Endlos Realm GdR - Gioco di Ruolo Fantasy by Forum

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  1. .

    « Dunque... Se troviamo l'arteria principale della metropolitana che veniva percorsa da Ermes allora siamo al sicuro. E' un tunnel senza svincoli, sfocia dritto verso il Big Bird ed è territorio neutrale. »
    esordì la Scimmia, dopo aver soppesato la propria risposta in un lungo e meditabondo istante di silenzio
    « Inizialmente allunghiamo perché dobbiamo piegare a sud di un po', tuttavia recuperiamo in seguito quando taglia la città e non rischiamo di perderci. »

    Pienamente consapevole che il Tempo è il più impietoso dei tiranni, che niente resta immutato davanti al suo sguardo indifferente e beffardo o sotto il suo tocco ineluttabile, e che -perciò- molte cose potevano essere diverse da come Sharyu le ricordava, il Cavaliere del Lago preferì lasciare inespressi i propri dubbi e -al contempo- cercare di pacificare quelli altrui, perorando con garbo e fermezza la tesi proposta dalla fanciulla anche e soprattutto quando i Nani aggregatisi al loro gruppo -ostinati per natura- mostrarono qualche comprensibile resistenza alla decisione di allungare in parte il loro percorso.

    Dopotutto, l'Albino era parimenti convinto che una conoscenza anche orientativa di quel luogo ignoto fosse di gran lunga preferibile al muovervisi alla cieca, e -con il corpo di Nezumi a gravargli inerte tra le braccia come un promemoria- l'unico imprescindibile fatto a guidare ogni loro passo da lì in avanti era e sarebbe rimasto sempre e soltanto uno:
    fare attenzione.

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    « D'accordo: confido nelle vostre conoscenze e nel vostro giudizio, Milady. »

    Il Guardiano di Shea ascoltò così in placido silenzio il breve rendiconto fornito sulla storia del sito, prendendo mentalmente nota di quelle informazioni che sarebbero potute tornare utili per farsi un'idea di cosa aspettarsi o per cercare di orientarsi; poi, senza mai abbassare la guardia, tenendo i propri sensi (soprannaturali e non) in allerta, e dopo aver richiamato ogni componente del gruppo a fare lo stesso, si incamminò in testa al gruppo insieme alla loro unica guida.

    La marcia fu lunga ma relativamente tranquilla: probabilmente ancora turbato dalla perdita del compagno Zack -o, magari semplicemente richiamato da qualche bisogno fisiologico, chissà-, Sei si era limitato a sparire (irresponsabilmente senza avvisare nessuno!) un paio di volte per poi fare ritorno come nulla fosse stato, mentre il drappello dei Nani aveva stoicamente proseguito con un ottimo passo, nonostante il cascame costituito dalle corazze, dagli armamenti pesanti, e dai corpi dei compagni caduti.

    Era ormai sera quando, in mezzo ad un sovrannumero di ingressi pericolosi, la squadra trovò un sottopassaggio praticabile... ma, proprio mentre stavano per cominciare la discesa, un movimento nella penombra del sottosuolo attirò la loro attenzione, mettendo immediatamente la compagnia sul chi vive: si trattava di un uomo visibilmente inscheletrito dagli stenti, con un vistoso caschetto biondo, il volto decorato in più punti da punte metalliche, ed abbigliato di una tuta che poteva ricordare vagamente lo stile moderno della futuristica Garwec.

    Per un lungo momento, sulla scena calò il silenzio e montò la tensione; poi, forse riconoscendo quel tale come uno Stormrider, forse riconoscendolo come qualcuno che conosceva, anche Vlad -che più degli altri sembrava essere stato pronto a scattare- si trattenne, ed ebbe inizio la conversazione.


    « Oh, no! Io pensavo passavate dillà, e... vi ho aspettati quasi due ore nel posto sbagliato. »
    esordì lo sconosciuto col carré con chiaro nervosismo, rosicchiandosi le dita inguantate
    « Oh no, mi picchieranno di nuovo, di nuovo... non ci posso fare niente, mi sa. »

    « A quale team appartieni? Questa zona è controllata? »
    si informò la Scimmia, anche lei a disagio, ma mostrando un certo controllo sulla situazione
    « Non ho visto segni da nessuna parte, non avevamo idea di essere nel territorio di qualcuno. »

    « E' il territorio di Nike. E in effetti voi non lo potevate sapere. »
    considerò il loro interlocutore, squadrando attentamente Sharyu con occhi da pazzo
    « E io lo dovevo immaginare, che voi non lo sapevate. Mi sa che mi picchieranno anche per questo. »

    Vista la loro comunanza di usi e costumi, Sir Lancelot trovò più saggio lasciar parlare chi tra loro avesse già familiarità con quelle Tribù della Tempesta di cui lui aveva appreso solo tramite report e racconti del suo collega Quarion Galanodel, ma naturalmente ascoltò l'intero scambio con la massima attenzione... per questo fu pronto a valutare la situazione e le alternative quando Murray lo interpellò direttamente.

    « Ser Lancelot, Nike è uno dei capi fra i rider e averci a che fare ci causerebbe sicuramente problemi. »
    spiegò il giovane Cavaliere, con una certa insofferenza, tipica della sua giovane età
    « Inoltre io e i miei amici abbiamo... trascorsi non proprio piacevoli con loro. Prendiamo la strada più lunga piuttosto, è meglio evitare. »

    « No, no... non potete andare via, vi ho aspettato un sacco.
    E se torno senza di voi mi picchieranno per davvero, e non sarà una semplice punizione. »
    protestò candidamente il guardiano del passaggio
    « Dovete fare la quarantena, è la regola. Ed è una regola ragionevole, credetemi!
    L'ha scelta Nike, per evitare problemi. Perché sono problemi, se non la seguite. »

    « Che problemi? Che regola? »

    Mentre Sharyu faceva le giuste domande, Sei si mosse per farsi incontro al tipo con i piercing con intenzioni tutt'altro che amichevoli, ma fu tempestivamente lo stesso Lancelot -con ancora tra le braccia la sagoma infagottata e senza vita di Nezumi- a frapporsi tra il Pretoriano e il suo bersaglio, sbarrandogli il passo con un laconico ammonimento ed uno sguardo granitico.

    « I mostri della foresta non ammazzano le persone, le rimandano indietro vive con la sorpresina.
    Poi la sorpresina esce fuori e... sbraah. Più o meno così. »
    spiegò il giovanotto, mimando sul proprio ventre l'eloquente gesto di un'esplosione
    « Non vi possiamo far passare, forse siete infetti. Forse uno solo di voi è infetto. Forse vi salta fuori la sorpresina da dentro la pancia e se ne va in giro a piantare altre sorpresine nelle pance di altri e... sarebbe un problema. Per questo è la regola. Capito? »

    « Quella di questo Nike è una preoccupazione quanto mai legittima,
    pertanto, la richiesta di rispettare la quarantena mi sembra più che ragionevole. »


    Voltandosi a fronteggiare il resto del gruppo alle sue spalle, e parandosi quindi come un baluardo tra l'ingresso -e il suo guardiano- e i propri compagni, Lancelot cercò con lo sguardo il sostegno del Numerologo, prima di spendere qualche parola che potesse contribuire a conciliare il raziocino e la lungimiranza di tutti i presenti, soprattutto coloro che erano i più provati dalla traversata, resi insofferenti dalla fatica, dai traumi, o dalla perdita di un amico.

    « Questi luoghi non sono ancora stati posti sotto la tutela di Sua Grazia la Regina dell'Est, pertanto la sua gente ha pieno diritto di fronteggiare l'emergenza in cui versano nei modi che ritengono più opportuni. »
    declamò col tono calmo e fermo che avrebbe riservato a qualunque suo pari, posando gli occhi sui Nani e su Sei
    « Dal momento che il grosso della spedizione da cui ci siamo staccati, sotto il comando del Lord Ambasciatore Galanodel, è comunque diretto qui con viveri e aiuti, non ci è richiesto altro che attenderne l'arrivo; farlo osservando lo stato di quarantena non fa alcuna differenza. »

    Sperando di aver messo le cose in chiaro, ma pronto a fronteggiare con la solita imperturbabilità anche le rimostranze che sarebbero potute eventualmente arrivare dai suoi commilitoni, il Cavaliere del Lago si prese qualche istante da dedicare a Murray: aveva prestato ascolto al suo commento a proposito di quel tale Nike, e intendeva certamente darvi il giusto peso e valore.

    jpg« Quali che siano stati i vostri trascorsi, in questo momento di emergenza non sono importanti: non sei qui in quanto Rider, ma in qualità di Cavaliere dell'Alfiere Orientale, impegnato in un'importante missione; se qualcuno intende arrecarti danno, offesa o disturbo, dovrà risponderne. »
    esplicò serafico l'Albino, col tono solenne e un po' paterno che avrebbe forse utilizzato con un fratello minore
    « Lord Galanodel sarà presto qui con cibo e medicine, ma il compito della delegazione non si esaurirà con la loro consegna: queste persone avranno bisogno di assistenza e protezione, e noi dovremo essere pronti a metterci a disposizione. Il dovere ce lo impone. »

    Poi, chinandosi su un ginocchio, l'uomo in armatura adagiò momentaneamente il corpo del Topo sul cemento, così da avere le mani libere, avendo cura di tenere la salma in posizione seduta e ben infagottata nel mantello di cui aveva fatto un sudario improvvisato, e si volse a fronteggiare lo strano soggetto dal caschetto dorato che -a quanto aveva detto- li aveva attesi a lungo.

    « Ho qualche razione di cibo da viaggio con me, per quanto si tratti di poca cosa: te le offro in segno di riconoscenza per averci ricevuti. »
    parlò ancora il Cigno, prelevando un piccolo involto di tessuto bianco dal tascapane alla cintura
    « Quando avrai finito, vorrei che mi spiegassi come mai ci aspettavi, e come si svolge la procedura di quarantena; dopo, potrai portarci da Nike. Così non ci sarà bisogno di punizioni. »

    Sembrava un accordo ragionevole. Cosa poteva andare storto, ancora?

  2. .

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    L'Amore è un bellissimo fiore,
    ma bisogna avere il coraggio di coglierlo
    sull'orlo di un precipizio.


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    Quando il Bardo si presenta, la prima reazione dell'Alchimista è un sincero quanto estemporaneo scroscio di allegre risa: sarà per il nome "Svetlano"? Lo trova forse risibile? O magari non conosce Cinzano, ridente cittadina minore dell'Est, celebre per il suo vinello dolce e frizzante, tradizionale per i brindisi di tutte le festività?

    “Svetlano… da… Da Cinz…”

    Vai a capire il motivo! E, probabilmente, anche l'Artista se lo sta chiedendo, mentre le iridi magenta si spostano interrogative sulla fanciulla, preda di un'incontenibile ilarità... e ci vuole qualche momento -e una ripresa di fiato- perché quella riesca ad articolare parola e la lucidità.

    “Oh, mio Giglio, Kerobal, perdonatemi. Mi ha presa alla sprovvista”

    Visibilmente alleggerita dai foschi pensieri che ne avevano adombrato il bel viso, Aine sfoggia persino un sorriso mentre riprende ad avvicinarsi al fulcro del piccolo incidente, verificatosi per la via: quel Musico è certamente un tipo divertente, ma più che la sua battuta, a rincuorarla è stata la vista di un nastrino rosa tra i cocci di vetro rimasti sul terreno.

    Se il filtro di sua invenzione è andato distrutto, poco male: non si tratterà di una perdita, ma di uno scampato pericolo, e l'Alchimista potrà concludere quella situazione senza problemi e con una preoccupazione in meno; in effetti, ad impensierirla -e corrucciarla- al momento è lo strano gesto scaramantico che il Cantore opera sotto i suoi occhi.

    “Uno strano modo per fare colpo su due fanciulle, non trovate?”
    « ...non è il peggiore di cui sia stato testimone. »

    E, a giudicare dalla solennità critica che permea il suo tono, sembra particolarmente serio sull'argomento, oltre che particolarmente esperto: dopotutto, una volta gli è capitato di assistere al pietoso tentativo di un paio di ragazzotti che hanno provato ad attaccar bottone con delle donzelle in sosta davanti alla fontana pubblica chiedendo loro se l'acqua fosse potabile...

    “Sembra un tantino troppo appiccicoso.”
    commenta Aine, soppesando la segnalazione di Kerobal e valutando la sua prossima mossa
    “Bardo o non bardo, non dovrebbe approfittarsi di una situazione simile.”

    Intanto che l'Alchimista dà voce al proprio disagio nel contemplare quella scenetta, la Ladruncola si rimette goffamente in piedi e -dopo aver frettolosamente arraffato le boccette che le sono state offerte dalla fanciulla che ha urtato- si tuffa in mezzo agli astanti, scomparendo nel flusso continuo ed indistinto della folla; tuttavia, consentirle nuovamente la fuga rischierebbe di lasciare in sospeso tutti gli interrogativi che gli strani accadimenti del festival hanno sollevato nella mente della Dama Corvina, e lei preferirebbe avere una qualche spiegazione, prima di lasciarsi la giornata alle spalle.

    Le idee sono chiare, ma come arrivare a quel risultato? La decisione è presto presa, e dividersi sembra la soluzione ottimale: mentre a Kerobal viene delegato ogni compito di ambasceria con la fuggitiva, avendo di certo più probabilità di avvicinarla senza allarmarla o metterla sotto pressione; dopotutto, il giovanotto si è già dimostrato un talento naturale nel blandire fanciulle e intrattenere valide conversazioni... quindi ci son pochi dubbi che riuscirà nella sua missione.

    “Vi raggiungerò a bordo strada, da sola o con la ragazza se vorrà seguirmi.
    Lì c’è un piccolo spiazzo tranquillo. E stavolta sarà mia cura sdebitarmi per il vostro aiuto.”


    Dopo aver congedato il suo attraente aiutante con quegli ultimi accordi, dandogli un preciso appuntamento su come ritrovarsi, l'Alchimista si dirige a passo deciso verso la dolce Lynae, che -ancora accoccolata sul viale lastricato dove l'incidente l'ha proiettata- è momentaneamente sopraffatta dall'emozione.

    Naturalmente, c'è della sorpresa e dell'imbarazzo più o meno romantico nel ritrovarsi l'affascinante Mezzelfo a -letteralmente- un palmo dal naso: occhi negli occhi, con quella sorta di elettricità statica che scorre nell'aria tra loro, e che le si è trasmessa alla pelle diafana accentuando il rossore sulle guance quando le dita affusolate di Svetlano le hanno sfiorato gentilmente il collo, con la leggerezza di una piuma...

    « Il mio nome...? Lynae. »

    ...ma c'è anche qualcos'altro che le si smuove nel profondo, facendo da contrappunto ai caldi battiti del suo cuore tenero e gioioso: una sensazione più fredda e malinconica, che rievoca l'ombra di un ricordo che profuma di assenza: un affetto lontano? Un amore perduto? Arrossendo pudica, la deliziosa giovinetta si limita a mantenere giudiziosamente l'autocontrollo.

    “Grazie del vostro aiuto, Svetlano, ma ora potete tornare a suonare.
    Non vorrete privare tutti della vostra musica.”


    Intanto, a "salvare" Lynae dalle avance di Svetlano -o forse dai suoi stessi pensieri segretamente meno felici- sopraggiunge su di loro la volitiva Aine, pronta ad intervenire nella situazione nel modo più semplice e diretto possibile: cioè frapponendosi fisicamente tra il Bardo ciarliero e la timida Fanciulla, cercando di ricordare al primo il motivo della sua presenza alla festa -cioè esibirsi per il pubblico-, e porgendo alla seconda una mano per aiutarla a rialzarsi, ed un sorriso per rassicurarla.

    “Venite, lasciate che vi aiuti. Rischiate di tagliarvi con questi pezzi di vetro!
    Allontaniamoci da qui. State bene?”

    esordisce la Dama dai capelli d'ebano, presentandosi al delicato Fiore Blu
    “Mi chiamo Aine, e sono un’alchimista. Purtroppo la stessa ragazza che vi ha urtata ha dato dei pensieri anche a me, poco fa... Il mio accompagnatore sta cercando di raggiungerla”

    Sollevata da quell'intervento provvidenziale, Lynae accetta con gioia e prontezza la mano che la ragazza le offre; stringendola nella sua, cerca di trasmettere all'altra la propria gratitudine, e con quell'aiuto, il Fiore si tira in piedi, con sulle labbra ben disegnate un incantevole sorriso

    « Capisco, mi sembra che si sia allontanata... »

    « Niente paura: sono sicuro che dirimeremo la questione in men che non si dica! »
    commenta lo spigliato Mezzelfo, rimettendosi in piedi e autoinvitatosi nella conversazione delle altre due
    « Potete stare tranquille: Signorina Aine e Signorina Lynae! Perché oltre che essere un impareggiabile musicante, si da il caso che il sottoscritto sia anche un brillante agente -in borghese- di un'importante organizzazione di paladini della giustizia! »

    Nonostante la sfumatura cospiratoria che la voce del Musicista assume mentre si abbassa per rivelarvi l'ultima parte del discorso, non c'è modo di capire se quelle informazioni confidenziali celino una qualche pertinenza con la realtà o non siano invece dichiarazioni smargiasse, buttate lì per impressionare le due signorine e farsi bello davanti a loro; l'unica cosa certa è che lo spumeggiante Musicista cinge le spalle di entrambe le donzelle con un braccio ciascuna, e le sospinge via dal centro della strada, conducendole proprio verso il punto di ritrovo con Kerobal, che Aine ha precedentemente indicato. Come se l'avesse sentita, prima, con le sue lunghe orecchie a punta!

    « Coraggio, fanciulle! Raccontatemi pure l'accaduto!
    Potete naturalmente contare sul mio acume e la mia leggendaria discrezio- »


    C R A S H

    D'un tratto, una serie di tonfi e schianti, risuona al vostro orecchio, interrompendo le parole del Bardo e richiamando l'attenzione dei vostri tre paia di occhi in direzione di una stradina secondaria: sicuramente non è affollata come la via principale, e -complice il fatto che si tratta di una viuzza stretta e defilata- l'eccessiva vicinanza delle pareti contribuisce ad immergerla in una penombra che accresce il mistero di quei rumori. ma... soprattutto, quella è la stradina che la Ladruncola coi capelli rossi ha imboccato, presumibilmente inseguita dall'Artista.

    « Cosa accidenti succede adesso?! »
    si allarma Svetlano, già precedendo le ragazze verso l'origine del trambusto
    « Ehilà? Tutto a posto? Qualcuno si è fatto male? »

    Dal fondo della stradicciola non proviene nessuna risposta, solo un silenzio quasi assordante in contrapposizione alla concitazione di prima, ma non appena svoltate l'angolo e vi affacciate nella viuzza, capite subito che qualcosa non va: la prima cosa a colpire i vostri occhi, vista l'aggressiva vivacità del suo colore, è la presenza di alcune macchie di sangue sull'acciottolato della pavimentazione, e -in mezzo a queste-, costellato da terriccio, fiori svèlti, e cocci di terracotta -di quelli che dovevano essere stati vasi fioriti-, scorgete anche un corpo riverso al suolo, immobile. Il corpo di Kerobal.


    Info-Box

    Chiedo scusa per il ritardo ;_; Il narrato dovrebbe essere abbastanza lineare: anche se Lynae e Aine si sono congiunte, Svetlano non sembra volerle lasciare sole; mentre parlano, il trio sente suoni di una probabile colluttazione e ritrova Kerobal nel vicolo -vivo? morto? ferito?-, mentre della Ragazziana coi capelli rossi che ha rubato il filtro all'Alchimista e investito la Guaritrice non c'è traccia.

  3. .

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    L'Amore è un bellissimo fiore,
    ma bisogna avere il coraggio di coglierlo
    sull'orlo di un precipizio.


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    “In realtà non è nulla di troppo potente; è uno dei preparati più semplici, ed in effetti in città comincio ad essere nota per questo preparato.”

    Mentre si affrettano fianco a fianco per le strade di Matafleur, troppo affollate per poter propriamente correre all'inseguimento della fuggitiva, le spiegazioni di Aine alle domande mirate di Kerobal non si fanno attendere... e quando un assembramento attorno ad una bancarella restringe il flusso dei passanti in un collo di bottiglia, costringendo i due giovani a stringersi quasi l'una addosso all'altro, il discorso che stanno facendo assume connotati vagamente beffardi.

    “Quando due o più persone bevono dalla stessa fiala sentono immediatamente un’attrazione reciproca a cui non possono resistere.”

    « Articolo interessante. »
    commenta l'Artista, increspando le labbra in un sorrisino sornione
    « Posso capire perché quest'oggi vada a ruba. »

    Sorvolando sul gioco di parole -che al giovanotto parrà pure divertente-, non si può dire che abbia tutti i torti: questa è pur sempre la Festa del Raccolto, e tra non molto avranno luogo i sorteggi dell'Oracolo dei Fiori; qualsiasi ragazzo o ragazza che sia cresciuto nel Presidio Est -e sia in età puberale- sogna di incontrare l'amore della sua vita durante questa antica e sacra cerimonia.

    “Nella fialetta non c’è chissà quanto filtro, dubito che più di due – o al massimo tre persone possano bere più di un sorso... ed in fondo l’effetto dura poco, di solito qualche minuto, quel tanto che basta a dare coraggio...”

    ...e se la giovinetta ha già qualcuno in mente -o, meglio, nel cuore-, quale scrupolo potrebbe frenarla dal voler dare una spinta al destino? A quell'età, si sa, non si ragiona mai con sufficiente logica e lucidità, o con una giusta cognizione di causa: tutto, nella visione del mondo, è sottoposto ai tumulti emotivi dell'adolescenza. E problemi che sembreranno frivoli ed insulsi a distanza di anni, assumono i connotati di un'insormontabile tragedia.

    “Vi prego, non ridete della mia preoccupazione.”

    Quell'ammonimento preventivo stempera appena il sorrisino perennemente divertito e compiaciuto dello Studioso, che si limita a sbuffare un mezzo sospiro e a scrollare le spalle con una sorta di arrendevolezza: per quanto trovi la situazione bizzarra e interessante, non sembra propenso a voler ironizzare troppo su ciò che angustia la Dama, pur non conoscendone né immaginandone la reale portata.

    Piuttosto, pare anche lui conscio del fatto che, quando si è troppo giovani, il grosso problema è non avere alcuna percezione delle conseguenze. Un tempo, era stato così anche per lui. Dopotutto, per commettere un errore irreparabile è sufficiente un battito di cuore: a volte...

    “ A volte anche solo attimo... a volte anche solo un attimo è abbastanza.”

    Voltandosi verso Kerobal, Aine gli prende la mano, anche se solo per un istante: quanto basta per non perdersi in mezzo ai flutti della calca, sembrerebbe, ma forse anche troppo per ridestare dentro di lei antiche insicurezze che credeva -sperava!- dimenticate, ma forse solamente sopite; così, l'Alchimista lascia la mano dell'Artista, e la domanda che formula inarca il sopracciglio di lui con una punta di perplessità.

    “Va tutto bene?” « ...non dovrebbe? » «Oh... ouch.»

    Fortuna vuole che gli eventi non lasciano troppo tempo o spazio per questo genere di cose: inevitabilmente distratta dalla vita e dai colori che animano le vie in quel giorno festoso, la giovane Lynae -in viaggio presso la città per godersi il festival- viene colta di sorpresa dal piccolo incidente che la coinvolge: l'impatto con una giovanissima sconosciuta strappa un'esclamazione sorpresa alle sue labbra delicate, e le iridi di una splendida sfumatura di lilla incrociano quelle color nocciola della fanciullina frettolosa.

    Nonostante sia lei la parte lesa della situazione, e nonostante lo stordimento abbastanza pesante (e abbastanza strano!) dovuto alle forti fragranze che impregnano l'aria e le ottundono i sensi,, la prima pronta reazione della Guaritrice è una cordiale preoccupazione per l'altra e una solerte proposta di soccorso.

    «Mi dispiace, ero distratta e non vi ho vista arrivare...»

    ...ma le sue parole non paiono sortire alcun effetto rasserenante sulla giovane, che con agitazione crescente -mani tremanti e occhi sempre più lucidi-, cerca di salvare il salvabile tra le fialette cadute per terra: che si trattasse di un omaggio appena ricevuto, o di un dono da porgere a qualcuno di speciale non è certo possibile saperlo, ma agli occhi di Lynae è evidente quanto quelle fialette dovessero essere importanti.

    Per questo, sorridendole con la benevolenza di una santa, la Dama porge a quella fanciulla afflitta tutte le boccette che è riuscita a recuperare: non importa quali siano dell'altra e quali le sue; è disposta a rinunciarci volentieri, pur di riaccendere un barlume di gioia su quel faccino paffuto e spruzzato di efelidi.

    «Prendete anche le mie, per il disturbo» “Eccola lì!”

    Non appena la fuggitiva viene avvistata in mezzo alla folla, Aine si volta verso il suo alleato per dargliene notizia con un sorriso raggiante, e i due inseguitori cominciano a sgomitare e chieder permesso per poterla raggiungere, ma... a quanto pare non sono gli unici, e -purtroppo- nemmeno i primi a piombare sulla scena dell'innocuo incidente.

    « Coraggio! Permesso! Fate passare! Non è nulla di grave! Circolate! Non c'è niente da vedere! »
    esordisce il Bardo, che -in quanto Bardo- sa bene come farsi ascoltare da una folla
    « Niente paura, donzelle: Svetlano, l'eccelso Bardo di Cinzano è qui per aiutarvi! »

    Con l'innata eleganza e leggiadria che sono un sicuro retaggio della sua discendenza elfica -come le orecchie appuntite e gli occhi un po' a mandorla lasciano intendere-, oltre che l'agilità e la grazia che ci si aspetterebbe da uno della sua professione, il Bardo -un bel giovanotto dalla carnagione mulatta e i ricci scuri- sguscia facilmente fino al luogo del delitto, e piegando le gambe lunghe e snelle si accoccola in mezzo alle due ragazze che vi sono state coinvolte.

    « Vediamo un po' cos'abbiamo qui... oh. numi! »
    commenta inorridito il Cantore, posando gli occhi blu sulle fialette a pezzi o in frantumi
    « Che sfacelo! ...e che spreco! Questi profumi sono di ottima qualità!
    Presto: prima che sia troppo tardi! »


    E sotto gli occhi impotenti di Kerobal e Aine, il Musico presentatosi come Svetlano intinge rapidamente i polpastrelli in quello che crede un innocuo miscuglio di essenze per poi portarseli verso il viso e strofinarli sul collo. E se la probabilità che quel tale si stia cospargendo con un filtro d'amore non fosse abbastanza inattesa e potenzialmente preoccupante già così, l'Artista e l'Alchimista vedono il Mezzelfo ripetere l'operazione anche a beneficio di Lynae e della ragazzina dei capelli rossi.

    « Et voilà! Niente è perduto! Eccoci: sempre belli e profumati! »

    Quell'esclamazione trionfante e rincuorante sboccia con naturalezza dalle labbra del Bardo mentre egli volge il capo a destra e a sinistra per lanciare un sorriso affascinante alle due signorine a cui si è rivolto... ma quando gira il viso in direzione di Lynae ed inala una zaffata dello splendido effluvio floreale, un banale respiro pare risultare fatalmente di troppo, così Svetlano inclina con casualità il busto verso la Guaritrice, avvicinando il viso al suo fin quasi a far sfiorare i loro nasi.

    « ...molto belli, devo dire! »
    commenta il Mezzelfo con uno sguardo incantato ed un sospiro trasognato, prendendole una mano
    « Posso sapere come vi chiamate, leggiadra fanciulla? »

    Approfittando del momento, o semplicemente ricordandosi di essere terribilmente di fretta, la ragazzina che ha derubato Aine si tira invece su dal selciato, e -ancora un po' tremante per lo shock- si rituffa nella folla per riprendere la propria fuga...

    « La tua non-amica sta scappando... di nuovo. »

    Glielo notifica anche la voce di Kerobal dal suo fianco, traducendo i fatti in parole e lasciando alla povera Alchimista l'onore e l'onere di prendere un'immediata decisione sul da farsi: se le si lancia dietro, ora che la folla sta iniziando a defluire, Aine potrebbe sicuramente riuscire a raggiungerla ed agguantarla, ma...

    « ...ma quel Bardo mi sembra strano. »

    Probabilmente, il commento dell'Artista nel capannello degli astanti coincide con precisione con quel che pensa Lynae in questo momento: dopotutto, è appena finita travolta da una sconosciuta, è finita per terra, ha perso i suoi campioncini di profumo, e ora si ritrova anche il volto abbronzato di quel bel giovanotto a molto meno di un palmo dal naso.

    Certo, per esser bello, è bello, ma... quel Bardo non sta essendo forse un po' invadente? Sarà il caso di farglielo gentilmente notare? O forse è più giusto allontanarlo o allontanarsi? Certo, ci si potrebbe anche mettere a gridare e chiamare aiuto, ma... forse è solo un equivoco, e magari -dalle sue parti- si usa comportarsi così... Che situazione!

    « Se fosse per via del filtro, credo sarebbe meglio prendere in custodia lui e la damigella,
    prima che perdano il controllo. »


    l filtro agisce tramite ingestione... eppure, se non fosse soltanto così? Gli inseguitori sono ad un bivio, e la decisione spetta ad Aine: inseguire la fuggiasca o fermare il Bardo e soccorrere l'innocente vittima della situazione che potrebbe essersi creata?


    Info-Box


    Bentornate, Gurlz! :X3: Scusate il ritardo :tend:
    Sperando che la situazione narrata sia sufficientemente chiara, vi propongo comunque un riassuntino. :flwr:

    @Lynae: Il Bardo raggiunge te e la ragazzina a cui hai ceduto tutte le fialette superstiti, recupera un po' dei profumi caduti, e asperge tutti e tre; poi, la ragazzina si alza e corre via, mentre Svetlano inizia a fare il romantico con te. :pft:

    @Aine: Raggiungi il luogo dell'incidente con Kerobal e assisti impotente al momento in cui il Bardo si cosparge il collo con la mistura di "profumi" scaturita dalle fiale infrantesi per terra; poi, la ragazzina riprende la fuga, e Svetlano inizia a comportarsi stranamente: che sia un effetto collaterale del tuo filtro? E in tal caso cosa fare? Inseguire la ladruncola o intervenire tra con Lynae. :win: In alternativa, potresti seguire entrambe le opzioni separandoti dall'Artista e chiedendogli di occuparsi di qualcosa. :sisi:

  4. .

    -Ok, questo è cibo vero: sapevo che qualcosa di buono l'avresti fatto, prima o poi!

    Nel suo solito modo strafottente di esprimersi, con quel fare canzonatorio e goliardico tipico di quei ragazzini che hanno la tendenza a mascherare da critica anche i complimenti -per timidezza, conformismo, difesa o incapacità-, Alhandra sembrò chiaramente di apprezzare la scelta del locale... e mentre la ragazza si era fatta una bella passeggiata tra i carrelli degli antipasti, il suo accompagnatore era andato dritto dritto alla "grigliata su commissione" per farsi preparare una porzione extra-large di carni e verdure miste.

    Dopo quella fase di "procacciamento cibo", i due avevano infine preso posto al tavolo per consumare il primo round del pranzo, e mentre mangiava a quattro palmenti a sua volta, Leorio -che continuava a monitorare le condizioni dell'altra con l'occhio critico del proprio mestiere- constatò una volta di più che la ragazza sembrava essere pienamente tornata in sé.

    Possibile che fosse realmente così disinvolta? Probabilmente stava impegnandosi attivamente a non pensar più alla propria famiglia, agli eventi della notte prima, e ai suoi risvolti per far finta di nulla... ma per quanto riconoscesse quello sforzo, e potesse affacciarsi nella sua mente il pensiero che forse era meglio lasciarla stare, un'altra parte di lui sapeva di non poter prescindere da un confronto.

    La Punk aveva evidentemente l'indole della solitaria, di quelle persone che vogliono essere autosufficienti, che odiano aprirsi agli altri, e che vogliono fare tutto da sole... e in quell'ottica, la faccenda dei suoi genitori doveva di certo apparirle un nodo irrisolvibile. Ma il punto era che non era esattamente da sola, in quella situazione, e se restituire ai Liadon la loro memoria intatta poteva essere di suo interesse, il Medico si sarebbe impegnato ancora più cocciutamente di prima!

    Ora che erano a tavola, tanto valeva prendere un respiro profondo e affrontare l'argoment-

    -Comunque, dobbiamo fare due chiacchiere, io e te-
    Neanche il tempo di formulare le proprie elucubrazioni, che la giovane lo bruciò sul tempo.

    -Riguardo la faccenda di ieri. Capisco che sei un dottore, che vuoi aiutare gli altri e che è la tua vocazione e blabla-bla. Però, ecco, sto bene. Non c'è bisogno che mi fissi in quel modo strano.

    Nonostante l'esordio di quel discorso ricordasse fin troppo il cliché della fidanzata psicopatica, e nonostante il Dottore sarebbe stato pronto a ribattere che non la stesse fissando in nessun modo clinico strano, l'uomo preferì rimanere ad ascoltare l'interlocutrice senza interromperla, sbocconcellando di tanto in tanto -con fare distratto- le sue salsicce grigliate... e sforzandosi di analizzare quei discorsi con oggettività, mettendo il più possibile da parte il filtro della preoccupazione che gli atteggiamenti da adolescente allo sbando della mora suscitavano in lui, di riflesso ad un puro istinto da fratello maggiore.

    -Non ho mai avuto davvero bisogno dei miei, manco prima che ci fosse il casino di quei polli spennati dei Galanodel: vivevo da sola, studiavo da sola. Se son tornata qui era solo perché avevo bisogno di fare il punto della situazione. Ho capito che i miei non ricordano un cazzo e che forse è colpa di qualche stronzo... ma forse è meglio così.-

    Quello che le usciva di bocca suonava certamente ragionevole e perfettamente nel suo contesto, e il fatto che avesse sollevato lei stessa la questione era assolutamente un buon segno... eppure, per lui, che aveva ancora negli occhi l'immagine della giovane in lacrime in mezzo ad una strada desolata, dopo una fuga (e un furto) operati solo per l'impulso di ricongiungersi alla sua famiglia, qualcosa continuava a stridere come una stonatura in sottofondo.

    -Per donne come me... come noi... starci lontani è una scelta saggia. Dovresti farlo pure tu... e pure il tuo amico biondo. Scavare non porterà a nulla di buono anche perché non si può comunque fare nulla per chi è crepato o per cosa ci è successo.
    proseguì intanto la Strega, atteggiandosi a donna vissuta sebbene i luoghi comuni da gioventù bruciata
    -La verità è un'idea sopravvalutata. A volte bisogna lasciare andare le cose come vanno, e si aggiusteranno da sole. Guarda me: sto già meglio, voglio andare avanti, ed oggi sarà di sicuro una bellissima giornata!

    Con un effetto catartico, la ragazza terminò il monologo e la porzione di peperonata nello stesso momento, lasciando l'Hunter intimamente combattuto sulla reazione che sarebbe stata meglio manifestare: prendere atto dei suoi racconti ed arrendersi alla sua volontà di lasciare le cose come stavano? Impuntarsi e prometterle che le avrebbe restituito la sua famiglia? Scostare da una parte tutte le belle frasi "cool", impostate e ad effetto come quelle del protagonista di qualche romanzo nero e chiederle semplicemente se fosse sicura di voler rinunciare alla sua famiglia?

    Sebbene l'ultima fosse l'unica opzione a premergli davvero, l'Hunter schiuse le labbra per dar voce a quel pensiero... ma fu in quell'esatto momento che il suo telefono cellulare -posato sul tavolo, accanto al bicchiere di birra- cominciò a suonare: sul display lampeggiava il nome di Kurapika.


    « ...devo rispondere: potrebbe essere importante. »

    Scoccando un'occhiata alla commensale e annunciando le sue intenzioni, il Dottore raccolse l'apparecchio, se lo portò all'orecchio, e aprì la chiamata saltando i convenevoli e salutando l'amico con un esortante "Dimmi tutto".

    La voce pacata dall'altra parte rievocò subito nella mente di Alhandra l'immagine del biondino bacchettone che aveva già visto la mattina prima, nel maxischermo dello studio del suo ospite, ma -con in sottofondo il rumore degli altri avventori di Bora- non riuscì a comprendere chiaramente le sue parole; in compenso, a giudicare dall'espressione grave e un po' sorpresa, da stoccafisso un po' turbato, di Leorio sembrava trattarsi di qualcosa di effettivamente serio.

    Quando riagganciò, quell'espressione si concentrò sugli occhi blu della ragazza,
    sfumandosi appena di una chiara incertezza.

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    « Kurapika ha trovato l'origine delle discrepanze tra la tua versione e i report di quella notte alla Reggia Galanodel... e un uomo, uno dei nostri, è in stato di fermo alla Sede Centrale dell'Associazione, »
    le spiegò brevemente il suo cicerone, re-infilandosi la giacca e cacciandosi il telefono in tasca
    « So che hai appena detto che il passato è passato, ma... credo che la tua presenza durante l'interrogatorio potrebbe essere importante per l'avanzamento delle indagini. Te lo chiedo come favore: non è che te la sentiresti? »

    E, mortalmente serio, lo sguardo del Presidente dell'Associazione Hunter si posò su di lei.

  5. .

    -Per chi mi hai presa? Certo che ho fame: non metto nulla sotto i denti da ieri.
    Non fosse illegale, mangerei pure te.


    Nel constatare quanto la Punk si mostrò disinvolta ed energica nel rispondere al suo cordiale, premuroso e magnanimo invito a pranzo con quello che pareva nonostante tutto un assenso entusiasta, il Dottore pensò che sarebbe stato facile poter credere che la ragazza avesse -semplicemente- "preso bene" il rifiuto della sua famiglia, e sarebbe stato bello dirsene tranquillizzato e rincuorato...

    Ma gli anni di studio in ambito medico, le statistiche, e l'esperienza lo rendevano consapevole che sarebbe stato fuorviante e stupido crederlo: quel modo di far finta di nulla, poteva essere un chiaro tentativo di
    rimozione; consapevolmente o no, Alhandra stava chiaramente cercando di reagire, che era un intento ammirevole, ma... lo preoccupava l'assenza dei sintomi dell'elaborazione del lutto, che ogni manuale prevede in caso di traumi come quello.

    Sarebbe stato assurdo pretendere qualcosa di troppo diverso da lei: già colpita da quell'esperienza destabilizzante, non era strano registrare una mancanza di voglia per ragionare su cause ed effetti, o di forza per insistere a scoprire cosa (o forse chi e perché) avesse provocato la dimenticanza dei suoi genitori; Leorio era stato il primo ad attivarsi in quel senso, davanti alla stranissima reazione dei Liadon alla notizia della scomparsa della figlia dal suo letto d'ospedale, ma con la ragazza svanita senza lasciare tracce, era stato Kurapika a dissuaderlo dal continuare a tormentare quei civili.

    Dopotutto, che senso aveva lottare con una famiglia che non sembrava neppure consapevole di avere mai avuto una figlia, solo per infliggere loro il dolore e la preoccupazione per il fatto che si fosse volatilizzata nel nulla? Il Dottore aveva dovuto ammettere la validità del punto di vista del suo amico, e così aveva fatto un passo indietro e aveva desistito.
    Ma ora Alhandra era lì: la ragazza era ricomparsa, lui era ritornato alla carica... ma dopo gli eventi della sera prima non era più sicuro sul da farsi.

    « . . . »

    Per quanto lo stesso Hunter non riuscisse al momento a vedere una possibile soluzione alla situazione in cui la giovane si era ritrovata, era certo che questa non si sarebbe risolta da sola guardando da un'altra parte, né trovava sano o ragionevole risolversi a volerla ignorare del tutto; in ogni caso, avrebbe provato a tastare il terreno più tardi: magari una volta che fossero stati entrambi con la pancia piena.

    Ma prima, era il caso di darsi una ripulita, e la ragazzina lo bruciò sul tempo, chiudendosi nel suo bagno e monopolizzandolo finché non fu vestita, calzata e truccata di tutto punto; nel lungo lasso di tempo che questo richiese, con quelli e altri pensieri per la testa, il Dottore si era rassegnato a darsi una veloce rinfrescata nel lavandino della cucina -una dissacrazione che la sua fidanzata avrebbe punito in modi che non voleva neppure immaginare-, e ad indossare una camicia pulita e un altro completo fresco di bucato.


    -Ora possiamo andare.-
    annunciò la Punk, emergendo finalmente dalla porta della toilette
    -Per favore, niente sciccherie e ristorantini da coppiette frustrate.
    Oggi ho voglia di sfondarmi di porcate.


    « Tranquilla, signorina scaricatrice di porto...! »
    commentò il Medico, stringendo il nodo alla cravatta e recuperando le chiavi dell'auto
    « Non ci pensavo proprio a portarti in qualche posto anche solo remotamente elegante. »

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    ...di quello, Leorio ne era pienamente convinto. Per questo, il roadhouse rosticceria "all-you-can-eat" di Bora -detta "la Bisunta"- sarebbe andato più che bene; così, nel giro di un'ora abbondante, erano giunti a destinazione: il locale era ampio, mediamente affollato, e loro erano riusciti ad accaparrarsi un bel tavolo equidistante dall'area buffet per gli antipasti e dalla cucina a vista con il wok, dove potevi consegnare ad un cuoco carni e verdure crude ed ammirare la preparazione sulla piastra.

    « Ti consiglio di provare la peperonata di Bora....! »
    consigliò l'Hunter, infilandosi in bocca qualche patatina fritta
    « Dicono tutti che sia una bomba! »

  6. .

    Nonostante ci avesse messo tutta l'attenzione e concentrazione di cui era capace , il Dottore constatò di aver inavvertitamente svegliato la sua ospite nel momento in cui questa cominciò a smuoversi sopra di lui: quando la Punk sollevò la testolina corvina dal petto incamiciato che aveva usato come cuscino, e i suoi occhi blu incrociarono quelli dell'altro, l'uomo si ritrovò a trattenere il fiato, stirando le labbra in una piega tesa e nervosa, folgorato dal pensiero di come avrebbe potuto spiegare la posa in cui erano finiti.

    Non che lui avesse la più pallida idea di come fosse successo,
    e nemmeno aveva mai avuto l'intenzione di farlo, ma... in effetti, era strano, e...


    "AHIA, MA CHE CAZZO"

    Dopo un momento di iniziale sorpresa -chiaramente espresso da quelle iridi blu, spalancate nello sgomento- Alhandra aveva letteralmente fatto un salto, scostandosi da lui in fretta e furia, ma -così facendo- precipitando nel dislivello tra il divano e pavimento, e finendo la sua manovra evasiva con un ruzzolone sul parquet, una collisione col basso tavolino del salottino, e -causa inclinazione e gravità- il successivo impatto tra il posacenere e il telefono che vi erano posati sopra e la sua testa.

    Poi, con gli occhi sbarrati e l'espressione sconvolta, la Strega si tirò a sedere incespicando per la fretta e -forse- l'imbarazzo, e pensò bene di trascinarsi indietro un altro po', scalciando... così, neanche avesse visto un clown il suo peggiore incubo.


    « ... »

    Intanto, sollevandosi per mettersi tranquillamente a sedere, ora che era libero dal peso che lo teneva orizzontale sui cuscini del sofà, Leorio si sollevò e contemplò la bizzarra scena con una calma che non era dettata dall'autocontrollo, ma da una paralizzante indecisione tra lo scoppiare a ridere per quell'involontario siparietto comico e il comportarsi da medico (oltre che da persona matura dotata di tatto), ricordandosi che aveva davanti una ragazza traumatizzata, e chiederle piuttosto come si sentisse, o se si fosse fatta mal-

    « ...ppfffttt... AHAHAHAHAHAH!
    Che provolona! »


    Nah! Ovviamente, le rise in faccia, puntandole contro l'indice ed assumendo un tono canzonatorio:
    in quel momento non era in clinica né in servizio!

    E poi, coi modi da camionista e gli atteggiamenti da adolescente che la ragazza aveva mostrato da che la conosceva, probabilmente lei stessa si sarebbe sentita più a suo agio a quel modo; del resto, lo sapeva anche lui cosa volesse dire nascondere i dolori dietro la facciata del menefreghismo, ostentando cinismo e concentrandosi sul materialismo delle cose, pur restando -nel complesso, tutto sommato, all'incirca, quasi-
    una brava persona.

    -Che... che ore sono?

    Intanto che l'ilarità del padrone di casa scemava, Alhandra pose quella domanda quanto mai neutra, e fu riacquistando un certo tono che Leorio -restando seduto sul divano- si chinò in avanti per raccogliere da terra il proprio telefono cellulare, dette un input al display per farlo illuminare, e ne espose il quadrante all'altra. 11:43

    « Quasi ora di pranzo, direi, visto che abbiamo saltato la colazione. »
    replicò, stiracchiandosi e riponendo poi l'apparecchio in una tasca della giacca
    « Potremmo ordinare qualcosa, o andare a mangiare da qualche parte...
    sempre se hai appetito. »


    Un modo piuttosto indiretto, blando e delicato per chiederle se -visto la piega che le cose avevano assunto per lei- avesse altri programmi per la giornata o per quel mondo.

  7. .

    Il ritmato pigolio metallico dell'allarme della sveglia del telefono penetrò gli strati più profondi del sonno con la sua meccanica insistenza, aprendo una breccia nel suo stato di incoscienza e lasciandolo progressivamente riemergere nel mondo della veglia: probabilmente, l'aggeggio suonava ormai da un po', ma evidentemente provato -più mentalmente che fisicamente- dagli eventi della sera prima, Leorio non doveva essersene accorto.

    Con un grugnito, l'uomo fece per rigirarsi verso il basso tavolino da cui proveniva la fastidiosa melodia -e dove aveva quindi abbandonato il suo apparecchio la sera precedente-, ma il fardello che avvertì sul petto e le gambe, che gli impacciava i movimenti e lo bloccava sul divano lo spinse a riconsiderare i movimenti troppo bruschi: non che si trattasse di un peso tale da impedirgli
    realmente di spostarsi, se così avesse voluto o gli fosse stato necessario, ma Alhandra dormiva ancora e non voleva svegliarla a quel modo.

    Non erano passate molte ore da quando -dopo la sua fuga dalla custodia dell'Hunter- la Punk si era recata alla nuova casa della propria famiglia solo per scoprire che i suoi stessi genitori avevano completamente dimenticato la sua esistenza (per quanto sarebbe stato più esatto e atroce dire che l'avevano per qualche ragione
    rifiutata), e anche se durante il tragitto fatto in macchina -dividendo pericolosamente la propria attenzione tra la strada e il suo passeggero- il Dottore aveva tentato di spiegarle... di rassicurarla... non era affatto certo che lei lo avesse realmente sentito.

    Le aveva assicurato più di una volta che suo padre e sua madre fossero stati una presenza fissa al suo capezzale per i lunghi mesi del suo coma, e che anche suo fratello -pur avendo meno occasione dei genitori di frequentare l'ospedale- si recava spesso a visitarla portandole dei fiori; le aveva parlato del fatto che suo padre avesse intrapreso non meglio precisate indagini su quanto accaduto quella notte fatale in casa Galanodel, e ancora più strane ricerche di un modo per risvegliare sua figlia... e di come poi, con un tempismo assolutamente sospetto, la famiglia avesse preso a negare Alhandra proprio quando aveva portato loro la notizia della sua misteriosa
    scomparsa dal letto di ospedale.

    Col probabile desiderio di far ammenda per il silenzio dei giorni precedenti, Leorio aveva cercato di azzardare l'ipotesi che la i Liadon fossero finiti vittima di qualche ignoto utilizzatore di Nen... ma dopo il breve sfogo che si era concessa piangendo in strada, la ragazza si era come spenta, chiudendosi in una quiete distante che aveva preoccupato non poco il Dottore, ed era rimasta sepolta in un meditabondo silenzio, con gli occhi blu fissi fuori dal finestrino, sulle luci della metropoli che scorrevano rapide oltre l'abitacolo.

    Al loro ritorno all'appartamento, l'Hunter non si era né tolto la giacca del completo né cambiato la camicia sporca del rossetto, del trucco e delle lacrime della Strega: la moretta era crollata sul divano, addormentandosi, e lui era rimasto con lei, forse per l'istinto protettivo da fratello maggiore che gli suscitavano le persone sbandate, forse per semplice empatia, o magari per deformazione professionale: dopo uno shock del genere, temeva che avrebbe potuto commettere qualche sciocchezza, restando sola e abbandonata a sé stessa.

    Fatto stava che ora, non sapeva bene come, si ritrovava sdraiato sul divano con la ragazza sopra, a farle da materassino umano... ma, se non altro, allungando lentamente la destra verso l'esterno e verso il tavolino, riuscì per lo meno a raggiungere il telefono e disattivare finalmente la sveglia... e una volta compiuta quella silenziosa fatica, un sospiro provato gli uscì di bocca, ristagnando nel silenzio e nella luce di un sole già alto, che filtrava tra le spesse tende del salotto del suo attico.


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    « Uff... »

    Doveva essere ormai già tarda mattina... E lui non sapeva cosa avrebbe potuto o dovuto fare per essere in qualche modo d'aiuto. Perché non aveva assolutamente idea della piega che gli eventi avrebbero preso quel giorno.

  8. .
    Ho postato! :tend:

    Drusilia Galanodel | Nightrun | MrMush | Templare_Bren | S e v n | T h e B a r d | GreyFox

    Vi prego di leggere il QM-Point :sisi: E' importante :flwr:
  9. .

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    Lavoro di Squadra

    « ...perciò, quando si instaura un contatto con una persona sconosciuta, è molto importante fare in modo che paia una cosa casuale ma sensata, così da non metterla a disagio. »
    spiega il Moro con tono posato, da accademico, sedendo a gambe accavallate sopra un barile
    « La naturalezza è un fattore determinante nelle interazioni, quindi bisogna imparare a valorizzare gli argomenti che si possiedono... o a fingere molto bene. »

    Sollevando il testone per lo più pelato -ad eccezione del singolo ciuffo biondo che gli si arricciava sulla fronte- dal blocchetto di carta su cui sta prendendo diligentemente appunti, ripiegato su sé stesso per stare seduto sopra un sacco di grano -con le ginocchia al petto e la testa incassata nelle spalle larghe- lo sguardo perplesso di Otik va ad infrangersi contro il sorriso compassato, sicuro e affascinante di Joyd.

    L'omone sbatte le palpebre un paio di volte, insicuro sull'aver sentito bene, ma l'avvenente giovanotto dalla faccia di bronzo -in tutte le accezioni possibili per il termine- che gli sta difronte, e che gli si è proposto come maestro, non fa una piega, limitandosi a sorridere ed annuire, confermando senza ulteriori spiegazioni quello che ha detto.

    « Tuttavia, non abbiamo il tempo per raggiungere un buon livello nell'arte della menzogna, quindi quell'opzione è scartata. »

    Aggrottando un poco le sopracciglia con fare meditabondo, Otik pare ragionare sull'eventualità per un lungo momento, annuisce a sua volta, e segna una linea orizzontale sui suoi appunti per barrare l'ultima mezza riga, prima di tornare ad ascoltare l'insegnante.

    « ...perciò non perdiamo tempo: lavoreremo sui tuoi punti di forza. »


    { Squadra di Pulizie }
    Riful| Elysandra | Göstaff

    Dopo essersi persa nelle proprie insicurezze, immaginando chissà quale disfatta a causa delle proprie dubbie capacità nei lavori domestici, ed essere trasalita quando qualcuno era stato così empatico da cogliere il suo imbarazzo -e così gentile da porgerle qualche parola di conforto in merito-, la biondissima Cavaliera lascia che quelle parole le infondano un po' di incoraggiamento, e -pur arrossendo della propria mancanza compostezza- sorride all'attempato Nobiluomo del Nord.

    «La ringrazio per la premura, buon signore,
    sono certa che con il suo aiuto riusciremo a sconfiggere questo temibilissimo nemico!»

    gli dice con un breve inchino, che lascia l'altro quasi commosso fino alle lacrime
    «Anche se le chiedo di scusarmi in anticipo, ho il presentimento che farò ben peggio di Sir Kiryll.»

    ... peccato solamente che quello slancio di ottimismo si infranga come un'onda sugli aguzzi scogli della realtà: basta un'occhiata alla situazione della Sala Comune perché un'oppressa desolazione torni a ghermire il cuore della Lyvellin, e anche se -prima di sparire dalla circolazione- il Capogruppo Joyd si è detto disponibile per un aiuto (sia concreto che emotivo), la pessima attitudine delle fatine che continuano a svolazzarle attorno alla testa mettono costantemente a dura prova lo spirito della bionda.

    «È già disponibile il supporto morale?»

    Sebbene non sia lui il destinatario della richiesta, il Precettore trova in quelle parole lo stimolo necessario a riaversi dallo scoramento pieno di dubbi in cui tanto la visione del salone da rassettare quanto la consapevolezza di aver sulle spalle il peso della responsabilità della squadra (gli altri due elementi sono una bambina e una gentil donzella! Non può certo lasciarle nello smarrimento!) lo hanno gettato...

    «Tranquilla: peggio di prima non puoi fare!»
    «Io... inizierei a spazzare il pavimento.»

    E mentre la Cavaliera si sforza -nonostante tutto- di mettersi in movimento, recuperando le sue armi per quella battaglia (scopa e paletta) e cominciando a lavorare col capo chino e un profondo imbarazzo per la propria inadeguatezza, il Nordico -appena risollevatosi dalle sue preoccupazioni- deve constatare con sentimenti contrastanti che Elysandra ha appena iniziato lo svolgimento del compito che lui stesso aveva deciso di intraprendere, dopo un attento ragionamento per esclusione delle mansioni meno edificanti.

    « E-esatto cara, mi avete tolto le parole di bocca.
    Mi sembra il compito meno ingrato e più avvicinabile, vedrete che così vi farete coraggio!
    »
    commenta, con una punta di stizza, prontamente mitigata fino a scomparire da maturità e buonsenso
    « Nel frattempo, io… Sapete perché questo posto ha un’aria così terribile? Perché è buio! Vedrete che alla luce del sole avrà tutto un altro aspetto. Vediamo un po’… per tutti i Numi, le finestre sono ingombre di ciarpame… Via tutta questa roba! »

    Trovando qualcos'altro da fare, e con esso un po' di rinnovato entusiasmo, il Precettore si adopera per liberare le finestre dalle assi di legno che le sbarrano -sempre avendo premura di non sollevare troppa polvere- e per spostare le variegate cianfrusaglie che ne ostruiscono i davanzali; i primi risultati del lavoro lo fanno sentire carico e pieno di voglia di fare, e nello slancio rivolge anche parole di esortazione ed incoraggiamento alla piccola Strega...

    « Riful, giusto? Carissima, ti andrebbe di andare a prendere un secchio con acqua e sapone e uno straccio, e dare una bella pulita ai tavoli? Vedrai quante bolle!!! »

    ...ma la Ragazzina, col faccino infilato in mezzo alle pagine del grosso ed antico tomo che le fluttua davanti -e dalle cui copertine fa capolino solo la punta del cappello da fattucchiera-, non solleva nemmeno il capo dalle proprie letture: col tono imperioso di un bambino che smania per dimostrarsi autosufficiente come un adulto, si limita a borbottare in risposta qualcosa che suona come "...sto cercando il giusto incantesimo!", e poi volta pagina col fare concentratissimo di un accademico che non ammetta interruzioni al suo studio.
    Si sa, serve tanta pazienza con i più piccoli.

    « Voilà! E ora cambiamo aria a questo posto, je me sens che m'étouffe!
    Che vi dicevo? Ora, con la luce, sembra già meno spor…
    »

    Tuttavia, all'energica soddisfazione nella sua voce, dovuta al rinvigorente ingresso di un'aria fresca, profumata e frizzante, si sostituisce un disanimato sgomento quando -dopo essersi occupato di aprire tutte le imposte e spalancare tutte le vetrate- il buon Göstaff si volta a contemplare ancora una volta i contorni della Sala Comune, ora non più sfumati dal velo pietoso di una penombra caritatevole.

    « Trovato! Questo è perfetto! »
    con l'arrivo della luce, la bimba trova quel che stava cercando ed esclama trionfante il suo "Eureka"
    « Preparatevi a contemplare l'immenso potere della Grade Strega dell'Ovest! »

    Così, mentre la ragazzina stende le braccia davanti a sé, intessendo nell'aria le scie luminescenti di alcuni glifi arcani con le dita sottili, un vento soprannaturale si sprigiona dalle pagine del mistico tomo, seguito da arabeschi traslucidi... dalla consistenza quasi plastica, che -danzando sinuosamente come serpi- si intrecciano fino a raccogliersi in una sfera perfetta, che fluttua in alto fin quasi a sfiorare il soffitto, al centro della stanza. Una sfera composta da litri e litri d'acqua.

    S P L A S H

    Questione di un attimo, e il disastro si verifica sotto gli occhi esterrefatti di Göstaff ed Elysandra: l'incantesimo di Riful diventa instabile, la ragazzina comincia a gesticolare allarmata per cercare di dominare i flussi arcani, e la sfera d'acqua esplode come un palloncino, abbattendosi su tutta la sala e -soprattutto- infradiciando la sua piccola evocatrice da capo a piedi.

    Mortificata per la povera riuscita del proprio sortilegio, la Streghetta resta immobile per un lungo momento: a capo chino, a guardarsi con insistenza la punta della scarpette, tremando -forse di freddo, forse di rabbia-, finché non rovescia all'indietro la testolina -appesantita dal grosso cappello floscio e fradicio- emettendo un inequivocabile lamento mentre due lucciconi le si sono raccolti agli angoli degli occhi verdi.

    « BWAAAAAHHHHH! »

    E così, troppo infantile per rispondere delle proprie azioni (o semplicemente morendo di imbarazzo per quella figuraccia), Riful estrae un piccolo specchietto rotondo dalla tasca, lo getta per terra senza infrangerlo, e -dando prova di concreti talenti da incantatrice- vi sparisce all'interno.

    Più o meno inzaccherati dall'inaspettato temporale al chiuso, o miracolosamente scampati all'alluvione con chissà quale prova atletica o di ingegno, a questo punto il Precettore del Nord e la Nobildonna dell'Est si scambieranno un'occhiata, domandandosi cosa fare: ora che sono rimasti in due, dovranno rimboccarsi le maniche e impegnarsi ancora di più, e soprattutto trovare un modo di porre rimedio a quel disastro!

    ...se non che, nel fare un bilancio dei danni, il duo si accorge che la bomba d'acqua ha tuttavia portato anche dei benefici: scorrendovi sopra, l'acqua ha mondato in un sol colpo mensole e pareti, tavoli, panche e sedie, e naturalmente anche il pavimento -ancora mezzo allagato- risulta pulito! Insomma, quest'insperata piega degli eventi ha aiutato la squadra a recuperare terreno!

    Ora non resta che coordinarsi per rimuovere la cenere dai tre camini della Sala Comune, e accendere un bel fuocherello scoppiettante in ciascuno di essi; poi, sarà il momento di reclamare la propria birra! ...e, ovviamente, anche un po' di meritato riposo.


    { Brigata di Cucina }
    Kyrill| Aine | skekDor

    Quando il trio di avventori viene condotto alle Cucine, ciascuno vi arriva pervaso da sentimenti differenti: la volitiva Aine -sempre spigliata e disillusa- è rimasta intenerita dai modi impacciati del padrone di casa, e un po' intristita dallo stato di incuria in cui versa il locale; certo, non nasconde a sé stessa il sollievo per le buone norme igieniche della cambusa, ma... ora c'è da rimboccarsi le maniche e guadagnarsi quella birra!

    C'è molto da fare, tra cui anche cose che la fanciulla è ben lieta di schivare concedere agli altri suoi compagni: farsi lacrimare gli occhi mentre convetsa con un bel giovanotto del Nord? Meglio di no: adieu, oignons...! Spennare il pollame? Davanti a skekDor? Col rischio che si tratti di qualche cugino o magari di un suo lontano parente? Non sia mai! Perciò, l'occhio le cade sul pane e l'impasto.

    Con una certa intraprendenza, la giovane Alchimista si accosta alle madie e se ne sobbarca un cassetto, portandolo a braccia fino al tavolo più vicino: quello sarà la sua spianata di lavoro, ma prima di darsi da fare, perché non rincuorare un po' il taciturno Oste? Basta un sorriso, uno sguardo dolce, e qualche parola gentile...

    “Signor Otik, la vostra è una splendida cucina.
    Fate tutto da solo, qui, di solito?”


    Immaginando qualche romantico scenario dal tragico finale che possa aver sconvolto la routine e l'umore dell'omone, Aine rivolge la parola ad Otik, mostrandosi gentile e incoraggiante... ma l'interpellato -rigido sull'attenti come un pezzo di legno, con la fronte che gli si fa luccicante di sudore- si limita a rispondere bofonchiando uno stentato, impacciato timidissimo "Sì, Signorina...", prima che il vostro capogruppo Joyd arrivi a salvarlo, rassicurandolo con una pacca sulla spalla e sospingendolo nella stanzetta della dispensa dove si terrà la lezione.

    Rimasti soli nella Cucina, la fanciulla è la prima degli avventurieri a mettersi al lavoro: il suo proposito è occuparsi del pane, così si accosta ad un'alta mensola per recuperare un sacchetto di farina -sicuramente a comoda portata di mano per l'altezza del padrone di casa-, che le richiede lo sforzo di un paio di tentativi di saltello, un certo imbarazzo, e il rischio di ritrovarsi impolverata di bianco per essere raggiunto, ma... conquistato il suo obiettivo, può ritirarsi al suo tavolo per cominciare a modellare gli impasti.

    "Bene-bene-bene-bene..."

    Intanto che la ragazza aspetta speranzosa che il Nordico si sistemi accanto a lei -per farsi compagnia durante le mansioni di cucina-, quello sentendosi probabilmente in difetto per essere ancora con le mani in mano, si guarda prontamente intorno alla ricerca di qualcosa in cui impegnarsi, ma nel guardarsi attorno il fodero della sua spada cozza sonoramente contro un vicino barile... e quel rintocco gli suggerisce che è il caso di alleggerirsi di qualche ingombro prima di passare all'azione.

    Mentre Kyrill si libera di spada e mantello, con l'occhio che gli cade sulle ceste di patate, carote e cipolle -con cui ha già esperienza, dalle altre tappe del suo viaggio- SkekDor si guarda invece curiosamente intorno e si aggira razzolando per la stanza col suo solito modo di fare -vivace e sicuro di sé, un po' da bimbo e un po' da primadonna-, già scegliendo autonomamente quello che avrà voglia di fare per partecipare a quello strano gioco sforzo comune.

    Una volta presa la sua decisone, il Mezzo Mistico agguanta gli esemplari di pollame per le zampe -facendoli macabramente penzolare a testa in giù-, e dá loro un'annusata, prima di fare le sue considerazioni.

    "Mmmh... Morto di giornata, ancora tiepido.
    Gnam-gnam, sento odore di anima in questo corpicino..."

    dice, aspirando poi dalle loro carni una spettrale nebbiolina verdastra
    "Mmmh... Misero come antipasto... Per fortuna, il cibo cucinato sarà più soddisfacente, suppongo. Ihihih! Io penso a questi pennuti..."

    Ancora preda dei miracolosi fumi dell'alcol che ha già in corpo -in grado di conferire un'aria gioviale anche all'arcigna creatura-, skekDor comincia a spennare i volatili senza alcuna misericordia, raccogliendo poi le morbide piume scartate in un secchio lì vicino.

    "...voi lordatevi pure le mani con gli ortaggi, se non vi spiace..."

    « D-d’accordo »

    Già intento a preparare la propria postazione con tutto l'occorrente allo svolgimento delle operazioni accanto ad Aine, Kyrill intercetta quella domanda indiretta: non gli peserà eccessivamente occuparsi dei tuberi, visto che potrà intrattenersi in qualche conversazione con l'affascinante fanciulla...

    “Cosa stavate dicendo del vostro soggiorno a Selowen?”
    esordisce Sine, dando di gomito al coetaneo
    “Carnevale a parte, so che è una città molto romantica...”

    Tuttavia, conversare non è in vero un'attività a cui il Rampollo si senta particolarmente avvezzo, e mentre le mani svolgono meccanicamente il mestiere -quasi rilassante- per cui si trova lì, un sospiro un po' teso gli evade le labbra intanto che i suoi pensieri cercano di organizzarsi in un discorso.

    « Il mio soggiorno a Selowen…?
    con un sospiro pensoso, si prepara alla conversazione
    Ah, sì, Selowen! Lo è davvero. Ma è una città dai molti volti…

    Mentre la narrazione di un aneddoto sul suo viaggio nella Laguna Orientale affiora alle labbra del Rampollo di Najaza con una naturalezza che stupisce lui per primo, il lavoro prosegue serenamente nella cucina, e -a quanto pare, a giudicare dai rumori che giungono ovattati dalle stanze attigue- anche gli altri gruppi stanno dandosi alacremente da fare per dare una mano ad Otik e guadagnarsi la consumazione.

    « E voi? Siete di qui? Anche Matafleur sembra bellissima. »
    rilancia il giovane Kyrill, desideroso di coinvolgere Aine nella conversazione
    « In verità... mi sembra che qui, ovunque, ci sia una bellezza a cui noi a Nord
    non siamo abituati.
    »

    Tuttavia, una volta mondate patate e cipolle, infornate le pagnotte, e spennata la selvaggina per la cottura, qualcosa attira l'attenzione dei presenti... qualcosa che si muove furtivo e in silenzio sulla soglia dell'uscio, e che sarebbe di certo passato inosservato, non fosse stato per la mole e per l'arancione fiammeggiante del pelo: si tratta di un grosso gattone rosso, accompagnato da un secondo esemplare dal manto calico.

    Gli occhi luminosi dei due animaletti sono puntati con chiara cupidigia sul succulento maiale che -infilzato sul girarrosto- seguita a rosolare nel suo moto perpetuo al di sopra delle braci del camino, ma quando si accorgono di aver attirato l'attenzione del trio i felini si appiattiscono sulle zampe -spiando lo skekSis particolarmente di sottecchi-, ma non accennano a ritirarsi.

    Per quanto possa essere plausibile che si tratti di una coppia di randagi penetrati all'interno del locale da una delle finestre della Sala Comune -da poco liberate dalle assi di legno che le sbarravano-, a sfiorarvi è anche il sospetto che le bestiole possano essere di proprietà del padrone di casa... e se quelli sono gli amichetti a quattro zampe di Otik, non vorrete certamente scatenare le sue ire facendo loro del male!

    Quel che è certo è che la cucina non è posto per degli animali vivi da compagnia, desiderosi di zampettare in giro, spargere pelo ovunque, e assaggiare qualsiasi cosa capiti a tiro delle loro avide grinfie... Bisogna trovare un modo di tenerli occupati, allontanarli dalla cucina, o metterli in fuga - ma senza nuocergli! E, al contempo, completare gli ultimi compiti rimasti pendenti: cucinare le verdure, affettare la carne, e magari raccogliere qualche spezia dal giardino.


    { Team Allestimenti e Bucato }
    Alhandra | Michael | Thory Zio Tobia

    "Nulla è potente quanto la convinzione di uno sciocco", soprattutto in un luogo come Endlos, dove la Volontà è una legge fisica quanto la gravità in taluni piani dimensionali.
    Se, poi, il suddetto elemento è dotato di una buona immaginazione, e ha dalla sua gli effetti lisergici di una mistica Birra distillata con Polvere di Fata, allora state certi che vedrete le regole della realtà cedere, sconfitte, e piegarsi all'incredibile.

    Difatti, mentre si chiude la porta alle spalle, la soave melodia di una canzone dispiega le sue ali nella mente del giovane Thory... Il "problema" è che anche gli altri potrebbero iniziare a sentirla, lasciando quel colosso ferrovestito di Michael e un'Alhandra già in stato alterato dalle sue percezioni accelerate dalla caffeina a chiedersi da dove diamine stia uscendo quella musica.

    Tuttavia, ispezionare la stanzetta del lavatoio alla ricerca della soluzione al mistero richiederebbe tempo e sbatta, che loro non hanno. Senza contare che rischierebbero di perdersi la performance.

    Ondeggiando il corpo a ritmo col brano e le sue sonorità, il Ragazzino inizia le operazioni della Squadra di Pulizie: piroettando da una parte all'altra del piccolo ambiente, l'Albino apre il rubinetto dell'acqua, raggiunge la cassettiera con la biancheria da tavola e quella dei tendaggi, estrae tovaglioli e tovaglie dai cassetti alla rinfusa, e -sempre coordinando i suoi movimenti alla musica- lancia ogni singolo pezzo nella tinozza con gesti teatrali.

    Per allinearsi alle intenzioni del padroncino, l'eclettico Mr.Doge si riveste di una mistica e vorticante energia verdognola e si lancia verso il recipiente, trasformandosi in una trivella prima dell'impatto con l'acqua: in questo modo, la forza centrifuga esercitata dal cucciolo, e il sapone sparso da Thory, rimescolano liquido, panni e detersivo ricreando l'effetto di una moderna lavatrice, e in men che non si dica, il bucato è pronto per essere recuperato con delicatezza dalle fauci canine e gettato con maestria sulle corde dello stenditoio.

    A questo ci penso io.

    Con un cenno del capo ai compagni, e un gesto misurato e noncurante della mano, il Guerriero delle Sabbie è più che pronto a sfoggiare i propri poteri e fare la sua parte per aiutare nella causa comune: evocando fiamme dalla punta delle dita, l'Araldo del Fuoco le condensa in un unico punto e... mentre queste divampano -senza intaccare il pavimento ligneo della stanza-, plasmandosi nella forma umanoide di un soldato armato e in ginocchio, Michael gli rivolge persino degli ordini diretti.

    Concentra il calore delle fiamme nella parte superiore così da non bruciare il giardino...
    istruisce, mentre la torcia umana si muove per eseguire, come una creatura senziente
    ...e rimani a giusta distanza dal tessuto steso per asciugarlo rapidamente ma non bruciarlo. Potrai andare appena finito.

    Intanto che il Vecchio Zio Tobia finisce di stendere tutti i corredi appena lavati, e va a posizionarsi per fare il proprio dovere, il Guerriero va spaccar ceppi in giardino, così da rifornire il focolare della cucina e i camini della sala comune... e già che sembra così pieno di voglia di fare, pensa bene di condividerla con chi pare averne al momento davvero poca.

    Se ci aiuti finiamo prima...
    commenta, sorridendo ad Alhandra e accatastando la legna
    ...e prima finiamo, prima beviamo tutti. Tu, io, Joyd...

    -Si, arrivo...

    Immobile sulla soglia, con l'aria scocciata di chi avrebbe preferito rubarla quella Birra, invece di finire sempre a sgobbare sotto un regime di iniquo sfruttamento (sottopagata, se addirittura tragicamente gratis), Alhandra resta ad osservare gli altri due per un tempo sufficientemente lungo a riconsiderare la sua intera vita... sia perché questa non è di per se molto lunga (vista la sua giovane età, per quanto sia stata certamente densa di sfighe avvenimenti), sia perché il tempo -grazie alle componenti magiche della Birra che ha già in corpo- ha attualmente per lei restrizioni molto relative.

    In ogni caso, interrotto il momento meta-filosofico, la Punk ci mette poco a recuperare il tempo perso, facendo la propria parte e anche molto di più: come una raffica di vento, fa un giro del cortile raccogliendo erbe e fiorellini a caso per sfrecciare poi verso la sala comune, dove comincia ad aprire le finestre e imbellettare i davanzali, in modo da dargli almeno un tocco di colore; dopo, la ragazza si sistema al lavabo e le sue mani si muovono nell'acqua come un miraggio sfocato, lavando tutte e stoviglie e i set di posate in pochi minuti di alacre lavoro. Ora bisogna apparecchia- ok, già fatto: la Strega ha appena lanciato i vari pezzi direttamente sulla tavola con una precisione inquietante.

    Resta solo da appendere le tende, e mentre Alhandra fa un salto in cortile a recuperare i drappi di stoffa e sfrutta la sua preparazione atletica per arrampicarsi su una scaletta e fissarli alle loro strutture, e Michael -rimasto alla ricerca di qualcosa da fare- ha facoltà di scegliere tra dare una mano nelle Cucine o nella Sala, Thory nota una graziosa Fatina -simile a quelle dei suggerimenti piromani- svolazzargli incontro e prendere posto sulla sua spalla con confidenza, incrociando le braccia sul petto con aria imbronciata.

    -Ti sei accorto che c'è un Strega nel tuo gruppo?
    lo interpella con aria da fidanzata offesa e tono cospiratorio
    -Odio le streghe. Sono i nemici naturali di noi Fate. Dovresti proprio darle fuoco.

    E, per qualche misteriosa ragione, all'Albino sembra davvero un'ottima idea! Sì, sì: dovrebbe proprio farlo! Se è per aiutare la graziosa fatina che glielo ha chiesto, che problema c'è? Nessuno! ...cioè: bisogna pensare a dove reperire del fuoco per il rogo, ma lì dentro è pieno di camini, o c'è la cucina, senza contare anche il tizio-grosso-in-armatura a cui ha visto evocare delle fiamme, e che sembra abbastanza gentile da fare un favore ad un compagno! Sì sì, nessun problema!

    Anzi, forse, ce n'è uno: chi è la Strega? La Fatina non lo ha detto, e adesso ha l'aria troppo nervosetta per provare a chiederglielo, quindi meglio evitare. In ogni caso, le opzioni non sono tante, quindi... basterà capire chi è il suo bersaglio tra la-punk-darkettona-che-si-muove-tutta-strana, la-morona-che-fa-le-pozioni, la-bimbetta-col-cappello-da-fattucchiera-e-libro-di-incantesimi, e la-biondona-cavaliera-tutta-impacciata. Quanto potrà essere difficile accontentare la sua amichetta Fatina?


    Quest-Master Point

    Salve, cari questuanti! :flwr: Ammesso che siate arrivati a leggere fino a qui, e che abbiate resistito "al lento sfacelo del tempo" (cit.), desidero immediatamente ringraziarvi per la pazienza e -successivamente- scusarmi per il terribile ritardo. :tend: E' vero che lo faccio ogni volta, ma gli impegni di questi mesi -soprattutto quelli lavorativi, che sono per loro natura improrogabili- non mi hanno permesso di correggere questa terribile tendenza. :(

    Quando ho iniziato il post di risposta per questo turno decorreva il 23 febbraio, e molto tempo è passato prima della sua conclusione: troppo tempo... quindi, mettendo in conto che l'estate si avvicina, che alcuni giocatori potrebbero essere scomparsi, e altri aver comprensibilmente subito un calo di voglia, credo che la cosa oggettivamente migliore da farsi per tutti sia affrettare la fine di questa avventura, così da poter riprendere in serenità dei nuovi e più freschi progetti :sisi:

    Seguendo questa linea di pensiero, sentitevi liberi di postare o meno entro la scadenza -fissata per il 5 giugno-, dopo la quale pubblicherò un nuovo post con il finale di questa storia :flwr:

    Venendo alla quest in sé, non credo siano necessarie ulteriori istruzioni rispetto a quelle fornite nel narrato; se doveste tuttavia avere bisogno di chiarimenti di sorta, scrivetemi pure privatamente o in Bacheca. :geez:
    Grazie dell'attenzione e scusate la brutta performance da QM :sob:

  10. .

    -E va bene... hai vinto. Accetto la tua proposta.

    Sopraffatta dalla contingenza di quel pessimo momento, in cui i modi categorici dell'Assassino si sovrapponevano alla concreta mancanza di alternative migliori, unendosi in sinergia con la preoccupazione per la sorte dei suoi Fratelli dispersi e la fretta di strapparli al pericolo, la Dama del Vento si trovò costretta a capitolare, e quell'ammissione le strisciò fuori dalle labbra insieme ad un sospiro profondamente stanco.

    Tuttavia, tra tutti gli elementi che tinteggiavano il bel quadretto a tinte fosche in cui si era di colpo ritrovata incastrata, a tormentarla maggiormente era l'impossibilità di trovare un senso a quella situazione: perché suo Fratello Abel era divenuto in bersaglio? Perché sua Sorella era stata lanciata nelle grinfie di un "probabile uxoricida" che la cercava accanitamente? Perché quella cara vecchina di Baba, una persona che aveva fatto l'errore di aiutarla doveva essere tenuta in ostaggio?

    Troppi interrogativi, e tutti senza risposta, e -tra quelli- c'era il più pressante, che seguitava a rimbalzarle ossessivamente tra le pareti del cranio.

    Perché era seduta in un fast-food, con un Killer professionista che puntava alla granitica testa di Abel? No... Un momento... Il punto non era lei. Il punto era lui e le sue imperscrutabili intenzioni: doveva cambiare punto di vista. E dunque... Perché un Killer con l'incarico di uccidere suo Fratello, un Killer professionista che aveva fama di non sbagliare un colpo, un Killer che aveva già intralciato di persona, era seduto in un fast-food a chiacchierare con lei?

    Voleva conciliarsi, aveva detto Illumi Zoldick. Ma perché?
    Quel quesito le evase alfine le labbra.


    -Perché... perché vuoi conciliarti con me?

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    -. . .

    In un moto di perplessità che sembrava genuinamente sincera, il Sicario reclinò ancora una volta la testolina corvina da una parte e batté le palpebre un paio di volte, come se non si fosse aspetto quella domanda, o non la comprendesse, o non ne conoscesse la risposta; tuttavia, a spezzare l'immobilità di quell'istante di silenzio, dirottando la conversazione su campi più concreti e a lui certamente noti e familiari non fu altri che la stessa Galanodel.

    -Chi mi assicura che manterrai la promessa
    e non mi ucciderai con Abel, appena si arriverà ad avere un vincitore?


    In un segno evidente di quanto fosse maggiormente a suo agio con quel genere di trattative, lo Zoldick abbozzò nuovamente uno dei suoi sinistri sorrisi e rispose l'ultima domanda senza alcun tipo di esitazione.

    -L'unica garanzia che posso fornirti è la professionalità legata al nome della mia Famiglia.
    replicò con calma inamovibile, senza menzogna e senza sforzarsi di convincerla
    -Non ho nulla contro di te, così come non ho nulla contro questa signora, o contro Disgrace: per questo motivo questa conversazione e il nostro accordo stanno avendo luogo. Se avessi voluto morta qualcuna di voi, non avrei esitato: ci sono state molte occasioni per colpire.

    Non stava cercando di rassicurare la donna dagli occhi verdi, perché non sembrava curarsi affatto di guadagnarsi una qualche forma di fiducia da lei: stava essendo sincero sulle sue intenzioni e sui fatti, e per lui tanto bastava; se Drusilia avesse continuato a nutrire dubbi sulla solidità del loro accordo, sarebbe stato unicamente in problema suo.

    Dopotutto, non c'era altro che la donna potesse fare: ottenere la firma per l'annullamento del contratto di assassinio di Abel -prima che questo si compisse-, o cercare di fermare fisicamente lui prima che portasse a termine l'incarico. E quest'ultima opzione non le sarebbe stata per nulla facile.


    -Come ti ho detto, non ho nulla di personale nemmeno contro il Mastino: semplicemente, il suo omicidio mi è stato commissionato, e sono tenuto ad eseguirlo fino a un contrordine o un cambio di scenario.

    -Si, si: "niente soldi, niente lavoro." Abbiamo capito: lo sappiamo come funziona.
    tagliò corto Baba-Yaga, brontolando secca e prendendo un'ultima boccata dal sigaro
    -Ora però parliamo dei cose un attimino più concrete: ho delle domande.
    La sottoscritta che parte avrebbe in questo tuo giochino?


    -Nessuno in particolare, Signora: ora che il mio messaggio è stato consegnato all'interessata..
    replicò l'interpellato, con tono tranquillo, reclinando il calo
    -...può ritirarsi dall'incontro, o diventare una delle risorse della Signorina Krum per questa sfida.

    -Prossima domanda: come facciamo a contattarti per aggiornarci a lavoro finito?

    Non fosse stata colpita dalla commozione per il fatto che con quella risposta -chiaramente al plurale e proiettata al prossimo futuro- Baba-Yaga avesse appena affermato di volerla aiutare nella folle situazione che le si era creata intorno, Drusilia avrebbe potuto trovare un che di abbastanza comico nella scena che le di stava verificando difronte.

    -Ah, già!

    Seduti davanti a lei, uno di fianco all'altra, la Vecchina -piccola di statura e ingolfata nella pelliccia- stava con le braccia conserte e la bocca storta in un'espressione insofferente, mentre il pallido stangone accanto a lei rimaneva composto, con la schiena ben dritta e il viso impassibile che non combaciava per nulla con l'esclamazione sorpresa appena scaturita dalle sue labbra.

    -Per contattarmi puoi usare questo.

    Con tono colloquiale, il giovanotto dai lunghi capelli corvini prelevó qualcosa da una tasca dei pantaloni e lo posó sul tavolo tra sé e la donna: si trattava di una specie di uovo di metallo -le dimensioni erano quelle-, un po' schiacciato per il verso della lunghezza, liscio e di un colore violaceo, sulla cui parte piatta era impressa una stella a sei punte.

    -È un dispositivo di comunicazione della mia famiglia:
    basta premere leggermente sul simbolino e parlarci dentro.


    -Ultima domanda.
    lo interruppe brutalmente Baba, dando un'ultima aspirata al mozzicone di sigaro
    -Facciamo questa cosa, ti battiamo sul tempo, e ci dai una mano a recuperare Disgrace?

    Per quanto la strana conversione -a metà tra una trattativa e un interrogatorio- stesse avendo luogo tra la Complice e l'Assassino, nessuno dei due commensali si era degnato di voltarsi verso il rispettivo l'interlocutore; entrambi seguitavano infatti a scrutare con insistenza il volto della Silfide: sia gli occhi neri e insondabili di Illumi Zoldick e che quelli imperscrutabili di Baba-Yaga, nascosti dagli occhialoni da sole che continuava ad indossare al chiuso.

    -Si, all'incirca. Vi passerei delle informazioni. -E basta? -Oh, non era l'ultima domanda? -Rispondi. -Penso che potrei accompagnarvi. -Senza un compenso? -La Signorina Krum mi incuriosisce: mi ripagherebbe studiarla più da vicino. -Ma voi Zoldick non avete di meglio da fare? -Eccetto il Mastino, non ho altri lavori in agenda, perciò non c'è problema. -Perciò... Ci accompagni. -Si. Nel caso riusciate ad essere più veloci. -E non intendi intervenire? -Potrei farlo su richiesta. -Anche senza soldi? -Come ho detto, ci sono altre forme di pagamento, tipo uno scambio di favori. -...favori di che tipo?
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    Con un certo divertimento sottile nello sguardo d'ossidiana, il Sicario reclinò un poco la testolina da una parte, e mentre la chioma di nero inchiostro si spostava frusciando come un'onda di seta, increspò le labbra in un accenno di sorriso.

    -Assistenza, oppure eventuali collaborazioni.
    ribatté serenamente lo Zoldick, osservando le reazioni degli occhi verdi della Galanodel
    -Io non ho molti amici, ma vedendo quanto siete motivate, mi rendo conto che una rete di contatti come quella di Disgrace è molto utile: potrebbe tornarmi comoda, qualche volta.

    Un sonoro sbuffo, scocciato ed insofferente, fu l'unica replica che ottenne dall'Anziana: la sua conversazione con lo Zoldick era terminata, così si risolse a spegnere il mozzicone del suo sigaro sul vassoio del fast-food, accanto alla porzione di patatine fritte quasi o del tutto intatte, e mosse un leggero cenno del capo in direzione di Drusilia, per farle capire che si stava ora rivolgendo a lei.

    -Io ho finito. Tu hai altre domande da fargli, Zucchero, o possiamo partire?

  11. .

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    L’acqua è condiscendente, mobile, trasparente, insapore...
    È facile l’impressione che, a paragone col resto della realtà,
    essa sia in qualche modo ultraterrena.


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    Dopo aver identificato il piccolo gruppo in mezzo alla folla e ai colori della parata di maschere che in questo giorno monopolizza strade, ponti e canali della città acquatica, i paggi dell'Alfiere vi hanno condotto al traghetto ormeggiato a uno dei viali principali della metropoli, in vostra attesa.

    Con l'eccezione dell'anziana Monna Vinca, rimasta alla locanda -e fuori dall'assurda storia di questa giornata-, la banda del Giglio Rosso è al completo: oltre al giovane Kyrill, anche il suo fidato amico e precettore Göstaff è presente tra i convocati, così come Meti e Rajulma, che si stanno riconciliando dopo la sfuriata che l'ultima ha fatto alla prima dopo la sfilata dei battelli allegorici, quando la Sirena l'ha finalmente messa al corrente del pericolo vissuto quando si è allontanata con il loro amico dall'Officina dei Rinelli, in cerca di materiali.

    A tal proposito, anche i due fratelli titolari del cantiere navale sono stati invitati a partecipare alla delegazione, ma nel tragitto non sono molto di compagnia: elettrizzati per la convocazione della Regina, hanno passato il tempo della traversata a parlottare tra loro con concitazione; tuttavia, il più emozionato di tutti è sicuramente l'apprendista sarto Garry -nuova aggiunta alla vostra combriccola-, che si è fatto pallido, boccheggiante e tremebondo, fin quasi sul punto di svenire.

    Il breve viaggio in nave conduce tutti e sette sull'isola al centro della laguna di Selowen, dove sorge il palazzo patronale dei Governatori della Regione di Shea e presso cui la Dama Azzurra è attualmente ospite per i festeggiamenti: tutto è filato liscio, lasciando al Cadetto del Nord la libertà di condividere o meno coi suoi compagni lo strano scambio clandestino tenutosi sotto le gradinate degli spalti e di cui è stato testimone poco prima, e ora la brigata viene scortata attraverso la piazza lastricata di bianco, in direzione di un ampio gazebo collocato al suo centro, all'esterno del maestoso edificio.

    Il legno candido della struttura quasi scompare in mezzo ai tralci verdi e ai pampini violacei della pianta di glicine che lo inghiotte, del tutto compenetrata con la tettoia e le sue arcate, e la brezza che aleggia tenue sulle acque del lago rende fresca e mite l'aria di quel meriggio dorato, pieno di luce e pervaso da un dolce, ammaliante, intenso profumo di fiori: un idillio in cui un'apparizione divina non sarebbe affatto fuori posto...

    « Vostra Grazia, sono di ritorno con i vostri ospiti. »

    jpg...eppure, quando il valletto si annuncia con quelle parole -facendosi poi da parte con un profondo inchino per cedervi il passo-, lo sguardo dei visitatori non può assolutamente dirsi preparato all'apparizione che li attende, elegantemente assisa sul suo scranno.

    Nonostante la sua esistenza abbia attraversato interi secoli, il suo aspetto è quello di una giovane donna: bella come una bambola, eterea come un fantasma e aggraziata come un angelo, dall'incarnato lunare e dai lunghi capelli di un azzurro tenue e delicato come il cielo limpido, che -raccolti su una spalla- le discendono come un rivoli di acqua corriva ben oltre la vita sottile, arricchendosi di scintillanti screziature d'argento alla luce del sole ed assumendo sfumature di un ceruleo appena più scuro per l'ombreggiatura della veletta.

    « Siete al cospetto di sua Grazia l'Alfiere del Presidio Orientale,
    Lady Kalia Djibrielle Feadù Menethil... »


    Naturalmente. Una creatura simile non può essere che la tanto favoleggiata Dama Azzurra; dopotutto, a guardarla, è davvero difficile sopprimere il pensiero che non sua un qualche fata buona, saltata fuori dalle pagine di una fiaba.

    « ...di sua Signoria il Governatore di Shea, Lord Mathias du Lac... »

    Focalizzata tutta la loro attenzione sulla Castellana, inevitabilmente rapiti da una forza ineluttabile quanto la gravità, i nuovi arrivati non devono sulle prime essersi accorti che ella non è l'unica presenza ad abitare la scena... ma le declamazioni del paggio giungono a proposito -puntuali e monocorde-, riscuotendoli dall'incanto e ampliando lo loro visuale anche agli altri commensali.

    Il primo -per prossimità- a venire notato è certamente l'uomo che siede alla destra della Regina: un uomo di una certa età -contrariamente alla sua ospite e sovrana-, reso di certo più canuto, rugoso, e stempiato dal tempo, ma ancora altero e dignitoso, dalle membra atletiche e asciutte, e con un volto ancora dotato di un certo fascino... ma indurito dalla disciplina, dall'autorità che irradia, e forse dai dispiaceri della vita. E duri sembrano essere anche gli occhi grigio-azzurri con cui indugia sui visitatori, in particolare sugli stranieri dell'Oltre-Koldran.

    « ...e dei suoi figli Lady Flora Luthien du Lac e Lord... »

    Sebbene le parole del valletto spingerebbero a concentrarsi sulla bella e delicata fanciulla dal viso di porcellana, che siede alla sinistra di Lady Kalia e osserva i nuovi ospiti con insondabile intensità nelle iridi verde-acqua, a richiamare l'attenzione dei presenti con un'autorevolezza tanto evidente quanto involontaria è l'alta figura in piedi dietro lo scranno della Regina, come uno sparviero di vedetta: si tratta dell'uomo intervenuto in soccorso di Kyrill e Meti nella lotta contro i rapitori, che ora si schiarisce la voce con un singulto secco. Vagamente infastidito...? Ma per cosa?

    « Sir Lancelot di Lac, Cavaliere della Guardia Indaco. »

    Il paggio si corregge con prontezza e nonchalance, ma il nome di Famiglia non lascia adito a fraintendimenti... non più di quanto faccia l'aspetto del guerriero in armatura: i lineamenti del suo viso sono davvero marcatamente simili a quelli della giovane presentata come Flora, i loro occhi sono della medesima tonalità, e anche i loro capelli -corti quelli di lui, e lunghe onde quelli di lei- hanno lo stesso candore bianco argentato. Lancelot, è dunque il figlio del Governatore di Shea, ma sembra preferire il suo titolo di Cavaliere a quello di Lord... cosa che spinge il padre a serrare le labbra in una linea di disappunto, generando un momento di gelo tra i presenti.

    « Benvenuti, gentili ospiti! Vi sono molto grata per aver accolto il mio invito con così poco preavviso. Vi prego, accomodatevi...! »

    Tuttavia, la Dama Azzurra rivela tutta la sua dolce benevolenza spezzando il silenzio, alleggerendo l'atmosfera tesa con qualche parola educata, e facendo un po' gli onori di casa ai nuovi arrivati mentre gli occhi blu zaffiro si muovono placidi per posarsi su ciascuno; intanto, la pallida mano della Castellana si muove in un cenno di invito, facendo segno alla delegazione di accomodarsi sulle seggiole che sono state predisposte difronte a lei per ognuno dei convitati.

    « Meti, Rajulma...! Sono incredibilmente sollevata nel trovarvi in buona salute. »
    esordisce con tono quasi familiare, giungendo le mani in grembo mentre tutti prendono posto
    « Soprattutto tu, Meti: ero piuttosto preoccupata, dopo che Sir Lancelot mi ha riferito della disavventura in cui sei stata coinvolta... »

    Con a separarli solo un ampio tavolo rotondo -vestito di una candida tovaglia, coperto di dolci graziosi e allestito con tutta la biancheria e le porcellane utili per una sontuosa festa da thè-, la più eminente rappresentante del Presidio Est avvia una -si spera- piacevole conversazione con i nuovi arrivati, cominciando da due persone che sembra conoscere... ma mentre Kyrill e Göstaff potrebbero chiedersi che rapporto possa esistere tra due modeste fanciulle che gestiscono una piccola locanda e la Regina del Dominio della Pace, gli occhi blu zaffiro della Dama si posano gentili in quelli del Rampollo del Nord.

    « ...per fortuna che c'era questo bravo giovane con voi! »
    conclude, schiudendo le labbra ben disegnate in dolce sorriso materno prima di interpellare l'interessato
    « Vi sono davvero riconoscente per essere intervenuto in aiuto di una persona in difficoltà.
    Mi hanno anticipato che siete un visitatore del Presidio Nord! Vi andrebbe di presentarvi? »


    Info-Box

    Benvenuto a questa nuova scenetta! :yuppi:
    Per quanto sia considerabile una Scena Masterata, conto che non ci saranno molti twist: si tratterà di una semplice chiacchierata davanti ad una tazza di thé - approfittando della quale, presenterò qualche altro elemento dell'ambientazione. :flwr:
    Per questo, nulla da dichiarare, eccetto le Passive di Lady Kalia, di cui puoi prendere spunto per arricchire l'interpretazione :sisi: A te la penna! :grab:

  12. .

    Per quanto quella giornata fosse stata nel suo complesso assurda, surreale, stancante e colma di imprevisti, la Dama del Vento avrebbe potuto riconoscere a sé stessa l'indubbio pregio di essere rimasta salda attraverso l'intera ordalia... ma, adesso, il carico mentale stava iniziando a diventare davvero troppo.

    Drusilia Galanodel aveva egregiamente impersonato una ricca ereditiera svampita, era rimasta calma e presente a sé stessa mentre il suo servitore si suicidava in modo plateale per creare un diversivo, non si era tradita quando -dopo l'ennesimo cambio di costume- si era trovata a recitare il ruolo dell'impiegata delle pulizie e dell'assistente tecnico, era stata in grado di infiltrarsi senza difficoltà nel meeting dei loschissimi Consiglieri di una grande Compagnia di Traslochi con il marchio di un demone nel logo, era stata abbastanza scaltra da scavalcarli raggiungendo la Presidentessa, e con uno spirito di improvvisazione da cabarettista aveva avuto il sangue freddo di inventare una contorta cospirazione per strapparle un accordo che avrebbe salvato la vita di Abel...

    ...ma niente di tutto ciò le risultò destabilizzante come l'aver perso Sasha: il saperla nelle grinfie di un tipaccio fu una pugnalata a tradimento, che colpiva con precisione chirurgica sulla ferita già aperta nel suo cuore dalla terribile Notte di Kisnoth e dagli eventi in cui già la più misteriosa delle sue Sorelle si era sacrificata al medesimo destino pur di tirarla fuori da quella Gabbia.

    In tutto questo, nemmeno il confronto con quello che era stato lo spauracchio più terrificante della sua infanzia riusciva a fornirle un punto di riferimento, principalmente perché quell'uomo di bell'aspetto, dalla parlantina educata, e dai modi tanto composti da sembrare asettici -pur risultando strano e inquietante- non aveva
    nulla della mostruosa famiglia di boogieman a cui suo nonno minacciava di lasciarla ogni qual volta si sentiva oltraggiato dall'indipendenza di quella bambina.

    Parlava di conciliazione, di
    chaperon manco fossero ad un appuntamento, di affari... e nel modo pur privo di emozione con cui esponeva la sua idea bislacca -al limite del disumano-, c'era qualcosa che suggeriva il fatto che nella sua ottica le stesse pure facendo un favore! Ma, pur nella confusione imperante che sentiva montarle nella testa, pur non potendo far altro che ascoltare con incredulità crescente la proposta dell'Assassino, la Silfide non mancò di registrare ed elaborare tutto ciò che udì da quel tipo.

    Poi, d'un tratto si fece silenzio: il suo interlocutore aveva finito di sproloquiare, e -per concludere- le aveva posto una domanda diretta; certo, era palese che si trattasse di una domanda retorica, ma Illumi Zoldick le aveva non di meno fatto una domanda.
    Ebbene, ora avrebbe ascoltato la sua risposta.

    -In realtà... no. Non lo è.
    A dire il vero, credo che questa proposta sia tutto fuorché equa.


    Il tono piccato nella sua voce giunse accompagnato da uno sguardo di scuse per la Vecchia Baba: prima che quella conversazione avesse luogo, l'anziana le aveva raccomandato di non contrariare il Sicario, ma nonostante tutto si limitò ad accogliere quel segnale inarcando dapprima un sopracciglio per poi scrollare le spalle con aria disinteressata, tirando una boccata dal suo sigaro; d'altronde, non aveva nulla da rimproverare a quella giovane donna. Di stronzate ne aveva sopportate docilmente anche troppe.

    -Forse nella Sua famiglia è pratica comune, ma vorrei precisare che non esercito la professione di assassina, di spia o di ladra: questa è stata la mia prima missione, e spero che sia anche l'ultima. Disgrace e questa donna son finite nei miei affari soltanto perché necessitavo di qualcuno che mi guidasse, dato che non ho la più pallida idea di come muovermi.
    spiegò la Galanodel, con fermezza, incrociando le braccia sul petto in una posa granitica
    -Lei è un assassino addestrato, con esperienza, soldi e mezzi d'ogni tipo. Io sono una perfetta nullità, messa davanti ad una missione che non ho mai svolto, in circostanze che mi sono completamente avverse, adesso anche senza l'unico supporto concreto di cui disponevo, catturato da questo Bellamy che nemmeno conosco, ma che già non mi piace.

    Dopo quella rapida retrospettiva, la Dama del Vento tacque per un istante, prendendosi il tempo e la libertà di scrutare con le iridi smeraldine il volto eburneo dell'Assassino, ma nel contemplarne i lineamenti alla ricerca di qualunque minima cosa che ne tradisse le intenzioni o i pensieri, la donna non vi trovò proprio nulla di diverso: quei pozzi neri ed insondabili che aveva al posto degli occhi si limitarono a fissarla di rimando, impassibili.

    -Se era Sua intenzione vincere a tavolino, non c'era bisogno di architettare questa sfida: non posso fare altro che perdere, contro di Lei. Se davvero intende gareggiare in un confronto alla pari, allora mi conceda un vantaggio di sorta...
    concluse l'Angelo, con tono stanco ma assolutamente seria su quell'argomento
    -...e la promessa che, se vincerò, mi aiuterà a liberare Disgrace. Fosse per me, le pagherei anche il disturbo... ma non ho soldi, e non posso fare altro che scommettere.

    Terminata la controproposta, la donna rimase in attesa, e le sue parole echeggiarono a lungo in un silenzio scomodo, prima che la statua di marmo che era il suo interlocutore -che aveva continuato a fissarla imperterrito- spezzasse l'immobilità surreale con un movimento; un movimento minimo, visto che si limitò a reclinare un poco la testolina corvina da una parte e fissarla ancora, ma... meglio di niente.

    jpg
    -Oh, mi dispiace se ho dato un'impressione sbagliata...
    esordì il giovanotto, con tono calmo e pensieroso
    -Non ho mai preteso che la mia proposta fosse equa: altrimenti, non ci sarebbe stato bisogno di rimuovere Disgrace dallo scenario.

    Perché non c'era alcuna utilità nell'iniziare una contesa in cui non si aveva un buon margine di vittoria: presentato quel punto, che forse a suo avviso chiariva ogni equivoco, lo Zoldick si concesse il tempo di spiluccare in altro bocconcino di pollo prima di prendere nuovamente la parola.

    -Certamente, essere uno Zoldick mi dà un'esperienza, una preparazione, e dei mezzi molto al di sopra della media, ma ti ho vista in azione e anche se non so per certo quali siano i tuoi poteri, so che non ti mancano né le capacità, né l'addestramento o l'attitudine.
    aggiunse con una certezza ed una disinvoltura disarmanti, approfondendo i motivi della sua posizione
    -Inoltre, se a te è richiesto di recuperare un certo oggetto da una casa vuota, io mi assumo il rischio di abbattere un obiettivo difficile, di doverlo fare entro un tempo limite, e infilandomi in un edificio ben difeso e pieno di Hunter professionisti, tra cui si annoverano anche combattenti molto validi. Senza contare che se venissi di nuovo sorpreso ad agire contro l'Associazione, potrei venire sanzionato.
    spiegò, con nella voce un certo brio che il suo placido volto pallido non rispecchiava affatto
    -Insomma: di norma aspetterei momenti e condizioni più favorevoli per svolgere il lavoro indisturbato, ma ti sto concedendo il vantaggio dei miei numerosi malus.

    Accennando uno di quei suoi inquietanti sorrisi sul volto impassibile, così vago da risultare appena un'impressione immaginaria, il Sicario si concesse ancora una volta una pausa, recuperando la propria bibita dal vassoio e traendo un paio di lunghe sorsate dalla cannuccia di plastica.

    Ricollocato il bicchiere al suo posto, l'uomo incastrò una lunga ciocca di capelli neri dietro un orecchio, e puntellando un gomito sul tavolino appoggiò il mento sulla relativa mano, reclinando nuovamente il capo da un lato e corrugando la fronte in un cipiglio pensieroso.


    jpg-Per quanto riguarda il discorso su Disgrace, il mio coinvolgimento per il suo recupero è una posta in gioco abbastanza alta: sarebbe una ricompensa spropositata per una missione facile come quella che ti si prospetta.
    sentenziò con nessuna delicatezza, semplicemente riflettendo a voce alta
    -...tuttavia, se mi battessi sul tempo, potrei acconsentire ad aiutarti un po', o a farti qualche altro favore; dopotutto, ci sono diversi modi, oltre ai soldi, per pagare il disturbo a qualcuno.

  13. .

    Mentre sedeva composta al proprio posto, tesa e guardinga, la Dama del Vento ascoltò con calma e in silenzio le parole del suo interlocutore, soppesandone ogni sillaba con uno scetticismo costante, nutrito dai dubbi e dalle incongruenze che le sue congetture su quanto era accaduto e stava accadendo incontravano nel cozzare contro la narrativa e le azioni dello Zoldick: sembrava posato e diplomatico, ma... chiaramente intendeva ucciderla. Per tutte le noie che gli aveva causato. E la perdita economica. Giusto?

    Non che la cosa la spaventasse, comunque: aveva affrontato ben di peggio nel corso della sua vita, ma... al contrario, ad angustiarla davvero in quel momento era il pensiero che altre persone (magari persone care, o persone innocenti) fossero finite coinvolte in problemi o in pericoli a causa sua, e l'assordante silenzio della Risonanza che gridava a gran voce l'assenza di Sasha, oltre che l'aria tesa e scocciata con cui Baba continuava a fumare il sigaro sotto i suoi occhi, ne erano un costante promemoria.

    A quell'oppressione si aggiunse poi tempestivamente un intenso e profondissimo sospetto, dettato dalle strane dichiarazioni di Illumi: il giovanotto aveva parlato di un metodo per
    "conciliare" il loro conflitto di interessi, e... uno slancio così apparentemente accomodante strideva in tutto e per tutto con l'immagine mentale che la Silfide aveva di lui e della sua famiglia di perfidi sicari.

    -Edylabor. Edylabor Krum.

    Con quella replica pronunciata in tono neutro, la Silfide accettò lo scatolino di crocchette che le veniva porto -come una trappola o come un segno di pace, non importava-, e specularmente all'interlocutore si concede un lungo momento di silenzio per masticarne una e scegliere con cura le prossime parole, nonostante la preoccupazione e l'irritazione.

    -Ascolterò. Spero non sia stato fatto del male a Disgrace,
    la mia collaboratrice: mi serve che stia bene ed in salute.-

    ebbe cura di specificare Drusilia, prendendo una netta posizione
    -Inoltre... tutto ciò che è accaduto, anche i torti che purtroppo Le ho arrecato per compiere il mio dovere, sono imputabili a me soltanto. Disgrace e questa donna ne sono estranee, e vorrei rimanessero fuori dal nostro conflitto ed indenni, se possibile.

    -Oh, ma certo! La Signora qui presente è solo mia ospite per questo spuntino, chaperon del nostro incontro, e garante dell'accordo che stipuleremo; sarà libera di andare, una volta che ti avrò esposto la mia idea.

    L'entusiasmo quasi brillante nella voce dell'Assassino strideva in maniera a dir poco sinistra con l'espressione vuota ed insondabile dei suoi profondi occhi neri, ma a risultare davvero inquietante fu il vedergli accennare un sorrisino ...o qualsiasi potesse essere la curva che le sue labbra ben disegnate assunse; dal canto suo, l'Anziana signora seduta al suo fianco si voltò a scoccargli una lunga occhiata storta che -al di là delle lenti degli occhialoni da sole, a giudicare dalla piega arcigna della bocca grinzosa- doveva essere colma di disapprovazione e stizza.

    -Quanto a Disgrace... non saprei davvero dire come le stanno andando le cose.

    Con una disinteressata scrollata di spalle, lo Zoldick aggiunse quel commento con noncuranza e un'alzata di spalle, abbandonando il compiacimento di poco prima per tornare serio e reclinare la testolina corvina da una parte, facendosi un istante pensieroso.

    -Mi sono limitato a segnalare la sua posizione a Bellamy,
    che la cercava accanitamente, e lui è tempestivamente venuto a prenderla.


    -Che bastardo!

    Come se quelle parole le avessero fornito il tassello mancante per dare un senso a quello che doveva essere successo nell'ufficio in cui le aveva lasciate prima di cominciare la sua ascesa solitaria verso i quartieri dell'Amministrazione, quel commento sbottò fuori da Baba Yaga con lo stesso tono di un "Eureka", corredato anche di una mano sbattuta con veemenza sul ripiano del loro tavolo; dal canto suo, Illumi rimase perfettamente impassibile, senza spostare lo sguardo dal volto di Drusilia.

    Stando ai brandelli che la Dama del Vento aveva accidentalmente rinvenuto sul tale che aveva preso Sasha, quel Bellamy era stato definito
    "famoso", "straricco" e "probabile uxoricida"... e considerando come andavano le cose su Mirach, prendendo per dati di fatto le prime due caratteristiche, e considerando che nessuno avesse fatto nulla a proposito dell'ultima, era facile speculare che fosse anche un Hunter (visto che molti ricercavano la Licenza proprio per raggiungere quel livello di benessere sociale), o che avesse facilmente agganci con loro.

    ...quindi, se qualche soggetto dotato di Nen era piombato in quella stanza -già assediata da paparazzi- mentre la Temperanza era incosciente ed indifesa su un divano, con la sua anima staccata dal corpo e collegata ai sistemi di sicurezza dell'edificio per fare da supporto e navigatore ai movimenti della Sorella, era logico supporre che fosse stata catturata o sopraffatta senza la possibilità di reagire. Ma di questo avrebbe potuto avere conferma o smentita dalla Nonnina solo ad udienza terminata.


    -Ora parliamo d'affari: per me, l'assassinio del Mastino è una mera questione di lavoro. Non ho nulla di troppo personale contro di lui, ma non posso rinunciare ad un contratto senza una motivazione valida. Ne va del prestigio della mia Famiglia e della nostra credibilità nel mestiere.
    cominciò tranquillamente Illumi, dopo aver masticato un altro paio di crocchette di pollo e deglutito
    -Tuttavia, se i miei Mandanti si tirassero indietro -o morissero-, non avrei motivo di ostinarmi a performare la mia prestazione, e con quanto guadagnato dalle informazioni vendute a Bellamy potrei comunque dirmi soddisfatto dei miei introiti, perciò... ho pensato ad una soluzione.
    proseguì, col solito tono disinvolto e casuale, come stesse parlando di vestiti e non di morti ammazzati
    -A volte, capita anche all'interno della mia Famiglia di accettare ingaggi che vanno in contrasto, ed in questi casi la risolviamo così: chi arriva prima, vince.

    Forse per lasciare il tempo alla donna di metabolizzare le sue parole, forse per semplice arsura dopo aver sbocconcellato i propri nuggets, lo Zoldick aspirò un paio di educati sorsetti dalla cannuccia della sua bibita prima di riprendere la parola ed esplicare nella pratica l'essenza della proposta che stava facendo.

    jpg
    -Io mi infiltrerò nella Sede Centrale dell'Associazione Hunter per potare a termine l'assassinio del Mastino, mentre tu assolverai alla richiesta della Presidentessa dell'Aglasis per ottenere la firma di rescissione del mio contratto: a prescindere dai propri mezzi, chi arriva prima, vince. Semplice, no?

    Questo tipo... faceva sul serio. E mentre attendeva una risposta da Edylabor,
    sul volto eburneo gli comparve di nuovo quell'inquietantissimo accenno di
    sorriso.

  14. .

    Paradossalmente, le ondate di panico che avevano colpito la Dama del Vento al suo ingresso in quella saletta andarono ridimensionandosi quando poté finalmente vedere con chiarezza ciò che, in qualche modo ancora da definire, ne era stato la causa: Illumi Zoldick le stava davanti, le si era presentato in modo tanto diretto quanto destabilizzante, e ora la guardava negli occhi senza alcuna emozione particolare.

    Probabilmente perché -a dirla tutta- qualunque umana emozione sarebbe sembrata aliena e fuori posto, su quella eburnea ed ineffabile maschera da sfinge.

    Mentre ascoltava l'Assassino parlare, Drusilia imbottigliava nel cuore tutta l'agitazione che la situazione e quella presenza opprimente le generavano; tuttavia, processare le informazioni che venivano fornite e speculare su quali sottintesi potessero celare fu ciò che le richiese lo sforzo maggiore: Baba-Yaga, che era una perfetta sconosciuta, era in quel momento trattenuta lì come ostaggio. Sasha, che era chiaramente stata in quelle settimane la persona a lei più vicina -la sua guida e il suo punto di riferimento- era invece stranamente assente.

    E lei stessa, che aveva già interferito con il "lavoro" di quel tale, e che si accingeva a mandargli del tutto a monte l'ingaggio, era invece stata invitata a fare quattro chiacchiere.
    Ma perché? In base a quale logica il Sicario aveva orchestrato quella mossa? Parlarci e cercare di scoprirlo sembrava l'unica via percorribile.

    -Certamente. In realtà, una tranquilla chiacchierata non può che rendermi felice, in questo momento.
    replicò la donna, mostrandosi bendisposta al dialogo
    -Vede, Signor Zoldyck... ero venuta qui proprio per incontrare Disgrace. Però ho incontrato Lei. Ammetto di sentirmi molto confusa.-
    con gli occhi verdi in quelli dell'interlocutore, ne sostenne lo sguardo tenebroso
    -Per caso l'ha incontrata?

    Se fu compiaciuto di quella risposta, l'uomo non lo diede a vedere;
    piuttosto, scrollò le spalle con aria dismissiva.


    -Recentemente? Non di persona.
    fu la criptica e misteriosa replica, serenamente offerta alla domanda
    -Ho visto che eravate impegnate in qualche sorta di operazione, e non ho voluto interferire.

    A quel punto, il giovanotto abbassò lo sguardo sul vassoio che gli stava davanti, aprì uno dei box di crocchette di pollo, e mentre con una mano prelevava un bocconcino dall'impanatura dorata e croccante per portarselo alle labbra, spinse verso l'altro capo del tavolo il secondo scatolino ancora sigillato, per offrirlo alla fanciulla che gli stava davanti.

    -Prego. Non ti ho preso una bibita perché non so cosa ti piace.

    Senza aspettarsi una replica, lo Zoldick diede un morsetto composto alla sua crocchetta di pollo (forse per lasciare l'altra a macerare in uno scomodo momento di silenzio, o forse semplicemente per dimostrarle che il cibo non era avvelenato), masticò con calma, e infine mandò giù il boccone prima di prendere nuovamente la parola, tornando all'argomento principale; accanto a lui, intanto, la Vecchina aveva finito la prima sigaretta -spegnendo poco educatamente la cicca sul vassoio-, e dopo aver scovato un sigaro in fondo alla borsetta, si accinse ad accenderlo.

    -Come dicevo, dalla tua intromissione, ho cominciato a tenervi d'occhio... anche se più di una volta vi ho perse di vista: non ho capito come facciate a spostarvi così tanto e tanto in fretta, ma suppongo si tratti di qualche potere Nen.

    Lo disse in tono neutro, aggiungendo al racconto quella riflessione personale ad alta voce, ma non dando affatto l'impressione di aspettarsi conferme o smentite di sorta; evitò tuttavia di soffermarsi su come il cambio di travestimento nei bagni -ancor più del fortuito malessere o incidente dell'uomo col cagnolino- fosse risultato un diversivo efficace nella sua banalità: gli ci era voluto qualche momento per capire che il soggetto della sua osservazione era stato rimpiazzato dalla sua collega Disgrace, e questo perché le due -per quanto differenti- avevano in comune qualcosa. Qualcosa di ineffabile, che lo aveva tratto in inganno.

    Ad ogni modo, una volta realizzato lo scambio,
    e fatto una certa telefonata per risolvere convenientemente quella situazione, Illumi non ci aveva messo molto a ritrovare la donna misteriosa: dal suo comportamento all'Accademia, e dal suo progressivo spostamento verso la sede dei committenti di quell'incarico, era chiaro che ella avesse a cuore le sorti del suo bersaglio -l'Hunter Abel Wilhelm Dunkelsiegel- e tutta l'intenzione di mandargli a monte il lavoro. Perciò, prevedibilmente, doveva essere diretta ai vertici da cui l'ordine era partito.

    Per quanto illogico risultasse agli occhi del Sicario lasciare in vita i membri del Consiglio d'Amministrazione -senza dubbio il metodo più rapido per ottenere l'annullamento del contratto-, fu per lui sensato individuarla di nuovo nei pressi della loro sala-riunioni; e quando la perse di vista anche in quel frangente, fu sempre la logica a spingerlo sulla pista giusta, concentrando l'attenzione su chi potesse essere ancora più in alto dei Consiglieri.


    -Ad ogni modo, ho accidentalmente sentito del tuo accordo con la Presidentessa.
    riprese, sempre col tono pacato e spigliato con cui si parla del tempo al di là della finestra
    -Perciò volevo proporti un modo per conciliare il conflitto dei nostri interessi, ma...
    parlando, reclinò la testolina da una parte con fare pensieroso
    -...ho pensato che con l'aiuto di Disgrace saresti stata troppo avvantaggiata, così ho fatto in modo che non potesse essere della partita.

    Con disinvoltura, facendo innocentemente quanto spudoratamente il vago, lo Zoldick tralasciò i particolari della situazione di Sasha -che con ogni probabilità erano l'unica cosa che Drusilia potesse voler apprendere in quel momento- e raccolse nella destra il bicchiere di carta della propria bibita, avvicinando la cannuccia alle labbra e prendendo lunghe e calme sorsate, prima di riporlo sul vassoio.

    -Allora, vuoi sentire la mia idea?

    Mentre l'insondabile sguardo d'ossidiana del Killer si incatenava alle iridi verde smeraldo di quella ragazza, gli sovvenne che ella non aveva ancora ricambiato la presentazione. Come doveva chiamarla?

    -Signorina...?

  15. .

    Tornata a più confortevoli abiti borghesi, e al pubblico anonimato delle aree a libero accesso del centro commerciale, la Dama del Vento avanzava con calma verso la propria meta: il punto di ritrovo concordato con le sue complici non era lontano, oramai si era tirata fuori dai domini sotto il controllo del gruppo "avversario", e pure durante la messinscena con la Presidentessa era filato tutto praticamente liscio. Tutto sembrava riuscito con successo, e le cose volgere al meglio, eppure... la donna non poteva ancora dire di sentirsi a proprio agio.

    Forse era il rilascio di tutta la tensione accumulata nel recitare la farsa di poco prima ai danni di una povera sprovveduta, o magari la prospettiva di doversi introdurre in casa d'altri come una ladra -per, beh, rubare-, o la semplice fretta di ricongiungersi alla Sorella che avrebbe certamente saputo gestire al meglio quella nuova questioncina dell'effrazione... fatto stava che Drusilia era nervosa.
    E quando giunse a destinazione lo divenne ancora di più.

    Si accorse dell'assenza di Sasha prima ancora di vederla confermata coi propri occhi, e quando si ritrovò in cima alle scale del secondo piano del fast-food, contemplando la schiena un po' curva dell'unica presenza seduta ai tavoli, la Galanodel fu sicura che qualcosa non andasse.

    La voluminosa pelliccia bianca e la vistosa parrucca rosso-arancio dagli ampi ricci cotonati suggerivano che Baba-Yaga fosse ancora calata nei panni della Zietta, e -difatti- nell'aggirare il banchetto per sederlesi difronte, l'Angelo vide la perplessità velata di preoccupazione del proprio bel faccino riflettersi negli ampi vetri degli occhialoni a specchio che coprivano metà faccia dell'interlocutrice.


    -Ehm. Salve.
    -Lieta tu ce l'abbia fatta, dolcezza.

    Ignara o incurante dell'impaccio della Silfide in quella situazione per lei del tutto nuova, l'attempata signora gracchiò quegli scarni convenevoli con ben poco entusiasmo, e con una voce arrochita dal tempo e da una lunga carriera da fumatrice incallita; poi, le dita ossute pescarono distrattamente alcune patatine fritte dal sacchetto di carta depositato sul vassoio che aveva davanti, e le incastrò nella curva un po' storta della bocca, vermiglia per il rossetto persino più chiassoso e appariscente della sua parrucca.

    C'era anche un altro vassoio sul tavolo, contenente solo due porzioni di crocchette di pollo, e una bibita grande, ma... a giudicare dal poco appetito con cui Baba maneggiava i bastoncini dorati, si poteva escludere che fosse roba sua: d'altronde, non aveva l'aria di chi si trovasse lì perché aveva fame; nonostante l'aria composta e disinvolta, sembrava più cupa rispetto al loro primo incontro, e non pareva anzi neppure avere troppa voglia di trovarsi lì.


    -Perché sei sola? Ci sono stati dei problemi?

    Davanti alla palese agitazione della Dama del Vento, la Vecchina mostrò come un moto di stizza: per quanto non si trattò di qualcosa direttamente indirizzato contro la ragazza, ci fu chiaramente della frustrazione nel modo in cui si strappò dalle labbra la french fries per gettarla di malagrazia sul vassoio di plastica e sostituirla con una sigaretta presa da un pacchetto malconcio, cavato fuori da una tasca interna della pelliccia; dopo un paio di tentativi a vuoto dello zippo, ed in barba al cartello di divieto, la pagliuzza si accese, e dopo una boccata di nicotina ed uno stanco sospiro, la complice prese la parola.

    -Ascolta, Zucchero: tieni a mente che devi restare molto calma adesso.
    Per la tua pellaccia, e per la mia.

    esordì alla fine, col tono di chi stia mettendo le mani avanti
    -Non so che sta succedendo, e non so che passa per la testa di quella gente, ma tu stallo a sentire... e anche se ti sembrano solo un mucchio di stronzate, cerca di non contrariarlo.

    Probabilmente più allarmata che altro da quelle parole tanto criptiche quanto foriere di minaccia, Drusilia avrebbe certamente avuto molte domande da porre alla Nonnina, tuttavia un ovattato sciabordare d'acqua -proveniente dalla porta dei bagni, alle sue spalle- le rivelò che qualcun altro fosse effettivamente presente sulla scena insieme a loro.

    Fu allora che il battente si aprì, e -con l'andatura più rilassata e disinvolta del mondo- una figura alta e longilinea sfiló fuori dalle toilette con l'incedere morbido ed elegante di una modella in passerella; a vedere la serica lunghezza dei suoi fluentissimi capelli corvini, che oscillarono con grazia attorno al viso pallidissimo quando aggirò Drusilia e si accomodò al tavolo con loro -accanto a Baba e difronte all'altra-, quella presenza sarebbe in effetti sembrata in tutto e per tutto la protagonista di qualche rivista patinata.

    Nonostante l'aspetto delicato e i movimenti aggraziati lo facessero apparire piuttosto femmineo, fu chiaro che si trattava di un giovane uomo; un uomo che sarebbe potuto risultare decisamente bello, non fosse stato per il vuoto insondabile degli occhi neri, liquidi pozzi abissali che non riflettevano la benché minima emozione, e che fissavano la Galanodel con un'insistenza penetrante...

    ...trasmettendole un senso di oppressione che l'Angelo si rese conto di aver sperimentato spesso nelle ultime ore, mentre cercava la strada per lasciare la Aglasis. E nelle ultime settimane, quando lei e Sasha erano perseguitate da fiori e cioccolatini in ogni hotel, albergo, pensione, affittacamere o catapecchia in cui si fermassero. E nel cortile dell'Accademia degli Hunter, il giorno del suo arrivo su Mirach, quando Abel aveva subito l'attacco di quei civili coi volti crivellati di spilli.


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    -Ciao. Il mio nome è Illumi Zoldick. Immagino conoscerai la mia famiglia di nome: siamo molto famosi.
    esordì, semplicemente, alzando una mano in un cenno di saluto e presentandosi
    -Ti osservo da un po' -da quando hai interferito col mio lavoro all'ex-Accademia degli Hunter-, ma non ho trovato traccia di te tra i contatti abituali di Disgrace, né da alcuna altra parte, così mi sono incuriosito.
    spiegò, andando dritto al punto con una disinvoltura che somigliava alla più brutale sincerità
    -Ti va se facciamo quattro chiacchiere?

    Sarebbe potuta sembrare una richiesta educata, ma... a Drusilia sarebbe bastato leggere la situazione in cui si trovava per capire che no, non aveva possibilità di declinare quell'invito: Baba-Yaga, accanto a lui -pur non dando l'idea di essere spaventata-, si era mostrata perfettamente consapevole del pericolo, e ora fumava con aria tesa e scocciata, in attesa di scoprire quale sarebbe stato il suo destino.

    Probabilmente, quello Zoldick la teneva lì come una specie di ostaggio. E se a quella sconosciuta, che la Dama del Vento aveva incrociato per pochi minuti nei bargni, era stato riservato quel trattamento, allora in che stato versava la Mercenaria, sua amica e Sorella? A quanto non pareva, per scoprirlo, non aveva altra scelta che farlo parlare e chiederglielo.

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