come un funambolo quella linea sottile tra speranza e dubbio -un tratto di strada che aveva avuto modo di imparare a conoscere a memoria negli ultimi mesi-, l'Alfiere dell'Est non si era accorta di essersi incantata a contemplare il vuoto, e fu per quello che udire il nitido rintocco di nocche sul ligneo battente della porta del boudoir che utilizzava come studio le strappò un leggero sussulto, riportandola immediatamente al presente.

    -Ehm... è permesso?

    Dall'altra parte della soglia, la voce del Saggio di Khymeia -familiare e rassicurante- non le giunse comunque inattesa: l'Alchimista aveva richiesto un'udienza ufficiale per quella giornata, e la Dama Azzurra aveva con una certa scrupolosità riarrangiato personalmente alcuni impegni della propria agenda per ritagliarsi quella finestra di tempo.

    Dopotutto, oltre ad essere uno dei suoi Ufficiali e Consiglieri più fidati, una delle figure-chiave del Silenzio, e una delle menti più brillanti del Presidio e del Semipiano -quindi, oggettivamente, una delle migliori compagnie con cui intrattenersi-, Arthur era un caro amico... quasi un congiunto, in verità, vista la fitta rete di legami che lo rendeva un pezzo importante della sua cerchia di affetti, e la sua scomparsa non aveva fatto altro che sottolinearlo.

    E quel giorno in cui lei e tutti gli altri che lo avevano amato si erano riuniti a Palanthas per onorarne la memoria, il ritorno del Cainita dalla Morte Ultima aveva restituito un po' di pace alla Dama Azzurra e lenito parte delle sue nuove preoccupazioni per il futuro di Endlos con aiuti concreti nel campo delle sue ricerche, anche se... di fatto,
    quella veglia funebre era stata l'ultima volta che i due si erano incontrati.

    In quell'occasione, dopo averlo visitato per assicurarsi che le sue condizioni “vitali” fossero nella norma, Kalia aveva notato il suo più che comprensibile turbamento, ma se da una parte la donna cerulea gli aveva assicurato la sua disponibilità e il suo sostegno nel caso in cui Arthur avesse sentito il bisogno di confrontarsi o sfogarsi in merito a qualunque cosa gli passasse per la testa, dall'altro aveve reputato giusto non essere invadente e rispettare i suoi spazi e i suoi tempi.

    « Entra pure, Arthur: ti aspettavo. »

    Riponendo la missiva sul ripiano del tavolino, la Castellana si levò dalla comoda seggiolina imbottita per andare ad accogliere il visitatore, e -difatti- quando la porta si sarebbe aperta, il Saggio se la sarebbe trovata davanti, già in piedi, con le mani intrecciate all'altezza della vita sottile, e sulle labbra un sorriso gentile e benevolente.

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    « Sono felice di vederti: ero un po' in pensiero a saperti sempre oberato di lavoro. »
    esordì, in tono troppo delicato per suonare un rimprovero, ma con sincero interesse
    « Prego, accomodati pure, e dimmi tutto: di cosa volevi parlarmi? »
    proseguì, facendo cenno all'ospite di prendere posto su una poltroncina di raso blu
    « Posso offrirti qualcosa? »

  7. .

    Alla comparsa del Redivivo, le cupe emozioni di coloro che si erano riuniti per celebrarne la memoria nel cordoglio si infransero in un riverbero iridescente, vorticando nell'aula della Grande Biblioteca di Palanthas e salutando il suo ritorno nel luogo a cui apparteneva: quella dimensione dai contorni eterei ed inconsistenti -eppure incontrovertibilmente reali- che stava racchiusa nel cerchio dei suoi affetti.

    Kalia vacillò sotto il peso della sorpresa, Kerobal dissimulò la sorpresa mostrandosi intraprendente, Raizen rise con fragore, Denver esalò un sospiro di sollievo, Uriel sorrise con una lacrima di commozione, e nell'attonito silenzio di tutti gli altri astanti, Yoko fu lesto a spezzare gli indugi sdrammatizzando con una battuta...


    « Sorpresa! Ti abbiamo comprato un nuovo letto. »

    ...che ebbe il potere di rianimare la sua compagna Drusilia -più di chiunque altro afflitta dalla perdita dell'unica figura paterna che avesse mai avuto-, ma anche di riscuotere un poco la Dama Azzurra dal suo stato di shock, spingendola sorridere soffocando un ultimo singhiozzo dietro la mano guantata nell'organza nera, prima di farsi forza per rimettersi in piedi sulle proprie gambe, asciugandosi gli occhi e riportando le iridi blu sul suo caro Arthur, che stava proprio in quel momento prendendo nuovamente la parola.

    -In verità... sono morto. Nonostante questo... sono stato involontariamente riportato in vita da un giovane mago. Theobald. Non ho ben chiare le dinamiche, però: è stato... bizzarro.
    spiegò agli astanti, mostrandosi visibilmente stanco e stranito dalla vicenda
    -Si tratta comunque di un bravo ragazzo: mi ha ricondotto qui da voi, dato che -da solo- non sarei riuscito. Certo, non è stato semplice... ed ammetto di essere ancora abbastanza confuso, ma -quando avrò fatto ordine nella mia testa- sarò lieto di spiegare ogni cosa a tutti, per filo e per segno.
    assicurò, gettando un singolo sguardo ai tomi che portava con sé
    -Ora, però... mi sentirei maggiormente a mio agio se terminassimo questa veglia...
    se per voi non è un problema.


    Preoccupata in quel frangente più delle condizioni di salute (beh, relativamente al suo stato di non-morto) del Cainita che non delle dinamiche che gli avevano reso possibile fare ritorno a casa, la Castellana si mosse per andargli incontro, percorse il camminamento che tagliava in due la schiera di seggiole, e lo raggiunse a passo spedito e frettoloso -più di quanto avesse consciamente inteso-, circondandolo con le braccia flessuose per racchiuderlo per qualche istante in un abbraccio breve ma sentito.

    Quando, pochi secondi dopo, la Regina dell'Est si scostò dal proprio Ufficiale, le sue bianche mani gentili si fermarono a riposare sull'avambraccio della Corona di Khymeia, mentre lo sguardo di zaffiro si rivolse agli astanti, così come le sue parole.


    « Sembra che la triste ricorrenza che ci ha riuniti qui oggi si sia trasformata in un lieto evento... tuttavia, credo sia meglio rimandare i festeggiamenti e le spiegazioni ad un altro giorno. »
    esordì Kalia, ricercando la comprensione dei presenti con un sorriso sereno
    « Arthur sarà comprensibilmente provato dall'esperienza, perciò... sarà meglio lasciargli il tempo di riposare, recuperare il suo equilibrio e fare chiarezza. »
    jpgesortò, prima di rivolgere il volto verso Drusilia e famiglia ed aggiungere
    « Immagino che anche tu vorrai restare un po' vicina ad Arthur, perciò sarei naturalmente felice se tu e Yoko voleste trattenervi al maniero come miei ospiti. »

    Infine, la Dama Azzurra -quel giorno eccezionalmente in nero- tornò a voltarsi verso l'Alchimista del Sangue, rivolgendogli un sorriso premuroso e uno sguardo preoccupato.

    « Prima di lasciarti alla tua tranquillità... ti andrebbe una tisana insieme? »
    propose la Papessa, sperando di non risultare invadente in quelle circostanze
    « Va bene anche nel tuo studio, se non te la senti di spostarti al castello:
    vorrei solo poter controllare che tu stia bene... »

  8. .

    Stretti l'uno all'altro, nel silenzio e nel cordoglio che -a distanza di tempo- ancora echeggiava nel vuoto che la perdita aveva scavato nel cuore di ciascuno, gli astanti ristettero ai loro posti... e fu forse proprio per questo motivo che, stando seduti con le spalle all'ingresso della Biblioteca, la maggior parte dei partecipanti alla veglia funebre non si accorse dell'arrivo tardivo di un ospite inatteso.

    Colui che era -al contempo- l'ultima persona che si sarebbero aspettati di vedere,
    e tuttavia quella che più di ogni altra rappresentava il fulcro di quell'evento.
    Eppure... non poteva essere.

    Sostando in piedi davanti all'altare, a fronteggiare la piccola platea, quando sollevò lo sguardo dal punto di fuga in cui mestamente vagava tra i ricordi, la prima che lo vide sbucare da dietro le librerie fu la Dama Azzurra; tuttavia, se quella nera sagoma in movimento attirò immediatamente l'attenzione delle sue iridi blu zaffiro, la visione dell'elegante figura del Vampiro le paralizzò la lingua.

    Davanti a quella scena surreale, con gli occhi sbarrati al di là della veletta scura, Kalia ristette a fissarlo per un istante dilatato all'infinito, e mentre le labbra ben disegnate si schiudevano in un moto di sorpresa, una singola lacrima iridescente scivolò lenta sulla sua guancia eburnea.

    Perché la sua immaginazione le giocava uno scherzo così crudele in un momento come quello...?
    Quello non poteva essere Arthur, eppure... era così... sembrava così...
    reale...

    -Ehm...

    ...e quando il redivivo si schiarì la voce con un colpo di tosse,
    fu di certo la stessa cosa che pensarono anche tutti gli altri.

    Quel suono calamitò all'istante su di lui l'attenzione della piccola folla: ogni paia di occhi presente in sala fu calamitato nella sua direzione, e il gelo atemporale che era calato sui pensieri della Castellana si infranse come un cristallo.


    -Io... ecco... sono mortificato di essere tornato soltanto ora.

    Tuttavia, troppo sopraffatta per parlare o muoversi, trovando anzi necessario dover arretrare di un passo per ricercare il sostegno del ripiano ligneo alle proprie spalle ed evitare che le ginocchia le cedessero, l'Alfiere Orientale non riuscì a far altro che portare una mano guantata di nero al viso per coprirsi la bocca e lasciarsi andare alle lacrime.

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    « Arthur... »

    Più allarmato dal comportamento della sua Regina che non dalla ricomparsa di un compagno caduto in campo nemico, la prima ed istintiva reazione di Lancelot DuLac fu quella di portare la mano alla spada, ma prima di snudare la lama in quel santuario della sapienza, il Cavaliere rivolse lo sguardo al suo amico e maestro, in attesa di un qualche segnale, ma Leon Belmont, con gli occhi azzurri fissi sull'Alchimista del Sangue, scosse il capo: si trattava certamente del Vampiro, ma... non percepiva all'opera in lui alcun sortilegio.

    E mentre il Demone delle tempeste appuntava gli occhi bigi ed insondabili sull'amico, producendo una fitta sequenza di scariche elettriche lungo il corno dorato -quasi stesse computando un qualche procedimento complesso-, Raizen gettò il capo all'indietro e rise sonoramente; Kerobal -invece- appuntò con intensità le iridi magenta sul viso Pinguino, si alzò persino in piedi per andargli incontro,
    e gli piantò un indice aguzzo tra le costole, le tastarne la concretezza.
    Poi, si voltò a rassicurare tutti i presenti.

    « Confermo che non è un fantasma! »

    Tolto quel legittimo dubbio, c'era un'altra questione da definire, e il Nephilm valutò rapidamente come venirne a capo mentre tornava a fissare il Cainita con la stessa espressione con cui si contempla un rebus, prima di massaggiarsi stancamente il ponte del naso, dare in un sospiro liberatorio e tornare al suo solito sorrisino sornione nel posargli la mano sulla spalla.

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    « Dunque... non so come metterla giù in modo gentile, perciò... lo chiedo e basta:
    com'è che non sei morto? »

  9. .

    Per quanto viaggiare fosse sempre stata ai suoi occhi blu un'esperienza interessante ed affascinante, le era in vero capitato ben di rado di avere occasione di farlo per puro spirito di avventura: fin da giovane -quando il futuro non aveva in serbo per lei che una vita da reale consorte di un qualche alleato di suo padre-, Kalia Menethil aveva spesso ottemperato a più di una visita diplomatica in vece di rappresentante del Re ma... se quei frammenti di memoria apparivano lontani come i ricordi di un'altra vita, il suo arrivo su Endlos non aveva alterato che la frequenza dei suoi spostamenti di quel genere, e reso il loro protocollo
    quasi una
    routine.

    Perché alcune cose non cambiavano mai: nemmeno con alcuni secoli a separarla dal passato, neppure a distanza di interi mondi, e neanche ora che non era più principessa ma Regina.

    L'ufficialità, dopotutto, è un concetto a suo modo universale: una lente artificiosa -algida e solenne-, che imprime un'austera impronta di nobiltà ed eleganza alle situazioni, come la cornice fa per un dipinto, o il vetro a mosaico di una cattedrale fa con la luce che attraversa la finestra; alcuni potevano considerarla una pratica superflua, ma quella veste di ufficialità era una forma di affermazione nella transitorietà del mondo, al pari delle architetture di un altare, che racchiudono in una dimensione mistica l'eco del rito che erano concepire per ospitare.

    Un po' come le quinte di un palcoscenico, che impongono più di un dovere di forma ai suoi attanti. E, in effetti, in quel momento, alla Dama Azzurra sembrava assai più calzante definire sé stessa un'attrice che impersonava il ruolo di regina, non tanto per una questione di finzione, ma per una mera
    questione di
    costumi.

    Laputa era un paese alleato da ormai lungo tempo, Drusilia -il regnante uscente- era più una sorella che un'amica, e in compagnia del giovane Lowarn -il futuro sovrano- la Castellana aveva trascorso abbastanza tempo -discorrendo, prendendo insieme thé e biscotti, ascoltando le sue composizioni per violino- da poterlo considerare quasi un figlio o un nipote, eppure, nonostante la grandissima familiarità, il momento richiedeva il rispetto di un copione preciso ed ordinato, perché l'Incoronazione non era solamente uno spettacolo da presentare al popolo, ma una vera e propria consacrazione agli annali della Storia.

    jpgIn quella circostanza, l'ufficialità esigeva che lei non fosse che l'Alfiere Orientale, ed esattamente per quella ragione aveva curato con estrema attenzione ogni dettaglio del suo aspetto, optando così per un abbigliamento che ben si adattasse all'opulenza del suo rango e della cerimonia: contrariamente alle proprie ben più semplici abitudini, la donna aveva indossato forse il modello più pomposo del guardaroba -balze, pizzi, trini, nastri, merletti, e soprattutto gemme-, abbinandolo ad un soffice manto di pelliccia bianca e vaporosa che le circondava le spalle; i lunghi capelli azzurri le erano invece stati sistemati -con ore di lavoro da parte di un piccolo plotone di ancelle- in un'elaboratissima acconciatura, impreziosita da alcune rose blu, ma -soprattutto- fissata da un'imponente architettura di elaboratissimi ornamenti d'oro bianco, anch'essi tempestati di pietre preziose.

    Compostamente seduta sulle panche della Sala del Trono, lì predisposte per la ristretta cerchia di ospiti che avrebbe avuto l'onore di presenziare fisicamente a quell'evento epocale, la Dama Azzurra aveva fatto vagare gli occhi blu sui bianchi bassorilievi in marmo, sui fregi di giada verde e cerulea, e sull'ingegnoso sistema di specchi e vetrate che catturava la luce diurna e la rifletteva in giro; approfittando della disponibilità del caro Arthur -al suo fianco sia in veste di suo accompagnatore, sia in qualità di Fratello di Congrega del Principe Lowarn- se ne era fatta spiegare il funzionamento in attesa che la cerimonia avesse inizio.

    La breve ed educata conversazione tra i due -sostenuta a voce bassa per non disturbare- si spense quando la Dama del Vento si erse dal trono dell'Autocrate ed avanzò fino alla soglia dei gradini che ne sopraelevavano il seggio, mostrandosi in tutto il suo splendore, nonostante i ricchi abiti da cerimonia e la severa acconciatura -ricercata e sormontata da una sfavillante corona- le dessero un aspetto in qualche modo inusuale... eppure perfettamente consono tanto al suo rango quanto alla sua personalità. Certamente merito del sarto, ma anche dei saggi consigli estetici di Quar-


    « Dico io: ma ci voleva tanto? ★ »

    Nel silenzio che aleggiava sugli astanti, quella domanda -appena bisbigliata da qualcuno alla sua destra- le giunse all'orecchio in un borbottio denso di retorica, e se Kalia si volse nella sua direzione non fu per la curiosità di scoprire chi l'avesse pronunciata e a che cosa si riferisse, quanto più per la sorpresa di trovare un nuovo posto a sedere là dove prima non c'era che il camminamento destinato alla processione.

    Eppure, quando le doppie porte si schiusero per accogliere l'ingresso dell'ospite più atteso, come se l'intera fila fosse slittata di un posto, il nuovo arrivato non risultò essere in alcun modo d'intralcio quando -regalmente abbigliato, fiero e solenne- Lowarn Galanodel superò le porte e attraversò la navata che tagliava a metà la Sala del Trono e la platea; perplessa dal fatto che qualcosa non le tornasse, le iridi blu zaffiro della Castellana seguirono la figura del Principe mentre si fermava ai piedi del podio -al cospetto di sua madre- e Drusilia cominciò a parlare, ma...


    « Lei non può immaginare quanto mi faccia penare ogni giorno la sua brutta abitudine di andarsene in giro sciatta e in disordine, con indosso la prima cosa pescata a casaccio dagli armadi. »

    ...non le riuscì di capire una sillaba, perché per quanto non avesse un alto volume, l'insistente (e molesto) borbottio del suo vicino le creava interferenza; inoltre, quel figuro non dava l'impressione di star parlando da solo, ma -a giudicare da come piegò il busto per sporgersi nella sua direzione- di volersi rivolgere proprio a lei in particolare.

    « ...ma, certo, non sto dicendo che Drusilia debba preoccuparsi in prima persona di una cosa triviale come arrangiare degli outfit consoni alle occasioni; voglio dire: è per quello che esistono i servitori, no? »

    « S-scusi...? »

    jpgRuotando la testolina cerulea nella sua direzione, la Regina dell'Est soffermò lo sguardo confuso su quella presenza per qualche ragione ammessa tra gli ospiti più illustri del Semipiano, e... dopo un istante, raggelò: si trattava di un uomo maturo, dalla pelle di un pallore malsano, con due intensi occhi verdi cerchiati da profondissime occhiaie nere, e con lisci capelli di una tonalità violacea, analoga a quella del pizzetto caprino; vestiva un completo da uomo bianco gessato di grigio, come quelli in uso nel Garwec o in alcune zone del Pentauron, per quanto la cosa più vistosa -e assolutamente fuori luogo- rimaneva senza dubbio il vaporoso ventaglio in piume di pavone.

    Tuttavia, più che il suo bizzarro senso della moda, a lasciare Kalia di sasso fu il riconoscervi lo stesso "Re del Tempo" che aveva incrociato per le tribune del Circo, quando lo Spettro di Halloween l'aveva presa in custodia.


    « Ma certo: vi perdono! Siamo tra Reali: mi pare il minimo! »
    assentì prontamente il Nobiluomo in bianco, con condiscendente rassicurazione
    « Ad ogni modo, stavo dicendo: quando vivremo insieme -intendo in maniera stabile: questo è più un giro di prova!- ...comunque, dicevo: quando io e Drusilia vivremo insieme, mi premurerò di assegnarle un attendente qualificato per la mansione.»

    Sebbene in occasione del loro primo incontro Kalia non avesse parlato granché con lui, nel metterlo a fuoco una seconda volta, l'aspetto di quell'individuo e le sue strane dichiarazioni le permisero di riconoscerlo come lo stesso Arcidemone che la sua amica le aveva in gran segreto confidato essersi ritrovata alle costole dopo gli eventi del Circo; eppure, intanto che Mephisto Pheles agitava con leggiadria l'ingombrante accessorio -visibilmente più intenzionato a farne sfoggio che non a procurarsi realmente del refrigerio- la Dama Azzurra non poté far a meno di trovarlo un personaggio più stravagante che minaccioso.
    Come Salem, aveva un che di
    infantile...

    « In effetti, forse sarebbe opportuno designare anche un'equipe di sarti: non che il suo fisico abbia problemi con le taglie da boutique, ma... la vera signorilità si vede anche da queste cose. »
    assentì l'altro, annuendo convinto, scoccandole poi un'occhiata penetrante
    « A proposito: il modello che sta indossando adesso proviene dai vostri domini, vero? Vorrei conoscere gli estremi dell'atelier. »

    ...e, per sua fortuna, pur avendo poca dimestichezza con creature demoniache, la Castellana aveva molta esperienza con i bambini, così -a quella richiesta- si limitò a reclinare un poco la testolina cerulea da una parte, chiudere gli occhi, e rivolgere al suo vicino un ampio ed imperturbabile sorriso.

    « Naturalmente, Sire: sarò ben lieta di fornirvi tutte le indicazioni... »
    « Meraviglioso! »

    Adagiandosi il ventaglio di pavone in grembo, il Re del Tempo portò la mano guantata al doppiopetto della giacca elegante, e recuperò dalla tasca interna il proprio apparecchio telefonico; stava già tenendosi pronto a ricevere le informazioni che gli servivano e a far partire la chiamata, quando la candida mano dell'Alfiere Orientale si innalzò come una barriera tra loro, agitando gentilmente nell'aria un indice sentenzioso, la cui unghia smaltata di un azzurro madreperlaceo catturò i riflessi di luce dell'ambiente e anche la sua attenzione.

    « ...al termine la Cerimonia di Incoronazione. »
    concluse la donna, con il tono dolce e paziente ma inamovibile che adottava con i ragazzini

    Davanti a quell'approccio, garbatissimo e proveniente dalla persona di più alto rango tra gli invitati (motivo per cui ne aveva ricercato la compagnia), il Nobiluomo in bianco ristette per un lungo momento, preso in contropiede; poi, gonfiando le guance scavate in un broncio indispettito, rinfoderò il suo aggeggio, incrociò le braccia sul petto, e mentre accavallava le gambe, tornò a mettersi composto sul proprio seggio.

    « Mph... d'accordo. »

    E dopo averlo ringraziato per quella concessione, tessendo le lodi della sua cortesia, Kalia poté finalmente riportare gli occhi blu zaffiro sul giovane Lowarn, giusto in tempo per vederlo pronunciare i voti, ricevere la corona, e prendere posto sul Trono che avrebbe da quel momento in avanti dovuto reggere e proteggere con virtù; e quando il rito di passaggio si fu concluso, la Regina dell'Est fu la prima ad acclamarlo.

    « Lunga vita al Re...! »

  10. .

    Dopo aver pazientemente subito sopportato la predica della Dama Azzurra, il Nessuno si concesse un sospiro stanco come prima replica, prima di iniziare il proprio racconto.

    « La mia razza possiede alcune... peculiarità. Un essere umano prova emozioni quando gli accade qualcosa e modifica il suo comportamento in base ad esse. Noi Nessuno non abbiamo emozioni, ma ereditiamo le abitudini e il modo di fare dell'umano che eravamo un tempo. È un'abitudine per noi, qualcosa di ormai assimilato e molto difficile da combattere. Godrik vonTabark, la persona che si è trasformata in Xord Gik, era... uno stronzo. »

    A quel punto, fu il turno della Castellana di lasciarsi andare in un mezzo sospiro: certamente non apprezzava l'uso di quel termine tanto sferzante, ma -non di meno- non poteva negare che la definizione sintetizzasse con efficacia l'ampia descrizione in cui l'uomo biondo indugiò subito dopo, confermandole l'idea che Arkan dovesse conoscerlo assai bene.

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    « . . . »

    E... certo che, se rientrava anche in quella cerchia di persone convinte di essere più scaltre delle altre, al punto da sentirsi in diritto di abusarne a quel modo solo per qualche generica “buona intenzione”, Kalia avrebbe dovuto includerlo nella sua personale categoria mentale di persone della peggior specie: la qual cosa non implicava certo dell'ostilità da parte sua, ma solo una maggior attenzione ai loro movimenti.

    « Non so cosa stesse pensando Xord Gik quando ha elaborato questo circo. Non so perché abbia preso così tante decisioni che sembrano così stupide. Non so perché abbia provocato persone, bruciato ponti o causato caos. »

    ...perché personalità di quel genere diventano mine vaganti che non vedono nulla di sbagliato nel danneggiare e ferire gli altri. Sempre che riescano a vedere qualcosa, al di là della presuntissima genialità dei loro piani.

    « Quello che so è che ieri ero convinto che a mio figlio rimanevano due settimane prima di morire, o peggio, trasformarsi in un Heartless. Oggi invece è probabile che sopravviva. ...a me basta. »

    Davanti alla conclusione dell'uomo biondo, la Papessa chiuse gli occhi blu zaffiro, chinò il capo in un cenno di assenso, e accantonò la questione “Godrik” con un mezzo sospiro: dopotutto, aveva ormai tratto le sue conclusioni, e sapeva cosa aspettarsi nell'infausto caso se lo fosse ritrovato ancora davanti; la cosa più importante -e più piacevole- su cui focalizzare ora i suoi futuri propositi era senza dubbio il giovane Sasha e il suo benessere.

    « E con questa nota allegra... »
    esordì ancora una volta il Nobody, accennando un mezzo sorriso
    « ...mi ritrovo nella necessità di chiederle un passaggio per uscire da questo luogo. »

    A quel punto, Kalia sarebbe stata curiosa di apprendere di più sulla natura del rapporto che legava Naxe e Xord, ma... l'esortazione del suo interlocutore le fece sentire tutta l'urgenza di fare ritorno al mondo reale: se non si fosse risvegliata presto, Sasha e tutti gli altri -a Palazzo e nel Presidio- si sarebbero preoccupati inutilmente, e non era davvero il caso che l'allarme per quella faccenda espandesse ulteriormente la propria portata. E, dopotutto, forse ci sarebbero state altre occasioni di conversare con lui in futuro.

    « Naturalmente: non c'è nessun problema! »
    s'affrettò a rispondere con un cenno affermativo del capo, restituendogli un sorriso gentile
    « Tuttavia, prima di andare, avrei una cosa da chiederle. »

    Sollevando la destra con grazia, la donna cerulea allargò il braccio verso l'esterno in un gesto elegante e distratto, invitando lo sguardo a sporsarsi verso il grosso sasso non lontano, dove il giovane Custode del Keyblade era stato mandato a schiantarsi; in risposta a quel cenno, l'acqua marina che aveva rivestito il suolo poco prima si animò in un'alta onda di marea dalla cresta spumeggiante, che si erse per almeno un paio di metri prima di abbattersi sulla pietra e fluire via.

    Al suo passaggio, però, nella roccia si era aperta una doppia porta dai sontuosi battenti di madre perla e corallo, impreziosita da conchiglie incastonate a formare fregi geometrici.


    « Visti i grossi cambiamenti a cui Sasha andrà incontro d'ora in avanti, io credo che avrebbe davvero bisogno della vicinanza di suo padre, perciò... sarei lieta se lei volesse prendere in considerazione la possibilità di stabilirsi ad Istvàn con noi. »

    La Dama Azzurra aveva scelto di evocare il passaggio prima di formulare la sua richiesta esattamente perché a Naxe la cosa si presentasse slegata dalla propria necessità di un passaggio: non voleva fargliela risultare come una sorta di condizione o imposizione.

    In ogni caso -pur sperando Kalia in una risposta positiva-, la soglia dimensionale si schiuse su un bianco mondo di luce, e non appena la ebbero attraversata, si ritrovarono nel mondo reale, desti alla...

    Fine del Sogno.

  11. .

    Un paio di mesi erano ormai trascorsi dalla terribile Notte di orrori che si era abbattuta su Kisnoth, ma la ferita che era stata aperta nel cuore di Endlos e nelle vite di tutti i suoi abitanti pulsava ancora dolorosamente ad ogni spasmo che i ricordi portavano con loro.

    Per dimenticare i propri mali -o anche solo trovare un modo per accantonarli in un angolo, senza esserne consumati fino all'annichilimento-, molti avevano preferito focalizzarsi su quello altrui, cercando un modo per lenirlo o vendicarlo, ma... ora che le più impellenti necessità dei feriti erano state sbrigate, che i doveri della ragion di stato erano stati assolti, e che le fasi più pressanti dell'emergenza erano sfumate in una nuova più tesa “normalità”, la quiete aveva crudelmente restituito ai sopravvissuti la lucidità per percepire tutto il peso dell'incolmabile vuoto lasciato da quanto si era perduto.

    jpgE quell'assenza la accompagnava come un fantasma persecutore mentre percorreva il tappeto che conduceva all'altarino allestito per la commemorazione, con nessun altro suono che il fruscio delle stoffe del suo abito nero: al di là della veletta funebre che le copriva in parte i capelli azzurri, gli occhi blu zaffiro della Castellana scivolarono sui presenti lì radunatisi, ben immaginando i loro cuori sanguinanti al di là degli stati d'animo più disparati che i loro volti lasciavano intravedere...

    Difatti, oltre alla piccola Sakura (la ragazzina vampiro che Arthur aveva riportato con sé da uno sei suoi viaggi), che mostrava genuinamente i lacrimoni che le scorrevano lungo le guance mentre un amichetto di Miséricorde -un bambino dai capelli castani e gli occhi grigi- la teneva per mano, o al giovane Lowran, in cui l'evidente turbamento lo intrappolava in un desolato ed affranto mutismo, negli altri astanti il tormento del lutto prendeva forme più sottili... eppure lei riusciva a scorgerla chiaramente, quella sofferenza.

    Era nelle lacrime discrete che inumidivano gli occhi verdi della sua amica Drusilia mentre il suo compagno Yoko le stava vicino, dimorava al di là della vacua apatia di Brifos o dell'insofferenza con cui Kerobal sedeva accanto al suo silenzioso genitore come se l'irritasse trovarsi lì, si specchiava nella dignitosa solennità con cui Leon e Lancelot presenziavano in ultima fila e nella composta maturità di Denver e Uriel, per i quali Arthur era un confratello... ve n'era traccia persino nel disinvolto distacco di Quarion.

    O forse... forse era semplicemente lei a vederla dappertutto.
    Kalia non era neppure stata presente quando il Vampiro si era sacrificato per offrire una speranza al resto del mondo, e non aveva trascorso con lui lo stesso tempo dei suoi colleghi, né ne aveva conosciuto i lati più sentimentali come coloro a cui aveva fatto da padre... eppure, in quei mesi che aveva trascorso affaccendandosi per rimettere insieme la schiena spezzata del Semipiano, lo aveva pianto molto e a lungo.

    Continuavano a tornarle in mente la sua cortesia -un po' distaccata, ma incredibilmente premurosa-, la calma compostezza con cui si approcciava ai problemi, la logica pulita e pragmatica che aveva nel risolverli, la pazienza che lo contraddistingueva tra difficoltà e contrattempi... di come -anche nel disaccordo- il suo punto di vista le era sempre stato prezioso, di quanto fosse piacevole scambiare due parole con lui su qualunque cosa, di quante volte -sotto il Tendone di quel Circo mostruoso- il Vampiro l'avesse sostenuta, protetta e difesa dai pericoli e dalle offese più disparate.


    Quando raggiunse il piccolo altare e vi depose sopra il bouquet bianco da tributare alla lapide simbolica di una tomba senza neppure un corpo, la Dama Azzurra non sapeva neppure bene cosa dire... ma in quanto padrona di casa, spezzare il silenzio era una sua responsabilità, e cercare di offrire un po' di conforto a quanti lì radunati era un suo preciso dovere, così quando si volse a fronteggiare la piccola platea, arcuando le labbra in sorriso un po' mesto, si ripromise di fare del suo meglio.

    « È passato un po', e sono giorni pieni di affanni e nuove di sfide per ciascuno di noi, ma abbiamo tutti la speranza che momenti come questo ci aiutino a superare il dolore ancora troppo vicino... perciò, per prima cosa, desidero ringraziarvi per aver trovato il tempo di radunarvi qui quest'oggi. »

  12. .

    Alla fine, una risposta giunse al suo accorato appello: si trattò solo di un sussulto e un mare di singhiozzi, ma mentre lo teneva stretto a sé, in un abbraccio amorevole e protettivo -cercando di rincuorarlo cullandolo, carezzandogli la schiena e posando qualche casto bacio sugli ispidi capelli biondi- la Dama Azzurra seppe che Sasha aveva recepito il discorso.

    Lentamente e faticosamente le sue parole avevano raggiunto il cuore tormentato del suo protetto, e quasi le parve di vedere una piccola breccia aprirsi nel muro che il fanciullo aveva eretto attorno a sé, per chiudere fuori il resto del mondo.

    Naturalmente, la Castellana non sapeva ancora quali effetti ciò avrebbe sortito sulle condizioni del ragazzo, e non si illudeva che il singolo episodio potesse risolvere una situazione protrattasi per anni interi, ma... adesso che il giovane Custode del Keyblade aveva smesso di rifiutarla e farsi del male, ella si sentiva fiduciosa verso le prospettive future: sarebbe rimasta vicina a Sasha per tutto il tempo che quella transizione gli avrebbe richiesto a trovare costruirsi un nuovo equilibrio, si sarebbe impegnata a creare situazioni favorevoli per costruire legami duraturi con le persone intorno a lui, e lo avrebbe circondato di luce, comprensione e affetto...

    ...ma quei buoni propositi avrebbero dovuto attendere il ritorno al mondo reale, perché -con un guizzo dalla inconfondibile natura arcana- il corpo del ragazzino (il costrutto che gli aveva fatto da avatar in quel mondo onirico) si dissolse in uno sbuffo luminoso, lasciando la donna assisa da sola tra le pieghe vaporose della sua stessa gonna.


    Se interpreto correttamente l'accaduto
    la coscienza di Sasha dovrebbe essere stata reinserita nel suo corpo...


    Quando udì voce telepatica di Naxe Arkan risuonare nella sua testa, Kalia parve ricordarsi solo allora della sua esistenza, e si sentì un po' in difetto per il fatto di averlo dovuto intrappolare a quel modo: non che fosse stato nulla di molesto o pericoloso, e neppure qualcosa da cui l'uomo non avrebbe potuto evadere da solo, volendolo, ma... per quanto non fosse affatto pentita dell'azione in sé, reputandola in quel momento necessaria-, le dispiaceva la scortesia del gesto. Probabilmente, gli avrebbe anche chiesto scusa per quello...

    ...non so perché la stessa cosa non sia accaduta con lei. Potrei avere una conferma?

    ...una volta placata l'ondata di irritazione che quella macchinazione
    -insensata e ottusa- aveva provocato al suo buonsenso.


    « È perché ho un certo legame con queste terre. »
    spiegò brevemente lei, cercando nonostante tutto di rassicurare l'interlocutore
    « Quindi posso fare ritorno su Endlos anche da sola: non è affatto un problema... »

    S ~ N ~ A ~ P

    Sollevando la bianca mano al livello del capo, l'Alfiere schioccò elegantemente le dita, e mentre la bolla ialina che aveva racchiuso il Nessuno scoppiava innocua in un “plop” gentile -rendendogli la libertà- la donna cerulea si rimise in piedi... e ancora rivolgendo le spalle all'uomo biondo, si concesse un momento per trarre un profondo respiro prima di voltarsi lentamente a fronteggiarlo.

    E il blu zaffiro dei suoi occhi -in genere sempre così sereno- brillava con la furia di un vortice, e quello fu uno dei momenti più unici che rari in cui fu possibile scorgerla visibilmente
    indignata.

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    « Piuttosto... si può sapere chi ha avuto l'idea tanto stupida di architettare questa situazione inutilmente complicata e di una crudeltà lapalissiana? »

    Per chi abbia avuto modo di vedere almeno una volta l'esplosione di una tempesta bianca in mare aperto, sarebbe superfluo spiegare quanto terrificante e distruttiva possa divenire l'acqua, e quanto repentino essere il cambiamento... ma quando la Dama Azzurra mosse qualche passo verso il Nessuno, la sensazione che irradiava da lei era la stessa di trovarsi davanti ai marosi ruggenti e spumeggianti di un oceano in burrasca.

    E la fibra onirica intorno ai due ne catturò un riflesso, provocando all'ambiente roccioso (?) in cui entrambi si trovavano un singolare effetto di alta marea, dove l'acqua salmastra -già profonda una ventina di centimetri- rivestiva il suolo di onde sciabordanti e vorticosi mulinelli, al di sopra dei quali la Castellana fluttuava come una ninfea.


    « Come si può pensare che portare una persona -un bambino, poi- ad un punto di rottura sia un'opzione accettabile per trattare i suoi traumi?! Come?! Il cuore della gente non funziona così! »

    Di quale fosse il preciso ruolo previsto dal mandante per l'uso del veleno akashico, lei non ne aveva in alcun modo consapevolezza, ma poté immaginare che anche l'espediente di metterla (realmente o meno) in pericolo avesse costituito uno snodo importante nei piani del suo rapitore -l'uomo con la faccia da schiaffi e gli occhi rossi-, e poiché a farne i danni era stato il giovane Custode del Keyblade, la cosa la rendeva a dir poco insofferente.

    « Sono disposta a tralasciare il fatto che si abbia provato a rapirmi ed intossicarmi, ma non posso assolutamente soprassedere al fatto che, tra le infinite linee d'azione che sarebbe stato possibile intraprendere per aiutare Sasha, si sia optato per quella che prevedeva l'usarmi come uno strumento per metterlo sotto stress. »
    con un altro paio di passi, il suo rialzo acquatico la portò ad incombere su Naxe
    « Non si trattano così, le persone! Non si gioca con le loro sofferenze!
    ...disporre delle loro vite con tanta leggerezza! Se fosse morto, che sarebbe successo? »


    Con le mani sui fianchi, la Papessa vibrava per la tensione che le scuoteva il corpo sottile, ma poiché oltre al potere non difettava di autocontrollo, evitò di sfogare la frustrazione su Naxe... per quanto, essendo l'unica anima nei paraggi, gli toccò di testimoniare lo sfogo di tutta l'apprensione che aveva fino a quel momento trattenuto in sé stessa per il bene del ragazzo. ...un sentimento che un qualunque genitore avrebbe potuto comprendere.

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    « E' stato pericoloso, scellerato, irragionevole e irresponsabile! »

    E dopotutto, quello che aveva davanti era il padre di Sasha, e Kalia restava fermamente convinta che l'uomo amasse sinceramente suo figlio: magari, la pensavano allo stesso modo, magari Arkan si era semplicemente ritrovato lì per caso, proprio come era successo a lei stessa, e non essere in realtà in alcun modo implicato della pessima gestione di quella situazione...

    Così, la donna volle dargli il beneficio del dubbio, e non assumere in automatico che Naxe fosse l'artefice di quel piano dall'insensibilità inconcepibile.
    E sarebbe stato meglio per lui.

  13. .

    « La ringrazio per la sua premura, mio Signore.»

    Scattando in piedi, la fanciulla bionda ricambiò l'inchino che l'albino le aveva rivolto, ma nel tornare a raddrizzarsi nella propria altezza, Elysandra si trovò davanti il girasole che le veniva porto, e... arrossì, in una maniera che Kalia trovò rivelatrice; in ogni caso, le parole di Lancelot disambiguarono la situazione, e la giovane ospite accolse la notizia con un misto di genuina sorpresa e sospetta delusione.

    « Oh. Vi ringrazio per avermi portato tale dono da parte del segretario,
    appena possibile gli farò visita per ringraziarlo a dovere.»

    replicò la ragazza, ricevendo il fiore e portandoselo davanti al viso
    « È davvero bello, messer Ivan è stato davvero gentile.»

    Sebbene si trattò di un mutamento impercettibile nella sua algida presenza, uno spasmo di irritazione serrò le labbra pallide del Cavaliere del Lago in una rigida linea sottile: in una muta domanda, gli occhi verde acqua saettarono fino alla Dama Azzurra, incontrando la sua espressione serena e un suo lieve cenno affermativo del capo, segno che la sua Regina aveva provveduto ad informare la Lyvellin della situazione, ma...

    ...mentre riportava lo sguardo sull'ospite, inarcando un sopracciglio con perplessità, il Cigno non poté far a meno di pensare che se la giovane parlava di rincontrare Braginsky con tanta disinvoltura, appariva piuttosto chiaro che il cuore troppo generoso della sua vecchia amica poteva facilmente tradursi in un potenziale rischio di peccare di ingenuità – e una conseguente tragica mancanza di autoconservazione.

    In ogni caso, si trattenne dal fare osservazioni in merito, sia perché Elysandra si era appena ripresa, sia perché Lady Kalia si diceva spesso preoccupata dal suo modo eccessivamente duro di sfogare la propria iperprotettività; così, trovò naturale avanzare una proposta di compromesso tra la consapevolezza che non fosse affar suo supervisionare i comportamenti della giovane recluta in quell'ambito, e lo scrupolo che nessun nuovo incidente si verificasse alle di lei spese.


    « Volete che vi accompagni, Lady Elysandra? »

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    « Lance, perché non ti accomodi a prendere un thé insieme a noi? »
    lo invitò gentilmente la Castellana, indicandogli la seggiolina accanto alla sua ospite
    « A me e a Lady Elysandra farebbe piacere. »

    E il sorriso che l'Alfiere rivolse alla fanciulla bionda sembrò incoraggiarla a concordare.
    Quello sarebbe di certo stato un bel pomeriggio.

  14. .

    Dama Kalia, mi sente?

    Il messaggio telepatico dell'uomo che aveva conosciuto col nome di Arkan si insinuò nella sua mente con discrezione e senza preavviso, ma nel recepirlo la donna non si scompose, sia perché -in quanto Incantatrice ed in quanto Arcano- non era certo avulsa ad un simile canale di comunicazione, sia perché -contrariamente a quello che l'altro poteva aver malinteso- il motivo della sua frustrata irritazione non era da imputarsi a qualche sorta di rancore nei di lui confronti, quanto alla sincera insofferenza verso una situazione che stava opponendo fino a un punto di non ritorno due persone che -al di là di tutto- erano profondamente legate da una forma di affetto.

    Un affetto che
    qualcosa al di là della sua comprensione (quel credo religioso del loro mondo di origine, di cui ella ancora ignorava l'esistenza) aveva pervertito in qualcos'altro di doloroso e pericoloso.

    ...ma queste erano minute sfumature di emozioni difficili da discernere nell'immaginario collettivo, perciò non c'era troppo da sorprendersi che una persona poco addentrata nella complessità degli umani sentimenti finisse per interpretarla erroneamente come una
    inesistente ostilità.

    Se fosse possibile suggerirei di non far capire a Sasha che sto comunicando con lei: l'ultima volta che ho tentato un contatto telepatico lui non ha reagito bene e non credo che la reazione sarebbe differente se ad essere contattata fosse lei.

    Fu per quella sua predisposizione d'animo che, quando ribatté al pensiero di Arkan,
    Kalia lo fece con calma gentilezza e accorata pazienza, tentando di chiarire il punto.


    È esattamente questo il motivo per cui sono stata costretta a mettervi là dentro.
    replicò lei, condividendo quel pensiero con l'equivalente mentale di un sospiro afflitto
    Ora come ora, Sasha ha bisogno di calmarsi, e la cosa non sarà possibile se vi vede come una minaccia libera di colpire: se resterete nella bolla, sarete protetto da eventuali scatti d'ira, ma -soprattutto- lo aiuterete a percepirvi come neutrale.
    cercò di spiegargli la fanciulla eterna, carezzando gentilmente i capelli di Sasha
    Non potrete arrivare ad un confronto civile e ad una conciliazione pacifica finché Sasha non si abitua alla vostra presenza senza perdere la calma – e sé stesso.

    Io sono il padre di Sasha. E non sono umano. La mia razza è chiamata Nessuno, ed è il 'prodotto di scarto' -per così dire- della corruzione di un umano ad opera di una fonte di energia chiamata Oscurità. E il problema che Sasha ha con me è che mio figlio proviene da una cultura che considera tale energia, nonché tutto quanto connesso ad essa, come intrinsecamente
    malvagio.


    Nell'udire la confessione di Naxe, la donna cerulea non se ne sentì troppo sorpresa: per quanto la rivelazione giunse inaspettata e tardiva, le verità che veicolava -un legame col ragazzo, il fatto che non fossero completamente umani, e l'esistenza di conflitto interiore profondamente radicato nel cuore di Sasha- erano sottintesi a cui le era stato possibile approdare con un banale esercizio di intuito e ragionamento.

    Di determinante c'era però il fatto che quell'ammissione dava finalmente un senso compiuto agli sparuti frammenti di conoscenze che le era stato possibile mettere insieme sul conto del fanciullo... ma, più di questo, con una visione d'insieme più chiara, le indicava la giusta direzione da prendere per incanalare i suoi sforzi; così, la Castellana si scostò dal suo protetto quel tanto che bastava a poterlo guardare in faccia.


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    « Sasha... ascoltami con attenzione: quel che sto per dirti è molto importante. »
    lo pregò ancora una volta, con tono dolce e rassicurante, carezzandogli il capo
    « So che stai soffrendo, e che sei arrabbiato, e posso solo immaginare quanto tu ti senta confuso, spaventato e perso in questo momento... ed è comprensibile che sia così, può capitare: ciò che provi è umano... »

    Con gentilezza, la Dama Azzurra lasciò scivolare il suo tocco lungo le gote imberbi del ragazzo, prendendogli gentilmente il volto tra le mani bianche e appuntando le iridi blu zaffiro nei suoi occhi aurei, e quando riprese il discorso, gli parlò con pazienza e sincerità.

    « Non importa quello che compone le tue carni, il tuo sangue o le tue ossa: il tuo cuore è umano, e come è vero che può racchiudere tutti quei sentimenti infelici, so per certo che è in grado di nutrirne di buoni, nobili e luminosi. »

    Ed era la verità: lo aveva visto con i suoi occhi comportarsi in maniera teneramente impacciata con alcuni suoi coetanei a Miséricorde -tra cui sua figlia Amelie-, ricordava il suo timido modo di dimostrarle affetto, e sapeva quanto era stato coraggioso nel prendere la decisione di unirsi ai Cavalieri e proteggere l'Est.

    « Non c'è niente che non vada in quello che sei: i tuoi lati buoni e quelli che lo sono meno, la tua luce e le tue ombre, sono parte di te... ma, allo stesso tempo non ti definiscono. »
    sulle labbra morbide e ben disegnate sbocciò un sorriso amorevolmente materno
    « Io sono convinta che non esista nulla di davvero malvagio: chiunque può commettere un errore, ma sono sicura che si può sempre trovare un modo per rimediare. »
    dichiarò la Dama Azzurra, irradiando benevolenza come una dea protettrice
    « Quello che sei, e quello che diventerai, è qualcosa che tu solo hai il potere e il diritto di decidere: sono le tue azioni e le tue intenzioni a fare la differenza tra ciò che è bene e ciò che non lo è. »

    Infine, la Castellana si sporse un poco in avanti
    per baciare teneramente la fronte del suo giovane protetto.


    « Per questo, Sasha, è veramente tanto importante che tu faccia la scelta giusta:
    hai ancora così tanto di buono da donare a questo mondo, perciò... ti prego, non distruggerti. »

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    «Mia dolce Signora, non posso perdonare qualcuno che non ha colpe, non posso portare rancore ad una persona sofferente che non ha commesso alcun male. Io non sono che una donna che ha appena intrapreso il cammino della cavalleria, non conosco appieno il dono che posseggo, ma... »
    esordì la fanciulla, sollevando gli occhi ad incontrare quelli dell'altra
    « ...non posso restare a guardare Sir Ivan mentre il suo spirito è occupato da un demone oscuro. Io... non so quanto potrò essere utile, paragonata a lei i miei poteri non sono che infimi, ma farò il necessario per aiutare il segretario.»

    Mentre una rinvigorita determinazione avvampava nello sguardo verde della Cavaliera, la Dama Azzurra non poté evitare che un sorriso lieto le ridisegnasse la curva morbida delle labbra, dando forma concreta al sollievo e alla speranza -un po' commossa- che le suscitava ogni volta apprendere che nel mondo esistessero ancora persone capaci di provare empatia verso i tormenti del prossimo; inoltre, come se quella dichiarazione di nobiltà d'animo non fosse sufficiente, la giovane Lyvellin stava finanche già proiettandosi nel futuro, col proposito di prodigarsi alla ricerca di una soluzione per risolvere la condizione di Ivan.

    Magari, ora che conosceva il suo problema, la ragazza bionda sarebbe forse riuscita a superare la paura istintiva che il Nordico suscitava negli altri, divenendo persino una buona amica per il Segretario dalla sinistra presenza.


    «Potrei chiedere alla mia vecchia maestra, Madre Elisabeth: lei mi ha aiutato ad apprendere la mia magia, è stata la prima a fornirmi gli strumenti per poter combattere il dolore. Magari conosce qualcosa che ci può essere utile.»

    « Il vostro proposito è quantomai nobile, Lady Elysandra, e vi sono riconoscente già solo per il pensiero che vi date; naturalmente, se vi viene in mente qualche rimedio, non ho riserve verso la vostra volontà di investigare la faccenda, ma... »
    con un sospiro un poco afflitto, la donna si concesse una pausa prima di proseguire
    « ...in questo come in molti altri casi, studiare la malattia è spesso più proficuo del cercare semplicemente una cura, e mi risulta purtroppo personalmente difficile realizzare la possibilità di recarmi a Nord per indagare le cause del- »

    Toc - Toc – Toc

    Il ticchettio secco e nitido di tre netti rintocchi alla porta interruppe la conversazione, dirottando l'attenzione di entrambe le fanciulle all'interno del salottino, in direzione delle doppie porte chiuse; senza troppa sorpresa, dopo aver scoccato un'occhiata enigmatica alla bionda, la Castellana replicò comandando il via libera, e -subito- i battenti si schiusero per lasciar passare la figura solenne ed elegante di un Cavaliere ben noto ad entrambe.

    « Eccoti qui, Lance! Cominciavo a chiedermi dove fossi... »
    lo salutò gentilmente l'Alfiere, muovendogli un cenno di invito

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    « Mia Regina, perdonate il riardo: sono stato trattenuto. »
    esordì l'albino, omaggiando entrambe le dame con un inchino
    « Lady Lyvellin, sono lieto di ritrovarvi in salute. »

    Sebbene l'ampio mantello gli drappeggiasse al di là delle spalle, nascondendolo in parte alla vista, mentre l'uomo si avvicinava fu inevitabile per gli sguardi delle due notare la vivida macchia di colore che con tanta squillante allegria spiccava sull'algido candore che il Cigno irradiava: nella destra, il Protettore di Shea stringeva un bel girasole dalla corolla gialla, e fu senza troppe cerimonie che l'albino porse il fiore alla fanciulla dai capelli dorati.

    « Questo è per voi, da parte del Segretario Braginsky.
    Ve lo manda con tutti gli auguri di una pronta guarigione. »

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