Endlos Realm GdR - Gioco di Ruolo Fantasy by Forum

Posts written by Leon Belmont

  1. .

    Incrociando le braccia flessuose sul petto morbido, la Dama del Vento si chiuse per qualche istante in un meditabondo silenzio, passando in rassegna con l'occhio della mente la manciata di pezzi di puzzle senza collocazione che erano fino a quel momento riusciti a radunare in merito al complesso mosaico -ancora incompiuto- che costituiva la situazione tra la Corte ed il suo Nemico.

    -Per quanto ne sappiamo, tutto è possibile. Anche questa pista labile...
    ammise la Galanodel, scrollando le spalle con fare desolato
    -Considera che hanno fatto sparire parte degli Annali. Bisogna partire dal presupposto che ci mancano parecchi tasselli, alcuni forse essenziali a capire davvero cosa ci sta succedendo. Quindi... dovremo considerare comunque la possibilità che il rapitore sia un demone, o un mago.

    Ascoltando in silenzio, il Paladino annuí in modo quasi meccanico; quella considerazione non lo stupiva di certo: dopotutto, da quel poco che avevano scoperto su di lui, il loro Nemico era un Arcidemone... e non era raro, per quelle creature, lasciar sbrigare lavoretti sporchi o semplicemente umili a servitori e collaboratori occasionali -maghi e demoni minori, per l'appunto- di cui amavano circondarsi.

    Intermediari di intermediari, che lanciassero sassi ai loro bersagli, mentre la mano del mandante restava celata ed insospettabilmente immobile... una pratica che il Cavaliere non faticava a ricollegare al
    modus operandi di un maniaco dell'anonimato.

    -Penso che tu sia la persona più adatta a questa indagine, almeno fra noi due.

    Più ascoltava Drusilia, e più rifletteva sui propri dubbi, più Leon si convinceva che il guizzo di intuizione che quel disegno gli aveva suscitato meritasse e necessitasse un'ulteriore indagine: trovare un collegamento da seguire era tutto ciò di cui avevano bisogno.

    jpg-Probabilmente Nightingale potrebbe darti un aiuto sostanzioso... ma devo riuscire a contattarla in qualche modo. Spero risponda il prima possibile.

    Allo sbuffo dell'Angelo, fece eco un sospiro paziente da parte del Paladino, seguito da un sorriso e da una nuova carezza di incoraggiamento sui capelli castani della sua interlocutrice.

    « Dai, non ti crucciare: magari è semplicemente impegnata anche lei. Aspetterò. »
    ribadí il biondo con tono fiducioso, perché la donna se ne rincuorasse
    « Per sicurezza, ti lascio un bozzetto del sigillo che ho visto: potrebbe servirti nel caso dovresti imbattertici anche tu, o... trasmetterlo a Nightingale. »

    Al posto suo, nel caso gli fosse capitato qualcosa. Senza aggiungere altro, il Cacciatore voltò le spalle all'Angelo per avvicinarsi al lavandino del bagno e aprire l'acqua calda; non ci volle che qualche istante, prima che una nube di vapore appannasse il vetro dello specchio sovrastante, e fu su quello strato di condensa che tracciò con l'indice il disegno di un cerchio, al cui interno ricalcò delle linee curve e spiraleggianti... forse a ricordare delle onde, o delle frecce.

    « Nel disegno che ho visto sulle scatole, questo marchio era impresso sul fagotto penzolante dal becco di un uccello stilizzato; l'uccello aveva le gambe lunghe e sottili, e penso sia facile confonderlo con una cicogna, ma... uno degli aspetti con cui il demone correlato si mostra è quello di una gru nera. »
    specificò Leon, voltandosi nuovamente verso Drusilia
    « In ogni caso, non è un demone propriamente pericoloso: il suo talento è, per l'appunto, quello di teletrasportare cose e persone da un punto all'altro del mondo per conto del mago con cui è sotto contratto. »

    Dopo aver istruito l'Amore con quella breve e concisa presentazione, il Sole le rivolse un ultimo sorriso e si diresse alla porta di uscita.

    « Per ora, credo sia tutto: adesso è meglio che vada. »
    annunciò, stringendo la mano sul pomello
    « Abbi cura di te, e salutami Sasha. »

    Il battente si schiuse silenziosamente sui propri cardini, incorniciando lo sconfinato orizzonte di un campo di grano biondissimo al di là, sormontato dall'infinito cielo dorato del meriggio, in mezzo ai quali si stagliava la sagoma scura di un'antica villa; così, senza voltarsi più indietro, Leon oltrepassò la soglia, e l'uscio si richiuse lentamente alle sue spalle.

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    Al suono dello scatto fantasma della serratura onirica si sovrappose quello più concreto del mondo reale, e mentre la porta si apriva per permettere a Sasha di affacciarsi all'interno del piccolo bagno, Drusilia si ridestò dal suo sonnellino fuori programma.

    Preoccupata dal troppo tempo trascorso, ma più che altro allarmata dalla mancata risposta della Dama del Vento al suo bussare, alla fine la Mercenaria si era limitata a far spallucce e a fare irruzione entrare a controllare.


    « Ah, ok: eri solo addormentata. Tutto bene allora... »

    Con aria neutra, come a cercare una definitiva confutazione di eventuali preoccupazioni, l'Albina lasciò vagare gli occhi azzurro ghiaccio per il resto dell'ambiente... e il suo sguardo si appuntò con curiosità sullo specchio appannato posto sopra al lavandino -dove restava la traccia di un disegno circolare tracciato sul vapore- e un fine sopracciglio argenteo si incurvò con fare interrogativo prima di riportare l'attenzione sull'occupante della vasca.

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    « ...perché hai disegnato il logo della Aglasis sullo specchio? »

    Perché il sonno porta consiglio...
    E il Destino ha strani modo di mostrarci la strada.

  2. .

    -A tal proposito... cerca di trovare un modo
    per farti rintracciare da Isaac o Nightingale, quando riuscirò ad inviarli da te.

    assentì Drusilia, annuendo all'idea di Leon
    -Se l'anello non ti permette di contattarli, forse funziona anche al contrario,
    e potrebbero non riuscire a trovarti con i metodi "classici".


    « Era anche la mia preoccupazione, ma credo che potrei riuscire a raggiungerli come ho fatto con te, se si spostassero su Mirach. »

    Quando la conversazione onirica virò sul misterioso luogo in cui era stato spazzato via dal sortilegio dell'anello stregato, Leon cominciò a farsi via via più ombroso e preoccupato: poteva comprendere la dimora isolata in mezzo al nulla, una bella casa e dei bei vestiti per costruire una gabbia dorata...

    ...ma la stanza dei bambini, e persino una nursery:
    che cosa volevano dire? Non riusciva a capirlo, e c'era qualcosa in quegli elementi che gli sembrava sinistro, oltre che terribilmente fuori luogo.

    « Sinceramente, non so cosa pensare. »
    -...che se ci fossimo mossi prima, saresti potuto diventare mamma?

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    « . . . »

    Quando il Paladino diede voce ai suoi pensieri, la bizzarria nella pronta risposta della Dama del Vento lo colpì in pieno come uno schiaffo sferrato a tradimento, destabilizzandolo e raggelandolo mentre -come un fulmine- una sequela di implicazioni connesse a quelle parole prendevano spontaneamente forma di immagini (alcune anche molto scabrose) nella sua mente contro la sua volontà.

    Tuttavia, se il commento della Galanodel finì per far ammutolire e sudar freddo il Cavaliere, ebbe anche l'apprezzabile facoltà di spezzare l'atmosfera tetra che sempre lo impensieriva quando rimuginava sul Nemico, sulla sua opera di distruzione senza scrupoli, e su quale oscuro e misterioso conto in sospeso avesse con sua Sorella e la loro Famiglia per fare quel che aveva fatto...

    E nel contemplare il sorrisino divertito ed ammiccante di Drusilia, Leon cercò di recuperare la compostezza, schiarendosi la voce per darsi un tono, ma restando comunque un po' a disagio.


    -Scherzi a parte, Leon. Siamo sicuri che la trappola fosse per Kora? Cioè...
    riprese la fanciulla dagli occhi verdi, tormentandosi le labbra con un indice
    -Arthur una volta mi disse che i vampiri non potevano in alcun modo generare prole.
    Kora è un vampiro, no?


    «Beh... sì: per quanto i suoi poteri siano divenuti decisamente fuori scala rispetto a quelli di un comune Cainita, e di molte delle altre razze raggruppate nella categoria, Kora è un vampiro. E i vampiri, salvo rari esemplari di poche tipologie, non possono avere figli. »
    concedendosi il tempo di un sospiro rammaricato, il biondo tacque un istante
    « Inoltre... credo che la Luna non abbia mai avuto una discendenza sua. Neanche nelle sue incarnazioni precedenti all'ultima, prima di diventare un vampiro. »

    E vista la sua attitudine, probabilmente non le sarebbe dispiaciuto: era brava con i bambini, e la stessa Drusilia aveva passato alcuni anni a giocare con lei, sebbene solo in sogno, e quando era ancora piccola... Assorto per un momento in quelle riflessioni e in ricordi lontani -forse persino più antichi della vita che stava vivendo-, il Cacciatore arricciò le labbra in una mezza smorfia malinconica.

    jpgPoi, però, sembrò realizzare di aver tralasciato un'ultima questione, e scrollando il capo tornò a fissare gli occhi azzurri nelle iridi verde smeraldo dell'Angelo.


    « Ah, comunque c'è un altro dettaglio strano che ho trovato nella villa: nella cantina c'erano molte scatole di cartone e imballaggi, probabilmente appartenenti alle cose presenti in casa, e... erano tutte contrassegnate dallo stesso logo. »
    intavolò il Paladino, vagamente perplesso per quanto stava per dire
    « Il fatto è che, dalle mie conoscenze, si tratta di un sigillo demoniaco: il marchio di un demone minore, solitamente invocato dai maghi per assolvere dei compiti semplici. »
    stringendosi nelle spalle, Leon parve farsi di nuovo riflessivo e concentrato
    « Ho pensato che potrebbe essere solo un caso, come quando due lingue diverse hanno una parola con lo stesso suono, ma anche il disegno rimanda ad una delle sue forme. E... non so: forse è una cosa un po' troppo labile per essere una pista...? »

    ...però ne aveva il sentore. Dopotutto, erano solo sigilli demoniaci, in una magione di proprietà di un Arcidemone, preparata come trappola per un membro della loro Famiglia.

  3. .

    -Vorrà dire che me ne occuperò personalmente.

    Nel fare quel proclama, gli occhi verde smeraldo della Dama del Vento scintillarono di rivalsa e determinazione, prima che le palpebre si abbassassero a celarle lo sguardo, ridisegnando i lineamenti del bel volto da Silfide in una maschera di profonda concentrazione.

    -Ti chiedo solo di fare attenzione, perché temo ci possano essere altre trappole.
    Ciò nonostante, è un bene non vi sia più nessuno: sospetto che ti trovi in una delle dimore di Fistadantilus, prima che si spostasse su Endlos.

    si raccomandò premurosamente la donna, ragionando sul resto
    -Potresti -in effetti- trovare qualcosa di interessante su Kora o sul nemico, ma se consideriamo che si tratta di uno psicopatico estremamente attento ai dettagli, non sarà comunque semplice.

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    « Sì... ho pensato la stessa cosa su quel posto.
    E, naturalmente, ho passato le ultime ore a setacciarlo in cerca di indizi. »


    Mentre Drusilia esercitava ancora una volta le facoltà meta-creative che il suo status di Arcano le conferiva entro i confini di quel reame inesistente -dando forma ad un vecchio telefono a disco, il cui cavo si perdeva in una delle pareti del piccolo bagno-, Leon reclinò la testa da una parte con fare incuriosito, riordinando le idee ed ascoltando gli ultimi aggiornamenti da parte della sua interlocutrice.

    -Per quanto mi riguarda... ho scoperto che i rapporti di Abel sulla notte in cui Kora è scomparsa non coincidono con le informazioni dei testimoni del Consiglio Hunter -un posto dove Kora ha lavorato. Me lo ha spiegato Sasha, che ora è con me: abbiamo anche iniziato ad indagare su chi sta provando a farlo fuori, ma non so ancora se sia collegato o meno alle faccende della Curtis.

    « Non capisco molto bene il problema di Abel con questo "Consiglio",
    ma sono più tranquillo sapendo che Sasha ti ha raggiunto e che non sei da sola. »

    commentò Leon, abbozzando un sorriso e carezzandole la testolina castana
    « In ogni caso, fermare i sicari che hanno preso Abel di mira è prioritario; non importa che questo sia connesso alla Corte o meno: non possiamo perdere un altro Fratello. »

    Intanto, il telefono all'orecchio della Dama del Vento seguitava a squillare a vuoto, segnale che, dato il diverso fluire del tempo su Endlos e Mirach, sia il Mago che l'imperatore dovessero con ogni probabilità essere impegnati nel mondo della veglia.

    A confermarlo attraverso la cornetta giunse la voce sobria e pacata del Maggiordomo, che -con tono impostato- le recitò che
    "i Signori non erano momentaneamente raggiungibili", rassicurandola sul fatto che avrebbe fatto sapere loro che aveva provato a chiamarli, o suggerendole in alternativa di riprovare più tardi; intuendo l'esito di quel contatto, il Paladino batté un buffetto consolatorio sul braccio della Galanodel, e le sorrise paziente.

    « Non preoccuparti troppo: posso aspettare...
    Per ora, credo che mi terrò in movimento e lascerò la magione. »

    annunciò pragmaticamente il Biondo, tornando serio e meditabondo
    « Certo, la villa è deserta, e non c'è immediato pericolo, ma l'innesco della trappola potrebbe aver dato qualche allarme, e mi aspetto che il Nemico mandi qualcuno a controllare. »

    jpgCon un sospiro pensieroso, il Sole chinò il capo facendosi ombroso: aveva decisamente l'aria tormentata di chi ha qualcosa da dire, ma era come se non riuscisse a capire il modo in cui farlo; ma forse... Forse poteva semplicemente mostrarglielo.

    « Ispezionando la casa, non ho trovato nulla che facesse pensare che sia mai stata abitata: certo, c'era un intero guardaroba femminile approntato nella camera matrimoniale, ma niente foto, documenti, o effetti personali... Non è mai stata abitata, ma... è come se avrebbe voluto esserlo. »

    La mano guantata si levò fino a sfiorare la maniglia della porta con fare esitante, e gli ci volle un momento prima di avvolgerla nel palmo e abbassarla, facendo scattare la serratura ed accompagnando lo schiudersi dell'uscio nella silenziosa rotazione dei cardini.

    « Sullo stesso piano dell'edificio c'erano pronte anche altre stanze. »
    spiegò il Paladino, voltandosi e fissando il battente ligneo della porta con intensità
    « Una camera dei bambini. E una nursery. »

    Dall'altra parte, la luce abbacinante e pigra del meriggio -filtrata dai vetri opachi della finestra e dalle tende bianche-, illuminò una stanzetta arredata con armadi bianchi, un fasciatoio bianco, una culla bianca... e una giostrina con carillon sospesa sopra di essa, e disseminati ovunque -sugli scaffali alle pareti, nelle ceste e ne bauli a ridosso dei muri, sopra gli armadi, e sul pavimento- giocattoli colorati di ogni tipo, invecchiati ed impolverati senza essere probabilmente mai stati usati.

    Una visione strana e surreale, e non solo per l'atmosfera onirica della Corte che filtrava e riproduceva la scena rievocata dai ricordi di Leon... ma perché associare
    quello -quell'ambiente e la tenerezza che simboleggiava e rievocava- alla figura colpevole di aver perpetrato così tanti crimini
    aveva un che di
    disturbante.

    « Sinceramente, non so cosa pensare. »

  4. .

    -Ero spaventata a morte...
    L'idea di averti perso, esattamente come ho perso Kora... mi ha mandata in crisi.


    Dopo aver piegato la trama onirica al suo volere quel tanto che bastava a dotarsi di vestiti per rendersi presentabile e poter intrattenere una conversazione con il nuovo arrivato, la Dama del Vento celò il sollievo per quella visita dietro un broncio di protesta.

    Forse fu per orgoglio, o più probabilmente un modo di esorcizzare la paura che le aveva più volte stretto il cuore al solo pensiero di immaginarlo in un qualche pericolo, prigioniero chissà dove, o persino alla mercé del loro nemico... e il Paladino parve comprenderlo, perciò non gliene volle.


    « Lo immaginavo. Sono davvero desolato... »
    replicò piuttosto, con sincerità e pazienza, voltandosi a fronteggiarla
    « Ti chiedo scusa per averti fatta preoccupare: non era mia intenzione. »

    -Cosa è accaduto? Che ti hanno fatto? Ti serve aiuto?

    Portando la destra al volto per carezzarsi pensosamente il mento, il Sole si fece assorto, esitando un istante, come sovrappensiero, forse indeciso sulla domanda a cui dare precedenza.

    « Beh... non sono propriamente in pericolo... ma sono pur sempre disperso in un mondo che non conosco, perciò... un po' di aiuto farebbe comodo, ma... posso cavarmela. »

    jpgProvando a far ordine negli eventi delle ultime 24 ore, il Paladino si riavviò distrattamente i capelli dorati in un gesto vagamente nervoso, facendo poi scivolare la mano sulla nuca, e rendendosi conto che -effettivamente- era proprio quello il miglior punto di partenza.

    « Immagino che dopo la mia scomparsa, sarai andata nell'ufficio di Kora a controllarlo, e che lì avrai trovato un cofanetto rosso, corredato da un biglietto con una sorta di criptica dedica... »
    ipotizzò il Cavaliere, certo che le cose fossero andate così, scrollando poi le spalle
    « Era in una cesta sotto la scrivania, in cima ad una pila di scatoli simili, ancora sigillato e chiuso con un fiocco rosso: a giudicare dalla polvere, doveva essere lì da qualche anno... penso sia stato l'ultima consegna prima della sparizione di Kora. »

    Riportando l'arto davanti a sé, ne espose il dorso a Drusilia: la mano sinistra era calzata in un guanto di velluto nero decisamente troppo stretto per lui, e -oltre alla taglia- il fatto che dovesse in origine essere stato un guanto femminile -di quelli adatti agli abiti di gala, lunghi fino al gomito- si evinceva dal fatto che il bordo tagliato di netto era stato evidentemente reciso, accorciandolo al polso.

    Tuttavia, i dettagli che più saltavano all'occhio erano l'ingombro che circondava l'anulare e i glifi scarlatti che erano stati rudimentalmente tracciati su palmo e dorso
    con un rossetto.

    « Ho esaminato il pacchetto, e pensavo di essere stato sufficientemente attento, ma... credo che l'oggetto che conteneva abbia reagito alla mia presenza; chiaramente non era destinato a me, ma... io e mia Gemella abbiamo un'impronta spirituale molto simile, e così... »

    Un sospiro gli evase le labbra, ma più che avvilito per la situazione in cui si era cacciato, triste per la nostalgia della Luna, o frustrato per il disagio che stava causando al già fin troppo tormentato Arcano dell'Amore, il Sole sembrò farsi un pochino imbarazzato.

    « Lo scrigno è scattato, ne è uscito un gran fumo impregnato di aura demoniaca, e mi sono ritrovato nella stanza da letto di una qualche villa: sicuramente un bel posto, ma... abbandonata. Da qualche anno, credo. »

    Decidendo di condividere in un secondo momento le congetture che aveva maturato dopo una prima esplorazione del posto, il biondo prese un profondo respiro e sfilò il guanto, e mentre esibiva l'elaborato anello (nei toni del nero e del rosso, come la sua custodia ed il biglietto) che vi aveva celato al di sotto, Leon si risolse a concludere il racconto.

    « Mi sono ritrovato questo addosso, e non viene via: sicuramente è stregato, visto che inibisce i miei poteri... e sospetto abbia anche qualche incantesimo di tracciamento, così, per contenerlo, ho creato un talismano di fortuna con quello che ho trovato in giro. »
    scuotendo il capo, il Cacciatore dette in un mezzo sospiro paziente
    « Sono abbastanza pratico di armi e strumenti magici, ma non sono un'erudito del campo occulto, né un fabbro: ho provato a contattare Nightingale o Isaac, e a spostarmi nella Corte, ma penso che l'anello me lo stia impedendo. »

    Trattando la cosa come una piccola disavventura, forse per pragmatismo e lucidità, forse per ottimismo, o magari per semplicemente evitare ulteriore allarme nella Dama del Vento, il Paladino trovò persino il coraggio di rivolgerle un sorriso incoraggiante.

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    « Per fortuna, le visite oniriche sembrano funzionare, almeno su Mirach. »

  5. .

    -Per gli dei... ricomponiti, per piacere.

    Per tutta risposta all'intimazione sibilata che la Dama del Vento gli rivolse a denti stretti, il Nobiluomo vestì sul volto spigoloso un'espressione imbronciata, poi incrociò le braccia sul petto in segno di netto rifiuto, volse altezzosamente il viso dal pizzetto caprino da un'altra parte, e accavallò teatralmente le gambe, con fare da diva indignata.

    Poteva magnanimamente accettare che Drusilia non rispettasse gli accordi presi, interrompendo la visione dello show proprio sul momento del finale catartico, e da persona clemente quale era, poteva anche tollerare che ricevesse altri uomini durante le loro attività di coppia, ma quella ostilità ingiustificata alla sua mise da giornata pantofolaia era decisamente qualcosa su cui non avrebbe transito. Ma, in ogni caso, nessuno gli dedicò troppa attenzione.

    Tranne quando Leon raccontò della situazione di una delle Principesse, e la Galanodel tornò a calcolarlo solo per scoccargli un'altra occhiataccia, a cui l'Arcidemone rispose stringendosi nelle spalle con l'aria poco coinvolta di uno che non sa nulla e a cui importa ancor meno.

    -Non devi dispiacerti, Leon: hai già fatto molto, e non posso fare altro che ringraziarti di cuore.
    Se fossero tutti come te, il mondo sarebbe un posto più piacevole...
    ed io avrei decisamente meno problemi da affrontare.-

    rispose invece al Paladino, con cordialissima e zuccherosa affabilità
    -Dimmi piuttosto...spero che tu abbia passato una gradevole serata. Ti è piaciuto l'evento?

    « È stata una bella Cerimonia. Le cose che ho apprezzato maggiormente sono state la Sala del Trono in cui ha avuto luogo l'Incoronazione, bella luminosa... e la formula con cui avete recitato i giuramenti: c'era... della poesia. »

    jpgSottoposto suo malgrado a quello scambio di convenevoli e banali sentimentalismi, ben lungi dal provvedere a cambiarsi d'abito come gli era stato detto di fare -o anche solo a sciogliere la sua posa offesa-, Mephisto roteò gli occhi al cielo e sospirò con insofferenza; forse, fu proprio per questo mancanza di tatto da parte del Re del Tempo che l'ospite si sentì in dovere di smettere di divagare e di tornare al motivo principale della sua visita... e nonostante il sorriso solare che gli illuminava il viso, lo sguardo azzurro si immalinconì un poco nel posarsi sullo specchietto che ancora reggeva nel palmo, adagiato sopra al morbido involto di stoffa in cui lo aveva avvolto con cura durante il tragitto.

    « Venendo a Riful... prima di partire, visto che non poteva essere qui di persona, Bess si era raccomandato con me perché stessi vicino alla sua amica, perciò... »
    ammise il biondo, mostrando una vena di dispiacere sul volto gentile
    « Mi sembra di aver disatteso la sua richiesta, ecco. Prima di fare ritorno ad Est, mi piacerebbe essere sicuro che la ragazzina stia bene. »
    fissando il disco di vetro, il biondo reclinò il capo con fare meditabondo
    « Non sono un esperto di specchi magici, ma se da qualche parte non ce n'è un secondo a fare da portale d'uscita, è probabile che sia ancora lì: tu hai qualche idea su come si attivi...? »

    E gli occhi del Paladino, limpidi come un terso cielo primaverile,
    si incatenarono a quelli dell'Angelo.

  6. .

    Camminando ben dritto, ad un singolo passo di scarto rispetto alla coppia di guardie che si era con solerzia offerta imposta di fargli da guida, Leon Belmont percorse il corridoio che conduceva alle nuove stanze di Drusilia Galanodel: nonostante il clima festoso e festante, le forze dell'ordine di Laputa -come era giusto che fosse- non avevano certo dimenticato la disciplina e la sicurezza, per questo il Paladino non si era opposto alla loro presenza in quella faccenda.

    Dopotutto, per quanto si trattasse della richiesta di un Capitano dell'esercito alleato, inoltrata loro dall'Alfiere Orientale in persona, sarebbe comprensibilmente risultata bizzarra a chiunque la sua volontà di incontrare la Regina Madre nei propri appartamenti privati: anche se si trattava solamente di consegnarle un animaletto aggressivo, lasciato in giro dalla Principessa Riful.

    Spiegare a quei due buonuomini anche la faccenda dello specchietto -che teneva riposto con cura in uno scomparto della cintura, avvolto in un fazzoletto- sarebbe stato invece inutilmente complicato, così il biondo l'aveva omesso dalle proprie motivazioni, con l'intento di riservare quella strana storia unicamente alle orecchie della Dama del Vento.

    Giunti alla porta che cercavano, uno dei gendarmi si accostò ai battenti e bussò in modo nitido e composto, lasciando decantare nel silenzio del corridoio l'eco del chiaro “toc-toc” in un frangente di silenzio, prima di annunciare il visitatore in modo formale... ma la risposta che provenne dall'altra parte fu quanto mai inaspettata.


    « Abbiamo da fare: andate via! ★ »

    Principalmente, perché quella voce assolutamente maschile e secca non proveniva dalla bocca della donna che sarebbe dovuta esserne l'occupante; a quel punto, mentre il Cacciatore reclinava il capo da una parte, perplesso, le due guardie alle sue spalle si scambiarono un'occhiata, fortemente indecisi se fare irruzione per controllare... ma, fortunatamente, la locataria legittima si fece subito sentire.

    -Chiudi il becco! Sono già dodici ore che nessuno mi vede in giro,
    è normale che qualcuno passi a controllare se sono viva!-


    « In realtà, sono passate solo undici ore, trentasette minuti e... ti risparmio i secondi. »
    puntualizzò con fare petulante il misterioso ospite, primo a parlare
    « Siamo all'ultimo episodio, ad un passo dal finale: il resto può aspettare. »

    -ENTRA PURE, LEON: NON ASCOLTARLO!-

    Scambiandosi una nuova occhiata dubbiosa, i due soldati si congedarono con un inchino,
    e Leon -rimasto solo davanti alla porta- dette un ultimo segnale, prima di schiudere i battenti.


    « Allora... con permesso. »

    jpgTuttavia, quel che gli occhi azzurri del Cavaliere videro dall'altra parte risultò per lui un tantino sorprendente: non tanto per il salottino -dalla vistosa tappezzeria rosa shocking a pois bianchi- che vi trovò, né per lo schermo futuristico di cui gli era capitato di vedere eguali solo in poche aree di Endlos, e neppure per la disordinata montagna di bibite e snack che ingombravano il tavolino davanti all'Angelo come nella peggior tradizione adolescenziale...

    -Accomodati.-

    ...quanto per l'inconsueta mise indossata dall'uomo seduto accanto a lei, abbigliato di nient'altro che un accappatoio rosa da bagno, ciabattine dello stesso colore dalla punta ricoperta di peluche in tinta, e con la testa avvolta da un telo di spugna a mo' di turbante. E... non c'era nulla di male, in quello, per carità, era solo che... l'impressione che il biondo ne ricavò fu di essersi introdotto come un intruso in un'atmosfera fin troppo casalinga e familiare.

    « Sì... ehm.... grazie... »

    Tuttavia, per Drusilia sarebbe stato ancora più strano che per Leon: le sarebbe infatti bastato voltarsi verso Mephisto per notare il suo abbigliamento, e ne sarebbe rimasta probabilmente sorpresa, visto che fino ad un istante fa -giusto prima che la donna rispondesse alla porta-, l'Arcidemone era sempre rimasto abbigliato dello stesso completo elegante adoperato all'Incoronazione. Insomma: quando si era spogliato cambiato?!

    « Prima della cerimonia al Mastio ho incontrato tua figlia per le strade della Città Alta. »
    esordì intanto il Sole, recuperando la compostezza, e avanzando fino ad una vicina poltroncina
    « Era malconcia, e di malumore, e stava evocando qualcosa... »
    spiegò, esibendo la gabbietta contenente il bellicoso drago in miniatura, e porgendola alla Dama
    « ...ho cercato di capire cosa le fosse successo, e mi sono offerto di scortarla al maniero, ma non ha voluto parlare con me: è scoppiata in lacrime ed è entrata in uno specchio. »

    Scrollando un poco il capo, facendo ondeggiare i capelli dorati che lo coronavano,
    il Paladino recuperò lo specchio e il suo involto dal tascapane, e porse anche quello alla donna,
    cercando i suoi occhi verdi.


    « Mi spiace... non sono riuscito a far nulla per aiutarla. »

  7. .

    Cortile di Miséricorde, Città di Istvàn.
    Presidio Orientale, Endlos.

    Senza avere un'idea precisa di dove fosse diretto, Leon Belmont avanzava con passo lento e pacato lungo il porticato di pietra che delimitava il campetto con giardino di Miséricorde e ne costeggiava l'edificio principale.

    A decidere l'andatura del suo incedere era la piccola Momo -una bambina afasica ospite del Nido degli Angeli-, che gli camminava davanti tenendolo per mano, con tutta l'aria di volere condurlo in qualche posto, e... se il biondo Cavaliere non avrebbe saputo prevedere il dove, poté facilmente intuire il da chi lo stesse portando: per i suoi problemi, dopotutto, l'unico a non avere alcun tipo di problemi a farsi comprendere da lei era l'Oracolo di Miséricorde. Tuttavia, il Paladino non aveva idea di quali ragioni potesse avere l'Oracolo per volerlo incontrare quel giorno.

    Seguì la sua guida fino all'arcata di un portone dai doppi battenti, mossero insieme qualche passetto nella fresca penombra dell'interno che li accolse piacevolmente, e poi Momo gli lasciò andare la mano, avanzando da sola fino ad una alta finestra del piano rialzato che si affacciava sul cortile interno, fermandosi accanto al ragazzino seduto sul davanzale, impegnato ad incidere qualcosa sulle perline di un braccialetto di legno con l'aiuto di uno spillo d'argento.


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    « Non volevo disturbare durante i preparativi per l'Incoronazione quindi... »
    salutò quello, sollevando il faccino infantile e sorridente dal proprio lavoro
    « ...scusa se ti ho fatto venire fino a qui, Fratellone Leon! ♪ »

    « Nessun problema: c'è tempo prima della partenza,
    e non ho molto tra cui scegliere per l'abbigliamento. »


    Non avendo altro modo per rassicurarlo, data che l'incompatibilità della loro natura rendeva problematico per il Cacciatore anche solo avvicinarsi al Vampiro senza fargli del male, l'uomo si limitò a rivolgergli un sorriso paziente e un cenno affermativo della testa da dove si trovava.

    « ...piuttosto, tu sei sicuro di non- »

    « Una cerimonia dall'altra parte del Semipiano, tenuta in pieno giorno,
    e in una Sala che riflette la luce del sole non fa proprio per me. »

    l'anticipò l'altro, tornando ad abbassare lo sguardo sulle incisioni e scrollando le spalle
    « …ma grazie comunque del pensiero: lo apprezzo. Dico davvero.
    In ogni caso, ti ho fatto venire qui perché vorrei che fossi preparato. »


    « Preparato per cosa...? »

    Inarcando un sopracciglio e rimanendo a distanza di sicurezza, l'uomo gli rivolse un'occhiata interrogativa, reclinò il capo da una parte, e ristette in attesa di qualche altra sibillina informazione da parte dell'Appeso, ma... per tutta risposta, il ragazzino dall'età indecifrabile tracciò un ultimo segno sull'ultima perlina del braccialetto che si era rigirato tra le mani, soffiò via i rimasugli di polvere e trucioli, e passò in rassegna ogni sfera della composizione con gli enigmatici occhi bigi; poi, lo lanciò verso il Cavaliere, che lo afferrò al volo.

    « Niente di serio: portalo con te a Laputa, e lancialo nel glifo della Strega. »
    spiegò, conciso e sibillino, saltando giù dal davanzale e prendendo la bambina per mano
    « So che avrai pazienza con lei. E porta i miei saluti a Drusilia. »

    E senza addurre ulteriori spiegazioni,
    i due bimbi sparirono nei freschi e ombrosi corridoi dell'edificio.


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    Sala del Trono, Mastio di Laputa.
    Presidio Errante, Endlos.

    jpgGiunto sull'Isola Errante insieme alla delegazione al seguito dell'Alfiere Orientale, Leon Belmont aveva iniziato a notare curiose reazioni del monile affidatogli dall'Oracolo di Istvàn, che aveva indossato sopra il guanto destro; incuriosito dall'avvampare luminoso delle incisioni che solcavano il legno, quasi a indicargli una direzione da seguire, il Paladino aveva così preso un momentaneo congedo dalla sua Sorella e Regina per seguirne le indicazioni.

    Pochi minuti dopo, stava aggirandosi per alcune dimore della Città Alta quando -svoltato un angolo- gli occhi cerulei si posarono sulla nera figuretta di una bambina accovacciata per terra, e fu certo di aver trovato quello che stava cercando non appena mise a fuoco il vistoso tipico cappello da Strega, dalla faglia larga e la sommità a punta: senza intendere cosa la piccina stesse borbottando, il Cavaliere si mosse per raggiungerla, si sfilò il monile dal polso, e lo lanciò con precisione nel cerchio magico tracciato sul selciato con del gessetti.
    Fu allora che la piccola fattucchiera si accorse del suo arrivo.

    « Sei arrivato appena in tempo, chiunque tu sia! Fu fu! Povero sventurato! »
    lo apostrofò, voltandosi a fronteggiarlo con un sorriso beffardo e una strana risata
    « Disperati e piangi di terrore, perché sarai la prima vittima della mia ira! Vieni a me, Abbadon! Ancora una volta ti convoco al mio cospetto per dispensare distruzione!!! Ah ah ah ah ah!!! »

    La bimba levò le braccia al cielo, e dal glifo alle sue spalle, in una colonna di luce, venne fuori una creatura: una creatura nera, squamosa, battagliera, e... piccina. Una versione ristretta di un drago bicefalo (molto simile a quello parcheggiato nei giardini di Palanthas, tra l'altro), che si avventò con ferocia sui suoi stivali.

    Squadrandolo dall'alto con un cipiglio vagamente interdetto, Leon ignorò la bestiolina, lasciandola libera di sfogare le proprie energie in eccesso fino a che non si sarebbe stufata; piuttosto, portò nuovamente gli occhi cerulei sulla Streghetta, e non ci mise molto a ricollegare la sua estrema somiglianza con Drusilia con un passato episodio raccontatogli da Jophiel e con la richiesta di Bess.


    « ... ma... ma... ma... »

    Intanto, la terribile incantatrice, dopo aver indugiato per qualche istante lo sguardo smeraldino sulla sua ben poco minacciosa evocazione, scoppiò in lacrime, e nel vederla così -sconsolata e scarmigliata, con la camicetta sporca e un ginocchio sbucciato-, l'espressione del biondo si ammorbidì in un sorriso gentile e rincuorante, prima di avanzare fino a lei e piegarsi cavallerescamente su un ginocchio al suo cospetto.

    « Permettete, Milady. »
    esordì con gentilezza, posando due dita sulla sbucciatura, risanandola
    « Il mio nome è Sir Leon Belmont, Guardia Indaco dell'Esercito Orientale. »
    si presentò, ora che i loro occhi erano più o meno allo stesso livello
    « Il mio buon amico Balthazar mi ha chiesto di scortarla alla cerimonia. »
    proseguì, infiocchettando un poco la realtà, e porgendole la mano guantata
    « Posso chiedervi la cortesia di seguirmi? »

    Arrossendo e piagnucolando, anziché raccogliere l'invito o rispondere in qualunque modo, Riful estrasse uno specchietto da borsetta dalla propria tasca, lo gettò a terra -tra sé e il Cavaliere- e... ci saltò dentro, lasciando il Paladino in compagnia della sua perplessità; con un sospiro, si risolse così a raccogliere l'oggetto e a contemplarlo per qualche istante, prima di riporlo con attenzione in un tasca interna del mantello: lo avrebbe consegnato a Drusilia una volta concluso il rituale di incoronazione. Quanto al mini-drago, ancora intento ad aggredire in vano le sue calzature...

    « Sarà il caso di trovare una sistemazione anche per te... »

  8. .

    Il Paladino aveva appena finito di parlare, che gli occhi scuri della Strega si riempirono nuovamente di lacrime amare... e il biondo Cavaliere avrebbe voluto fare qualcosa per arrestare quella tristezza, confortare quel cuore spezzato e offrire un riparo a quella fanciulla sottile come un giunco, ma ignorando quali fossero stati i suoi processi mentali, ristette per un attimo sul posto, indeciso.

    Il suo primo pensiero fu di averle fatto torto in qualche modo, e certamente sarebbe stato pronto ad adoperarsi al meglio per rimediare, ma doveva prima capire quale fosse stato il suo errore, altrimenti, rischiava solamente di peggiorare la situazione; sfortunatamente, fu la Selvatica a toglierlo da quell'imbarazzo: fissando con insistenza le proprie mani, cominciò a ridacchiare, e poi...

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    « . . . »

    ...la giovane tese una mano verso la sua, gli sfiorò la destra, e all'improvviso, senza preavviso o apparente ragione, Jester vi immise un'ondata di gelo che gli cristallizzò l'arto fino al gomito. Sbarrando gli occhi cerulei, più per la sorpresa che per il dolore,
    Leon la guardò senza capire.

    "Mostraglielo e capirà // Chi c'è al di là."

    Quando quelle parole risuonarono nell'aria, mentre l'aura sacra del Paladino si concentrava nel braccio offeso -già disgelandone i nervi e rivitalizzandone la pelle-, il Giullare svanì nel nulla, lasciando il Cacciatore da solo sotto il cielo dell'alba... con sul dorso della mano -appena visibile oltre il cuoio del robusto guanto- il segno di una mezzaluna.

    Perché è sempre tutta colpa della Luna:
    quando si avvicina troppo alla terra, fa impazzire tutti.

  9. .

    "Blazon mi ha spaccato la faccia // Era con i circensi a darci la caccia?"

    A quella constatazione, le labbra del Paladino si serrarono fino a sbiancare in una linea sottile, arricciandosi poi in una smorfia di vago disagio: se da una parte avere una persona a fargli domande gli era d'aiuto nel mettere ordine tra i propri pensieri, confusi dalla sequela di eventi vissuti quella notte, dall'altra sentiva il peso di quanto imprudente potesse essere diffondere notizie legate alla Corte a coloro che appartenevano al mondo della veglia.

    Oltre a questo, il suo stesso spirito cavalleresco lo mise in stallo, perché il desiderio di fare la cosa giusta si ritrovò ad un bivio: se la correttezza gli imponeva di spiegare a quella fanciulla la difficile condizione in cui ora versava una persona per lei importante -cosa che l'avrebbe probabilmente solo frustrata e addolorata ulteriormente-, la cautela suggeriva che un'omissione sarebbe stata sufficiente a proteggerla da una verità emotivamente pesante e a tenerla lontana da un potenziale pericolo.


    "Kalia è sopravvissuta? // Gli aviatori sono morti?"
    In caso trovo i loro corpi // Li riporto a Laputa."


    A convincere il Sole di quanto cruciale fosse per Jester sapere fu la pioggia che vide raccogliersi in quei suoi occhi scuri, che pure lottavano per trattenerla; così, dopo averle lasciato in consegna il fazzoletto perché lo usasse secondo bisogno, Leon levò la mano guantata sulla testolina castana, elargendole qualche carezza gentile per rincuorarla... e trovando persino la rinnovata forza d'animo per rivolgerle un lieve sorriso.

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    « Hai un animo gentile, fanciulla... e mi spiace tu ti sia ritrovata coinvolta in tutto questo.
    Sono sicuro che non è ciò che la mia dolce Sorella avrebbe sperato per te. »


    Per non rendere la sua presenza incombente, il biondo rimase a terra su di un ginocchio, e per non risultare eccessivamente invadente, ritrasse lentamente la mano dal capo della Selvatica; poi, trasse un profondo respiro e si apprestò ad affrontarne seriamente le domande, preparandosi ad intavolare quello che sarebbe di certo stato un discorso difficile.

    « Io... so bene di cosa è capace Blazon al suo peggio, ma sono certo che la sua comparsa al Circo sia stata in nostro favore: non saremmo qui, altrimenti – feriti, è vero, ma liberi e vivi. »
    formulata quella dichiarazione, si concesse un lungo sospiro meditabondo
    « Credo che la Luna sia stata con noi fin dall'inizio, aggirando come poteva i limiti a cui la costringe la Maledizione che le pende sul capo, per cercare di aiutarci: avrai visto o incontrato anche tu due gemelli albini, scale di vetro, mani spettrali, o la bambina-gatto che stava per attaccarti al Center-Stage... »

    ...esattamente quando Blazon l'aveva atterrata, intromettendosi tra l'allieva e il Famiglio, e fermando l'attacco a tradimento con cui quest'ultimo era ferocemente scattato in difesa della Padrona.

    A ben pensarci, per la Selvatica, gli eventi di quella terribile Notte erano cominciati proprio con l'incontrodi Allen, Tasha e Miaka nella piazza di Kisnoth: era stata la gattina ad avvicinarlesi (forse attirata dal Marchio che entrambe possedevano?), i due che l'accompagnavano avevano fatto il nome di Kora -pur essendo alla ricerca di un'altra persona-, ma prima di poter chiedere loro di più, l'attacco dei Circensi era cominciato.

    Da quel momento, il mondo le era impazzito intorno, e la Strega della Luna si era ritrovata in posti diversi, in modi alquanto strani, che spesso e volentieri esulavano dal suo controllo, ma che sempre la allontanavano dal pericolo: quante volte erano stati implicati dei vetri o delle superfici riflettenti? Per lei che aveva vissuto su Mirach con la Malkavian, sarebbe risultata sensata una connessione con gli specchi, simbolo della sua stirpe di vampiri...


    « Ha agito tramite loro -e tramite noi-, in maniera indiretta... ma non si è mai fatta vedere. Perché non voleva essere vista...? Ma da chi? »

    Mentre il tono di Leon si era fatto basso e meditabondo -interrogativo come se stesse riflettendo tra sé se sé-, gli occhi cerulei scivolarono sull'acqua che riempiva la fontana alle spalle di Jester, come inseguendo il filo conduttore di quel ragionamento... alla ricerca di qualcosa di nascosto sotto la superficie; eppure, quando gli parve di intravederlo, l'unico sentimento nella sua voce era il dubbio.

    « A questo punto, dovremmo supporre che il Demone che l'ha maledetta sia lo stesso alla guida del Circo: spiegherebbe il motivo per cui non ha potuto avvertirci, e come mai sia rimasta celata tutto il tempo... Eppure... alla fine ha cambiato idea? Perché farlo...? »

    Per quanto ne sapeva lui, da quando la Luna si era esiliata nei meandri irreali della Curtis, c'era stata un'unica volta in cui si era manifestata nel piano materiale, ed era stato in occasione della Caccia al Drago-Divoramondo, quando Ryusang -uno dei ragazzi che aveva accudito ad Istvàn- si era risvegliato come la Carta del Carro, e Drusilia e Quarion -gli Amanti- erano quasi... morti.

    Un guizzo di consapevolezza nelle iridi azzurre fu l'unico segno esteriore dell'epifania che colpì la sua mente: se solo qualche ora prima, vedendola rinchiusa attraverso i teleschermi, Leon aveva considerato un semplice caso il fatto che dentro quella strana Gabbia ci fosse finita la Dama del Vento (e non lui stesso, Kalia o chiunque altro dei presenti a quella Notte di orrori), il precedente occorso nella Caccia al Drago suggeriva ora al Cacciatore l'esistenza di uno schema.

    « ...perché Drusilia era in quella Gabbia. E noi, senza vie di uscita. »

    Si rispose da solo, forse rimuginando, forse rendendo partecipe il Giullare del ragionamento; probabilmente, stava speculando un po' troppo, ma... più si concentrava su quella prospettiva, più alcuni piccoli elementi vi si incastravano alla perfezione, e dettagli registrati distrattamente negli ultimi istanti che avevano preceduto il suo abbandono del Tendone -a cui non aveva tributato affatto attenzione- divennero indizi rivelatori.

    Il singolo applauso che aveva rotto il silenzio calato sul Palcoscenico.
    La voce compiaciuta di un uomo sugli spalti, che cinguettava dell'arrivo della sua
    ospite.
    Gli ordini che gli aveva sentito impartire ai Circensi, prima che il passaggio si chiudesse ...

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    « Era questo a cui il Demone puntava...? Attirare la Luna allo scoperto...?
    Al punto da dichiarare guerra al Semipiano e a prendere in ostaggio una intera città...? »


    In un impeto di collera, il Paladino chiuse gli occhi e serrò le labbra: per il suo animo votato alla virtù e a quanto di buono ci fosse al mondo, gli era capitato spesso di sentirsi indignato, infastidito o contrariato dall'egoismo di certe persone e dalle disastrose conseguenze delle loro inique decisioni, ma non riusciva a ricordare di essere mai stato testimone di tanta scelleratezza.

    E non solo perché si sentiva personalmente colpito da quell'atto a ogni livello possibile, dato che si era trattato di una trappola ai danni della propria Famiglia e di un attentato al mondo divenuto la sua casa, ma perché la portata della tragedia e il numero di vittime collaterali che vi erano rimaste coinvolte era semplicemente qualcosa di
    aberrante. E constatare che la connessione con sua Sorella si fosse d'un tratto fatta muta non faceva altro che amplificare il suo turbamento.

    Ciò non di meno, il Cavaliere si costrinse a dominarsi: sfogare la rabbia e la frustrazione davanti ad una fanciulla già traumatizzata e provata dalle esperienze della lunga Notte sarebbe stato a dir poco disdicevole, perciò si costrinse a mantenere il controllo; ora, la sua priorità era mettere in sicurezza la giovane vita che sua Sorella aveva affidato alle sue cure, così, traendo un profondo respiro, passò ad un altro argomento


    « Purtroppo, non sono in grado di fornirti notizie sugli Aviatori -anche se ne ho scorti alcuni lasciare il Tendone e mettersi in salvo-, ma posso rassicurarti sulle condizioni di Kalia, perché il suo destino è legato al mio e sono in grado di percepire da qui che è viva e sta bene. »
    le spiegò il Cacciatore, sostenendo lo sguardo d'onice con occhi cerulei e gentili
    « Sicuramente, il conflitto di stanotte avrà fatto molte vittime, ma... potrebbero anche esserci dei sopravvissuti, e se quando ti avrò accompagnata dai Guaritori sarai ritenuta fuori pericolo, ti accompagnerò a cercare i tuoi compagni – se vorrai. Non perdere la speranza. »

  10. .

    Nel procedere a passo spedito alla ricerca di soccorsi, la fanciulla che il Paladino reggeva contro il petto -con quanta più delicatezza gli fosse possibile- si riscosse tra le sue braccia con un gemito sofferente; tuttavia, prima ancora di poterle rivolgere la parola per sincerarsi della gravità dei suoi danni, quella gli sferrò un debole schiaffo in segno di resistenza.

    Date le condizioni debilitate in cui versava, non si trattò certamente di un colpo pesante o difficile da incassare, pertanto Leon si limitò ad arrestare il passo senza barcollare o perder la presa su quel corpicino leggero e sottile; sospettando con vivo rammarico di essere però stato scambiato per un malintenzionato, il biondo schiuse le labbra per rassicurare Jester, ma si ritrovò preso in contropiede dalla sua reazione: dopo essersi guardata intorno, comprensibilmente alla ricerca degli altri, la Selvatica scoppiò in lacrime... e con entrambe le mani impegnate a sorreggerla, il Cacciatore si trovò impossibilitato a fare materialmente alcunché per consolarla.


    "Tu sei proprio come Lei // Palese agli occhi miei"
    esordì la ragazza, incatenando gli occhi d'onice a quelli azzurri di lui
    Quindi toglimi questo fardello // Che mi pesa sul cervello"

    Mentre le dita diafane della fanciulla disegnavano un'aureola invisibile sul suo capo, il Cavaliere si rimise in movimento, raggiungendo con ampi passi misurati il bordo di pietra della vicina fontana cittadina e mettendovi seduta il piccolo Giullare, restando poi inginocchiato al suo cospetto così da tenere i loro sguardi sullo stesso livello, perché il Sole non era del tutto certo di poter afferrare ciò che l'altra intendesse dirgli,ma... avrebbe tentato, e le avrebbe dedicato tutta la sua attenzione e il suo tempo.

    "Sì, sono una Selvatica // Quindi baciata dalla Luna
    Ma l'associazione non automatica // Se estirpi il segno della sfortuna!"


    Mentre lasciava che Jester si sfogasse, la destra inguantata del guerriero perlustrò diverse tasche della palandrana bianca e rossa prima di trovare il fazzoletto di stoffa che stava cercando -un poco stropicciato ma pulito-, e lo immerse nelle acque limpide della fontana per inumdirlo, prima di accostarlo molto lentamente al volto della giovane dalla lunga treccia -quasi a chiederle un muto permesso- intenzionato a tergere gentilmente via il sangue e lo sporco dal suo viso.

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    « Temo di non avere il potere di fare ciò che mi chiedi, fanciulla:
    per quanto ne so io, quel segno può essere revocato solo da chi lo ha apposto... »

    ammise molto francamente l'uomo, abbassando lo sguardo al suolo
    « In ogni caso, il Marchio della Luna non dovrebbe condizionarti in alcun modo,
    specialmente adesso che... »


    La voce gli si spense, gli occhi azzurri si chiusero, e le labbra si rinserrarono a trattenere uno spasmo di dolore con tutta la compostezza di cui il Paladino era capace: gli risultava ancora troppo indigesto rimasticare l'amaro pensiero di sapere la sua dolce e sventurata sorella prigioniera di un nemico spietato e vigliacco; tuttavia, si trattò di un malessere passeggero, di cui Leon nascose ogni strascico: indulgere nell'ira non lo avrebbe portato da nessuna parte, così quando sollevò il capo e tornò ad incrociare lo sguardo dell'interlocutrice, il suo volto non esprimeva che determinazione.

    « Non so che legame voi due abbiate per farti desiderare di reciderlo,
    per quanto il Marchio lo renderebbe possibile solamente in maniera simbolica, ma... »

    esordì il Sole con tono neutro, cercando di essere conciliante
    « Io intendo ritrovarla e liberarla, perciò... posso solo prometterti che,
    non appena ci sarò riuscito, farò il possibile per assolvere la tua richiesta. »

  11. .

    Quando una via era stata aperta per loro fuori dal delirante inferno del Circo, lui era stato l'ultimo ad accogliere la richiesta della Luna di lasciarla da sola sul campo di battaglia, ma... se non fosse stato in quel momento gravato dal peso della responsabilità di essere garante della sopravvivenza di un'altra creatura, difficilmente lo avrebbe fatto: non poteva ricordarlo razionalmente, ma erano stati insieme per più vite di quante se ne potessero contare, loro due... perché il Sole e la Luna sono emblemi gemelli... e anche se il destino li aveva in quella vita fatalmente divisi, rendendoli nemici naturali in qualità di Vampiro e Cacciatore, la loro connessione era perdurata intatta attraverso la distanza ed il tempo, e non aveva perso la sua forza.

    Quando si era distaccato dal plotone dell'Est per imbrigliare in un rogo i ragni giganti -apparsi ad infestare le strade di Kisnoth-, Leon sapeva che era stata sua Sorella a trarlo via dal pericolo, perché suoi erano gli specchi che l'avevano condotto fino ai meandri labirintici dello spazio distorto del Circo: là, l'aria malsana gli era risultata però particolarmente tossica, e il Teurgo si era più volte chiesto perché la Malkavian avesse voluto gettarlo in quella trappola senza uscite e pullulante di nemici; certo, era a conoscenza della Maledizione che pendeva sul capo della bionda, che le proibiva di parlare con alcuno di qualunque cosa riguardasse il suo carnefice, e tuttavia il Cavaliere aveva solo potuto sperare che lì ci fosse davvero qualcosa che la Dama Bianca aveva bisogno lui vedesse. E in effetti, di cose, in quella Notte blasfema, ne aveva viste anche troppe.

    Senza possibilità di comunicare con lei, molte delle cose di cui era stato testimone faticavano a trovare un senso nell'ordine degli eventi... ma la comparsa della bambina-gatto -il suo Famiglio- all'interno del Tendone, il provvidenziale incontro dietro le quinte con la coppia di ragazzi albini che lo aveva soccorso quando era stato prossimo al collasso -suoi allievi-, e la presenza della fanciulla dalla lunga treccia che reggeva tra le braccia -un'altra dei suoi protetti- rappresentavano tutti segnali che la Luna aveva lasciato per loro, e il fatto che ciascuno di fosse benedetto dal suo Marchio non ne era che l'ulteriore conferma...
    doveva solo riuscire a capire verso quale direzione conducesse quella scia di briciole.

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    « Sarà meglio trovarti al più presto un guaritore.
    ...e cercare di capire che cosa sta succedendo al Semipiano. »


    Conoscendo abbastanza bene la Capitale del Pentauron, il biondo non ebbe troppi problemi ad orientarsi per le strade deserte, e -guidato dall'adamantino richiamo della Risonanza con gli altri suoi Fratelli e Sorelle- avrebbe facilmente raggiunto l'accampamento, e affidato il Guitto privo di sensi alle cure dei Soccorsi, che l'avrebbero di certo rimessa in sesto. Ci sarebbe stato modo di parlare in seguito.



    Edited by - Destino - - 27/5/2019, 11:39
  12. .

    Ad un guerriero addestrato come era Leon, disincastrare il Nano dalla dura terra in cui si era conficcato al suo precipitar sul Maelstorm non richiese né molto tempo né molto sforzo; certo, immaginando quanto l'operazione potesse comunque rivelarsi traumatica per un uomo di quell'età, il Paladino aveva comunque adoperato una certa delicatezza, eppure...

    IL DOLORE! IL MIO PETTO! UN INFARTO!
    Sento la fine incombere... Il freddo cingermi in un dolce abbraccio...
    L'Eterna Signora reclamare lo spirito del più fiero dei suoi figli,
    l'essenza del Diversamente Gigante delle Colline Rosse...
    Io, nano Will, dico Addio a te, o mondo crudele.
    Non piangere per me, poiché io riderò di te...


    ...l'ometto, subito dopo essere rinvenuto ed essersi presentato, spirò svenne tra le braccia del Cavaliere biondo; senza parole quanto chiunque al suo posto si sarebbe scoperto dopo aver assistito ad una simile performance, l'uomo lanciò uno sguardo interrogativo all'indirizzo della dolce Fata, cercando i suoi occhi di smeraldo alla ricerca di appoggio.

    « Forse... Forse è meglio se lo portiamo in città... vero? »

    La bella dama dai capelli scarlatti gli rivolse un sorriso luminoso e annuì;
    così, il trio si lasciò alle spalle la foresta, diretto alla volta dei cancelli di Istvàn.

  13. .

    Facendo leva sul ripiano ligneo che gli stava difronte, il Cavaliere si alzò dal suo posto con un movimento fluido e composto, scostando la seggiola dalla tavola rotonda per alzarsi in piedi e congedarsi dagli altri suoi pari con un inchino; dopotutto, il tempo da dedicare ai preparativi si stringeva attorno alle loro gole come un cappio, e la decisione circa la ripartizione degli uomini era ormai stata decisa: naturalmente, tutti i reparti avrebbero contribuito con i loro uomini per la formazione di un congruo contingente -così da variare la composizione delle truppe ed esser il più possibile versatili contro ogni tipo di nemico-, ma non tutti i capitani si sarebbero recati al fronte.

    Tristan Gawain sarebbe rimasto a presidiare la Valle, Sylvanas Windrunner e i suoi Ranger erano stati messi in mobilità per tutte le quattro zone del Presidio fino al rientro dell'emergenza, Kalia aveva disposto tramite Chase Stein che Garwec passasse allo stato di allerta attivando preventivamente i sistemi difensivi, e Quarion Galanodel era stato infine nominato come reggente del regno in assenza della Dama Azzurra... perché -sì- per la prima volta dopo quasi un decennio,
    la Regina dell'Est avrebbe lasciato i confini delle sue terre.

    Era una questione pratica, strategica e fin troppo logicamente cautelativa: il semipiano era stato sotto attacco quasi ininterrottamente negli ultimi anni, e il Presidio Orientale -così come ogni altro Presidio- non poteva restare scoperto e vulnerabile, e anche se Lancelot du Lac si era fortemente opposto al fatto che la loro sovrana si addentrasse in campo aperto, non c'era stato verso di far cambiare idea al loro Alfiere, e il massimo che aveva potuto ottenere alla riunione era stato di essere in prima linea con lei per farle da scudo.

    Leon Belmont, invece, in qualità di ex-comandante dell'esercito e ormai semplice Consigliere, non aveva più cariche tali da vincolarlo a reali obblighi in condizioni di guerra, ma... ciò non di meno, aveva più di chiunque altro dei motivi validi per voler andare.


    « . . . »

    Mentre si allontanava a grandi passi per i corridoi di Lordaeron, qualcosa -una vibrazione nella familiare quiete del maniero- emerse pian piano dall'uniforme alone di irrequietezza che gli ottenebrava le percezioni, ma fu solo quando la consapevolezza di non essere solo si affacciò alla soglia dei suoi sensi che il Paladino arrestò il suo incedere, fermandosi in mezzo al corridoio fiancheggiato dalle antiche armature dei tanti cavalieri che erano stati legati all'Est – molti dei quali aveva avuto la responsabilità di addestrare, il piacere di conoscere, l'orgoglio di chiamare “amico”, e il triste dovere di seppellire.

    « C'è qualche motivo per cui mi stai seguendo...? »
    domandò gentilmente, voltandosi verso una delle nicchie che si era lasciato alle spalle
    « Come saprai, sono in partenza per il fronte, e ho poco tempo...
    Devi dirmi qualcosa di importante, Oracolo...? »

  14. .

    Nel fissare il faccino euforico della sua amata Dama, il biondo Paladino fu sorpreso di scorgervi un barlume pestifero ad illuminare il suo sorriso radioso - solitamente dolce e candidamente innocente anche quando architettava qualche scherzo mancino.

    « È Will »
    affermò, come se la cosa rispondesse alla domanda
    « ne sono assolutamente sicura. »

    ...e, sì: evidentemente lo conosceva, dato che avevano il suo nome, e anche piuttosto bene, visto il livello di confidenza e affetto che poteva sentire in lei; uno spettacolo che provocò un moto di tenerezza nel giovane, che le posò una mano sulla guancia -in una carezza gentile- prima chinarsi sul suo viso eburneo per libare un bacio fugace dalle sue labbra soffici e rosse come perali di fiore. E prima che Amy sgusciasse via per soccorrere il suo amico.

    Con un mezzo sospiro, Leon dovette riconoscere di essere stato piuttosto inopportuno: non che avesse mai inteso trascurare i suoi doveri di Cavaliere omettendo o ritardando soccorso al Naufrago, ma... la sua promessa sposa catalizzava senza rimedio le sue attenzioni...

    « Ti salvo ionghghnnngh! »
    scandì nello sforzo la Fata, mentre il Paladino le arrivava alle spalle
    « Ce ne hai messo di temp..nghggggghhh!
    ...a raggiungermi, sciocco di un Wilarghagagahagh! »


    Nel vederla afferrare l'ometto per le sue gambette tozze e fare leva con tutte le sue forze per eradicarlo dal terreno, un sorriso divertito gli incurvò le labbra, così la raggiunse per sostituirla in quel lavoro decisamente ingrato per una fanciulla.

    « Mia dolce... lascia che ti aiuti... permetti? »
    facendole scorrere una mano sulla schiena, Leon la scostò con garbo da una parte
    « Stai indietro... »

    Poi, avrebbe circondato il Nano per la vita, e -facendo leva sulle gambe-
    Leon lo avrebbe liberato dalla sua prigione di terra e rimesso in piedi sulle sue.

  15. .

    Negli istanti che seguirono il già incredibile atterraggio del misterioso Naufrago, Leon Belmont ebbe modo di sperimentare nuovi apici di non-sense, ricavando da tutta la surreale scena la sensazione di stare facendo uno di quei sogni bizzarri (allegri e colorati) che talvolta gli procuravano i saporiti funghetti che la sua amata soleva raccogliere nel bosco con le sue manine.

    « Aspetta. Dammi solo qualche secondo. »

    Così aveva detto con fare pensoso la sua promessa sposa, mettendosi un passo avanti a lui e avvicinandosi all'ometto; poi, la stessa candida manina si era tesa verso quelle natiche villose, e gli occhi azzurri del Paladino si spalancarono nella più incredula sorpresa quando la videro afferrare qualcosa tra pollice ed indice per poi eradicarla con uno strattone deciso.

    E per un istante, restarono così: lui, a bocca aperta e occhi sgranati; lei con gli occhi a fessura, l'espressione concentrata, e un pelo nero e riccio tra le dita sottili.
    Poi, l'urlo disumano.

    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA[...]

    Preso dal momento, il Cavaliere non intese subito cosa l'ometto stesse gridando -in larga parte a causa del fatto che la sua testa fosse infilata nella terra-, ma dal momento che non sarebbe probabilmente stato nulla di gentile, il suo corpo si mosse in risposta ad un riflesso inconscio, l'istinto di protezione verso la dolce Fata: quasi temendo che quelle parole potessero nuocerle -vuoi per l'onda d'urto con cui quella voce poteva farla volar via come un fuscello, vuoi per le vibrazioni che minacciavano di squarciare la terra in un terremoto-, Leon le cinse un braccio attorno alla vita sottile, l'altro attorno le spalle, e -stringendola contro il petto- la sollevo di peso e la spostò dietro di sé, pronto a farle scudo con la schiena se necessario.

    [...]AAMEEEEEEEEEEEEEEEELIIIIIIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEARGHARAGHRAGHARFGAHRAGAHRAFGHARGHARHGARTHARHAGRAHGRHAGRHAGRHAGRAHGRHAGRAHGRAG

    Lunghi momenti più tardi, il vocalizzo si esaurì e il biondo scoccò da sopra la spalla un'occhiata alle gambette tozze che si agitavano nell'aria, poi tornò a voltarsi -lasciando vagare lo sguardo nel vuoto e razionalizzando quanto appena udito-, e infine si scostò un pò dalla Principessa Rossa, abbassando lo sguardo ceruleo sul petto, alla ricerca degli smeraldi verdi che ella aveva incastonati per occhi sul viso scolpito da mani di angeli.

    « Ehm... ha detto "Amelie"...? »
    le chiese incerto, inarcando un sopracciglio e volgendole uno sguardo interrogativo
    « L-lui... Tu.... Vi conoscete? »

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